Archivi giornalieri: 20 maggio 2023

Openpolis libera i dati sui progetti Pnrr nei territori #OpenPNRR

Openpolis libera i dati sui progetti Pnrr nei territori #OpenPNRR

Da oggi su OpenPNRR è possibile navigare tutte le opere e gli interventi previsti. Dalla natura dei lavori alle risorse stanziate, dai territori agli enti coinvolti.

 

Da oggi sulla nostra piattaforma di monitoraggio OpenPNRR sono presenti i dati sui progetti – opere e interventi – programmati dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si tratta del primo e attualmente unico portale a rendere possibile un tale livello di navigazione.

Le fonti sono 3 dataset pubblicati lo scorso aprile sul portale Italia domani, relativi a tutti gli interventi approvati fino al 1 marzo 2023. Le informazioni riguardano la natura degli interventi, la loro localizzazione fino a livello comunale, gli importi assegnati e i soggetti attuatori.

È la prima volta dall’avvio del piano che il governo rende disponibili tali dati. Fin dalle prime fasi di attuazione infatti denunciamo la mancanza di trasparenza, soprattutto su un aspetto così cruciale come la realizzazione dei progetti. È anche grazie alla nostra costante attività di denuncia e pressione, sostenuta da molte altre realtà civiche, che con il passare dei mesi la situazione è lievemente migliorata. Fino alla condivisione di questi nuovi dati, avvenuta a seguito della nostra ultima richiesta di accesso agli atti (Foia).

Tuttavia, alcune criticità permangono. Le basi dati pubblicate infatti non forniscono nessuna informazione sullo stato di avanzamento dei singoli progetti. Sia in termini di realizzazione dei lavori che di risorse spese. Si tratta di una carenza non di poco conto, anche alla luce delle enormi difficoltà che il nostro paese sta incontrando nella “messa a terra” degli investimenti. Inoltre non è chiaro con quale periodicità i dataset verranno aggiornati. In questo senso, vale la pena ricordare che condividere informazioni e dati trasparenti è un obbligo di legge per le amministrazioni pubbliche. Oltre a costituire la base di un dibattito pubblico informato e di un coinvolgimento dei cittadini alla vita democratica del paese.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

 

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Le richieste della società civile in questo senso non devono essere viste come un tentativo di ostacolare i lavori. Ma come un richiamo alla necessità di avere fonti ufficiali che rendano conto ai cittadini dell’attività svolta dal governo e da tutte le istituzioni. Sul Pnrr questo assume una rilevanza particolare, considerando la portata degli interventi previsti e l’evoluzione costante a cui è sottoposto. A maggior ragione ora che sono in corso il processo di revisione del piano e la mappatura da parte del governo dei progetti irrealizzabili. Due passaggi di cui a oggi non si sa quasi nulla.

I dati disponibili su OpenPNRR

Abbiamo estratto tutti i dati sui progetti condivisi da Italia domani lo scorso aprile. Li abbiamo uniti, collegati tra loro e integrati a quelli già presenti su OpenPNRR. Questa operazione ci ha permesso di aumentare in maniera esponenziale le funzionalità della nostra piattaforma.

Da oggi per ogni progetto è possibile conoscere:

  • la natura dell’intervento, con una breve descrizione di cosa sarà realizzato;
  • l’importo allocato;
  • il soggetto attuatore, cioè l’ente incaricato di assegnare i lavori e assicurare il loro corretto e puntuale svolgimento; 
  • il territorio in cui il progetto sarà realizzato;
  • la misura di riferimento;
  • il tema dell’intervento, basato sulla nostra classificazione originale delle misure.

L’unione tra queste informazioni e quelle già disponibili ci permette inoltre di sapere, in modo aggregato, quanti interventi saranno realizzati per ogni singola misuraterritorioorganizzazione coinvolta e tema.

Tutti i dati sono consultabili navigando direttamente sulla piattaforma, esplorando mappe, tabelle e pagine dedicate. È possibile inoltre scaricare il dataset completo in formato Csv (comma separated values) o interrogare le Api (application programming interface).

121,7 miliardi € le risorse assegnate per progetti Pnrr al 1 marzo 2023, finanziati da Pnrr, fondo complementare e altre fonti.

Di questo importo, 8,6 miliardi riguardano interventi su scala nazionale che quindi non è possibile localizzare su singoli territori. È il caso per esempio di molti degli investimenti dedicati alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e al potenziamento del sistema giudiziario nazionale. Mentre i restanti 163,5 miliardi si distribuiscono tra regioni, province e comuni.

In questo quadro, il settore che assorbe più risorse è – come era prevedibile – quello delle infrastrutture, con oltre 56 miliardi di euro allocati. Seguono le azioni dedicate alla transizione ecologica (13,5 miliardi) e quelle per la digitalizzazione (9).

Lombardia, Piemonte e Campania sono i territori dove sono stati approvati e finanziati più progetti. Complessivamente è il nord l’area su cui ricade il maggior numero di interventi, come si evince anche dalla mappa. Ciò non significa necessariamente che l’Italia settentrionale riceverà più risorse economiche. Sia perché una parte dei fondi deve ancora essere allocata, sia perché gli importi variano molto tra i diversi progetti. Inoltre va considerato che 481 azioni interessano più regioni contemporaneamente. È un caso ricorrente quando si parla di interventi su ferrovie e autostrade che collegano zone diverse del paese.

138.640 i progetti finanziati dal Pnrr al 1 marzo 2023.

Il nostro impegno per l’accesso ai dati

È dall’avvio del Pnrr nel 2021 che denunciamo la scarsa trasparenza sulla sua realizzazione. Da parte del governo Draghi prima e di quello guidato da Meloni poi. Basti pensare che prima dell’aggiornamento di inizio aprile, l’unico dataset sugli interventi finanziati dal piano era datato 31 dicembre 2021 e conteneva poco più di 5mila progetti.

Ad aprile 2022 avevamo inviato – insieme ad altre organizzazioni della società civile – una prima richiesta di accesso agli atti (Foia) e a febbraio 2023 una seconda. Oltre alle informazioni sui progetti e sul loro avanzamento in termini di lavori e risorse spese, avevamo chiesto i dati sui bandi e i loro esiti e sui soggetti coinvolti.

Il Foia o diritto di accesso generalizzato è uno strumento per ottenere dati e documenti di interesse pubblico in possesso delle amministrazioni. Vai a “Che cos’è il Foia”

A entrambe le nostre richieste il governo aveva risposto in modo insoddisfacente, sostenendo che i dati in loro possesso fossero già tutti pubblicati. Ciononostante, dopo il primo Foia Italia domani aveva aggiornato il catalogo open data, condividendo il dataset sui 5mila progetti già menzionato. La stessa dinamica si è ripetuta anche a seguito della nostra seconda domanda di accesso agli atti: dopo averci inviato una risposta inadeguata, l’esecutivo ha pubblicato l’aggiornamento dei dati sui progetti. Un risultato positivo, che possiamo considerare frutto del lavoro di denuncia e domanda di trasparenza che portiamo avanti dal 2021. Non solo attraverso i Foia ma anche con i nostri articoli e le attività di monitoraggio su OpenPNRR.

Non è ancora abbastanza

Per quanto il rilascio di questi nuovi dati rappresenti certamente un importante passo avanti, alcuni elementi critici permangono.

L’assenza di informazioni sull’avanzamento dei progetti è una lacuna grave.

Innanzitutto i dataset pubblicati non contengono indicazioni sullo stato di avanzamento dei progetti. Una mancanza grave, soprattutto alla luce delle difficoltà che il nostro paese sta riscontrando nella realizzazione degli interventi. Basti pensare alle irregolarità segnalate dalla commissione europea sui progetti legati alla rigenerazione urbana e al teleriscaldamento. E che a oggi continuano a bloccare l’erogazione all’Italia della terza rata di fondi pari a 19 miliardi di euro. Ulteriori difficoltà sono state rilevate sul fronte delle scadenze che il nostro paese deve completare entro giugno.

Un secondo analogo esempio che vorrei fare, abbastanza semplice e di facile comprensione, è relativo alla sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale: semplicemente il numero delle domande è stato inferiore alla disponibilità finanziaria.

In questo senso, il ministro ha precisato che sono in corso delle trattative con la commissione Ue per la rimodulazione di questi adempimenti e più in generale dell’intero piano. Sarebbe inoltre in corso una mappatura di quei progetti che allo stato attuale risulterebbero irrealizzabili. Su tutto questo a oggi non è disponibile nessun tipo di informazione.

Non è nota la frequenza con cui i dati sui progetti saranno aggiornati.

Strettamente legato a questi aspetti, vi è un ulteriore elemento. I dati relativi ai progetti sono stati pubblicati con più di un anno e mezzo di ritardo. E non è chiaro se questi costituiscano una pubblicazione una tantum o se saranno aggiornati con regolarità. Se così non fosse ci troveremmo di fronte a un altro grave problema. Le informazioni sui progetti sono infatti in continua evoluzione e senza un aggiornamento costante, questo rilascio di dati rischia di diventare in breve tempo obsoleto.

Per tutti questi motivi e mancanze continueremo a chiedere trasparenza e dati aperti. Crediamo che debba essere rispettato il diritto di tutti – società civile, giornalisti, cittadini – di conoscere i processi di realizzazione di un piano di investimenti pubblici da oltre 200 miliardi di euro. Misure che dovrebbero avere, almeno sulla carta, un impatto notevole in termini di sviluppo sociale ed economico del nostro paese.

La riuscita del Pnrr non è slegata dalla disponibilità di dati certi, trasparenti e pubblici. Solo monitorando la realizzazione degli interventi, infatti, è possibile prevenire i rischi di corruzione e verificare la buona gestione delle risorse e dell’andamento dei lavori. Responsabilizzando il governo e tutti gli enti pubblici e privati coinvolti.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

 

San Bernardino da Siena

 

San Bernardino da Siena


San Bernardino da Siena

autore: Mattia Preti anno: 1647-53 titolo: San Bernardino da Siena risana gli infermi mostrando il nome di Gesù luogo: Palazzo dei Principi, Correggio
Nome: San Bernardino da Siena
Titolo: Sacerdote
Nome di battesimo: Bernardino degli Albizzeschi
Nascita: 8 settembre 1380, Massa Marittima
Morte: 20 maggio 1444, L’Aquila
Ricorrenza: 20 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Canonizzazione:
24 maggio 1450, Roma, papa Niccolò V
Questo illustre e degno discepolo di S. Francesco d’Assisi nacque dalla nobile famiglia degli Albizzeschi nei pressi di Siena nel 1380. Non aveva ancora tre anni quando rimase orfano di madre, e a sei, anche di padre. Ma un fanciullo come lui che già dava segni di predestinazione, non doveva essere trascurato, e non doveva imbrattarsi di fango mondano: possiamo dire che venne allevato ed educato alla scuola di Maria SS.ma.

Il grazioso Bernardino, delicato, modesto e cortese con tutti, cresceva, sotto la tutela delle pie zie e della cugina Tobia, in sapienza e in grazia come il fanciullo Gesù. Era talmente delicato, che avendo una volta uno zio paterno invitato amici un po’ volgari in casa sua, egli disgustato disse allo zio: « O si correggono nel parlare, o vado via di casa io ».

Degna di menzione è la scena che si svolse un giorno tra il santo fanciullo e la cugina.

“Sapete” le disse tutto raggiante in volto “che io sono tanto innamorato di una nobilissima Signora che darei volentieri la mia vita per godere della sua presenza e che se passassi un giorno senza vederla non potrei chiudere occhio nella notte?!!… “

La cugina dapprima rimase stupita di questo parlare, ma poi si rasserenò quando egli le narrò che, ogni giorno si recava a pregare e venerare un’immagine della Vergine, che si trovava a porta Camollia.

Compiuto felicemente il corso di filosofia, si dedicò allo studio del diritto ecclesiastico e civile, ma più di tutto della Sacra Scrittura.

Nella peste del 1400 che per quattro mesi infestò Siena, il Santo, ventenne, fu tra i generosi fedeli che si dedicarono con eroica carità a curare gli appestati rimanendo, per disposizione divina, illeso da tale morbo.

Nel 1402 si unì ai figli del Poverello d’Assisi, tra i quali un anno dopo emetteva la sua professione religiosa e nel 1404 celebrava la sua prima Messa. Da quel momento si manifestò in lui il grande ministro del Signore, incominciando dalla riforma dei costumi.

Il primo anno di sacerdozio lo passò nel convento del monte Amiata, ove si dedicò ad un maggior studio e ad una più intensa pietà. Nel 1417 lo troviamo guardiano del convento di Fiesole e predicatore insigne.

Santissimo Nome di Gesù

titolo Reliquia del Trigramma di Cristo
autore San Bernardino da Siena anno 1424

Tre argomenti trattava con predilezione: la carità, la devozione alla SS. Vergine, ed il SS. Nome di Gesù, di cui fu uno dei primi strenui propagatori e di cui parlava sempre con trasporto. L’eloquenza sua piegava il popolo e lo trascinava ove voleva. D’altra parte il Signore ne rafforzava la parola con miracoli. Finalmente, ricco di meriti se ne volò al cielo a ricevere il premio nel 1444.

Morì il 20 maggio a L’Aquila dove si recò per tentare di riconciliare due fazioni che in città si affrontavano apertamente. In seguito il suo corpo fu sepolto nella basilica di San Bernardino dell’Aquila, fatta costruire dal confratello Giovanni da Capestrano, all’interno del omonimo mausoleo.

PRATICA. Impariamo da S. Bernardino una tenera e filiale devozione alla Madonna, cercando di conoscerla, amarla, imitarla, per andare a Gesù per mezzo suo, poichè « il devoto di Maria certamente si salva».

PREGHIERA. O Signore Gesù, che hai accordato al tuo beato confessore Bernardino un amore particolare al tuo Santo Nome e alla Madre tua: dehl per i suoi meriti e la sua intercessione, infondi, benigno, in noi lo spirito del tuo amore. Bibl., Corra% Bernardino da Siena, Ed. Paoline.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Aquila, nell’Abruzzo, san Bernardino da Siéna, Sacerdote dell’Ordine dei Minori e Confessore, che illustrò l’Italia colla parola e coll’esempio.

ICONOGRAFIA

Nell’iconografia San Bernardino da Siena è quasi sempre raffigurato come un uomo anziano con un saio francescano assieme al suo monogramma a volte sorretto da lui stesso o a volte sorretto da qualche angelo come nella seguente tela di qualche artista marchigiano risalente al XVII sec.

San Bernardino da Siena

titolo San Bernardino da Siena
autore scuola marchigiana anno 1617

La tela del Bellini, noto artista veneziano, è invece un primissimo piano del santo, sempre col simbolo del Nome di Gesù e sempre con saio francescano.

San Bernardino da Siena

titolo San Bernardino da Siena
autore Jacopo Bellini anno 1470-1471

Ma il grande santo non è raffigurato solo mentre diffonde il Nome di Gesù ma anche durante le sue grandi azioni di evangelizzazione come nel caso della tela di Ludovico Carracci dove viene immortalata la scena dove il santo difende il popolo di Carpi dai nemici. Secondo la tradizione popolare San Bernardino da Siena giunse a Carpi nel 1427 sostando presso i Conventuali di San Francesco e famiglia dei nobili Bellentani. Il Santo compì quindi dei prodigi tra i quali la difesa della città dall’aggressione di un esercito nemico.

Il dipinto si trovava all’interno della cattedrale di Notre-Dame di Parigi durante il tragico incendio scoppiato il 15 aprile 2019 ma miracolosamente non subì nessun danno.

San Bernardino da Siena che salva Carpi da un esercito nemico

titolo San Bernardino da Siena che salva Carpi da un esercito nemico
autore Ludovico Carracci anno 1619

Il grande artista Mattia Preti dopo la bellissima tela dove raffigura il santo risanare gli infermi col Nome di Gesù, esegue un ulteriore capolavoro per il duomo di Siena: Predica di San Bernardino da Siena. Nella tela il Preti isola il Santo a mezza altezza al di sopra di un pulpito, mentre infiamma con la sua oratoria un pubblico di uditori: donne piangenti, uomini pensosi, giovani che si aggrappano alle cornici del pergamo, soldati attenti costituiscono un campione di varia umanità che dà occasione al pittore di dare sfoggio della sua capacità di varietà narrativa. Sullo sfondo, una quinta architettonica a tre fornici chiude lo spazio della rappresentazione, secondo un modulo compositivo già usato in passato da Preti, mentre in alto una cerchia angelica fa da corona al consueto monogramma cristologico fiammato.

Predica di San Bernardino da Siena

titolo Predica di San Bernardino da Siena
autore Mattia Preti anno 1673 – 1674

Il bellissimo affresco nella Cappella Bufalini nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli è opera del Pinturicchio, noto artista perugino, dove raffigura San Bernardino in gloria, con il Santo poggiato su una roccia e ai lati i santi Ludovico Di Tolosa e Sant’Antonio di Padova, mentre al di sopra dello stesso due angeli gli porgono una corona sul capo.

Gloria di san Bernardino da Siena

titolo Gloria di san Bernardino da Siena
autore Pinturicchio anno 1500

Sempre nella cappella Bufalini è possibile ammirare un affresco con le esequie di San Bernardino con il santo disteso su una bara circondato da persone di qualsiasi ceto sociale, in specie persone che hanno avuto una guarigione, e un personaggio riccamente abbigliato che viene indicato come un membro della famiglia Bufalini, tutti intenti a venerare la salma. In prospettiva si scorge una serie di portici ordinati in un elegante complesso architettonico e nella parte alta compare la figura del santo mentre viene trasportata in cielo dagli angeli.

Funerali di san Bernardino

titolo Funerali di san Bernardino

Macomer: la sconfitta e la fine di un sogno

ANNIVERSARI
Macomer: la sconfitta e la fine di un sogno

di Francesco Casula

Martedì 20 maggio 1478 l’esercito oristanese fu definitivamente sconfitto nella battaglia di Macomer. Leonardo dìAlagon, prima della disfatta, abbandonò il campo di battaglia e con i fratelli, i figli ed il visconte di Sanluri fuggì a Bosa da dove si imbarcò su una nave con l’intento di raggiungere la Corsica. A causa di un tradimento la nave invertì la rotta verso la Sicilia dove furono consegnati all’ammiraglio Villamarin il quale, anziché consegnarlo al viceré di Sicilia, li condusse a Barcellona. Successivamente Leonardo fu incarcerato nel castello valenzano di Xàtiva ove morì nel 1494.
A descrivere minuziosamente i precedenti della battaglia che segnerà la definitiva e totale sconfitta di Arborea è Proto Arca Sardo (1), che riferisce e racconta l’esecuzione degli ordini (impartiti dal marchese attraverso una lettera) da parte del figlio Artale; il reclutamento di uomini dietro minaccia di morte, la raccolta delle armi, la partenza verso Macomer dove lo attende il padre con il resto della compagnia. Segue inoltre una parte in cui descrive l’arrivo di Artale a Macomer (avvenuto nella tarda sera del 18 di maggio), l’accoglienza affettuosa riservata a lui e ai suoi uomini da parte del marchese, la nottata trascorsa nell’organizzazione della battaglia, l’arrivo dell’alba e la disposizione dell’esercito.
Ecco un passo:”Avevano appena terminato di cenare quando si diffuse la notizia che nei dintorni, in cima a una collina, era stato avvistato uno stendardo viceregio. Il panico prese tutti, ma non il marchese. Costui infatti immemore dell’incostanza della fortuna e convinto che le battaglie sarebbero state a lui sempre propizie, era certo della vittoria. Insieme ai fratelli si mise a studiare un piano per assaltare di notte l’accampamento dei nemici […]. I pareri sul da farsi erano discordi: secondo alcuni bisognava aspettare le mosse del nemico, secondo altri, invece,, aggredirlo di sorpresa. E su questo dibattito, si fece l’alba di quel martedì che decretò la fine della guerra e del marchesato. Ormai il viceré era lì, con l’esercito accampato a ridosso del paese e la battaglia non poteva più essere elusa” (2).

La battaglia di Macomer nella prosa (latina) di Proto Arca Sardo
E battaglia fu: “Fu strage da entrambe le parti e ovunque effusione di sangue, in questo frangente furono proprio i Sardi a dare, da par loro, prova di grande valore in battaglia. Tuonarono terrificanti le urla dei combattenti, volarono saette e sassi, furono scagliate torce infuocate e palle di piombo; accecati ormai dal furore bellico. Non si curavano neanche più di scegliere il proprio bersaglio; tiravano in aria provocando nel cielo una violenta tempesta di dardi che poi precipitavano a pioggia, e ne cadeva una tale miriade che la polvere sollevata da terra a un certo punto oscurò completamente la scena, proprio come se su quella battaglia fossero calate le tenebre; neppure i soldati chiusi nell’ ammorsamento nemico si astenevano dall’usare le armi: con la lotta e col sangue tentavano disperatamente d’aprirsi un varco. Scudi in frantumi, corazze ed elmi passati dalle spade, petti trafitti, volti e membra coperti di sangue, mani e braccia amputate: si può dire, nessuno cadde in battaglia senza aver prima ferito di spada o aver ucciso qualcuno. E così in un sol giorno, i Sardi furono quasi sterminati dagli stessi Sardi: fra loro non vi era nessuno che non avesse la spada grondante di sangue.
Dunque il viceré, per salvare in quel pericolosissimo frangente la sua prima schiera, condusse le altre coorti alle spalle della formazione del marchese e, senza che venisse dato alcun segnale di guerra la chiuse e l’assalì con audacia. Questa azione lasciò tutti sbigottiti, mentre la cavalleria colta di sorpresa, veniva sbaragliata. Quando il marchese si rese conto che la situazione era precipitata, perduta ormai ogni speranza di salvezza, si sottrasse al combattimento insieme ai fratelli, a due figli, don Antonio e don Giovanni, al visconte di Sanluri e a quei pochi che poterono seguirlo; e poiché avevano cavalli velocissimi, fuggirono a spron battuto guadagnando la libertà”(3) .

Il significato storico della sconfitta di Leonardo d’Alagon
La disfatta del marchese Leonardo è considerata come il definitivo fallimento dell’ultimo tentativo di ricostituire in Sardegna un’entità statale e nazionale indipendente. La successione dell’Alagon rappresentava un elemento di continuità del giudicato d’Arborea e questo non era gradito alla corona d’Aragona. Secondo il cronista catalano Geronimo Zurita, infatti, il sovrano aragonese non approvava che alla morte del marchese Salvatore Cubello, privo di eredi diretti, gli subentrasse il nipote, ritenuto dunque responsabile degli eventi bellici che si sarebbero verificati e della conseguente sconfitta(4).
Dunque per riaffermare la propria supremazia nell’isola, alla corona si imponeva un’energica azione politica. “Sullo sfondo della vicenda marchionale appare perciò incontrastabile la volontà del sovrano d’Aragona e la ragion di stato che, con la sconfitta dell’ultimo erede della Casa d’Arborea e la conseguente soppressione degli ideali arborensi, vedeva avviato in Sardegna il proprio programma di assolutismo monarchico” (5)46.
In sintonia del resto con l’accentramento e la centralizzazione del potere politico in atto anche in altri stati – come la Francia o l’Inghilterra – contro la disseminazione del potere feudale.
Il proposito di Giovanni II d’Aragona è infatti quello di abolire ogni forma di politicità alternativa all’interno dei propri domini: specie, quando si tratta, come nel caso del marchese di Leonardo d’Alagon, di una “politicità” evocatrice di antiche libertà, autonomie e ideali indipendentistici di grande suggestione per i Sardi, ancora memori dell’età d’oro di Eleonora d’Arborea. Cui – non a caso – Leonardo d’Alagon, tendeva a ricollegarsi, (non dimentichiamo che era discendente, per parte di madre dai Giudizi d’Arborea), ponendosi non come uno dei tanti feudatari, magari ribelli al sovrano, ma un defensor des Sarts e dunque, un eroe nazionale desideroso di riscattare e liberare il proprio popolo dal dominio aragonese di un potente straniero.
In ballo non vi è dunque l’infinito contenzioso e conflitto fra due feudatari (Alagon e Carroz) l’uno buono pur se incauto e il secondo malvagio ma abile, ma l’esigenza – da parte del sovrano aragonese – di costruire uno “stato moderno” che doveva necessariamente sacrificare ogni sogno autonomistico e ancor più la secolare e tenace speranza dell’indipendenza sarda.

Note Bibliografiche
1. Proto Arca sardo, De bello et interitu marchionis Oristanei, a cura di Maria Teresa Laneri, Ed. Centro di studi filologici sardi/CUEC, Cagliari 2003
2. Ibidem, pagine 68-69.
3. ibidem, pagine 81-83.
4. Mirella Scarpa Senes, La guerra e la disfattta del Marchese di Oristano, Edizioni Castello, Cagliari 1997.
5. Ibidem pagina 66.