Archivi giornalieri: 6 aprile 2014

Proposta di legge Minimo Garantito

Proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione del Reddito Minimo Garantito

Art. 1.
(Istituzione del reddito minimo garantito)

1. Al fine di dare attuazione al diritto fondamentale sancito dall’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e ai principi di cui agli articoli 2, 3, 4 e 38 della Costituzione è istituito il reddito minimo garantito.

2. Il reddito minimo garantito ha lo scopo di contrastare la marginalità, garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza, attraverso l’inclusione sociale  per gli inoccupati, i disoccupati e i lavoratori precariamente occupati, quale misura di contrasto alla disuguaglianza e all’esclusione sociale nonché quale strumento di rafforzamento delle politiche finalizzate al sostegno economico, all’inserimento sociale dei soggetti maggiormente esposti al rischio di marginalità nella società e nel mercato del lavoro.

3. Le prestazioni del reddito minimo garantito costituiscono livelli essenziali concernenti i diritti sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’art. 117, comma 2, lettera m) della Costituzione.

4. Entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge è emanato un regolamento d’attuazione ai sensi dell’art. 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Art. 2.
(Definizioni)

1. Ai fini di cui alla presente legge si intende per:

a) «reddito minimo garantito»: quell’insieme di forme reddituali dirette ed indirette che mirano ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa; le forme reddituali dirette consistono nell’erogazione di somme di denaro, quelle indirette nell’erogazione di beni e servizi in forma gratuita o agevolata da parte di Stato, Enti territoriali, enti pubblici e privati convenzionati;
b) «centri per l’impiego»: le strutture previste dal decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469;
c) «nucleo familiare»: l’insieme delle persone che dividono una medesima abitazione che, indipendentemente dalla composizione anagrafica, formano una relazione di coniugio o del tipo genitore-figlio;
d) «lavoratori autonomi»: i lavoratori che prestano attività lavorativa senza vincoli di subordinazione e che sono titolari di partita IVA;
e) «lavoratori a tempo parziale»: i lavoratori che prestano attività di lavoro subordinato con un orario di lavoro inferiore a quello normale individuato all’articolo  13,  comma  1,  della  legge  24 giugno 1997, n. 196, e successive  modificazioni, o l’eventuale minor orario normale fissato dai contratti collettivi.

Art. 3.
(Reddito minimo garantito)

1. Il reddito minimo garantito, quanto alla forma reddituale diretta, consiste nella erogazione di un beneficio individuale in denaro pari a 7200 euro l’anno, da corrispondere in importi mensili di 600 euro ciascuno, rivalutate annualmente sulla base degli indici sul costo della vita elaborati dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT).

2. La persona ammessa a beneficiare del reddito minimo garantito riceve altresì un contributo parziale o integrale per fronteggiare le spese impreviste, secondo i criteri e le modalità stabilite dal regolamento d’attuazione di cui all’articolo 1, comma 4.

3. Le somme di cui al comma 1 sono ricalcolate secondo i coefficienti di cui all’allegato A, in ragione del numero dei componenti del nucleo familiare a carico del beneficiario.

4. L’erogazione in denaro del reddito minimo garantito, per ogni nucleo familiare, è pari alla somma di cui al comma 1, maggiorata secondo i coefficienti di cui all’allegato A. Il regolamento d’attuazione di cui all’articolo 1, comma 4 disciplina le modalità di erogazione in presenza di minorenni o di più aventi diritto all’interno del nucleo familiare, assicurando il principio di pari trattamento tra i coniugi e tra tutti gli aventi diritto.

5. Le prestazioni di cui al comma 1 non sono cumulabili dai soggetti beneficiari con altri trattamenti di sostegno al reddito di natura previdenziale, ivi compresi i trattamenti di cassa integrazione, nonché con gli altri trattamenti assistenziali erogati dallo Stato indicati dell’elenco di cui all’allegato B.

6. Le prestazioni previste dal comma 1 sono personali e non sono cedibili né trasmissibili a terzi.

7. Le funzioni amministrative di cui alla presente legge, tenuto conto dei criteri di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, sono attribuite ai centri per l’impiego. La domanda di reddito minimo garantito va presentata al centro per l’impiego del luogo di residenza del richiedente. Il centro per l’impiego acquisisce la documentazione necessaria e provvede nel termine di dieci giorni. In caso di mancata risposta la domanda si intende accolta, fatta salva la facoltà di revoca del beneficio in caso di adozione tardiva del provvedimento di reiezione della domanda. Il regolamento d’attuazione di cui all’articolo 1, comma 4 disciplina le modalità di presentazione, anche telematica, delle domande e stabilisce gli ulteriori compiti dei centri per l’impiego.

Art. 4.
(Soggetti beneficiari e requisiti)

1. Sono beneficiari del reddito minimo garantito coloro che, al momento della presentazione dell’istanza per l’accesso alle prestazioni di cui all’articolo 3, siano in possesso dei seguenti requisiti:

a) residenza sul territorio nazionale da almeno ventiquattro mesi;
b) iscrizione alle liste di collocamento dei centri per l’impiego, salvo che si tratti di lavoratori autonomi, di lavoratori a tempo parziale, oppure di lavoratori che hanno subito la sospensione della retribuzione nei casi di aspettativa non retribuita per gravi e documentate ragioni familiari ai sensi dell’articolo 4 della legge 8 marzo 2000, n. 53;
c) reddito personale imponibile non superiore ad 8 mila euro nell’anno precedente alla presentazione dell’istanza ;
d) reddito del nucleo familiare in cui il soggetto richiedente è inserito non superiore all’ammontare stabilito dal regolamento d’attuazione di cui all’articolo 1, comma 4. Il regolamento opera un ragionevole bilanciamento tra il carattere individuale dell’attribuzione e criteri di equità e solidarietà sociale;
e) non aver maturato i requisiti per il trattamento pensionistico;
f) non essere in possesso a livello individuale di un patrimonio mobiliare o immobiliare superiore a quanto stabilito dal regolamento di attuazione di cui all’articolo 1, comma 4. Il regolamento assicura che nella determinazione della soglia patrimoniale oltre la quale si perde il diritto al reddito minimo garantito non si tenga conto della titolarità della casa di prima abitazione, né degli altri beni mobili e immobili necessari alla soddisfazione dei bisogni primari della persona, come indicati dall’art. 5, comma 2.

Art. 5.
(Compiti delle regioni e degli enti locali)

1. In sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, sono definite, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le linee guida per il riconoscimento e l’erogazione di prestazioni di reddito minimo garantito nelle forme dirette e indirette, ulteriori e aggiuntive rispetto a quanto previsto dall’art. 3.

2. Le linee di guida di cui al comma 1 stabiliscono le modalità con cui:
a) garantire la circolazione gratuita, previo accordo con gli enti e con i soggetti privati interessati, sulle linee di trasporto pubblico locale e regionale su gomma, rotaia e metropolitane;
b) favorire la fruizione di attività e servizi di carattere culturale, ricreativo o sportivo;
c) contribuire al pagamento delle forniture di pubblici servizi;
d) garantire la gratuità dei libri di testo scolastici;
e) erogare contributi per ridurre l’incidenza del costo dell’affitto sul reddito percepito nei confronti dei soggetti beneficiari di cui all’articolo 4, titolari di contratto di locazione;
f) garantire la gratuità delle prestazioni sanitarie;
g) erogare somme in denaro aggiuntive rispetto a quelle di cui all’articolo 3, tenuto conto delle particolari esigenze di protezione e sostegno nei differenti contesti territoriali.

3. Le regioni che intendono partecipare al raggiungimento degli obiettivi definiti nelle linee guida di cui al comma 1, di concerto con i comuni e gli enti locali, stabiliscono un piano d’azione annuale e un piano d’azione triennale, nel quale definiscono la platea dei beneficiari e il contenuto dei diritti da garantire che eccedono i livelli essenziali di cui all’articolo 3.

Art. 6
(Durata del beneficio e obblighi del beneficiario)

1. Il provvedimento di concessione del reddito minimo garantito ha una durata di dodici mesi. Alla scadenza del periodo indicato il beneficiario che intenda continuare a percepire il reddito minimo garantito è tenuto a ripresentare la domanda al centro per l’impiego competente con le modalità stabilite dal regolamento d’attuazione di cui all’articolo 1, comma 4.

2. Il beneficiario è tenuto a comunicare tempestivamente al centro per l’impiego, con le modalità stabilite dal regolamento d’attuazione di cui all’articolo 1, comma 4, ogni variazione della propria situazione reddituale, lavorativa, familiare o patrimoniale rilevante ai fini dell’erogazione del reddito minimo garantito.

Art. 7
(Sospensione, esclusione e decadenza dalle prestazioni)

1. Nel caso in cui uno dei beneficiari di cui all’articolo 4, comma 1, all’atto della presentazione dell’istanza o nelle successive sue integrazioni, dichiari il falso in ordine anche ad uno solo dei requisiti previsti, l’erogazione delle prestazioni di cui all’articolo 3 è sospesa e il beneficiario medesimo è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente percepito ed è escluso dalla possibilità di richiedere l’erogazione di tali prestazioni, pur ricorrendone i presupposti, per un periodo doppio di quello nel quale ne abbia indebitamente beneficiato.

2. Il beneficiario decade dal reddito minimo garantito al compimento dell’età di 65 anni ovvero al raggiungimento dell’età pensionabile.

3. La decadenza dalle prestazioni di cui all’articolo 3 opera nel caso in cui il beneficiario venga assunto con un contratto di lavoro subordinato o parasubordinato, ovvero nel caso in cui lo stesso svolga un’attività lavorativa di natura autonoma, ed in tutti i casi, qualora percepisca un reddito imponibile superiore alla soglia di cui all’articolo 4, comma 1, lettera c).

4. La decadenza opera altresì nel caso in cui il beneficiario rifiuti una proposta di impiego offerta dal centro per l’impiego territorialmente competente.

5. Non opera la decadenza di cui al comma 4 nella ipotesi di non congruità della proposta di impiego, ove la stessa non tenga conto del salario precedentemente percepito dal soggetto interessato, della professionalità acquisita, della formazione ricevuta e del riconoscimento delle competenze formali e informali in suo possesso certificate dal centro per l’impiego territorialmente competente attraverso l’erogazione di un bilancio di competenze.

6. In caso di rifiuto, di sospensione o di decadenza dalle prestazioni di cui all’articolo 3 i centri per l’impiego rendono un provvedimento motivato da notificare all’interessato. Tutte le controversie relative alla presente legge sono esenti da spese.

Art. 8
(Oneri derivanti dal reddito minimo garantito)

1. Il reddito minimo garantito è erogato dall’INPS a seguito di comunicazione del centro per l’impiego competente.

2. A tal fine sono trasferite dal bilancio dello Stato all’INPS le somme necessarie, con conguaglio, alla fine di ogni esercizio, sulla base di specifica rendicontazione.

3. Per il finanziamento del reddito minimo garantito di cui all’articolo 3 è istituito un Fondo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in cui confluiscono dotazioni provenienti dalla fiscalità generale.

Art. 9
(Delega al Governo in materia di riordino della spesa assistenziale)

1. Il Governo è delegato, entro il termine di novanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, a riordinare la disciplina delle prestazioni assistenziali erogate dallo Stato di cui all’allegato B, in modo da renderle coerenti con l’istituzione del reddito minimo garantito prevista nella presente legge.

Art. 10
(Delega al Governo in materia di ammortizzatori sociali)

1. Il Governo è delegato, entro il termine di novanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, a riformare la disciplina degli ammortizzatori sociali, in modo tale da introdurre un sussidio unico di disoccupazione, esteso a tutte le categorie di lavoratori in stato di disoccupazione, indipendentemente dalla tipologia contrattuale di provenienza e dall’anzianità contributiva e assicurativa.

Art. 11
(Delega al Governo in materia di istituzione del salario minimo garantito)

1. Il Governo è delegato, entro il termine di novanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, a stabilire le modalità di determinazione del compenso orario minimo applicabile a tutti i rapporti aventi ad oggetto una prestazione lavorativa, inclusi quelli di natura parasubordinata e quelli con contenuto formativo.

2. Il salario base dei lavoratori dipendenti e parasubordinati non può essere determinato in misura tale che il reddito del lavoratore risulti inferiore a quello che risulterebbe dall’applicazione del compenso orario minimo di cui al comma 1.

ALLEGATO A – Coefficienti di maggiorazione dl reddito minimo garantito in ragione del numero di familiari a carico.

Numero di componenti Coefficiente Beneficio erogato
1 1 600
2 1,66 1000
3 2,22 1330
4 2,72 1630
5 3,16 1900

ALLEGATO B – Prestazioni assistenziali erogate dallo Stato oggetto di riordino.

Denominazione della misura Riferimento legislativo
Assegno sociale Legge 335/95
Pensione sociale Art. 26, legge 153/69
Assegno ai nuclei familiari numerosi Art. 65 legge 488/1998
Assegno di maternità di base Art. 74 del D.Lgs. 151/2001
Pensione di inabilità Legge 118/1971
Indennità di frequenza Legge 118/1971
Assegno di invalidità Legge 118/1971
Pensione per i ciechi Legge 66/1962
Pensione ai sordi Legge 381/1971
Social card minori Decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito con modificazioni nella legge 133/2008
Social card anziani Decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito con modificazioni nella legge 133/2008

Reddito minimo garantito, tutte le proposte in Parlamento

 

Reddito minimo garantito, tutte le proposte in Parlamento

di   – 11/11/2013 – Sel, Movimento 5 Stelle e una parte del Pd chiedono ingenti sussidi per disoccupati e meno abbienti. Ecco il contenuto dei disegni di legge depositati a Montecitorio e Palazzo Madama

Reddito minimo garantito, tutte le proposte in Parlamento

Nel paese che non riesce ad evitare l’aumento di un punto percentuale dell’Iva ci sono oggi partiti e politici che ritengono l’introduzione di un reddito minimo garantito, spesso erroneamente denominato reddito di cittadinanza o reddito di base, soluzione necessaria e attuabile per l’inclusione sociale e la lotta alla povertà. Sia Sel che Movimento 5 Stelle, ma anche una pattuglia di deputati del Pd, in questo primo scorcio di legislatura hanno infatti presentato in Parlamento alcune proposte di nuovi e ingenti sussidi a dissocupati o lavoratori meno abbienti. Ecco quali.

 

reddito minimo inps 1

 

PARTITO DEMOCRATICO – Il primo a lanciare l’idea di un reddito minimo garantito negli ultimi tempi è stato Beppe Grillo, che nel corso della campagna elettorale per le Politiche ha ribadito l’allettante proposta a tambur battente ad ogni tappa del suo Tsunami Tour. I primi a depositare in Parlamento un testo di legge per metterla in pratica sono stati però 21 deputati del Partito Democratico. La proposta n. 720, di cui è primo firmatario Danilo Leva, presentata il 10 aprile, assegnata il 24 giugno alle Commissioni riunite Lavoro e Affari Sociali, ma in realtà mai finita all’ordine del giorno, ha chiesto precisamente l’introduzione di un «reddito di cittadinanza attiva» come tutela «per i cittadini oggi più esposti agli effetti della crisi economico-finanziaria in corso» e garanzia di «una vita dignitosa a tutti coloro che non rispongono di risorse sufficienti». Nel loro disegno di legge gli onorevoli Democratici precisano che Italia, Grecia e Ungheria sono gli unici tra i 27 paesi dell’Unione Europea a non garantire un reddito base ai propri cittadini e propongono un «contributo monetario» annuo di 6mila euro per ciascun beneficiario, da corrispondere in ratei mensili massimi di 500 euro, annualmente aggiornato sulla base della variazione media fatta registrare nell’anno precedente dall’Indice Istat. La proposta del Pd prevede che l’importo del contributo venga incrementato di un terzo per ogni componente del nucleo familiare a carico del beneficiario e non sia cumulabile con altri trattamenti di sostegno al reddito, come ad esempio la cassa integrazione. A beneficiare del reddito di cittadinanza attiva sarebbero i cittadini italiani, europei o stranieri con permesso di soggiorno residenti in Italia in maniera continuativa da almeno 3 anni, e di età compresa tra i 18 anni e quella corrispondente alla maturazione del requisito della pensione. Per ottenere il contributo sarebbe necessario, dunque: «essere disoccupati inoccupati, lavoratori precariamente occupati, privi di lavoro e dichiarare la disponibilità al lavoro e alla frequenza di corsi di formazione o di riqualificazione professionale presso i centri per l’impiego» presenti sul territorio; avere un Isee inferiore a 6.880 euro; non essere, infine, titolari di immobili, ad eccezione della principale abitazione, che dev’essere comunque situata nel luogo di residenza di tutti i componenti del nucleo familiare. Il reddito di cittadinanza attiva, erogato dall’Inps, verrebbe concesso per un anno su istanza del potenziale beneficiario, sarebbe rinnovabile per un altro anno, e verebbe sospeso nel caso di assunzione del beneficiario con contratto di lavoro subordinato o parasubordinato, nel caso di partecipazione a corsi di inserimento professionale, nel caso di contratti e obbligazioni come lavoratore  autonomo che non rientrino nei requisiti iniziali, e, inoltre, nel caso di rifiuto di un offerta di lavoro avanzata dal centro per l’impiego. In conclusione, le risorse per l’erogazione del contributo verrebbero raccolte in un Fondo da istituire presso il Ministero del Lavoro e garantite (i promotori del ddl hanno previsto una dotazione di un miliardo l’anno, una cifra sostenibile) da maggiori entrate dello Stato sul fronte dei giochi pubblici online e delle lotterie istantanee.

SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ – Parla di Europa e della necessità di garantire «protezioni adeguate ai soggetti più esposti ai rischi di esclusione sociale» anche Sinistra Ecologia Libertà. I 36 deputati del partito di Nichi Vendola, con la proposta di legge n. 1683, presentata alla Camera lo scorso 14 ottobre, primo firmatario il capogruppo Gennaro Migliore, e assegnata dal 31 ottobre alle Commissioni riunite Lavoro e Affari Sociali, chiedono (al Senato Loredana de Petris è prima firmataria del ddl n. 1152), l’istituzione del «reddito minimo garantito» nel rispetto delle «indicazioni in materia del Parlamento europeo». Gli onorevoli di Sel, in particolare, nella relazione che accompagna gli articoli fanno riferimento all’attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, la cosiddetta Carta di Nizza, e ricordano che già nell’ottobre 2010 l’assemblea di Strasburgo ha adottato una risoluzione sul «reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva» nell’intero continente. Nel dettaglio, il disegno di legge di Migliore e colleghi, rifacendosi alla legge della Regione Lazio n. 4 del 20 marzo 2009, prevede l’erogazione di un contributo di carattere individuale, non familiare, destinato non soltanto ai soggetti esclusi dal mercato del lavoro, ma anche alle persone in cerca di prima occupazione o ai lavoratori precari e a basso reddito. Il testo di Sel parla di un beneficio individuale da 7.200 euro annui da corrispondere in importi mensili da 600 euro e da rivalutare secondo gli indici Istat. I beneficiari in questo caso devono risiedere nel territorio italiano da almeno 24 mesi (non si fanno distinzioni con stranieri e cittadini Ue), essere iscritti ai centri per l’impiego, avere un reddito imponibile personale inferiore agli 8mila euro, non aver maturato i requisiti per la pensione, essere proprietari di un patrimonio immobiliare inferiore ai limiti stabiliti da un apposito regolamento che non tiene conto della prima abitazione. Anche in questo caso la concessione del reddito ha la durata di un anno ed è rinnovabile su richiesta al centro per l’impiego. Il diritto al contributo, in ogni caso, decade al raggiungimento dell’età pensionabile, nel caso di rifiuto di un’offerta di lavoro, nel caso vengano meno i requisiti legati al reddito. Per l’erogazione del contributo, infine, la proposta di Sel prevede l’istituzione di un fondo presso la presidenza del Consiglio, senza però indicare un limite alle uscite dello Stato e possibilità di nuove entrate, e prevede, inoltre, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge il riordinamento della disciplina delle prestazioni assistenziali erogate dallo Stato, la riforma degli ammortizzatori sociali e l’indicazione di modalità di determinazione del compenso orario minimo applicabile a tutti i rapporti aventi ad oggetto una prestazione lavorativa, inclusi quelli di natura parasubordinata e quelli con contenuto formativo.

MOVIMENTO 5 STELLE – Rispetto ai disegni di legge di Pd e Sel appare sicuramente più radicale la proposta del Movimento 5 Stelle che ha stimato uscite per le casse dello Stato di ben 19/20 miliardi di euro l’anno. Il piano dei grillini prevede assistenza in favore delle persone senza tetto o senza fissa dimora e introduce un salario minimo garantito che non può essere inferiore ai 9 euro l’ora. E, inoltre, esenta le madri, fino al compimento del terzo anno di età dei figli, dall’obbligo della ricerca del lavoro. Un beneficio di cui potrebbero usufruire anche i padri, nel caso di famiglia monoparentale. L’ammontare del contributo risulta nel complesso sensibilmente più alto rispetto alle proposte di Pd e Sel. Anche in virtù del fatto che il beneficio si estende ai pensionati. Il reddito è fissato a 600 euro mensili, ma prevede integrazione per i cittadini anziani che non arrivano al tetto. La pensionata che percepisce 400 euro, come ha spiegato al senatrice Nunzia Catalfo, prima firmataria del ddl n. 1148 depositato a Palazzo Madama il 29 ottobre (alla Camera l’onorevole Daniele Pesco è primo firmatario della proposta n. 1750), ha diritto ad altri 200 euro di integrazione. La soglia si innalza poi a mille euro nel caso di un nucleo familiare composto da 2 persone, fino ad arrivare ai2.400 euro in favore delle famiglie di 7 persone. Beneficiari del reddito anche gli stranieri che lavorano in regola in Italia da almeno 2 anni o che hanno lavorato per mille ore. Complessivamente la platea delle persone aiutate potrebbe raggiungere i 9 milioni di unità. Per coprire le uscite i parlamentari del Movimento 5 Stelle propongono prelievi dalle pensioni d’oro (il prelievo straordinario raggiungerebbe il 32% nel caso in cui l’assegno supera di 50 volte l’importo della pensione minima), l’abolizione dell’esenzione Imu per la Chiesa e drastici tagli alla spesa pubblica (in particolare quella militare).

Salario minimo

Stanchi di aspettare! #Approvatela!

Il 15 aprile 2013 consegneremo al Parlamento le oltre 50mila firme raccolte per un

REDDITO MINIMO GARANTITO

 

La campagna per un Reddito minimo Garantito, iniziata a giugno 2012 ha raccolto oltre 50mila firme in tutta Italia, ma dal dicembre 2012 questo Paese non ha ancora un governo politico a cui riferire una istanza come questa.

Ora non possiamo più aspettare!

Non possiamo aspettare i dieci saggi, l’elezione di un nuovo Capo dello Stato, un eventuale altro scioglimento delle camere, altre consultazioni, forse altre elezioni e poi chissà cosa altro ancora!

Dunque siamo stanchi di aspettare e per il rispetto dovuto agli oltre 50mila cittadini e cittadine che hanno firmato, alle 170 associazioni che hanno partecipato, ai milioni di precari e disoccupati che non hanno la garanzia di un reddito minimo, abbiamo deciso che una delegazione rappresentativa della pluralità dei promotori della proposta di legge di iniziativa popolare consegnerà le 50mila firme per l’istituzione del reddito minimo garantito.

Chiediamo sin da ora che la Presidenza della Camera faccia tutto il possibile affinché si avvii un percorso urgente cosi che la proposta di legge sia presa al più presto in considerazione, favorendo la dove possibile una commissione di lavoro ad hoc che studi e approvi questa proposta, aprendo la strada anche a una nuova prassi per cui le proposte di iniziativa popolare siano discusse e valorizzate.

Chiediamo inoltre ai parlamentari di accogliere ed incontrare la delegazione che porterà le 50mila firme il 15 aprile 2013 a Roma dalle ore 12.00 sotto Montecitorio.

Invitiamo per la stessa ora i giornalisti per una conferenza stampa che terremo sotto Montecitorio.

Per tutte le eventuali informazioni in merito alla proposta di legge e alla campagna redditominimogarantito@sxmail.it

La delegazione che presenterà le firme sarà cosi composta:

Tilt – Maria Pia Pizzolante

Comitato per il reddito Liguria – Pier Giorgio Grossi

Precariamente – Valentina Greco

BIN Italia – Luca Santini

European Alternatives – Alessandro Valera

Quinto Stato – Giuseppe Allegri

CILAP EAPN – Nicoletta Teodosi

Diversamente Occupate – Teresa Di Martino

Progetto Diritti – Arturo Salerni

Associazione Ulisse Andria – Vito Ballarino

Lucania World – Michele Tricarico

Comitato per il reddito Trieste – Julia Filingeri

daSud – Cinzia Paolillo

Leoncavallo – Alessandro Rozza

Assemblea Libertà è Partecipazione Prato – Diego Blasi

Associazione Atdal Over 40 – Stefano Giusti

Teatro Valle

Altramente – Dario Mavilia

Comitato Reddito minimo garantito Basilicata – Nicola Magnella

Comitato reddito garantito Napoli Nord – Peppe Vibrato

Partito democratico di Genova

Direttivo Fp Cgil Belluno – Alberto Domenichini

Sindaco di Rieti – Simone Petrangeli

Sindaco di Cagliari – Massimo Zedda

Consigliere regionale Abruzzo – Maurizio Acerbo

Forum Donne Rifondazione Comunista – Eleonora Forenza

Sinistra Ecologia Libertà – Marco Furfaro

Giovani Comunisti – Anna Belligero

Rifondazione Comunista – Antonio Ferraro

 

#Approvatela!

Oltre 50mila persone l’hanno già fatto!

 

Lettera aperta alle elette e agli eletti per l’introduzione di un reddito minimo garantito

L’ultima tornata elettorale ha segnato una discontinuità forse storica nella vita politica del nostro Paese, foriera di sommovimenti di cui si fa ancora fatica a soppesare gli effetti. Ciò che invece, purtroppo, le elezioni in quanto tali non hanno potuto mutare è la condizione di profonda crisi in cui tuttora versa la società italiana. Gli ultimi rilevamenti dell’Istat ci hanno restituito ancora una volta un’immagine drammatica: sono 2,8 milioni le lavoratrici e i lavoratori precari, la disoccupazione è prossima ormai alla soglia inaudita del 12%, con punte che sfiorano il 40% tra le e i più giovani; in breve, la sussistenza stessa di milioni di persone è messa a repentaglio dalla spirale crisi-austerità. Siamo convinte e convinti che il prossimo Parlamento, quali che siano gli equilibri politici dei mesi a venire, non possa esimersi dall’intervenire per mettere argine a questa spirale discendente nella condizione di milioni di persone. Pensiamo che le elette e gli eletti alla Camera e al Senato non possano non avviare un dibattito e un processo legislativo affinché si giunga finalmente anche in Italia alla predisposizione, proprio contro la crisi e anche in chiave anticiclica e antirecessiva, di un meccanismo a garanzia del reddito di tutti le e i residenti. Chiediamo cioè che nei prossimi mesi si ci concentri sulla drammatiche condizioni materiali della vita delle persone e sulla necessità e l’urgenza di risposte immediate  in questo senso.

Nel corso della campagna elettorale si è molto parlato, pur con diverse inclinazioni, di reddito minimo garantito. Con formule diversificate molte forze politiche  attualmente in Parlamento hanno fatto riferimento ora al “reddito di cittadinanza”, ora al “reddito di sostentamento minimo”, ora al “salario minimo” e via dicendo. Molto meno si è parlato però di una  straordinaria mobilitazione che da giugno a dicembre ha visto l’adesione di 170 associazioni e diverse soggettività sociali e politiche, con oltre 200 iniziative pubbliche e oltre 50.000 firme raccolte, per l’istituzione di un reddito minimo garantito anche nel nostro Paese (si veda il sito internet www.redditogarantito.it). La campagna di raccolta firme è stata promossa e condotta a termine con successo proprio per  giungere alla presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare per l’introduzione del reddito minimo garantito.

La proposta  di legge, modellata sugli schemi di tutela del reddito presenti nella maggior parte dei Paesi europei e rispettosa delle indicazioni in materia del Parlamento europeo, prevede un sostegno ai soggetti disoccupati, precariamente occupati o in cerca di prima occupazione pari a 600 euro mensili, oltre integrazioni in beni e servizi a carico delle Regioni. Al beneficiario del reddito minimo garantito saranno proposte eventuali offerte di impiego, purché le stesse siano effettivamente compatibili con la carriera lavorativa pregressa del soggetto e con le competenze, formali o informali, in suo possesso. Sono infine previste delle deleghe al Governo per la fissazione di un salario minimo orario e per il riordino degli ammortizzatori sociali e  della spesa assistenziale in genere, allo scopo di rendere l’insieme del welfare italiano  coerente con la nuova misura di garanzia dei minimi vitali. Saremo nei giorni immediatamente successivi all’insediamento delle Presidenze delle Camere presso gli uffici di Presidenza del Parlamento per consegnare formalmente le firme e il disegno di legge. Si tratta di un progetto attentamente studiato, sostenibile sul piano finanziario, discusso in decine e decine di assemblee pubbliche e che ha già trovato il consenso di associazioni ed elettori. Vogliamo che in Italia come nel resto d’Europa vi sia un reddito minimo garantito. Vogliamo che si discuta di una proposta nata dalla mobilitazione sociale: per questa ragione vogliamo che vi sia un vincolo di discussione per le proposte di legge di iniziativa popolare e l’audizione permanente dei soggetti proponenti.

Chiediamo ora alle e agli eletti un impegno in favore  delle cittadine e dei cittadinichiediamo che da parte dei e delle neoparlamentari via sia sin da ora una presa di parola pubblica che sostenga la proposta di legge o che sostenga la necessità dell’introduzione di un diritto al reddito, chiediamo che sia adottata con urgenza questa misura di contrasto alla crisi, chiediamo che sia al più presto avviata la discussione del disegno di legge di iniziativa popolare e che si giunga dunque finalmente anche in Italia all’introduzione di una misura di reddito minimo garantito.

Da troppo tempo l’Italia aspetta risposte e forme di regolamentazione nuove, adatte a fornire tutela al cittadino nell’epoca della crisi e della così detta “produzione flessibile”. Da troppo tempo il nostro Paese attende che vengano corrette le drammatiche carenze di un sistema di protezione sociale incapace di offrire tutele adeguate ai soggetti più esposti ai rischi di esclusione sociale, giovani, donne e lavoratrici e lavoratori precari primi fra tutti. Il tempo dell’azione è ora!

www.redditogarantito.it

redditominimogarantito@sxmail.i

Dopo la “settimana per il reddito” si continua a firmare in tutta Italia per il reddito minimo garantito.

Con oltre 70 iniziative in tutta Italia si è caratterizzata la “settimana per il reddito garantito”. 7 giorni dal 15 al 21 ottobre in cui dal sud al nord del paese si sono organizzati dibattiti, presentazioni di libri, incontri, flashmob, approfondimenti, banchetti per la raccolta firme, cene sociali, azioni comunicative e tante altre idee che hanno dato vita ad una fantastica mobilitazione in forma autonoma ed indipendente (http://www.redditogarantito.it/settimana-rmg-appuntamenti/). A tal proposito vi consigliamo di fare un giro sul web per cercare le tantissime foto che riprendono i tanti momenti di questa “settimana” perché tantissime iniziative non sono neanche contate tra le 70 che abbiamo raccolto!

La “settimana per il reddito garantito” è stata un’idea promossa per dare ancora più forza ed energia alla campagna per la proposta di legge popolare per un reddito minimo garantito in Italia. La risposta è stata un urlo che ha attraversato l’Italia e che ha saputo portare per le strade, le piazze, i mercati, i luoghi di socialità come mai prima d’ora, il tema del diritto ad un reddito garantito. Una presa di parola forte che sta caratterizzando questa campagna popolare per un nuovo diritto sociale e che nel raccogliere le firme ha trovato una pratica vecchia come il tempo ma necessaria come non mai: parlare tra le persone di un nuovo diritto come il reddito garantito. Ed è questa già una grande vittoria per tutti coloro che si sono e si stanno mobilitando per far si che la raccolta firme arrivi al fatidico obiettivo delle 50mila. Una vittoria per tutti coloro che si sono mobilitati e che hanno saputo portare un tema cosi importante ed urgente per il nostro paese tra le strade delle città, confrontandosi con chi non era d’accordo, simpatizzando e trovando nuove energie per coloro che dicevano “finalmente!”, guardando con curiosità ed attenzione coloro i quali spiegavano quanto “sarebbe necessario” un reddito garantito e di quanto la crisi morde la vita delle persone. “Sono una pensionata, mio figlio è disoccupato e mia nipote precaria, non posso lasciare nessuna eredità, ma metto la firma per il reddito garantito, cosi lascio loro un diritto nuovo!” In questa frase, raccolta al banchetto per le firme a Roma nel popolare quartiere di Casalbruciato, c’è la sintesi che racconta meglio a quante persone questa campagna ha parlato e sta parlando. Per questo non dobbiamo smettere, anzi dobbiamo rilanciare.

Dalla metà di giugno ad oggi sono state centinaia le iniziative promosse in tutta Italia ed ancora altre sono in procinto di essere realizzate (http://www.redditogarantito.it/#!/dove-firmare) e tanti i luoghi fissi dove poter firmare. Ad oggi sono 106 le adesioni collettive di associazioni, reti e movimenti, e in molti continuano ad aderire; 66 le adesioni di partiti e sedi sindacali, più di 40 le adesioni a firma singola di personalità della cultura, della politica, della società civile  tra le quali proprio nei giorni della “settimana per il reddito” quella di Stefano Rodotà che in una nota dice di aderire alla campagna per un reddito minimo garantito perché “ un tassello essenziale nella costruzione di una agenda politica ne reticente ne demagogica (http://www.redditogarantito.it/#!/adesioni).
Di fronte a noi abbiamo ancora qualche settimana per raccogliere le firme per il reddito minimo garantito ed è necessario dare continuità a questa straordinaria esperienza fino alla chiusura della campagna che sarà i primi di dicembre prossimo.
Non ce la sentiamo di dire “un ultimo sforzo ” ma al contrario crediamo che di questa esperienza possiamo e vogliamo dire: “sarà un piacere”! Perché la campagna non finirà con la consegna delle fatidiche 50mila firme, ma sarà importante continuare con quella pratica usata in questi mesi: parlare nelle strade, nelle piazze, nei luoghi di socialità con le persone, i precari/le precarie, le donne, gli uomini, i giovani, i disoccupati. Starà nel comunicare la necessità di questo diritto e la potenzialità che il reddito garantito potrà determinare per la vita delle persone, permettendo a coloro che vivono in questo paese di riappropriarsi di un nuovo tempo di vita.

Dunque avanti fino alle 50mila firme. Se saranno di più, avremo ancora più ragioni da urlare!

 

Dal 15 al 21 ottobre…una settimana per il reddito garantito!

Nel giugno scorso un’ampia coalizione di associazioni, reti sociali, partiti, movimenti, comitati, collettivi ha lanciato la campagna per un reddito minimo garantito in Italia. Una campagna nata intorno ad una proposta di legge di iniziativa popolare che intende istituire anche nel nostro Paese una garanzia per il reddito per coloro che sono precari, disoccupati e inoccupati, oggi soprattutto giovani, donne e Working Poor.

Una campagna che vuole rilanciare quelle fondamenta di un modello sociale europeo che le politiche neoliberiste hanno minato, per un Welfare universale che garantisca misure di sostegno alle persone, per rilanciare politiche di redistribuzione delle ricchezze e mettere al centro del dibattito politico le garanzie, i diritti, le libertà di scelta delle persone.

La proposta di legge di iniziativa popolare per il reddito minimo garantito in Italia lanciata a giugno (e che continua a raccogliere adesioni e sostegno) terminerà a dicembre: l’obiettivo minimo è raggiungere almeno 50 mila, ma si può fare di più! Raccogliere migliaia e migliaia di firme significa dare un segnale politico e sociale importantissimo, sia alla società che alla politica italiana. Ma non solo: questa campagna rende possibile l’opportunità di discutere di reddito e diritti, di parlare alla società, nelle strade, piazze, università, luoghi di lavoro, con i giovani, le donne, i precari, gli studenti. In poche parole, una grande opportunità di comunicazione e iniziativa sociale che dia maggior forza ad una nuova stagione di diritti a partire dal reddito garantito.

Per questo, oltre le tante iniziative già realizzate durante questi mesi e promosse dai partecipanti alla campagna, riteniamo importante proporre la realizzazione di un evento comune: “LA SETTIMANA PER IL REDDITO GARANTITO” dal 15 al 21 ottobre. Una settimana comune, per tutti coloro che partecipano o vogliono partecipare alla campagna e alla raccolta firme, in cui realizzare:

concerti, dibattiti, spettacoli teatrali, volantinaggi, reading, presentazioni di libri, seminari, dance hall, cineforum, performance e quant’altro possa essere utile a comunicare, approfondire, rendere visibile il tema del reddito garantito nei mercati rionali, nelle sedi delle associazioni, nelle piazze delle città, librerie, centri sociali, fuori i supermercati, i posti di lavoro, le università, i luoghi di ritrovo.

Una SETTIMANA PER IL REDDITO GARANTITO dove tutti insieme, a carattere locale ed in forma autonoma, si dia vita ad una grande comunicazione sociale, si raccolgano migliaia di firme, si dia corpo alla fantasia e alla creatività,  si costruisca un grande evento comunicativo in cui il tema del reddito garantito attraversi la penisola. Si possono realizzare iniziative per la settimana intera o anche solo un giorno, l’importante è che in quella settimana in ogni dove si parli di reddito, Welfare, diritti e si raccolgano firme.

Proponiamo dunque di dare vita ad una settimana di iniziative nella vostra città, di comunicarne il programma a redditominimogarantito@sxmail.it  cosi che tutte le iniziative raccolte possano essere visibili attraverso il sito ufficiale della campagnawww.redditogarantito.it . Inoltre, vi chiediamo di fare foto e video delle iniziative da pubblicare e far circolare in rete.

www.redditogarantito.it

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Una serie di associazioni, movimenti, realtà sociali, comitati sta lanciando una campagna per la proposta di una legge di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito in Italia che avrà come termine dicembre 2012.

E’ arrivato il momento, non più rinviabile, affinché una proposta di legge sul reddito minimo garantito venga inserita nell’agenda politica di questo paese. I numeri che ogni giorno vengono presentati dagli enti di statistica e di ricerca raccontano di un paese sull’orlo del disastro sociale, un defalut sociale che sta dimostrando con sempre maggiore chiarezza la necessità di una nuova politica redistributiva e l’importanza, cosi come definito in molti testi e risoluzioni europee, della misura del reddito minimo garantito. E’ necessario definire, prima di tutto per il riconoscimento della dignità umana, una base economica sotto la quale nessuno deve più stare! Il reddito minimo garantito non è più rinviabile!

Il reddito minimo garantito è un argine contro la ricattabilità, il lavoro nero, il lavoro sottopagato e la negazione delle professionalità e della formazione acquisita. Significa in buona sostanza non vendersi sul mercato del lavoro alle peggiori condizioni possibili. Da argine può diventare un paradigma per la costruzione di un welfare che includa e promuova, garantisca autonomia e libertà di scelta. Siamo tra i pochissimi Paesi europei – oltre a noi solo la Grecia – a non avere alcuna forma di tutela di ultima istanza. Siamo persino inadempienti rispetto all’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

E’ necessario dare vita ad una ampia coalizione che faccia propria la campagna e che si costruiscano in tutto il paese iniziative, dibattiti, momenti di comunicazione ed informazione, adesioni e soprattutto firme che permettano, da qui a dicembre 2012, la presa di parola di decine di migliaia di persone che pongano il tema del reddito minimo garantito come uno dei temi principali per la fuoriuscita dalla crisi.

E’ necessario per questo che le adesioni aumentino, che nascano comitati per il reddito minimo garantito, che le forze sociali, politiche, sindacali prendano posizione e si attivino affinché questa campagna diventi uno dei pilastri non solo dell’iniziativa pubblica ma che ponga con forza su quali pilastri si debba fondare il contrasto alla crisi sociale che milioni di persone subiscono. Il reddito garantito è uno di questi pilastri!

Fino a dicembre 2012 sul sito si raccoglieranno le adesioni, le idee, le iniziative, i luoghi in cui poter firmare. Il sito ospita già la proposta di legge ed i materiali utili alla raccolta delle firme, verrà inoltre implementato durante tutta la campagna sperando che siano moltissime le informazioni da inserire, dalle iniziative nei territori, ai luoghi dove raccogliere le firme e alle adesioni che potranno pervenire fino alla fine della campagna.

Vi chiediamo pertanto di aderire, sostenere, diffondere, promuovere con la vostra associazione, comitato, realtà sociale, la campagna per un reddito minimo garantito in Italia. Di costruire e promuovere iniziative, dibattiti, banchetti, raccolta firme, feste, concerti per rendere questa campagna più partecipata e ricca possibile. Tutte le iniziative saranno pubblicate.

Se ritenete utile ed importante partecipare inviate il nome esatto del vostro Comitato, associazione, movimento, rete etc. a redditominimogarantito@sxmail.itcosì da inserirlo tra i sostenitori e aderenti della campagna.

Salario Minimo

Morando: salario minimo e galera per chi non lo rispetta. La platea di Cernobbio promuove la Renzinomics

dal nostro inviato a Cernobbio (Como) 5 aprile 2014Commenta

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 I fuochi d’artificio, come si conviene, sono arrivati alla fine. Con la proposta del vice ministro Enrico Morando di capovolgere il sistema della contrattazione in tre mosse: salario minimo, con tanto di «galera» a chi non lo garantisce, un contratto nazionale che agisca solo «per default», ovvero là dove sul territorio non si è stati in grado di fare accordi di secondo livello, che rappresentano terzo tassello di quella che Morando definisce «una rivoluzione delle relazioni sindacali», sfruttando l’accordo sulla rappresentanza raggiunto sulle parti sociali che giace inutilmente nel cassetto.

Si farà? Non sarà facile. Ma la proposta del vice ministro – che ha già acceso il dibattito – dà il senso del clima che si è respirato al workshop Ambrosetti di Cernobbio, dove le consuete discussioni sulle riforme sono parse un po’ più realistiche del passato e con la ripresa che finalmente pare prendere forma. Merito della Renzinomics – promossa dal 59% della platea composta da economisti e finanzieri – e della Draghinomics, con particolare riferimento a quel quantitative easing confermato giovedì che ora scatena l’appetito ma anche un po’ la fantasia degli operatori. Sì, perché il presidente della Bce ha detto che agirà con strumenti non convenzionali ma non ha specificato quali saranno: così, via alle ipotesi, scommettendo anzitutto sull’acquisto di Titoli di Stato (Bundesbank permettendo) ma anche sugli Abs, anche se non sarà facile perché il mercato in Europa è ancora acerbo.

 
 

Anche la stretta attualità, ovvero la spending review, è stata affrontata con un respiro più ampio, con il commissario straordinario Carlo Cottarelli che ha raccontato la sua ricetta, mutuata dalle recenti esperienze di Olanda, Gran Bretagna e Austria, che prevede una sorta di cantiere permanente in cui la Pubblica amministrazione sarà chiamata a ragionare per obiettivi e a monitorare costantemente le proprie pratiche: obiettivo 32 miliardi di risparmi in tre anni, quanto necessario a recuperare il gap che separa l’Italia dal resto dell’area euro in tema di cuneo fiscale. Possibile? Si vedrà. Certo è che serve stabilità, come ha ricordato ancora Morando. Che si è spinto a un auspicio che sa di azzardo: «Per attuare le riforme, l’orizzonte del governo non può che essere quello del 2018. E anche dopo, ci sarà da continuare la stagione riformista che stiamo avviando ora».