Archivi giornalieri: 4 maggio 2023

Info CIG: dal 22 maggio servizio disponibile in tutta Italia

Info CIG: dal 22 maggio servizio disponibile in tutta Italia

Gli utenti e le modalità di accesso al servizio

Info CIG è il servizio di assistenza clienti online (live chat) che consente di attivare una conversazione via chat con un consulente dell’Istituto per ricevere informazioni sulle prestazioni di cassa integrazione salariale e sullo stato di lavorazione di una domanda presentata.

Da febbraio 2023 il servizio, già destinato ai lavoratori, è stato esteso oltre alle aziende con sede legale a Milano e provincia anche a quelle con sede legale a Torino, Roma, Napoli e rispettive province, per le seguenti categorie di utenti:

  • titolare di azienda
  • rappresentante legale
  • consulente aziendale.

Il messaggio 3 maggio 2023, n. 1605 informa che dal 22 maggio il servizio sarà esteso alle aziende con sede legale in tutto il territorio nazionale, per le stesse categorie di utenti sopra indicate.

Il messaggio, inoltre, illustra le modalità di accesso al servizio, tramite il Cassetto Previdenziale o MyINPS

Long Term Care e Home Care Premium: le graduatorie al 4 maggio 2023

Long Term Care e Home Care Premium: le graduatorie al 4 maggio 2023

Le graduatorie dei vincitori e degli idonei dei due bandi di concorso

Pubblicazione: 4 maggio 2023

Sono state pubblicate le graduatorie al 4 maggio 2023 dei vincitori e degli idonei dei bandi di concorso:

  • Long Term Care – LTC 2022, finalizzato al riconoscimento di un contributo economico per ricoveri presso residenze sanitarie assistenziali;
  • Home Care Premium – HCP 2022, per l’assistenza domiciliare dei dipendenti e pensionati pubblici, dei loro coniugi, parenti e affini non autosufficienti.

Per rispettare la normativa sulla privacy, la graduatoria indica esclusivamente il numero di protocollo INPS, reperibile accedendo al servizio online dedicato. Il numero di protocollo è riportato anche nella ricevuta che è stata inviata all’indirizzo di posta elettronica indicato nella domanda.

Sospensione contributi Lampedusa e Linosa: nuove scadenze versamenti

Sospensione contributi Lampedusa e Linosa: nuove scadenze versamenti

Termini, beneficiari e modalità di versamento dei contributi sospesi

Il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 ha disposto la sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali per i soggetti aventi domicilio fiscale, sede legale o sede operativa nel Comune di Lampedusa e Linosa.

Il decreto Milleproroghe 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14, ha modificato le date e le modalità precedentemente fissate per la ripresa dei versamenti sospesi.

In particolare, la scadenza per i versamenti contributivi è stata prorogata:

  • al 30 giugno 2023, per un importo pari al 50% delle somme dovute;
  • al 30 novembre 2023, per il restante 50% delle somme dovute.

Il messaggio 3 maggio 2023, n. 1604 fornisce le informazioni sui beneficiari della sospensione e sulle modalità di versamento dei contributi sospesi.

Lavoratori domestici: esonero contributivo per le mamme

Lavoratori domestici: esonero contributivo per le mamme

Le istruzioni per i datori di lavoro domestico

Pubblicazione: 2 maggio 2023

La legge di bilancio 2022 ha introdotto, in via sperimentale per il 2022, l’esonero dal versamento del 50% dei contributi previdenziali per le lavoratrici madri dipendenti del settore privato, dal rientro nel posto di lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità, per un periodo massimo di un anno. L’esonero spetta anche alle lavoratrici domestiche madri rientrate nel posto di lavoro entro il 31 dicembre 2022.

Con il messaggio 28 aprile 2023, n. 1552 si forniscono le istruzioni operative per la gestione degli adempimenti previdenziali connessi all’esonero contributivo per le lavoratrici domestiche.

Per richiedere l’applicazione dell’esonero, per conto della lavoratrice interessata, i datori di lavoro domestico devono presentare domanda all’INPS tramite il Portale delle Agevolazioni (ex DiResCo).

Bonus Cicogna 2022: online la graduatoria

Bonus Cicogna 2022: online la graduatoria

Il concorso per l’erogazione di un contributo per la nascita di bambini nati o adottati nel 2021Pubblicazione: 2 maggio 2023

È stata pubblicata la graduatoria del bando di concorso Bonus Cicogna 2022.

Il concorso è finalizzato all’erogazione di un contributo economico per la nascita di bambini nati o adottati nel 2021, figli di:

  • dipendenti del Gruppo Poste Italiane SpA;
  • dipendenti iscritti alla Gestione Postelegrafonici;
  • pensionati già dipendenti del Gruppo Poste Italiane SpA o IPOST.

Datori di lavoro con manodopera agricola: misure di welfare aziendale

Datori di lavoro con manodopera agricola: misure di welfare aziendale

Indicazioni per il recupero della contribuzione relativa alla quota di fringe benefit e/o di bonus carburante

I decreti Aiuti bis e quater hanno adottato misure in materia di welfare aziendale.

L’Istituto fornisce, con il messaggio 28 aprile 2023, n.1563 ai datori di lavoro che assumono manodopera agricola le indicazioni operative per il conguaglio e il recupero della contribuzione relativa alla quota di fringe benefit e/o di bonus carburante erogata.

Il messaggio prende in considerazione:

  • il caso in cui sia necessario assoggettare a contribuzione la quota di retribuzione imponibile precedentemente omessa;
  • il caso in cui occorra effettuare il recupero della quota di fringe benefit e/o di bonus carburante precedentemente assoggettata a contribuzione nel corso dell’anno 2022, con un’istanza di rettifica da inoltrare entro e non oltre il prossimo 31 maggio tramite la funzionalità presente all’interno della Comunicazione Bidirezionale del Cassetto previdenziale per le aziende agricole.

L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

Nel 2022 i fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo hanno raggiunto il loro massimo storico. Una crescita che tuttavia si trasforma in un calo se si osservano attentamente le componenti dell’aiuto.

 

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Negli scorsi giorni l’Ocse ha rilasciato i dati preliminari sulle risorse che i paesi appartenenti al comitato Dac hanno destinato all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) nel 2022. Tra alcuni mesi saranno pubblicati i dati definitivi ma questi rappresentano già una tendenza molto chiara sulla distribuzione delle risorse per la cooperazione.

Osservando i dati emerge come il rapporto tra fondi destinati all’aiuto allo sviluppo e reddito nazionale lordo (Rnl) abbia raggiunto nel 2022 il suo massimo storico.

0,32% il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo raggiunto dall’Italia nel 2022.

Un dato ancora distante dall’obiettivo dello 0,70% Aps/Rnl ma comunque una significativa crescita rispetto agli scorsi anni.

Tuttavia se si osservano i dati con maggiore attenzione emerge chiaramente come la crescita sia il frutto di un effetto ottico.

Il ritorno dell’aiuto gonfiato

Complessivamente il valore dell’Aps italiano nel 2022 è stato pari a 6,1 miliardi di euro, ovvero 1 miliardo in più rispetto all’anno precedente. Una crescita notevole anche considerando le oscillazioni dei prezzi dovute all’inflazione.

15,8% l’aumento percentuale dell’Aps italiano calcolato in dollari a prezzi costanti.

Per capire a fondo le ragioni di tale crescita però occorre guardare alla composizione dell’Aps, distinguendo innanzitutto l’aiuto multilaterale da quello bilaterale. Nel primo insieme sono considerate le risorse destinate alle organizzazioni internazionali che si occupano di cooperazione allo sviluppo. Nel secondo (l’aiuto bilaterale) invece vengono inclusi tutti quei programmi e progetti sviluppati dall’Italia direttamente nel paese beneficiario. In questa categoria però rientra anche una particolare voce di spesa nota come “risorse per i rifugiati nel paese donatore”.

All’interno dell’Aps vengono incluse anche risorse destinate all’accoglienza in Italia di richiedenti o titolari di protezione internazionale. Vai a “Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore””

Una politica certamente importante che tuttavia poco ha a che vedere con la cooperazione allo sviluppo. Proprio per questo Concord Europe considera questa voce di spesa come una forma di aiuto gonfiato.

Ma se inizialmente si trattava di una quota ridotta di risorse, nel 2022 queste hanno raggiunto quasi 1,5 miliardi di euro, triplicando rispetto all’anno precedente.

Nel 2022 quindi questa forma di aiuto gonfiato ha rappresentato circa 1/5 dell’Aps italiano (22,9%) e poco meno della metà di tutto l’aiuto bilaterale.

46,7% dell’aiuto bilaterale è composto dalla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”.

Valori impressionanti, che modificano radicalmente il modo in cui possono e devono essere interpretati questi dati. Un fenomeno che inoltre è probabilmente destinato ad aumentare dato il numero di arrivi in crescita almeno nei primi mesi del 2023.

L’illusione ottica

A un primo sguardo la dinamica che abbiamo descritto sembra riportarci al 2017, quando l’Italia raggiunse per la prima volta lo 0,30% Aps/Rnl. Anche in quell’occasione infatti la crescita era stata ampiamente trainata dalle risorse per i rifugiati, che allora raggiunsero addirittura il 60% del canale bilaterale. Questo parallelismo tuttavia non regge nel caso di un’analisi più dettagliata.

Nel 2017 l’Aps italiano avrebbe raggiunto il suo massimo storico anche se calcolato al netto delle risorse per i rifugiati. Al contrario, esclusi questi importi, nel 2022 si assiste a una riduzione del rapporto Aps/Rnl di 0,2 punti percentuali (dallo 0,26% allo 0,24% dell’anno precedente).

Una prospettiva difficile

Il fatto che le risorse effettivamente destinate a progetti di cooperazione siano diminuite invece che aumentate e che questo trend possa continuare nei prossimi anni rappresenta di per sé una grave criticità.

D’altronde negli articoli che abbiamo dedicato all’ultima legge di bilancio e al rilascio dei dati definitivi sull’Aps 2021 avevamo già evidenziato alcuni dei rischi che sono emersi e che potrebbero aggravarsi nei prossimi anni.

Comunque è bene tenere presente che l’andamento dell’Aps che potremmo definire come genuino (ovvero al netto della spesa per i rifugiati) cambia a seconda degli indicatori che osserviamo. Fin ora abbiamo visto il suo valore in relazione al Rnl. Una misura che dunque si focalizza sull’impegno relativo di un paese, in un anno in cui l’aumento dell’Rnl è stato considerevole (+7,8%).

In termini assoluti e a prezzi correnti gli importi dell’Aps genuino risultano in lieve aumento (+1,4%). Tuttavia mantenendo i prezzi costanti, per evitare distorsioni sui prezzi dovute all’inflazione, si rileva un calo dell’1,7%.

Se questa riduzione non è stata decisamente più marcata si deve in gran parte all’aumento degli importi destinati alla lotta alla pandemia. Tolte queste risorse, oltre a quelle destinate ai rifugiati, il calo dell’Aps sarebbe ben più consistente.

-13,2% il calo dell’Aps Italiano tra 2021 e 2022 al netto delle spese per i rifugiati e di quelle per la pandemia.

Nel 2022 poi un’altra drammatica vicenda ha giustamente catalizzato l’attenzione e le risorse della cooperazione. Si tratta della crisi Ucraina a cui l’Italia, nel 2022 ha destinato oltre 390 milioni di dollari tra aiuti umanitari (26,5 milioni) e altre forme di aiuto allo sviluppo.

Ovviamente in entrambi i casi si tratta di ambiti in cui è stato ed è tuttora fondamentale contribuire. La preoccupazione che sorge però riguarda il destino di queste risorse quando, si spera nel più breve tempo possibile, queste crisi dovessero venire meno. La scelta a quel punto sarebbe se reinvestire questi importi in altri programmi di cooperazione, oppure se lasciare che l’Aps continui a calare, almeno nelle sue componenti genuine.

Foto: AICS Addis Abeba – Twitter

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

 

L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

Nel 2022 i fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo hanno raggiunto il loro massimo storico. Una crescita che tuttavia si trasforma in un calo se si osservano attentamente le componenti dell’aiuto.

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Negli scorsi giorni l’Ocse ha rilasciato i dati preliminari sulle risorse che i paesi appartenenti al comitato Dac hanno destinato all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) nel 2022. Tra alcuni mesi saranno pubblicati i dati definitivi ma questi rappresentano già una tendenza molto chiara sulla distribuzione delle risorse per la cooperazione.

Osservando i dati emerge come il rapporto tra fondi destinati all’aiuto allo sviluppo e reddito nazionale lordo (Rnl) abbia raggiunto nel 2022 il suo massimo storico.

0,32% il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo raggiunto dall’Italia nel 2022.

Un dato ancora distante dall’obiettivo dello 0,70% Aps/Rnl ma comunque una significativa crescita rispetto agli scorsi anni.

Tuttavia se si osservano i dati con maggiore attenzione emerge chiaramente come la crescita sia il frutto di un effetto ottico.

Il ritorno dell’aiuto gonfiato

Complessivamente il valore dell’Aps italiano nel 2022 è stato pari a 6,1 miliardi di euro, ovvero 1 miliardo in più rispetto all’anno precedente. Una crescita notevole anche considerando le oscillazioni dei prezzi dovute all’inflazione.

15,8% l’aumento percentuale dell’Aps italiano calcolato in dollari a prezzi costanti.

Per capire a fondo le ragioni di tale crescita però occorre guardare alla composizione dell’Aps, distinguendo innanzitutto l’aiuto multilaterale da quello bilaterale. Nel primo insieme sono considerate le risorse destinate alle organizzazioni internazionali che si occupano di cooperazione allo sviluppo. Nel secondo (l’aiuto bilaterale) invece vengono inclusi tutti quei programmi e progetti sviluppati dall’Italia direttamente nel paese beneficiario. In questa categoria però rientra anche una particolare voce di spesa nota come “risorse per i rifugiati nel paese donatore”.

All’interno dell’Aps vengono incluse anche risorse destinate all’accoglienza in Italia di richiedenti o titolari di protezione internazionale. Vai a “Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore””

Una politica certamente importante che tuttavia poco ha a che vedere con la cooperazione allo sviluppo. Proprio per questo Concord Europe considera questa voce di spesa come una forma di aiuto gonfiato.

Ma se inizialmente si trattava di una quota ridotta di risorse, nel 2022 queste hanno raggiunto quasi 1,5 miliardi di euro, triplicando rispetto all’anno precedente.

Nel 2022 quindi questa forma di aiuto gonfiato ha rappresentato circa 1/5 dell’Aps italiano (22,9%) e poco meno della metà di tutto l’aiuto bilaterale.

46,7% dell’aiuto bilaterale è composto dalla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”.

Valori impressionanti, che modificano radicalmente il modo in cui possono e devono essere interpretati questi dati. Un fenomeno che inoltre è probabilmente destinato ad aumentare dato il numero di arrivi in crescita almeno nei primi mesi del 2023.

L’illusione ottica

A un primo sguardo la dinamica che abbiamo descritto sembra riportarci al 2017, quando l’Italia raggiunse per la prima volta lo 0,30% Aps/Rnl. Anche in quell’occasione infatti la crescita era stata ampiamente trainata dalle risorse per i rifugiati, che allora raggiunsero addirittura il 60% del canale bilaterale. Questo parallelismo tuttavia non regge nel caso di un’analisi più dettagliata.

Nel 2017 l’Aps italiano avrebbe raggiunto il suo massimo storico anche se calcolato al netto delle risorse per i rifugiati. Al contrario, esclusi questi importi, nel 2022 si assiste a una riduzione del rapporto Aps/Rnl di 0,2 punti percentuali (dallo 0,26% allo 0,24% dell’anno precedente).

Una prospettiva difficile

Il fatto che le risorse effettivamente destinate a progetti di cooperazione siano diminuite invece che aumentate e che questo trend possa continuare nei prossimi anni rappresenta di per sé una grave criticità.

D’altronde negli articoli che abbiamo dedicato all’ultima legge di bilancio e al rilascio dei dati definitivi sull’Aps 2021 avevamo già evidenziato alcuni dei rischi che sono emersi e che potrebbero aggravarsi nei prossimi anni.

Comunque è bene tenere presente che l’andamento dell’Aps che potremmo definire come genuino (ovvero al netto della spesa per i rifugiati) cambia a seconda degli indicatori che osserviamo. Fin ora abbiamo visto il suo valore in relazione al Rnl. Una misura che dunque si focalizza sull’impegno relativo di un paese, in un anno in cui l’aumento dell’Rnl è stato considerevole (+7,8%).

In termini assoluti e a prezzi correnti gli importi dell’Aps genuino risultano in lieve aumento (+1,4%). Tuttavia mantenendo i prezzi costanti, per evitare distorsioni sui prezzi dovute all’inflazione, si rileva un calo dell’1,7%.

Se questa riduzione non è stata decisamente più marcata si deve in gran parte all’aumento degli importi destinati alla lotta alla pandemia. Tolte queste risorse, oltre a quelle destinate ai rifugiati, il calo dell’Aps sarebbe ben più consistente.

-13,2% il calo dell’Aps Italiano tra 2021 e 2022 al netto delle spese per i rifugiati e di quelle per la pandemia.

Nel 2022 poi un’altra drammatica vicenda ha giustamente catalizzato l’attenzione e le risorse della cooperazione. Si tratta della crisi Ucraina a cui l’Italia, nel 2022 ha destinato oltre 390 milioni di dollari tra aiuti umanitari (26,5 milioni) e altre forme di aiuto allo sviluppo.

Ovviamente in entrambi i casi si tratta di ambiti in cui è stato ed è tuttora fondamentale contribuire. La preoccupazione che sorge però riguarda il destino di queste risorse quando, si spera nel più breve tempo possibile, queste crisi dovessero venire meno. La scelta a quel punto sarebbe se reinvestire questi importi in altri programmi di cooperazione, oppure se lasciare che l’Aps continui a calare, almeno nelle sue componenti genuine.

Foto: AICS Addis Abeba – Twitter

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Le componenti dell’aiuto italiano tra 2016 e 2022

Le componenti dell’aiuto italiano tra 2016 e 2022

Le principali componenti dell’aiuto pubblico allo sviluppo italiano negli ultimi anni e il peso della voce di spesa dedicata ai rifugiati nel paese donatore

GRAFICO
DESCRIZIONE

Complessivamente il valore dell’Aps italiano nel 2022 è stato pari a 6,1 miliardi di euro, ovvero 1 miliardo in più rispetto all’anno precedente. Una crescita notevole anche considerando le oscillazioni dei prezzi dovute all’inflazione (+15,8%). Questa crescita tuttavia è trainata da una particolare voce di spesa nota come “risorse per i rifugiati nel paese donatore”. Nel 2022 questa voce, considerata da molti come una forma di aiuto gonfiato, ha rappresentato circa 1/5 dell’Aps italiano e poco meno della metà di tutto l’aiuto bilaterale (46,7%).

DA SAPERE

L’aiuto pubblico allo sviluppo si divide in canale bilaterale e canale multilarale. A livello contabile poi all’interno del canale bilaterale viene fatta rientrare la voce “rifugiati nel paese donatore”. Si tratta della componente principale di quello che è noto come aiuto gonfiato. I dati Ocse utilizzati sono quelli preliminari 2022, seguono la metodologia “Grant equivalents“ e sono espressi in euro a prezzi correnti.

 

L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

Nel 2022 i fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo hanno raggiunto il loro massimo storico. Una crescita che tuttavia si trasforma in un calo se si osservano attentamente le componenti dell’aiuto.

 

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Negli scorsi giorni l’Ocse ha rilasciato i dati preliminari sulle risorse che i paesi appartenenti al comitato Dac hanno destinato all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) nel 2022. Tra alcuni mesi saranno pubblicati i dati definitivi ma questi rappresentano già una tendenza molto chiara sulla distribuzione delle risorse per la cooperazione.

Osservando i dati emerge come il rapporto tra fondi destinati all’aiuto allo sviluppo e reddito nazionale lordo (Rnl) abbia raggiunto nel 2022 il suo massimo storico.

0,32% il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo raggiunto dall’Italia nel 2022.

Un dato ancora distante dall’obiettivo dello 0,70% Aps/Rnl ma comunque una significativa crescita rispetto agli scorsi anni.

Tuttavia se si osservano i dati con maggiore attenzione emerge chiaramente come la crescita sia il frutto di un effetto ottico.

Il ritorno dell’aiuto gonfiato

Complessivamente il valore dell’Aps italiano nel 2022 è stato pari a 6,1 miliardi di euro, ovvero 1 miliardo in più rispetto all’anno precedente. Una crescita notevole anche considerando le oscillazioni dei prezzi dovute all’inflazione.

15,8% l’aumento percentuale dell’Aps italiano calcolato in dollari a prezzi costanti.

Per capire a fondo le ragioni di tale crescita però occorre guardare alla composizione dell’Aps, distinguendo innanzitutto l’aiuto multilaterale da quello bilaterale. Nel primo insieme sono considerate le risorse destinate alle organizzazioni internazionali che si occupano di cooperazione allo sviluppo. Nel secondo (l’aiuto bilaterale) invece vengono inclusi tutti quei programmi e progetti sviluppati dall’Italia direttamente nel paese beneficiario. In questa categoria però rientra anche una particolare voce di spesa nota come “risorse per i rifugiati nel paese donatore”.

All’interno dell’Aps vengono incluse anche risorse destinate all’accoglienza in Italia di richiedenti o titolari di protezione internazionale. Vai a “Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore””

Una politica certamente importante che tuttavia poco ha a che vedere con la cooperazione allo sviluppo. Proprio per questo Concord Europe considera questa voce di spesa come una forma di aiuto gonfiato.

Ma se inizialmente si trattava di una quota ridotta di risorse, nel 2022 queste hanno raggiunto quasi 1,5 miliardi di euro, triplicando rispetto all’anno precedente.

Nel 2022 quindi questa forma di aiuto gonfiato ha rappresentato circa 1/5 dell’Aps italiano (22,9%) e poco meno della metà di tutto l’aiuto bilaterale.

46,7% dell’aiuto bilaterale è composto dalla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”.

Valori impressionanti, che modificano radicalmente il modo in cui possono e devono essere interpretati questi dati. Un fenomeno che inoltre è probabilmente destinato ad aumentare dato il numero di arrivi in crescita almeno nei primi mesi del 2023.

L’illusione ottica

A un primo sguardo la dinamica che abbiamo descritto sembra riportarci al 2017, quando l’Italia raggiunse per la prima volta lo 0,30% Aps/Rnl. Anche in quell’occasione infatti la crescita era stata ampiamente trainata dalle risorse per i rifugiati, che allora raggiunsero addirittura il 60% del canale bilaterale. Questo parallelismo tuttavia non regge nel caso di un’analisi più dettagliata.

Nel 2017 l’Aps italiano avrebbe raggiunto il suo massimo storico anche se calcolato al netto delle risorse per i rifugiati. Al contrario, esclusi questi importi, nel 2022 si assiste a una riduzione del rapporto Aps/Rnl di 0,2 punti percentuali (dallo 0,26% allo 0,24% dell’anno precedente).

Una prospettiva difficile

Il fatto che le risorse effettivamente destinate a progetti di cooperazione siano diminuite invece che aumentate e che questo trend possa continuare nei prossimi anni rappresenta di per sé una grave criticità.

D’altronde negli articoli che abbiamo dedicato all’ultima legge di bilancio e al rilascio dei dati definitivi sull’Aps 2021 avevamo già evidenziato alcuni dei rischi che sono emersi e che potrebbero aggravarsi nei prossimi anni.

Comunque è bene tenere presente che l’andamento dell’Aps che potremmo definire come genuino (ovvero al netto della spesa per i rifugiati) cambia a seconda degli indicatori che osserviamo. Fin ora abbiamo visto il suo valore in relazione al Rnl. Una misura che dunque si focalizza sull’impegno relativo di un paese, in un anno in cui l’aumento dell’Rnl è stato considerevole (+7,8%).

In termini assoluti e a prezzi correnti gli importi dell’Aps genuino risultano in lieve aumento (+1,4%). Tuttavia mantenendo i prezzi costanti, per evitare distorsioni sui prezzi dovute all’inflazione, si rileva un calo dell’1,7%.

Se questa riduzione non è stata decisamente più marcata si deve in gran parte all’aumento degli importi destinati alla lotta alla pandemia. Tolte queste risorse, oltre a quelle destinate ai rifugiati, il calo dell’Aps sarebbe ben più consistente.

-13,2% il calo dell’Aps Italiano tra 2021 e 2022 al netto delle spese per i rifugiati e di quelle per la pandemia.

Nel 2022 poi un’altra drammatica vicenda ha giustamente catalizzato l’attenzione e le risorse della cooperazione. Si tratta della crisi Ucraina a cui l’Italia, nel 2022 ha destinato oltre 390 milioni di dollari tra aiuti umanitari (26,5 milioni) e altre forme di aiuto allo sviluppo.

Ovviamente in entrambi i casi si tratta di ambiti in cui è stato ed è tuttora fondamentale contribuire. La preoccupazione che sorge però riguarda il destino di queste risorse quando, si spera nel più breve tempo possibile, queste crisi dovessero venire meno. La scelta a quel punto sarebbe se reinvestire questi importi in altri programmi di cooperazione, oppure se lasciare che l’Aps continui a calare, almeno nelle sue componenti genuine.

Foto: AICS Addis Abeba – Twitter

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

 

L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

L’effetto ottico delle risorse per la cooperazione nel 2022 Cooperazione

Nel 2022 i fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo hanno raggiunto il loro massimo storico. Una crescita che tuttavia si trasforma in un calo se si osservano attentamente le componenti dell’aiuto.

 

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Negli scorsi giorni l’Ocse ha rilasciato i dati preliminari sulle risorse che i paesi appartenenti al comitato Dac hanno destinato all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) nel 2022. Tra alcuni mesi saranno pubblicati i dati definitivi ma questi rappresentano già una tendenza molto chiara sulla distribuzione delle risorse per la cooperazione.

Osservando i dati emerge come il rapporto tra fondi destinati all’aiuto allo sviluppo e reddito nazionale lordo (Rnl) abbia raggiunto nel 2022 il suo massimo storico.

0,32% il rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo raggiunto dall’Italia nel 2022.

Un dato ancora distante dall’obiettivo dello 0,70% Aps/Rnl ma comunque una significativa crescita rispetto agli scorsi anni.

Tuttavia se si osservano i dati con maggiore attenzione emerge chiaramente come la crescita sia il frutto di un effetto ottico.

Il ritorno dell’aiuto gonfiato

Complessivamente il valore dell’Aps italiano nel 2022 è stato pari a 6,1 miliardi di euro, ovvero 1 miliardo in più rispetto all’anno precedente. Una crescita notevole anche considerando le oscillazioni dei prezzi dovute all’inflazione.

15,8% l’aumento percentuale dell’Aps italiano calcolato in dollari a prezzi costanti.

Per capire a fondo le ragioni di tale crescita però occorre guardare alla composizione dell’Aps, distinguendo innanzitutto l’aiuto multilaterale da quello bilaterale. Nel primo insieme sono considerate le risorse destinate alle organizzazioni internazionali che si occupano di cooperazione allo sviluppo. Nel secondo (l’aiuto bilaterale) invece vengono inclusi tutti quei programmi e progetti sviluppati dall’Italia direttamente nel paese beneficiario. In questa categoria però rientra anche una particolare voce di spesa nota come “risorse per i rifugiati nel paese donatore”.

All’interno dell’Aps vengono incluse anche risorse destinate all’accoglienza in Italia di richiedenti o titolari di protezione internazionale. Vai a “Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore””

Una politica certamente importante che tuttavia poco ha a che vedere con la cooperazione allo sviluppo. Proprio per questo Concord Europe considera questa voce di spesa come una forma di aiuto gonfiato.

Ma se inizialmente si trattava di una quota ridotta di risorse, nel 2022 queste hanno raggiunto quasi 1,5 miliardi di euro, triplicando rispetto all’anno precedente.

Nel 2022 quindi questa forma di aiuto gonfiato ha rappresentato circa 1/5 dell’Aps italiano (22,9%) e poco meno della metà di tutto l’aiuto bilaterale.

46,7% dell’aiuto bilaterale è composto dalla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”.

Valori impressionanti, che modificano radicalmente il modo in cui possono e devono essere interpretati questi dati. Un fenomeno che inoltre è probabilmente destinato ad aumentare dato il numero di arrivi in crescita almeno nei primi mesi del 2023.

L’illusione ottica

A un primo sguardo la dinamica che abbiamo descritto sembra riportarci al 2017, quando l’Italia raggiunse per la prima volta lo 0,30% Aps/Rnl. Anche in quell’occasione infatti la crescita era stata ampiamente trainata dalle risorse per i rifugiati, che allora raggiunsero addirittura il 60% del canale bilaterale. Questo parallelismo tuttavia non regge nel caso di un’analisi più dettagliata.

Nel 2017 l’Aps italiano avrebbe raggiunto il suo massimo storico anche se calcolato al netto delle risorse per i rifugiati. Al contrario, esclusi questi importi, nel 2022 si assiste a una riduzione del rapporto Aps/Rnl di 0,2 punti percentuali (dallo 0,26% allo 0,24% dell’anno precedente).

Una prospettiva difficile

Il fatto che le risorse effettivamente destinate a progetti di cooperazione siano diminuite invece che aumentate e che questo trend possa continuare nei prossimi anni rappresenta di per sé una grave criticità.

D’altronde negli articoli che abbiamo dedicato all’ultima legge di bilancio e al rilascio dei dati definitivi sull’Aps 2021 avevamo già evidenziato alcuni dei rischi che sono emersi e che potrebbero aggravarsi nei prossimi anni.

Comunque è bene tenere presente che l’andamento dell’Aps che potremmo definire come genuino (ovvero al netto della spesa per i rifugiati) cambia a seconda degli indicatori che osserviamo. Fin ora abbiamo visto il suo valore in relazione al Rnl. Una misura che dunque si focalizza sull’impegno relativo di un paese, in un anno in cui l’aumento dell’Rnl è stato considerevole (+7,8%).

In termini assoluti e a prezzi correnti gli importi dell’Aps genuino risultano in lieve aumento (+1,4%). Tuttavia mantenendo i prezzi costanti, per evitare distorsioni sui prezzi dovute all’inflazione, si rileva un calo dell’1,7%.

Se questa riduzione non è stata decisamente più marcata si deve in gran parte all’aumento degli importi destinati alla lotta alla pandemia. Tolte queste risorse, oltre a quelle destinate ai rifugiati, il calo dell’Aps sarebbe ben più consistente.

-13,2% il calo dell’Aps Italiano tra 2021 e 2022 al netto delle spese per i rifugiati e di quelle per la pandemia.

Nel 2022 poi un’altra drammatica vicenda ha giustamente catalizzato l’attenzione e le risorse della cooperazione. Si tratta della crisi Ucraina a cui l’Italia, nel 2022 ha destinato oltre 390 milioni di dollari tra aiuti umanitari (26,5 milioni) e altre forme di aiuto allo sviluppo.

Ovviamente in entrambi i casi si tratta di ambiti in cui è stato ed è tuttora fondamentale contribuire. La preoccupazione che sorge però riguarda il destino di queste risorse quando, si spera nel più breve tempo possibile, queste crisi dovessero venire meno. La scelta a quel punto sarebbe se reinvestire questi importi in altri programmi di cooperazione, oppure se lasciare che l’Aps continui a calare, almeno nelle sue componenti genuine.

Foto: AICS Addis Abeba – Twitter

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

 

Lavoro irregolare: Ispettorato trova più di 7 aziende su 10

Lavoro irregolare: Ispettorato trova più di 7 aziende su 10

E’ emerso da un’operazione di vigilanza dell’Ispettorato del Lavoro condotta anche nei pubblici esercizi. Picchi del 95% al Sud. Individuati 458 lavoratori in nero, tra i quali 16 minorenni.
Volume per approfondire: Il lavoro nero

1. In che cosa consiste il lavoro irregolare

Con la locuzione lavoro irregolare o lavoro in nero s’intende un rapporto di lavoro nel quale un datore di lavoro, sia lo stesso una persona fisica o giuridica, si avvale di prestazioni professionali o lavorative di un dipendente senza riconoscere allo stesso nessuna copertura previdenziale, di garanzia, e di tutela previste dalla legge, e senza pagare le imposte previste, non essendoci un contratto di lavoro ufficiale non registrato e giuridicamente nullo e irregolare per le vigenti norme del diritto del lavoro.
Il fenomeno ancora oggi non ha una definizione giuridica univoca nei vari ordinamenti giuridici statali.
Di solito, da un punto di vista più sociologico, viene considerata lavoro nero quell’attività a scopo di lucro di tipo sia dipendente sia indipendente realizzato in violazione della legge.
Il lavoro nero può avere orari non conformi alla normativa, l’esercizio di attività che eludono il diritto fiscale, il diritto delle assicurazioni sociali, il diritto della concorrenza e il diritto in materia di stranieri.
Ci sono due tipi di lavoro nero:

  • Quello subìto, vale a dire, il lavoratore è costretto a essere pagato senza regolarizzazione contrattuale o fiscale, pensionistica e assicurativa “in cambio” di un lavoro. Questa è la situazione tipica di coloro che vorrebbero un lavoro come dipendenti o parasubordinati nei confronti di un’impresa ma la stessa non li vuole assumere.
  •  Quello preteso dal soggetto stesso che ha un interesse ad essere pagato in nero, completamente o parzialmente. Questo accade nel mondo del lavoro autonomo (per lo meno da parte di coloro che lavorano per persone fisiche, visto che le aziende non hanno nessun vantaggio a pagare in nero i lavoratori autonomi oppure è molto complesso effettuarlo). Il mondo dei disoccupati o degli inoccupati (studenti, casalinghe, pensionati, cassa integrati) è un bacino di persone che di solito vuole essere pagato in nero, specie quando la prestazione è saltuaria. Oppure è il classico caso del cosiddetto “doppio lavoro”, vale a dire, quello svolto da lavoratori dipendenti (pubblici e privati) fuori dal normale orario lavorativo. 

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2. I rilievi della vigilanza straordinaria dell’Ispettorato del Lavoro

Come riporta l’agenzia di stampa Adnkronos, il 76% delle aziende dei settori del turismo e dei pubblici esercizi ha evidenziato irregolarità con picchi del 95% al Sud e del 78% al Nord-Ovest.
Emerge da una rilevante azione di vigilanza straordinaria, promossa e coordinata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, da parte degli ispettori del lavoro e dei Carabinieri del Comando tutela del lavoro, svolta nei giorni scorsi nel territorio nazionale, con l’unica esclusione delle Province di Trento e Bolzano, mirata al contrasto del lavoro sommerso e alla verifica del rispetto della disciplina in materia di salute e sicurezza.
I controlli hanno interessato 445 aziende, delle quali il 76% è risultato irregolare, con picchi del 95% al Sud e del 78% al Nord-Ovest.
Gli accertamenti hanno fatto emergere su 2.364 posizioni lavorative verificate, 809 irregolari, 458 lavoratori in nero, tra i quali 16 minorenni 101 lavoratori extra Ue, tra i quali 18 senza permesso di soggiorno.
Gli ispettori hanno successivamente disposto 330 prescrizioni per violazioni in materia di sicurezza e 253 provvedimenti di sospensione, dei quali 180 per lavoro nero e 73 per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza.
Le maggiori violazioni relative ai rapporti di lavoro, a parte il lavoro nero, sono relative all’orario di lavoroal mancato versamento dei contributi previdenziali, e a uno sbagliato inquadramento contrattuale.
I rilievi sono relativi anche alla percezione indebita del reddito di cittadinanzaalla mancata tracciabilità delle retribuzioni, e alla videosorveglianza.
Sono state riscontrate violazioni anche in materia di salute e sicurezza, in prevalenza per mancata elaborazione del Documenti Valutazione Rischi, mancata formazione e addestramento, mancata costituzione del servizio di prevenzione e protezione e nomina del relativo responsabile e mancata elaborazione del piano di emergenza ed evacuazione.

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Il presente volume intende affrontare le diverse sfaccettature del lavoro nero, cercando di guidare il professionista nelle problematiche, di carattere non solo nazionale ma altresì transfrontaliero, che lo caratterizzano. Infatti, il fenomeno è assai complesso e può presentarsi sotto molteplici forme ed aspetti, ponendosi sempre come vulnus di diritti individuali, sociali ed economici: il lavoro non dichiarato ha gravi implicazioni per i lavoratori interessati che si trovano spesso a dovere accettare condizioni di lavoro assai precarie, con retribuzioni inferiori rispetto a quelle contrattual-collettive, con violazioni dei diritti individuali e ridotta tutela in materia di sicurezza sul lavoro, a non avere opportunità di sviluppo delle proprie competenze. Il lavoro nero determina quindi danni sia al lavoratore, sia a tutta la società, per il minor gettito fiscale e dei contributi e all’intera economia per l’evidente distorsione che determina alla concorrenza.Il testo non è una mera ricognizione di commento a disposizioni di legge, ma ha in sé il valore aggiunto di avere sempre sullo sfondo il valore del lavoro e della persona. Michele Di Lecce Magistrato, dal giugno 2003 a febbraio 2012 é stato Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Alessandria. Dal febbraio 2012 al dicembre 2015 é stato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova e ha assunto anche l’incarico di Procuratore Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo per il distretto di Genova. E’ stato professore a contratto di Diritto Giurisprudenziale del Lavoro presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Pavia, nonché docente di Diritto Penale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Piemonte Orientale. Ha fatto parte di commissioni ministeriali per la riforma del sistema sanzionatorio penale e del diritto penale del lavoro. Fa parte di Comitati Scientifici di riviste giuridiche e tecniche. È stato di recente nominato Garante di Ateneo dall’Università degli studi di Genova per gli anni accademici 2017-2021.Corrado Marvasi, Avvocato, attualmente si dedica alla ricerca in campo giuridico, cercando di coniugare l’esperienza maturata in tanti anni di professione con l’approfondimento del diritto nei suoi vari settori. Autore di diverse monografie in tema di diritti reali, di espropriazione per pubblica utilità, di mandato e di carattere processualistico.

 

Michele Di Lecce, Corrado Marvasi | Maggioli Editore 2019

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