Archivio mensile:novembre 2022

Scuola; Di Berardino: “Bando da 3 mln per iniziative sportive e culturali”

Scuola; Di Berardino: “Bando da 3 mln per iniziative sportive e culturali”

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Vogliamo proseguire nel fornire un’opportunità agli studenti e alle studentesse, anche alle categorie più fragili. Coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado e degli enti di formazione accreditati

06/10/2022

Pubblicato sul sito della Regione Lazio il bando da tre milioni di euro “Per la realizzazione di iniziative sportive e culturali per gli studenti del sistema scolastico e del sistema IeFP del Lazio”.

“Dopo il successo della prima edizione – spiega l’assessore al Lavoro e nuovi diritti, Formazione e Scuola della Regione Lazio, Claudio Di Berardino – vogliamo proseguire nel fornire un’opportunità agli studenti e alle studentesse, anche alle categorie più fragili, per lo sviluppo di iniziative integrative dell’offerta formativa di natura sportiva, sociale e culturale, con uno stanziamento da tre milioni di euro nell’ambito della nuova programmazione Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+).

Lo sport e la cultura – continua Di Berardino – sono strumenti educativi e di prevenzione del disagio sociale e psicofisico, di recupero e di socializzazione, di sviluppo e di inclusione sociale, e questo bando prevede l’organizzazione di eventi sul territorio regionale che vedono il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado e degli enti di formazione accreditati nell’ambito dell’obbligo formativo e la partecipazione di soggetti dell’associazionismo territoriale.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare le studentesse e gli studenti e rafforzare la loro consapevolezza sugli argomenti come la violenza giovanile e i comportamenti discriminatori in generale. Vogliamo accrescere il bagaglio esperienziale e culturale delle ragazze e dei ragazzi e creare maggiori occasioni di socialità, partecipazione e confronto tra gli studenti”.

“Quest’avviso pubblico – conclude l’assessore – si inserisce nell’ambito delle azioni per contrastare il fenomeno della violenza giovanile e, più in generale, ogni comportamento discriminatorio in ambito sessuale, politico, religioso, sociale ed etnico”.

 

Welfare: oltre 54 milioni per la disabilità grave e gravissima

Welfare: oltre 54 milioni per la disabilità grave e gravissima

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disabilità grave gravissima

Oltre 34 milioni per garantire l’erogazione dei servizi e degli interventi sociali da parte dei Distretti sociosanitari in favore delle persone con disabilità grave e gravissima. Troncarelli: “Interveniamo a sostegno delle persone non autosufficienti assicurando la continuità nell’erogazione dei servizi”

14/11/2022

Sono oltre 54 i milioni finalizzati dalla Regione Lazio per garantire la continuità dell’erogazione dei servizi e degli interventi sociali da parte dei Distretti sociosanitari in favore delle persone con disabilità grave e gravissima. A darne notizia è l’Assessore alle Politiche Sociali Welfare, Beni Comuni e ASP Alessandra Troncarelli.

Le risorse sono quelle del Fondo Nazionale per le non autosufficienze e sono impiegate per: il finanziamento dei piani distrettuali Alzheimer da assegnare ai sovrambiti; il sostegno delle persone con disabilità gravissima, che può realizzarsi con il ricorso al servizio di assistenza domiciliare oppure con il riconoscimento di un assegno di cura o un contributo di cura; il potenziamento dei Leps (livelli essenziali delle prestazioni sociali) in favore di disabili gravi.

“Vogliamo garantire la continuità della presa in carico delle persone più fragili, tutelando il loro benessere quotidiano e offrendo una prospettiva di futuro quanto più possibile autonoma – spiega l’Assessore regionale alle Politiche Sociali, Welfare, Beni Comuni e Asp Alessandra Troncarelli -. Allo stesso tempo, sosteniamo anche le famiglie che ogni giorno si prendono cura di un parente vulnerabile, evitando che tutto il nucleo familiare si senta marginalizzato o isolato rispetto alla comunità di riferimento”.

“Con tali risorse, inoltre, potenziamo i Leps previsti nei piani sociali di zona dei distretti sociosanitari, per un sistema di servizi in grado di assicurare pari opportunità ed equità nell’accesso alle prestazioni socio-assistenziali. Potranno così essere incrementati servizi come quello dell’Assistenza domiciliare, promuovendo processi di deistituzionalizzazione in modo da privilegiare la permanenza a domicilio della persona in condizioni di disabilità, quello del Servizio Sociale professionale, con operatori specializzati che si prendono cura dei cittadini in una logica di integrazione di risorse e di coesione sociale, o quello del Pronto intervento sociale per una valutazione puntuale e tempestiva se della singola situazione di bisogno, in modo da poter pianificare una misura precisa e concreta”.

La Deliberazione è pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio.
 

 

Transizione ecologica: Lombardi, via la centrale a carbone con piano transizione Civitavecchia

Transizione ecologica: Lombardi, via la centrale a carbone con piano transizione Civitavecchia

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Oltre 3mila nuovi posti di lavoro previsti in tre anni con il Distretto delle Energie Rinnovabili. Interventi anche nei settori del turismo sostenibile e nuovi poli produttivi e innovativi 

15/11/2022

Via la centrale a carbone di Civitavecchia e spazio al primo Distretto di Energie Rinnovabili del Lazio, composto da un parco eolico offshore di 270 MW, il primo d’Italia e del Mediterraneo, batterie per 36 GWh, impianti a idrogeno H2 di 113 MW e impianti fotovoltaici di 655 MW complessivi. È quanto prevede, per il settore energia, il Piano per la Transizione Ecologica di Civitavecchia 2022-2026 della Regione Lazio, approvato dalla Giunta e presentato oggi dall’assessora regionale alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale, Roberta Lombardi, a Civitavecchia presso la sede dell’Autorità portuale.

“Si tratta di un progetto che, abbiamo stimato, potrà generare complessivamente oltre tremila nuovi posti di lavoro per i tre anni di impianti, circa 1800 annui, di cui 1.200 per la produzione e 601 per la loro installazione, cui vanno ad aggiungersi per gli anni successivi quelli derivanti da tutto l’indotto”. Dichiara l’Assessora regionale alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale, Roberta Lombardi.

“Un intervento strategico, e allo stesso tempo simbolico – spiega Lombardi –  in quanto rende giustizia ad un territorio che ha pagato a caro prezzo l’impatto su ambiente, salute ed economie locali di 80 anni di servitù energetica.

È la nostra risposta per ridisegnare il futuro di un territorio, basato su sostenibilità e innovazione, che può fare da apripista alla riconversione energetica e produttiva di tutto il Lazio. Una sfida globale di prossimità, per realizzare gli obiettivi salva-clima, e le relative opportunità, a casa nostra. Ma il settore energia include solo una parte degli interventi previsti. Il Piano per la Transizione Ecologica di Civitavecchia, un documento di oltre 300 pagine redatto in collaborazione con Sapienza Innovazione a partire da un ampio processo partecipativo avviato oltre un anno fa, prevede infatti quali assi strategici d’intervento: la trasformazione dell’area portuale, il nuovo distretto energetico, turismo sostenibile e nuovi poli produttivi e innovativi.

Tra le altre misure previste, relative al turismo sostenibile, superare l’attuale vocazione prettamente crocieristica proiettando il porto verso una pianificazione basata su un’offerta più ampia delle attrattive del territorio, che oltre al collegamento con Roma, includa le altre bellezze regionali, dal Viterbese ai laghi centrali fino al litorale laziale. Per quanto riguarda invece la parte dei nuovi poli produttivi e innovativi, è stato analizzato e definito il ruolo della città nell’ambito industriale e d’innovazione dell’economia del mare, a partire dal progetto del porto verde. Per realizzare tutto ciò, come Regione Lazio abbiamo già approvato una serie di provvedimenti propedeutici alla realizzazione di questo Piano, come ad esempio la Zona di interesse strategico per il settore Energia al largo di Civitavecchia, nell’ambito della definizione dei Piani di Gestione dello Spazio Marittimo, andando così a ritagliare il perimetro in cui dovrà essere collocato il parco eolico, e la Zona Logistica Semplificata, per una programmazione d’insieme sotto il profilo infrastrutturale e trasportistico in grado di creare una forte interconnessione tra i porti e i comuni interni del territorio” conclude Lombardi.

 

Quasi 2 milioni per unioni comuni e comunità montane

Quasi 2 milioni per unioni comuni e comunità montane

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comunità montane enti locali

Pubblicato sul Bollettino Ufficiale Regionale del Lazio l’avviso pubblico per l’accesso ai contributi a sostegno delle spese per l’erogazione di servizi in forma associata per l’anno 2021, rivolto alle Unioni di Comuni e alle Comunità Montane del Lazio

16/11/2022

“È stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale Regionale del Lazio l’avviso pubblico per l’accesso ai contributi a sostegno delle spese per l’esercizio di funzioni e l’erogazione di servizi in forma associata per l’anno 2021, rivolto alle Unioni di Comuni e alle Comunità Montane del Lazio“.

Così in una nota Valentina Corrado, assessore al Turismo e agli Enti Locali della Regione Lazio, che prosegue: “Per presentare domanda, gli enti destinatari dovranno essere attivi alla data di pubblicazione dell’avviso e aver svolto nel 2021 le funzioni e i servizi per le quali richiedono il contributo. Le spese ammesse sono quelle riportate nella scheda 1 e 2 dell’avviso e, a mero titolo esemplificativo, inerenti l’organizzazione generale dell’amministrazione, dei servizi pubblici di interesse generale, catasto, pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale, pianificazione di protezione civile, organizzazione e gestione dei servizi di raccolta, smaltimento e recupero dei rifiuti, progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali, edilizia scolastica per la parte non di competenza delle province, polizia locale, tenuta dei registri di stato civile, servizi anagrafici e servizi in materia di statistica. La Regione, a tal fine, prevede uno stanziamento di quasi due milioni di euro”.

Questo provvedimento, continua Corrado, “testimonia ulteriormente la vicinanza e l’attenzione che, come Assessore, ho voluto riservare ai Comuni del Lazio – e a coloro che, tra essi, che hanno inteso associarsi – e ai cittadini che vi abitano, per offrire servizi sempre più di prossimità e di qualità alla popolazione. Le domande dovranno essere inoltrate tramite PEC entro il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione sul B.U.R. nelle modalità meglio esplicitate nel bando”, conclude.

 

Convenzione tra Regione Lazio e Città Metropolitana per trasferimento funzioni in materia di formazione professionale

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Convenzione

Leodori: “Lavoro e formazione sono stati al centro della nostra azione di governo, con un occhio puntato soprattutto verso i giovani e verso quelle categorie che hanno difficoltà nel trovare un’occupazione stabile o rientrare nel mondo del lavoro”

21/11/2022

Sottoscritta tra Regione Lazio e Città Metropolitana la Convenzione che disciplina le modalità di organizzazione e gestione delle funzioni non fondamentali in materia di formazione professionale delegate dalla Regione Lazio alla Città Metropolitana di Roma Capitale. Quest’ultima si occuperà della gestione degli Enti che svolgono attività di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) sia a gestione diretta che in regime convenzionale, della realizzazione della formazione di base e trasversale nell’ambito dei contratti di apprendistato professionalizzante.

“Lavoro e formazione sono stati al centro della nostra azione di governo, con un occhio puntato soprattutto verso i giovani e verso quelle categorie che hanno difficoltà nel trovare un’occupazione stabile o rientrare nel mondo del lavoro. Con questo accordo lavoreremo insieme alla Città Metropolitana di Roma proprio per tutte quelle ragazze e quei ragazzi che vogliono formarsi e qualificarsi al meglio”, così il Presidente Vicario, Daniele Leodori.

“La Convenzione è il risultato di un proficuo lavoro di collaborazione istituzionale tra Regione Lazio e Città Metropolitana che risponde all’esigenza di rilanciare il ruolo sociale della formazione professionale. Il sistema dei percorsi di IeFP rappresenta una importante e concreta opportunità di formazione e successivamente di sbocco occupazionale per tanti giovani, e di contrasto alla dispersione scolastica, soprattutto in quelle aree dove è più elevato il rischio di emarginazione sociale, economica e psicologica. La collaborazione istituzionale con Città Metropolitana permette di intervenire in modo funzionale e rendere il sistema degli IeFP più efficiente, promuovendo l’inclusione di tutte e tutti, senza lasciare nessuno indietro”. Così l’assessore al Lavoro e Nuovi diritti, Scuola e Formazione della Regione Lazio, Claudio Di Berardino.

“Questa Convenzione tra CMRC e Regione Lazio sul tema della formazione professionale, rappresenta un passo decisivo verso il rafforzamento del sistema dalle attività di specializzazione nei territori della Città metropolitana, con particolare attenzione nei confronti dei minori in obbligo scolastico e formativo e delle aziende che utilizzano l’apprendistato professionalizzante. Il lungo processo che ha portato a definire l’accordo tra le due amministrazioni, che ritengo epocale, presenta degli aspetti innovativi, poiché spazia dal settore dell’Obbligo scolastico a quello dell’Apprendistato professionalizzante, mettendo sempre di più CMRC nella condizione di attivare la professionalità maturata nell’ultimo ventennio, fornendo soluzioni ai cittadini ed alle imprese. Grazie alla proficua intesa con l’Assessore Claudio Di Berardino e con il Vice Presidente Daniele Leodori, avremo una gestione diretta che ci consentirà di programmare la didattica e il reperimento delle risorse umane per una migliore organizzazione interna. La nuova formula di organizzazione del personale, che prevede, sia il distacco funzionale del personale regionale, sia la possibilità per CMRC di rafforzare gli organici, nei limiti, ovviamente autorizzati dalla Regione Lazio, garantirà una programmazione per la manutenzione dei centri di formazione per garantire migliore comfort e sicurezza”, così Daniele Parrucci, Consigliere Delegato alla Formazione della CMRC

 

Lazio Cinema International: pubblicato il bando dell’edizione 2022

Lazio Cinema International: pubblicato il bando dell’edizione 2022

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Pubblicato il nuovo Avviso Lazio Cinema International a supporto delle coproduzioni cinematografiche internazionali con compartecipazione delle imprese dell’audiovisivo laziali; le domande potranno essere presentate a partire dal 7 dicembre.

24/11/2022

“Con questo bando offriamo un nuovo sostegno di 5 milioni di euro al comparto del cinema e dell’audiovisivo con il primo obiettivo sostenere le imprese di produzione cinematografica del Lazio. Un aiuto che in questi anni non abbiamo mai fatto mancare a un settore che è nuovamente in ripresa dopo l’inevitabile stop dovuto alla crisi economica”, commenta il Vice Presidente Vicario della Regione Lazio, Daniele Leodori.
 “La Regione conferma dunque il suo impegno a favore del settore del cinema e dell’audiovisivo per sostenere la competitività delle imprese di produzione cinematografica e per dare maggiore visibilità alle attrazioni turistiche del Lazio, regione leader in Italia per investimenti nel cinema e nell’audiovisivo”, hanno dichiarato Giovanna Pugliese, Delegata Cinema Regione Lazio e Paolo Orneli, assessore regionale allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Startup e Innovazione. 

I destinatari –Il bando ha una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro di cui la metà riservati a Opere Audiovisive di interesse regionale. L’aiuto previsto è a fondo perduto e commisurato ai costi ammessi e sostenuti; l’importo massimo sarà di 500.000 euro e non potrà superare il 35% dei costi ammissibili.
I destinatari – PMI, Coproduttori e Produttori Indipendenti con codice ATECO 2007 59.1 iscritti al Registro delle Imprese (o equivalente registro di uno Stato Membro della UE) con residenza fiscale in Italia e una sede operativa nel Lazio con “capacità finanziaria” e operativa necessari a realizzare l’opera audiovisiva.
Le opere finanziabili – L’intervento sostiene la realizzazione di opere audiovisive internazionali con quota italiana ed estera di compartecipazione, opere in regime di coproduzione internazionale o produzione internazionale e opere audiovisive diverse da quelle cinematografiche cui è riconosciuta la nazionalità italiana.
La novità – A partire da questa edizione la procedura di selezione sarà a graduatoria; saranno finanziate le opere ammissibili ritenute idonee dalla Commissione Tecnica di Valutazione, in ordine di punteggio fino a esaurimento della dotazione e tenuto conto della riserva per le Opere di Interesse Regionale.
Le richieste andranno inviate esclusivamente tramite piattaforma GeCoWeb Plus di Lazio Innova dalle ore 12 del 7 dicembre 2022 fino alle ore 18 del 12 gennaio 2023.
Tutte le informazioni qui: https://www.regione.lazio.it/documenti/79156

 

Io Non Odio: online il nuovo portale del progetto di sensibilizzazione sulle tematiche di genere

Io Non Odio: online il nuovo portale del progetto di sensibilizzazione sulle tematiche di genere

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Io Non Odio

“Io Non Odio”, al via la quarta edizione del progetto contro ogni forma di violenza. La campagna di sensibilizzazione approda sul web con un portale per i giovani e le scuole

24/11/2022

“Io Non Odio” sbarca sul web.

È online il nuovo portale del progetto di sensibilizzazione sulle tematiche di genere, promosso dall’assessorato alle Pari opportunità della Regione Lazio in collaborazione con Lazio Innova. Una piattaforma di contenuti digitali sui temi privilegiati dalla campagna: il contrasto a ogni forma di violenza e discriminazione. Uno spazio virtuale dedicato ai giovani, che parla nei linguaggi e con i mezzi a loro più congeniali e a cui le ragazze e i ragazzi potranno accedere liberamente.

Il portale è la novità più significativa della quarta edizione del progetto, così come riformulato e arricchito per la nuova annualità è il fulcro di questa nuova edizione di “Io Non Odio”, lo strumento che permetterà di raccogliere un’offerta per la prima volta così vasta e di renderla disponibile a quanti più giovani possibile. La nuova piattaforma è attiva da oggi con i primi contenuti multimediali già fruibili; mano a mano che il progetto andrà avanti si arricchirà con nuove risorse legate ai temi promossi dalla campagna: film, serie tv, documentari, playlist musicali, ebook, masterclass; e ancora le iniziative create ad hoc dai partner del progetto o quelle già in essere per le quali i partner vorranno cedere i diritti. Gli studenti e le studentesse, le loro famiglie, il corpo docente e le istituzioni scolastiche aderenti potranno fruire di tutti i contenuti presenti sul portale gratuitamente, ma potranno anche mettersi alla prova e produrne di propri.

Presentato quest’oggi a Roma, presso lo Spazio Rossellini, nel corso di un evento organizzato, non a caso, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: in platea studentesse e studenti di scuola superiore per i quali è stato messo in scena lo spettacolo teatrale “Reborn”, ispirato alla storia di Valentina Pitzalis, sopravvissuta nel 2011 al tentato femminicidio da parte dell’ex marito. La donna, divenuta simbolo della lotta alla violenza di genere, dopo aver assistito allo spettacolo, ha parlato della battaglia legale che ha dovuto sostenere contro la famiglia dell’ex compagno che l’accusava di omicidio colposo, incendio doloso e istigazione al suicidio e ha ringraziato le ragazze, i ragazzi e i docenti dell’ISISS Teodosio Rossi di Priverno autori della rappresentazione.

L’evento ha di fatto aperto la nuova edizione di “Io Non Odio” che, dopo due anni di limitazioni imposte dalla pandemia, torna tra i banchi degli istituti e nei luoghi delle città del Lazio con iniziative in presenza oltre che digitali. Il progetto conserva l’obiettivo per cui è nato tre anni fa: coinvolgere le giovani generazioni in un percorso di riflessione sui temi dell’inclusione e del contrasto alla violenza, agli stereotipi di genere, al bullismo e al cyberbullismo, all’hate speech e a qualsiasi comportamento discriminatorio, di odio e di intolleranza. 

Violenza di genere, da domani parte la campagna di comunicazione della Regione Lazio.
 

Nel corso dell’evento è stata presentata anche la campagna di comunicazione istituzionale sul contrasto alla violenza di genere, promossa dalla Regione Lazio in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

Sarà una campagna crossmediale che viaggerà su più mezzi contemporaneamente: outdoor, radio, web, social network.

Avrà inizio domani per proseguire sino a fine dicembre. E dalla metà di gennaio sarà diffusa, grazie alla sensibilità della Presidente Amalia Colaceci, da Cotral che metterà in circolazione nei mesi successivi 1 milione di biglietti.

Sempre in occasione della ricorrenza del 25 novembre, per dire “no” alla violenza contro le donne, il palazzo della Regione in via Cristoforo Colombo si colorerà di arancione. L’illuminazione, realizzata con la collaborazione di Acea, durerà per tutto il weekend.

La campagna e il progetto “Io Non Odio” sono solo le ultime iniziative in ordine di tempo messe in campo dalla Regione sul tema della parità di genere e il contrasto alle violenze. A presentarle l’assessora regionale all’Agricoltura e alle Pari Opportunità, Enrica Onorati.

Insieme a Giulia Migneco, responsabile comunicazione di Avviso Pubblico, l’assessora ha ricordato anche il progetto “Donne e Antimafia, tra storia e attualità”, realizzato con l’associazione e l’Osservatorio regionale per la legalità e la sicurezza della Regione Lazio: un ciclo di incontri dedicati al ruolo delle donne nella lotta contro la criminalità organizzata e dai quali è nata una pubblicazione edita da BeccoGiallo, in libreria dal 4 novembre scorso.

Siamo orgogliosi del progetto Io Non Odio, alla sua quarta edizione, che in questi anni ha formato e dialogato con migliaia di ragazze e di ragazzi del Lazio, lavorando in maniera profonda, attenta e sensibile sulle tematiche del contrasto alla violenza, in ogni sua possibile forma, e dell’educazione sentimentale delle nuove generazioni. Oggi Io Non Odio si presenta con una nuova veste, digitale e innovativa, per arrivare in maniera sempre più diretta ed efficace ai giovani, attraverso il loro linguaggio, proponendo contenuti che possano riscuotere il loro interesse ed essere spunto di riflessione. E questo penso sia il valore più prezioso di questo progetto, insieme al coinvolgimento della scuola primaria, per cui ringrazio Lazio Innova, tutto il team di lavoro, i nostri importanti partner ATCL, Explora, FareXbene e MAXXI, e l’agenzia Marketing Espresso che cura la comunicazione. È una emozione avere con noi Valentina Pitzalis, che generosamente ha condiviso la sua terribile esperienza per evitare che altre donne possano subire lo stesso tipo di violenza, e vedere la rappresentazione teatrale della sua storia ideata e messa in scena dalla scuola Teodosio Rossi di Priverno, che ringrazio per la sensibilità mostrata. Infine, abbiamo voluto presentare oggi, alla presenza di così tante ragazze e ragazzi, la campagna di comunicazione della Regione Lazio contro la violenza di genere. La violenza maschile sulle donne non è solo quella indegna che si vede e che lascia i segni sulla pelle, ma è anche quella che lascia cicatrici nella vita e nell’anima. Con questa campagna, vogliamo invitare tutte e tutti ad alzare gli occhi e guardare, ma soprattutto a porgere aiuto. Il 1522 è il numero nazionale antiviolenza e stalking, attivo 24h, 7 giorni su 7. Chiamate e fate chiamare in caso di bisogno. La campagna vedrà anche la collaborazione di Cotral grazie alla sensibilità della sua presidente Amalia Colaceci, con la quale condividiamo l’impegno e il lavoro su questi temi” ha dichiarato nel corso dell’iniziativa l’Assessora alle Pari Opportunità della Regione Lazio Enrica Onorati.

La nuova piattaforma a disposizione di tutti.

Il portale web è il fulcro di questa nuova edizione di “Io Non Odio”, lo strumento che permetterà di raccogliere un’offerta per la prima volta così vasta e di renderla disponibile a quanti più giovani possibile. La nuova piattaforma è attiva da oggi con i primi contenuti multimediali già fruibili; mano a mano che il progetto andrà avanti si arricchirà con nuove risorse legate ai temi promossi dalla campagna: film, serie tv, documentari, playlist musicali, ebook, masterclass; e ancora le iniziative create ad hoc dai partner del progetto o quelle già in essere per le quali i partner vorranno cedere i diritti. Gli studenti e le studentesse, le loro famiglie, il corpo docente e le istituzioni scolastiche aderenti potranno fruire di tutti i contenuti presenti sul portale gratuitamente, ma potranno anche mettersi alla prova e produrne di propri.

Io non Odio arriva sui banchi delle scuole primarie.

Il coinvolgimento delle scuole primarie è un’altra novità della campagna per quest’anno. Il target di riferimento si amplia alla fascia d’età 6-11 anni grazie alla collaborazione con “Explora – Il Museo dei bambini”. Gli alunni e le alunne delle scuole elementari che aderiranno a “Io Non Odio” potranno fruire dei contenuti prodotti o condivisi nell’ambito del progetto, partecipare a iniziative ludico-didattiche o formative loro dedicate, fare visite guidate presso il museo romano.  

Cresce la rete dei partner a supporto del progetto

“Io Non Odio” ha ampliato la sua offerta sul territorio e sul web anche grazie alle collaborazioni strette con alcune importanti realtà già attive sulle tematiche oggetto della campagna e nel coinvolgimento dei giovani in età scolare. Sono partner del progetto: ATCL circuito multidisciplinare del Lazio, FARE X BENE, Explora – Il Museo dei bambini, il MAXXI.

ATCL circuito multidisciplinare del Lazio

L’Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, che si occupa della promozione e distribuzione dello spettacolo dal vivo nella regione, attiverà nelle province del Lazio laboratori di teatro, danza e musica sui temi legati alla campagna con la collaborazione di artiste e artisti impegnati sul fronte del contrasto alla violenza di genere. I laboratori termineranno con la realizzazione di un prodotto audiovisivo che verrà caricato sul portale e presentato in un evento finale di condivisione dei percorsi seguiti.

FARE X BENE

L’Associazione, già attiva nelle scuole di ogni ordine e grado in tutta Italia, coinvolgerà studentesse, studenti e i loro adulti di riferimento in una serie di attività di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto alla violenza di genere, al bullismo e al cyberbullismo. Attraverso questi percorsi i giovani saranno formati al ruolo di Peer Educator, dando vita a sportelli di ascolto e sostegno presso i loro istituti e realizzando contenuti e materiali che saranno visibili sul portale e invitando coetanee e coetanei a inviare a loro volta proposte e contributi per la pubblicazione.

Explora, il Museo dei bambini

Explora proporrà una serie d’iniziative rivolte agli alunni e alle alunne delle scuole primarie. In particolare, in una prima fase avvierà una formazione online con un corso completo di video lezioni, schede di approfondimento, interviste a esperti ed esercitazioni, volte a promuovere una riflessione sugli stereotipi e sulla comunicazione inclusiva. A seguire, coinvolgerà le classi, a scuola e al Museo, con attività didattiche e manuali pensate per riflettere sulla capacità di stare in relazione e promuovere un atteggiamento attento e responsabile stimolando crescita e autostima. Progettato e realizzato dal Museo anche il kit didattico, che dedicato alla percezione delle emozioni, permetterà a bambine e bambini di svolgere attività in classe e riflettere sul valore di esprimersi e rispettare le proprie e le altrui emozioni.

MAXXI

Il Museo nazionale delle arti del XXI secolo lavorerà su due aree di intervento. Da una parte proporrà agli istituti superiori delle visite guidate con gli educatori del Museo a due mostre che, per contenuti e artisti protagonisti, portano un contributo immediato sui temi dell’accoglienza e della tolleranza: una è dedicata alla figura di Pier Paolo Pasolini in occasione del centenario della sua nascita; l’altra è una retrospettiva su Bob Dylan con oltre cento sue opere tra dipinti, sculture, canzoni e materiale video. La seconda operazione consisterà nel condividere una serie di materiali audiovisivi collezionati dal museo, relativi ad attività ed esposizioni passate. Verranno individuati contenuti e prodotti di artisti e artiste in linea con le tematiche della campagna e messi a disposizione attraverso il portale.

Per maggiori informazioni: www.iononodio.net

 

Che cosa sono le unioni di comuni

Che cosa sono le unioni di comuni

Sono enti formati da due o più comuni, per gestire in modo congiunto alcune funzioni e risorse dei comuni partecipanti.

Definizione

L’unione è una forma di associazione tra comuni confinanti. Non prevede la fusione tra amministrazioni ma la gestione condivisa di alcune funzioni e servizi, mantenendo la propria autonomia negli altri aspetti. A livello legislativo, il funzionamento di questo ente è stabilito dall’articolo 32 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali.

L’unione è un ente vero e proprio dotato di statuto e degli organi rappresentativi necessari per svolgere le funzioni con stabilità. La sua istituzione avviene a livello di consiglio comunale su promozione regionale, la quale può anche erogare dei contributi specifici per questo tipo di procedure. Oltre a favorire l’associazionismo, la regione individua gli ambiti che possono essere condivisi dai comuni.

Al momento, i comuni possono unirsi per gestire in modo congiunto uno o più ambiti senza alcun vincolo legislativo particolare. Il decreto legge 78/2010 prevede però la gestione associata obbligatoria delle funzioni fondamentali dei comuni che non superano i 5.000 abitanti (limite che si abbassa a 3.000 per comuni che fanno o hanno fatto parte di comunità montane). Si lascia alle amministrazioni la libertà di scegliere tra l’unione e la convenzione, le due forme associative considerate.

L’entrata in vigore della gestione obbligatoria è stata stata prorogata più volte. Ultimamente con il decreto legge 228/2021 il termine è stato spostato al 31 dicembre 2022. Nel 2019 è intervenuta la corte costituzionale, affermando che l’obbligo non può essere tassativo. Nel dettaglio, viene richiesta l’introduzione di una modalità di esonero nei casi in cui è dimostrato che le unioni non generano vantaggi in termini economici e di efficienza.

Dati

Il numero di questi enti è in continuo cambiamento. Al novembre 2022le unioni presenti in Italia sono 559. La regione che in termini assoluti registra il maggior numero di enti è il Piemonte (116) seguito da Lombardia (75) e Sicilia (50). Le due aree con il numero minore sono l’Umbria (4) e la provincia autonoma di Trento (2). Mediamente, in Italia le unioni comprendono 5 comuni.

La regione che invece registra la quota più ampia di comuni che aderiscono a un’unione è la Sicilia. Il 12,8% delle sue amministrazioni figura all’interno di un ente di questo tipo. Seguono Emilia-Romagna (12,4%) e Valle d’Aosta (10,8%). In fondo si trovano sempre Umbria (2,2%) e provincia autonoma di Trento (1,2%).

L’unione con il maggior numero di abitanti è la rete metropolitana nord Sardegna, in provincia di Sassari, con 2.323.800. Quella che invece comprende più comuni è l’Unione montana Alta Langa, a Cuneo, con 35 amministrazioni incluse.

Analisi

La realizzazione delle unioni può portare a dei vantaggi in termini economici. Possono infatti consentire dei risparmi dovuti alle economie di scala. Vi sono costi fissi che con l’unione possono essere ripartiti tra gli enti. Non sempre questo è vero, ed è infatti in questa direzione che è intervenuta nel 2019 la corte costituzionale.

Al contrario della fusione, viene mantenuta un’autonomia da parte dei singoli comuni, dal momento che sono solo alcune le funzioni gestite dall’unione. Questo aspetto potrebbe essere funzionale per tutti quei comuni che si trovano in territori geograficamente complessi. Numerosi piccoli comuni sono situati infatti nelle cosiddette aree interne e molto spesso si tratta di territori montani.

Per quel che riguarda nello specifico questi ultimi, numerose unioni presenti (denominate unioni montane) sono l’esito della cessazione del contributo statale alle comunità montane deciso con la legge 191/2009. Alcune regioni hanno previsto dopo questa legge la cessazione delle comunità con promozione delle unioni.

 

A chi sono andati i fondi del Pnrr per la cultura #OpenPNRR

A chi sono andati i fondi del Pnrr per la cultura #OpenPNRR

A giugno il ministero della cultura ha diffuso le graduatorie relative a diversi bandi dedicati alla tutela e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e architettonico. Vediamo come sono stati distribuiti i fondi.

 

Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dedica diversi investimenti per la tutela e la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico, architettonico e culturale del nostro paese. Una risorsa che, oltre a rappresentare un’importante fonte di arricchimento umano, contribuisce in maniera significativa alla crescita economica italiana. Per questo motivo, il rilancio del settore, uno dei più colpiti dalla pandemia, è strategico.

Gli investimenti del Pnrr per questi aspetti si possono suddividere in due filoni: da un lato i sostegni alle imprese che operano nel settore turistico, dall’altro quelli dedicati specificamente a interventi di manutenzione, restauro e valorizzazione dei beni culturali. Questo secondo filone di investimenti è affidato alla titolarità del ministero della cultura, chiamato a gestire complessivamente 5,74 miliardi di euro circa. Di una parte consistente di questi fondi è già possibile conoscere la destinazione finale.

I bandi Pnrr promossi dal ministero della cultura

A fine giugno era attesa la pubblicazione, da parte del Mic, delle graduatorie di una serie di bandi che facevano riferimento a 5 diverse misure del Pnrr. Nello specifico:

L’ultima misura in particolare comporta alcune criticità. Infatti in molte regioni i termini dei bandi sono stati riaperti poiché non era stato presentato un numero di domande sufficienti a esaurire i fondi disponibili. Di conseguenza, per molti territori la graduatoria con i progetti ammessi a finanziamento non è ancora stata pubblicata. Questo peraltro incide sul raggiungimento della scadenza M1C3-13 che il governo invece ha dichiarato come completata.

Anche nel caso del Mic, ci sono scadenze il cui effettivo completamento è poco chiaro.

Non si tratta dell’unico caso di questo tipo che abbiamo riscontrato in questi mesi attraverso la nostra attività di monitoraggio sullo stato di avanzamento del Pnrr. Ciononostante, la commissione europea ha valutato che queste mancanze non siano così significative da inficiare il via libera all’erogazione della seconda tranche di fondi al nostro paese. Quella prevista per il raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi fissati per giugno 2022.

La valutazione sul rispetto degli impegni presi è più politica che tecnica Vai a “Come l’Ue verifica l’attuazione dei Pnrr negli stati membri”

Al di là di queste osservazioni però il dato di fatto è che, a oggi, le informazioni su questa misura sono incomplete. Motivo per cui nei prossimi paragrafi ci concentreremo sugli esiti dei bandi legati ai primi quattro investimenti che abbiamo elencato.

I fondi assegnati a ogni regione

Le risorse assegnate dal ministero della cultura con le graduatorie pubblicate a giugno ammontano a oltre un miliardo e mezzo. Gli investimenti più consistenti (circa 762 milioni di euro) riguardano l’attrattività dei borghi.

Tale misura può essere ulteriormente suddivisa in due distinte linee di investimento. La “linea A” prevede il finanziamento di progetti pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono o abbandonati. I progetti ammissibili al finanziamento erano al massimo uno per ogni regione e provincia autonoma. Per ciascuna proposta sono stati assegnati circa 20 milioni di euro. La “linea B” mira invece alla realizzazione di progetti di rigenerazione urbana e sociale per almeno 229 borghi storici. In questo secondo caso le risorse potevano essere assegnate sia ai comuni che a operatori del settore che intendono svolgere la loro attività nel borgo oggetto dell’intervento.

1,54 miliardi €  le risorse del Pnrr assegnate dal ministero della cultura di cui già si conosce la ripartizione territoriale. 

Anche gli investimenti sui luoghi di culto possono essere suddivisi in due distinti filoni. Alla messa in sicurezza e adeguamento sismico di chiese, torri e campanili sono stati assegnati in totale 240 milioni. Mentre al restauro del patrimonio culturale gestito dal fondo edifici di culto spettano altri 250 milioni circa. Quasi 289 milioni complessivi infine sono stati assegnati per l’efficientamento energetico di musei, cinema e teatri.

Purtroppo le graduatorie di questi bandi non hanno tutte lo stesso formato. In alcuni casi manca, ad esempio, l’indicazione del comune in cui è ubicato il bene oggetto dell’intervento. Per questo motivo, al fine di consentire un confronto omogeneo sulla ripartizione delle risorse nei vari territori, dobbiamo fermarci al livello regionale.

In base ai dati disponibili possiamo osservare che la regione che riceverà la maggior quota di risorse è la Sicilia (175 milioni circa). Seguono la Campania (poco meno di 167 milioni) e il Lazio (quasi 134 milioni). Agli ultimi posti invece Molise (11,8 milioni), Valle d’Aosta (21,8 milioni) e Friuli Venezia Giulia (35,7 milioni).

È interessante notare che in questo caso la “quota sud” prevista dal Pnrr è stata rispettata. Alle regioni del meridione infatti andrà all’incirca il 45,7% delle risorse messe a bando tra quelli presi in esame.

Quanti e quali progetti finanziati

Finora ci siamo soffermati sulla ripartizione territoriale delle risorse assegnate dal Mic. Ma quanti e quali sono i progetti che saranno finanziati? Da questo punto di vista possiamo osservare che le proposte che beneficeranno delle risorse del Pnrr sono 1.512. La maggior parte riguarda l’efficientamento energetico di cinema, teatri e musei (742 progetti finanziati). Sono invece 543 gli interventi previsti per i luoghi di culto e 227 quelli per i borghi.

Campania e Sicilia si confermano al primo posto anche per numero di progetti finanziati (rispettivamente 186 e 160) mentre al terzo posto in questo caso l’Emilia Romagna (149) precede il Lazio (125).

Passare in rassegna tutti i progetti ammessi a finanziamento sarebbe impossibile. Ci limitiamo quindi a segnalare qualche caso particolarmente interessante, rimandando all’elenco completo nella tabella qui sotto.

Tra i 348 teatri che beneficeranno dei fondi del Pnrr per l’efficientamento energetico ne troviamo alcuni tra i più rinomati del nostro paese. Tra cui il teatro alla Scala e il teatro degli Arcimboldi di Milano; il Sistina e il Globe theatre di Roma; il teatro Regio di Parma, La Fenice di Venezia, il teatro de Maggio musicale fiorentino, il gran teatro Giacomo Puccini di Viareggio, il San Carlo di Napoli e il Teatro massimo di Palermo.

Tra i musei oggetto di intervento troviamo invece il Museo archeologico nazionale di Matera; la Galleria Borghese e il parco archeologico del Colosseo a Roma; i parchi archeologici di Ercolano e dei Campi Flegrei a Napoli; il Castello Svevo di Trani; il parco archeologico di Ostia antica e il Cenacolo vinciano a Milano.

Per quanto riguarda invece gli interventi finanziati nell’ambito della valorizzazione di parchi e giardini storici possiamo osservare che riceveranno fondi del Pnrr la Reggia di Caserta; il Real bosco di Capodimonte (Vt); il parco di Pinocchio a Collodi (Pt); il parco del Castello reale di Moncalieri (To) e il parco e giardino storico nel contesto del Parco reale di Monza.

Citiamo infine alcuni tra gli interventi legati ai luoghi di culto. Tra questi la messa in sicurezza del campanile della chiesa di santo Stefano a Venezia; della chiesa di san Domenico a Matera; del duomo di Gerace (Rc); della basilica di san Domenico e della chiesa di san Giacomo maggiore a Bologna; della chiesa dello spirito santo e del convento dei cappuccini di Galatina (Le).

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Facebook – Teatro alla Scala

 

Con l’emergenza sanitaria aumenta l’aiuto gonfiato Cooperazione

Con l’emergenza sanitaria aumenta l’aiuto gonfiato Cooperazione

Nel 2021 l’Ue è ancora lontana dall’obiettivo di destinare lo 0,70% Aps/Rnl alla cooperazione entro il 2030. Inoltre rispetto all’anno precedente si è ridotto l’aiuto genuino mentre è aumentato quello gonfiato, anche a causa della politica sui vaccini.

 
Progetto


La pandemia ha portato, secondo le stime Onu, a un aumento dell’indice di povertà globale, passato dall’8,3% al 9,2% tra 2019 e 2020. Le disuguaglianze sono aumentate e per questo l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) è diventato uno strumento ancora più importante. Tuttavia, anziché creare le condizioni per una maggiore solidarietà a livello internazionale, l’emergenza sanitaria ha prodotto piuttosto l’effetto contrario. Lo mostra l’ultimo report Aidwatch di Concord Europa.

Da diversi anni Concord, la confederazione che riunisce oltre 2.600 Ong europee di 28 paesi europei, pubblica il rapporto AidWatch in cui viene analizzata la quantità e la qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) delle istituzioni europee e degli stati membri dell’Unione.

Dalle analisi relative al 2021 emerge che nel corso di un’emergenza sanitaria di proporzioni globali, molti stati europei hanno dato priorità ai loro interessi nazionali, e che è aumentata quella componente dell’Aps che Concord definisce aiuto gonfiato, cioè le risorse che rimangono all’interno del paese donatore, senza raggiungere alcun paese beneficiario. Complessivamente i paesi dell’Unione europea sono ancora distanti dall’obiettivo previsto dall’Agenda dell’Onu per il 2030, ovvero di raggiungere un rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) e reddito nazionale lordo pari allo 0,70%, e alcuni, tra cui l’Italia, sono ancora più indietro.

L’aiuto europeo nel 2021

Nel 2021 gli stati membri dell’Ue hanno donato più di 65 miliardi di euro in aiuto pubblico allo sviluppo, ovvero le risorse destinate ad attività e progetti di cooperazione nei paesi a più basso tasso di sviluppo. Complessivamente si tratta del 43% dei contributi totali, il che rende l’Ue il primo donatore a livello globale.

65,5 mld € l’Aps europeo nel 2021.

Tuttavia questo importo equivale solo allo 0,48% del reddito nazionale lordo (Rnl) dell’Ue, una cifra ben lontana dall’obiettivo di destinare a questo settore lo 0,70% Aps/Rnl entro il 2030. A questo ritmo però, secondo le stime di Concord, l’Unione raggiungerà l’obiettivo nel 2037.

Sono solo quattro i paesi Ue che nel 2021 hanno raggiunto l’obiettivo: Lussemburgo, Svezia, Germania e Danimarca. Altri quattro del gruppo Ue-14 (che comprende i paesi membri da prima del 2004), tra cui l’Italia, registrano quote inferiori allo 0,30%.

Nel complesso sono 11 gli stati che hanno aumentato i propri contributi nel 2021 di oltre il 5% rispetto all’anno precedente e l’Italia rientra in questa categoria, registrando un aumento pari al 27%. Tuttavia, come approfondiremo più avanti, si è trattato di aiuto gonfiato.

Un altro obiettivo che non è stato raggiunto è quello dei fondi da dedicare specificamente ai paesi a più basso tasso di sviluppo. La quota Aps/Rnl indirizzata a questi paesi dovrebbe attestarsi tra lo 0,15% e lo 0,20%, ma nel 2020 (l’ultimo dato consolidato) ha raggiunto solo lo 0,12%.

Diminuisce l’aiuto genuino, aumenta quello gonfiato

In ogni caso l’Aps dei paesi europei si è ridotto nel 2021 rispetto all’anno precedente. Inoltre, come se non bastasse, a diminuire è stato in particolare l’aiuto genuino, mentre al contempo è cresciuto l’aiuto gonfiato.

L’aiuto gonfiato consiste nelle risorse contabilizzate come aiuto pubblico allo sviluppo che però non prevedono un effettivo trasferimento di fondi verso paesi in via di sviluppo. Vai a “Che cosa si intende per aiuto genuino e aiuto gonfiato”

Si tratta di una categoria che comprende una serie di voci di spesa tra cui quella per i rifugiati nel paese donatore e per gli studenti internazionali. Ma anche gli interventi di cancellazione del debito, gli interessi passivi sui debiti e gli aiuti cosiddetti “legati”, cioè vincolati – ad esempio all’acquisto di beni nel paese donatore, che Concord considera più vantaggiosi per i donatori che per i beneficiari e quindi di fatto un freno per lo sviluppo. A queste voci nel 2021 se n’è aggiunta una nuova, che approfondiremo più avanti: i vaccini anti-Covid in eccesso.

A differenza dell’aiuto cosiddetto genuino, l’aiuto gonfiato è destinato a progetti che non sono direttamente orientati alla cooperazione allo sviluppo. La voce principale è quella relativa alla spesa per rifugiati nel paese donatore.

In Ue, nel 2021 l’aiuto gonfiato ammonta, secondo Concord, al 16% del totale. Al suo interno, il 38% rientra nella voce “spesa per rifugiati nel paese donatore”. Osservando i dati, vediamo che nel passaggio dal 2020 al 2021 è diminuito l’aiuto genuino (in rapporto al Rnl) mentre è aumentato quello gonfiato.

GRAFICO
DA SAPERE

Da diversi anni Concord, la confederazione che riunisce oltre 2.600 Ong europee, pubblica il rapporto AidWatch in cui viene analizzata la quantità e la qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) delle istituzioni europee e degli stati membri dell’Unione. L’Aps per definizione prevede che flussi di risorse raggiungano paesi inseriti nella lista ufficiale dei riceventi. Tuttavia nel totale complessivo vengono conteggiati anche soldi che in realtà non varcano i confini dal paese donatore, oppure soldi che provengono da operazioni di anni precedenti, e che dunque non sono realmente addizionali. Si tratta di quello che il rapporto definisce aiuto gonfiato. I calcoli si basano sul metodo di calcolo “Net Disbursements” piuttosto che sul “Grant equivalents”.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Aidwatch
(consultati: mercoledì 9 Novembre 2022)

 

L’aumento dell’aiuto gonfiato è stato particolarmente marcato in Italia. Infatti a un primo sguardo il 2021 può essere considerato un anno molto positivo per la cooperazione italiana, con un aumento del rapporto Aps/Rnl che passa dallo 0,23% allo 0,29% (usando il metodo di calcolo “Net Disbursements”, 0,28% usando il “Grant equivalents”).

Allo stesso tempo però l’aiuto genuino è rimasto fermo allo 0,22%, la componente dell’aiuto ad essere cresciuta è quella gonfiata, passata dallo 0,01% Aps/Rnl allo 0,07%.

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DA SAPERE

Da diversi anni Concord, la confederazione che riunisce oltre 2.600 Ong europee, pubblica il rapporto AidWatch in cui viene analizzata la quantità e la qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) delle istituzioni europee e degli stati membri dell’Unione. L’Aps per definizione prevede che flussi di risorse raggiungano paesi inseriti nella lista ufficiale dei riceventi. Tuttavia nel totale complessivo vengono conteggiati anche soldi che in realtà non varcano i confini dal paese donatore, oppure soldi che provengono da operazioni di anni precedenti, e che dunque non sono realmente addizionali. Si tratta di quello che il rapporto definisce aiuto gonfiato. I calcoli si basano sul metodo di calcolo “Net Disbursements” piuttosto che sul “Grant equivalents”.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Aidwatch
(consultati: mercoledì 9 Novembre 2022)

 

Una quota considerevole di questi importi deriva dalla cancellazione di un debito in Somalia – una componente che Concord considera impropriamente catalogata come aiuto pubblico allo sviluppo. Allo stesso tempo però sono in crescita anche le risorse destinate alla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore” e quelle per le azioni multilaterali per il contrasto alla pandemia.

La cooperazione e una politica fallimentare sui vaccini

Analizzando i dati del 2021 si può quindi notare un generalizzato peggioramento rispetto al 2020 e un allontanamento rispetto agli obiettivi di riferimento. L’Italia non è un’eccezione vista la situazione stagnante dell’aiuto genuino.

Ma quest’anno ci sono state delle specificità. Concord rileva in particolare un fallimento sul fronte dei vaccini anti-Covid. I vaccini sono stati un elemento cruciale nella gestione della pandemia e le istituzioni internazionali hanno evidenziato l’importanza di vaccinare almeno il 70% della popolazione in tutti i paesi del mondo. Per una questione di giustizia sanitaria ma anche per prevenire l’emergere di nuove varianti, che potrebbero potenzialmente rendere inutili i vaccini esistenti. Ciononostante, dei 2,5 miliardi di persone ad oggi non vaccinate, 2,3 miliardi vivono in paesi a basso reddito.

Gli stati Ue hanno accumulato più vaccini del necessario.

Nonostante l’impegno a donare dosi di vaccino ai paesi a basso reddito, l’Europa non ha centrato gli obiettivi. A febbraio 2022 era stato effettivamente consegnato solo un terzo delle dosi. Inoltre l’Ue non ha perseguito la strada di un vaccino come bene comune, svincolato dalle regole che tutelano la proprietà intellettuale. E soprattutto gli stati dell’Ue hanno accumulato dosi: 3,5 volte quelle necessarie per vaccinare la propria popolazione. Una parte è stata poi donata ai paesi a basso reddito, ma una parte molto piccola, e comunque tardi, spesso senza un calendario di consegne concordato con i paesi beneficiari e limitata a lotti con scadenze troppo ravvicinate per permettere ai paesi con sistemi sanitari fragili di mettere tempestivamente in campo campagne vaccinali efficaci e diffuse.

La donazione di vaccini in eccesso può essere catalogata come Aps e secondo le analisi di Concord questo sarebbe alla radice dell’aumento dell’aiuto gonfiato nel 2021.

1,5 mld € le dosi di vaccino in eccesso categorizzate come Aps nel 2021.

In alcuni paesi ha costituito una quota molto significativa dell’aiuto gonfiato totale, ad esempio in Croazia (100%), ma anche in Romania, dove ha superato il 90%. Solo in 5 paesi (Bulgaria, Finlandia, Grecia, Belgio e Paesi Bassi) non ha avuto nessun peso, mentre in Italia è stata inferiore al 20%. Ma si tratta di un elemento che secondo Concord non dovrebbe rientrare nell’Aps, non da ultimo perché si tratta di una conseguenza collaterale, più che un contributo pensato specificamente per i paesi a basso tasso di sviluppo.

A questo si aggiunge il fatto che molti stati hanno considerato l’aiuto pubblico allo sviluppo una priorità meno pressante, anche a causa della pandemia. Ciononostante, come mostra l’Eurobarometro di giugno 2022, i cittadini Ue danno molta importanza alla cooperazione internazionale come strumento per ridurre la povertà globale.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Oms Rdc

 

Cos’è il ciclo di bilancio

Cos’è il ciclo di bilancio

Il ciclo di bilancio è il percorso con cui si approva il bilancio dello stato. I principali documenti che lo compongono sono Def, Nadef e legge di bilancio.

Il ciclo di bilancio è un percorso complesso attraverso il quale viene elaborato e approvato il bilancio dello stato.

Tempi e strumenti sono fortemente influenzati dalle regole di governance economica stabilite dall’Unione europea, e in particolare dal semestre europeo. Si tratta di uno strumento introdotto nel 2011 tramite il quale l’Ue coordina le politiche economiche e di bilancio degli stati membri.

Le fasi principali del ciclo sono due: una prima programmatica e una seconda attuativa. La fase programmatica si apre entro il 10 aprile di ogni anno con la presentazione, da parte del governo, del Documento di economia e finanza (Def) al parlamento. Il Def mostra da un lato la situazione economica e finanziaria del paese e dall’altro gli obiettivi fissati dal governo.

Entro il 30 aprile poi l’esecutivo invia al Consiglio dell’Unione europea e alla commissione il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma. Questi documenti costituiscono parte integrante del Def. All’inizio dell’estate le istituzioni europee esprimono le loro raccomandazioni. È sulla base di queste ultime e di eventuali variazioni economiche che, entro il 27 settembre, il governo presenta una Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef).

La fase successiva è la cosiddetta “sessione di bilancio”, tramite la quale vengono adottate le norme per realizzare concretamente gli obiettivi fissati nella fase precedente. Entro il 20 ottobre il governo presenta al parlamento il disegno di legge di bilancio, contenente la manovra triennale di finanza pubblica. La legge di bilancio deve essere approvata entro il 31 dicembre. Entro gennaio il governo deve infine presentare gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra.

Il documento di economia e finanza (Def)

L’elaborazione del Def, primo importante documento del ciclo di bilancio, è la fase in cui è maggiore l’influenza dell’Unione europea. Redatto dal governo, contiene tra le altre cose il quadro di finanza pubblica a legislazione vigente. Si tratta cioè di una previsione sull’andamento dell’economia a norme invariate. Nel Def si trova anche il quadro di finanza pubblica programmatico, un pronostico dell’andamento economico basato sulle scelte di riforma che l’esecutivo mira a realizzare.

A partire dal 2014, in osservanza di quanto previsto dal regolamento europeo 473/2013, è stato istituito l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). Questo è un organismo indipendente che valuta le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica realizzate dal governo. L’Upb può validare o non validare le previsioni del governo. In quest’ultimo caso deve indicare i livelli di crescita economica previsti per gli anni successivi.

Come già detto, l’esecutivo deve inviare il Def al parlamento entro il 10 aprile di ogni anno. Le camere lo esaminano e approvano poi una risoluzione con la quale impegnano il governo a presentare una legge di bilancio per passare dalle condizioni del quadro a legislazione vigente a quelle del quadro programmatico.

La Nota di aggiornamento al Def (Nadef)

La Nadef contiene gli eventuali aggiornamenti degli obiettivi programmatici e consente al governo di effettuare delle modifiche rispetto agli obiettivi fissati dalla risoluzione parlamentare sul Def.

Il governo deve presentare il documento entro il 27 settembre alle camere le quali approvano una nuova risoluzione.

A partire dal 2013 gli obiettivi programmatici contenuti nella Nadef sono ripresi dal Documento programmatico di bilancio (Dpb). Il Dpb deve essere trasmesso alla commissione europea e all’eurogruppo, oltre che al parlamento nazionale, entro il 15 ottobre. Il testo deve tener conto delle raccomandazioni elaborate dalle istituzioni Ue. La commissione adotta poi un parere sul documento entro il 30 novembre.

La legge di bilancio

Dopo l’approvazione della risoluzione sulla Nadef si entra nella sessione di bilancio vera e propria, la fase del ciclo di bilancio detta “semestre nazionale”. Fino a pochi anni fa, secondo quanto previsto dalla legge 196/2009, il governo presentava due testi: la legge di bilancio, contenente un bilancio di previsione a legislazione vigente, e la legge di stabilità (prima ancora chiamata legge finanziaria), contenente le riforme. A partire dal 2016, al fine di semplificare la procedura, si presenta un unico testo, la legge di bilancio. La nuova legge, trasmessa ogni anno entro il 20 ottobre, si riferisce ai tre anni successivi ed è articolata in due sezioni, che corrispondono sostanzialmente alle due leggi precedenti.

Per prassi si presenta il testo alternando tra camera e senato. L’esame in prima lettura ha una durata massima di quarantacinque giorni alla camera (articolo 119, comma 2 del regolamento) e di trentacinque giorni al senato (articolo 126, comma 9 del regolamento). Nel periodo in cui si esamina la legge di bilancio, salvo alcune eccezioni, le commissioni parlamentari si limitano all’analisi degli eventuali disegni di legge collegati alla manovra.

Le legge di bilancio deve essere approvata entro il 31 dicembre di ogni anno.

La legge di bilancio deve essere tassativamente approvata dal parlamento entro il 31 dicembre di ogni anno, pena il passaggio all’esercizio provvisorio. L’intero ciclo si conclude definitivamente entro il mese di gennaio, con la presentazione degli eventuali disegni di legge collegati alla manovra.

Qualora fossero successivamente necessarie rettifiche degli stanziamenti inizialmente previsti, il governo approva decreti di variazione nel corso della gestione dell’esercizio finanziario.

Analisi

La proposta di legge di bilancio per il 2023 è stata approvata dal consiglio dei ministri del 21 novembre. Questo significa che il Ddl sarà consegnato al parlamento con più di un mese di ritardo rispetto a quanto previsto dalle norme. Indubbiamente su questo slittamento hanno influito anche le elezioni politiche tenutesi a settembre. Un caso unico nella storia del nostro paese. Questo ritardo però avrà delle conseguenze.

Come già detto infatti, la legge di bilancio deve essere approvata entro la fine dell’anno. Se ciò non avvenisse l’amministrazione dello stato andrebbe in esercizio provvisorio. Per fare in modo quindi che entrambe le camere possano approvare un documento così complesso, visti i tempi strettissimi, è probabile che il governo e la maggioranza che lo sostiene decida di ricorrere ad alcuni escamotage già stati utilizzati spesso negli ultimi anni.

In primo luogo le forze politiche potrebbero raggiungere un accordo per discutere il testo e presentare eventuali emendamenti in un solo ramo del parlamento. Con l’altra camera che si limiterebbe a ratificare quanto già deciso. Si tratta del cosiddetto “monocameralismo di fatto“. Una pratica non prevista – e non molto corretta – escogitata appositamente per velocizzare l’iter di approvazione delle leggi.

Visti i tempi stretti inoltre non è da escludere un probabile ricorso del governo alla questione di fiducia. In questo modo l’esecutivo di fatto toglierebbe al parlamento la possibilità di apportare modifiche al testo attraverso la presentazione di emendamenti. Eventualmente il governo potrebbe recepire alcune delle richieste pervenute da deputati e senatori attraverso la presentazione di un unico maxi-emendamento a propria firma.

I margini di intervento sulla legge di bilancio per parlamento e parti sociali sono estremamente limitati.

Le dinamiche sin qui descritte evidenziano come un ruolo preponderante nella definizione della legge di bilancio sia appannaggio dell’esecutivo. Come abbiamo appena visto infatti, i margini di manovra delle camere sono estremamente limitati. Ma lo sono ancora di più quelli delle parti sociali. Non esiste infatti un momento strutturato di confronto con la società civile. In questo modo solo chi ha i mezzi necessari riesce a incontrare il decisore nella speranza di influenzare la decisione pubblica. L’informalità del sistema implica poi un problema di trasparenza: non esiste un modo per tracciare i contatti tra rappresentanti di interesse e potere politico.

Senza dimenticare comunque che su queste dinamiche resta vigile il controllo delle istituzioni europee. L’esecutivo Meloni infatti non ha potuto discostarsi più di tanto rispetto al lavoro portato avanti dal precedente governo e che era stato concordato preventivamente con Bruxelles. Come hanno ricordato anche gli organi di stampa infatti, il testo definito dal governo dovrà essere inviato anche al parlamento e alle autorità europee che restituiranno un responso entro la metà di dicembre.