Archivi giornalieri: 11 novembre 2022

Pensioni

A 62 anni in pensione perdendo poco e partendo da 20 anni di contributi

Cesare Damiano pensioni

E se alla fine dalla pensione a quote, oppure dalla tanto attesa quota 41 per tutti si tornasse a parlare di pensioni con tagli lineari? Infatti tutte le misure di cui oggi si parla, cioè di quota 100, quota 102, oppure di quota 103 o quota 41, hanno una cosa comune. Servono montanti contributivi elevatissimi. Come se i lavoratori intermittenti, precari, le casalinghe, gli stagionali o semplicemente chi ha difficoltà a trovare lavori duraturi non siano meritevoli di considerazione. Ecco che forse sarebbe meglio parare verso misure differenti, che partendo da una carriera “normale”, riescano a concedere pensionamenti anticipati più facilmente. Anche perché lasciando il pallino ai lavoratori, come la flessibilità prevede, chi esce prima verrebbe penalizzato.

Cosa ci rimette il lavoratore ad andare in pensione prima

In linea di massima il sistema contributivo è basato su due punti fissi. Il calcolo della pensione basato sul montante dei contributi con coefficienti di trasformazione e l’ammontare dei contributi versati. In sostanza significa che più contributi si versano e più si piglia di pensione. E poi che più in avanti con l’età si va in pensione più è favorevole il calcolo della prestazione. Infatti più tardi si esce più alti sono i coefficienti che trasformano il montante dei contributi in pensione. Già con queste penalizzazioni insite nel sistema, il lavoratore potrebbe essere spinto a restare al lavoro anziché scegliere di uscire in pensione con un assegno insufficiente per vivere. A 62 anni in pensione perdendo poco e partendo da 20 anni di contributi è una cosa diversa.

Il taglio lineare per anno di anticipo, cos’è?

Una vecchia proposta prevista nel DDL 857 di Cesare Damiano prevedeva una uscita tra i 62 ed i 63 anni di età per i lavoratori che raggiungevano almeno i 20 anni di versamenti assicurativi previdenziali. Ma accettando un taglio di assegno tra il 2 ed il 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età. In pratica il lavoratore, a sua libera scelta poteva scegliere se e quando lasciare il lavoro. Un anno di anticipo taglio del 2/3%, 2 anni di anticipo taglio del 4/6% e così via. Si chiama flessibilità per questo. E non c’è sistema previdenziale che non abbia flessibilità se le regole di calcolo della pensione sono contributive. Nulla a che vedere con le quote di cui si parla adesso. Anche fissando a 35 anni la soglia minima di una nuova ipotetica quota 100, si potrebbe uscire così solo a 65 anni. Tagliando fuori i più giovani che a 62 anni per esempio, vorrebbero una carriera da 38 anni. Senza considerare i 41 anni di contributi che a 61 anni darebbero diritto all’ipotetica nuova quota 41.

Le emissioni di gas serra e gli obiettivi per la neutralità climatica Ambiente

Le emissioni di gas serra e gli obiettivi per la neutralità climatica Ambiente

L’accordo di Parigi ha fissato come obiettivo una riduzione delle emissioni di gas serra pari al 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. A oggi in Italia il calo ha superato il 26%, ma sono aumentate le emissioni causate dalla gestione dei rifiuti.

 

Proprio in questi giorni è iniziata la Cop 27 in Egitto per discutere le maggiori sfide ambientali. Uno degli strumenti più importanti per affrontare il problema del cambiamento climatico è il monitoraggio delle emissioni di gas serra. Si tratta di un gruppo di sostanze, rappresentate all’80% dall’anidride carbonica, che hanno un effetto climalterante.

Molte attività umane comportano il rilascio di agenti inquinanti: i trasporti, la produzione industriale, il consumo energetico, l’agricoltura, il riscaldamento e raffreddamento degli ambienti. Tali sostanze generano un accumulo di calore nell’atmosfera, il quale a sua volta comporta numerose conseguenze sugli ecosistemi e chi li abita.

Come riporta l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), la concentrazione atmosferica di gas a effetto serra è infatti il principale fattore determinante del riscaldamento globale, e quindi ridurla è la principale strategia di mitigazione.

Con l’accordo di Parigi del 2015 l’Italia ha accettato di prefissarsi alcuni obiettivi cruciali in vista del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi. Tra le altre cose, l’accordo prevede una riduzione delle emissioni di gas serra del 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

Il calo delle emissioni nei paesi Ue

Nel complesso in Ue si è raggiunto, nel 2020, un calo pari al 32% negli ultimi 30 anni. Nel corso dell’anno, l’ultimo per cui sono disponibili dati, i paesi membri dell’Unione hanno emesso un totale di oltre 3,3 miliardi di tonnellate di gas a effetto serra, rispetto ai quasi 5 miliardi del 1990.

Sono solo due gli stati in cui invece si è registrato un aumento: Cipro e Irlanda, rispettivamente pari al 46% e al 6%. Tutti gli altri paesi hanno invece riportato un calo, anche se di entità variabile, passando da Portogallo, Spagna e Austria con cifre inferiori al 10% fino al 71% dell’Estonia.

Da questo punto di vista l’Italia si attesta leggermente al di sotto della media europea.

 

Le emissioni totali nel nostro paese sono passate da 524 milioni di tonnellate nel 1990 a meno di 400 nel 2020. Dal 1990 sono andate gradualmente aumentando fino a raggiungere un picco nel 2005 (quando si sono registrate quasi 600 milioni di tonnellate) e poi hanno iniziato a calare progressivamente, toccando il punto più basso nel 2020 (meno di 400 milioni di tonnellate).

Calo dei consumi e energie rinnovabili hanno contribuito alla riduzione.

Come evidenzia Isprail calo è stato particolarmente marcato a partire dal 2008 (-32,6%). Questo, secondo le analisi condotte dall’istituto, sarebbe da attribuire da una parte alla riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali e dall’altra al crescente contributo delle fonti di energia rinnovabili.

Le emissioni di gas serra nei singoli settori

Anche se sono numerose le attività che comportano un rilascio di gas a effetto serra nell’atmosfera, non tutte hanno lo stesso peso. Sono le attività di produzione e consumo di energia a essere le principali responsabili.

Nel 2020 oltre il 78% delle emissioni veniva dal settore energetico, mentre l’8% circa era costituito da processi industriali e uso dei prodotti. Poco meno del 9% proveniva dall’agricoltura e il restante 5% dalla gestione dei rifiuti. Anche la riduzione delle emissioni attribuibili a tali settori è stata variabile.

L’energia è la componente che ha registrato il calo più marcato (circa il 30%). Seguono i processi industriali (-23%) e l’agricoltura (-11%). L’unico aumento ha riguardato la voce gestione dei rifiuti.

+7,7% le emissioni di gas serra causate dalla gestione dei rifiuti tra 1990 e 2020, l’unica voce in aumento.

È importante evidenziale che il 2020, che ha rappresentato un calo netto nelle emissioni di gas serra, è stato un anno particolare. La pandemia da Covid-19 ha infatti portato a un temporaneo arresto di molte attività produttive e a un calo dei consumi. Sono stati molti meno gli spostamenti e quindi l’impatto ambientale dei trasporti. Il dato positivo, di conseguenza, va relativizzato.

Ancora non ci sono i dati nazionali per il 2021, ma stando all’international energy agency (Iea), a livello globale tra 2020 e 2021 si sarebbe verificato un prevedibile aumento (+4,8%). Tuttavia in Europa, secondo la European environmental agency (Eea), il livello sarebbe comunque inferiore a quello pre-pandemico.

Foto: Kouji Tsuro – licenza

 

San Martino

 

San Martino di Tours


San Martino di Tours

autore: S. Tosi anno: 1945 titolo: San Martino a cavallo e il povero luogo: Chiesa di San Martino Vescovo, Ferno
Nome: San Martino di Tours
Titolo: Vescovo
Nascita: 316 , Sabaria, Pannonia
Morte: 8 novembre 397, Candes
Ricorrenza: 11 novembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria liturgica
Uno dei più illustri ornamenti della Chiesa nel secolo IV fu certamente S. Martino, vescovo di Tours e fondatore del monachismo in Francia.

Nato nel 316 in Sabaria, città della Pannonia, l’odierna Ungheria, da genitori nobili ma pagani, ancor bambino si trasferì a Pavia, ove conobbe la religione cristiana. A 10 anni all’insaputa dei genitori si fece catecumeno, e prese a frequentare le assemblee cristiane. Appena dodicenne deliberò di ritirarsi nel deserto; essendo però figlio d’un tribuno, dovette presto seguire il padre nella cavalleria e per tre anni militare sotto gli imperatori Costanzo e Giuliano.

La carità di Amiens

titolo La carità di Amiens
autore Jean-Victor Schnetz anno 1824

Umile e caritatevole, aveva per attendente uno schiavo, al quale però egli puliva i calzari e che trattava come fratello. Un giorno nel rigore dell’inverno era in marcia per Amiens quando incontrò un povero seminudo: sprovvisto di denaro, tagliò colla spada metà del suo mantello e lo copri. La notte seguente, Gesù, in sembianza di povero, gli apparve in un sogno e mostrandogli il mantello disse: « Martino ancor catecumeno m’ha coperto con questo mantello » al risveglio ritrovò il mantello miracolosamente intatto. Allora bramoso di militare solo più sotto la bandiera di Cristo, chiese e ottenne dall’imperatore stesso l’esenzione dalle armi.

Si portò a Poitiers presso il vescovo S. Ilario da cui fu istruito, battezzato e in seguito ordinato sacerdote. Visitò ancora una volta i genitori per convertirli; poi, fatto ritorno presso il maestro, in breve divenne la gloria delle Gallie e della Chiesa.

Desideroso di vita austera e raccolta, si ritirò dapprima in una solitudine montana, poi eresse la celebre e tuttora esistente abbazia di Marmoutier (la più antica della Francia) ove fu per parecchi anni padre di oltre 80 monaci. I suoi numerosissimi miracoli, le sue eccelse virtù e profezie lo resero così famoso, che, appena vacante la sede di Tours, per unanime consenso del popolo fu eletto vescovo di quella città. La vita di San Martino fu compendiata in questo epigramma: “Soldato per forza, vescovo per dovere, monaco per scelta”.

Il nuovo Pastore non cambiò appunto tenore di vita, ma raccoltosi a meditare i gravi doveri che assumeva, si diede con sollecitudine ad eseguirli. Sedò contese, stabilì la pace tra i popoli, fu il padre dei poveri e più che tutto zelantissimo nel dissipare ogni resto di idolatria dalla sua diocesi e dalle Gallie.

Formidabile lottatore, instancabile missionario, grandissimo vescovo, sempre vicino ai bisognosi, ai poveri e ai perseguitati. Disprezzato dai nobili, irriso dai fatui, malvisto anche da una parte del clero, che trovava scomodo un vescovo troppo esigente, resse la diocesi di Tours per 27 anni, in mezzo a contrasti e persecuzioni.

Tormentato con querele e false accuse da un suo prete di nome Brizio, diceva: “Se Cristo ha sopportato Giuda, perché non dovrei sopportare Brizio?” Stremato di forze, malato, pregava: “Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non mi rifiuto di soffrire. Altrimenti, venga la morte”.

Morte di San Martino
autore Simone Martini anno 1322-1326 titolo Morte di San Martino

Nell’anno 397 udì che a Candate (Candes-Saint-Martin) era sorto un grave scisma: benchè ottantenne, si portò colà, convocò clero e popolo e ricompose gli animi nella pace. Ma stando per tornare alla sua sede, fu assalito da febbri mortali. Volle essere adagiato sulla nuda terra e cosparso di cenere, per morire, come sempre aveva vissuto, da penitente.

Il volto del santo rimase nella morte splendente come se fosse avvolto da una luce di gloria e da molti fu udito un coro di angeli cantare intorno alla sua salma. Si narra che alle sue esequie si riunirono gli abitanti di Poitou e di Tours e così cominciarono ad altercare. Dicevano gli uni: ” È un monaco della nostra città e noi ne vogliamo il corpo”. E gli altri di rimando: “Dio ve l’ha tolto per darlo a noi”. La notte seguente, mentre gli abitanti di Poitou dormivano, gli abitanti di Tours si impadronirono del corpo di Martino, lo gettarono da una finestra su di un battello e lo portarono seguendo il corso della Loira fino a Tours con gran gioia e venerazione.

Fu così sepolto a Tours, ove gli fu dedicata la cattedrale e dove egli compi innumerevoli miracoli. Gli Ugonotti violarono quelle sacre spoglie, e dopo averle bruciate, ne dispersero le ceneri.

PRATICA. Facciamo qualche atto di carità verso il prossimo.

PREGHIERA. O Dio, che vedi che noi non possiamo sussistere per nostra virtù, concedi, propizio, per intercessione del tuo beato confessore e vescovo Martino, che siamo difesi contro ogni avversità.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore.

Approfondimento

Tutti gli alunni delle scuole leggono sul loro libro di lettura l’episodio di San Martino, che, cavalcando avvolto nel suo mantello di guardia imperiale, incontra un povero, tremante al primo brivido dell’autunno. A quella vista, il generoso cavaliere sguaina la spada e fa due pezzi del suo mantello, donandone la metà al povero. La notte, in sogno, vede Gesù avvolto in quel mezzo mantello, che gli sorride riconoscente. Tutti i contadini, poi, alzando gli occhi al cielo, dove, tra strappi di nuvole, il sole si fa ancora sentire tiepido e dolce, ricorderanno l’antico proverbio

L’estate di San Martino
dura tre giorni e un pochino.

In Piemonte, il giorno di San Martino era, almeno una volta, dedicato agli sgomberi. E “fare San Martino”, significava mutare d’alloggio. Pare infatti che Vittorio Emanuele II, prima della battaglia di San Martino, dicesse, in piemontese, ai suoi soldati: “Coraggio figlioli, altrimenti gli austriaci ci faranno fare San Martino”. Voleva dire: ” Ci faranno sgombrare dalle nostre posizioni”.

E di paesi col nome di San Martino, oltre quello della battaglia, ce ne sono, in Italia, a centinaia. In Francia sono addirittura migliaia. Non parliamo delle chiese a lui intitolate e dei monasteri che portano il suo nome. Forse nessun nome di santo ha avuto nel medioevo tanta diffusione, e anche nell’arte non si contano i San Martino a cavallo, con la spada sguainata, che dividono il bel mantello di guardia imperiale.

E questo forse perché, molto prima di San Francesco, quel gesto indicava il dovere che i cristiani hanno verso i poveri, nei quali è la figura dello stesso Gesù. Ma la storia di San Martino non si ferma a quel gesto notissimo. La storia di San Martino è molto più lunga e complessa. Ed è storia, non leggenda.

La sua fama di santità era tale che fu il primo e per molto tempo l’unico Patrono della Francia. Ciò spiega la straordinaria diffusione del suo culto e del suo nome, mentre la sua figura sembrava ringiovanire, e da vescovo logorato e perseguitato ritornava, nella fantasia popolare, il giovane cavaliere, che in un giorno di primo novembre, divideva il proprio mantello con un povero, rabbrividente, come una foglia ingiallita, al primo vento autunnale. P. B.

Il beato Severino, vescovo di Colonia, la mattina in cui San Martino venne a morte, aggirandosi secondo il solito nella chiesa dopo il mattutino, udì gli angeli cantare in cielo. Chiamò l’arcidiacono e gli domandò se non udisse niente: quegli rispose che non udiva nulla; allora il vescovo lo esortò a concentrare tutta la sua. attenzione.. Ma per quanto l’arcidiacono tendesse il collo, drizzasse le orecchie, si alzasse sulla punta di piedi appoggiandosi al bastone, non riusciva a sentire niente. Infine il vescovo pregò per lui e allora cominciò a udire il suono delle angeliche voci. E il vescovo: “Il signore mio, Martino, se ne è andato da questo mondo e gli angioli stanno portandolo in cielo. I demoni volevano trattenerlo ma se ne sono dovuti andare coperti di confusione perché non hanno trovato in lui alcunché di impuro”. L’arcidiacono annotò il giorno e l’ora in cui il suddetto fatto era avvenuto e trovò poi. che corrispondeva al giorno e all’ora in cui Martino era morto.

Anche il monaco Severo, che scrisse poi la vita di San Martino, essendosi addormentato dopo il mattutino, vide il santo biancovestito, col volto fiammeggiante e gli occhi simili a stelle. Lo vide anche salire al cielo dopo averlo benedetto. Subito dopo apprese che in quella notte il beato Martino era morto.

In quello stesso giorno Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, mentre celebrava la Messa si addormentò fra la Profezia e l’Epistola. Poiché nessuno osava svegliarlo, il Santo rimase addormentato per due o tre ore. Infine i diaconi lo scossero dicendo: “Il tempo passa e il popolo è stanco di aspettare; signor nostro comanda che il chierico legga l’Epistola”. E Ambrab “il fratello mio Martino è morto e io ho assistito ai suoi funerali, voi mi avete impedito di recitare le ultime preghiere!”

Narra il maestro Giovanni Beleth che i re di Francia usano portare in battaglia il mantello di San Martino, Sessant’anni dopo la morte del Santo, il beato Perpetuo volle costruire una magnifica chiesa in onore di San Martino e trasportarvi il sacro corpo. Ma invano il clero e Perpetuo stesso rimasero per tre giorni in preghiera e in digiuno: in nessun modo la bara poteva essere rimossa. Quando già stavano per rinunciare all’impresa gli apparve un bellissimo vecchio e gli disse: «Cosa aspettate? Non vedete che il beato Martino è pronto ad aiutarvi?” Infatti il Santo li aiutò con una mano e la bara fu sollevata con estrema facilità e deposta là dove ora è venerata. Questa traslazione avvenne nel mese di luglio.

C’erano a quel tempo due amici di cui l’uno era cieco, l’altro paralitico. Il cieco portava il paralitico e il paralitico insegnava la via al cieco. In tal modo chiedevano l’elemosina e si procuravano abbondantemente il necessario per vivere. Essendo venuti a sapere che molti infermi avevano trovato la salute sulla tomba del beato Martino e che il corpo del santo era portato in processione nella chiesa nuova, cominciarono a temere che la processione passasse dinanzi alla casa in cui si trovavano e che il Santo li risanasse. Infatti non volevano riacquistare la salute per non perdere il guadagno delle elemosine. Per la qual cosa si nascosero in una strada per cui pensavano che la processione non dovesse passare. Ma ecco che mentre camminavano, si imbatterono nel corpo del Santo e subito si trovarono, contro la loro volontà, risanati; di che molto si rattristarono. Così il Signore a volte accorda i suoi benefici anche a chi non li desidera. Così scrive Ambrogio del beato Martino: “San Martino distrusse i templi dell’errore, inalzò i vessilli della pietà; resuscitò i morti; scacciò i demoni dai corpi degli ossessi; risanò molti infermi e tanto grande fu la sua perfezione da essere ritenuto degno di vestire Cristo nella persona di un povero…”. (* Dalla Leggenda Aurea).

fonte:Le Grandi Religioni

L’estate di San Martino

L'estate di San Martino

L’estate di San Martino è un periodo dove venivano rinnovati i contratti agricoli, tradizionalmente durante questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino nuovo abbinato alle prime castagne. Questa tradizione è celebrata anche in una famosa poesia di Giosuè Carducci, San Martino:


La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

L’Estate di San Martino è legata alla leggenda del Santo, che divise in due un mantello per coprire un povero mendicante nudo e freddoloso. Il Signore “ricompensò” il Santo inviando un clima mite e temperato quando oramai esso volgeva al freddo dell’Inverno incipiente.

ICONOGRAFIA

San Martino è riconoscibile nelle opere d’arte poiché nell’iconografia viene rappresentato quasi sempre allo stesso modo, ovvero nell’atto di dividere il suo mantello per donarlo ad un mendicante;

oppure in paramenti episcopali. Ma in entrambe le raffigurazioni può avere accanto a lui un mendicante storpio.

Tra gli artisti che lo hanno immortalato nelle loro opere nell’atto di tagliare con la propria spada il mantello per donarlo al mendicante citiamo Antoon van Dyck nel cui dipinto, risalente al 1618 circa, vi è una forte contrapposizione tra la ricca armatura di Martino e il suo mantello rosso al mendicante, che è invece quasi nudo.

San Martino divide il suo mantello

titolo San Martino divide il suo mantello
autore Antoon van Dyck anno 1618

Così come accade nel magnifico stendardo del pittore calabrese Mattia Preti, erede del Caravaggio, custodito a San Martino al Cimino, a Viterbo e realizzato nel 1650. Il simbolista francese Gustave Mureau aggiunge l’aureola al cavaliere, nel quadro del 1882; mentre El Greco, una delle figure più importanti del tardo Rinascimento spagnolo cambia il colore del mantello e lo rende verde.

In alcune opere San Martino appare, sempre nell’atto dell’elemosina al mendicante, affiancato da altri Santi, come nella tavola del 1527 custodita nella chiesa di San Martino a Luvigliano, in provincia di Padova, realizzata da Girolamo da Santa Croce, allievo di Giovanni Bellini. Qui vediamo anche Cristo in alto con la metà del mantello donata al mendicante.

Altre raffigurazioni ricorrenti della vita del Santo sono quelle della sua investitura a cavaliere e della sua rinuncia alle armi. Tra queste annoveriamo il ciclo pittorico di Simone Martini, maestro della scuola senese e tra i più influenti artisti del Trecento italiano, realizzato tra il 1313 e il 1318 nella chiesa inferiore di San Francesco ad Assisi. Martini raffigura il santo, dotato di aureola, in entrambe le situazioni alla presenza dell’Imperatore Giuliano l’Apostata.

Investitura di san Martino a cavaliere

titolo Investitura di san Martino a cavaliere
autore Simone Martino anno 1313-1318

Altro elemento dell’iconografia di San Martino è l’oca ai suoi piedi, che troviamo soprattutto nelle cattedrali francesi del XIII e XIV secolo. Questo animale potrebbe alludere al periodo dell’anniversario della sua morte, l’11 novembre, corrispondente al suo periodo di migrazione. Oppure potrebbe essere un riferimento a ciò che si racconta nella leggenda che vedrebbe Martino, che non voleva diventare vescovo, nascondersi in una stalla piena di oche. Queste fanno rumore rivelandone la posizione alle persone che lo cercano.

Ma San Martino è anche vescovo, spesso barbuto e canuto, con abiti blu o rossi, mitra e pastorale, dotato di un libro tra le mani, simbolo della sua opera evangelizzatrice. In queste vesti è spesso assieme ad altri santi come nella tavola di Timoteo Viti eseguita nel 1504 per il duomo di Urbino e conservata nella Galleria Nazionale delle Marche. Qui ammiriamo San Tommaso Becket e San Martino con il vescovo Giovan Pietro Arrivabene e il duca Guidubaldo.

San Tommaso Becket e Martino di Tours con il vescovo Arrivabene e il nipote Giacomo Arrivabene

titolo San Tommaso Becket e Martino di Tours con il vescovo Arrivabene e il nipote Giacomo Arrivabene
autore Timoteo Viti anno 1504

Infine San Martino vescovo è quasi sempre raffigurato con in mano un grappolo d’uva e un fascio di spighe di grano, poiché è considerato protettore delle messi.

L’AUDIO-VIDEO

Lascia un pensiero a San Martino di Tours

Alcune dedicazioni a San Martino di Tours

Basilica di San Martino

Basilica di San Martino
Chiesa della tomba di San MartinoLa Basilica di San Martino, nel centro storico della città di Tours, in Francia, deve il suo nome a Martino di Tours, che fu vescovo dell’arcidiocesi locale…

Domande Frequenti

  • Quando si festeggia San Martino di Tours?

  • Chi è il santo protettore dei pellegrini e dei soldati?

  • Quando nacque San Martino di Tours?

  • Dove nacque San Martino di Tours?

  • Quando morì San Martino di Tours?

  • Dove morì San Martino di Tours?

  • Di quali comuni è patrono San Martino di Tours?

  • Che cosa vuole spiegare la leggenda di San Martino?

Ti può interessare anche:

San Martino I

– San Martino I
Papa e martireLa vita di questo martire del dovere, che con ammirabile eroismo bevette fino all’ultima stilla il calice delle amarezze per la difesa della Chiesa, dovette…
San Martino de Porres

– San Martino de Porres
DomenicanoMartino fu il primo mulatto a essere riconosciuto dalla Chiesa per la sua eroica virtù cristiana. Nato a Lima in Perù il 9 dicembre 1575, era figlio naturale…
San Martino

– San Martino
EremitaIl nuovo Martirologio Romano fa menzione in data odierna di Martino, un eremita vissuto in Campania, e riferisce le sue gesta narrate da S. Gregorio Magno…
Santi Antonio Daveluy e compagni

– Santi Antonio Daveluy e compagni
MartiriAntonio Daveluy nacque il 16 marzo 1818 ad Amiens. Nel 1843 si unì alle Missioni estere di Parigi e arrivò a Macao nel 1844 dove il vescovo Ferréol lo…
San Martino di Vertou

– San Martino di Vertou
AbateAbate e fondatore delle Abbazie di Vertoun (Nantes), Saint-Jouin-des-Marnes e altre ancora. Le informazioni sulla sua vita sono molto confuse. Si dice…
San Martino di Braga

– San Martino di Braga
VescovoGregorio di Tours (17 nov.) afferma che S. Martino da Braga fu il più importante studioso della sua epoca, mentre il poeta cristiano Venanzio Fortunato…

Segui il santo del giorno:

Seguici su FB Seguici su TW Seguici su Pinterest Seguici su Instagram

Mostra santi del giorno:
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
 
gennaio
febbraio
marzo
aprile
maggio
giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
Usa il calendario:
<PrecSucc>

novembre 2022
Lu Ma Me Gi Ve Sa Do
31 1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 1 2 3 4

Oggi 11 novembre si venera:

San Martino di Tours

San Martino di Tours
VescovoUno dei più illustri ornamenti della Chiesa nel secolo IV fu certamente S. Martino, vescovo di Tours e fondatore del monachismo in Francia. Nato nel 316 in Sabaria, città della Pannonia, l’odierna Ungheria…

Domani 12 novembre si venera:

San Giosafat Kuncewycz

San Giosafat Kuncewycz
Vescovo e martireIl divin Maestro disse che il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle: e noi oggi ne vediamo un’illustre conferma in S. Giosafatte, vescovo di Polvez e martire. Nato a Vladimir in Polonia dalla nobile…
newsletter

 Iscriviti

Oggi 11 novembre nasceva:

Beata Maria Rosa di Gesù (Bruna Pellesi)

Beata Maria Rosa di Gesù (Bruna Pellesi)
Suora francescanaNacque a Prignano a Morano in Emilia Romagna, da una famiglia benestante. Terminato il postulato e il noviziato a Rimini, nel 1941 vestì l’abito delle Suore Terziarie Francescane di San Onofrio. Insegnava…
Oggi 11 novembre si recita la novena a:

– Sant’ Elisabetta d’Ungheria
O gloriosa, e cara nostra protettrice s. Elisabetta, quanto ammirabili sono gli esempi che voi vivente sulla terra, lasciaste al mondo di rassegnazione al divin volere nelle più dure prove, a cui piacque…
– San Gregorio Taumaturgo
I. Ammirabile s. Gregorio, che, amante solo della verità, l’abbracciaste con il maggior cuore unitamente al vostro fratello Atenodoro, appena vi venne fatte di conoscerla per mezzo del grande Origene da…