Archivi giornalieri: 3 marzo 2014

Libera

Mafia: don Ciotti: riformare Agenzia nazionale beni confiscati

 “Occorre riformare l’agenzia nazionale dei beni confiscati. E’ inutile mantenere tante sedi sparse in Italia. Meglio una sola, centrale, a Roma, presso la        presidenza del Consiglio dei ministri”. Lo ha detto don Luigi Ciotti, intervenendo a Roma al forum nazionale sui beni confiscati promosso da Libera. Sulla gestione don Ciotti ha poi aggiunto: “Ci possono essere le condizioni per vendere i beni confiscati, ma che la vendita sia un’ipotesi solo residuale. Se non è residuale c’è altro dietro”. Tra le soluzioni da individuare per risolvere le criticità di questo patrimonio, secondo don Ciotti, la “piena attuazione dell’albo degli amministratori”. “Ne abbiamo tanti bravi – ha detto – ma bisogna distinguere per non confondere e valorizzare gli onesti, perché purtroppo ce ne sono stati anche tanti che hanno accumulato poteri su poteri”.

“Bisogna inoltre garantire – ha proseguito – l’accesso al credito per le cooperative di giovani. C’è una proposta della Cgil in discussione per assicurare incentivi alle cooperative di dipendenti delle imprese confiscate”. “Attraverso la campagna ”impresa bene comune” avviata con Unioncamere e organizzazioni sindacali – ha continuato don Ciotti – vogliamo coinvolgere imprese sane del ”made in Italy” in un percorso di recupero a fianco delle aziende confiscate”. Il fondatore di Libera ha auspicato inoltre un utilizzo corretto dei fondi europei della programmazione 2014-2020 per la coesione sociale e facendo riferimento al neo ministro del Lavoro Giuliano Poletti, presente nell’Aula Giulio Cesare, si è detto “felice che una persona che ha lavorato tanto con la cooperazione sociale prenda in mano il ministero del lavoro e delle politiche sociali”. In ultimo la lanciato una proposta di consumo critico. “Abbiamo costruito – ha concluso – un’economia sana nei territori. Ora al governo chiedo che i grandi pranzi coi capi di Stato e i ministri si facciano coi prodotti di Libera derivanti dai terreni confiscati alle mafie”.

Lavoro

Un milione di posti di lavoro persi in 5 anni

L’anno orribile del lavoro. Nel 2013 gli occupati sono diminuiti di 478 mila (-2,1%) rispetto al 2012, ovvero di quasi mezzo milione. Lo rileva l’Istat, spiegando che si tratta dell’anno peggiore dell’inizio della crisi.

Secondo l’Istituto di statistica, nell’anno il tasso medio di disoccupazione è arrivato al 12,2%. Era al 10,7% l’anno precedente. Il tasso di disoccupazione a gennaio è balzato al 12,9%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su dicembre e di 1,1 su base annua. I disoccupati sfiorano i 3,3 milioni. Anche in questo caso, si tratta del tasso più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977.

Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, inoltre, a gennaio è pari al 42,4%. Si tratta ancora una volta del tasso più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977. I giovani in cerca di un lavoro sono 690mila. Tra il 2008 e il 2013, gli anni della crisi, si contano infine 984 mila occupati in meno, ovvero quasi un milione.

Camusso

Camusso: il primo atto di Renzi sia creare occupazione

Il primo atto del governo Renzi deve essere “una risposta per l’occupazione: non si può continuare a non mettere il lavoro al centro, in termini di creazione di occupazione e maggiori risorse per i lavoratori”. Lo dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “Vedo che in queste ore – afferma – il Fondo monetario internazionale torna sullo schema di voler definire le regole del mercato del lavoro: non abbiamo bisogno dell’ennesima discussione sulle regole. ma abbiamo bisogno di creazione di lavoro e di qualche condizione di reddito migliore di quelle che abbiamo oggi”.

Per avere una svolta nel 2014 “servono delle politiche diverse: era prevedibile”. Negli ultimi anni, secondo Camusso, “non si è scelto di fare politiche che contrastassero l’austerità per dirla all’europea, o la recessione per dirla concretamente. Si è accumulata una difficoltà e i numeri che vediamo oggi sono la somma delle difficoltà accumulate negli anni”. Può essere un anno di svolta, dunque, solo “se si decide di fare finalmente delle politiche diverse: se si continua una politica sostanzialmente di restrizione è difficile che ci sia il cambiamento”.

LAVORO UE

Lavoro: Ue, divario stipendi uomo-donna rimane oltre il 16%

Rimane al 16,4% il divario medio fra gli stipendi degli uomini e delle donne che lavorano nell’Unione europea. I dati della Commissione europea indicano per il 2012 un differenziale retributivo medio del 16,4% nell’Unione europea e confermano una stagnazione dopo la lieve tendenza al ribasso degli ultimi anni rispetto al 17% degli anni precedenti.

Il divario comporta che in Europa le donne lavorano 59 giorni a salario zero.  In Danimarca, nella Repubblica Ceca, in Austria, nei Paesi Bassi e a Cipro si registra una costante riduzione del divario, mentre Polonia e Lituania hanno invertito la tendenza al ribasso nel 2012. In alcuni Paesi, come l’Ungheria, il Portogallo, l’Estonia, la Bulgaria, l”Irlanda e la Spagna negli ultimi anni il differenziale retributivo di genere è aumentato.

LAVORO

Lavoro: Cgil, Cisl, Uil a Poletti, serve incontro urgente su Cig in deroga

In una lettera firmata dai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Serena Sorrentino, Luigi Sbarra e Guglielmo Loy,i sindacati, che porgono innanzitutto ”auguri sinceri per l’importante e delicato incarico”, sottolineano come ”in questa fase di gravi e protratte difficoltà occupazionali, chiediamo di poterla incontrare relativamente alla questione degli ammortizzatori sociali in deroga, per i quali vanno assicurati congrui finanziamenti sia a chiusura dell’anno 2013 che per coprire l’intero 2014”.

 ”In molte Regioni – prosegue la lettera- anche su indicazione del Ministero e dell’Inps, si è provveduto alla proroga degli accordi quadro generalmente per una durata di tre mesi. Ma l’incertezza sulla disponibilità delle risorse per l’intero anno determina una difficoltà di accesso allo strumento con il rischio di gravi conseguenze sul piano della tenuta occupazionale per la impossibilità di gestione delle crisi. Confidando nella sua sensibilità sulla questione, e tenuto conto della situazione di grave emergenza, che suscita in noi serie preoccupazioni, chiediamo – conclude la lettera – che l’incontro possa avvenire con carattere di urgenza, auspicando di poterci incontrare di nuovo in seguito sulle questioni più generali”.