Archivi giornalieri: 7 maggio 2023

Quali sono i settori con più lavoratori in Europa Europa

Quali sono i settori con più lavoratori in Europa Europa

Analizzare gli ambiti di impiego permette di contestualizzare il mondo del lavoro ma il dato va interpretato con cautela. Un maggior numero di occupati può indicare più imprese operanti nel settore ma anche una maggiore intensità di lavoro in quel specifico segmento.

 

Per descrivere la partecipazione al mercato del lavoro vengono sfruttati numerosi indicatori come per esempio il tasso di occupazione. Per avere un’idea chiara della sua composizione è importante anche cercare di capire quali sono i settori con il maggior numero di lavoratori. Lo abbiamo analizzato per il mercato del lavoro europeo e italiano con i nuovi dati Eurostat relativi alla forza lavoro che fanno riferimento al 2022.

La rilevazione dei settori lavorativi è soltanto una delle parti che compongono questa raccolta dati. Il suo scopo è quello di definire un quadro di caratteristiche per poter comprendere meglio sia la composizione dei lavoratori che dei disoccupati e degli inattivi.

Le differenze tra i settori produttivi

Il numero di dipendenti in un determinato segmento produttivo può dare numerose informazioni ma è un dato che va interpretato con cautela. Non per tutti i settori è ad esempio richiesta la stessa intensità lavorativa. In ambiti diversi il fattore produttivo del lavoro incide in modo differente a seconda del costo del lavoro ma anche del tipo di impiego svolto. Incide chiaramente anche quanto un settore è sviluppato rispetto ad altri.

Contestualizzare questi dati richiede attenzione.

Un aspetto complesso da considerare è anche quello del lavoro sommerso, ovvero tutti coloro che sono impiegati in attività legali dal punto di vista giuridico ma esercitano la professione senza contratto. Per questo tipo di stime sono previste delle analisi diverse rispetto alla rilevazione sulla forza lavoro.

197 milioni gli occupati nell’Unione europea nel 2022.

Sono pari al 40% circa della popolazione europea rilevata al primo gennaio 2022. La loro distribuzione nei vari ambiti è però molto disomogenea, con settori che presentano più lavoratori rispetto ad altri.

Considerando tutti i settori, quello che registra il maggior numero di lavoratori è quello delle attività manifatturiere (circa 31,6 milioni) a cui seguono quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio (26,7), quello della sanità e dell’assistenza sociale (21,8) e quello dell’istruzione (14,6). I segmenti con meno dipendenti sono invece quelli della fornitura di acqua, delle reti fognarie e dei rifiuti (1,6 milioni), della fornitura dell’energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (1,5), delle estrazioni di minerali (0,54) e delle organizzazioni extraterritoriali (0,15).

In Italia gli occupati registrati nel 2022 sono circa 22,4 milioni. Ci sono però dei settori con più lavoratori registrati rispetto ad altri.

Prendendo in considerazione il mondo del lavoro italiano, i settori che presentano più occupati sono le attività di manifattura con 4,2 milioni di dipendenti e quelle legate al settore del commercio (3 milioni). Si tratta di due settori in cui nel 2020 si contavano rispettivamente circa 367mila e 1,05 milioni di imprese. L’ambito del commercio era inoltre quello che in quell’anno riportava il maggior numero di imprese, seguito da quello delle attività professionali scientifiche e tecniche (circa 786).

Alla manifattura e al commercio seguono il settore sanitario (1,8) e quello dell’istruzione (1,6). Riportano invece meno lavoratori gli ambiti delle attività immobiliari (circa 145mia), della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (117mila), dell’estrazione di minerali da cave e miniere (31mila) e delle organizzazioni extraterritoriali (18mila).

Foto: Syd Mills – licenza

 

Quasi 800 comuni al voto per le elezioni amministrative Bilanci dei comuni

Quasi 800 comuni al voto per le elezioni amministrative Bilanci dei comuni

Il voto di maggio vede protagonisti 793 amministrazioni comunali, di cui 17 capoluoghi di provincia e uno di regione. Si tratta di un appuntamento importante per la vita democratica, anche nei comuni più piccoli e periferici.

 

L’appuntamento per le elezioni amministrative è un momento importante per la vita delle comunità: gli elettori sono infatti chiamati a decidere i rappresentanti che definiranno le politiche pubbliche dei territori in cui vivono.

I sindaci e le loro giunte infatti rispondono alle esigenze più dirette della popolazione come ad esempio la gestione dei rifiuti e le politiche sociali di aiuto agli anziani o ai disabili.

Il rinnovo degli organi governativi comunali è fondamentale anche per i centri meno abitati e più isolati: le amministrazioni rappresentano per quei territori un punto di riferimento istituzionale forte per le comunità. Spesso l’unico, considerate anche le distanze dagli altri organismi di potere dello stato.

Le elezioni si svolgeranno per le regioni a statuto ordinario domenica 14 e lunedì 15 maggio, con un eventuale turno di ballottaggio fissato per domenica 28 e lunedì 29. Per le regioni a statuto speciale sono invece previste delle date specifiche.

Come funziona la legge elettorale per i comuni

Il processo prevede contestualmente sia l’elezione del sindaco che quella del consiglio. La disciplina che regola le elezioni comunali è però differente a seconda del numero di abitanti del comune. Sopra i 15mila abitanti è previsto un meccanismo di ballottaggio che si attua nel momento in cui non si raggiunge la maggioranza assoluta di voti (ovvero il 50% + 1). Al secondo turno, viene eletto sindaco chi ottiene il maggior numero di voti.

Ci sono leggi elettorali differenti a seconda del numero di abitanti del comune.

Per i comuni sotto i 15mila abitanti si prevede invece si dichiara eletto il sindaco che prende il maggior numero di voti e si procede al ballottaggio solo nell’eventualità di un pareggio. Nel caso in cui si presenti soltanto un candidato, vengono eletti sia il sindaco che i candidati consiglieri. I voti pervenuti devono però corrispondere almeno al 50% dei votanti che devono rappresentare almeno il 50% degli aventi diritto al voto.

Nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome, invece, le norme che regolamentano le elezioni possono essere diverse.

Il voto di maggio interessa circa il 10% delle amministrazioni italiane. Queste elezioni coinvolgeranno territori in cui abitano all’incirca 7,2 milioni di residenti che compongono il 12% della popolazione italiana.

793 i comuni al voto per le elezioni amministrative 2023.
Non ci saranno capoluoghi di regione al voto.

Sono previste delle elezioni per un comune capoluogo di regione (Ancona) e si andrà alle urne in 17 capoluoghi di provincia: Brescia, Sondrio, Treviso, Vicenza, Udine, Imperia, Massa, Pisa, Siena, Terni, Latina, Teramo, Brindisi, Catania, Ragusa, Siracusa e Trapani.

Circa il 16% dei comuni che andranno al voto si trova in Sicilia. Sull’isola, infatti, si voterà in quasi la metà dei capoluoghi di provincia, per un totale di 128 comuni con le urne aperte. Seguono la Lombardia (106), la Campania (84) e il Piemonte (72). Le zone in cui ci saranno invece meno comuni sono la Basilicata (14), il Molise (14). l’Umbria (7) e i territori autonomi del Trentino-Alto Adige (3) e della Valle d’Aosta (1).

356 delle 793 amministrazioni conta una popolazione residente inferiore ai 3mila abitanti, quasi un comune su due. Seguono quelli compresi tra i 3mila e i 10mila abitanti (259) e tra 10mila e 50mila (150). Sono invece inferiori i numeri delle amministrazioni con una popolazione compresa tra 50mila e 100mila residenti (21) e oltre i 100mila (7). Il comune più popoloso è Catania con 293.902 abitanti mentre quello meno abitato è Bergolo, nella provincia di Cuneo.

Tutti i capoluoghi chiamati alle urne hanno una popolazione superiore ai 50mila abitanti ad eccezione di Imperia (42.322) e Sondrio (21.642). Sono invece 110 le amministrazioni con più di 15mila abitanti e che quindi andranno al ballottaggio.

Oltre alla dimensione demografica, è interessante vedere anche se i comuni presentano già dei servizi essenziali oppure la loro distanza da tali infrastrutture.

Per “servizi essenziali” si comprendono re parametri: un’offerta scolastica secondaria superiore completa (cioè almeno un liceo, un istituto tecnico e un istituto professionale), la presenza sul territorio comunale di almeno un ospedale sede di d.e.a. di primo livello e di una stazione ferroviaria almeno di tipo “silver”, termine che nella classificazione elaborata da Reti ferroviarie italiane individua quelle stazioni anche medio-piccole, ma con sufficiente passaggi di treni e frequentazione di passeggeri.

In base a questa categorizzazione, le prime tre classi sono comuni detti polo, polo intercomunale e cintura. All’interno del proprio territorio comunale, o di quello confinante, hanno la disponibilità dei servizi essenziali citati. Le altre tre classi, invece, rappresentano tutte insieme quelle che vengono definite “aree interne”. Si tratta dei comuni intermedi (20 minuti di distanza dal polo più vicino con il mezzo più veloce), periferici (40 minuti) e ultraperiferici (75 minuti).

Le aree interne sono i comuni italiani più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità). Vai a “Che cosa sono le aree interne”

I comuni polo in cui ci saranno le elezioni sono 31 ma la maggior parte degli enti si trovano nelle aree di cintura (320). Nelle zone periferiche e ultraperiferiche si trovano rispettivamente 162 e 36 amministrazioni, circa 1 comune su 4.

Per poter fare delle scelte ponderate, è importante valutare le azioni delle amministrazioni uscenti sulla base di dati concreti rispetto a determinati ambiti della vita pubblica. Molte di queste azioni vengono definite nei bilanci dei comuni, i documenti contabili più importanti per questi enti locali. Questo è possibile grazie alla nostra piattaforma Openbilanci, che mette a disposizione la Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap). I dati sono direttamente scaricabili e consultabili

Foto: wikimedia

 

Cosa si intende per scostamento di bilancio

Cosa si intende per scostamento di bilancio

È una procedura attraverso cui il governo richiede di ricorrere all’indebitamento per finanziare alcune misure. Deve essere giustificata da eventi di eccezionale gravità ed autorizzata dal parlamento a maggioranza assoluta.

Definizione

La costituzione italiana, a seguito di una modifica introdotta nel 2012, impone allo stato il principio dell’equilibrio di bilancio. Sostanzialmente cioè, ogni spesa aggiuntiva deve essere compensata da un’entrata “propria” che la finanzi. Tuttavia in casi eccezionali, come l’emergenza da Covid-19 o l’esplosione della guerra in Ucraina con i suoi effetti negativi anche in termini economici, è possibile sospendere momentaneamente l’applicazione di questa regola. In questi casi infatti è possibile ricorrere all’indebitamento al fine di compensare gli effetti dei cicli economici negativi. Si parla a questo proposito di scostamento di bilancio.

Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.

In base a quanto disposto dall’articolo 6 della legge 243/2012, gli eventi in cui è possibile ricorrere allo strumento dello scostamento di bilancio sono sostanzialmente di due tipologie: 

  • periodi di grave recessione economica relativi anche all’area dell’euro o all’intera Unione europea; 
  • eventi straordinari, al di fuori del controllo dello stato, ivi incluse le gravi crisi finanziarie nonché le gravi calamità naturali, con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale del paese.

La richiesta di autorizzazione allo scostamento di bilancio deve essere presentata dal governo al parlamento successivamente a un confronto con la commissione europea. Le camere si esprimono quindi su una relazione predisposta dall’esecutivo in cui viene indicato l’ammontare e la durata dello scostamento oltre alle finalità alle quali si intendono destinare le risorse. La relazione inoltre deve contenere gli aggiornamenti degli obiettivi programmatici di finanza pubblica e il piano di rientro verso l’obiettivo programmatico. La cui durata sarà commisurata alla gravità dell’evento che ha portato alla richiesta di autorizzazione allo scostamento.

Lo scostamento di bilancio è autorizzato se ottiene l’approvazione a maggioranza assoluta (cioè il 50%+1 dei componenti l’organo) di entrambe le camere.

Dati

In base a quanto riportato dal centro servizi della camera, nel corso della XVIII legislatura (2018-2022) le richieste di scostamento di bilancio sono state 12 in totale. Due di queste (una nel 2018 e una nel 2019) risalgono al periodo precedente la pandemia. Altre 8 invece sono state presentate espressamente per contrastare gli effetti del Covid. Negli ultimi 2 casi invece viene fatto riferimento alla delicata situazione internazionale innescata dalla guerra tra Russia e Ucraina. In molte occasioni la richiesta di scostamento di bilancio ha accompagnato la presentazione di Def e Nadef al parlamento.

A queste si aggiungono le 2 presentate dal governo Meloni attualmente in carica. La prima risale al novembre del 2022 e prevedeva in particolare interventi per il contrasto al caro-energia. La seconda invece, presentata nell’aprile del 2023, era stata giustificata con la necessità di finanziare il taglio al cosiddetto cuneo fiscale sul lavoro dipendente.

14 gli scostamenti di bilancio autorizzati dal 2018 a oggi.

Non è semplicissimo riuscire a valutare l’impatto che ogni singola richiesta di scostamento ha sul debito pubblico italiano. Ciò perché la richiesta si può “spalmare” anche su più annualità. Inoltre anche il piano di rientro prevede un percorso molto lungo. 

In base alle elaborazioni del servizio bilancio dello stato è possibile avere una stima dell’impatto che le richieste di scostamento presentate tra il marzo 2020 e il settembre 2022 hanno avuto in termini di indebitamento netto dello stato. Dato che la richiesta di scostamento può “spalmarsi” anche su più anni e che gli orizzonti temporali sono diversi, il grafico sottostante riporta l’andamento stimato dell’indebitamento netto complessivo con il relativo piano di rientro fino al 2034.

Nel 2020, anno dell’esplosione della pandemia, l’indebitamento netto dovuto alle richieste di scostamento di bilancio ammontava 108,3 miliardi di euro. Tale numero va in progressiva diminuzione fino a toccare i 40,4 miliardi di euro nel 2034.

Ovviamente bisogna sempre tenere presente che tale andamento è frutto di una stima e che eventuali altre nuove richieste di scostamento potrebbero intervenire a modificare il quadro nel frattempo.

Analisi

Il ricorso all’indebitamento per finanziare le politiche pubbliche rappresenta una dinamica che è tenuta particolarmente sotto osservazione dalle istituzioni europee. A maggior ragione per quegli stati con un debito pubblico consistente, come l’Italia. Dopo il caso della crisi greca esploso nel 2009, i controlli da questo punto di vista sono diventati ancora più stringenti.

Le richieste di scostamento devono essere giustificate da eventi di eccezionale gravità.

Per questo la richiesta di maggiore indebitamento deve essere sempre accompagnata anche dall’aggiornamento del piano di rientro verso l’obiettivo di medio termine (Omt) individuato per ciascuno stato membro ai sensi del patto di stabilità e crescita (Psc). L’Omt è il valore del saldo strutturale di bilancio individuato sulla base dei criteri stabiliti dalla commissione europea. Ai sensi del Psc, ciascuno stato membro deve raggiungere o mantenere il proprio Omt, oppure seguire un percorso di avvicinamento a esso. Questo obiettivo è diverso per ciascun paese Ue ed è determinato sulla base del potenziale di crescita, del livello del debito e delle passività implicite della sua economia.

Con l’esplosione della pandemia da Covid-19 il patto di stabilità è stato sospeso. Questo aveva permesso a tutti i paesi di ricorrere all’indebitamento in maniera più flessibile per sostenere la propria economia in un periodo di grave crisi. A partire dal 2024 però le restrizioni torneranno in vigore. Anche se attualmente è in corso a livello comunitario un processo di revisione del Psc.

Un ultimo elemento da sottolineare riguarda il fatto che le richieste di nuovo indebitamento devono essere prima concordate con la commissione europea. E successivamente approvate dal parlamento con una maggioranza qualificata. 

Nel caso della richiesta di scostamento presentata dal governo Meloni nell’aprile scorso, tale maggioranza non è stata raggiunta in prima battuta a causa dell’assenza contemporanea di molti esponenti della coalizione di centrodestra. Motivo per cui il governo si è visto costretto a riapprovare rapidamente il documento e a ripresentarlo alle camere per una nuova deliberazione.

 

Quanto tempo serve per raggiungere la scuola dai comuni più isolati #conibambini

Quanto tempo serve per raggiungere la scuola dai comuni più isolati #conibambini

Oltre 140mila giovani tra 6 e 18 anni vivono in un comune che dista almeno 60 minuti dalla città polo più vicina. Per quasi 20mila di loro la distanza supera l’ora e mezzo. Approfondiamo la raggiungibilità delle scuole da questi territori più remoti.

 

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L’Italia ha un territorio morfologicamente molto articolato, che in molte aree del paese significa tempi di percorrenza anche molto lunghi per raggiungere il centro più vicino.

Ciò incide sulla vita quotidiana di famiglie e studenti, ed è anche una delle cause del progressivo spopolamento di intere aree del paese. Raggiungere i servizi, in particolar modo quelli educativi e scolastici, può essere più difficile in questi territori. Rendendo più concreto anche il rischio di dispersione e di abbandono precoce della scuola.

Sono 182 i comuni polo nel nostro paese, le città con maggiore disponibilità di servizi. Si tratta di centri dove è presente, contemporaneamente, un’ampia offerta scolastica superiore (almeno un liceo e almeno un istituto tecnico o professionale), nonché servizi sanitari e di trasporto ferroviario.

A essi si aggiungono 59 poli intercomunali, gruppi di comuni che presi complessivamente offrono questi servizi, per un totale di 241 poli. Il tempo per raggiungerli è molto variabile sul territorio nazionale.

Oltre 600 comuni, pari all’8,3% del totale, si trovano ad almeno un’ora di distanza dal polo più vicino.

In questi comuni vivono poco meno di 1,28 milioni di abitanti, il 2,2% dei residenti in Italia. Di questi, 185mila sono minorenni, mentre 144mila hanno tra 6 e 18 anni, in età di obbligo formativo.

Decine di migliaia di ragazze e ragazzi per cui il tema dei trasporti e della possibilità di spostarsi è centrale. Tanto per andare a scuola, quanto per la vita di tutti giorni. A maggior ragione nei 62 comuni dove per raggiungere il polo più vicino si impiega almeno un’ora e mezzo. Territori in cui vivono oltre 25mila minori e poco meno di 20mila bambini e ragazzi tra 6 e 18 anni.

19.805 i 6-18enni che vivono in aree ad almeno 90 minuti dal polo più vicino.

I comuni più distanti sono spesso realtà isolane: Lampedusa e Linosa, a oltre 5 ore da Agrigento, Pantelleria (quasi 2 ore e mezzo da Mazara del Vallo), Marciana, sull’isola d’Elba, a oltre 2 ore Grosseto.

Seguono numerosi comuni del nuorese (come Triei, Baunei, Ussassai, Lotzorai, Girasole, Tortolì e diversi altri a più di 100 minuti), nonché altri nelle province di Sondrio (Livigno, 108,4 minuti dal capoluogo), Salerno, Bolzano, nelle isole di Ustica e d’Elba, nel potentino.

In provincia di Nuoro, quasi il 72% dei residenti tra 6 e 18 anni abita in un comune ad almeno 60 minuti di percorrenza verso il polo più vicino. Ciò è dovuto al fatto che il capoluogo, nell’ultima revisione della metodologia, non è più classificato come polo e si trova a 61,8 minuti dal centro più vicino, Oristano.

(…) ci sono 4 città capoluogo di provincia (Isernia, Matera, Enna e Nuoro) il cui livello di servizi offerti è insufficiente alla loro classificazione statistica come Polo e che, pertanto, risultano classificate in modo differenziato a seconda della loro distanza dal Polo più prossimo.

L’altra provincia con più studenti che vivono in comuni con tempi di percorrenza superiori all’ora è Caltanissetta: 44% dei giovani tra 6 e 18 anni.

Lo stato dei trasporti verso i poli con più minori distanti

In Italia poco meno del 90% delle scuole sono raggiungibili con mezzi pubblici (87,9% nell’anno scolastico 2020/21). Quasi il 44% degli edifici è raggiunto nello specifico dal trasporto pubblico interurbano.

43,9% edifici scolastici raggiungibili con il trasporto pubblico interurbano (a.s. 2020/21).

Per approfondire la raggiungibilità delle scuole situate nei poli dai comuni più remoti, la prima cosa da fare è individuare quali comuni polo sono baricentrici per il maggior numero di giovani tra 6 e 18 anni.

10 comuni polo che sono associati a territori dove più giovani vivono in comuni collocati a oltre un’ora di distanza sono nell’ordine Eboli, Ragusa, Bolzano, Oristano, Cagliari, Brescia, Olbia, Foggia, Catania e Sondrio.

Dal punto di vista dimensionale, si va da Eboli, nel cui “circondario” vivono circa 60mila bambini e ragazzi in età scolastica e formativa (di cui quasi 15mila in comuni a oltre 60 minuti da Eboli stessa: 1 su 4), a Sondrio, città baricentrica per un’area che non coincide con la provincia omonima, essendo estesa anche a parti del bresciano. Il capoluogo valtellinese è baricentrico per quasi 20mila 6-18enni della zona, di cui 4.500 circa in comuni ad almeno un’ora dal centro principale.

Il livello dei collegamenti scolastici è molto variabile tra i 10 poli delle aree con più studenti a oltre un’ora di distanza. Nel comune di Oristano, in Sardegna, tutti gli edifici scolastici risultano raggiunti da almeno un mezzo di trasporto pubblico e il 75,7% da quello interurbano.

Per quanto riguarda i collegamenti con il trasporto interurbano, seguono Olbia e Sondrio. Città dove quasi due terzi degli edifici scolastici ha una fermata entro 500 metri. Poco sotto Cagliari (57,1%).

Seguono Eboli (50%) e Brescia (42,9%), mentre non raggiungono la soglia del 40% tre città del sud: Catania (35,4%), Foggia (33,3%) e Ragusa (30,4%). Quote quindi piuttosto lontane dalla media nazionale del 43,9%.

Se si considerano tutti i mezzi di trasporto alternativi all’auto, ne sono raggiunti almeno il 90% degli edifici scolastici in tutti i comuni considerati. Un valore superiore alla media nazionale pari all’87,9%. Fanno eccezione solo Eboli (58,3%) e Ragusa (34,8%).

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati sugli edifici scolastici, pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione, sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico. Sono stati messi in relazione con quelli sulla classificazione per aree interne tempi di percorrenza, di fonte Agenzia per la coesione territoriale. Dati sugli edifici non disponibili per il Trentino Alto Adige.

Foto: PORTOBESENO – Licenza

 

Santa Flavia Domitilla

 

Santa Flavia Domitilla


Nome: Santa Flavia Domitilla
Titolo: Martire
Nome di battesimo: Flavia Domitilla
Nascita: I Secolo, Roma
Morte: I Secolo, Isola di Ponza
Ricorrenza: 7 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

Flavia Domitilla Martire, santa (sec. I). Cadde vittima della persecuzione di Domiziano. Eusebio di Cesarea dice che era la nipote del console Flavio Clemente e che era stata relegata nell’isola di Ponza. Verso la fine del IV secolo, Girolamo, raccontando il pellegrinaggio di Paola in Oriente, precisa che la viaggiatrice visitò nell’isola le celle “in cui Domitilla aveva subito un lungo martirio”. Nel V secolo appaiono degli Atti leggendari che le assegnano come compagni Nereo e Achilleo, sepolti anch’essi nel cimitero di Domitilla, ma privi di altri elementi in comune con la santa (personaggi storici, i soldati Nereo e Achilleo furono vittime delle persecuzioni che investirono l’esercito alla fine del III secolo). Santa Flavia è stata spesso confusa con la sua omonima zia, moglie del console Flavio Clemente, anch’essa vittima della persecuzione di Domiziano.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, commemorazione di santa Domitilla, martire, che, nipote del console Flavio Clemente, accusata durante la persecuzione di Domiziano di aver rinnegato gli dèi pagani, per la sua testimonianza di fede in Cristo fu deportata insieme ad alcuni altri nell’isola di Ponza, dove consumò un lungo martirio.

ICONOGRAFIA

Santa Flavia Domitilla

titolo Santa Flavia Domitilla
autore Scuola umbra anno sec. XV

Nell’iconografia santa Flavia Domitilla viene rappresentata quasi sempre con i capelli biondi, dai quali deriverebbe il nome Flavia, ma anche con una palma tra le mani. Non ci sono città delle quali è patrona ma sicuramente nel Lazio il suo culto è particolarmente sentito.

Flavia Domitilla van Terracina, Nereus en Achilleus

titolo Flavia Domitilla van Terracina, Nereus en Achilleus
autore Pieter Paul Rubens anno 1608

Il più delle volte Flavia è raffigurata con i Santi Nereo e Achilleo che nel V secolo, racconta una leggenda che legò la vita di Flavia a quella dei martiri Nereo e Achilleo, l’avrebbero convertita alla fede cristiana. Sicuramente il più certo legame che hanno con lei è l’essere sepolti nelle catacombe situate sulla via Ardeatina, che prendono il suo nome.

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia Santa Flavia Domitilla?

     

  • Quando nacque Santa Flavia Domitilla?

     

  • Dove nacque Santa Flavia Domitilla?

     

  • Quando morì Santa Flavia Domitilla?

     

  • Dove morì Santa Flavia Domitilla?

     


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Oggi 7 maggio si venera:

Santa Flavia Domitilla

Santa Flavia Domitilla
MartireFlavia Domitilla Martire, santa (sec. I). Cadde vittima della persecuzione di Domiziano. Eusebio di Cesarea dice che era la nipote del console Flavio Clemente e che era stata relegata nell’isola di Ponza…

Domani 8 maggio si venera:

Madonna del Rosario di Pompei

Madonna del Rosario di Pompei
ApparizioneLa Vergine Maria apparve al Beato Bartolo Longo mentre si trovava nei campi e riferendogli di propagare il Rosario per la sua salvezza.

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Oggi 7 maggio si recita la novena a:

– San Giobbe
I. Per quella costante fedeltà con cui voi, o glorioso s. Giobbe, serviste sempre al vero Dio, malgrado le massime e gli esempi dei popoli infedelì tra cui la Provvidenza dispose che conduceste la vostra…
– Sant’ Isidoro l’agricoltore
II. Glorioso s. Isidoro, che, malgrado le censure e le calunnie dei men divoti, non vi raffreddaste mai nella pratica di assistere ogni mattina al santo Sacrificio prima di applicarvi ai lavori della campagna…
– San Mattia
I. Glorioso s. Mattia, che fin dalla vostra giovinezza conduceste una vita sì santa da essere universalmente riguardato come uno dei più degni d’essere elevato al grado d’Apostolo, ottenete a noi tutti…
– Madonna di Fatima
O Pastorelli, voi che siete rimasti terrorizzati alla vista dell’in­ferno e così profondamente segnati dalle sofferenze del Santo Padre, insegnateci ad usare i due grandi mezzi che la Madon­na vi ha indicato…
– Madonna del Rosario di Pompei
Prima di cominciare la Novena, pregare Santa Caterina da Siena che si degni di recitarla insieme con noi. O Santa Caterina da Siena, mia Protettrice e Maestra, tu che assisti dal cielo i tuoi devoti allorché…