Archivi giornalieri: 9 febbraio 2024

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La formazione

Il valore strategico della formazione realizzato da un’affermata scuola. Un punto di riferimento per l’aggiornamento costante degli operatori.

Gli operatori del patronato attraverso la ricca e qualificata attività formativa di Inca sono messi in condizione di conoscere in maniera approfondita la legislazione, le circolari applicative, i pronunciamenti della Magistratura ai vari livelli e tutte le materie che riguardano la tutela dei diritti previdenziali e assistenziali.
I corsi e i seminari che periodicamente vengono svolti da Inca consentono un aggiornamento permanente degli operatori.
Gli addetti al lavoro di patronato sono in formazione continua e sono ben 1630 le ore complessive l’attività di formazione e di aggiornamento che annualmente vengono effettuate per dirigenti, operatori e delegati sindacali.
Il sistema formativo di Inca Cgil consolidato e perfezionato nel corso di 60 anni di vita unitamente all’accurata produzione di guide e manuali, fornisce ai quadri sindacali, agli operatori dei servizi sociali, degli enti previdenziali, un valido punto di riferimento.
Inca Cgil è considerato un’importante scuola di formazione e di aggiornamento per la tutela dei diritti previdenziali e per tutte le prestazioni sociali e di welfare.

La comunicazione

L’azione di comunicazione che Inca Cgil persegue si caratterizza verso un’evoluzione della capacità di assistenza e di tutela aumentando l’offerta di servizi che rispondano ad una gamma di bisogni sempre maggiori e diversi dei cittadini – utenti.
I lavoratori e in genere tutti quelli che lamentano un insufficiente riconoscimento dei loro diritti e che chiedono di essere tutelati in modo migliore ma non sanno a chi rivolgersi, rappresentano i destinatari dell’azione di comunicazione.
Inca attribuisce grande valore all’informazione sui diritti.
Inca interviene periodicamente sulla stampa e nelle trasmissioni di servizio, sulle reti radiofoniche e televisive nazionali e locali.
Il Patronato Inca Cgil ha consolidato nel tempo un’importante tradizione editoriale e di comunicazione.
Le pubblicazioni e i periodici Inca sono efficaci strumenti di informazione, di aggiornamento, approfondimento e confronto, sulle tematiche legate alla difesa dei diritti dei lavoratori, dei pensionati, degli emigrati e degli immigrati.

I periodici Inca sono:

  • Il Notiziario Inca on line che si propone come strumento di informazione e di lavoro, ricco di notizie e commenti sui principali temi relativi allo Stato Sociale, alla salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro e a tutte le tematiche legate agli infortuni e malattie professionali;
  • I Quaderni di medicina legale e del lavoro, sono realizzati e destinati alla vasta platea dei medici del lavoro, dei medici aziendali, di quelli operanti nelle Asl e degli stessi medici di famiglia;
  • Omnibus pubblica ricerche e/o studi di particolare interesse elaborati da studiosi della materia;
  • Guide e Manuali sono strumenti rivolti agli operatori di Patronato ma anche a specialistici esterni, anche legati alle Istituzioni, che forniscono aggiornamenti sulle normative e le procedure nelle materie per le quali l’Inca offre assistenza e consulenza;
  • Esperienze è un mensile allegato a Rassegna Sindacale (settimanale della Cgil) che si occupa delle “esperienze” di tutela svolte dal patronato sul territorio;
  • Vademecum sono piccole guide che, distribuite gratuitamente nelle sedi di patronato o nelle varie iniziative che si tengono sul territorio, servono a far crescere una nuova consapevolezza dei diritti tra i lavoratori e le lavoratrici per quanto riguarda le tematiche della previdenza, dell’assistenza e degli infortuni e malattie professionali.

I Rapporti con gli Enti Previdenziali

Nel corso degli anni, con gli Enti previdenziali si è definito un sistema di relazione basato sulla ricerca della massima collaborazione per lo scambio di informazioni per garantire la verifica del diritto e la maggiore celerità nell’erogazione delle prestazioni richieste dai cittadini.
I protocolli di intesa reciproca sono gli strumenti che regolano, ormai da molti anni, i rapporti consolidati di Inca con Inps e Inail.
Tutti gli accordi siglati sia a livello centrale che locale, hanno come riferimento imprescindibile l’utente e l’efficienza del servizio.

Allegato Accordo tecnico operativo Inps-Patronati

Allegato Protocollo d’intesa Inail-Patronati

I Rapporti con i soggetti pubblici e privati

Con la legge di Stabilità 2014 (per l’anno 2015) sono state apportate rilevanti modifiche riguardanti i campi di intervento degli Istituti di Patronato. Successivamente, appositi decreti hanno definito criteri e modalità di svolgimento delle nuove attività nei confronti dei soggetti pubblici e privati che hanno portato alla sottoscrizione di una convenzione tra i Patronati del CE.PA. (Acli, Inas, Inca e Ital) e la soprintendenza speciale per il Colosseo e l’Area archeologica centrale di Roma, di cui si allega il testo.

Allegato Testo della convenzione

In attuazione di quanto previsto dall’articolo 10, comma 3, della legge 152/01 e del decreto ministeriale del 15 novembre 2015, il 13 giugno 2017 è stata sottoscritta una convenzione tra Inca e Ministero del lavoro nella quale sono indicate le prestazioni soggette a contributo a carico dell’utente, in alternativa al riconoscimento dell’0,25 punti per l’invio telematico delle pratiche. In allegato il testo della convenzione.

Allegato Testo della convezione

In data 14 dicembre 2020, la convenzione con il Ministero del lavoro è stata integrata con un addendum che aggiorna l’elenco delle prestazioni per le quali l’Inca è autorizzato a chiedere un contributo economico a carico dell’assistito, in attuazione dell’articolo 10, comma 3, della legge 152/01 e del decreto ministeriale del 15 novembre 2015. Il nuovo Addendum entra in vigore a partire dal 1° gennaio 2021.

 Testo dell’addendum

LA STORIA    LA STRUTTURA

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L’Inca (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza) nasce l’11 febbraio 1945 in occasione del I° Congresso della Cgil. La sua missione è quella di difendere i diritti dei lavoratori, delle lavoratrici e di tutti i cittadini italiani, anche residenti all’estero e contribuire a riformare la legislazione sociale per realizzare un sistema di protezione basato sui principi di uguaglianza e libertà.

Nel 1947 una legge dello Stato italiano ha riconosciuto il ruolo e la funzione degli Enti di patronato attribuendo ad essi il compito di assistenza per il riconoscimento dei diritti in base alle normative in materia di: previdenza, salute e benessere nei luoghi di lavoro, infortuni e malattie professionali e prestazioni socio assistenziali.

La legge n. 152 del 2001, aggiornando la disciplina degli Istituti di patronato e confermandone le funzioni, ha previsto nuovi campi di intervento. Nel 2008 un nuovo Regolamento ha ulteriormente esteso gli ambiti d’azione.

Oggi l’Inca Cgil è il primo patronato in Italia e all’estero per volume di attività; contatta ogni anno oltre 5milioni di persone in Italia e 600mila connazionali residenti all’estero.

L’Inca rappresenta una delle quattro verticalità del Sistema Servizi Cgil, composto da Sol (Servizi Orienta Lavoro), Uvl (Uffici Vertenze) e Caaf Centri di Assistenza Autorizzata Fiscale).

Inoltre, l’Inca fa parte integrante del Coordinamento patronati (Ce.Pa) insieme a Inas, Ital e Acli che rappresenta la sede unitaria dei maggiori patronati italiani di emanazione sindacale per l’elaborazione di proposte migliorative del sistema previdenziale e di welfare anche nel confronto con gli Istituti di previdenza pubblici italiani.

Raccolta degli atti costitutivi dell’Inca dal 1947

 Statuto Inca 2001

Statuto Inca 2003

Statuto Inca 2016

LA STRUTTURA    L’IDENTITA’ DI OGGI

Cicitu Masala, i Partiti Italiani e Lussu.

 

 
Cicitu Masala, i Partiti Italiani e Lussu.
 
di Franceco Casula
 
Cicitu Masala si iscrisse al PSI agli inizi degli anni ’60 per uscirne subito dopo, nel 1964, seguendo l’amico Lussu nel Partito socialista di unità proletaria. Questo Partito nacque in seguito alla scissione del PSI, accusato di aver tradito gli ideali socialisti, dopo l’ingresso nel Governo di centro-sinistra, voluto da Nenni e guidato dal democristiano Aldo Moro. Nello PSIUP fa parte del Comitato regionale: ma per poco tempo. Inizia infatti a muovere forti critiche alla forma-Partito e ai Partiti italioti in genere, per il loro rapportarsi con la Sardegna in forme di colonialismo politico e culturale.. “Presi coscienza – scriverà – che la scissione era stata un’operazione di vertice e, anche e soprattutto, che la dirigenza sarda dello PSIUP (purtroppo tutti figli e nipoti politici di Lussu) nella quasi totalità, altro non era che la filiale isolana della fabbrica politica italiota, cioè si limitava a importare nell’Isola i manufatti politici prodotti in Continente: insomma una grave forma di centralismo burocratico, di colonialismo politico-culturale, senza nessun approfondimento né della Questione sarda né della grande lezione del sardismo lussiano”. Scrive dunque una lettera a Lussu. Eccone alcuni scampoli:” I padroni del Partito, cioè i baroni delle tessere, hanno adottato una tattica adoperata in Sardegna già nel periodo dei Nuraghi: i cacciatori nuragici avevano scoperto che, riunendosi in gruppo, potevano cacciare meglio, cioè potevano procurarsi maggior cibo, nei territori di caccia. Naturalmente i moderni cacciatori, a differenza dei clan nuragici, non usano le clave ma le tessere. Esse le tessere contano più di qualunque corretta ideologia…esse le tessere procurano ai baroni un maggior peso e un maggior potere…dentro le riserve di caccia del Partito – continua la lettera – di necessità i clan devono darsi battaglia fra di loro, litigare insomma, per il maggior cibo, su futili pretesti ideologici e senza comprensibili motivazioni politiche: prima si stabilisce di essere contro e poi si inventano le motivazioni per cui si è contro. Così l’ideologia diventa aria fritta, nebbia, catrame e il Partito stesso diventa un cane che si morde la coda. Insomma questi baroni delle tessere fanno come il figlio Giove col padre saturno: per paura di essere divorati dal padre (il Partito), essi i figli espropriano il potere egualitario di tutto il Partito, cioè si divorano il padre. E non basta. I padroni del Partito, oltre a uccidere il padre, ammazzano anche la madre, la Sardegna, distrutta dalla logica del centralismo burocratico italiota. Caro Lussu – conclude Masala – c’è veramente del marcio in Danimarca!”. Lussu rimase molto male: Masala voleva distruggere, ammazzare la sua creatura prediletta: lo PSIUP sardo. Lussu, rispondendo a Masala che voleva portare al mattatoio tutti gli psiuppini sardi, afferma che li vorrebbe tutti in Consiglio regionale… Ormai il dissenso fra i due è totale, almeno per quanto atteneva al Partito. Masala riscrive a Lussu un’altra lettera che servirà a aumentare il solco profondo che ormai li separa, non solo in merito al Partito ma anche su altre questioni importanti. Scrive Masala: 1.Lo PSIUP in Sardegna come tutti gli altri Partiti italioti, è funzionale allo Stato accentratore; 2. L’Italia è uno Stato ma non una Nazione, mentre la Sardegna è una Nazione ma non è uno Stato; 3. La cosiddetta Autonomia è una perfetta Eteronomia; 4. L’esperienza sarda dimostra che lo stato, comunque esso sia è un nemico. Lussu risponde in modo secco e acre, quasi indispettito: in merito allo Stato ma non solo. Il modo in cui rievochi lo Stato – scrive Lussu – fa pensare che tu sia con gli anarchici non con Marx. Altrettanto secca è la nuova lettera di Masala:” A pensarci bene – scrive – l’ultimo e più felice stadio di una società comunista è l’anarchia, cioè una società di liberi e uguali, senza governanti e governati, senza dominatori e senza dominati, senza vincitori né vinti. Per conto mio – prosegue Masala – non sono per l’anarchia borghese ma per l’etnia egualitaria, cioè per una comunità etnica che produce beni materiali e culturali da distribuire in parti uguali. Se è vero come è vero che la proprietà privata ha creato il codice per legalizzare e sacralizzare le disuguaglianze, allora è vero che per desacralizzare la proprietà, per decodificare lo Stato è necessario ritornare alle etnie egualitarie. Inoltre Masala, pur sapendo che Lussu come una malabestia odiava il separatismo, conclude la lettera affermando che: ”A pensarci proprio bene l’Italia non è la nostra madrepatria ma è la nostra matrigna e non è più una donna giovane e bella, con la corona in testa, come appare nelle carte bollate postrisorgimentali, ma è una vecchia che puzza, non c’è quindi da addolorarci molto se l’etnia sarda comincia a prendere le distanze da questa salma”. A questo punto la polemica epistolare fra Lussu e Masala si interrompe. Anche perché in una ultima, provocatoria e “cattiva” lettera Masala ricorda a Lussu alcune posizioni del passato che a suo dire sarebbero in contraddizione con quelle del presente. In modo particolare un articolo contro le leggi antiebraiche in Italia, pubblicato in Giustizia e Libertà del 21-10-1940, in cui il cavaliere dei Rossomori aveva parlato di Repubblica sarda indipendente. Nonostante le scaramucce epistolari rimarrà comunque intatta la stima e l’ammirazione di Masala nei confronti di Lussu. Dopo l’esperienza politica nello PSIUP Masala – è lui stesso a sottolinearlo più volte – non aderirà più ad alcun Partito politico e sarà un libero cane sciolto. Con l’esplosione del Movimento del ’68 simpatizzerà con gli studenti e gli extraparlamentari ma anche a loro rimprovererà forme di colonialismo politico: con l’importazione in Sardegna di gruppi e gruppuscoli da Milano e altre città italiane e relativi programmi e proposte. La sua battaglia politico-culturale (scriverà oltre saggi, romanzi, poesie, moltissimi articoli su Quotidiani e riviste, in modo particolare nel periodico Nazione sarda, con Lilliu, Eliseo Spiga, Antonello Satta, Elisa Nivola) sarà sempre più incentrata nella difesa della lingua sarda e dunque nella rivendicazione del Bilinguismo perfetto. Lingua sarda – nei nostri frequenti incontri e discussioni, me lo ripeteva fino all’ossessione – la cui salvezza e salvaguardia dipendeva soprattutto dal suo insegnamento, come materia curriculare, nelle scuole di ogni ordine e grado. Non aderirà neppure ai Movimenti e Partiti indipendentisti: pur essendo ormai la sua posizione di critica radicale all’Italia (un cadavere che puzza) da cui dunque occorreva allontanarsi al più presto.

Sant’ Apollonia

 

Sant’ Apollonia


Sant' Apollonia

autore: Guido Reni anno: 1607 titolo: Martirio di sant’Apollonia
Nome: Sant’ Apollonia
Titolo: Vergine e martire
Nascita: III Secolo, Alessandria, Egitto
Morte: III Secolo, Alessandria, Egitto
Ricorrenza: 9 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
S. Apollonia subì il martirio per la fede durante la persecuzione di Decio. Così scriveva l’allora Vescovo di Antiochia: « I cristiani vengono arrestati, imprigionati, privati d’ogni alimento, tolti dalle proprie famiglie, e perciò i genitori divisi dai figli e i figli dai genitori. Alcuni sono esiliati, altri stritolati sotto le ruote e moltissimi precipitati nelle fornaci ardenti od esposti alle fiere. Se i denti delle belve o l’ardore delle fiamme qualche volta li risparmiarono, è sempre pronta la spada che taglia la loro testa. Affermare di essere cristiano basta per incontrare i più terribili tormenti ».

Apollonia fin dai più teneri anni venne educata nella religione cristiana. Accesa di ardente amore per Gesù, decise di darsi interamente a Lui, facendo voto di perpetua verginità.

Quando uscì il decreto di persecuzione, Apollonia prodigò tutti i suoi averi in favore dei cristiani e si adoperò con ogni mezzo nell’esortare i martiri alla fortezza e alla speranza del gran premio del cielo.

« Pensate, diceva, che è breve il patire, ma il gaudio sarà eterno! ». Ma non potè durare a lungo in questo pietoso ufficio, poichè venne subito scoperta. Accusata al prefetto della provincia come cristiana, si vide tosto arrestata e rinchiusa in una orrenda prigione, dove passò una notte.

Il giorno dopo, venne presentata al prefetto ed interrogata circa la sua fede. « Sono cristiana e adoro il vero Dio », rispose francamente Apollonia. Ma questa sincera confessione le costò la vita: le furono subito rotti tutti i denti e fu condannata ad essere bruciata viva. In breve venne preparata una grande catasta di legna, e tra una numerosa folla di pagani venne condotta al luogo del martirio. Una grande serenità traspariva dal volto di Apollonia : ciò spinse il prefetto a farle altre interrogazioni e a prometterle gli onori e beni del mondo. Ma essa invariabilmente rispondeva: « Sono cristiana; breve è il patire, ma eterno è il gaudio ».

Appiccato il fuoco al rogo, venne nuovamente interrogata. Apollonia non rispose e stette un istante in preghiera. Volto pertanto lo sguardo al cielo si ricordò che Gesù l’attendeva. E così, spinta da questo pensiero, si gettò da se stessa tra le fiamme. In breve il sacrificio fu consumato, e lo spirito suo, sciolto dal corpo, se ne volò al suo Celeste Sposo a ricevere la doppia corona della verginità e del martirio.

Venne poi eretta in Roma una chiesa in suo onore. Essa è invocata come protettrice contro il mal di denti.

PRATICA. Facciamo un’opera di misericordia.

PREGHIERA. O Dio, che tra gli altri miracoli della tua potenza, anche al sesso debole hai conferito la vittoria del martirio, concedi, propizio, che noi, che festeggiamo la beata vergine e martire Apollonia, imitando i suoi esempi possiamo raggiungere l’eterna felicità.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Alessàndria il natale di sant’Apollónia, Vergine e Martire, alla quale i persecutori, sotto Décio, prima estrassero tutti i denti, poi, innalzato ed acceso un rogo, minacciarono di bruciarla viva, se non avesse pronunciato con loro empie parole; ma essa, avendo riflettuto un poco tra sè, si svincolò improvvisamente dalle mani di quegli empi, e accesa internamente da più grande ardore di Spirito Santo, si gettò nel fuoco, che le avevano preparato, così spontaneamente, che gli autori stessi di quella crudeltà rimasero sbigottiti, come si fosse trovata più pronta una donna alia morte che il persecutore alla pena.

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia Sant’ Apollonia?

  • Chi è il santo protettore dei dentisti?

  • Quando nacque Sant’ Apollonia?

  • Dove nacque Sant’ Apollonia?

  • Quando morì Sant’ Apollonia?

  • Dove morì Sant’ Apollonia?

  • Di quali comuni è patrona Sant’ Apollonia?


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Vergine e martireS. Apollonia subì il martirio per la fede durante la persecuzione di Decio. Così scriveva l’allora Vescovo di Antiochia: « I cristiani vengono arrestati, imprigionati, privati d’ogni alimento, tolti dalle…

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– Santi Sette Fondatori
I. O beati Servi di Maria, voi che anche tra le lusinghe del mondo guasto e corrotto onoraste sì bene Maria ss. che ella stessa degnossi di chiamarvi con meravigliosi portenti ad istituire un Ordine Religioso…