Archivi giornalieri: 2 novembre 2022

DEPUTATI

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AIELLO Davide
ALBANO Lucia
ALIFANO Enrica
ALMICI Cristina
AMATO Gaetano
AMBROSI Alessia
AMENDOLA Vincenzo
AMICH Enzo
AMORESE Alessandro
ANDREUZZA Giorgia
ANGELUCCI Antonio
ANTONIOZZI Alfredo
APPENDINO Chiara
ARRUZZOLO Giovanni
ASCANI Anna
ASCARI Stefania
AURIEMMA Carmela
BAGNAI Alberto
BAGNASCO Roberto
BAKKALI Ouidad
BALDELLI Antonio
BALDINO Vittoria
BARABOTTI Andrea
BARBAGALLO Anthony Emanuele
BARELLI Paolo
BARZOTTI Valentina
BATTILOCCHIO Alessandro
BATTISTONI Francesco
BELLOMO Davide
BELLUCCI Maria Teresa
BENIGNI Stefano
BENVENUTI GOSTOLI Stefano Maria
BENVENUTO Alessandro Manuel
BENZONI Fabrizio
BERGAMINI Davide
BERGAMINI Deborah
BERRUTO Mauro
BICCHIELLI Pino
BIGNAMI Galeazzo
BILLI Simone
BISA Ingrid
BITONCI Massimo
BOF Gianangelo
BOLDRINI Laura
BONAFE’ Simona
BONELLI Angelo
BONETTI Elena
BONIFAZI Francesco
BORDONALI Simona
BORRELLI Francesco Emilio
BOSCHI Maria Elena
BOSSI Umberto
BRAGA Chiara
BRAMBILLA Michela Vittoria
BRUNO Raffaele
BRUZZONE Francesco
BUONGUERRIERI Alice
CAFIERO DE RAHO Federico
CAIATA Salvatore
CALDERONE Tommaso Antonino
CALOVINI Giangiacomo
CANDIANI Stefano
CANGIANO Gerolamo
CANNATA Giovanni Luca
CANNIZZARO Francesco
CANTONE Luciano
CAPARVI Virginio
CAPPELLACCI Ugo
CAPPELLETTI Enrico
CARAMANNA Gianluca
CARAMIELLO Alessandro
CARE’ Nicola
CARETTA Maria Cristina
CARFAGNA Maria Rosaria
CARLONI Mirco
CARMINA Ida
CAROPPO Andrea
CAROTENUTO Dario
CARRA’ Anastasio
CASASCO Maurizio
CASO Antonio
CASTIGLIONE Giuseppe
CASU Andrea
CATTANEO Alessandro
CATTOI Vanessa
CAVANDOLI Laura
CAVO Ilaria
CECCHETTI Fabrizio
CENTEMERO Giulio
CERRETO Marco
CESA Lorenzo
CHERCHI Susanna
CHIESA Paola Maria
CIABURRO Monica
CIANCITTO Francesco Maria Salvatore
CIANI Paolo
CIOCCHETTI Luciano
CIRIELLI Edmondo
COIN Dimitri
COLOMBO Beatriz
COLOSIMO Chiara
COLUCCI Alessandro
COLUCCI Alfonso
COMAROLI Silvana Andreina
COMBA Fabrizio
CONGEDO Saverio
CONTE Giuseppe
COPPO Marcello
CORTELAZZO Piergiorgio
COSTA Enrico
COSTA Sergio
CRIPPA Andrea
CUPERLO Gianni
CURTI Augusto
D’ALESSIO Antonio
D’ALFONSO Luciano
DALLA CHIESA Rita
DARA Andrea
D’ATTIS Mauro
DE BERTOLDI Andrea
DE CORATO Riccardo
DEIDDA Salvatore
DEL BARBA Mauro
DELLA VEDOVA Benedetto
DELL’OLIO Gianmauro
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
DE LUCA Piero
DE MARIA Andrea
DE MICHELI Paola
DE MONTE Isabella
DE PALMA Vito
DI BIASE Michela
DI GIUSEPPE Andrea
DI LAURO Carmen
DI MAGGIO Grazia
DI MATTINA Salvatore Marcello
DI SANZO Christian Diego
DONDI Daniela
DONNO Leonardo
DONZELLI Giovanni
DORI Devis
D’ORSO Valentina
EVI Eleonora
FARAONE Davide
FASCINA Marta Antonia
FASSINO Piero
FEDE Giorgio
FENU Emiliano
FERRANTE Tullio
FERRARI Sara
FERRO Wanda
FILINI Francesco
FITTO Raffaele
FONTANA Ilaria
FONTANA Lorenzo
FORATTINI Antonella
FORMENTINI Paolo
FORNARO Federico
FOSSI Emiliano
FOTI Tommaso
FRASSINETTI Paola
FRASSINI Rebecca
FRATOIANNI Nicola
FRENI Federico
FRIJIA Maria Grazia
FURFARO Marco
FURGIUELE Domenico
GADDA Maria Chiara
GALLO Francesco
GARDINI Elisabetta
GATTA Giandiego
GAVA Vannia
GEBHARD Renate
GEMMATO Marcello
GHIO Valentina
GHIRRA Francesca
GIACCONE Andrea
GIACHETTI Roberto
GIAGONI Dario
GIANASSI Federico
GIGLIO VIGNA Alessandro
GIORDANO Antonio
GIORGETTI Giancarlo
GIORGIANNI Carmen Letizia
GIOVINE Silvio
GIRELLI Gian Antonio
GIULIANO Carla
GNASSI Andrea
GRAZIANO Stefano
GRIBAUDO Chiara
GRIMALDI Marco
GRIPPO Valentina
GRUPPIONI Naike
GUBITOSA Michele
GUERINI Lorenzo
GUERRA Maria Cecilia
GUSMEROLI Alberto Luigi
IACONO Giovanna
IAIA Dario
IARIA Antonino
IEZZI Igor
KELANY Sara
L’ABBATE Patty
LACARRA Marco
LAI Silvio
LAMPIS Gianni
LANCELLOTTA Elisabetta Christiana
LA PORTA Chiara
LA SALANDRA Giandonato
LATINI Giorgia
LAUS Mauro Antonio Donato
LAZZARINI Arianna
LEO Maurizio
LETTA Enrico
LOIZZO Simona
LOLLOBRIGIDA Francesco
LOMUTI Arnaldo
LONGI Eliana
LOPERFIDO Emanuele
LOVECCHIO Giorgio
LUCASELLI Ylenja
LUPI Maurizio
MACCANTI Elena
MACCARI Carlo
MADIA Maria Anna
MAERNA Novo Umberto
MAGI Riccardo
MAIORANO Giovanni
MALAGOLA Lorenzo
MALAGUTI Mauro
MALAVASI Ilenia
MANCINI Claudio
MANES Franco
MANGIALAVORI Giuseppe Tommaso Vincenzo
MANTOVANI Lucrezia Maria Benedetta
MANZI Irene
MARATTIN Luigi
MARCHETTI Riccardo Augusto
MARCHETTO ALIPRANDI Marina
MARI Francesco
MARINO Maria Stefania
MARROCCO Patrizia
MASCARETTI Andrea
MASCHIO Ciro
MATERA Mariangela
MATONE Simonetta
MATTEONI Nicole
MATTIA Aldo
MAULLU Stefano Giovanni
MAURI Matteo
MAZZETTI Erica
MAZZI Gianmarco
MELONI Giorgia
MEROLA Virginio
MESSINA Manlio
MICHELOTTI Francesco
MIELE Giovanna
MILANI Massimo
MINARDO Antonino
MOLINARI Riccardo
MOLLICONE Federico
MOLTENI Nicola
MONTARULI Augusta
MONTEMAGNI Elisa
MORASSUT Roberto
MORFINO Daniela
MORGANTE Maddalena
MORRONE Jacopo
MULE’ Giorgio
MURA Francesco
NEVI Raffaele
NISINI Tiziana
NORDIO Carlo
ONORI Federica
ORFINI Matteo
ORLANDO Andrea
ORRICO Anna Laura
ORSINI Andrea
OSNATO Marco
OTTAVIANI Nicola
PADOVANI Marco
PAGANO Nazario
PAGANO Ubaldo
PALOMBI Alessandro
PANIZZUT Massimiliano
PASTORELLA Giulia
PASTORINO Luca
PATRIARCA Annarita
PAVANELLI Emma
PELLA Roberto
PELLEGRINI Marco
PELLICINI Andrea
PELUFFO Vinicio Giuseppe Guido
PENZA Pasqualino
PERISSA Marco
PICCOLOTTI Elisabetta
PICHETTO FRATIN Gilberto
PIERRO Attilio
PIETRELLA Fabio
PISANO Calogero
PITTALIS Pietro
PIZZIMENTI Graziano
POLIDORI Catia
POLO Barbara
PORTA Fabio
POZZOLO Emanuele
PRETTO Erik Umberto
PRISCO Emanuele
PROVENZANO Giuseppe
PULCIANI Paolo
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
QUARTINI Andrea
RAFFA Angela
RAIMONDO Carmine Fabio
RAMPELLI Fabio
RAVETTO Laura
RICCIARDI Marianna
RICCIARDI Riccardo
RICCIARDI Toni
RICHETTI Matteo
RIXI Edoardo
RIZZETTO Walter
ROCCELLA Eugenia
ROGGIANI Silvia
ROMANO Francesco Saverio
ROSATO Ettore
ROSCANI Fabio
ROSSELLO Cristina
ROSSI Andrea
ROSSI Angelo
ROSSI Fabrizio
ROSSO Matteo
ROTELLI Mauro
ROTONDI Gianfranco
RUBANO Francesco Maria
RUFFINO Daniela
RUSPANDINI Massimo
RUSSO Gaetana
RUSSO Paolo Emilio
SACCANI JOTTI Gloria
SALA Fabrizio
SANTILLO Agostino
SARRACINO Marco
SASSO Rossano
SBARDELLA Luca
SCARPA Rachele
SCERRA Filippo
SCHIANO DI VISCONTI Michele
SCHIFONE Marta
SCHLEIN Elly
SCHULLIAN Manfred
SCOTTO Arturo
SCUTELLA’ Elisa
SEMENZATO Martina
SERRACCHIANI Debora
SILVESTRI Francesco
SILVESTRI Rachele
SIMIANI Marco
SIRACUSANO Matilde
SORTE Alessandro
SOTTANELLI Giulio Cesare
SOUMAHORO Aboubakar
SPERANZA Roberto
SPORTIELLO Gilda
SQUERI Luca
STEFANAZZI Claudio Michele
STEFANI Alberto
STEGER Dieter
STUMPO Nicola
SUDANO Valeria
TABACCI Bruno
TAJANI Antonio
TASSINARI Rosaria
TENERINI Chiara
TESTA Guerino
TIRELLI Franco
TOCCALINI Luca
TODDE Alessandra
TORTO Daniela
TOSI Flavio
TRANCASSINI Paolo
TRAVERSI Roberto
TREMAGLIA Andrea
TREMONTI Giulio
TUCCI Riccardo
URZI’ Alessandro
VACCARI Stefano
VARCHI Maria Carolina
VIETRI Imma
VINCI Gianluca
VOLPI Andrea
ZAN Alessandro
ZANELLA Luana
ZARATTI Filiberto
ZIELLO Edoardo
ZINGARETTI Nicola
ZINZI Gianpiero
ZOFFILI Eugenio
ZUCCONI Riccardo
ZURZOLO Immacolata

Filtra l’elenco delle schede dei deputati per lettera alfabetica

Normativa

  • NOTIZIE
  • CONTRATTI
  • PRASSI
  • NORMATIVA
  • GIURISPRUDENZA
inps
 

INPS: contributi ex INPGI – gestione delle dilazioni

L’INPS, con il messaggio n. 3922 del 31 ottobre 2022, interviene sulla rateazione dei debiti contributivi in fase amministrativa maturati nella Gestione ex Inpgi fino al 30 giugno 2022.

circolari
 

INAIL: modifica del tasso di interesse di rateazione e della misura delle sanzioni civili

L’Inail, con la circolare n. 41 del 28 ottobre 2022, comunica la variazione, a decorrere dal 2 novembre 2022, del tasso di interesse per le rateazioni dei debiti per premi assicurativi e accessori, e quello per la determinazione delle sanzioni civili.

ammortizzatori sociali
ministero del lavoro
 

Min.Lavoro: la proroga degli ex navigator non è tecnicamente possibile

Il Ministero del Lavoro, in un comunicato stampa del 1° novembre 2022, informa che non è possibile la proroga dei contratti degli ex navigator, scaduti lo scorso 31 ottobre.

inps
 

INPS: Pensionati – il cedolino di pensione di novembre 2022

Il cedolino della pensione, accessibile tramite servizio online, è il documento che consente ai pensionati di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui tale importo può variare. Si riportano di seguito le informazioni sul cedolino della pensione di novembre 2022.

ammortizzatori sociali
 

Min.Lavoro: lavoratori beneficiari di trattamenti di integrazione salariale – sanzioni per mancato obbligo formativo

Il Ministero del Lavoro ha pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 253 del 28 ottobre 2022, il Decreto 2 agosto 2022 con i criteri e le modalità per l’accertamento sanzionatorio di mancata attuazione dell’obbligo formativo da parte del lavoratore in costanza delle integrazioni salariali straordinarie.

giurisprudenza
 

Tribunale Milano: prestazione lavorativa vietata oltre i limiti legali

Con sentenza dell’8 agosto 2022, il Tribunale di Milano ha affermato che la prestazione lavorativa, seppur concordata con il lavoratore, oltre i limiti giornalieri e senza riposo settimanale, è vietata. Di conseguenza, il lavoratore ha diritto ad un risarcimento del danno, pur se ha ottenuto un compenso maggiorato rispetto alla retribuzione.

eventi
 

IPSOA: Speciale sconto 30% sul Master online Il contratto di lavoro

Online dal 12 dicembre 2022 al 1° marzo 2023 (8 incontri live)
Accreditato per CDL (20 cfp)

ministero del lavoro
 

Min.Lavoro: Sicurezza in edilizia, controlli a tappeto in tutta Italia

Il Ministero del Lavoro comunica che nell’ambito della vigilanza “110 in sicurezza” coordinata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, è stata effettuata nella giornata di ieri un’operazione straordinaria di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e di contrasto al sommerso nel settore delle costruzioni, che ha interessato 377 cantieri in tutto il territorio nazionale.

circolari
 

INPS: interesse di dilazione e di differimento per omesso o ritardato versamento dei contributi

L’INPS, con la circolare n. 124 del 28 ottobre 2022, comunica la variazione, a decorrere dal 2 novembre 2022, della misura dell’interesse di dilazione e di differimento e delle somme aggiuntive per omesso o ritardato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.

approfondimenti
agevolazioni
 

INPS: Settore edile – riduzione contributiva per l’anno 2022

L’INPS, con la circolare n. 123 del 28 ottobre 2022, fornisce le indicazioni operative per la riduzione contributiva, per il 2022, prevista dall’articolo 29 del decreto-legge n. 244/1995, per gli operai a tempo pieno del settore edile, così come confermato dal decreto del 5 settembre 2022 del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

inps
 

INPS: Pensionati – il cedolino di pensione di novembre 2022

Il cedolino della pensione, accessibile tramite servizio online, è il documento che consente ai pensionati di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui tale importo può variare. Si riportano di seguito le informazioni sul cedolino della pensione di novembre 2022.

notizie
 

WKI: RAPPORTO DI LAVORO NELLA CRISI D’IMPRESA

Il libro affronta ogni risvolto – dinamico e statico – dei rapporti di lavoro subordinato non solo relativamente alla liquidazione giudiziale ma anche e soprattutto rispetto agli altri molteplici strumenti e procedure di regolazione della crisi e dell’insolvenza.

agevolazioni
 

INPS: disposizioni in materia di congedo di paternità, parentale e indennità di maternità per le lavoratrici autonome

L’INPS, con la circolare n. 122 del 27 ottobre 2022, fornisce le indicazioni amministrative inerenti alle modifiche apportate dal decreto legislativo 105/2022 al decreto legislativo 151/2001, tra le quali, l’introduzione della disciplina del congedo di paternità obbligatorio dei lavoratori dipendenti, nonché la possibilità di indennizzare, per gravidanza a rischio, i periodi antecedenti i due mesi prima del parto delle lavoratrici autonome.

interpelli
circolari
 

INPS: retribuzioni medie provinciali dei lavoratori agricoli alla data del 30 ottobre 2022

L’INPS, con la circolare n. 121 del 26 ottobre 2022, fornisce la rilevazione delle retribuzioni medie provinciali dei lavoratori agricoli in vigore alla data del 30 ottobre 2022 operata dall’Istituto con la collaborazione delle Organizzazioni sindacali e datoriali firmatarie dei contratti provinciali e regionali, nonché dei rappresentanti delle Sedi circoscrizionali e delle Sedi INAIL.

ISPETTORATO DEL LAVORO
 

INL: sanzione per mancata COT nell’ipotesi di contestazione della maxi-sanzione

La Direzione Centrale Coordinamento Giuridico, dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), ha emanato il parere n. 2089 del 18 ottobre 2022, con il quale fornisce un chiarimento in merito alle sanzioni da non applicare in caso di irrogazione contestuale della maxisanzione.

circolari
 

INPS: rivalutazione delle pensioni – anno 2022

L’INPS, con la circolare n. 120 del 26 ottobre 2022, descrive i criteri e le modalità applicative della rivalutazione definitiva delle pensioni, delle prestazioni assistenziali e delle prestazioni di accompagnamento alla pensione per l’anno 2022.

ISPETTORATO DEL LAVORO
 

INL: Salute e sicurezza, il report dei controlli dei primi 9 mesi dell’anno

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro rende noti i risultati dell’attività di vigilanza messa in campo dal 1 gennaio al 30 settembre 2022 su input della Direzione Centrale per la tutela, la vigilanza e la sicurezza del lavoro.

La denominazione dei ministri e le loro competenze

La denominazione dei ministri e le loro competenze

A ministri con e senza portafoglio sono attribuite denominazioni che dovrebbero indicare le loro competenze. Tuttavia queste diciture ufficiali hanno un carattere comunicativo più che sostanziale.

Definizioni

Nell’ordinamento italiano i ministri sono titolari di due importanti ma distinte funzioni. Da un lato infatti sono responsabili collegialmente degli atti adottati dal consiglio dei ministri, di cui fanno parte assieme al presidente del consiglio.

Dall’altro sono responsabili individualmente degli atti emanati dai ministeri a cui sono preposti.

I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.

Non a tutti i ministri però è attribuito un dicastero. Come previsto dall’articolo 9 della legge 400/1988 ad alcuni ministri possono essere delegate funzioni proprie del presidente del consiglio.

Nel caso in cui a un ministro sia attribuito un dicastero, questi ne diventa il vertice politico. Di conseguenza assume da un lato il potere d’indirizzo e dall’altro la responsabilità politica delle decisioni.

I ministeri sono le ripartizioni fondamentali dell’amministrazione centrale dello stato. Vai a “Come sono organizzati i ministeri”

Per questa ragione le sue competenze specifiche derivano dalle funzioni che la legge attribuisce a quello stesso ministero. Il decreto legislativo 300/1999 infatti definisce il numero complessivo dei ministeri (attualmente 15 – articolo 1 comma 4 bis), la loro denominazione ufficiale (articolo 1 comma 1) e le loro attribuzioni principali (titolo IV), anche se in alcuni casi queste possono essere indicate in leggi differenti.

Funzioni e responsabilità dei ministri senza portafoglio sono ricavabili invece dalla legge 400/1988 (art. 9) che esplicita come, dopo la nomina da parte del capo dello stato, sia il presidente del consiglio a delegargli le funzioni.

A questo punto il presidente del consiglio emana prima un decreto con cui attribuisce gli incarichi ai ministri senza portafoglio e poi una serie di altri decreti attraverso i quali vengono definite le funzioni di ciascuno di questi.

Con il primo atto dunque viene sostanzialmente attribuito il titolo al ministro, come ad esempio “ministro per i rapporti con il parlamento” o “ministro per le politiche del mare e per il sud”. Con i secondi invece il capo del governo indica finalità, funzioni e compiti attribuiti al ministro, stabilendo che, per esercitarli, questi possa avvalersi di uno o più dipartimenti della presidenza del consiglio.

Il cambio di denominazione di un ministro non implica necessariamente una modifica delle sue competenze.

Sia nel caso dei ministri con portafoglio che senza, i nomi doverebbero idealmente indicare a cittadini e organi dello stato le loro funzioni. Tuttavia si tratta in questo caso di una dimensione a tutti gli effetti comunicativa più che sostanziale. Per cui il cambio di nome di un ministro o un ministero non implica necessariamente un cambio di funzioni e viceversa.

Dati

Come accennato, a partire dal 1999, il numero e la denominazione dei ministeri è stabilito da un’apposita legge. Questo tuttavia non toglie che, all’occorrenza, non possa essere emanato un nuovo provvedimento legislativo con il quale vengano modificate le denominazioni e/o le funzioni attribuite a ciascun ministero, decidendo magari di crearne di nuovi o accorparne di esistenti.

10 le modifiche all’elenco dei ministeri previsto dal Dlgs 300/1999, dalla sua entrata in vigore ad oggi.

Inizialmente il numero di dicasteri era pari a 12. Nei primi anni dopo l’approvazione della norma sono però aumentati fino ad arrivare a 18 nel 2006. Due anni dopo il loro numero è poi tornato al valore originale per poi risalire a 13 nel 2009. Da quel momento tuttavia questo valore è rimasto stabile per oltre 10 anni, tornando poi a crescere nel 2020 (14) e nel 2021 (15).

Ma se il numero di ministri con portafoglio è stabilito per legge, dovendo necessariamente corrispondere a quello dei ministeri, lo stesso non vale per i ministri senza portafoglio (Dlgs 300/1999 art. 4 bis), il cui numero e denominazione può variare senza particolari complicazioni all’insediamento di ogni nuovo esecutivo.

Analisi

Quello che è dunque da tenere presente è la grande differenza che esiste in un cambio di denominazione a seconda che questo abbia un valore meramente comunicativo, piuttosto che non preluda a un cambio di competenze se non addirittura la fusione o lo scorporamento di diversi dicasteri.

Il primo è ad esempio il caso del ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, fino a marzo 2021 noto come ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Non avendo modificato le competenze del dicastero, il cambio di nome ha rappresentato una mera operazione di comunicazione, o tutt’al più un auspicio di cambiamento nel suo indirizzo strategico.

Modificare l’organizzazione dei ministeri può richiedere molto tempo, rallentando inevitabilmente l’attività amministrativa.

Se invece il cambio di nome prelude a una riorganizzazione delle competenze tra diversi dicasteri, piuttosto che a un loro spacchettamento o una loro fusione, i passaggi necessari diventano ben più complessi e articolati. Affinché i cambiamenti entrino in funzione infatti sono di solito necessari diversi decreti attuativi. Talvolta alcuni di questi devono andare a modificare i regolamenti organizzativi dei dicasteri sopprimendo o istituendo nuovi dipartimenti o direzioni generali. Perché questi organismi entrino in funzione occorre poi che siano nominati i nuovi vertici e che entrino in vigore i decreti di ripartizione delle risorse. Nel caso della suddivisione del ministero dell’università e della ricerca voluto dal secondo governo Conte, ad esempio, sono stati necessari quasi 2 anni affinché il nuovo ministero dell’università entrasse pienamente in funzione.

Per questo sarebbe opportuno che tali decisioni venissero prese sulla base di pressanti esigenze di carattere amministrativo, e non solo per valutazioni di comunicazione politica.

Quanto ai ministri senza portafoglio vediamo per esempio il caso in cui un ministro presente in un esecutivo non venga nominato in quello successivo. In una situazione di questo tipo, almeno parte delle sue competenze potrebbero essere attribuite, in seguito, a uno o più sottosegretari. Oppure rimanere in capo al presidente del consiglio.

Allo stesso modo l’attribuzione di un nuovo nome a dei ministri senza portafoglio può avere un valore meramente comunicativo o implicare che gli saranno attribuite altre competenze di palazzo Chigi.

Nulla toglie però che questi cambiamenti nella squadra dei ministri senza portafoglio, non possano preludere anche a un cambio nella ripartizione di competenze tra presidenza del consiglio e ministeri. Cambiamenti che in questo caso richiederebbero lunghe procedure, del tutto simili a quelle già descritte.

 

La denominazione dei ministri e le loro competenze

La denominazione dei ministri e le loro competenze

A ministri con e senza portafoglio sono attribuite denominazioni che dovrebbero indicare le loro competenze. Tuttavia queste diciture ufficiali hanno un carattere comunicativo più che sostanziale.

Definizioni

Nell’ordinamento italiano i ministri sono titolari di due importanti ma distinte funzioni. Da un lato infatti sono responsabili collegialmente degli atti adottati dal consiglio dei ministri, di cui fanno parte assieme al presidente del consiglio.

Dall’altro sono responsabili individualmente degli atti emanati dai ministeri a cui sono preposti.

I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.

Non a tutti i ministri però è attribuito un dicastero. Come previsto dall’articolo 9 della legge 400/1988 ad alcuni ministri possono essere delegate funzioni proprie del presidente del consiglio.

Nel caso in cui a un ministro sia attribuito un dicastero, questi ne diventa il vertice politico. Di conseguenza assume da un lato il potere d’indirizzo e dall’altro la responsabilità politica delle decisioni.

I ministeri sono le ripartizioni fondamentali dell’amministrazione centrale dello stato. Vai a “Come sono organizzati i ministeri”

Per questa ragione le sue competenze specifiche derivano dalle funzioni che la legge attribuisce a quello stesso ministero. Il decreto legislativo 300/1999 infatti definisce il numero complessivo dei ministeri (attualmente 15 – articolo 1 comma 4 bis), la loro denominazione ufficiale (articolo 1 comma 1) e le loro attribuzioni principali (titolo IV), anche se in alcuni casi queste possono essere indicate in leggi differenti.

Funzioni e responsabilità dei ministri senza portafoglio sono ricavabili invece dalla legge 400/1988 (art. 9) che esplicita come, dopo la nomina da parte del capo dello stato, sia il presidente del consiglio a delegargli le funzioni.

A questo punto il presidente del consiglio emana prima un decreto con cui attribuisce gli incarichi ai ministri senza portafoglio e poi una serie di altri decreti attraverso i quali vengono definite le funzioni di ciascuno di questi.

Con il primo atto dunque viene sostanzialmente attribuito il titolo al ministro, come ad esempio “ministro per i rapporti con il parlamento” o “ministro per le politiche del mare e per il sud”. Con i secondi invece il capo del governo indica finalità, funzioni e compiti attribuiti al ministro, stabilendo che, per esercitarli, questi possa avvalersi di uno o più dipartimenti della presidenza del consiglio.

Il cambio di denominazione di un ministro non implica necessariamente una modifica delle sue competenze.

Sia nel caso dei ministri con portafoglio che senza, i nomi doverebbero idealmente indicare a cittadini e organi dello stato le loro funzioni. Tuttavia si tratta in questo caso di una dimensione a tutti gli effetti comunicativa più che sostanziale. Per cui il cambio di nome di un ministro o un ministero non implica necessariamente un cambio di funzioni e viceversa.

Dati

Come accennato, a partire dal 1999, il numero e la denominazione dei ministeri è stabilito da un’apposita legge. Questo tuttavia non toglie che, all’occorrenza, non possa essere emanato un nuovo provvedimento legislativo con il quale vengano modificate le denominazioni e/o le funzioni attribuite a ciascun ministero, decidendo magari di crearne di nuovi o accorparne di esistenti.

10 le modifiche all’elenco dei ministeri previsto dal Dlgs 300/1999, dalla sua entrata in vigore ad oggi.

Inizialmente il numero di dicasteri era pari a 12. Nei primi anni dopo l’approvazione della norma sono però aumentati fino ad arrivare a 18 nel 2006. Due anni dopo il loro numero è poi tornato al valore originale per poi risalire a 13 nel 2009. Da quel momento tuttavia questo valore è rimasto stabile per oltre 10 anni, tornando poi a crescere nel 2020 (14) e nel 2021 (15).

Ma se il numero di ministri con portafoglio è stabilito per legge, dovendo necessariamente corrispondere a quello dei ministeri, lo stesso non vale per i ministri senza portafoglio (Dlgs 300/1999 art. 4 bis), il cui numero e denominazione può variare senza particolari complicazioni all’insediamento di ogni nuovo esecutivo.

Analisi

Quello che è dunque da tenere presente è la grande differenza che esiste in un cambio di denominazione a seconda che questo abbia un valore meramente comunicativo, piuttosto che non preluda a un cambio di competenze se non addirittura la fusione o lo scorporamento di diversi dicasteri.

Il primo è ad esempio il caso del ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, fino a marzo 2021 noto come ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Non avendo modificato le competenze del dicastero, il cambio di nome ha rappresentato una mera operazione di comunicazione, o tutt’al più un auspicio di cambiamento nel suo indirizzo strategico.

Modificare l’organizzazione dei ministeri può richiedere molto tempo, rallentando inevitabilmente l’attività amministrativa.

Se invece il cambio di nome prelude a una riorganizzazione delle competenze tra diversi dicasteri, piuttosto che a un loro spacchettamento o una loro fusione, i passaggi necessari diventano ben più complessi e articolati. Affinché i cambiamenti entrino in funzione infatti sono di solito necessari diversi decreti attuativi. Talvolta alcuni di questi devono andare a modificare i regolamenti organizzativi dei dicasteri sopprimendo o istituendo nuovi dipartimenti o direzioni generali. Perché questi organismi entrino in funzione occorre poi che siano nominati i nuovi vertici e che entrino in vigore i decreti di ripartizione delle risorse. Nel caso della suddivisione del ministero dell’università e della ricerca voluto dal secondo governo Conte, ad esempio, sono stati necessari quasi 2 anni affinché il nuovo ministero dell’università entrasse pienamente in funzione.

Per questo sarebbe opportuno che tali decisioni venissero prese sulla base di pressanti esigenze di carattere amministrativo, e non solo per valutazioni di comunicazione politica.

Quanto ai ministri senza portafoglio vediamo per esempio il caso in cui un ministro presente in un esecutivo non venga nominato in quello successivo. In una situazione di questo tipo, almeno parte delle sue competenze potrebbero essere attribuite, in seguito, a uno o più sottosegretari. Oppure rimanere in capo al presidente del consiglio.

Allo stesso modo l’attribuzione di un nuovo nome a dei ministri senza portafoglio può avere un valore meramente comunicativo o implicare che gli saranno attribuite altre competenze di palazzo Chigi.

Nulla toglie però che questi cambiamenti nella squadra dei ministri senza portafoglio, non possano preludere anche a un cambio nella ripartizione di competenze tra presidenza del consiglio e ministeri. Cambiamenti che in questo caso richiederebbero lunghe procedure, del tutto simili a quelle già descritte.

 

Procurade de moderare

 

Procurade de moderare

Procurad’e moderare
Barones, sa tirannia
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pés in terra
Decrarada est giaj sa gherra
Contra de sa prepotentzia
Incomintzat sa passentzia
In su pobulu a mancare

Mirade ch’est pesende
Contra de bois su fogu
Mirade chi no est giogu
Chi sa cosa andat ‘e veras
Mirade chi sas aeras
Minetan su temporale
Zente cunsizzada male
Iscurtade sa ‘oghe mia

No apprettedas s’isprone
A su poveru ronzinu,
Si no in mesu caminu
S’arrempellat appuradu;
Mizzi ch’es tantu cansadu
E non ‘nde podet piusu;
Finalmente a fundu in susu
S’imbastu ‘nd ‘hat a bettare.

Su pobulu chi in profundu
Letargu fit sepultadu
Finalmente despertadu
S’abbizzat ch ‘est in cadena,
Ch’istat suffrende sa pena
De s’indolenzia antiga:
Feudu, legge inimiga
A bona filosofia!

Custa, populos, est s’ora
D’estirpare sos abusos
A terra sos malos usos
A terra su dispotismu
Gherra, gherra a s’egoismu
E gherra a sos oppressores
Custos tirannos minores
Est pretzisu umiliare

Traduzione: Fate in modo di moderare

Baroni (proprietari terrieri),
cercate di moderare la vostra tirannia,
Altrimenti, a costo della mia vita,
tornerete nella polvere (per terra),
La guerra contro la prepotenza
è stata già dichiarata
e nel popolo la pazienza
inizia a mancare

State attenti perché contro di voi
si sta levando il fuoco,
Attenti perché non è un gioco,
se questo inizia per davvero
Guardate che le nubi
preannunciano il temporale
Gente consigliata male
ascoltate la mia voce

Non continuate ad usare lo sprone
sul povero ronzino,
o in mezzo al cammino
si ribellerà imbizzarrito;
è così stanco e malandato
da non poterne più,
e finalmente dovrà rovesciare
il basto e il cavaliere.

Il popolo sardo
che era caduto in un profondo letargo
Finalmente anche se disperato
si accorge di essere schiavo
Sente che sta soffrendo
solo a causa dell’antica indolenza
Feudo, legge nemica
di ogni buona filosofia!

Questa, o popolo sardo,
è l’ora di eliminare gli abusi
Abbasso le abitudini nefaste,
contro ogni dispotismo
Guerra, guerra all’egoismo
e guerra agli oppressori
È importante che questi piccoli tiranni
vengano vinti.

 
https://youtu.be/SbD-4G1IJhg

Riforma Pensioni 2022-2023

Riforma Pensioni 2022-2023

L’obiettivo è arrivare ad una Riforma Pensioni condivisa, dopo le proroghe inserite nella Legge di Bilancio 2022 per quanto concerne APe Social ed Opzione Donna. Garantire la flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, mantenendo attiva l’opzione agevolata riservata alle donne e alle categorie svantaggiate con una uscita graduale da Quota 100 grazie a Quota 102: è l’obiettivo chiave per la Riforma Pensioni, avviata con la Legge di Bilancio 2022 ma da completarsi nel corso dell’anno.

In cima alla lista delle priorità ci sono anche i giovani: l’esigenza è di assicurare un inserimento nel mondo del lavoro stabile, così da evitare carriere discontinue e stipendi bassi, con effetti sulle future pensioni. Da ripensare anche temi legati al reddito dei pensionati (14esima, rivalutazione assegni ecc.) e alla pensione complementare.

Ipotesi di Riforma Pensioni dal 2023

Tante le ipotesi in vista per la riforma del sistema previdenziale dal 1º gennaio 2023. Sul tavolo ci sono le proposte dei sindacati e quelle di governo.

Pensione con la Quota 41

Avanzata dai sindacati, prevede la pensione anticipata con 41 anni di contributi, senza calcolo dell’assegno (che resta con sistema misto o retributivo). Per la Pensione Precoci, attualmente ci vogliono 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne.

I Sindacati vorrebbero una Quota 41 per tutti senza limiti di età e di categoria, mentre il Governo potrebbe “cedere” soltanto per un eventuale compromesso, aprendosi ad esempio alle categorie di lavoratori addetti alle mansioni gravose.

Pensione a 64 anni con ricalcolo contributivo

Si tratta della proposta principale tra quelle avanzate dal Governo, simile all’Opzione Donna: prevede la pensione anticipata rinunciando alla quota maturata con sistema retributivo, con un intero ricalcolo contributivo della pensione. Ci sono anche sotto proposte:

  • pensione a 64 anni di età con assegno previdenziale maturato pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale;
  • pensione a 64 anni di età e 36 anni di contributi, senza limiti sul valore dell’assegno.

Il compromesso potrebbe essere: pensione a 64 con penalizzazione dell’assegno ma deroghe per soggetti e categorie più deboli..

Pensione con anticipo quota contributiva

Si tratta di un meccanismo proposto dall’INPS per accedere prima alla sola quota contributiva della pensione, ad esempio a 63 anni di età con almeno 20 anni di contributi ed un importo minimo di 1,2 volte l’assegno sociale. Al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia si prenderebbe anche la quota retributiva della pensione maturata.

Riforma Pensioni 2023: DEF e Legge di Bilancio

In base alle intenzioni di Governo per la riforma pensioni 2023, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, presentando gli obiettivi previdenziali inseriti nel DEF (Documento di Economia e Finanza), ha spiegato:

nel pieno rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici, della sostenibilità del debito e dell’impianto contributivo del sistema, occorrerà trovare soluzioni che consentano forme di flessibilità in uscita ed un rafforzamento della previdenza complementare.

Su PMI.it tutte le novità, le regole e le proposte di riforma pensioni 2023: guide ed esempi di calcolo, quali i requisiti minimi per l’accesso alle agevolazioni previdenziali, le controversie sulla legge sulle pensioni, le ultime notizie sulle pensioni, rivalutazione e potere d’acquisto.

 

La disoccupazione in Ue dopo l’emergenza sanitaria Europa

La disoccupazione in Ue dopo l’emergenza sanitaria Europa

La pandemia ha colpito duramente il mercato del lavoro causando, oltre una perdita salariale e di ore lavorative, un aumento della disoccupazione. Dopo l’emergenza sanitaria la situazione è migliorata, ma le regioni meridionali dell’Ue affrontano ancora situazioni difficili.

 

Il tasso di disoccupazione è uno strumento molto importante per descrivere il mercato del lavoro e per misurare lo stato di salute di un’economia nel suo complesso.

In Italia come nel resto dell’Unione europea, la pandemia ha colpito duramente i lavoratori causando, oltre a un forte calo delle ore lavorative e a una significativa perdita di massa salariale, anche un aumento della disoccupazione.

Ma qual è la situazione nel 2022, quando lo stato di emergenza è finito e molti ambiti della vita quotidiana sono tornati alla situazione precedente lo scoppio della pandemia?

Il tasso di disoccupazione nelle regioni Ue

Con tasso di disoccupazione si intende la quota di persone all’interno della forza lavoro che sono alla ricerca di un impiego. Ovvero tutti coloro che non lavorano al momento della rilevazione ma che non si trovano in una situazione di inattività, essendo alla ricerca di un impiego.

Il tasso di disoccupazione è il rapporto percentuale tra la popolazione di più di 15 anni che è alla ricerca di un lavoro e la forza lavoro totale. Vai a “Cos’è il tasso di disoccupazione”
6% il tasso di disoccupazione in Ue all’ultimo aggiornamento Eurostat (agosto 2022).

Ovvero poco meno di 13 milioni di persone, sui circa 446,8 milioni che risultano risiedere nell’Unione nel 2022. Parliamo di una variazione del 21% rispetto allo stesso mese del 2020, quando il numero di disoccupati superava ampiamente i 16 milioni.

I paesi che registrano i valori inferiori sono tutti appartenenti all’area meridionale/mediterranea dell’Europa. Il tasso più elevato è registrato dalla Spagna (14,8%), seguita dalla Grecia (14,7%) e dall’Italia (9,5%). Al quarto posto per quota di disoccupati, prima della Francia, si posiziona la Svezia con l’8,8%. Il record positivo lo detiene invece la Repubblica ceca, con appena il 2,8%.

Tuttavia le differenze sussistono non solo a livello nazionale, ma anche regionale.

 

Nel 2021, sono in particolare le regioni meridionali della Spagna, della Grecia e dell’Italia a registrare le cifre più alte. Prima tra tutte l’enclave di Ceuta, che raggiunge il 26,6%. Seguono le Canarie, l’Andalusia e la regione del Sud, tutte in Spagna.

Mentre la Bassa Baviera, in Germania, è l’unica con un tasso di disoccupazione inferiore al 2%. Seguono altre aree dell’Europa centrale e orientale, in particolare le regioni delle capitali Varsavia (2,1%) e Praga (2,3%).

Per quanto riguarda l’Italia, è la Campania a registrare il tasso più elevato (19,3%), seguita da Sicilia (18,7%) e Calabria (18%). Al contrario al nord si riscontrano le cifre più contenute, in particolare in Trentino-Alto Adige (4,8%, con una differenza di quasi 15 punti percentuali rispetto alla Campania).

GRAFICO
DA SAPERE

Con tasso di disoccupazione si intende la quota di persone nella forza lavoro (di età compresa tra i 15 e i 74 anni) che non lavorano ma sono alla ricerca di un impiego. I dati sono destagionalizzati, ovvero sono eliminate le fluttuazioni connesse a fattori meteorologici, consuetudinari o legislativi all’interno della serie storica. Questo con lo scopo di individuare la tendenza di fondo. Non sono invece corretti per gli effetti di calendario, ovvero non è stato cambiato il numero di giorni lavorati in particolari periodi dell’anno come nel caso delle vacanze pasquali o dell’anno bisestile.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: giovedì 20 Ottobre 2022)

 

In Italia il tasso di disoccupazione è stato costantemente al di sopra della media Ue, ma il calo è stato più marcato e conseguentemente lo scarto è andato gradualmente diminuendo. Se a gennaio e febbraio del 2019 la differenza era superiore ai 3 punti percentuali, ad agosto 2022 è pari a 1,8.

Lo stesso si può osservare rispetto agli altri grandi paesi Ue: in Germania, il calo in questo stesso lasso di tempo è stato di 0,1 punti percentuali (passando dal 3,1% al 3%), mentre in Francia è stato di 1,5 punti (da 8,8% a 7,3%) e in Spagna di 1,9 (da 14,3% a 12,4%).

Ma in assoluto il paese che ha visto il calo maggiore da prima a dopo la pandemia è stata la Grecia, dove a gennaio del 2019 il tasso di disoccupazione si attestava al 19,4% (con una differenza di 7 punti percentuali).

Foto: Sora Shimazaki – licenza

 

Pensione 61 anni o senza limiti di età, due vie 2023 per la pensione anticipata

Pensione 61 anni o senza limiti di età, due vie 2023 per la pensione anticipata

pensioni

Andare in pensione nel 2023 potrebbe essere qualcosa di mai visto prima. Infatti potrebbe essere una possibilità migliore perfino della quota 100 del triennio 2019-2021. Pensione 61 anni o senza limiti di età, sono queste due delle ipotizzate misure che potrebbero fare capolino per il 2023. Tutto dipenderà da cosa il Governo Meloni vorrà fare. Infatti se davvero vorrà mettere le mani sul sistema previdenziale, correggendolo ed evitando il ritorno alla Legge Fornero, allora si che tutto potrebbe cambiare. Vediamo come potrebbero andare in pensione i lavoratori con due nuove misure che non necessariamente sono alternative tra loro e che potrebbero fare entrambe l’apparizione nel sistema.

Pensione 61 anni o senza limiti di età, le due strade sono percorribili?

Effettivamente si tratterebbe di due misure che produrrebbero gioco forza un aumento della spesa pubblica italiana. Ma è anche vero che sarebbero misure flessibili che lascerebbero ai lavoratori la scelta di utilizzarle o meno e soprattutto, di scegliere quando utilizzarle. Partiamo dalla quota 41 per tutti. Si tratterebbe di aprire al pensionamento a quanti hanno raggiunto i 41 anni di contributi versati. Una alternativa ai 42 anni e 10 mesi tipici della pensione anticipata canonica (per le donne 41 anni e 10 mesi). Un vantaggio di 22 mesi per gli uomini e di 10 mesi per le donne. Una variante meno onerosa per la casse dello Stato sarebbe impostare a 61 anni l’età minima per lasciare il lavoro una volta raggiunti i 41 anni di contributi. In pratica si chiederebbe ai lavoratori di completare quanto meno la quota 102, con soglie fisse 61 anni di età e 41 anni di contributi versati.

Le pensioni a 61 anni con quota 100 o quota 102

Quota 102 sarebbe anche la possibilità che verrebbe fuori dalle pensioni flessibili dai 61 anni. Infatti un’altra via è quella di dare ai lavoratori la possibilità di accedere alla pensione una volta aggiunta la quota. L’età minima sarebbe sempre a 61 anni, mentre la contribuzione a 36 anni. Significa che potrebbero lasciare il lavoro a 61 anni quelli con 41 anni di contributi. E così, a 62 anni basterebbero 40 anni di contribuzione, a 63 anni 39, a 64 ne servirebbero 38, a 65 “solo” 37 come a 66, 36. Scenderebbe a 35 anni la soglia minima se da quota 102 si passa a quota 100. Uscirebbero a 61 anni quanti hanno 39 anni di contributi, a 62 anni chi ne ha 38, a 63 anni quelli con 37 e così via fino alla combinazione finale di 65 anni di età e 35 di contributi.