Archivi giornalieri: 19 febbraio 2024

Congedo parentale, mensilità elevata: istruzioni per settore privato

Congedo parentale, mensilità elevata: istruzioni per settore privato

Congedo parentale, una mensilità elevata all’80% della retribuzione: istruzioni settore privato.

Pubblicazione: 17 maggio 2023

La legge di bilancio 2023 ha elevato, per una mensilità, l’indennità di congedo parentale dal 30% all’80% della retribuzione.

È possibile fruire della mensilità indennizzata all’80% della retribuzione entro il sesto anno di vita del figlio, o entro sei anni dall’ingresso in famiglia del minore in caso di adozione o di affidamento e, comunque, non oltre il compimento della maggiore età.

Il beneficio è riconosciuto in alternativa tra i genitori e si applica ai lavoratori dipendenti, pubblici o privati, che terminano il congedo di maternità o, in alternativa, di paternità successivamente al 31 dicembre 2022.

La domanda di congedo parentale può essere presentata online accedendo con le proprie credenziali al servizio dedicato, oppure tramite Contact center e patronati.

La circolare INPS 16 maggio 2023, n. 45 fornisce le istruzioni per il settore privato e illustra ai datori di lavoro le modalità di esposizione dei dati nel flusso UNIEMENS.

Per disoccupati

Per disoccupati

L’elenco dei servizi per richiedere sussidi per disoccupati

Seleziona il servizio in base alle tipologie di sussidi: assegni (integrativo, ASDI), indennità (Disoccupazione, DIS-COLL, Nuovo RA, ASpI, NASpI, reddito/pensione di cittadinanza) o contributo straordinario di solidarietà. 

 

Assegno integrativo per lavoratore in mobilità che accetta un lavoro con retribuzione inferiore a quella precedente

Domanda di assegno integrativo per lavoratori in mobilità che accettano un lavoro con una retribuzione inferiore a quella precedente

Contributo per i genitori disoccupati o monoreddito con figli disabili

Domanda di contributo spettante a uno dei genitori, disoccupati o monoreddito, con figli a carico con disabilità riconosciuta non inferiore al 60%

Contributo straordinario a iscritti Gestione Assistenza Magistrale

Domanda di contributo straordinario di solidarietà per gli iscritti alla Gestione Assistenza Magistrale in stato di bisogno economico

DIS-COLL: indennità mensile di disoccupazione

Domanda di indennità di disoccupazione mensile per collaboratori coordinati e continuativi, assegnisti e dottorandi di ricerca con borsa di studio

Disoccupazione agricola: indennità erogata in unica soluzione per i lavoratori agricoli dipendenti

Domanda di indennità di disoccupazione agricola per lavoratori agricoli dipendenti e figure equiparate

Disoccupazione per i lavoratori rimpatriati in Italia dopo un periodo di lavoro all’estero

Domanda di disoccupazione per i cittadini italiani che hanno lavorato all’estero rimasti disoccupati

Gestione uffici pagatori online

Servizio che consente di gestire direttamente on line gli uffici dei pagatori. È rivolto a enti pubblici e previdenziali

Indennità di disoccupazione lavoratori frontalieri e diversi dai frontalieri corrisposta in base ai regolamenti comunitari di sicurezza sociale (art. 65 del regolamento CE n. 883/2004)

Domanda di indennità di disoccupazione per lavoratori frontalieri e lavoratori assicurati in uno Stato membro diverso da quello di residenza

NASpI anticipata: indennità di disoccupazione erogata in unica soluzione (per lavoratori licenziati dal 1° maggio 2015)

Domanda di indennità NASpI anticipata per soggetti beneficiari della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego

NASpI: indennità mensile di disoccupazione

Domanda di indennità NASpI per lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perduto involontariamente l’occupazione

Nuovo Reddito di Attivazione (Nuovo RA) della Provincia Autonoma di Trento

Domanda di Nuovo Reddito di Attivazione per i residenti nella Provincia Autonoma di Trento in stato di disoccupazione

Reddito di Cittadinanza e Pensione di Cittadinanza

Domanda per il Reddito di Cittadinanza o Pensione di Cittadinanza per i nuclei familiari che risultano in possesso di determinati requisiti

Nuovo

Servizi in convenzione (Regioni e Province autonome)

Invio di richieste di pagamento sussidi e monitoraggio risorse impegnate effettuato da Regioni e Province autonome

Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL)

Il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) è finalizzato all’attivazione nel mondo del lavoro delle persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa

Trasmissione domande, istruzioni e software delle prestazioni sociali

Il servizio permette di accedere a informazioni di carattere generale sulle prestazioni sociali e alle funzionalità per la gestione delle domande

Dichiarazione del Presidente Mattarella per la morte di Aleksej Navalnyj

Dichiarazione del Presidente Mattarella per la morte di Aleksej Navalnyj

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«La morte di Aleksej Navalnyj nel carcere russo di Kharp rappresenta la peggiore e più ingiusta conclusione di una vicenda umana e politica che ha scosso le coscienze dell’opinione pubblica mondiale.
Per le sue idee e per il suo desiderio di libertà Navalnyj è stato condannato a una lunga detenzione in condizioni durissime. Un prezzo iniquo e inaccettabile, che riporta alla memoria i tempi più bui della storia. Tempi che speravamo di non dover più rivivere.
Il suo coraggio resterà di richiamo per tutti.
Esprimo alla famiglia di Aleksej Navalnyj il cordoglio e la vicinanza della Repubblica italiana».

 Roma, 16/02/2024 (II mandato)

Archivio news – 2024

 

Archivio news – 2024

6 febbraio 2024

“AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA IMPRESE STRATEGICHE – DISPOSIZIONI URGENTI”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 18 gennaio 2024, n. 4.

5 febbraio 2024

“CARTE DELLA CULTURA GIOVANI E DEL MERITO – REGOLAMENTO DI ATTRIBUZIONE E UTILIZZO”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto 29 dicembre 2023, n. 225.

5 febbraio 2024

“QUADRO DI RISANAMENTO E RISOLUZIONE CONTROPARTI CENTRALI – ADEGUAMENTO UE”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal D.Lgs. 6 dicembre 2023, n. 224.

2 febbraio 2024

“AIFA – MODIFICHE AL REGOLAMENTO DI ORGANIZZAZIONE E FUNZIONAMENTO”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto 8 gennaio 2024, n. 3.

31 gennaio 2024

ADEMPIMENTI TRIBUTARI – RAZIONALIZZAZIONE E SEMPLIFICAZIONE NORME”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal D.Lgs. 8 gennaio 2024, n. 1.

31 gennaio 2024

“INCLUSIONE E ACCESSIBILITA’ – RIQUALIFICAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal D.Lgs. 13 dicembre 2023, n. 222.

29 gennaio 2024

RIFORMA FISCALE – STATUTO CONTRIBUENTE, CONTENZIOSO TRIBUTARIO E ADEMPIMENTO COLLABORATIVO”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dai Decreti Legislativi pubblicati nella G.U. n. 2 del 3/1/2024.

29 gennaio 2024

“MEDICINALI VETERINARI – ADEGUAMENTO REGOLAMENTO (UE)”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal D.Lgs. 7 dicembre 2023, n. 218.

26 gennaio 2024

“LEGGE DI BILANCIO 2024”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dalla Legge 30 dicembre 2023, n. 213.

25 gennaio 2024

“PROCEDIMENTO PENALE E CIVILE – REGOLE TECNICHE DEPOSITO TELEMATICO ATTI E DOCUMENTI”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto 29 dicembre 2023, n. 217.

24 gennaio 2024

“RIFORMA FISCALE – ATTUAZIONE PRIMO MODULO IRPEF”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto Legislativo 30 dicembre 2023, n. 216.

22 gennaio 2024

“DECRETO-LEGGE MILLEPROROGHE”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 30 dicembre 2023, n. 215.

22 gennaio 2024

“MERCATO E CONCORRENZA – LEGGE ANNUALE 2022”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dalla Legge 30 dicembre 2023, n. 214.

19 gennaio 2024

AGEVOLAZIONI FISCALI – MISURE URGENTI”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto-Legge 29 dicembre 2023, n. 212.

18 gennaio 2024

“FISCALITA’ INTERNAZIONALE – ATTUAZIONE RIFORMA”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto Legislativo 27 dicembre 2023, n. 209.

17 gennaio 2024

“PROCESSO CIVILE – OGGETTO DELLA CONSULENZA TECNICA PREVENTIVA”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 222 del 2023.

16 gennaio 2024

“ISTITUZIONE COMITATO POLITICHE MACROPRUDENZIALI – RECEPIMENTO RACCOMANDAZIONE CERS”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto Legislativo 7 dicembre 2023, n. 207.

16 gennaio 2024

“MADE IN ITALY- DISPOSIZIONI PER LA VALORIZZAZIONE, PROMOZIONE E TUTELA”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dalla Legge 27 dicembre 2023, n. 206.

15 gennaio 2024

“CARTOLARIZZAZIONI – ADEGUAMENTO REGOLAMENTO (UE)”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto Legislativo 6 dicembre 2023, n. 204.

12 gennaio 2024

RICONOSCIMENTO RECIPROCO CONGELAMENTO E CONFISCA – ADEGUAMENTO REGOLAMENTO (UE)”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto Legislativo 7 dicembre 2023, n. 203.

11 gennaio 2024

MIT – REGOLAMENTO DI ORGANIZZAZIONE UFFICI COLLABORAZIONE E OIV”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal D.P.C.M. 27 ottobre 2023, n. 198.

10 gennaio 2024

MINISTERO DELLA SALUTE, UFFICI COLLABORAZIONE E OIV – REGOLAMENTI DI ORGANIZZAZIONE”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dai D.P.C.M. pubblicati nella G.U. n. 295 del 19/12/2023.

9 gennaio 2024

DIRITTO ALL’OBLIO ONCOLOGICO”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate alla Legge 4 maggio 1983, n. 184 dalla Legge 7 dicembre 2023, n. 193.

9 gennaio 2024

“MANGIMI MEDICATI – ADEGUAMENTO REGOLAMENTO (UE)”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal Decreto Legislativo 23 novembre 2023, n. 194.

8 gennaio 2024

“ISTITUTI DI RAPPRESENTANZA MILITARE – DISPOSIZIONI PER IL RIASSETTO NORMATIVO”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal D.Lgs. 24 novembre 2023, n. 192.

8 gennaio 2024

“ECONOMIA, FISCO E TUTELA DEL LAVORO – CONVERSIONE IN LEGGE”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal D.L. 145 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla L. 191 del 2023.

5 gennaio 2024

“PROFESSIONE GUIDA TURISTICA – DISCIPLINA”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dalla Legge 13 dicembre 2023, n. 190.

5 gennaio 2024

“UFFICI CORTE DI CASSAZIONE IN MATERIA DI REFERENDUM – CONVERSIONE IN LEGGE”

La Banca Dati è aggiornata in multivigenza con le modifiche apportate dal D.L. 144 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla L. 189 del 2023.

Nell’ultimo decennio tornano gradualmente a crescere le risorse italiane destinate all’Africa

Nell’ultimo decennio tornano gradualmente a crescere le risorse italiane destinate all’Africa

Le risorse dell’aiuto pubblico allo sviluppo erogate dall’Italia tra 2000 e 2022 verso paesi del continente africano

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DESCRIZIONE

Osservando le risorse dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) che l’Italia ha destinato a paesi africani tra il 2000 e il 2022 emergono due fasi chiaramente distinte. Nella prima fase, tra 2000 e 2011, quasi ogni anno una parte consistente e spesso maggioritaria delle risorse era destinata a programmi di cancellazione del debito dei paesi africani. A partire dal 2012 però, come effetto della crisi finanziaria a cui fu esposto il paese, le risorse destinate all’Africa subirono un netto ridimensionamento. Le politiche di cancellazione del debito sparirono quasi del tutto e anche l’Aps restante venne sostanzialmente dimezzato. Anche se con il passare degli anni l’ammontare complessivo delle risorse è tornato gradualmente a cresce, solo in due occasioni abbiamo assistito a consistenti operazioni di cancellazione del debito: nel 2016 nei confronti della Guinea-Bissau per complessivi 113 milioni di euro e, in particolare, nel 2021 nei confronti della Somalia per un valore di 519 milioni di euro.

DA SAPERE

Sono indicate le risorse dell’aiuto pubblico allo sviluppo destinate dall’Italia a paesi africani distinguendo tra le operazioni di cancellazione del debito e altri tipi di aiuto. I valori sono espressi in dollari a prezzi costanti 2021.

 

3. La cooperazione e le risorse per i paesi più svantaggiati

3. La cooperazione e le risorse per i paesi più svantaggiati

Progetto


Oltre al traguardo principale di destinare lo 0,70% del reddito nazionale lordo (Rnl) in aiuto pubblico allo sviluppo, l’Italia si è impegnata in un altro obiettivo, previsto anche dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite (Sdg 17.2). L’impegno è quello di destinare una quota compresa tra lo 0,15% e lo 0,20% del proprio Rnl ai paesi a più basso livello di sviluppo, anche noti come least developed countries (Ldcs).

Dagli ultimi dati Ocse emerge che l’Italia è molto indietro su quest’obiettivo: con lo 0,05% segna, nel 2022, un valore pari a un terzo a quello dell’obiettivo ormai prossimo. Inoltre si tratta del valore più basso dal 2016, il che indica inequivocabilmente un peggioramento. Rispetto al 2021, quando si era toccato il valore più alto (0,08%) si tratta di un vero e proprio crollo, che ha portato il nostro paese al ventesimo posto da questo punto di vista tra i paesi del comitato Ocse Dac.

I paesi donatori e le risorse agli Ldcs

Gli Ldcs sono una serie di stati considerati particolarmente vulnerabili da un punto di vista economico. Nel 2022 i paesi del comitato Ocse Dac hanno loro destinato, complessivamente, circa 45 miliardi di dollari. Una cifra che risulta essere in calo rispetto al 2021, quando l’importo era stato pari a oltre 49 miliardi.

-8,7% le risorse destinate agli Ldcs dai paesi Ocse Dac, tra 2021 e 2022.

Infatti, se nel 2021 le risorse per gli Ldcs ammontavano al 27% del totale, nel 2022 questa quota è scesa al 21%. Anche rispetto al Rnl la percentuale si è ridotta, passando dallo 0,09% allo 0,08%.

Come nel caso dell’Aps complessivo, anche qui il donatore più importante in termini assoluti risultano essere gli Stati Uniti con circa 15 miliardi di dollari (seguono Giappone e Germania con circa 5 miliardi). In maniera analoga, il loro contributo si riduce notevolmente se messo in rapporto al reddito nazionale lordo. In questi termini infatti gli Stati Uniti si posizionano solo al diciannovesimo posto tra i paesi Ocse Dac, con lo 0,06%.

Ancora più bassa però la posizione in classifica dell’Italia, che con lo 0,05% arriva solo al ventesimo posto. Nel 2021 il nostro paese si collocava al sedicesimo posto.

Ad oggi solo 3 paesi raggiungono l’obiettivo, in alcuni casi superandolo ampiamente. Si tratta di Lussemburgo (con lo 0,46%), Svezia (0,28%) e Norvegia (0,20%).

Considerando complessivamente i paesi Ocse Dac comunque gli importi per gli Ldcs risultano molto distanti dall’obiettivo previsto per il 2030. Il rapporto infatti si ferma allo 0,08% in calo di 0,01 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

L’andamento delle risorse italiane per gli Ldcs

Un calo ancora più considerevole però ha riguardato le risorse italiane che nel 2021 arrivavano allo 0,08%. Si è trattato del picco dell’ultimo decennio, seguito a una fase di sostanziale stagnazione, in particolare tra 2017 e 2020, quando il rapporto è rimasto fermo allo 0,06% per quattro anni.

Questa riduzione tuttavia non è del tutto inaspettata, anche se forse è più consistente di quanto ci si potesse immaginare. Come vedremo meglio nel prossimo capitolo infatti, l’Aps italiano del 2021 includeva una consistente azione di riduzione del debito nei confronti della Somalia. Un’operazione una tantum nei confronti di un paese Ldcs che dunque ha portato a una crescita solo episodica.

Al contempo però bisogna rilevare come le risorse italiane per gli Ldcs siano tornate ai livelli del 2016, faticosamente superati dall’Italia negli anni successivi.

Complessivamente è evidente che l’Italia fatica ad accrescere in maniera strutturale la quota delle proprie risorse destinata a questi paesi. E questo malgrado metà dei 20 paesi considerati ufficialmente prioritari dalla cooperazione italiana si trovino proprio nella lista degli Ldcs.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: ONU Moçambique

 

Tra 2021 e 2022 l’aiuto gonfiato è quasi triplicato

Tra 2021 e 2022 l’aiuto gonfiato è quasi triplicato

La composizione dell’Aps italiano tra 2018 e 2022

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DESCRIZIONE

Nel 2022 è diminuito l’aiuto multilaterale (-4,4%), mentre è aumentato quello bilaterale, tuttavia soprattutto nella sua componente gonfiata. La spesa per i rifugiati nel paese donatore è infatti aumentata del 190% tra 2021 e 2022, superando 1,6 miliardi di dollari, una cifra senza precedenti nell’ultimo quinquennio.

DA SAPERE

I dati si riferiscono alla composizione dell’aiuto allo sviluppo (Aps) italiano tra 2018 e 2022, in dollari a prezzi costanti con anno base 2021. Sono identificate tre categorie: l’aiuto multilaterale, la spesa per rifugiati nel paese donatore (pressoché equivalente al cosiddetto aiuto gonfiato) e l’aiuto bilaterale al netto della spesa per rifugiati.

 

1. Per l’Aps italiano si confermano tendenze preoccupanti

1. Per l’Aps italiano si confermano tendenze preoccupanti

Progetto


Il 2024 è l’anno in cui dovrebbe prendere avvio il cosiddetto piano Mattei. Attualmente però le informazioni disponibili sono molto scarse e per comprendere se questo progetto risulterà efficace o meno sarà necessario monitorarlo nel tempo. Analizzare la politica di cooperazione italiana degli ultimi anni però può essere un ottimo punto di partenza per valutare come si muoverà il paese nel prossimo futuro.

A dicembre scorso l’Ocse ha rilasciato i dati definitivi sulla cooperazione internazionale nel 2022. Si è trattato di un anno particolare e che allo stesso tempo ha consolidato una tendenza ormai in atto da alcuni anni. Ovvero la crescente incidenza di forme di aiuto che vengono considerate da molte organizzazioni (in particolare Concord Europe) come impropriamente inserite nel computo della cooperazione allo sviluppo e quindi gonfiate.

Da una parte, l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) è aumentato, sia in termini assoluti (+19% dal 2021) che rispetto al reddito nazionale lordo (0,33%, mentre l’anno precedente si attestava allo 0,29%). Un aumento che però, occorre sottolineare, ci mantiene ancora lontani dall’obiettivo dell’Agenda 2030, ovvero di destinare lo 0,70% del reddito nazionale lordo (Rnl) all’aiuto pubblico allo sviluppo.

Dall’altra parte, l’incremento ha riguardato quasi esclusivamente la componente gonfiata dell’aiuto. In particolare tutte quelle risorse che vengono spese all’interno dei confini del paese donatore e quindi di fatto non raggiungono i cosiddetti paesi beneficiari, per i quali è pensata la cooperazione internazionale. Se consideriamo nel calcolo soltanto la componente di aiuto genuino, l’aumento è stato infatti molto contenuto (+1,8%).

Aumentano le risorse della cooperazione internazionale

Stando ai dati definitivi forniti dall’Ocse, nel 2022 le risorse dedicate dall’Italia all’aiuto pubblico allo sviluppo sono aumentate rispetto all’anno precedente, superando i 6 miliardi di euro.

6,32 miliardi di euro l’aiuto pubblico allo sviluppo italiano nel 2022.

Corrispondenti a 7,24 miliardi di dollari a prezzi costanti (un’unità di misura che ci permette di paragonare i dati attraverso gli anni), ovvero quasi un quinto in più rispetto al 2021, quando l’Aps totale era stato pari a poco più di 6 miliardi di dollari.

L’aumento è stato pari al 19%, in confronto all’anno precedente. Prosegue quindi un incremento che era iniziato già nel 2020. Tuttavia rispetto al 2021, quando il tasso di crescita era stato del 37,3%, c’è un relativo rallentamento. Anche rispetto al reddito nazionale lordo il rapporto è aumentato e anche in questo caso parliamo di un incremento che ha sì continuato una dinamica già in atto dal 2020, ma con variazioni meno pronunciate.

0,33% il rapporto Aps/Rnl italiano nel 2022.

Nel 2021 tale rapporto era fermo allo 0,29%, mentre nel 2020 era pari allo 0,22%. Comunque un valore leggermente superiore rispetto a quanto era stato preannunciato dai dati preliminari, che lo stimavano allo 0,32%.

L’aumento dell’Aps va ridimensionato alla luce di alcune dinamiche.

Un aumento importante, che però va messo in prospettiva. In primo luogo, siamo ancora molto lontani dagli obiettivi fissati in sede internazionale, che prevedono un raggiungimento di un rapporto Aps/Rnl pari allo 0,70% entro il 2030. La data è sempre più vicina e siamo ancora a meno di metà strada. Inoltre, relativamente agli altri paesi donatori del comitato Ocse Dac, l’Italia è peggiorata, scendendo dal sedicesimo al ventunesimo posto nella classifica per rapporto Aps/Rnl, un aspetto che tratteremo più approfonditamente in un altro capitolo. In secondo luogo, analizzando a livello più sostanziale questo miglioramento, vediamo che è quasi tutto imputabile a una componente specifica di quello che Concord Europe definisce aiuto gonfiato.

Aumenta l’incidenza dell’aiuto gonfiato

A ben vedere infatti, ad aumentare tra 2021 e 2022 è stata soprattutto una specifica voce all’interno della rendicontazione ufficiale della cooperazione internazionale, ovvero la voce di spesa destinata ai rifugiati nel paese donatore.

Si tratta di risorse che vengono utilizzate per gestire l’accoglienza dei rifugiati nel paese donatore e che pertanto rimangono in Italia. L’uso di questi fondi è importantissimo per garantire i diritti umani dei migranti in arrivo nel nostro paese. Allo stesso tempo però queste risorse non raggiungono quelli che dovrebbero essere i reali beneficiari della cooperazione allo sviluppo, ovvero le popolazioni in povertà nei paesi a basso tasso di sviluppo. Secondo molti questa voce di spesa non dovrebbe quindi essere conteggiata nell’Aps e per questo è considerata la principale componente dell’aiuto gonfiato.

Inoltre, negli ultimi anni, è proprio questa parte delle risorse della cooperazione ad essere cresciuta in modo particolare. Il 2022 non è stato un’eccezione e anzi ha confermato la tendenza in modo molto evidente. Se nel 2020 la spesa per i rifugiati si attestava al 5,4% dell’aiuto allo sviluppo italiano, nel 2022 l’incidenza ha superato ampiamente un quinto del totale.

22,3% di tutto l’Aps italiano nel 2022 è gonfiato.

In anni passati questa è stata ancora più elevata, in particolare tra 2015 e 2017, ovvero in corrispondenza della cosiddetta “crisi dei rifugiati” sulla rotta mediterranea (soprattutto nel 2016 e nel 2017 ha superato il 30%), ma poi si era fortemente ridimensionata, prima di tornare ad aumentare in tempi recenti.

Nel 2022 è diminuito l’aiuto multilaterale (-4,4%), mentre è aumentato quello bilaterale, tuttavia perlopiù nella sua componente gonfiata – al netto di quest’ultima, l’aumento è stato del 15,2%. La spesa per i rifugiati nel paese donatore è infatti aumentata del 190% tra 2021 e 2022. Superando 1,6 miliardi di dollari, una cifra senza precedenti nell’ultimo quinquennio. Se escludiamo la componente gonfiata dal calcolo dell’Aps, vediamo che il rapporto Aps/Rnl scende allo 0,25%, una differenza di 0,08 punti percentuali.Tutto questo peraltro si riferisce al 2022, un anno in cui il numero di arrivi sulle coste italiane era sì cresciuto rispetto all’anno precedente, rimanendo però contenuto se confrontato con i numeri del 2023.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Aics Nairobi

 

Abbiamo inviato un nuovo Foia sui progetti del Pnrr Foia

Abbiamo inviato un nuovo Foia sui progetti del Pnrr Foia

Continuano a mancare informazioni e dati sull’avanzamento dei lavori e delle opere finanziate dal Pnrr. Una lacuna grave, che ci ha spinto a presentare al governo una nuova richiesta di accesso agli atti.

 

Ai primi di dicembre dello scorso anno, il consiglio europeo ha dato il via libera definitivo alla revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Tra le motivazioni addotte dal governo Meloni per giustificare la richiesta di modifica, vi erano anche le difficoltà riscontrate dai soggetti attuatori più piccoli nel rispettare le rigide tempistiche previste dal piano. Per questo motivo l’esecutivo prevedeva di definanziare 9 misure che vedevano investimenti rivolti principalmente a comuni e città metropolitane.

Allo stato attuale tuttavia risulta impossibile capire quali siano le opere effettivamente finanziate con il piano e anche quale sia il loro reale stato di avanzamento. Ciò perché i dati riguardanti tali aspetti non sono ancora pubblici. È per questo motivo che abbiamo deciso di inviare agli organi competenti una nuova richiesta di accesso generalizzato agli atti (Foia).

Il Foia è uno strumento per ottenere dati e documenti di interesse pubblico in possesso delle amministrazioni, in modo da assicurare un controllo sociale sull’attività e le scelte amministrative. Vai a “Che cos’è il Foia”

Come nei casi precedenti, l’iniziativa viene portata avanti con il sostegno dell’Osservatorio civico Pnrr, delle centinaia di organizzazioni aderenti alla campagna #DatiBeneComune e con l’assitenza dello studio legale E-Lex. Abbiamo fatto questa nuova richiesta perché crediamo che, visto il clima di grande incertezza che regna attualmente intorno al Pnrr, sia fondamentale ripristinare le condizioni minime di trasparenza e informazione per avere un controllo pubblico e generalizzato sulla gestione del piano.

Perché un nuovo Foia

Quello che presentiamo è la terza richiesta di accesso riguardante i dati e le informazioni sull’attuazione del Pnrr. C’è da dire che nel tempo, anche grazie alla nostra attività di denuncia e pressione, la situazione è effettivamente migliorata. Perché insistiamo allora? Perché ancora le informazioni disponibili non sono sufficienti. Innanzitutto è bene ribadire che le norme prevedono doveri precisi per quanto riguarda la raccolta e l’invio di informazioni sullo stato di avanzamento del piano da parte dei soggetti coinvolti. E anche relativamente alle loro modalità di pubblicazione.

Il ministero dell’economia e delle finanze – dipartimento della ragioneria generale dello stato rende accessibile in formato elaborabile e in formato navigabile dati sull’attuazione finanziaria, fisica e procedurale relativi a ciascun progetto, assieme ai costi programmati e ai milestone e target perseguiti.

All’epoca della nostra prima richiesta di accesso agli atti la situazione era davvero molto lacunosa ma tutt’ora svariate informazioni mancano all’appello. Possiamo citare come esempio le cosiddette priorità trasversali. Ovvero giovanicontrasto alla disparità di genere e riduzione del divario di cittadinanza. Questi temi sono affrontati in maniera diretta o indiretta da diverse misure sparse nel piano. Tutt’ora però non è chiaro quale sia l’effettivo impatto dei vari interventi previsti. In particolare non c’è nessuna indicazione su quali siano gli effetti attesi del Pnrr sulla terza priorità. Mentre per quanto riguarda le prime 2 il problema è stato in parte aggirato con la pubblicazione di relazioni ad hoc da parte della ragioneria generale dello stato.

Un altro fronte carente sono le informazioni relative al rispetto delle scadenze previste dal piano. All’epoca del nostro primo Foia non esisteva neanche un unico punto di riferimento in cui fosse possibile capire facilmente e in maniera intuitiva se il governo e i soggetti coinvolti stessero rispettando le tempistiche previste. Tale compito dovrebbe essere assolto dal portale italiadomani.it che però è tuttora molto carente sotto questo punto di vista. Sul sito infatti, anche successivamente alle nostre pressioni, è stata creata una sezione dedicata all’andamento dell’attuazione del piano. Questa pagina però non viene aggiornata regolarmente ma solo in seguito all’invio da parte del governo delle richieste di pagamento alla commissione europea. Richieste che sono legate al raggiungimento dei milestone e dei target previsti per ogni semestre.

Successivamente all’invio della richiesta, lo status di tutte le scadenze cambia in “conseguito”. Spesso però non sono presenti informazioni dettagliate e in alcuni casi manca addirittura un link agli atti ufficiali. L’effettiva verifica sullo stato di avanzamento del piano resta quindi molto difficoltosa.

Con il terzo Foia ci focalizziamo sui progetti finanziati con il Pnrr.

Ma le lacune più gravi riguardavano e riguardano tutt’ora le informazioni sui progetti finanziati dal piano. Aspetto che è stato al centro del nostro secondo Foia. Per oltre un anno infatti i dati disponibili riguardavano solamente 5.246 progetti legati a 3 misure. Ancora una volta, anche grazie alle nostre sollecitazioni, la quantità di informazioni su questo fronte è progressivamente aumentata. A partire dall’1 marzo dello scorso anno infatti la ragioneria generale dello stato ha iniziato a rilasciare dei dataset sui progetti con un aggiornamento trimestrale, rendendo così possibile l’accesso a una quantità crescente di informazioni.

L’ultimo rilascio risale al 4 dicembre 2023 e contiene informazioni su circa 230mila progetti. Di questi interventi adesso conosciamo localizzazione sul territorio, soggetto attuatore e importo. Ma ancora non è sufficiente.

Le nostre richieste sui progetti

Non c’è dubbio che alcuni passi avanti in termini di disponibilità di dati e informazioni siano stati fatti. Ma non ci riteniamo ancora soddisfatti, perché informazioni fondamentali ancora mancano all’appello.

Chiediamo la pubblicazione delle informazioni sullo stato di avanzamento fisico e finanziario dei progetti.

In primo luogo è fondamentale avere il più presto possibile un quadro aggiornato delle opere effettivamente finanziate dal piano alla luce della sua revisione. Inoltre i dati dovranno essere integrati con due informazioni di grande rilevanza di cui a oggi si hanno notizie molto frammentarie. E cioè lo stato di avanzamento procedurale e anche quello finanziario – quante risorse sono già state effettivamente erogate alle ditte vincitrici degli appalti – che è un altro utile indicatore per valutare se un progetto stia procedendo o meno.

Il governo ha assicurato che informazioni aggiornate su questi aspetti saranno rese pubbliche in coincidenza con l’invio della prossima relazione al parlamento sullo stato di avanzamento del Pnrr. Tuttavia non è chiaro quando ciò avverrà. Peraltro vale la pena ricordare che le norme prevedono l’invio alle camere di 2 relazioni all’anno, una ogni 6 mesi. Nel 2023 però l’esecutivo Meloni ne ha prodotta soltanto una

Anche per questo abbiamo deciso di inviare un nuovo Foia. 

La questione aperta dei progetti stralciati

Le lacune in termini di dati e trasparenza sono solo uno dei problemi relativi agli interventi finanziati dal Pnrr. Nel contesto attuale, in primis, assume la massima urgenza la questione dei progetti stralciati. Come abbiamo già spiegato in articoli precedenti, la proposta di revisione del piano chiesta a Bruxelles dal governo Meloni prevedeva il definanziamento totale o parziale di 9 misure e, di conseguenza, di circa 42mila progetti. I motivi avanzati dal governo per giustificare questa decisione erano, in alcuni casi, il mancato rispetto dei criteri ambientali richiesti dall’Unione europea. In altri, l’eccessiva frammentazione degli investimenti tra un numero troppo elevato di comuni, che poteva causare problemi di rendicontazione e di completamento delle opere.

Non si sa se e come saranno finanziati i progetti stralciati dal Pnrr.

A oggi non abbiamo dati aggiornati e certi sul numero di progetti definanziati a seguito della revisione del piano, perché mancano in generale informazioni dettagliate su questa nuova versione del piano nazionale di ripresa e resilienza. Tuttavia ciò che è certo è che il governo non ha ancora chiarito come finanzierà gli interventi che verranno privati delle risorse del Pnrr. Finora infatti ha solo fatto cenno alla possibilità di ricorrere al fondo complementare o a quello per le politiche di coesione. Non è stata provata la fattibilità di tale copertura, né tantomeno messa in atto.

Questo apre a un grave rischio per quei comuni, enti pubblici e privati che si sono già visti aggiudicare risorse per interventi di cui sono responsabili. Opere che in diversi casi avevano già preso il via, con l’apertura dei cantieri e l’inizio dei lavori.

Le criticità di gestione degli interventi

Al di là dei progetti stralciati, anche gli interventi non a rischio definanziamento possono rivelare più di un problema. Abbiamo già raccontato in passato delle difficoltà amministrative e burocratiche a cui i comuni possono andare incontro nel momento in cui decidono di candidare un progetto a un bando Pnrr. Dalla progettazione dell’intervento, all’invio della documentazione necessaria alla candidatura. Dal vedersi approvati i fondi richiesti, al condurre gare d’appalto per selezionare la società da incaricare e quindi avviare effettivamente i lavori previsti sul proprio territorio.

Persistono le difficoltà amministrative e burocratiche per i comuni.

Ma non finisce qui. I criteri europei di rendicontazione delle risorse e dei progetti sono tendenzialmente più rigidi di quelli italiani. Questo fa sì che anche la produzione di documenti per certificare le spese e l’andamento dei lavori richieda un impegno e delle competenze di cui molti comuni non dispongono.

Tutte queste difficoltà possono, a seconda dei casi, causare in via definitiva uno sforamento dei termine previsto del 2026, per il completamento dei lavori di numerosi progetti. Anche per questo motivo è fondamentale avere la situazione sotto controllo. E l’unico modo per farlo è che i dati che chiediamo siano resi pubblici il più presto possibile.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Governo – Licenza

 

SA DIE INTERNATZIONALE DE SA LIMBA NADIA

SA DIE INTERNATZIONALE DE SA LIMBA NADIA
di Francesco Casula
Oe 21 de freàrgiu si festat sa “Die internatzionale de sa limba materna”,detzidia dae sa Cunferèntzia Generale de s’Organizatzione de sas Natziones Unidas po s’Educatzione, sa Scièntzia e sa Cultura (UNESCO) in su mese de donniassantu de su 1999. Dae su 2000 s’afestat cad’annu, po amparare e balorizare sa diversidade linguìstica e culturale e duncas su blilinguismu e su plurilinguismu. Bene. Sa limba sarda arrischiat de si nche morrere. Non prus faeddada in familia (ca babos e mamas non l’imparant prus a sos figios/as, ca issos/as etotu gasi semper mancu l’ischint), s’unicu mediu pro l’imparare oe a sos pitzinnos est s’iscola. Chi duncas depet diventare bilingue. Comente bilingue depet diventare totu sa sociedade sarda. Cun sa parificatzione giurìdica e pràtica de su Sardu cun s’Italianu e, duncas cun s’ufitzializatzione. Ma custu est su puntu, (hic Rhodus hic salta) sa limba sarda non podet èssere ufutzializada (ne imparada in sas iscolas) sena unu istandard, lassende sa dialetizatzione de oe. E, sena istandard, e sena ufitzializatzione sa limba sarda est destinada a si nche mòrrere o a èssere cunfinada in carchi furrungone, in carchi festa folcloristica. O impreada pro nàrrere brullas, carchi paristòria o, si nono, paràulas malas, e frastimos. Deo so cumbintu chi oe, subra de s’istandardizatzione, pro lu nàrrere a sa latina: ”non est discutendum”. Ca ischimus bene chi sena s’unificatzione de s’iscritura, peruna limba si podet imparare in sas iscolas, si podet impreare in sos ufìtzios, in sos giornales, in sas televisiones, in sas retes informàticas, in sa publicidade, in sa toponomastica. Sena ufitzializatzione, pro nàrrere, in sos litzeos o in sas Universidades sardas, “cale Sardu” imparamus? E in sos giornales e in sas televisiones, chi allegant a totu sos Sardos, ite impreamus? Calincunu narat: faghimus duos istandard: unu pro su logudoresu e unu pro su campidanesu. Semus giai male unidos e cherimus galu ateras divisiones? E, in prus: pro ite duos e non tres, bator, deghe, 365, cantas sunt sas biddas sardas e su “dialetto”, s’allegatzu issoro? E in ue agabbat su campidanesu e in ue cumintzat su logudoresu? E esistit unu campidanesu e unu logudoresu o bi nd’at medas? Sa LSC no andat bene? La curregimus, la megioramus, la irrichimus: ma dae issa depimus mòere. Ca est s’istandard chi tenimus, a pustis de trinta annos de brias e de cuntierras subra de custa chistione. E sos “dialetos locales”? Chi sunt una richesa manna, non b’at perìgulu chi si nche mòrgiant? Est a s’imbesse: cun una limba ”istandardizada”, una limba chi siat una “cobertura” pro totus, est prus fatzile chi sigant a campare; sena limba istandart si nche morint peri issos.
 
 
 
 
 
 
Visualizzato da Francesco Casula alle 11:16
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