Ernesto Balducci

Ernesto Balducci e l’«uomo planetario»La lezione di modernità del padre scolopio profeta della «globalizzazione solidale»

di Carlo Felice Casula

Ricorre quest’anno il decimo anniversario della morte di padre Ernesto Balducci, sacerdote, insegnante, tessitore di dialogo e costruttore di pace, intellettuale e organizzatore di cultura, che ininterrottamente, negli anni del dopoguerra, ha lasciato nella Chiesa, nella politica e nella cultura italiana un’impronta profonda, originale e feconda. La morte improvvisa lo colse il 25 aprile del 1992, a seguito di un incidente di macchina, nel pieno vigore fisico e intellettuale dei suoi settant’anni benportanti. L’incidente Per la sua tragica banalità, emblema terribile dei paradossi della modernità , su cui, nell’ultimo decennio della sua vita, si era incentrata la sua ricerca e riflessione filosofica, antropologica e teologica, suscitò grande commozione e vasta attenzione negli ambienti più diversi. Una prima ricostruzione della sua figura e della sua opera venne subito dalla un numero monografico triplo, intitolato semplicemente Ernesto Balducci, di Testimonianze (a. XXXV, luglio-agosto-settembre 1992, nn.7-8-9), la rivista fiorentina da lui fondata nel 1958, assieme a Mario Gozzini e Lodovico Grassi, al fine di proporre alle inquiete coscienze del primo cattolicesimo italiano conciliare un modello di fede e di spiritualità che recepisse le suggestioni più avanzate e radicali dell’esperienza teologica e pastorale francese, che avesse fondamento non più sul «proselitismo aggressivo», di geddiana memoria, sul «dominio delle coscienze», ma, appunto, sulla «testimonianza». Della sua vastissima produzione, fatta di frequentissimi interventi alla radio e alla televisione, di numerosissimi articoli su ben 14 quotidiani, da L’Osservatore Romano a L’Unità, da Il Corriere della Sera a La Nazione fino a L’Ora di Palermo, di saggi e infine di decine di volumi è sufficiente ricordare: Le ragioni della speranza (Coines, Roma 1977), Il terzo millennio (Bompiani, Milano 1981), L’uomo planetario (Camunia, Milano 1985) che è stato ripubblicato nel 1990 in un’edizione aggiornata e accresciuta dalla sua amata ultima creatura editoriale, Le edizioni Cultura della pace di Fiesolet , La terra del tramonto (Edizioni cultura della Pace, Fiesole 1992). Ricordo ancora la sua intervista autobiografica, curata da Luciano Martini, Il cerchio che si chiude (Marietti, Genova 1986). E non solo per vanità personale ricordo Ernesto Balducci. Cristianesimo e conflitto sociale (Cuec, Cagliari 1997), da me curato, che riproduce, dopo una paziente e rispettosa trascrizione dal parlato allo scritto, la conferenza tenuta nell’affollatissima aula magna della Facoltà di Scienze politiche di Cagliari, dove era stato invitato a parlare sul tema Di fronte alla crisi della modernità, le paure e le speranze del mondo d’oggi. Il testo della conferenza è uno dei suoi ultimi interventi pubblici e costituisce una brillante e stimolante sintesi del suo pensiero e, al contempo, un esemplare documento di una temperie culturale, ideale, religiosa e civile di cui egli si sentiva ed era considerato ispiratore nel profondo, attore partecipe e testimone attento. Nel decimo anniversario della sua morte sono in corso di svolgimento numerose iniziative, che si propongono di rivisitarne il pensiero e l’insegnamento e di ripercorrerne l’opera. Bruna Bocchini Camaiani, studiosa nota e apprezzata del riformismo religioso e della Chiesa fiorentina, responsabile dell’archivio della Fondazione Balducci, ha di recente pubblicato la prima esauriente e documentata biografia: Ernesto Balducci. La Chiesa e la modernità (Laterza, Roma-Bari 2002, pp.283, E. 24). A partire da una lunga e meticolosa ricerca d’archivio e dalla rilettura e interpretazione della sterminata produzione di scritti, editi e inediti, di Balducci, a partire dai suoi diari e quaderni manoscritti adolescenziali, l’autrice ha ricostruito con grande finezza il percorso di studi intensi e di letture vaste e variegate di Balducci nel Seminario Calasanctianum di Roma, lo Studentato filosofico-teolgico dell’Ordine degli Scolopi, dove egli entrò a sedici anni, dopo la prima formazione compiuta con borse di studio in collegi della Toscana e della Liguria. Aveva trascorso un’infanzia povera libera e curiosa a Santa Fiora e la prima adolescenza a Santa Fiora, paese di minatori, sui pendii del monte Amiata. Una terra già nell’Ottocento d’anarchici e di socialisti, nonché di seguaci di Davide Lazzaretti, il predicatore-carrettiere che fondò la Chiesa universale giurisdavidica e che nel 1878 fu ucciso dai carabinieri per le sue eversive tesi sulla comunione del lavoro e dei beni. Il secondo capitolo del libro – ma anche la seconda fase della vita di Ernesto Balducci, ormai sacerdote scolopio – concerne, negli anni Cinquanta, l’esperienza ricca e stimolante nel laboratorio culturale e religioso, ma anche politico, della Firenze di monsignor Elia Dalla Costa e di Giorgio La Pira. È indubbia la maggiore libertà di letture e di studi, oltre che d’iniziative per il giovane e focoso sacerdote, ma lo sono anche i primi occhiuti controlli sulla sua partecipazione ad iniziative sul tema del dialogo e della pace. Ne seguì una sua condanna per apologia di reato, per avere difeso l’obiezione di coscienza, come poi avvenne all’altro grande sacerdote fiorentino, don Lorenzo Milani, e un suo allontanamento da Firenze. Segue la breve e densa stagione del Concilio Vaticano II delle cui innovazioni e delle cui speranze in ordine ad una profonda riforma della Chiesa, Balducci è una delle voci più forti e convinte, divenendo un punto di riferimento importante per il variegato mondo delle comunità di base, dei gruppi del dissenso cattolico, ma anche per alcuni settori della Chiesa istituzionale. Dalla seconda metà degli anni Settanta e negli anni Ottanta, infine, anche in seguito alla delusione per gli esiti del postconcilio e a una crescente insoddisfazione per le linee di fondo espresse dall’episcopato italiano, Balducci – che condivide l’idea di don Lorenzo Milani «l’obbedienza non è più una virtù» – pur conservando la sua fedeltà critica, svolge la propria funzione-vocazione sacerdotale e educativa in un sempre più intenso lavoro di elaborazione, divulgazione, confronto e dibattito sui temi dell’impegno politico e sociale per e dei poveri del Nord e del Sud del mondo. Si impegna nel dialogo interculturale, nella difesa dell’ambiente, della pace, come via maestra e obbligata al contempo per lo sviluppo e la stessa sopravvivenza dell’uomo planetario, ma anche per l’annuncio e la ricezione del messaggio evangelico.

14 November 2002pubblicato nell’edizione Nazionale (pagina 28) nella sezione “Cultura

Ernesto Balducciultima modifica: 2014-04-26T10:41:45+02:00da vitegabry
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