Archivio mensile:maggio 2023

I dati sul Pnrr del governo contengono errori e anomalie OpenPNRR

I dati sul Pnrr del governo contengono errori e anomalie OpenPNRR

Sul piano il governo confonde la trasparenza con la comunicazione. Tra localizzazioni errate e importi sballati i progetti finanziati e pubblicati da Italia domani mostrano numerose criticità.

 

Localizzazioni territoriali, importi di finanziamento e soggetti attuatori. Sono solo alcune delle categorie sulle quali stiamo riscontrando importanti criticità nei dati rilasciati dal governo, attraverso il portale Italia domani, sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Ancora una volta siamo costretti a chiedere maggiore chiarezza su un piano di finanziamenti così imponente. Ancora una volta siamo costretti a evidenziare che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni confonde la comunicazione politica con la trasparenza.

Si tratta di informazioni la cui pubblicazione abbiamo ottenuto non senza difficoltà, attraverso una campagna di pressione realizzata insieme ad altre organizzazioni delle società civile, oltre che di richieste di accesso agli atti.

La trasparenza è uno strumento fondamentale per la valutazione delle politiche pubbliche, ancora più importante quando si parla di un piano di finanziamenti che assegna miliardi di euro ed è costantemente al centro del dibattito. È insomma anche una questione di democrazia, oltre che di risorse pubbliche.

Per queste ragioni riteniamo giusto evidenziare alcune delle principali criticità dei dati rilasciati dal governo e da noi sistematizzati e geolocalizzati su OpenPNRR.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

 

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

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Si tratta di errori e ambiguità in parte segnalate anche dalla community di utenti che quotidianamente monitorano il piano su OpenPNRR (oltre 500), oltre che da parte di giornalisti e amministratori pubblici che ci hanno scritto.

I problemi sulla localizzazione dei progetti

Molti progetti riguardano interventi in ambito nazionale ma vengono territorializzati in base al comune in cui si trova la sede del soggetto attuatore. Questo non consente di fare una valutazione puntuale e corretta sull’impatto che i fondi del Pnrr avranno sui singoli territori.

Progetti finanziati per centinaia di milioni di euro sono stati erroneamente localizzati a Roma.

Un esempio lampante riguarda il comune di Roma: almeno 13 progetti classificati come nazionali (quindi impossibile da territorializzare) sono stati localizzati nella capitale solo perché lì si trova la sede istituzionale dei soggetti attuatori. Parliamo di 779 milioni di euro, di cui 400 milioni per un progetto sul ripristino e la tutela dei fondali marini di cui il soggetto attuatore è l’istituto per la protezione dell’ambiente (Ispra) e altri 339 milioni sulla digitalizzazione, la cui titolarità è in mano a diversi ministeri. Nel caso di Roma abbiamo provveduto a riclassificare le incongruenze.

Altri progetti, invece, evidenziano errate sovrapposizioni territoriali. Per esempio viene indicato un comune e insieme tutta la regione in cui questo si trova, o al contrario si indica un ambito nazionale quando invece il progetto riguarda uno specifico perimetro territoriale di intervento.

Le incongruenze sugli importi dei finanziamenti

Rispetto all’ammontare delle risorse ci sono criticità sulle fonti di provenienza dei finanziamenti. Ci siamo accorti di questo problema perché la somma di alcuni progetti riferiti alla stessa misura riportano importi complessivi maggiori della misura stessa.

Un problema non da poco, considerando che parliamo di fondi su progetti finanziati per miliardi di euro.

Per esempio i progetti finanziati nell’ambito del piano innovativo per la qualità abitativa (Pinqua) cubano 785 milioni di euro in più rispetto alla misura del piano cui si riferiscono. Lo stesso accade per interventi sulla rigenerazione urbana (74,6 milioni in più) e sui piani urbani integrati (4 milioni).

È altrettanto chiaro che queste risorse aggiuntive siano state messe nero su bianco attraverso decreti legge o bilanci dei rispettivi ministeri. Tuttavia, il fatto che su Italia domani non sia stato segnalato in alcun modo genera confusione.

Circa 2mila progetti sarebbero stati finanziati ma l’importo risulta zero.

Inoltre abbiamo rilevato che circa duemila progetti che Italia domani presenta come finanziati, in realtà mostrano un valore pari a zero nella voce relativa alle fonti di finanziamento. Infine, ci sono alcuni progetti i cui importi corrispondono (o quasi) all’intero ammontare delle misure di riferimento.

La confusione sui soggetti attuatori

Rispetto ai soggetti attuatori, invece, abbiamo riscontrato errori in decine di progetti.

64 i progetti finanziati al 1 marzo che non presentano un soggetto attuatore o dove è palesemente errato.

Quattordici di questi, per esempio, riportavano la regione Veneto come soggetto attuatore ma sono localizzati in Puglia.


La mappa su OpenPNRR prima della correzione degli errori di Italia domani

Inoltre la denominazione dei soggetti attuatori non sono sempre ben esplicitata, a svantaggio della chiarezza delle informazioni e della sistematizzazione delle stesse.

Altri dati, tra quelli rilasciati recentemente su Italia domani, non presentano errori conclamati ma mostrano anomalie, che possono portare a pensare che i set di dati non siano completi. Un esempio è rappresentato dalla misura Transizione 4.0: complessivi 18,46 miliardi di euro di risorse destinate ma 4 progetti finanziati, per importi totali pari a soli 578mila euro.

Le imprecisioni e le incertezze impediscono le potenzialità di un monitoraggio strutturale.

Oltre a rilevare alcune incoerenze tra i codici univoci dei progetti (Cup) tra Italia domani e il portale governativo dedicato Opencup, evidenziamo anche che alcuni progetti riportano gli stessi Cup, che al contrario dovrebbero essere codici univoci assegnati ognuno a un unico progetto.

Infine, molti progetti sono stati intitolati in formati proprio user friendly, con descrizioni troncate, accenti o apostrofi mancanti che limitano le potenzialità di un’analisi strutturale.

Questo può essere dovuto al fatto che non tutti i dati pubblicati sono stati oggetto di un processo di validazione. Sono infatti i singoli soggetti attuatori ad avere il compito di caricare i dati sui progetti finanziati su Regis, la piattaforma web dedicata alla rendicontazione. Questo processo però può comportare degli errori di compilazione. Perciò i ministeri compiono un’operazione di controllo, correzione e validazione, che però è stata effettuata su meno della metà dei progetti caricati, circa 50mila su un totale di oltre 138mila.

Per fornire la più ampia informazione possibile abbiamo quindi scelto di caricare su OpenPNRR tutti i dati disponibili, segnalando però i progetti non validati.

A questo si aggiungono le criticità che avevamo già rilevato lo scorso 15 maggio: la mancanza dello stato di avanzamento dei progetti, le informazioni relative alle risorse effettivamente spese e la totale incertezza sulla frequenza di aggiornamento dei dati.

Invitiamo la nostra comunità di utenti su OpenPNRR e in generale i nostri attenti lettori, i media, i cittadini e le cittadine a segnalarci altri errori, affinché si possa collettivamente agire attraverso un reale monitoraggio civico di un piano così importante per il presente e il futuro delle comunità.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Giorgia Meloni (Twitter)

 

Osservatorio CIG: i dati di aprile 2023

Osservatorio CIG: i dati di aprile 2023

Il report mensile su cassa integrazione e fondi di solidarietà.

Pubblicazione: 25 maggio 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio sulle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni con i dati di maggio 2023.

Ad aprile sono state autorizzate in totale 24.538.966 ore, il 43,5% in meno rispetto a marzo e il 46,3% in meno rispetto ad aprile 2022.

Le ore di Cassa Integrazione Guadagni ordinaria autorizzate sono state 14.444.058. A marzo 2023 erano state autorizzate 20.971.286 ore: di conseguenza, la variazione congiunturale è del -31,1%. Ad aprile 2022 le ore autorizzate erano state 19.874.453.

Il numero di ore di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria è stato pari a 8.803.795, di cui 4.651.657 per solidarietà, con un decremento del -36,1% rispetto a quanto autorizzato nello stesso mese dell’anno precedente. Ad aprile 2023, rispetto al mese precedente, si registra una variazione congiunturale del -57,4%.

Gli interventi di Cassa Integrazione Guadagni in Deroga sono stati pari a 123.626 ore autorizzate. La variazione congiunturale registra, ad aprile 2023 rispetto al mese precedente, un decremento pari al -67,7%. Ad aprile 2022 le ore autorizzate in deroga erano state 497.409, con una variazione tendenziale del -75,1%.

Il numero di ore autorizzate nei fondi di solidarietà è pari a 1.167.487 e registra un decremento rispetto al mese precedente del -15%. Ad aprile 2022 le ore autorizzate erano 11.561.670, con una variazione tendenziale del -89,9%.

Gestione Dipendenti Pubblici: l’Osservatorio sulle pensioni 2023

Gestione Dipendenti Pubblici: l’Osservatorio sulle pensioni 2023

I dati sulle prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023 e su quelle liquidate nel 2022.

Pubblicazione: 24 maggio 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio sulle pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici (GDP), con i dati sulle prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023 e su quelle liquidate nel 2022.

Il numero delle pensioni vigenti al 1° gennaio 2023 è pari a 3.107.983, in aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente (3.082.954). L’importo complessivo annuo (13 mensilità) delle pensioni è di 83.318 milioni di euro, con incremento del 5,2% rispetto al 2022 (79.203 milioni di euro).

Per quanto riguarda la ripartizione per cassa, il 58,3% delle pensioni è erogato dalla Cassa Trattamenti Pensionistici Statali (CTPS), seguita dalla Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali (CPDEL) con il 38,2%. Le altre casse rappresentano complessivamente il 3,5% del totale. Con riferimento all’importo complessivo annuo, risulta che il 60,3% è a carico della CTPS (2.132,97 euro), il 32,4% a carico della CPDEL (1.752,04) e il rimanente 7,3% è erogato dalle altre casse, con importi che variano da 1.586,25 euro mensili per la Cassa Pensioni Insegnanti (CPI), a 4.844,49 euro mensili per la Cassa Pensioni Sanitari (CPS).

Pensioni GDP: dati per categoria e sesso

Per quanto riguarda le prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023, emerge che il 59,6% del totale dei trattamenti pensionistici è erogato alle donne, contro il 40,4% erogato agli uomini.

Relativamente alle pensioni liquidate nel 2022, la categoria delle pensioni di anzianità/anticipate è la più numerosa con il 50,5% del totale e importo complessivo annuo pari a 2.467,2 milioni di euro (59% del totale). Le pensioni ai superstiti rappresentano il 27,1% del totale come numero e il 16% come importo. Infine, le pensioni di vecchiaia sono tra il 19,3% come numero e il 22,1% come importo, e quelle di inabilità sono circa il 3% sia nel numero sia nell’importo.

Pensioni GDP: dati per area geografica

La distribuzione per area geografica del numero delle pensioni vigenti al 1° gennaio 2023 mette in evidenza che il maggior numero delle prestazioni è concentrato nell’area settentrionale della penisola con il 40,9% del totale nazionale, seguito dall’area meridionale e isole con il 36,5% e dall’Italia centrale con il 22,3% del totale.

Pensioni GDP: dati per età, categoria e importo

L’età media complessiva dei titolari di pensioni di vecchiaia e anzianità/anticipate è di poco superiore ai 74 anni sia per gli uomini che per le donne; quella dei titolari di pensione di inabilità si discosta di oltre quattro anni tra i due sessi (69,9 per gli uomini e 74,5 per le donne); l’età media della categoria superstiti è molto differenziata tra i due sessi, essendo pari a 72,2 anni per gli uomini e a 78,6 anni per le donne.

La distribuzione delle pensioni per categoria e classi di importo mensile mette in evidenza che il 12,6% delle pensioni pubbliche ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro, il 42,1% tra 1.000 e 1.999,99 euro e il 34,6% di importo tra 2.000 e 2.999,99; infine, il 10,7% ha un importo dai 3.000 euro mensili lordi in su.

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Quali sono le modalità di lavoro a distanza previste dal vigente CCNL?

Il CCNL comparto Funzioni Centrali del 09/05/2022 disciplina per la prima volta l’istituto del lavoro a distanza (Titolo V), distinguendolo tra il lavoro agile (artt. 36 – 40) e lavoro da remoto (art. 41).

Nel primo caso, la prestazione lavorativa è resa senza vincoli di orario né di luogo; nel secondo caso, il lavoratore rende la propria attività in luoghi diversi da quelli d’ufficio, ma comunque previamente determinati, e rimane assoggettato a precisi vincoli di orario. Per completezza di trattazione si evidenzia che il Contratto Collettivo non è intervenuto a modificare la previgente disciplina del cd. telelavoro, il quale resta disciplinato dall’art. 3 del DPR 8/3/1999 n. 70 e dal CCNQ sottoscritto il 23/03/2000, così come richiamati dai precedenti CCNL.

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Il diritto alla conservazione del posto di lavoro nel caso di vincita di concorso pubblico viene riconosciuto al dipendente anche se quest’ultimo risulta vincitore in un’Amministrazione non appartenente a nessun comparto o area di contrattazione?

Il diritto alla conservazione del posto di lavoro è stabilito nell’art. 19, commi 10 e 11, del CCNL comparto Funzioni Centrali del 09/05/2022 ed è riconosciuto, com’è noto, ai lavoratori a tempo indeterminato che hanno superato il periodo di prova assunti nelle Amministrazioni rientranti nell’ambito applicativo del comparto delle Funzioni Centrali ai sensi dell’art. 1, comma 5 del CCNL citato. È dunque un diritto soggettivo che spetta ai lavoratori di queste Amministrazioni, le quali lo riconoscono “per un arco temporale pari alla durata del periodo di prova formalmente prevista dalle disposizioni contrattuali applicate nell’Amministrazione di destinazione”.

Benché non vi sia un’esclusione esplicita delle Amministrazioni non rappresentate da ARAN in sede di contrattazione, come ad esempio gli Organi Costituzionali o le Autorità indipendenti, dalla formulazione adottata nella norma e, in particolare, dalla locuzione “disposizioni contrattuali”, si può desumere che il diritto alla conservazione del posto di lavoro è riconosciuto soltanto nei casi di vincita di concorso pubblico presso le Amministrazioni  – anche di diverso comparto – rientranti nell’ambito applicativo del diritto del lavoro pubblico contrattualizzato, così come delineato ai sensi dell’art. 1, comma 2, del D. Lgs. n. 165/2001.

Risultano, pertanto, escluse tutte quelle Amministrazioni i cui rapporti di lavoro sono retti dal diritto pubblico.

Presentato oggi il nuovo “Rapporto semestrale dell’Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti”

Presentato oggi il nuovo “Rapporto semestrale dell’Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti”

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Da qualche tempo, si dibatte sulla sulla scarsa attrattività del posto di lavoro pubblico, dibattito innescato anche dall’elevato numero di rinunce di candidati vincitori negli ultimi concorsi banditi. Alcune analisi mettono in evidenza anche il livello dei salari, rispetto al settore privato. Il nuovo Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti, affronta questa problematica proponendo un confronto tra livelli salariali di alcuni settori della PA (Ministeri, Agenzie fiscali e Funzioni locali) e livelli salariali rilevati in alcuni settori del privato.

Nei tre settori della PA oggetto di analisi sono impiegate circa 560mila persone, pari al 23% del pubblico impiego contrattualizzato. In questo dato – che comprende anche il personale a tempo determinato – non sono conteggiati i dirigenti, destinatari di uno specifico e diverso contratto.

Nel confronto tra i tre settori del pubblico, ci si è soffermati, in particolare, sull’Area dei funzionari, che più di altre è rivolta ai giovani laureati. Il Rapporto evidenzia anche alcune differenze tra i settori pubblici analizzati: ad esempio, è certamente un fatto che nelle Funzioni locali (regioni, enti locali ed altri enti territoriali) i livelli di partenza sono più bassi rispetto a quelli dei ministeri e delle agenzie fiscali. Ma in questo comparto è possibile crescere economicamente in maniera molto rapida, grazie alla possibilità degli incarichi di elevata qualificazione.

Mettendo a confronto le medie retributive rilevate, nei tre settori della PA, per il più ampio aggregato degli Impiegati, dal Rapporto emerge che non vi sono sostanziali disallineamenti con i settori del privato. Un giovane che entra nella PA riceve una retribuzione d’ingresso sicuramente competitiva rispetto al privato. Il confronto viene fatto anche tra Area del personale ad elevata qualificazione, di recente introdotta nei contratti pubblici, e la categoria dei Quadri del settore privato. Questo confronto sconta tuttavia il limite della disponibilità di dati medi per il settore pubblico. Limitando il confronto ai minimi e massimi retributivi rilevabili da contratto, anche il confronto per l’Area Quadri non evidenzia particolari disallineamenti.

Il Rapporto evidenzia anche, nella parte finale, che la retribuzione – pur essendo un fattore di grande rilievo nelle scelte individuali – non può essere l’unico elemento da prendere in considerazione. L’analisi sull’attrattività deve, pertanto, prendere in considerazione anche altri fattori. Tra i fattori, a favore della PA, vi è sicuramente la maggiore stabilità del posto di lavoro. Altri fattori – come la qualità dei contesti organizzativi, le opportunità di carriera ed i pacchetti di benefici in aggiunta alla retribuzione – sembrano invece penalizzare la pubblica amministrazione. Infine, vi sono altri fattori – come l’utilità sociale del lavoro – che sulla carta sono a favore del posto pubblico, ma non sembrano adeguatamente valorizzati e percepiti.

Da queste analisi si comprende come il tema dell’attrattività vada affrontato adottando molteplici punti di vista e considerando tutte le variabili rilevanti. Va inoltre valutato se alcuni mutati orientamenti sociali e culturali – di cui cominciano a cogliersi segnali sempre più evidenti – possano in prospettiva rendere ancora meno attrattivo il settore pubblico. Un fattore che ha visto notevolmente accresciuto il suo peso nella fase post-pandemica è, ad esempio, l’appartenenza ad una organizzazione flessibile, che favorisce il lavoro da remoto, che flessibilizza gli orari, che riesce a conciliare autonomia individuale e socialità.

Alluvione Emilia-Romagna: il CdM del 23 maggio

Alluvione Emilia-Romagna: il CdM del 23 maggio

 

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Il C.d.M. il 23 maggio, in seguito all’alluvione avvenuto in Emilia-Romagna, ha approvato un d.l. recante “Interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, nonché nel settore energetico”. Si dispone peraltro l’entrata in vigore immediata dell’art. 140 Codice Appalti, il rinvio delle udienze, la sospensione dei termini giudiziari.

Indice

1. Stato di emergenza

La delibera del C.d.M. del 4 maggio 2023, con cui era stato dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza delle avverse condizioni meteorologiche che, dal giorno 1° maggio 2023, hanno colpito il territorio delle Province di Reggio-Emilia, di Modena, di Bologna, di Ferrara, di Ravenna e di Forlì-Cesena, è stata pubblicata sulla G.U. del 22 maggio 2023.

2. 24 maggio lutto nazionale

In apertura della riunione del 23 maggio, il Consiglio dei Ministri ha rispettato un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’alluvione e ha deliberato la proclamazione del lutto nazionale per la giornata del 24 maggio 2023. Nella stessa occasione è stata ricordata la strage di Capaci, risalente al 23 maggio 1992.

3. Stanziamento di oltre 2 miliardi di euro

Tramite il decreto, il Governo ha stanziato oltre 2 miliardi di euro, al fine:

  • di garantire il soccorso e l’assistenza alle popolazioni e alle aziende colpite dall’alluvione,
  • di procedere rapidamente al superamento della fase emergenziale.

4. Sospensioni, differimenti, destinazioni

L’articolato prevede:

  • la sospensione, dal 1° maggio 2023 al 31 agosto 2023, dei termini relativi agli adempimenti e versamenti tributari e contributivi, inclusi quelli derivanti da cartelle di pagamento, in scadenza dal 1° maggio. La sospensione vale per gli adempimenti verso le P.A. previsti a carico di datori di lavoro, professionisti, consulenti e CAF, che abbiano sede o operino nei territori coinvolti dagli eventi alluvionali, pure per conto di aziende e clienti non operanti nei territori medesimi;
  • il differimento al 31 dicembre 2023 del termine per l’ultimazione degli interventi posti in essere su unità immobiliari ubicate nei territori interessati, ai fini del bonus 110%;
  • il differimento del pagamento delle rate in scadenza nell’esercizio 2023 dei mutui concessi da CDP ai comuni e alle province interessati;
  • la sospensione dei pagamenti delle utenze, già deliberata dall’ARERA;
  • il rinvio fino al 31 luglio 2023 delle udienze dei procedimenti civili e penali e la sospensione dei termini processuali e dei giudizi civili e penali ove la parte o il difensore siano residenti nella zona colpita dall’ evento alluvionale;
  • la sospensione, dal 1° maggio 2023 al 31 agosto luglio 2023, dei termini nei giudizi amministrativi, contabili, militari e tributari;
  • la sospensione, dal 1° maggio 2023 al 31 agosto 2023, dei termini dei procedimenti amministrativi;
  • la possibilità di accedere ad apposite prove di recupero dei concorsi per i residenti nelle zone alluvionate;
  • l’equiparazione del periodo di assenza dal servizio al servizio di fatto prestato per il personale dipendente delle P.A. che non possa svolgere la prestazione lavorativa neppure tramite la modalità agile;
  • la sospensione, per i comuni, dei termini per la fornitura di dati richiesti per le rilevazioni previste dal programma statistico nazionale;
  • l’istituzione del “Fondo straordinario a sostegno della continuità didattica”, con una dotazione 20 milioni di euro, per la ripresa della regolare attività didattica nelle istituzioni scolastiche dei territori colpiti dall’evento alluvionale e la possibilità per il Ministero dell’istruzione e del merito di introdurre, con ordinanza, misure specifiche in relazione alla valutazione e allo svolgimento degli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione;
  • la possibilità, per le università e le istituzioni di alta formazione presenti nei territori colpiti dall’alluvione, di svolgere attività didattica ed esami con modalità a distanza;
  • l’esonero dal versamento di tasse e contributi universitari per gli studenti interessati dall’alluvione;
  • l’istituzione di un fondo pari, per il 2023, a 3,5 milioni di euro, per il finanziamento di interventi manutentivi delle sedi universitarie e a favore del personale docente, tecnico e amministrativo;
  • l’entrata in vigore immediata dell’art. 140 del nuovo Codice degli appalti, relativo alle “procedure in caso di somma urgenza e di protezione civile”, che prevede la possibilità di “disporre l’immediata esecuzione dei lavori entro il limite di 500.000 euro o di quanto indispensabile per rimuovere lo stato di pregiudizio alla pubblica e privata incolumità”;
  • la possibilità per i lavoratori delle aziende di accedere alla Cassa integrazione emergenziale con un unico strumento, di nuova istituzione e per tutti i settori produttivi, incluso quello agricolo, fino a un massimo di 90 giorni e fino a un massimo complessivo per questa fattispecie di 580 milioni di euro;
  • lo stanziamento di 298 milioni di euro per l’introduzione di un’indennità una tantum, fino a 3.000 euro, in favore dei collaboratori coordinati e continuativi, dei titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale e dei lavoratori autonomi, i quali abbiano dovuto sospendere l’attività a causa degli eventi alluvionali;
  • l’intervento rafforzato del Fondo centrale di garanzia in favore delle imprese, con copertura di 110 milioni di euro e aumento della garanzia anche fino al 100%, per agevolare una ripresa quanto più possibile rapida delle attività economiche del territorio;
  • la concessione di contributi a fondo perduto, per il tramite di Simest S.p.a. e fino a 300 milioni di euro, per i danni subiti dalle imprese esportatrici;
  • la creazione di una quota riservata di 400 milioni di euro, a valere sul fondo di cui alla legge n. 394/1981, dedicata a finanziamenti a tassi agevolati per le aziende, con quote a fondo perduto del 10%;
  • la sospensione, per società e imprese, dei versamenti relativi al diritto annuale dovuto alle CCIAA, degli adempimenti contabili e societari, del pagamento delle rate di mutui o finanziamenti di ogni genere;
  • la destinazione di 100 milioni di euro del “Fondo di solidarietà nazionale – interventi indennizzatori” alle imprese agricole danneggiate;
  • la destinazione di una quota di 75 milioni di euro del fondo per l’innovazione in agricoltura al sostegno di investimenti e progetti di innovazione realizzati da imprese nei settori dell’agricoltura, della zootecnia, e via dicendo, con sede operativa nei territori colpiti;
  • l’attribuzione al commissario straordinario siccità del compito di verificare lo stato di efficienza e manutenzione delle opere di drenaggio delle acque meteoriche realizzate sull’intero territorio nazionale;
  • un contributo di 8 milioni di euro per il potenziamento e ripristino delle strutture sanitarie delle zone interessate dagli eventi alluvionali;
  • la maturazione, in ragione di un terzo, dei CF del triennio 2023/2025 relativi alla formazione continua in medicina, per i professionisti sanitari che abbiano svolto in maniera documentata l’attività professionale nei territori colpiti dall’emergenza;
  • il rifinanziamento per 200 milioni di euro del Fondo per le emergenze nazionali per il 2023;
  • la proroga di alcuni termini per i comuni.

4. Estrazioni straordinarie e vendite Agenzia delle Dogane

Per la copertura finanziaria degli stanziamenti fino al 31 dicembre l’Agenzia delle dogane e dei monopoli è stata autorizzata, disponendo il trasferimento al bilancio dello Stato degli introiti che ne derivano:

  • a effettuare estrazioni straordinarie del Lotto e del Superenalotto,
  • alla vendita dei beni mobili oggetto di confisca amministrativa, anche in deroga alle disposizioni sul numero degli incanti.

5. Sovrapprezzo ticket musei

È stato introdotto il sovrapprezzo di 1 euro per l’accesso ai musei statali nel range temporale 15 giugno e 15 settembre 2023, con la previsione di destinare i maggiori incassi:

  • a interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio culturale,
  • al sostegno degli operatori della cultura e dello spettacolo dei territori colpiti.

6. Rigassificazione

Il testo va a semplificare la disciplina in materia di realizzazione di nuova capacità di rigassificazione nazionale e si qualificano come opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, quelle a ciò finalizzate tramite unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione.

 

Ricorsi amministrativi ai Comitati INPS: precisazioni

 

Ricorsi amministrativi ai Comitati INPS: precisazioni

Precisazioni sul ricorso amministrativo per i trattamenti di integrazione salariale.

Pubblicazione: 24 maggio 2023

La circolare INPS 17 maggio 2023, n. 48 illustra il nuovo regolamento sui ricorsi amministrativi di competenza dei Comitati dell’INPS, relativo a tutte le gestioni previdenziali.

Il messaggio 23 maggio 2023, n. 1900 fornisce precisazioni e ribadisce che i ricorsi relativi ai provvedimenti di diniego o di accoglimento parziale dei trattamenti di integrazione salariale dovranno essere proposti entro 30 giorni dalla data di ricezione del provvedimento di diniego o di accoglimento parziale.

Di conseguenza, una volta concluso il regime transitorio previsto al paragrafo 4 della circolare 48/2023, per i ricorsi notificati prima del 17 maggio 2023 le indicazioni fornite con il messaggio 2939/2013 devono intendersi superate.

Gestione Dipendenti Pubblici: l’Osservatorio sulle pensioni 2023

Gestione Dipendenti Pubblici: l’Osservatorio sulle pensioni 2023

I dati sulle prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023 e su quelle liquidate nel 2022.

Pubblicazione: 24 maggio 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio sulle pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici (GDP), con i dati sulle prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023 e su quelle liquidate nel 2022.

Il numero delle pensioni vigenti al 1° gennaio 2023 è pari a 3.107.983, in aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente (3.082.954). L’importo complessivo annuo (13 mensilità) delle pensioni è di 83.318 milioni di euro, con incremento del 5,2% rispetto al 2022 (79.203 milioni di euro).

Per quanto riguarda la ripartizione per cassa, il 58,3% delle pensioni è erogato dalla Cassa Trattamenti Pensionistici Statali (CTPS), seguita dalla Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali (CPDEL) con il 38,2%. Le altre casse rappresentano complessivamente il 3,5% del totale. Con riferimento all’importo complessivo annuo, risulta che il 60,3% è a carico della CTPS (2.132,97 euro), il 32,4% a carico della CPDEL (1.752,04) e il rimanente 7,3% è erogato dalle altre casse, con importi che variano da 1.586,25 euro mensili per la Cassa Pensioni Insegnanti (CPI), a 4.844,49 euro mensili per la Cassa Pensioni Sanitari (CPS).

Pensioni GDP: dati per categoria e sesso

Per quanto riguarda le prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023, emerge che il 59,6% del totale dei trattamenti pensionistici è erogato alle donne, contro il 40,4% erogato agli uomini.

Relativamente alle pensioni liquidate nel 2022, la categoria delle pensioni di anzianità/anticipate è la più numerosa con il 50,5% del totale e importo complessivo annuo pari a 2.467,2 milioni di euro (59% del totale). Le pensioni ai superstiti rappresentano il 27,1% del totale come numero e il 16% come importo. Infine, le pensioni di vecchiaia sono tra il 19,3% come numero e il 22,1% come importo, e quelle di inabilità sono circa il 3% sia nel numero sia nell’importo.

Pensioni GDP: dati per area geografica

La distribuzione per area geografica del numero delle pensioni vigenti al 1° gennaio 2023 mette in evidenza che il maggior numero delle prestazioni è concentrato nell’area settentrionale della penisola con il 40,9% del totale nazionale, seguito dall’area meridionale e isole con il 36,5% e dall’Italia centrale con il 22,3% del totale.

Pensioni GDP: dati per età, categoria e importo

L’età media complessiva dei titolari di pensioni di vecchiaia e anzianità/anticipate è di poco superiore ai 74 anni sia per gli uomini che per le donne; quella dei titolari di pensione di inabilità si discosta di oltre quattro anni tra i due sessi (69,9 per gli uomini e 74,5 per le donne); l’età media della categoria superstiti è molto differenziata tra i due sessi, essendo pari a 72,2 anni per gli uomini e a 78,6 anni per le donne.

La distribuzione delle pensioni per categoria e classi di importo mensile mette in evidenza che il 12,6% delle pensioni pubbliche ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro, il 42,1% tra 1.000 e 1.999,99 euro e il 34,6% di importo tra 2.000 e 2.999,99; infine, il 10,7% ha un importo dai 3.000 euro mensili lordi in su.

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: dati di aprile 2023

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: dati di aprile 2023

I dati mensili sui nuclei percettori di Reddito e Pensione di Cittadinanza.Pubblicazione: 23 maggio 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati di aprile 2023 relativi ai nuclei percettori di RdC e PdC.

I dati relativi ai primi quattro mesi del 2023 riferiscono di 1.267.803 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, con 2.704.639 persone coinvolte e un importo medio mensile erogato a livello nazionale di 568,36 euro.

Nel periodo gennaio-aprile 2023 il beneficio è stato revocato a 31.374 nuclei e sono decaduti dal diritto 125.924 nuclei.

Nello stesso periodo, i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono 1.136.651, mentre i nuclei beneficiari di Pensione di Cittadinanza sono 131.152.

Quanto sono coese le forze politiche in parlamento Governo e Parlamento

Quanto sono coese le forze politiche in parlamento Governo e Parlamento

La capacità dei leader di partito di mobilitare i propri parlamentari è un elemento molto importante nelle dinamiche d’aula. Abbiamo sviluppato un nuovo indicatore che ci aiuta a capire quali sono i gruppi più coesi e quali meno.

 

Nelle scorse settimane ha destato molto scalpore il fatto che la maggioranza sia stata battuta alla camera nella votazione che avrebbe dovuto prevedere l’approvazione del documento di economia e finanza (Def). Uno dei passaggi chiave per l’elaborazione del bilancio dello stato.

Già in un precedente articolo avevamo evidenziato i rischi per la coalizione di centrodestra da questo punto di vista. In almeno 8 occasioni infatti la maggioranza era riuscita a far approvare alcuni provvedimenti importanti solo grazie alla contemporanea assenza di diversi esponenti dell’opposizione. Fatto che ha consentito l’abbassamento della quota di voti favorevoli necessaria.

Il parlamentare deve, o almeno dovrebbe, svolgere la sua funzione senza vincolo di mandato, in virtù dell’articolo 67 della costituzione. Fermo restando questo principio fondamentale, per le forze politiche in parlamento è cruciale avere una compattezza per portare avanti il proprio progetto politico. Tanto sul versante della maggioranza quanto su quello dell’opposizione.

Per questo motivo abbiamo sviluppato un nuovo indicatore originale che ci consente di conoscere quali sono i gruppi parlamentari più coesi e quali invece riscontrano più difficoltà da questo punto di vista.

71,92% il coefficiente di coesione della maggioranza nel suo complesso.

Dall’analisi delle votazioni di questi primi mesi di legislatura emerge che tendenzialmente la coalizione di governo è più coesa rispetto alle opposizioni. Ma il rischio di un incidente di percorso, come la vicenda del Def dimostra, è sempre dietro l’angolo. Per questo è molto utile tenere sotto controllo questo indicatore.

Come funziona il coefficiente di coesione

Nel caso dell’approvazione del Def, ad alzare l’asticella per la maggioranza è intervenuta la richiesta dell’esecutivo di uno scostamento di bilancio per finanziare alcuni provvedimenti. Tale richiesta però per essere approvata necessita della maggioranza assoluta (il 50%+1 dei componenti l’organo) di voti favorevoli.

In questo caso quindi ai capigruppo e agli altri leader delle forze politiche di maggioranza era richiesto uno sforzo per mobilitare i deputati e i senatori affinché si presentassero in aula e votassero a favore del provvedimento. Operazione che, almeno in prima battuta, a Montecitorio è fallita. Il nostro nuovo indicatore si basa proprio sull’analisi di questa dinamica. Ovvero la capacità dei leader non solo di mobilitare i propri parlamentari e di farli partecipare alle votazioni in aula ma anche di convincerli a seguire in maniera compatta la linea di partito. 

Il coefficiente di coesione ci dà indicazioni sulla capacità di far partecipare i parlamentari alle votazioni e di far rispettare la linea di partito.

È possibile effettuare questo tipo di analisi grazie ai dati sulle votazioni elettroniche che si sono svolte dall’inizio della legislatura e che sono messi a disposizione direttamente da camera e senato. Il nostro indicatore quindi valuta non solo quanti parlamentari hanno votato rispetto al numero totale degli appartenenti al gruppo ma anche se lo hanno fatto in aderenza alle indicazioni di partito o meno. Il coefficiente sostanzialmente sarà tanto più vicino al 100% quanto il gruppo è coeso. Viceversa l’indicatore sarà più basso nei casi in cui la compagine risulti essere più sfilacciata.

I dati sulla coesione dei gruppi

Analizzando in maniera complessiva le votazioni che si sono tenute in questi primi mesi della nuova legislatura emerge che generalmente la maggioranza è più coesa dell’opposizione. Parliamo infatti del 71,92% contro il 67,29%.

In entrambe le camere il centrodestra presenta valori maggiori ma è al senato in particolare che si registra la differenza più significativa. A palazzo Madama infatti la maggioranza fa registrare il 74,97% mentre l’opposizione si ferma al 65,97%. Una differenza di ben 9 punti percentuali.

Le opposizioni non riescono a fare fronte comune. Inoltre i parlamentari che siedono nel gruppo misto abbassano notevolmente il dato complessivo sulla coesione.

Se da un lato era lecito attendersi un valore più alto per la maggioranza che deve comunque assicurare i voti per garantire l’attuazione del programma di governo, dall’altro la capacità di far partecipare i parlamentari alle votazioni non deve essere data per scontata. Anche alla luce del fatto che molti esponenti del centrodestra ricoprono incarichi nell’esecutivo. Sarà quindi più difficile – se non impossibile – per questi esponenti partecipare con continuità alle votazioni. Da questo punto di vista il fatto che al senato la maggioranza possa vantare un coefficiente di coesione molto elevato può essere dovuto a due fattori: il primo è che essendo i gruppi più piccoli rispetto a quelli della camera è più facile tenere “sotto controllo” i parlamentari. Il secondo è che il numero di senatori (20) impegnati nelle attività di governo è più basso rispetto a quello dei deputati (27).

Passando ad analizzare la compattezza dei singoli gruppi, possiamo osservare che alla camera quello con il coefficiente di coesione più alto è l’Alleanza verdi e sinistra (80,8%). Seguono Partito democratico (77,18%) e Movimento 5 stelle (77,05). Al senato invece al primo posto troviamo il Movimento 5 stelle (85,09%) seguito da Fratelli d’Italia (79,11) e Lega (77,75%).

In entrambi i rami del parlamento il gruppo meno coeso invece risulta essere il misto. Tale dato non deve sorprendere data la composizione eterogenea di questa formazione. Infatti all’interno del misto possono trovarsi sia parlamentari che sostengono il governo sia oppositori. Inoltre spesso questo gruppo fa registrare mediamente un basso tasso di presenza alle votazioni. Ciò contribuisce ad abbassare il valore complessivo del coefficiente, soprattutto se si considerano maggioranza e opposizione nell’insieme. Una dinamica che in questo caso penalizza in particolare la minoranza.

Escludendo questo e altri casi particolari, possiamo osservare che tra i gruppi più numerosi quello che presenta l’indicatore di coesione più basso è Forza Italia (63,45% alla camera e 57,05% al senato).

Com’è variata la coesione dei gruppi nel tempo

Gli equilibri interni a maggioranza e opposizione, ma anche all’interno dei gruppi stessi, possono variare nel tempo. È quindi molto interessante capire come sono mutati i valori da inizio legislatura ad oggi. Anche alla luce delle più recenti evoluzioni politiche. Ad esempio, il Partito democratico ha cambiato segretario passando da Enrico Letta a Elly Schlein (passaggio peraltro che ha comportato una redistribuzione degli incarichi anche all’interno dei gruppi parlamentari). Inoltre si è consumata la rottura dei rapporti tra Carlo Calenda e Matteo Renzi che potrebbe aver influito anche sui gruppi di Azione-Italia viva.

Da questo punto di vista il primo elemento che emerge è il calo che tutte le formazioni hanno fatto registrare rispetto all’inizio della legislatura. Un calo che può essere considerato, se non del tutto almeno in parte, come “fisiologico” dato che successivamente si è avviata l’attività del governo e delle commissioni.

Un altro elemento interessante che emerge è che ci sono significative differenze tra camera e senato. Non solo nell’andamento temporale ma anche, come abbiamo già visto nel paragrafo precedente, su quali sono le formazioni più coese. Alla camera ad esempio tra aprile e maggio il coefficiente più basso è stato fatto registrare da Azione-Iv.

-13,35 la riduzione, in punti percentuale, del coefficiente di coesione di Azione-Italia viva alla camera tra novembre 2022 e maggio 2023.

Al contrario il Partito democratico pare aver beneficiato del cambio di leader. Dal febbraio 2023 alla prima metà di maggio infatti il gruppo Dem ha incrementato la propria coesione di oltre 8 punti. Una dinamica simile l’ha fatta registrare anche Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni infatti ha registrato un incremento di 6,72 punti. Significativo invece il brusco calo fatto registrare dal gruppo del Movimento 5 stelle che tra aprile e maggio ha perso ben 11 punti percentuali.

Situazione completamente diversa al senato dove a maggio il gruppo più coeso risulta essere proprio il M5s, in netto recupero rispetto al marzo scorso. Anche in questo caso il Pd fa registrare un incremento del coefficiente di coesione anche se meno marcato rispetto alla camera. Fratelli d’Italia invece risulta in lieve flessione negli ultimi 2 mesi. Lega e Azione-Iv riportano andamenti molto altalenanti. Mentre Forza Italia è il gruppo che fa registrare stabilmente l’indice di coesione più basso.

Foto: Comunicazione camera