Archivi giornalieri: 24 maggio 2023

Ricorsi amministrativi ai Comitati INPS: precisazioni

 

Ricorsi amministrativi ai Comitati INPS: precisazioni

Precisazioni sul ricorso amministrativo per i trattamenti di integrazione salariale.

Pubblicazione: 24 maggio 2023

La circolare INPS 17 maggio 2023, n. 48 illustra il nuovo regolamento sui ricorsi amministrativi di competenza dei Comitati dell’INPS, relativo a tutte le gestioni previdenziali.

Il messaggio 23 maggio 2023, n. 1900 fornisce precisazioni e ribadisce che i ricorsi relativi ai provvedimenti di diniego o di accoglimento parziale dei trattamenti di integrazione salariale dovranno essere proposti entro 30 giorni dalla data di ricezione del provvedimento di diniego o di accoglimento parziale.

Di conseguenza, una volta concluso il regime transitorio previsto al paragrafo 4 della circolare 48/2023, per i ricorsi notificati prima del 17 maggio 2023 le indicazioni fornite con il messaggio 2939/2013 devono intendersi superate.

Gestione Dipendenti Pubblici: l’Osservatorio sulle pensioni 2023

Gestione Dipendenti Pubblici: l’Osservatorio sulle pensioni 2023

I dati sulle prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023 e su quelle liquidate nel 2022.

Pubblicazione: 24 maggio 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio sulle pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici (GDP), con i dati sulle prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023 e su quelle liquidate nel 2022.

Il numero delle pensioni vigenti al 1° gennaio 2023 è pari a 3.107.983, in aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente (3.082.954). L’importo complessivo annuo (13 mensilità) delle pensioni è di 83.318 milioni di euro, con incremento del 5,2% rispetto al 2022 (79.203 milioni di euro).

Per quanto riguarda la ripartizione per cassa, il 58,3% delle pensioni è erogato dalla Cassa Trattamenti Pensionistici Statali (CTPS), seguita dalla Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali (CPDEL) con il 38,2%. Le altre casse rappresentano complessivamente il 3,5% del totale. Con riferimento all’importo complessivo annuo, risulta che il 60,3% è a carico della CTPS (2.132,97 euro), il 32,4% a carico della CPDEL (1.752,04) e il rimanente 7,3% è erogato dalle altre casse, con importi che variano da 1.586,25 euro mensili per la Cassa Pensioni Insegnanti (CPI), a 4.844,49 euro mensili per la Cassa Pensioni Sanitari (CPS).

Pensioni GDP: dati per categoria e sesso

Per quanto riguarda le prestazioni vigenti al 1° gennaio 2023, emerge che il 59,6% del totale dei trattamenti pensionistici è erogato alle donne, contro il 40,4% erogato agli uomini.

Relativamente alle pensioni liquidate nel 2022, la categoria delle pensioni di anzianità/anticipate è la più numerosa con il 50,5% del totale e importo complessivo annuo pari a 2.467,2 milioni di euro (59% del totale). Le pensioni ai superstiti rappresentano il 27,1% del totale come numero e il 16% come importo. Infine, le pensioni di vecchiaia sono tra il 19,3% come numero e il 22,1% come importo, e quelle di inabilità sono circa il 3% sia nel numero sia nell’importo.

Pensioni GDP: dati per area geografica

La distribuzione per area geografica del numero delle pensioni vigenti al 1° gennaio 2023 mette in evidenza che il maggior numero delle prestazioni è concentrato nell’area settentrionale della penisola con il 40,9% del totale nazionale, seguito dall’area meridionale e isole con il 36,5% e dall’Italia centrale con il 22,3% del totale.

Pensioni GDP: dati per età, categoria e importo

L’età media complessiva dei titolari di pensioni di vecchiaia e anzianità/anticipate è di poco superiore ai 74 anni sia per gli uomini che per le donne; quella dei titolari di pensione di inabilità si discosta di oltre quattro anni tra i due sessi (69,9 per gli uomini e 74,5 per le donne); l’età media della categoria superstiti è molto differenziata tra i due sessi, essendo pari a 72,2 anni per gli uomini e a 78,6 anni per le donne.

La distribuzione delle pensioni per categoria e classi di importo mensile mette in evidenza che il 12,6% delle pensioni pubbliche ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro, il 42,1% tra 1.000 e 1.999,99 euro e il 34,6% di importo tra 2.000 e 2.999,99; infine, il 10,7% ha un importo dai 3.000 euro mensili lordi in su.

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: dati di aprile 2023

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: dati di aprile 2023

I dati mensili sui nuclei percettori di Reddito e Pensione di Cittadinanza.Pubblicazione: 23 maggio 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati di aprile 2023 relativi ai nuclei percettori di RdC e PdC.

I dati relativi ai primi quattro mesi del 2023 riferiscono di 1.267.803 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, con 2.704.639 persone coinvolte e un importo medio mensile erogato a livello nazionale di 568,36 euro.

Nel periodo gennaio-aprile 2023 il beneficio è stato revocato a 31.374 nuclei e sono decaduti dal diritto 125.924 nuclei.

Nello stesso periodo, i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono 1.136.651, mentre i nuclei beneficiari di Pensione di Cittadinanza sono 131.152.

Quanto sono coese le forze politiche in parlamento Governo e Parlamento

Quanto sono coese le forze politiche in parlamento Governo e Parlamento

La capacità dei leader di partito di mobilitare i propri parlamentari è un elemento molto importante nelle dinamiche d’aula. Abbiamo sviluppato un nuovo indicatore che ci aiuta a capire quali sono i gruppi più coesi e quali meno.

 

Nelle scorse settimane ha destato molto scalpore il fatto che la maggioranza sia stata battuta alla camera nella votazione che avrebbe dovuto prevedere l’approvazione del documento di economia e finanza (Def). Uno dei passaggi chiave per l’elaborazione del bilancio dello stato.

Già in un precedente articolo avevamo evidenziato i rischi per la coalizione di centrodestra da questo punto di vista. In almeno 8 occasioni infatti la maggioranza era riuscita a far approvare alcuni provvedimenti importanti solo grazie alla contemporanea assenza di diversi esponenti dell’opposizione. Fatto che ha consentito l’abbassamento della quota di voti favorevoli necessaria.

Il parlamentare deve, o almeno dovrebbe, svolgere la sua funzione senza vincolo di mandato, in virtù dell’articolo 67 della costituzione. Fermo restando questo principio fondamentale, per le forze politiche in parlamento è cruciale avere una compattezza per portare avanti il proprio progetto politico. Tanto sul versante della maggioranza quanto su quello dell’opposizione.

Per questo motivo abbiamo sviluppato un nuovo indicatore originale che ci consente di conoscere quali sono i gruppi parlamentari più coesi e quali invece riscontrano più difficoltà da questo punto di vista.

71,92% il coefficiente di coesione della maggioranza nel suo complesso.

Dall’analisi delle votazioni di questi primi mesi di legislatura emerge che tendenzialmente la coalizione di governo è più coesa rispetto alle opposizioni. Ma il rischio di un incidente di percorso, come la vicenda del Def dimostra, è sempre dietro l’angolo. Per questo è molto utile tenere sotto controllo questo indicatore.

Come funziona il coefficiente di coesione

Nel caso dell’approvazione del Def, ad alzare l’asticella per la maggioranza è intervenuta la richiesta dell’esecutivo di uno scostamento di bilancio per finanziare alcuni provvedimenti. Tale richiesta però per essere approvata necessita della maggioranza assoluta (il 50%+1 dei componenti l’organo) di voti favorevoli.

In questo caso quindi ai capigruppo e agli altri leader delle forze politiche di maggioranza era richiesto uno sforzo per mobilitare i deputati e i senatori affinché si presentassero in aula e votassero a favore del provvedimento. Operazione che, almeno in prima battuta, a Montecitorio è fallita. Il nostro nuovo indicatore si basa proprio sull’analisi di questa dinamica. Ovvero la capacità dei leader non solo di mobilitare i propri parlamentari e di farli partecipare alle votazioni in aula ma anche di convincerli a seguire in maniera compatta la linea di partito. 

Il coefficiente di coesione ci dà indicazioni sulla capacità di far partecipare i parlamentari alle votazioni e di far rispettare la linea di partito.

È possibile effettuare questo tipo di analisi grazie ai dati sulle votazioni elettroniche che si sono svolte dall’inizio della legislatura e che sono messi a disposizione direttamente da camera e senato. Il nostro indicatore quindi valuta non solo quanti parlamentari hanno votato rispetto al numero totale degli appartenenti al gruppo ma anche se lo hanno fatto in aderenza alle indicazioni di partito o meno. Il coefficiente sostanzialmente sarà tanto più vicino al 100% quanto il gruppo è coeso. Viceversa l’indicatore sarà più basso nei casi in cui la compagine risulti essere più sfilacciata.

I dati sulla coesione dei gruppi

Analizzando in maniera complessiva le votazioni che si sono tenute in questi primi mesi della nuova legislatura emerge che generalmente la maggioranza è più coesa dell’opposizione. Parliamo infatti del 71,92% contro il 67,29%.

In entrambe le camere il centrodestra presenta valori maggiori ma è al senato in particolare che si registra la differenza più significativa. A palazzo Madama infatti la maggioranza fa registrare il 74,97% mentre l’opposizione si ferma al 65,97%. Una differenza di ben 9 punti percentuali.

Le opposizioni non riescono a fare fronte comune. Inoltre i parlamentari che siedono nel gruppo misto abbassano notevolmente il dato complessivo sulla coesione.

Se da un lato era lecito attendersi un valore più alto per la maggioranza che deve comunque assicurare i voti per garantire l’attuazione del programma di governo, dall’altro la capacità di far partecipare i parlamentari alle votazioni non deve essere data per scontata. Anche alla luce del fatto che molti esponenti del centrodestra ricoprono incarichi nell’esecutivo. Sarà quindi più difficile – se non impossibile – per questi esponenti partecipare con continuità alle votazioni. Da questo punto di vista il fatto che al senato la maggioranza possa vantare un coefficiente di coesione molto elevato può essere dovuto a due fattori: il primo è che essendo i gruppi più piccoli rispetto a quelli della camera è più facile tenere “sotto controllo” i parlamentari. Il secondo è che il numero di senatori (20) impegnati nelle attività di governo è più basso rispetto a quello dei deputati (27).

Passando ad analizzare la compattezza dei singoli gruppi, possiamo osservare che alla camera quello con il coefficiente di coesione più alto è l’Alleanza verdi e sinistra (80,8%). Seguono Partito democratico (77,18%) e Movimento 5 stelle (77,05). Al senato invece al primo posto troviamo il Movimento 5 stelle (85,09%) seguito da Fratelli d’Italia (79,11) e Lega (77,75%).

In entrambi i rami del parlamento il gruppo meno coeso invece risulta essere il misto. Tale dato non deve sorprendere data la composizione eterogenea di questa formazione. Infatti all’interno del misto possono trovarsi sia parlamentari che sostengono il governo sia oppositori. Inoltre spesso questo gruppo fa registrare mediamente un basso tasso di presenza alle votazioni. Ciò contribuisce ad abbassare il valore complessivo del coefficiente, soprattutto se si considerano maggioranza e opposizione nell’insieme. Una dinamica che in questo caso penalizza in particolare la minoranza.

Escludendo questo e altri casi particolari, possiamo osservare che tra i gruppi più numerosi quello che presenta l’indicatore di coesione più basso è Forza Italia (63,45% alla camera e 57,05% al senato).

Com’è variata la coesione dei gruppi nel tempo

Gli equilibri interni a maggioranza e opposizione, ma anche all’interno dei gruppi stessi, possono variare nel tempo. È quindi molto interessante capire come sono mutati i valori da inizio legislatura ad oggi. Anche alla luce delle più recenti evoluzioni politiche. Ad esempio, il Partito democratico ha cambiato segretario passando da Enrico Letta a Elly Schlein (passaggio peraltro che ha comportato una redistribuzione degli incarichi anche all’interno dei gruppi parlamentari). Inoltre si è consumata la rottura dei rapporti tra Carlo Calenda e Matteo Renzi che potrebbe aver influito anche sui gruppi di Azione-Italia viva.

Da questo punto di vista il primo elemento che emerge è il calo che tutte le formazioni hanno fatto registrare rispetto all’inizio della legislatura. Un calo che può essere considerato, se non del tutto almeno in parte, come “fisiologico” dato che successivamente si è avviata l’attività del governo e delle commissioni.

Un altro elemento interessante che emerge è che ci sono significative differenze tra camera e senato. Non solo nell’andamento temporale ma anche, come abbiamo già visto nel paragrafo precedente, su quali sono le formazioni più coese. Alla camera ad esempio tra aprile e maggio il coefficiente più basso è stato fatto registrare da Azione-Iv.

-13,35 la riduzione, in punti percentuale, del coefficiente di coesione di Azione-Italia viva alla camera tra novembre 2022 e maggio 2023.

Al contrario il Partito democratico pare aver beneficiato del cambio di leader. Dal febbraio 2023 alla prima metà di maggio infatti il gruppo Dem ha incrementato la propria coesione di oltre 8 punti. Una dinamica simile l’ha fatta registrare anche Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni infatti ha registrato un incremento di 6,72 punti. Significativo invece il brusco calo fatto registrare dal gruppo del Movimento 5 stelle che tra aprile e maggio ha perso ben 11 punti percentuali.

Situazione completamente diversa al senato dove a maggio il gruppo più coeso risulta essere proprio il M5s, in netto recupero rispetto al marzo scorso. Anche in questo caso il Pd fa registrare un incremento del coefficiente di coesione anche se meno marcato rispetto alla camera. Fratelli d’Italia invece risulta in lieve flessione negli ultimi 2 mesi. Lega e Azione-Iv riportano andamenti molto altalenanti. Mentre Forza Italia è il gruppo che fa registrare stabilmente l’indice di coesione più basso.

Foto: Comunicazione camera

 

Cultura, storia, scuola, Sardegna. Dieci domande a… Francesco Casula

Cultura, storia, scuola, Sardegna. Dieci domande a… Francesco Casula

Francesco Casula (insegnante, sindacalista, storico e saggista) è nato a Ollolai ma vive da anni nel sud Sardegna.

A lui abbiamo chiesto un dialogo a tutto campo su cose sarde. Di ieri, di oggi e di domani.

Lei è un intellettuale che si occupa di storia sarda, attento alle cose sarde. Ma giocoforza occorre anche un confronto con quel che accade a Roma. Che idea si è fatto sulla partenza della legislatura?

Un immane pasticcio. Frutto di una legge elettorale assurda, confezionata per non fare vincere nessuna forza politica o coalizione elettorale. Ma soprattutto segno del disfacimento, culturale ed etico, ancor prima che politico, di un sistema di partiti, intercambiabili (così Di Maio si può rivolgere, indifferentemente al Pd come alla Lega per fare alleanze di governo) ridotti miseramente a semplici comitati elettorali, senz’anima, senza programmi, senza visioni

Non è dunque peregrina l’idea che in Sardegna venga aggiornato il concetto di “voto utile”, oggi integralmente riferito a quello per i partiti italiani che hanno più peso.

Non solo peregrina ma necessaria: l’unico voto “utile” oggi in Sardegna è quello dato a un una coalizione composita e plurale ma unitaria e coesa, capace di portare avanti un Progetto/Processo, tutto sardo, che veda uniti Partiti e Movimenti sardisti e indipendentisti, con Liste civiche alternativo alle coalizioni e ai Partiti italiani, che inizi a “rompere” i meccanismi della dipendenza, a livello economico-sociale come sul versante cultura e linguistico.

In Sardegna i partiti che vanno per la maggiore (Psdaz e PdS) sono in alleanza con i partiti italiani.

Attardarsi con le alleanze con i Partiti italiani (come fanno Psdaz e Pds), peraltro in termini subalterni, significa rimandare alle calende greche, la possibilità di creare una vera alternativa di liberazione “nazionale” e sociale per i Sardi. Si tratta di una scelta suicida e fallimentare: come del resto la storia ha già dimostrato.

Il futuro del bipolarismo italiano è quello Di Maio-Salvini? E in Sardegna, nel caso, che accadrà?

Non credo a un futuro bipolarismo Di Maio-Salvini: se anche si realizzasse credo comunque che per Sardi cambierà poco. La “Questione sarda” continuerà ad essere derubricata dalla loro eventuale Agenda di governo. Il loro interesse è esclusivamente italico e italo centrico.

In quale maniera, prima ancora che politicamente e a livello di partiti, in Sardegna si può combattere una vera battaglia culturale?

Attraverso una diffusa e ubiquitaria campagna culturale in tutte le città e paesi sardi, con iniziative che investino direttamente le popolazioni con Assemblee popolari, Incontri, che incrocino giovani, lavoratori, precari, con cui discutere e confrontarsi, sui problemi che vivono, sui progetti per risolverli.

Lei è stato un insegnante. La scuola sarda come la riformerebbe?

1. Sardizzandola. La scuola italiana in Sardegna è oggi rivolta a un alunno che non c’è. Con la Sardegna e i sardi, il loro ambiente e humus culturale non ha niente a che fare. Per cui, per prima cosa, introdurrei la lingua, la storia, la letteratura, l’arte, la complessiva cultura sarda,come materie curriculari nelle scuole di ogni ordine e grado.
2. Riqualificandola. Oggi è vieppiù ridotta a scuola di analfabetismo di ritorno. Si è confuso scuola di massa e per tutti con scuola dequalificata. Nessun rimpianto per la scuola “classista” del passato, per i pochi “favoriti dal censo e dal merito” (in realtà quasi solo dal censo). Ma scuola inclusiva, per tutti, deve significare anche scuola rigorosa, per apprendere e non per essere parcheggiati e “custoditi”.

A proposito di scuola. Anche qua il problema disciplinare e di rapporti insegnanti/studenti/famiglie ha presentato episodi di crisi, sfociate in aggressioni. Lei ha una ricetta?

Non ho ricette. Gli episodi gravissimi di aggressioni sono la cartina di tornasole dello sfascio di una scuola su cui ormai da decenni si sono abbattute rovinosamente scelte politiche e governative devastanti: ultime quelle della “buona scuola” di Renzi. Ma occorre anche interrogarsi sul ruolo sempre più nefasto di molte famiglie nella educazione dei giovani e sulla impreparazione di molti docenti, viepiù sottopagati.

Abbiamo appena celebrato “Sa die de sa Sardigna”. Qual è il messaggio che, partendo da quel ricordo, sarebbe opportuno trasmettere ai giovani di oggi?

Quello che è importante oggi nella Festa di Sa Die de sa Sardigna è il suo il valore simbolico di autocoscienza storica e di forza unificante. E il messaggio che occorre rivolgere specialmente ai giovani è questo: sia ben chiaro nessun ripiegamento nostalgico o risentito verso il passato, ma il passato sepolto, nascosto, rimosso, si tratta prima di tutto di dissotterrarlo e conoscerlo, perché diventi fatto nuovo che interroga l’esperienza del tempo attuale, per affrontare il presente nella sua drammatica attualità, per definire un orizzonte di senso, per situarci e per abitare, aperti al suo respiro il mondo, lottando contro il tempo della dimenticanza; quel mondo grande e terribile di cui parlava Gramsci.

La sua storica battaglia per denunciare i delitti perpetrati in Sardegna da casa Savoia a che punto è? E quale sarà il prossimo step?

Siamo a buon punto. E parlo al plurale perché a condurla non sono solo io. Ma tanti amici (ricordo in modo particolare Giuseppe Melis, Damiano Sassu, Gonario Carta, Flavia Pintore) che mi accompagnano nelle iniziative, specie nella presentazione del mio libro “Carlo felice e i tiranni sabaudi”. I prossimi passi? Continuare la presentazione del libro, per raggiungere entro il presente anno 100 paesi e città sarde: siamo, con la presentazione di Nuxis il 28 aprile, a 58! Nel contempo continuiamo a raccogliere le firme (on line e cartacee) per spostare la Statua di Carlo Felice da Piazza Yenne e modificare la toponomastica a Cagliari e nei paesi e città della Sardegna.

Si chiede mai come sarà la nostra terra fra cinquant’anni?

Dipenderà da noi Sardi. Dalle nostre iniziative, dalle nostre lotte, dai nostri progetti. Ma deve essere chiaro che senza discontinuità e rottura radicale con la politica dei Partiti italiani la Sardegna è destinata a languire. Con la vecchia politica essa si ridurrebbe, progressivamente, a una ciambella: con uno smisurato centro abbandonato, spopolato, desertificato (e ancor più bruciato): senza più uno stelo d’erba. Con le comunità di paese, spogliate di tutto, in morienza. Di contro, con le coste sovrappopolate, inquinate e devastate viepiù dal cemento e dal traffico. Con i sardi ridotti a lavapiatti e camerieri. Con i giovani senza avvenire e senza progetti. Senza più un orizzonte né un destino comune. Senza sapere dove andare né chi siamo. Girando in un tondo senza un centro: come pecore matte. Una Sardegna ancor più colonizzata e dipendente. Una Sardegna degli speculatori, dei predoni e degli avventurieri economici e finanziari di mezzo mondo, di ogni risma e zenia. Buona solo per ricchi e annoiati vacanzieri, da dilettare e divertire con qualche ballo sardo e bimborimbò da parte di qualche “riserva indiana”, peraltro in via di sparizione. Si ridurrebbe a un territorio anonimo: senza storia e senza radici, senza cultura, e senza lingua. Disincarnata. Ancor più globalizzata e omologata. Senza identità. Senza popolo. Senza più alcun codice genetico e dunque organismi geneticamente modificati: OGM. Ovvero con individui apolidi. Cloroformizzati e conformisti. Una Sardegna uniforme. In cui a prevalere sarebbe “l’odiosa, omogenea unicità mondiale”: come l’aveva chiamata Lawrence in Mare e Sardegna.
Apocalittico e catastrofista? Voglio sperarlo.

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: dati di aprile 2023

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: dati di aprile 2023

I dati mensili sui nuclei percettori di Reddito e Pensione di Cittadinanza.

Pubblicazione: 23 maggio 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati di aprile 2023 relativi ai nuclei percettori di RdC e PdC.

I dati relativi ai primi quattro mesi del 2023 riferiscono di 1.267.803 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, con 2.704.639 persone coinvolte e un importo medio mensile erogato a livello nazionale di 568,36 euro.

Nel periodo gennaio-aprile 2023 il beneficio è stato revocato a 31.374 nuclei e sono decaduti dal diritto 125.924 nuclei.

Nello stesso periodo, i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono 1.136.651, mentre i nuclei beneficiari di Pensione di Cittadinanza sono 131.152.

Soggiorni estivi 2023 Case del Maestro: le graduatorie

Soggiorni estivi 2023 Case del Maestro: le graduatorie

Sono disponibili online per la consultazione le graduatorie

Pubblicazione: 23 maggio 2023

Sono state pubblicate le graduatorie relative al bando di concorso “Soggiorni estivi 2023 presso le Case del Maestro”, rivolto agli iscritti alla Gestione Assistenza Magistrale in servizio o in pensione e loro parenti entro il secondo grado.

Possono beneficiare dei soggiorni anche i vedovi e gli orfani di iscritti e pensionati, minorenni alla data di scadenza del bando, insieme all’altro genitore o al tutore.

I soggiorni si svolgeranno dal 24 giugno al 16 settembre 2023.

Santa Maria Ausiliatrice

 

 

Santa Maria Ausiliatrice


Nome: Santa Maria Ausiliatrice
Titolo: L’aiuto dei Cristiani
Ricorrenza: 24 maggio
Tipologia: Commemorazione

Maggio è il mese dei fiori e la Chiesa lo dedica al fiore che non appassisce, alla « rosa di Gerico piantata sulle rive dei ruscelli »: Maria. Ed in questo mese la pioggia di rose delle più belle grazie cade dal cielo sui devoti di questa Madre di Misericordia.

Oggi la Chiesa festeggia il titolo suo dolcissimo e carissimo Aiuto dei Cristiani.

La mattina del 7 ottobre 1571, dopo sei ore di fiera mischia, nelle acque di Lepanto, i Cristiani inalberavano il vessillo della croce sulla nave ammiraglia turca, e il grido di vittoria risonava tra le file dell’esercito: Vittoria! Vittoria! I Turchi sgominati si diedero alla fuga: il bilancio della giornata per loro era stato terribile: 20.000 morti, 5.000 prigionieri, 107 galee arse o sommerse. Tutta la cristianità veniva così liberata dalla diabolica ferocia della mezzaluna. Chi diede la vittoria?

Il mondo cristiano recitava la corona del Rosario in unione col papa S. Pio V, il quale mentre parlava nel Concistoro ai cardinali, nel momento culminante della battaglia, aprì una finestra e rapito in estasi esclamò: Vittoria! Abbiamo vinto! Andiamo a ringraziare la Madonna! Ed a perpetua riconoscenza a Maria aggiungeva nelle Litanie lauretane l’invocazione: Auxilium Christíanorum, ora pro nobis! e stabiliva che nella prima domenica di ottobre si celebrasse la tanto cara festa del S. Rosario.

Un altro Papa è strettamente legato alla storia di questo titolo: Pio VII. Condotto da Napoleone prigioniero a Fontainebleau, gemeva nell’umiliazione, e la Chiesa orbata del suo Capo visibile, alzava più strazianti le sue grida di dolore a Dio, quando il santo Pontefice fece un voto a Maria, e l’Ausiliatrice gli concedeva il 24 maggio 1814 di rientrare libero e trionfante in Roma. Il 10 maggio dell’anno seguente si recava a Savona per soddisfare il suo voto, incoronando solennissimamente la Madonna della Misericordia; e verso la fine di quell’anno con un breve, a testimonianza della sua gratitudine a Maria, istituiva la festa di Maria Ausiliatrice da celebrarsi il 24 maggio, anniversario del suo ritorno alla sede romana.

D’allora in poi chiese e confraternite sorsero in diversi luoghi ad onorarla sotto questo titolo, finchè Maria richiese un grande santuario a S. Giovanni Bosco, al quale mostrando più volte il luogo ove dovevasi fabbricare, gli soggiunse: Hic domus mea, inde gloria mea! E di qui davvero l’Ausiliatrice profonde a piene mani i suoi tesori celesti, temporali e spirituali: qui rifulge la sua gloria.

Papa Benedetto XV esclamava: « Non a caso la Chiesa pone l’invocazione di Maria Ausiliatrice dei Cristiani in fine delle Litanie, perchè dopo aver invocato Maria con tanti appellativi, vuole con questo riassumerli tutti. Dopo averla proclamata Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, salutata Consolatrice degli afflitti, quasi a compendiare queste dolci prerogative la invoca Auxiiium Christianorum. Pare dunque a noi che questo titolo apra ancor più il nostro cuore alla confidenza e racchiuda in sè la forza dell’espressione di tutti gli altri ».

PRATICA. Siamo infermi? Siamo peccatori? Siamo afflitti? Ricorriamo a Maria: Auxilium Christianorum, ora pro nobis!

PREGHIERA. Onnipotente e misericordioso Signore, che a perpetua difesa del popolo cristiano, hai costituita la stessa SS. Vergine tua Madre, concedi a noi propizio, che muniti d’un tal presidio, combattendo in vita possiamo riportare in morte la vittoria sul nemico infernale