Il decreto del fare

Il decreto del fare «riduce le tutele del lavoro»

I sindacati bocciano le “semplificazioni” in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro decise dal governo del “decreto del fare”. In una nota congiunta, Cgil Cisl Uil stigmatizzano la decisione di procedere per decreto, perché “problematiche di questa rilevanza non devono essere affrontate con tali modalità”. È un percorso che conduce “a derive molto gravi e pericolose – rilevano le confederazioni – che rischiano di ridurre le tutele del lavoro su materie così delicate, in particolare in quei settori e contesti lavorativi a più alta esposizione ai rischi e già caratterizzati da un numero rilevante di infortuni gravi, mortali e di malattie professionali. Tutto questo a conferma della pratica del confondere interventi di semplificazione burocratica con l’alleggerimento delle tutele in materia di prevenzione: il governo dimostra di non porre la materia della salute e sicurezza sul lavoro in posizione prioritaria. I sindacati criticano poi “il rifiuto ad un confronto preventivo con le parti sociali”.

Quanto al merito, le confederazioni bocciano l’eliminazione prevista del DUVRI (il documento di valutazione dei rischi che le aziende devono elaborare), perché “le aziende si trovano a dover cambiare, ancora una volta, le modalità di adempimento”. Pollice verso anche per l’eliminazione di fatto delle Procedure Standardizzate, appena entrate in vigore per le piccole imprese definite “a basso rischio”. “Tale disposizione farebbe fare un passo indietro al nostro Paese – spiegano i sindacati -, in un comparto come quello delle Pmi, oltre a dover registrare la sanzione ricevuta dall’Europa proprio su questo punto”.

Cgil Cisl Uil non sono convinte neanche dalla sostanziale “semplificazione” del Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) e del Piano Operativo di Sicurezza (POS), né dall’abolizione di una serie di notifiche all’organo di vigilanza, al momento a carico del datore di lavoro: superamento dei limiti di esposizione per gli agenti chimici pericolosi; eventi imprevedibili di esposizione ad agenti cancerogeni e misure adottate per ridurre le conseguenze; notifica preliminare prima dell’inizio dei lavori di rimozione o demolizione di materiali contenenti amianto; dispersione nell’ambiente di agenti biologici pericolosi e misure adottate per ridurre le conseguenze.

I sindacati dicono no, inoltre, all’abolizione dell’obbligo di comunicazione all’autorità giudiziaria, alle Asl e all’INAIL degli infortuni gravi e mortali (il decreto legge lo mantiene solo nei riguardi dell’Inail). “In tal modo – argomentano le confederazioni – le Autorità di pubblica sicurezza dovranno farsi carico di procurarsi le informazioni e questo, oltre ad allungare i tempi, prevederebbe un’azione specifica per ciascun dato. In caso, difatti, di mancata attivazione da parte delle Autorità, queste rimarrebbero all’oscuro del fenomeno infortunistico relativo alle lesioni od omicidio colposi, con evidenti conseguenze sul piano dell’eventuale accertamento di irregolarità”.

Netta opposizione, infine, agli interventi previsti di “semplificazione” relative all’informazione, alla formazione e alla sorveglianza sanitaria per tutte le prestazioni lavorative di breve durata (che, a differenza dell’agricoltura, non hanno alcuna regolazione specifica).

Nel periodo che manca allo scadere del tempo di vigenza del dl (21 agosto), i sindacati annunciano iniziative sul territorio e “interventi diretti sulle commissioni parlamentari, specificatamente coinvolte nei lavori sul testo, al fine di determinare la conclusione dell’iter legislativo con una eliminazione complessiva dei provvedimenti in tema”.

Il decreto del fareultima modifica: 2013-07-03T12:13:07+02:00da vitegabry
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