Archivi giornalieri: 26 marzo 2014

EDITORIALE DI BARBARA SPINELLI

Contenuto della pagina

[EDITORIALE DI BARBARA SPINELLI] IL PATTO DEI MAFIOSI NEL NOME DI DIO

COSÌ come esistono gli atei devoti, esistono anche i mafiosi devoti. Adorano sopra ogni cosa le processioni, e idolatrico è il loro culto di certe Sante, i riti di iniziazione a Cosa nostra.
E le immaginette votive che l’affiliando brucia nel fuoco dopo averci versato sopra il proprio sangue: Roberto Saviano l’ha raccontato sabato su queste colonne. Fuoco, sangue, sacrificio: sono i segni, per l’eletto, di rinascita battesimale a nuova vita.
Contro quest’idolatria è insorto Papa Francesco, il 21 marzo, con parole sommesse ma durissime. Come già Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, il 9 maggio ’93, ha chiamato alla conversione il malavitoso, prospettandogli l’inferno: «Il denaro insanguinato, il potere insanguinato: non potrai portarlo all’altra vita». Francesco sa il rapporto antico, intenso, mimetico, che Cosa nostra ha con la religione. La sua invocazione non è diversa da quella che la Chiesa, nell’ultimo decennio, ha rivolto ai terroristi che abusano dell’Islam. Non pronunciare invano il nome di Dio: è uno dei primi comandamenti del Decalogo, l’ingiunzione fa ritorno.
Ancora più rivelatori delle parole sono i gesti di Francesco: l’abbraccio delle vittime di mafia, la mano tesa a Don Ciotti, il fondatore di Libera vissuto per anni ai margini della Santa Sede e finalmente chiamato a parlare accanto al Pontefice, venerdì nella chiesa di San Gregorio VII a Roma. Il Papa ha ascoltato, assorto, rimproveri non leggeri: Ciotti ha incitato la Chiesa a non collaborare mai più con la mafia, a fare autocritica. Ha ricordato che, in passato, essa non ha curato un male di così enormi risvolti umani e sociali. Ha citato i momenti di luce (in particolare Don Pino Puglisi, Don Peppe Diana, Don Cesare Boschin, ammazzati nel ’93, ’94, ’95) e al tempo stesso i «silenzi, le sottovalutazioni, gli eccessi di prudenza, le parole di circostanza».
Ha anche nominato espressamente la Procura di Palermo, impegnata in uno dei più cruciali processi italiani — quello sui patti fra Stato e mafia — esigendo a voce alta che i «magistrati onesti non siano lasciati soli». Ha fatto il nome del più minacciato fra di loro: Nino Di Matteo, condannato a morte da Totò Riina e tuttavia nome incandescente, che i rappresentanti dello Stato si guardano dal menzionare. È un j’accusepesante, quello di Luigi Ciotti. E l’ha lanciato nel cuore della Chiesa, sicuro d’avere a fianco la sua massima autorità. Forse è la più grande novità di questi giorni. L’Altra Chiesa, quella di Don Gallo e Don Puglisi, da periferia che era diventa centro.
Gian Carlo Caselli, presente alle cerimonie e poi alla marcia di Libera per la XIX Giornata della memoria e dell’impegno, ha detto una cosa importante: che la Chiesa parla alle menti se ha profeti, «e per un profeta non è difficile arrivare più in là della politica». È facile soprattutto in Italia, dove la politica s’inabissa nei silenzi elusivi, nelle smemoratezze. Caselli lo ripete fin da quando, insediato a capo della Procura di Palermo, disse in un convegno della Chiesa di Sicilia, nel ’93: «È necessario analizzare le ragioni per cui rilevanti componenti della Chiesa (…) hanno potuto, e per molto tempo, sottovalutare la realtà della mafia, e conviverci senza articolare una reale opposizione, rendendo debole la parola profetica della Chiesa nella società ». Se Falcone e Borsellino vennero uccisi con le loro scorte, fu «perché lo Stato, ma anche noi cristiani, noi Chiesa, non siamo stati sino in fondo quel che avremmo dovuto essere (…). Quante volte, invece di vedere il prossimo, ci siamo accontentati dell’ipocrisia civile e del devozionismo religioso». Già allora chiedeva al Vaticano uno scatto di responsabi-lità: lo stesso implorato venerdì da Don Ciotti. Lo scatto che tarda a venire nella politica. Antonio Ingroia, ex pubblico ministero a Palermo, osserva come manchi, nei primi discorsi di Renzi premier, ogni accenno alle procure minacciate. Come sia vasto, e voluto, il mutismo sul processo Stato-mafia (Huffington Post, 3-3-14).
Cosa significa, a questo punto, il «convertitevi» ripetuto tre volte da Francesco, e prima di lui da Giovanni Paolo II? Cos’è precisamente il mutar vita, per chi si dice uomo d’onore? Alcuni libri essenziali sono stati scritti su Chiesa a mafia (da Alessandra Dino, “La mafia devota”; da Vincenzo Ceruso, “La Chiesa e la mafia”; da Letizia Paoli, ricercatrice a Friburgo, “Fratelli di mafia”) e sempre il nodo è la conversione. In una libera Chiesa che vive in un libero Stato il senso è chiaro, ma non sempre spiegato nella sua sostanza.
Conversione e pentimento non sono una pacificazione, un adeguarsi alle esteriorità di una fede. Nell’esteriorità il mafioso eccelle, e già Sciascia lo scriveva: il cristianesimo «consente a quelle esplosioni propriamente pagane». Convertirsi, come disse nel ’97 Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo dopo Pappalardo, «esige la detestazione sincera del male commesso, la volontà risoluta di non commetterlo più, di riparare i danni arrecati alle persone e alla società,
rimettendosi alle legittime istanze della giustizia umana». Pentirsi comporta un’accettazione delle regole della
pòlis, distinte da quelle vaticane: un divenire cittadino. Implica collaborazione con i magistrati, perché se non si fa giustizia in terra il rimorso è vano. E implica, nella Chiesa, l’abbandono della doppiezza. È doppiezza quel che disse Padre Schirru contro i pentiti e le «pratiche della delazione», nel Giubileo del 2000. O la protezione offerta ai latitanti da innumerevoli parroci, le connivenze in cambio di favori. È scandalo il vuoto che si creò in ambito ecclesiastico quando fu ucciso Don Puglisi. Il «convertitevi» concerne i mafiosi, e al contempo quella parte del clero che fu connivente per almeno quarant’anni, sino alla fine degli anni 80: proprio gli anni in cui fu complice Andreotti, secondo la sentenza in Cassazione del 2004 che lo assolse parzialmente, e confermando il reato di «concreta collaborazione » lo prescrisse soltanto.
La Chiesa è stata profetica a intermittenza: grazie a due Papi, a arcivescovi come Pappalardo, a preti come Puglisi. Molto spesso fu sedotta — lo è ancora — dalle esplosioni idolatriche dei mafiosi. Più volte, scrive Vincenzo Ceruso, i parroci non vedono contraddizione tra la loro appartenenza religiosa e l’essere affiliati di Cosa Nostra. Così come c’è stato uno Stato malavitoso nello Stato, c’è stata una chiesa del delitto nella Chiesa. Così come c’è stata una trattativa Stato- mafia (nelle ultime ore si riparla di trattative anche con le Brigate rosse, nel rapimento Moro), ci sono stati patti fra Chiesa e mafia. Allo Stato Cosa nostra contende il monopolio della forza, alla Chiesa il monopolio religioso: «Molti religiosi hanno attuato una strategia analoga a quella dei rappresentanti dello Stato, alternando negoziazione e competizione, ma più spesso contrattando gli spazi del sacro» (Ceruso, ibid, pp. 203-4).
Nel dopoguerra la Dc contribuì a legittimare Cosa nostra. Dominante era la voce preconciliare dell’arcivescovo di Palermo Ernesto Ruffini: detrattore di Danilo Dolci e del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, ammiratore di Francisco Franco. Letizia Paoli fornisce i dati evocati nel processo Andreotti: tra il ’50 e il ’92 (anno in cui sono ammazzati Falcone e Borsellino) il 40-75% dei parlamentari Dc e il 40% degli eletti in Sicilia occidentale erano apertamente sostenuti dalla mafia. Su questo passato la Chiesa ancora tace. La conversione che rivendica non la coinvolge. Sono stati numerosi gli arcivescovi denunciatori, ma ancor più i preti complici non processati.
Forse lo scatto invocato da Ciotti (la «pedata di Dio») deve avvenire anche nella curia, e fin dentro le parrocchie. Altrimenti l’anatema profetico che viene dall’alto sarà, come dice Caselli: «acqua che scivola sul marmo ».
 
Barbara Spinelli su Repubblica.it 

Previdenza

Previdenza: pensionati stranieri in 15 anni +4,5% sul totale

Aumenta e continuerà ad aumentare la quota di stranieri che godono di una pensione, ma le percentuali continueranno a essere molto ridotte rispetto a quelle degli italiani. E sul totale della popolazione straniera residente, la quota di pensionati resterà sempre molto più ridotta rispetto alla percentuale di pensionati sul totale dei lavoratori italiani. E’ quanto emerge dal Rapporto “Immigrati e sicurezza sociale: il caso italiano” di European Migration Network Italia, realizzato da Idos e presentato stamani a Roma.

Alla base della scarsa incidenza degli stranieri tra i pensionati c’è la giovane età: nel 2012 gli over 65 erano appena
lo 0,6% degli stranieri residenti. Ciononostante, non mancano motivi di preoccupazione, sia nell’ipotesi che i lavoratori non comunitari ritornino nei Paesi di origine (nel 2012 i permessi di soggiorno scaduti senza essere rinnovati sono stati 180 mila e nel 2011 ben 263 mila), sia che restino in Italia. La maggior parte dei lavoratori interessati ha infatti maturato una carriera assicurativa di pochi anni, che non consente di soddisfare il requisito contributivo (20 anni) per il normale pensionamento di vecchiaia. Il rapporto auspica che venga ripresa la stipula di convenzioni bilaterali con i Paesi di origine degli immigrati che quanto meno consenta la totalizzazione dei periodi dell’assicurazione pensionistica. 

Dalle indagini previsionali promosse dal Centro Studi e Ricerche Idos risulta che, tenuto conto della nuova normativa che ha elevato l’età pensionabile e il requisito contributivo, i cittadini stranieri presenti in Italia, che nel 2010 hanno inciso per l’1,5% sugli ingressi in età pensionabile, porteranno la loro incidenza al 2,6% nel 2015, al 4,3% nel 2020 e al 6,0% nel 2025, anno in cui si stima che gli ingressi in età pensionabile saranno 43 mila tra gli stranieri e ben 747 mila tra gli italiani, per cui i pensionati immigrati passeranno da 1 ogni 46 (2010) a 1 ogni 19 (2025). Il differenziale pensionistico tra italiani e stranieri, dunque, si ridurrà ma resteranno significativi margini che andranno a beneficio della gestione pensionistica, tenuto conto che la popolazione straniera nel 2025, secondo le previsioni, inciderà per il 12,3% sul totale dei residenti (il doppio rispetto all’incidenza sugli immigrati pensionandi).

Ma che pensione sarà? Sicuramente bassa, come per la maggior parte degli italiani, ma ancora di più per gli immigrati perché i contributi pagati da questi lavoratori sono calcolati su una retribuzione inferiore mediamente del 25% rispetto a quella degli italiani. Gli immigrati pensionati saranno destinati, salvo adeguate misure di contrasto, ad aumentare le schiere dei poveri e questo costituirà un problema molto serio, avverte il Rapporto.

Welfare

Welfare: per stranieri pari diritti solo sulla carta

Secondo quanto emerge dal Rapporto “Immigrati e sicurezza sociale: il caso italiano” realizzato da Idos per Emn (European Migration Network, programma che coinvolge tutti i Paesi membri e che in Italia fa capo al Viminale), si è riscontrata in Italia una tendenza cha ha portato alla chiusura sia il legislatore nazionale che gli amministratori locali, costringendo chi si occupa della tutela degli immigrati a ricorrere ai giudici di merito italiani, alla Cassazione e alla Consulta ma anche alla Corte di Giustizia di Lussemburgo.

Nel 2012 i beneficiari di cassa integrazione ordinaria sono stati più di 680 mila (le stesse persone possono essere state beneficiarie di più interventi nel corso dell’anno), 72.705 dei quali con cittadinanza di un Paese estero non comunitario (per il 94,0% uomini), pari al 10,6% del totale. L’elevata incidenza del lavoratori stranieri risulta dipende dal fatto che, per un terzo, la loro occupazione si concentra nel settore dell’industria e nelle regioni del Nord Italia dove la crisi si è fatta maggiormente sentire. Meno alta è invece la percentuale di non comunitari sul totale dei beneficiari di cassa integrazione straordinaria, che si attesta sul 6,8%. Anche in questo caso i valori più alti di incidenza di non comunitari sul
totale riguardano il Nord Ovest e il Nord Est. Sulle indennità di mobilità i non comunitari incidono mediamente per il 5,5%, per il 5,2% sui congedi parentali, per l’8,4% sulla maternità obbligatoria (includendo, oltre ai non comunitari, anche i comunitari occupati come dipendenti, autonomi e parasubordinati), per l’11,1% sugli assegni per il nucleo familiare.

Sant’ Emanuele

 

Sant’ Emanuele


Sant' Emanuele

Nome: Sant’ Emanuele
Titolo: Martire

Ricorrenza: 26 marzo

Molti, conoscendo la diffusione del nome di Emanuele, si meraviglieranno nel sapere che di Santi con questo nome ce n’è uno solo, e neanche ben noto, anzi oscuro, di epoca incerta. E nemmeno ricordato da solo, nei martirologi, ma in un gruppo di quaranta Martiri, e rammentato terzo dopo Quadrato e Teodosio.
In realtà, la fama e anche la bellezza del nome di Emanuele non è legata ad un Santo, ma allo stesso Salvatore. Leggiamo infatti il Vangelo di Matteo, che dice, parlando della nascita del Bambino di Betlemme: « Tutto ciò avvenne affinché s’adempisse quanto aveva detto il Signore a mezzo del Profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio, che sarà detto 
Emanuele ».
Il Profeta, a cui si richiama San Matteo, è il Profeta Isaia, il quale con queste parole luminose annunzia la venuta dei tempi nuovi e di colui che saprà « rigettare il male e scegliere il bene».
Ma che cosa vuol dire Emanuele? Lo ha chiarito lo stesso San Matteo: vuol dire « Dio è con noi ». E perciò l’attributo tipico, completo e consolante del Messia, cioè del vero inviato da Dio per la salvezza del suo popolo.
Veramente, in ebraico tale termine suona Immanuel. I Settanta, nella loro versione della Bibbia, l’hanno trasformato in parola greca, modificandone leggermente il suono, traducendo cioè Emmanuel. E come Emanuele è diventato per i cristiani nome proprio, come altri attributi di Gesù.
«Emmanuele » è infatti il titolo glorioso di Gesù soprattutto nella sua Resurrezione, nell’avvenimento che suggella e prova come « Dio sia con 
lui », e anche « con noi », con il popolo cioè dei redenti da quella Redenzione e dei credenti in quella Resurrezione.
Perciò, più o meno consapevolmente, i genitori che impongono ad un figlio il nome di Emanuele, o ad una figlia quello di Emanuela, più che richiamarsi alla devozione di un Santo particolare, onorano Gesù con uno dei suoi più belli attributi, come accade anche per i nomi di Salvatore e di Crocifisso.
Nonostante ciò, esiste anche un Sant’Emanuele, che la Chiesa festeggia oggi insieme con Quadrato e Teodosio, in un gruppo di quaranta Martiri d’epoca incerta.
La loro storia è presto detta. Pare che fossero originari dell’Oriente, e in tempi di persecuzione, il primo di essi, Quadrato, che era Vescovo, venne allontanato dalla sua diocesi e diffidato di proseguire la sua opera. Egli seguitò però a predicare, a battezzare, ad assistere i fedeli, fino a che non venne catturato e condannato a morte.
Dietro il suo esempio, altri 39 cristiani, uomini e donne, giovani e vecchi, ricchi e poveri, si presentarono al governatore della provincia dichiarando la loro fede. Furono tormentati nella speranza di vederli apostatare, e poiché nessuno cedette, tutti furono messi a morte.
Anche negli antichi menologi greci, Emanuele viene talvolta chiamato Manuele o Manuel, diminutivo che è restato molto diffuso, specialmente in Spagna: tanto da apparire, ormai, come un nome tipicamente spagnolo.

ULTIMISSIME LAVORO – FISCALE26/03/2014

 

GIURISPRUDENZA

CORTE DI CASSAZIONE

ORDINANZA

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 24 marzo 2014, n. 6871LAVORO, FISCALE

Lavoratore autonomo – Geometra libero professionista – Obblighi contributivi – Competenza – Applicazione delle sanzioni civili

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 24 marzo 2014, n. 6895FISCALE

Tributi – Accertamento – Controllo automatizzato delle dichiarazioni dei redditi ex art. 36 bis d.p.r. 600/73 – Riscossione – Cartella di pagamento – Notifica

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 24 marzo 2014, n. 6899FISCALE

Tributi – TARSU – Locale adibito a garage – Assoggettamento al tributo

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 25 marzo 2014, n. 6947FISCALE

Tributi – IRPEG – Rimborsi – Eccedenza d’imposta risultante dalla dichiarazione annuale – Presentazione della dichiarazione quattro anni dopo il termine – Richiesta di rimborso – Non sussiste – Indicazione del credito d’imposta in Unico – Insufficienza

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 25 marzo 2014, n. 6949FISCALE

Tributi – Accertamento – Fatture per operazioni soggettivamente inesistenti – Presunzione di legge relativa – Inversione dell’onere della prova in capo al contribuente

SENTENZA

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 25 marzo 2014, n. 13987LAVORO

Lavoro – Obblighi datoriali – Sanzioni – Attrezzature inadeguate – Parti del macchinario inoffensive per gli operai – Normativa antinfortunistica – Responsabilità penale

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 25 marzo 2014, n. 13990FISCALE

Tributi – Reati tributari – Omesso versamento di ritenute risultanti dalle certificazioni – Sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente – Imputazione al legale rappresentante della società

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 25 marzo 2014, n. 14013LAVORO, FISCALE

Avvocato – Esercizio abusivo della professione – Sospensione disciplinare – Decorrenza dalla notifica del provvedimento adottato dal Consiglio nazionale forense

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 25 marzo 2014, n. 6965LAVORO

Lavoro subordinato – Demansionamento – Riorganizzazione aziendale – Danno patrimoniale e non patrimoniale – Risarcimento – Mancata allegazione e prova – Intento discriminatorio

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 25 marzo 2014, n. 6986FISCALE

Tributi – IVA – Eccedenza d’imposta risultante dalla dichiarazione annuale – Mancata compilazione del campo riguardante il rimborso – – Richiesta rimborso – Non sussiste – Termine biennale

LEGISLAZIONE

CORTE DEI CONTI

DELIBERA

CORTE DEI CONTI – Delibera 04 marzo 2014, n. 5/SEZAUT/2014/INPRLAVORO, FISCALE

Linee guida per le relazioni dei revisori dei conti sui rendiconti delle regioni per l’anno 2013, secondo le procedure di cui all’art. 1, comma 166 e seguenti, legge 23 dicembre 2005, n. 266, richiamato dall’art. 1, comma 3, decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213

DECRETO LEGISLATIVO

DECRETO LEGISLATIVO 04 marzo 2014, n. 44LAVORO, FISCALE

Attuazione della direttiva 2011/61/UE, sui gestori di fondi di investimento alternativi, che modifica le direttive 2003/41/CE e 2009/65/CE e i regolamenti (CE) n. 1060/2009 e (UE) n. 1095/2010

PRASSI

EQUITALIA

COMUNICATO

EQUITALIA – Comunicato 25 marzo 2014LAVORO, FISCALE

Definizione agevolata delle cartelle, adesioni in calo. Dal 28 febbraio versati 40 milioni di euro

INAIL

DETERMINAZIONE

INAIL – Determinazione 11 marzo 2014, n. 67LAVORO

Riduzione dei premi e contributi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Provvedimenti attuativi dell’art. 1, comma 128, Legge 27 dicembre 2013 n. 147 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014). Misura della riduzione per il 2014 e modalità applicative.

INPS

CIRCOLARE

INPS – Circolare 25 marzo 2014, n. 41LAVORO

Convenzione fra l’INPS e l’Associazione Nazionale Autonoma Liberi Imprenditori (AS.N.A.L.I.) per la riscossione dei contributi associativi delle aziende assuntrici di manodopera e dei piccoli coloni e compartecipanti familiari (P.C.C.F.), ai sensi della legge 12 marzo 1968, n.334. Istruzioni operative.

INPS – Circolare 25 marzo 2014, n. 38LAVORO

Attivazione convenzioni tra INPS e strutture sanitarie esterne – pubbliche e private – ovvero medici specialisti esterni in materia di accertamenti sanitari. Determinazione presidenziale n. 204 del 20 dicembre 2013. Istruzioni contabili.

INPS – Circolare 25 marzo 2014, n. 39LAVORO

Convenzione fra l’INPS e il Sindacato sociale e lavoro insieme (sindacato sli) per la riscossione dei contributi sindacali sulle prestazioni pensionistiche ai sensi della legge 11 agosto 1972, n. 485. Istruzioni operative e contabili. Variazioni al piano dei conti.

INPS – Circolare 25 marzo 2014, n. 40LAVORO

Convenzione fra l’INPS e la Unione Nazionale Imprese di Meccanizzazione Agricola (UNIMA) per la riscossione dei contributi associativi delle aziende assuntrici di manodopera e dei piccoli coloni e compartecipanti familiari (P.C.C.F.), ai sensi della legge 12 marzo 1968, n.334. Istruzioni operative.

INPS – Circolare 25 marzo 2014, n. 42LAVORO

Convenzione tra l’INPS e la CONFIMPRESE ITALIA (Confimprese – Confederazione Sindacale Imprenditoriale) per la riscossione dei contributi associativi delle aziende assuntrici di manodopera e dei piccoli coloni e compartecipanti familiari (P.C.C.F.), ai sensi della legge 1968, n. 334. Istruzioni operative.

INPS – Circolare 25 marzo 2014, n. 43LAVORO

Convenzione fra l’INPS e il SALPI – Sindacato Autonomo Lavoratori – Pensionati Imprenditori per la riscossione dei contributi associativi dei coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali, ai sensi dell’art.11 della legge 12 marzo 1968, n.334. Istruzioni operative.

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

COMUNICATO

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Comunicato 25 marzo 2014LAVORO

Permesso unico per soggiorno e lavoro – Pubblicato sulla G.U. il d.lgs. che recepisce la direttiva europea 2011/98/UE

INTERPELLO

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Interpello 25 marzo 2014, n. 10LAVORO

Art. 9, D.Lgs. n. 124/2004 – lavoro intermittente – R.D. n. 2657/1923 – figura dell’addetto alle attività di call center in bound e/o out bound.

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Interpello 25 marzo 2014, n. 11LAVORO, FISCALE

Obbligo di iscrizione all’ENASARCO dei collaboratori dei mediatori creditizi.

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Interpello 25 marzo 2014, n. 12LAVORO

Interpello ai sensi dell’art. 9 D.Lgs. n. 124/2004 – interposizione fittizia di manodopera – termine di decadenza per l’impugnazione del licenziamento illegittimo – costituzione del rapporto di lavoro con l’utilizzatore delle prestazioni – art. 32, comma 4 lett. d), L. n. 183/2010.

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Interpello 25 marzo 2014, n. 9LAVORO

Art. 9, D.Lgs. n. 124/2004 – lavoro intermittente – R.D. n. 2657/1923 – personale delle aziende funebri.