Archivi giornalieri: 28 novembre 2022

San Giacomo della Marca

 

San Giacomo della Marca


Nome: San Giacomo della Marca
Titolo: Religioso e sacerdote
Nome di battesimo: Domenico Gangala
Nascita: 1 settembre 1393, Monteprandone, Ascoli Piceno
Morte: 28 novembre 1476, Napoli
Ricorrenza: 28 novembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:NapoliMonteprandone
Protettore:dei bambini
S. Giacomo della Marca nacque a Monteprandone, provincia di Ascoli Piceno, da poveri genitori. Studiò in varie città delle Marche e dell’Umbria e fu maestro di scuola.

A vent’anni, preso dalla bellezza dell’ideale francescano, abbandonò il mondo ed entrò in religione. Il suo primo maestro fu S. Bernardino da Siena. E di tanto padre il nostro Giacomo (al secolo Domenico) sarà degno figlio. Come lui predicatore, lo imitò nello zelo e nella santità.

La sua vita, dal lato umano, è un romanzo d’avventure. Girò l’Europa e specialmente l’Italia, l’Ungheria, l’Austria, la Boemia e in alcuni paesi fondò pure dei conventi. Ovunque predicò e combattè eresie, sempre obbediente alla volontà del Pontefice, che lo spostava da una regione all’altra. Ma il suo principale campo di lotta fu l’Italia, dove combattè la setta dei « Fraticelli », predicò quaresime, illustrò concili e congressi con la sua presenza e l’autorità della sua parola.

All’Aquila, dove era andato per venerare il suo amato maestro S. Bernardino, pregando nel nome di Gesù, ottenne sulla pubblica piazza una sessantina di miracoli. Rimase nascosto per ordine del Vescovo, il quale temeva gli eccessi della folla entusiasta. Andato a Napoli vi morì poco dopo, il 28 novembre 1476.

Per più di trent’anni girò per città e villaggi a predicare, mangiando solo un tozzo di pane, poche fave e qualche cipolla che portava sempre con sè nella bisaccia. S. Bernardino gli raccomandava spesso di nutrirsi e lo esortava a mangiare un poco di minestra, ma lui non se ne dava per inteso e continuava a digiunare ogni giorno. Dormiva pochissimo: un paio d’ore per sera e si levava sempre quando gli altri andavano a riposare. Per dieci anni portò il cilicio sulla nuda carne e ogni notte si batteva con la disciplina.

Durante tutta la sua vita di religioso osservò la castità in modo perfetto, tuttavia fu tormentato per ben trent’anni da forti tentazioni, dalle quali lo liberò la Vergine di Loreto.

Nelle sue molte peregrinazioni fu imprigionato varie volte, assalito e malmenato dagli eretici, ma non desistette mai dai suoi propositi; mai mostrò rancore verso i suoi nemici; sempre li perdonò, pur combattendo strenuamente i loro errori.

Nella vecchiaia fu travagliato da molti mali e acciacchi, tanto che per sei volte gli venne amministrata l’Estrema Unzione. Ma tutto sopportò con rassegnazione e quasi con gioia, per imitare Gesù anche sul Calvario. Edificava sempre chi lo assisteva con la sua umiltà e preghiera.

Nell’ultima malattia, sentendo ormai la morte vicina, chiese i sacramenti e si spense nel nome di Gesù invocando dai presenti il perdono dei suoi falli.

Fu beatificato da Urbano VIII nel 1624 e canonizzato nel 1726 da Benedetto XIII.

PRATICA. Nell’obbedienza, che è fonte di tante virtù, troveremo una facile via per il Paradiso.

PREGHIERA. O Signore, che ti sei degnato di illustrare la tua Chiesa con i meriti e la predicazione di S. Giacomo, confessore della tua fede, concedi a noi di seguirne gli esempi e di conseguire l’eterno premio.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Nàpoli, in Campània, la deposizione di san Giàcomo della Marca, Sacerdote dell’Ordine dei Minori e Confessore, illustre per l’austerità della vita, per la predicazione apostolica e per molte legazioni compiute a vantaggio della Cristianità. Dal Sommo Pontefice Benedétto decimoterzo fu ascritto nel catalogo dei Santi.

IL MANIFESTO DEL LUNEDI

Iran, il colpo in canna è italiano

MADE IN ITALY. Le cartucce dell’italo-francese Cheddite, fatte tra Livorno e Bourg-lès-Valence, usate a Tehran e in altre città per sparare sulle proteste. Come già in Myanmar e Siria. Nonostante l’embargo
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Cartuccia “Cheddite” trovata a Tehran da informatori di France24 dopo una protesta il 3 ottobre – observers.france24.com
 
 
 
 
 

Nuovo!

Un servizio del team investigativo The Observers dell’emittente televisiva internazionale France 24 «ha trovato prove che le cartucce per fucili prodotte dall’italo-francese Cheddite sono state utilizzate nella repressione delle proteste in Iran», confermando così le risultanze di un’inchiesta su quella società che il nostro quotidiano sta conducendo a più riprese dal marzo 2021. I giornalisti della tv francese hanno ottenuto dagli iraniani oltre 100 foto e video delle munizioni esaurite recuperate dopo le proteste scoppiate in seguito alla morte per mano della polizia della 22enne Mahsa Amini il 16 settembre, e represse nel sangue dalle forze di sicurezza iraniane.

NELLE FOTOGRAFIE inviate da cittadini e attivisti iraniani, pubblicate da France 24, tredici cartucce rinvenute a terra dopo le manifestazioni nelle città di Teheran, Yazd, Shiraz, Karaj, Rasht, Sanandaj e Kamyaran sono a marchio Cheddite, tra i più grandi produttori al mondo di questo tipo di munizioni con sedi operative a Livorno e Bourg-lès-Valence (Francia). Circostanza confermata anche dagli esperti in materia interpellati dalla tv. Le foto di 10 cartucce del produttore italo-francese sono state inviate ai giornalisti dell’emittente televisiva da 1500Tasvir, un gruppo di attivisti sceso in campo per documentare le proteste. Ma quelle di altre tre provengono direttamente dagli iraniani scesi in piazza.

«UN MANIFESTANTE ha inviato le fotografie di una cartuccia che ha recuperato nella città centrale di Yazd, dopo che le forze di sicurezza hanno sparato su di lui e altri dimostranti il 28 settembre. Sulla base della munizione è inciso “Cheddite 12” sulla base e “Shahin 2017/24” sull’involucro in plastica verde», riporta il servizio di France 24/The Observer. Un altro partecipante alle proteste «ha inviato fotografie di una cartuccia recuperata nella capitale Teheran il 3 ottobre, dopo che le forze di sicurezza hanno sparato contro i manifestanti. La cartuccia presenta il logo Cheddite “12*12*12*12*” e una custodia di plastica gialla con la scritta “Iran 2020/01”».

Ci sono poi le immagini di «un residente di Mahabad», che mostrano «una cartuccia recuperata dopo che le forze di sicurezza hanno usato fucili per reprimere una protesta il 29 ottobre». In questo caso, l’involucro di plastica verde della cartuccia che contiene i pallini «non aveva scritte», mentre «il logo presentava sulla base il “12*12*12*12*” della Cheddite».

L’AZIENDA franco-italiana «è l’unico produttore noto a utilizzare quella sigla», denunciano ancora i giornalisti di France 24. Un membro della milizia iraniana Basij, «che si è occupato della repressione di queste proteste», ha dichiarato all’emittente televisiva che «l’equipaggiamento standard della sua unità per i fucili sono cartucce a marchio Maham», aggiungendo però che «hanno anche ricevuto cartucce da caccia da usare non contrassegnate, piene di pallini di metallo, che causano “piccole ferite dappertutto” sui corpi delle vittime». Come da almeno oltre un mese mostrano le fotografie che circolano in Rete dei manifestanti sui quali sono state sparate.

LE CARTUCCE da caccia Cheddite vengono utilizzate per la caccia nel Paese degli ayatollah «almeno dal 2011», in «apparente violazione delle sanzioni dell’Ue entrate in vigore quell’anno». Il regolamento del Consiglio dell’Unione europea n. 359/2011, approvato il 12 aprile 2011, «vieta infatti l’esportazione, diretta o indiretta, di attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna» in Iran, comprese «armi da fuoco, munizioni e relativi accessori». Cinque esperti di sanzioni hanno dichiarato a France 24 che tale il divieto si estende anche alle cartucce per fucili e ai loro componenti, indipendentemente dall’uso previsto o dalla catena di vendita adoperata.

A PARTIRE dal marzo 2021, un mese dopo colpo di Stato messo a segno dai militari in Myanmar, questo quotidiano aveva dato conto delle cartucce da caccia della Cheddite trovate dai manifestanti birmani in seguito alle proteste pro-democrazia. Una di queste era stata sparata persino contro un’ambulanza intenta a portar via i feriti.

Nei mesi successivi, il manifesto ricostruì anche il possibile percorso che avevano fatto grazie ad una triangolazione con un Paese terzo: in testa ai sospetti la Turchia della Yavascalar YAF (con cui la ditta franco-italiana era in affari), seguita dalla Thailandia. Come confermò in seguito anche il precedente governo Draghi, grazie all’acquisizione da parte delle forze dell’ordine di documenti nella sede della Cheddite a Livorno. «Le forze di sicurezza iraniane usano fucili di fabbricazione turca e gli esperti di sanzioni affermano che la Turchia è nota come punto di riferimento per evitare gli embarghi sulle armi», dice ora France 24. Aggiungendo inoltre che, da quando nel 2011 sono entrate in vigore le sanzioni dell’Ue sulle attrezzature impiegabili per la repressione interna dal 2011, la Turchia ha esportato in Iran cartucce per fucili da caccia per un valore di circa 7 milioni di euro (dati Onu). Mentre l’Italia, nello stesso arco temporale, per ben 85,8 milioni di euro. Cartucce YAF turca/Cheddite erano state precedentemente rinvenute anche durante la guerra in Siria.

LA DITTA franco-italiana allora preferì non rispondere alle domande del manifesto, come anche a quelle rivoltegli ora da France 24. La quale oltre alla sede di Livorno ha contattato anche quella transalpina di Bourg-lès-Valence. Bocche cucite con entrambe le testate anche in Turchia. Foto di munizioni da caccia di produzione italiana calibro 12, stavolta della Rc Eximport di Forlì, sarebbero poi state trovate durante la repressione di manifestazioni nella capitale thailandese da parte del governo militare al potere. Il tutto in un Paese dove, a differenza dell’Iran o della stessa Turchia, la caccia è poco diffusa. A pubblicarle, il 10 agosto 2021, la corrispondente da Bangkok del network asiatico Channel News Asia (Cna), May Wong.

L’Italia è tra gli ultimi stati Ue per tasso di occupazione Europa

L’Italia è tra gli ultimi stati Ue per tasso di occupazione Europa

La quota di persone che lavorano va progressivamente aumentando, ma in Italia l’incremento risulta particolarmente lento. Le regioni del mezzogiorno, soprattutto Sicilia e Campania, registrano nel 2021 i dati più bassi del continente.

 

In un recente approfondimento, ci siamo occupati del tasso di disoccupazione nelle regioni e negli stati dell’Ue. L’Italia nel 2021 si posizionava terza, sotto la Spagna e la Grecia, come paese con il tasso più elevato (9,5%, contro una media del 7%).

Tuttavia per descrivere la partecipazione al mondo del lavoro c’è un altro indicatore importante da considerare: il tasso di occupazione, con cui si intende la percentuale della forza lavoro che ha un impiego nel momento della rilevazione. È importante considerare questo indicatore per capire quanti lavoratori ci sono tra la popolazione attiva.

Occupato è chi svolge un lavoro. Occupati e disoccupati compongono la forza lavoro, cioè la popolazione economicamente attiva. Vai a “Che cosa si intende per occupati, disoccupati e inattivi”

Il tasso di occupazione nei paesi e nelle regioni dell’Ue

Mediamente in Ue nel 2021 risulta occupato il 68,4% della forza lavoro. Una quota che nell’arco di un decennio è cresciuta di circa 6 punti percentuali (nel 2012 si attestava al 62,6%). La situazione appare però fortemente diversificata da paese a paese, e anche a livello regionale.

 

Paesi Bassi registrano la quota più elevata (80,1%). Seguono Germania (75,8%) e Danimarca e Malta (entrambe con il 75,5%). Agli ultimi posti invece Grecia (57,2%), Italia (58,2%) e Romania (61,9%).

A livello regionale, la quota più elevata la riporta la regione finlandese dell’Åland, con un tasso di occupazione pari all’84,2%. Un valore più che doppio rispetto a quello della Sicilia, che detiene invece il record negativo a livello europeo. Seguono per tasso più contenuto la Campania (41,3%), il territorio oltremare francese della Guyana (41,4%) e la Calabria (42%).

41,1% il tasso di occupazione in Sicilia nel 2021, il dato più basso d’Europa.

L’Italia si caratterizza per una marcata disomogeneità da regione a regione. Mentre infatti le regioni del mezzogiorno registrano alcuni dei dati più bassi d’Europa, lo stesso non si può dire per quelle settentrionali, che restano comunque distanti dai dati del nord Europa.

Tra la Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano (che detiene il record italiano) c’è una differenza di quasi 30 punti percentuali. Si tratta però dell’unica regione insieme all’Emilia-Romagna (68,5%) che supera la media europea. Tutte le altre 19 si trovano al di sotto, con 9 regioni, tra cui tutte quelle del mezzogiorno, che non arrivano al 60%.

Cresce l’occupazione, ma non ovunque con lo stesso ritmo

In tutti gli stati membri dell’Unione nell’ultimo decennio il tasso di occupazione è gradualmente aumentato. Ma con intensità diverse da paese e paese. Ad esempio a Malta la quota è cresciuta di oltre 15 punti percentuali, passando dal 59,9% nel 2012 al 75,5% nel 2021. Altri incrementi marcati si sono registrati in Ungheria (+14,5 punti percentuali) e Polonia (+12,3).

Dopo l’Austria (+1 punto percentuale di differenza), l’Italia è, insieme alla Svezia, il paese Ue che ha riportato l’aumento più contenuto, pari ad appena 2,1 punti percentuali.

GRAFICO
DA SAPERE

I dati si riferiscono alla percentuale di persone che lavorano, all’interno della forza lavoro (ovvero la popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, che comprende anche i disoccupati).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: mercoledì 16 Novembre 2022)

 

In tutti i grandi paesi Ue il tasso di occupazione è lievemente aumentato tra il 2012 e il 2021, pur subendo il temporaneo impatto della pandemia (soprattutto nel caso di Germania e Spagna).

L’Italia riporta il dato più basso nel 2021, mentre la Spagna, che deteneva il record negativo nel 2012, ha registrato l’aumento più marcato (+7 punti percentuali nel corso del decennio). In Francia e Germania si è verificato invece un aumento pari rispettivamente a 2,8 e 3,8 punti percentuali in questo stesso lasso di tempo.

Foto: Christin Hume – licenza