Archivi giornalieri: 3 novembre 2022

Le adesioni alla Manifestazione Nazionale per la Pace “Europe for Peace” del 5 novembre 2022

Le adesioni alla Manifestazione Nazionale per la Pace “Europe for Peace” del 5 novembre 2022

Le adesioni alla Manifestazione Nazionale per la Pace “Europe for Peace” del 5 novembre 2022

CESSATE IL FUOCO SUBITO – NEGOZIATO PER LA PACE

METTIAMO AL BANDO TUTTE LE ARMI NUCLEARI

SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO UCRAINO E CON LE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE

Manifestazione Nazionale

Roma – Sabato 5 Novembre 2022

Ritrovo ore 12.00 – Piazza della Repubblica

Partenza corteo ore 13.00

Inizio interventi dal Palco ore 15.00 – Piazza San Giovanni in Laterano


ADESIONI (al 3 novembre)

 

Rete Italiana Pace e Disarmo (con le sue aderenti Accademia apuana della pace – ACLI – AGESCI – ALTROMERCATO – Ambasciata democrazia locale – ANSPS – AOI – Associazione di cooperazione e di solidarietà internazionale – Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) – Archivio Disarmo – ARCI – ARCI Bassa Val di Cecina – ARCI Servizio Civile aps – ARCS – Associazione Papa Giovanni XXIII – Associazione per la pace – AssopacePalestina – AUSER – Beati i costruttori di Pace – Casa per la pace di Modena – CDMPI – Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale – Centro Studi Difesa Civile – Centro Studi Sereno Regis – CGIL – CGIL Padova – CGIL Verona – CIPAX – CNCA – Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della FCEI – Conferenza degli Istituti Missionari in Italia – Coordinamento Comasco per la Pace – Coordinamento pace in comune Milano – COSPE – Emmaus Italia – FIOM-Cgil – FOCSIV – Fondazione Angelo Frammartino – Fondazione Finanza Etica – Forum Trentino per la Pace e i diritti umani – Gruppo Abele – IPRI – rete CCP IPSIA – Lega per i diritti dei popoli – Legambiente – Libera – Link – coordinamento universitario – Link2007 cooperazione in rete – Lunaria – Movimento europeo – Movimento Internazionale della Riconciliazione – Movimento Nonviolento – Nexus Emilia Romagna – Noi Siamo Chiesa – Opal Brescia – Pax Christi Italia – Percorsi di pace – Rete degli studenti medi – Rete della conoscenza – Tavola sarda della pace – U.S. Acli – UDS – UDU – Un ponte per… – Ventiquattro marzo)

 

Campagna Sbilanciamoci!

ActionAid, ADI–Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani, Altreconomia, Altromercato, Antigone, ARCI, ARCI Servizio Civile, Associazione Obiettori Nonviolenti, Associazione per la Pace, Beati i Costruttori di Pace, CESC Project, CIPSI–Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale, Cittadinanzattiva, CNCA–Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua, Comunità di Capodarco, Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia, Crocevia, Donne in Nero, Emergency, Emmaus Italia, Equo Garantito, Fairwatch, Federazione degli Studenti, Federazione Italiana dei CEMEA, FISH–Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, Fondazione Finanza Etica, Gli Asini, ICS–Consorzio Italiano di Solidarietà, Legambiente, LINK Coordinamento Universitario, LILA–Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, Lunaria, Mani Tese, Medicina Democratica, Movimento Consumatori, Nigrizia, Oltre la Crescita, Pax Christi, Reorient Onlus, Rete Universitaria Nazionale, Rete degli Studenti Medi, Rete della Conoscenza, Terres des Hommes, UISP–Unione Italiana Sport per Tutti, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Un ponte per…, WWF Italia

 

#StopTheWarNow

Comunità Papa Giovanni XXIII, Pro Civitate Christiana, FOCSIV, AOI Cooperazione e solidarietà internazionale, Rete Italiana Pace e Disarmo, Libera contro le Mafie, ARCI, ARCS, ARCI Solidarietà, Insieme verso Nuovi Orizzonti, Forum Terzo Settore, Paxchristi Italia, Beati i costruttori di pace, ACMOS, Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, Un ponte per, Fair Watch, COSPE, Gruppo Abele, Terre des Hommes, Mediterranea, CEFA, AVIS, CGIL Nazionale, Fondazione RUT, G.A.V.C.I., CELIM, Per un nuovo welfare, RESQ – People saving people, Come Pensiamo – Etnografia e Formazione, Portico della Pace, M.I.R. Movimento Internazionale della Riconciliazione, 6000 Sardine, Movimento Nonviolento, Movimento dei Focolari – Italia, Nove Onlus, Centro Studi Sereno Regis, Emmaus Villafranca, CulturAmbiente, Agronomi Forestali Senza Frontiere, Serviens in spe, Associazione Iqbal Masih OdV, CEDEUAM – Università del Salento, Centro Pace, Ecologia, Diritti Umani – Rovereto, Extinction Rebellion, Albero di Cirene OdV, FMSI, Gioventù Federalista Europea, Casa dei Diritti sociali – Valle dell’Aniene, Associazione sulle Orme OdV, ECPAT Italia, Legambiente Airone APS, CIPAX, Associazione il Manifesto in rete, Hiroshima Mon Amour, IED, PACHAMAMA, Associazione Onlus Lumbe Lumbe, Comunità dell’Arca, CESC Project, Fondazione Arché, Cooperazione Internazionale Sud Sud (CISS), Comitato Riconversione Rwm, Italia che Cambia, IRIAD, Medicus Mundi Italia, New Humanity, Rete Welcoming Asti, APRED, Istituzione Teresiana Italia, Sale della Terra, Piccoli Comuni del Welcome, Fondazione Capodanno in Paradiso, Una Proposta Diversa, Manifattura Saltinbanco, Associazione Mare Aperto, Movimento di Volontariato Italiano, Slaves No More, ProgettoMondo, Raccontincontri, Radio Popolare, La Coperta di Yusuf – Ponente Ligure, Social Street fornaci, Terzo Millennio, Laici Missionari Comboniani, ASC Aps, Associazione Sentieri di Pace, Libera Voce, Vite in Transito – Associazione multiculturale Onlus, AFL, Comunità Cristiane di Base Italiane, Consiglio Nazionale dei Giovani, Mondo di Comunità e Famiglia, Vittoria, Associazione Giovanni Paolo II, Cooperativa sociale Terra dei Miti, Il Sogno Cooperativa Sociale, AMMP – Associazione Maria Madre della Provvidenza, Agency for Peacebuilding, Socie e Soci di Bancaetica Verona, MOCI, CSVnet, La Voce, Consorzio ONG Piemontesi, NOVA OdV, CNESC, UILDM, International Action, Giuristi Democratici, World Union of Catholic Women’s Organization (WUCWO), ADL Zavidovici, Altreconomia, Parco di Monte Menola Pontecorvo, Federazione Nazionale Pro Natura, I Ricostruttori nella Preghiera, UISP APS, Lucy Associazione, Marche Solidali, Rivolti ai Balcani, WWF Sicilia Centrale, Forum Antirazzista Palermo, Associazione Forneletti, Volontari nel Mondo RTM, Namasté, Amici dei Popoli, Gruppo Trans, AEres Venezia per l’altraeconomia, Popoli Insieme, CONSCOM, Fondazione Amore Libertà, Solidarietà Alpina, Nigrizia, Circolo Laudato Sì – Milazzo, Matumaini Speranza Onlus Associazione di Solidarietà, ForumSaD, AGESCI Zona Valdarno – Toscana, UniTwin – Cattedra UNESCO “Diritti Umani, Democrazia e Pace” – Università degli Studi di Padova, Sapori Reclusi, Centro di Ateneo per i diritti umani Antonio Papisca, Circolo Laudato Sì – Pontedera – Valdera, Solidarietà Vigolana, IR, Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, Mani Tese – Vico Equense, Il Colibrì Monselice, Associazione di ricerca e sostegno alla società civile afgana, Tavolo della Pace – Carugate, CISV, Luce e Vita, Fondazione Romano Cagnoni, OK! Mugello, Il Tulipano Bianco, Forgat Odv, Pace Disarmo Coordinamento Provinciale di Belluno, AES-CCC Organismo di Cooperazione Internazionale, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Mondo di Comunità e Famiglia, Fair, Gruppo Solidarietà, 99 percento, NEXUS Emilia Romagna, Semi di Pace, Parallelo Associazione Culturale, Fondazione Ebbene, Mondo Roverso, To the border, MOCI Cosenza, Tavola della Pace e della Cooperazione, Fondazione Punto Missione ONLUS, Comune Info, MAG, Marco Mascagna, Benvenuti in Italia, Ukrainian Education Platform, Leadership and Ministry, Caritas-Lviv UGCC

 

AOI -Cooperazione e Solidarietà Internazionale

ACCRI / ACRA / ACS / ADK / AIBI / AID4MADA / AIDOS / ALEIMAR / ALM / ALUP / AMANI / AMICI CENTRAFRICA / ANLADI / APURIMAC / ARCS / ASEM / ASES / ASPEM / ASSOCIAZIONE LEO ONLUS / A SUD / BAMBINI NEL DESERTO / CARE AND SHARE ITALIA / CDCA / CEFA / CENTRO INTERNAZIONALE PER LA PACE TRA I POPOLI / CEVI / CICSENE / CIES / CIFA / CIPA / CIPSI / CISS / CITTA’ DELL’UTOPIA / CMSR / COASIC / COCIS / COCOIS / COE / COI / COLIBRI’ / COLOMBA / COMIVIS / COMUNITA’ SOLIDALI NEL MONDO / CONDISIONE FRA I POPOLI / CONGAS / COONGER / COOP LAZIO / COOPERAZIONE-INFO / COOPERMONDO / COORD.REG.LUCIANO LAMA / COP / COSPE / CPS / CREA / CRIC / CTM / CVCS / CVM / EQUO GARANTITO / DIFFERENZA DONNA / DISVI / DOKITA / E4IMPACT / ECPAT / EDUCAID / EMERGENCY / EMERGENZA SORRISI / ENGIM / FAIRTRADE / FAIRWATCH / FARETE / FOCSIV / FONDAZIONE ALBERO DELLA VITA / FONDAZIONE DE CARNERI / FONDAZIONE ISMU / FONDAZIONE LA LOCOMOTIVA / FONDAZIONE LAMA GANGCHEN HELP IN ACTION / FONDAZIONE RUT / FONDAZIONE SIPEC / FONDAZIONE TERRE DES HOMMES IT. / FONDAZIONE TOVINI / FORESTE PER SEMPRE / FORUMSAD / FUNIMA / GSF INTER. FUND / GREENCROSS IT. / GUARDAVANTI / HALIEUS / HELPCODE / HUMANA PEOPLE TO PEOPLE / IL SOLE/IBO ITALIA / ICEI / INCONTRO FRA I POPOLI / IPSIA / ISCOS-CISL / ISCOS LAZIO / JANUAFORUM / L’AFRICA CHIAMA / LA VITA PER ALFEO CORASSORI / LEGAMBIENTE / M.A.I.S / MANI TESE/MANIVERSO / MARCHE SOLIDALI / MEDICI PER LA PACE / MALFM / MMI / NEA / NEW LIFE FOR CHILDREN / NEXUS-ER / NO ONE OUT / NPWJ / NOVE ONLUS / OGHOGO MEYE / OIKOS / OPERA DON BONIFACIO VERDE / OSVIC / OVCI / OVERSEAS / OXFAM IT. / PANGEA ONLUS / PERSONE COME NOI / PLAN IT. / PRODOCS / PROGETTO CONTINENTI / PROGETTO MONDO MLAL / PROGETTO SUD/RTM / SALAAM / SALUTE E SVILUPPO / SENZACONFINI / SERVIZIO CIVILE INTERNAZIONALE / SMILE MISSION / SOS SOLIDARIETA’ / STREET CHILD / TAMAT / TERRANUOVA / TERRA SANTA / UISP / UMMI- SALUTEB FORMAZIONE E SVILUPPO / UISP / UVISP / VENTO DI TERRA / VIM

 

Solidarietà e Cooperazione – CIPSI 

ADK – ACTION POUR LE DÉVELOPPEMENT DU KASAI, ALFEO CORASSORI – LA VITA PER TE, AMISTRADA, AMU, CESVITEM, CEVI, CreA, DALLA PARTE DEGLI ULTIMI, FUNIMA International, GRUPPO MISSIONI AFRICA – GMA, I SANT’INNOCENTI, OGHOGHO MEYE, PEOPLE HELP THE PEOPLE, UNA PROPOSTA DIVERSA, VISES, VOGLIO VIVERE, AINRAM, AIS Seguimi, AMT/WAFA, ASSOCIAZIONE “CASA DELLA COMUNITA’ SPERANZA”, ASSOCIAZIONE JUURÉ, CHIAMA IL SENEGAL, COSVILUPPO E MIGRAZIONE, DADAA GHEZO NOUVELLE FORMULE, DI TUTTI I COLORI, ÈCO – SOCIETA’ COOPERATIVA – ECONOMIA è COMUNITA’, I BAMBINI DELL’AFRICA ONLUS, IKSDP – HARAMBEE PROJECT ONLUS, KASOMAY, MAPENDO UVIRA, MASSÉ MA SEGA, NATS PER, NAVDANYA INTERNATIONAL, SAL, SULLA STRADA, TERRE MADRI, TONALESTATE, TULIME Onlus, VIM Onlus

 

CINI, Coordinamento Italiano Ngo Internazionali

Action Aid, CBM, Save the Children Italia, VIS, Plan International, WWF, SOS villaggi dei bambini Italia

 

LINK 2007 

AMREF HEALTH AFRICA, CESVI, CIAI, CISP, COOPI, COSV, ELIS, ICU, INTERSOS, LVIA, MEDICI CON L’AFRICA CUAMM, SOLETERRE, WEWORLD, WORLD FRIENDS

 

Forum Terzo Settore

Soci del Forum Terzo Settore:

ACLI | ACSI | ActionAid International Italia Onlus | ADA

NAZIONALE | ADICONSUM | AGCI Solidarietà | AGESCI | A.I.A.S. | Ai.Bi. | Aicat | AICS | A.I.D.O. | AISLA | AISM | AMESCI | ANCC-COOP | ANCeSCAO Aps | ANCOS | ANFFAS Onlus | ANMIC | ANMIL Onlus | ANOLF | ANPAS | ANSPI |ANTEAS | AOI | APICI | ARCI | ARCIGAY | ARCIRAGAZZI | ASC Attività Sportive Confederate | ASC Arci Servizio Civile | ASES | ASI | Associazione AMBIENTE E LAVORO | Associazione della Croce Rossa Italiana | Associazione Italiana Sindrome X Fragile

| Associazione di promozione sociale Santa Caterina da Siena | Associazione Nazionale Banche del Tempo | Assoutenti | AUSER | AVIS | CAPIT | CdO Opere Sociali | CINI| CITTADINANZATTIVA Onlus | CNCA | CNESC | CNGEI | CNS Libertas | COCIS | COMUNITA’ EMMANUEL | Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia | CSAIn |CSEN | CSI | CTG | EMMAUS ITALIA | ENS | Europa Donna | EVAN | Fairtrade Italia | FEDERAVO Onlus |Federazione Colombofila Italiana | Federconsumatori | Federludo | Federsolidarietà – Confcooperative | FENALC | Fict | FICTUS | FIDAS | FIMIV | FISH | FITeL | FOCSIV | Fondazione Exodus | Forum Nazionale per l’Educazione musicale | IdeAzione – C.I.A.O. | LA GABBIANELLA | LEGACOOPSOCIALI | LEGAMBIENTE | LINK 2007 | MCL – Movimento Cristiano Lavoratori | Movimento Difesa del Cittadino | Mo.VI | MODAVI |

Movimento Consumatori| OPES | Parent Project Aps | Polisportive Giovanili Salesiani | PROCIV- ARCI | Salesiani per il sociale APS | SLOW Food |U.S.ACLI | Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti | UILDM Onlus | UISP | Uneba | Uniamo | UNPLI

Enti aderenti: Fondazione SODALITAS | Comitato Italiano per l’UNICEF

 

La Gabbianella – coordinamento nazionale per il sostegno a distanza

A,B,C, – AGAPE – AID FOR LIFE -AINA – AMICI DEL BRASILE – AMICI DI MANAUS -AREF INTERNATIONAL -ASIA – CESVITEM – CINI ITALIA – COMITATO S.ANDREA AP LABICO –  DIRITTI AL CUORE – ENERGIA PER I DIRITTI UMANI – FAGGIO VALLOMBROSANO – FAI IN SENEGAL -GIALUMA – GOOD SAMARITAN – I SANT’INNOCENTI – MAIS – MALUBA – MANCIKALALU – MOTHER AND CHILD – NAMASTE ONORE A TE – OLTRECENTO – ORE UNDICI – PROGETTO RWANDA – SEMI DI PACE INTERNATIONAL – TININISKA ITALIA – UN PONTE PER…

 

Rete Salute Welfare Territorio

Salute Diritto Fondamentale, SOS Sanità, Salute Internazionale, Con/F/Basaglia, Lisbon Institute of Global Mental Health, Primary Health Care Now or Never

 

CGIL

CISL

UIL

ARCI

ACLI

ANPI

Comunità di Sant’Egidio

EMERGENCY

LIBERA 

Comitato promotore Marcia Perugia Assisi

Tavola della Pace

FIOM 

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

FRIDAYS FOR FUTURE ITALIA

Pro Civitate Christiana

Diaconia Valdese 

COREIS Comunità Religiosa Islamica Italiana

Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Associazione per il rinnovamento della sinistra

Coordinamento per la democrazia costituzionale

Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio, Caserta-Campania

Primavera Democratica

Associazione Articolo21. Liberi di

MCL – Movimento Cristiano Lavoratori

FUCI

Associazione Art 32 Salute Diritto fondamentale

ALI – Autonomie Locali Italiane

UISP Aps

Azione Cattolica italiana

ANCI

Legacoop – Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue

Movimento Nonviolento

Altromercato

Banca Etica

Casa Internazionale delle donne di Roma

AUSER

ASC Aps

Federconsumatori

SUNIA

Movimento dei Focolari – Italia

Greenpeace Italia

Oxfam Italia

UDI – Unione Donne in Italia

UP! su la testa

Fairwatch

Arci Solidarietà Onlus

6000 sardine 

ARCIRAGAZZI Nazionale aps

Unione Province d’Italia

Associazione SaluteDirittoFondamentale

Comunione e liberazione

Altra Idea di Città Ancona

RETE di Cooperazione Educativa – C’è speranza se accade @

Associazione Casa comune

Coordinamento per la democrazia costituzionale

Coop. Com.e.s equosolidale

Associazione “Animalisti Italiani”

Comunità Palestinese d’Italia

Comitato Senzatomica

Associazione Parliamo di Socialismo

Redazione di Azione nonviolenta

GA.V.C.I

Comunità dell’Isolotto

Gruppo Solidarietà

Aned

Servas Italia

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Istituto Alcide Cervi

StationToStation2 Agosto

Coordinamento Nazionale dei Comitati Se Non Ora Quando

COORDINAMENTO nazionale per la SALUTE MENTALE

CNESC

Focsiv- volontari nel mondo

UNIONE NAZIONALE SEGRETARI COMUNALI E PROVINCIALI

Movimento di Cooperazione Educativa

CNGEI Sezione Scout di Roma APS

Associazione “L’Altritalia” – Eboli (SA)

APS Sol. E. D. A. D

Redazione di LEFT – libertè, egalitè, fraternitè

Circolo culturale Popilia

Centro Pace, Ecologia e Diritti Umani di Rovereto

Comitato Pace e Cooperazione Internazionale di Chieri

Rapporto sui diritti globali

Portico della Pace Bologna

Università per la pace delle Marche

Associazione Società INformazione Onlus

Associazione Verdi Ambiente e Società

Associazione Volontari Il Cavallo Bianco ODV – Roma

Cooperativa Sociale Integrata MATRIOSKA – Roma

Unione Inquilini

Occhi Aperti per Costruire Giustizia (ODV)

Area programmatica ‘Democrazia e Lavoro’ CGIL

Associazione Anolf Bologna ODV

ALFI – Associazione Lesbica Femminista Italiana

CENTRO GRAMSCI DI EDUCAZIONE

Rete Radiè Resch

ACLI PALERMO aps

NETLEFT 

Rete TRANSIZIONE

Campagna Italiana contro le mine

Stop Rape Italia

COMITATO RICERCHE ASSOCIAZIONE PIONIERI APS

Donne in Nero – Parma

Terra 2042

Associazione Reggiana per la Costituzione

Shamofficine Coordinamento contro la violenza sulle donne e sui minori

Mundi Pacem

Parents for future Italia

CIMI (Conferenza Istituti Missionari Italiani)

Coordinamento Acireale per la Pace

LIberacittadinanza

Fondazione Lelio e Lisli Basso

Rinascita Triestina

Associazione DAS (Diritti a Sinistra) – Firenze

CIPES Centro Iniziativa Promozione Salute

Associazione Rosa Bianca – Pisa

Comunità di Vita Cristiana (CVX Italia)

Movimento Tellurico trekking ecologia e solidarietà – Progetto Cammino di Antigone

Centro comunitario Agape – Reggio Calabria

Gruppo di imprese sociali Gesco Napoli

Associazione Costituzione Beni Comuni – Milano

Collettivo Paese Reale

Movimento civico RietiCittàFutura

Firenze Città Aperta

Atto Primo Salute Ambiente Cultura

Tavolo per la Pace di Carugate Milano

Associazione Nazionale perseguitati Politici Italiani Antifascisti

Associazione Festival dei Matti – Venezia

Gruppo “AMICI SILVESTRO MONTANARO”

Bagnolo Bene Comune

Metacometa onlus

Centro Psico Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti

Human Advisor Project

Casa delle Donne di Milano

Transform! Italia

Associazione Casa delle Donne di Viareggio

Retinopera

Cooperativa Sociale ” ‘E Pappeci” di Commercio Equo e Solidale (Napoli)

La Lucerna. Laboratorio Interculturale ODV

Centro Astalli

Forum per il Diritto alla Salute

Defence for Children International – Italia

Associazione Palomar – Pistoia

LAV

Comitato veronese per le iniziative di pace

Tenda della Pace di Bellusco (MB)

Associazione SenzaConfine

Circolo Culturale ARCI Rossi da Brodo

Associazione EquaMente 

Fondazione Centro Studi Doc ETS

Associazione Cento Passi

PALAGIANELLO BENE COMUNE

Associazione per La Basilicata Possibile

ANOLF Lombardia

RETE NOBAVAGLIO

Comunità Cristiana di via Germanasca, Torino

S-Confin-Arti Martina Franca

Anbamed, aps per la Multiculturalità

associazione Melagrana

MEAN

IMPRONTE SOCIALI

Cooperativa Sociale KOINE’ Impresa Sociale

Tavola della Pace di Cremona

Cooperativa Sociale I.So.La. – Iniziative di Solidarieta’ e Lavoro

Rosa bianca italiana

Associazione per la decrescita

Cgil di Pisa

Fondazione don Lorenzo Milani

AssociAzione Viandanti – Parma 

Associazione la Gabbianella e altri animali

Rondine Cittadella della Pace

GIM dei Missionari Comboniani

Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI)

ForumSaD

Rete Welcoming Asti

Le città invisibili – Associazione culturale

Movimento Internazionale Riconciliazione  (MIR) di Vicenza

Federazione Esperantista Italiana – Eŭropo Por Paco

Differenza lesbica roma Aps

rivista “SU LA TESTA”

Tavolo Interculturale di Torre Angela

Comitato FERMARE LA GUERRA ODV

Scuola di cultura politica “Francesco Cocco”

Associazione Osservatorio Salute e Sicurezza

G.A.S Gasbeato di Collebeato

Associazione PaceDisarmo

Associazione Centro per la Pace Forli-APS

Associazione Medici per l’Ambiente, ISDE Italia

Fraternità Evangelii Gaudium

Comitato “Fratelli Tutti – Alto Lodigiano” 

LODI COMUNE SOLIDALE 

Coordinamento provinciale Capitanata per la Pace

Comitato Civico Ambiente

associazione EUROPA A SINISTRA

Movimento di Società Civile “CittàInsieme”

ComunitAppia ( APS)

Associazione Romagna- Camaldoli

UNISCO APS

Associazione Sud – Italy

Comitato per la Pace di Potenza

Fondazione San Nicola Greco

Agenda Verde

COOPERATIVA SOCIALE FAMIGLIA OTTOLINI 

COMUNITA’ EDUCATIVA MULINO DI SUARDI 

COMUNITA’ EDUCATIVA CAMBIO

Fondazione Magis

Amici del Padule di Fucecchio per la Biodiversità

ANTEAS LUCCA

FERMIAMO LA GUERRA – Comitato di Tivoli

Coalizione Civica per Bologna

Terra Nuova (rivista e casa editrice)

Coordinamento Comuni per la pace della provincia di Torino

Fondazione Capta

Viva la vida

Associazione Carteinregola

Melitea

Associazione Culturale “Memoria 900”

Terra Nuova Centro per la Solidarietà e Cooperazione tra i Popoli

ACU-Associazione Consumatori Utenti

La città futura

Disability Pride Network

BoschiAmo

DonneinQuota

Centro Pace Cesena APS

Filef Reggio Emilia (Federazione italiana lavoratori migranti e famiglie)

Associazione Antimafie Rita Atria

Meic Lodi

Associazione Beni Comuni “Stefano Rodotà” odv

Fondazione Casa della Carità “A. Abriani”

Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

Slow Food Terre Medicee e Apuane

ASSOCIAZIONE MISSIONARIA ALOE ODV – FERMO

Domus Peregrini di Montefiascone

Agorà degli Abitanti della Terra

Legacoopsociali

COMITATO REGIONALE PER LE ONORANZE AI CADUTI DI MARZABOTTO

ACU – Associazione Consumatori Utenti

Associazione Comunità Emmanuel – Lecce

Ararat

Staffetta Sanitaria Rojava

Associazione Pace e Convivenza di Sesto Calende

Associazione Culturale “Rosso un Fiore”

Harmonylife ONLUS

PeaceLink

WILPF (Women’s International League for Peace and Freedom) – sezione italiana

Comitato Stop alla Guerra in Ucraina 

ANTEAS, Associazione Nazionale Tutte le Età per la Solidarietà – APS

Confederazione Sindacale Sarda-CSS

Ottolinatv

Circolo Acli Giovanni XXIII di Bologna

GRIDAS – Gruppo risveglio dal sonno di Scampia-Napoli

Associazione Città della Gioia Ets – Napoli

ForumSaD

Associazione Progetto Pontedera

Guide del Borsacchio APS

Magistratura Democratica

ANPI della Provincia di Vicenza 

ANPI della città di Vicenza

COOPERATIVA FANTACADABRA 

Associazione daSud

Associazione Culturale Passione Civica di Cesano Maderno

Centro di documentazione don Tonino Bello

Associazione Scuola Cultura ed Arte Pescara

MAMA’S HEARTS

Casa per la Pace di Vicenza

Differenza Donna

Nosotras Onlus 

RECOSOL (rete delle comunità solidali)

Funima International

Memoria in Movimento ODV

Comitato Empoli per la Pace

CASA DEI POPOLI – Foligno

LA FABBRICA DELLA PACE ODV – Collegno

EDUCAID

GRUPPO DI IMPRESE SOCIALI GESCO 

MEIC Lecco

ADI Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia

CASCINA SOLIDALE APS

V.I.M.

Associazione Fabriano Progressista

Scuola di Pace del Comune di Senigallia

Free – Fatti un idea

Associazione Anthos – Certaldo

Comitato Arci Valdarno Aps, Toscana

FREE ASSANGE Italia

Coordinamento comitati no autostrade Cremona – Mantova e Tirreno Brennero

Associazione Persona-Ambiente di Casalmaggiore

MEDU- Medici per i Diritti Umani

24hAssange, Maratona internazionale per Assange

Movimento Free Assange Reggio Emilia ed Emilia Romagna

AIFO, Associazione Italiana Amici Raoul Follereau

Agedo – Terni

Legacoop Bologna

Migr-Azioni ETS

Suq Genova Festival e Teatro

TeleAmbiente

UPM – Un Punto Macrobiotico

Sostenibilità Equità Solidarietà

Ancora In Marcia

ODV Tempio Internazionale del Donatore

Coordinamento Nazionale No Triv

Centro Sociale Ex Canapificio

Comitato Città Viva di Caserta

La Scuola per la Pace – Torino

ANPI Oltrarno

CEDAS ( Centro di documentazione sociale per la nonviolenza e i diritti umani)

APS Camelia

Mamre odv – Borgomanero

Rete per la Parità APS

Costruttori di Pace

Sezione ANPI Carla Nespolo di Grosseto

COMITATO REGIONALE SARDEGNA “NO ARMI-TRATTATIVA SUBITO”

HelpAge Italia onlus

Compagnia dei Cammini

Tavolo per la pace di Viterbo

CADAPA

GruppoPALADE – EuropaMondoAperto

Socialisti in Movimento

Associazione Il Socialista

Comunità Missionaria- Modica

COMUNITÀ MISSIONARIA COMBONIANA – CASTEL VOLTURNO (CE)

ASSOCIAZIONE BLACK AND WHITE- CASTEL VOLTURNO  (CE)

Rete Humus

Comboniani – Trento

Miledù Impresa Sociale Società Cooperativa

USI-Ricerca

ILFOGLIETTO.IT

Piantiamolamemoria APS

ARTISTI RESISTENTI 

Circolo di lettura di Rocca Sinibalda- Rieti

ANPI – Comitato Provinciale “Norma Parenti”

Associazione Claudio Miccoli

RETE PER LA PACE PIOLTELLO

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA – ROMA

Associazione Orbisophia 

Circolo “Romano Guardini” – MEIC 

Modena Volta Pagina

APS Cerco…piteco 

Associazione Fabrizio Casavola

Solaris Odv

Associazione Pop – Idee in movimento

Il borgo della Pace – Fragheto di Casteldelci (RN) 

Gruppo “In silenzio per la pace”-  Mantova

Un’altra storia- Sicilia

Movimento Rinascita Cristiana

Associazione per la pace e la nonviolenza di Alessandria

Comitato Salviamo Villa Paolina di Mallinkrodt

Comunità dei missionari comboniani di Venegono Superiore

Centro Regionale della FICC (Federazione italiana circoli del cinema) Sardegna

Camminatori per la Pace e il disarmo da Montesole a S.Anna di Stazzema

Tavolo della Pace e dell’accoglienza di Senago

Progetto Mandela APS

Associazione Piuculture odv

Rivista Sapereambiente

Associazione Cultura della Pace di Sansepolcro

Casa del Popolo di Scafati

TERZA SETTIMANA odv

AIFO – Associazione Italiana Amici di Raoul Follereu

Coordinamento AGiTe

Fondazione Centro studi Aldo Capitini

FMSI – Fondazione Marista per la Solidarietà Internazionale ONLUS

Associazione Universitaria per la Cooperazione e lo Sviluppo Onlus

Associazioni FareRete InnovAzione BeneComune APS

Comitato solidale antirazzista di Monteverde

Fiab Grosseto Ciclabile

 


Per adesioni: segreteria@retepacedisarmo.org

INFO www.sbilanciamoci.info/europe-for-peace/    www.retepacedisarmo.org

I decreti sicurezza hanno prodotto effetti opposti a quelli promessi Migranti

I decreti sicurezza hanno prodotto effetti opposti a quelli promessi Migranti

Il governo Meloni ha promesso il ritorno ai decreti sicurezza. Ma nei due anni in cui sono stati pienamente operativi hanno prodotto più irregolarità, meno inclusione sociale e un sistema lontano dal modello dell’accoglienza diffusa.

 

Il neonato governo ha promesso il ritorno ai decreti sicurezza, con l’obiettivo di contrastare “l’immigrazione irregolare”.

Tuttavia, nei due anni in cui i decreti sono stati operativi (da ottobre 2018 a dicembre 2020), si è assistito a livelli maggiori di irregolarità nella posizione dei migranti in Italia, a una minore inclusione sociale e a cambiamenti nel sistema per richiedenti asilo e rifugiati che vanno nella direzione opposta al modello dell’accoglienza diffusa.

L’ennesima riforma del sistema?

Nel suo primo discorso in parlamento da presidente del consiglio, Giorgia Meloni ha parlato anche degli sbarchi sulle coste italiane, ponendo l’accento da un lato sui flussi di ingresso regolare da parte dei migranti e dall’altro sulla volontà di impedire le partenze dai paesi nordafricani.

In Italia, come in qualsiasi altro Stato serio, non si entra illegalmente, si entra solo attraverso i decreti flussi. […] È nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa.

Sul fenomeno migratorio Meloni ha fatto riferimento esclusivamente agli arrivi, ma non al sistema di accoglienza, più volte riformato negli ultimi anni.

Nel programma di coalizione i “decreti sicurezza” compaiono al primo punto nel capitolo dedicato alla “sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale”. Vedremo se il governo intenderà realmente reintrodurre il sistema previsto dal decreto sicurezza. Intanto in campagna elettorale il vice presidente del consiglio Matteo Salvini ha più volte auspicato un ritorno alle disposizioni decise quando era ministro dell’interno, cancellate (in parte) dalla riforma Lamorgese del secondo governo Conte.

Ma quali sono stati gli effetti ottenuti dal decreto sicurezza nei due anni in cui è stato attivo? Ne abbiamo parlato in dettaglio nel rapporto Centri d’Italia, l’emergenza che non c’è, in occasione del lancio, avvenuto lo scorso febbraio, di Centri d’Italia, la prima piattaforma di monitoraggio indipendente sul sistema di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, realizzata da ActionAid Italia e openpolis.

Il biennio del decreto sicurezza

Nell’analisi degli effetti del decreto sicurezza occorre fare una premessa imprescindibile: tra la fine del 2018 e la fine del 2020 le presenze nel sistema di accoglienza si sono quasi dimezzate, a causa della riduzione degli sbarchi, derivante a sua volta da politiche e disposizioni operate da governi precedenti, come il decreto Minniti e il memorandum Italia-Libia del 2017.

Oltre all’abolizione della protezione umanitaria, di cui abbiamo parlato in un precedente approfondimento, una delle novità più rilevanti del decreto sicurezza è stata la trasformazione del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) in Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi).

Nel nuovo Siproimi, sistema a titolarità pubblica più incline all’inclusione sociale e all’orientamento lavorativo, sono potuti entrare solo i titolari di asilo, e non come era accaduto per anni anche ai richiedenti asilo, ovvero a chi aveva inoltrato la richiesta ma ancora non aveva ottenuto la risposta.

Ai richiedenti asilo veniva negato l’accesso al Siproimi.

Per questi ultimi, quindi, è stato istituito un passaggio obbligatorio ai centri di accoglienza straordinaria (Cas), strutture per lo più assistenziali, che rappresentavano quasi il 70% del totale dei centri in Italia e che, con il decreto sicurezza, hanno perso anche a livello formale il loro carattere di straordinarietà.

Si è andati insomma verso una direzione opposta al modello dell’accoglienza diffusa in strutture piccole e ben distribuite sul territorio. Un modello in grado di facilitare l’inclusione degli ospiti nelle comunità e ridurre l’impatto dei centri nelle città.

È evidente dai dati: i centri di piccole dimensioni (fino a 20 posti) rappresentano la categoria più penalizzata nei due anni in cui è stato attivo il decreto sicurezza.

Inoltre, i centri di grandi dimensioni – quelli con più di 50 posti a disposizione, e che più spesso presentano criticità nella gestione e nell’integrazione con il tessuto del territorio che li ospita – sono diventati sempre più grandi. Infatti se nel 2018 queste strutture avevano in media 98 posti, due anni dopo la loro capienza media era salita a 110. Con casi rilevanti soprattutto nelle aree metropolitane, come a Milano, dove in media i centri di accoglienza hanno una capienza dieci volte maggiore alla media nazionale.

Anche il sistema della seconda accoglienza, il Siproimi – che oggi per via della riforma Lamorgese ha preso il nome di sistema di accoglienza e integrazione (Sai) – è stato penalizzato nei due anni considerati. Si è registrato infatti un calo del 12,7% dei posti disponibili, pari a oltre 4mila unità.

4.557 posti disponibili in meno, nel sistema Siproimi, dal 2018 al 2020.

L’occasione persa

Se tracciamo un bilancio degli effetti prodotti dal decreto sicurezza, quindi, possiamo affermare che si è trattato di un’occasione persa per riformare il già lacunoso sistema dell’accoglienza.

Si sarebbe infatti potuto approfittare del netto calo degli arrivi per chiudere i grandi centri e strutturare tutto il sistema secondo il modello dei piccoli centri. Più efficace per l’inclusione, meno impattante sul tessuto sociale pre-esistente e meno appetibile per le organizzazioni che vogliono massimizzare i profitti economici con la gestione dei centri.

Nelle prossime settimane analizzeremo gli effetti del primo anno di riforma Lamorgese.

Riusciremo a comprendere nelle prossime settimane se la riforma Lamorgese, entrata in vigore alla fine del 2020, andrà invece in questa direzione. In questi mesi, infatti, abbiamo chiesto al ministero dell’interno i dati relativi alle strutture attive nel 2021, ottenendoli non senza difficoltà.

Nei prossimi mesi insieme ad ActionAid racconteremo, attraverso le mappe interattive di Centri d’Italia e il rapporto annuale sullo stato dell’accoglienza, i frutti della nostra analisi.

Nel frattempo siamo costretti a constatare che il parlamento ancora non rende pubblica la relazione sul sistema per gli anni 2020 e 2021, a dispetto di quanto prevede la legge.

FotoGeralt – licenza

 

I decreti sicurezza hanno prodotto effetti opposti a quelli promessi Migranti

I decreti sicurezza hanno prodotto effetti opposti a quelli promessi Migranti

Il governo Meloni ha promesso il ritorno ai decreti sicurezza. Ma nei due anni in cui sono stati pienamente operativi hanno prodotto più irregolarità, meno inclusione sociale e un sistema lontano dal modello dell’accoglienza diffusa.

 

Il neonato governo ha promesso il ritorno ai decreti sicurezza, con l’obiettivo di contrastare “l’immigrazione irregolare”.

Tuttavia, nei due anni in cui i decreti sono stati operativi (da ottobre 2018 a dicembre 2020), si è assistito a livelli maggiori di irregolarità nella posizione dei migranti in Italia, a una minore inclusione sociale e a cambiamenti nel sistema per richiedenti asilo e rifugiati che vanno nella direzione opposta al modello dell’accoglienza diffusa.

L’ennesima riforma del sistema?

Nel suo primo discorso in parlamento da presidente del consiglio, Giorgia Meloni ha parlato anche degli sbarchi sulle coste italiane, ponendo l’accento da un lato sui flussi di ingresso regolare da parte dei migranti e dall’altro sulla volontà di impedire le partenze dai paesi nordafricani.

In Italia, come in qualsiasi altro Stato serio, non si entra illegalmente, si entra solo attraverso i decreti flussi. […] È nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa.

Sul fenomeno migratorio Meloni ha fatto riferimento esclusivamente agli arrivi, ma non al sistema di accoglienza, più volte riformato negli ultimi anni.

Nel programma di coalizione i “decreti sicurezza” compaiono al primo punto nel capitolo dedicato alla “sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale”. Vedremo se il governo intenderà realmente reintrodurre il sistema previsto dal decreto sicurezza. Intanto in campagna elettorale il vice presidente del consiglio Matteo Salvini ha più volte auspicato un ritorno alle disposizioni decise quando era ministro dell’interno, cancellate (in parte) dalla riforma Lamorgese del secondo governo Conte.

Ma quali sono stati gli effetti ottenuti dal decreto sicurezza nei due anni in cui è stato attivo? Ne abbiamo parlato in dettaglio nel rapporto Centri d’Italia, l’emergenza che non c’è, in occasione del lancio, avvenuto lo scorso febbraio, di Centri d’Italia, la prima piattaforma di monitoraggio indipendente sul sistema di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, realizzata da ActionAid Italia e openpolis.

Il biennio del decreto sicurezza

Nell’analisi degli effetti del decreto sicurezza occorre fare una premessa imprescindibile: tra la fine del 2018 e la fine del 2020 le presenze nel sistema di accoglienza si sono quasi dimezzate, a causa della riduzione degli sbarchi, derivante a sua volta da politiche e disposizioni operate da governi precedenti, come il decreto Minniti e il memorandum Italia-Libia del 2017.

Oltre all’abolizione della protezione umanitaria, di cui abbiamo parlato in un precedente approfondimento, una delle novità più rilevanti del decreto sicurezza è stata la trasformazione del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) in Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi).

Nel nuovo Siproimi, sistema a titolarità pubblica più incline all’inclusione sociale e all’orientamento lavorativo, sono potuti entrare solo i titolari di asilo, e non come era accaduto per anni anche ai richiedenti asilo, ovvero a chi aveva inoltrato la richiesta ma ancora non aveva ottenuto la risposta.

Ai richiedenti asilo veniva negato l’accesso al Siproimi.

Per questi ultimi, quindi, è stato istituito un passaggio obbligatorio ai centri di accoglienza straordinaria (Cas), strutture per lo più assistenziali, che rappresentavano quasi il 70% del totale dei centri in Italia e che, con il decreto sicurezza, hanno perso anche a livello formale il loro carattere di straordinarietà.

Si è andati insomma verso una direzione opposta al modello dell’accoglienza diffusa in strutture piccole e ben distribuite sul territorio. Un modello in grado di facilitare l’inclusione degli ospiti nelle comunità e ridurre l’impatto dei centri nelle città.

È evidente dai dati: i centri di piccole dimensioni (fino a 20 posti) rappresentano la categoria più penalizzata nei due anni in cui è stato attivo il decreto sicurezza.

Inoltre, i centri di grandi dimensioni – quelli con più di 50 posti a disposizione, e che più spesso presentano criticità nella gestione e nell’integrazione con il tessuto del territorio che li ospita – sono diventati sempre più grandi. Infatti se nel 2018 queste strutture avevano in media 98 posti, due anni dopo la loro capienza media era salita a 110. Con casi rilevanti soprattutto nelle aree metropolitane, come a Milano, dove in media i centri di accoglienza hanno una capienza dieci volte maggiore alla media nazionale.

Anche il sistema della seconda accoglienza, il Siproimi – che oggi per via della riforma Lamorgese ha preso il nome di sistema di accoglienza e integrazione (Sai) – è stato penalizzato nei due anni considerati. Si è registrato infatti un calo del 12,7% dei posti disponibili, pari a oltre 4mila unità.

4.557 posti disponibili in meno, nel sistema Siproimi, dal 2018 al 2020.

L’occasione persa

Se tracciamo un bilancio degli effetti prodotti dal decreto sicurezza, quindi, possiamo affermare che si è trattato di un’occasione persa per riformare il già lacunoso sistema dell’accoglienza.

Si sarebbe infatti potuto approfittare del netto calo degli arrivi per chiudere i grandi centri e strutturare tutto il sistema secondo il modello dei piccoli centri. Più efficace per l’inclusione, meno impattante sul tessuto sociale pre-esistente e meno appetibile per le organizzazioni che vogliono massimizzare i profitti economici con la gestione dei centri.

Nelle prossime settimane analizzeremo gli effetti del primo anno di riforma Lamorgese.

Riusciremo a comprendere nelle prossime settimane se la riforma Lamorgese, entrata in vigore alla fine del 2020, andrà invece in questa direzione. In questi mesi, infatti, abbiamo chiesto al ministero dell’interno i dati relativi alle strutture attive nel 2021, ottenendoli non senza difficoltà.

Nei prossimi mesi insieme ad ActionAid racconteremo, attraverso le mappe interattive di Centri d’Italia e il rapporto annuale sullo stato dell’accoglienza, i frutti della nostra analisi.

Nel frattempo siamo costretti a constatare che il parlamento ancora non rende pubblica la relazione sul sistema per gli anni 2020 e 2021, a dispetto di quanto prevede la legge.

FotoGeralt – licenza

 

Con l’ultima legislatura l’età media aumenta

Con l’ultima legislatura l’età media aumenta

L’età media di deputati e senatori per legislatura

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DESCRIZIONE

Pur con delle oscillazioni, negli anni l’età media sia dei deputati che dei senatori è andata gradualmente calando. Il valore più basso è stato registrato nella xviii legislatura, quando si è attestato sui 44 anni per la camera e sui 53 per il senato. Con la XIX legislatura si è però verificata un’inversione di tendenza, e l’età media è risalita rispettivamente a 49 e 56 anni.

DA SAPERE

Sono stati presi in considerazione solo i parlamentari eletti e non quelli cessati e quelli subentrati. L’età è quella rilevata al momento della proclamazione e sono considerati tutti i parlamentari inclusi i senatori a vita.

 

La quota di donne elette cala per la prima volta dalla XIII legislatura

La quota di donne elette cala per la prima volta dalla XIII legislatura

Percentuale di donne elette alla camera e al senato dalla I alla XIX legislatura

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DESCRIZIONE

Dalla XIII legislatura (tra il 1996 e il 2001) fino alla XVIII (dal 2018 al 2022) si è registrato un andamento in crescita, passando nella camera dall’11,13% al 35,71% e nel senato dall’8% al 34,69%. Nella legislatura appena inaugurata, la XIX, vi è invece un calo in entrambe le camere. Tra le due, il valore più alto viene riportato a palazzo Madama, con un 34,47% che si discosta leggermente rispetto al risultato della legislatura precedente. A Montecitorio invece si registra un 32,25% di donne elette, un dato più basso di tre punti percentuali e mezzo rispetto alla XVIII legislatura.

DA SAPERE

Il dato mostra la percentuale di donne elette al parlamento suddivise tra camera e senato nelle legislature che vanno dalla I (1948) alla XIX (2022). La quota è stata calcolata considerando per ciascuna serie il totale di eletti nella rispettiva aula. Sono considerati i dati a inizio legislatura quindi non sono comprese le cessazioni e i subentri. In tutte le legislature sono inclusi anche senatori e senatrici a vita.

 

1. La composizione delle nuove aule parlamentari

Dopo il giuramento e il passaggio di consegne avvenuto nel fine-settimana, il governo Meloni si appresta a chiedere da domani la fiducia di camera e senato, nelle nuove aule parlamentari uscite dalle elezioni del 25 settembre e insediate il 13 ottobre scorso.

Un passaggio considerato scontato, vista la maggioranza di cui gode l’esecutivo in entrambe le camere, ma comunque rilevante. Saranno infatti deputati e senatori a decidere non solo sulla fiducia iniziale, ma sulla navigazione dell’esecutivo e sul destino della XIX legislatura della storia repubblicana.

Una legislatura indubbiamente diversa dalle precedenti, inedita per numero di deputati (ridotti a 400) e di senatori (200, oltre quelli a vita). Ma differente anche nel corpo elettorale che l’ha espressa: per la prima volta il senato è stato eletto dai giovani con meno di 25 anni di età.

Che volto hanno le nuove camere rispetto a quelle precedenti? Lo approfondiamo, da oggi e nei prossimi giorni, con una serie di uscite sul tema: dalla rappresentanza di genere a quella giovanile, dal profilo degli eletti – in termini di esperienze politiche pregresse – ai precedenti in termini di assenteismo e tendenza ai cambi di gruppo.

Aspetti che abbiamo ricostruito anche nel confronto con le candidature presentate nelle elezioni politiche del 25 settembre.

Iniziamo con una panoramica delle nuove aule parlamentari nella XIX legislatura. La navigazione dell’esecutivo appena nato dipenderà molto dalla loro composizione ed evoluzione nel tempo. A maggior ragione in un parlamento con numeri ridotti, il cambio di gruppo di pochi parlamentari può cambiare completamente gli equilibri.

Anche in termini politici, la nuova legislatura si distingue da quelle immediatamente precedenti. Per la prima volta dal 2008 infatti una delle coalizioni pre-elettorali ha conseguito la maggioranza assoluta in entrambe le camere.

La composizione della camera dei deputati

Nella nuova aula da 400 seggi, la soglia per la maggioranza assoluta è fissata a quota 201. La coalizione tra Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati la supera con ampio margine, sfiorando i 240 seggi totali.

Gli scranni della nuova camera dei deputati sono infatti così ripartiti: 118 a Fdi, 66 alla Lega, 44 a Forza Italia. Noi moderati, la “quarta gamba” del centro-destra, non aveva i numeri per formare un gruppo autonomo, ma ha costituito una componente del misto insieme al Maie (Movimento associativo italiani all’estero), con 9 deputati.

All’opposizione, sono 69 gli iscritti al gruppo Pd, 52 al M5s, 21 ad Azione-Iv. Vi sono poi altre componenti del misto. Tra queste, i 12 deputati dell’alleanza Verdi-Sinistra italiana (Avs) e i 3 di +Europa. Sempre nel gruppo misto, figurano 3 deputati delle minoranze linguistiche e altri 3 non iscritti ad alcuna componente.

 

Gruppi e componenti di maggioranza hanno quindi 237 seggi su 400, pari al 59,3% dell’aula al completo. Tale maggioranza assoluta garantisce al centro-destra i numeri per l’insediamento di un governo coerente con la coalizione presentata alle elezioni.

Per la prima volta dal 2008, uno schieramento pre-elettorale ha la maggioranza in entrambe le aule parlamentari.

Una differenza sostanziale con quanto accaduto nel 2018, quando nessuna coalizione presentatasi alle politiche di quell’anno aveva raggiunto il 50%+1 dei seggi. Ma anche con la legislatura iniziata nel 2013. Allora la coalizione di centro-sinistra guidata da Pier Luigi Bersani aveva ottenuto la maggioranza solo alla camera, attraverso il premio di maggioranza nazionale previsto dalla legge Calderoli. Ma non al senato, dove per la stessa legge i premi erano regionali, e quindi non garantiti necessariamente alla coalizione con più voti a livello nazionale.

La novità sostanziale di questa tornata elettorale è che, per la prima volta dal 2008, la coalizione arrivata prima è maggioranza assoluta in entrambe le aule.

La composizione del senato della repubblica

I gruppi di centro-destra, con 116 senatori su 206, hanno infatti la maggioranza anche nell’altro ramo del parlamento. I 116 seggi del nuovo senato della repubblica sono così ripartiti dal lato della maggioranza: 63 a Fratelli d’Italia, 29 alla Lega, 18 a Forza Italia, 6 al gruppo “Civici d’Italia – Noi moderati – Maie”.

A differenza della camera dei deputati, al senato Noi moderati, quarta gamba del centro-destra, ha formato un gruppo autonomo. Ciò grazie all’apporto di un senatore eletto con il Maie e soprattutto di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia. Tra questi Giorgio Salvitti, vicepresidente del nuovo gruppo “Civici d’Italia – Noi moderati – Maie” e dirigente nazionale del partito guidato da Giorgia Meloni.

Le altre forze in parlamento sono Pd (38 seggi), M5s (28), Azione-Iv (9), il gruppo misto e quello per le autonomie. Il misto è composto da 7 membri: 3 sono senatori a vita (Mario Monti, Renzo Piano e Liliana Segre) e 4 sono eletti con il centro-sinistra, in particolare per l’alleanza Verdi-Sinistra italiana.

Sono 7 anche i seggi del gruppo per le autonomie, composto da forze politiche locali (Svp-Patt, Campobase e Sud chiama nord) e da 2 senatori a vita: Elena Cattaneo e l’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano. L’ultimo dei 6 senatori a vita, Carlo Rubbia, non ha aderito ad alcun gruppo.

La maggioranza di centro-destra nell’aula è quindi del 56%. Una quota più che sufficiente per l’insediamento dell’esecutivo. Ma che andrà verificata nella prosecuzione della legislatura, soprattutto per la tenuta della maggioranza nella quotidianità dei voti d’aula.

Equilibri da verificare nel corso della legislatura

La riduzione dei parlamentari, specie al senato, pone infatti un forte limite alla funzionalità dell’aula, come segnalato in approfondimenti precedenti. A fronte di una maggioranza che in termini assoluti supera di 12 senatori il 50%+1 dei componenti, il rischio di “andare sotto” appare più concreto per una serie di motivi.

Oltre al ruolo del presidente del senato, che per prassi (come l’omologo della camera) non vota, la presenza di 9 senatori nell’esecutivo riduce il margine effettivo della maggioranza in termini assoluti. Il vantaggio potrebbe assottigliarsi ulteriormente con le future nomine dei sottosegretari, se diversi di questi saranno senatori. Come rilevato in passato, infatti, ministri e sottosegretari non sono molto presenti nei lavori delle aule, essendo impegnati nell’attività quotidiana dell’esecutivo.

Nell’immediato, il gap con i seggi delle minoranze può rendere più tranquilla la navigazione dell’esecutivo. Pd, M5s, Azione-Iv, Avs e autonomie – oltre a non esprimere un’opposizione unitaria – valgono insieme 86 seggi al senato. In ogni caso, per la nuova maggioranza sarà cruciale assicurarsi che numeri sulla carta solidi si traducano in presenze effettive nelle aule parlamentari.

La nuova maggioranza e i quorum “sensibili”

Un tema ricorrente della campagna elettorale è stata la possibilità che la coalizione di centro-destra raggiungesse una maggioranza tale da superare anche i quorum rafforzati previsti a garanzia degli equilibri costituzionali.

Parliamo in particolare delle riforme della costituzione senza necessità di approvazione popolare tramite referendum e dell’elezione di giudici costituzionali e membri del Csm. Il centro-destra uscito dalle urne però risulta al di sotto dei quorum previsti.

Per le modifiche alla carta fondamentale, è la stessa costituzione a prescrivere una soglia dei 2/3 in ciascuno dei voti finali di camera e senato. Sotto questa quota, l’approvazione a maggioranza assoluta può non bastare: un quinto dei membri di una camera, 500mila elettori o 5 consigli regionali possono chiedere entro 3 mesi un voto popolare sulla riforma.

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione (…) Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

2 su 3 i deputati e senatori che devono approvare una riforma costituzionale affinché questa possa evitare il referendum popolare.

Con 353 seggi su 606 totali (351 se si escludono i presidenti delle camere), al centro-destra mancano circa 50 parlamentari per la soglia dei 2/3. E – sebbene più vicino – risulta comunque al di sotto anche di quelle per eleggere i giudici costituzionali e i membri del Csm spettanti al parlamento in seduta comune.

Nel parlamento in seduta comune la maggioranza di centro-destra ha il 58% dei seggi.

A camere riunite, il centro-destra esprime infatti il 58% dei parlamentari. Da soli, non bastano per eleggere i giudici della corte costituzionale scelti dal parlamento. La legge costituzionale (2/1967, art. 3) prevede infatti la maggioranza dei 2/3 dei componenti (nei primi 2 voti) e dei tre quinti a partire dal terzo scrutinio.

non sono sufficienti per l’elezione del Csm, per cui la legge prevede i tre quinti dei componenti nei primi 2 voti e i tre quinti dei votanti dal terzo scrutinio.

La elezione dei componenti del Consiglio superiore da parte del Parlamento in seduta comune delle due Camere avviene a scrutinio segreto e con la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea. (…) Per gli scrutini successivi al secondo è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.

Con l’attuale distribuzione per gruppi, e in caso di presenze compatte delle minoranze in aula, sarebbe quindi necessaria una qualche forma di accordo tra la maggioranza e almeno una parte dell’opposzione per queste scelte di garanzia.

Un confronto tra voti ricevuti e seggi nelle aule

Da notare come rispetto ai risultati elettorali delle singole liste, i gruppi di maggioranza appaiano premiati in termini di consistenza parlamentare.

Un effetto della parte maggioritaria del sistema elettorale, ma anche della riduzione nel numero di parlamentari, che innalza di fatto la soglia implicita per accedere in parlamento.

In questo senso è interessante osservare come la divisione dei collegi uninominali tra partiti alleati, frutto di accordi precedenti il voto, abbia inciso nettamente sulla composizione finale di camera e senato.

 

Nel centro-sinistra, ad esempio, le liste alleate del Pd che non hanno raggiunto lo sbarramento del 3% previsto nella parte proporzionale, eleggono alcuni parlamentari nei collegi uninominali. Nello specifico 2 deputati di +Europa (Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi), che insieme a Luca Pastorino – eletto come indipendente nel centro-sinistra – hanno formato una componente nel misto. E uno dei promotori di Impegno civico (Bruno Tabacci, che ha aderito al gruppo Pd della camera). Lo stesso vale per Noi moderati nel centro-destra, che ha 10 parlamentari eletti nell’uninominale.

Si tratta del risultato di accordi pre-elettorali tra le forze politiche incentivati dalla legge elettorale. Le forze maggiori della coalizione beneficiano – nella parte proporzionale – dei voti delle liste che, pur non raggiungendo il 3% dei voti, abbiano ottenuto almeno l’1%. In forza di questa previsione, i piccoli partiti possono negoziare candidature nei collegi uninominali considerati più sicuri.

1% la quota minima da raggiungere affinché i voti della lista vengano comunque conteggiati nella coalizione, andando ai partiti che superano lo sbarramento.

In alcuni casi, una lista minore può conseguire seggi uninominali in forza di un accordo pre-elettorale, pur non avendo contribuito al risultato della coalizione nella parte proporzionale. È il caso di Impegno civico e Noi moderati, rimaste di poco sotto la soglia dell’1%.

L’impatto dei collegi uninominali negli equilibri di maggioranza

L’effetto dei patti pre-elettorali è ancora più visibile negli equilibri interni al centro-destra. L’accordo di ripartizione dei collegi uninominali – pubblicato da Ansa a fine luglio – era basato sui sondaggi precedenti le elezioni, che attribuivano alla Lega circa il doppio dei consensi successivamente ricevuti. Uno squilibrio che ha pesato sui seggi del terzo partito della coalizione, Forza Italia.

Per questo motivo la Lega, con circa il 9% dei voti, ha un peso del 15,7% nel nuovo parlamento. Più di Forza Italia, che con un consenso simile ottiene circa il 10% dei seggi e del M5s (15,4% dei voti e 13,2% dei seggi). Garantendosi una forza parlamentare non distante da quella del Pd (17,7%), che nelle urne ha ricevuto il 19% dei voti.

Ciò significa che nelle aule di nuova elezione, come rivendicato nella prima dichiarazione dopo il voto dal segretario Matteo Salvini, la Lega può contare su quasi 100 parlamentari. A dispetto di un risultato elettorale considerato non esaltante dagli stessi esponenti leghisti, si tratta di una forza sulla carta in grado di orientare gli equilibri dell’intera legislatura.

Foto: Camera dei deputati

 

Al senato la maggioranza di centro-destra ha il 56% dei seggi

Al senato la maggioranza di centro-destra ha il 56% dei seggi

I gruppi parlamentari del senato all’inizio della XIX legislatura

 

I gruppi di centro-destra, con 116 senatori su 206, hanno la maggioranza anche al senato. I 206 seggi del nuovo senato della repubblica sono così ripartiti: 63 a Fratelli d’Italia, 29 alla Lega, 18 a Forza Italia.

A differenza della camera dei deputati, al senato Noi moderati, quarta gamba del centro-destra, ha formato un gruppo autonomo. Ma solo grazie all’apporto di un senatore eletto con il Maie e soprattutto di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia. Tra questi Giorgio Salvitti, vicepresidente del nuovo gruppo “Civici d’Italia – Noi moderati – Maie” e dirigente nazionale del partito guidato da Giorgia Meloni.

All’opposizione del centro-destra vi sono Pd (38 seggi), M5s (28), Azione-Iv (9), oltre al gruppo misto e al gruppo per le autonomie. Il misto è composto da 7 membri: 3 sono senatori a vita (Mario Monti, Renzo Piano e Liliana Segre) e 4 sono eletti con il centrosinistra, in particolare per l’alleanza Verdi-Sinistra italiana.

 

1. La composizione delle nuove aule parlamentari

1. La composizione delle nuove aule parlamentari

Dopo il giuramento e il passaggio di consegne avvenuto nel fine-settimana, il governo Meloni si appresta a chiedere da domani la fiducia di camera e senato, nelle nuove aule parlamentari uscite dalle elezioni del 25 settembre e insediate il 13 ottobre scorso.

Un passaggio considerato scontato, vista la maggioranza di cui gode l’esecutivo in entrambe le camere, ma comunque rilevante. Saranno infatti deputati e senatori a decidere non solo sulla fiducia iniziale, ma sulla navigazione dell’esecutivo e sul destino della XIX legislatura della storia repubblicana.

Una legislatura indubbiamente diversa dalle precedenti, inedita per numero di deputati (ridotti a 400) e di senatori (200, oltre quelli a vita). Ma differente anche nel corpo elettorale che l’ha espressa: per la prima volta il senato è stato eletto dai giovani con meno di 25 anni di età.

Che volto hanno le nuove camere rispetto a quelle precedenti? Lo approfondiamo, da oggi e nei prossimi giorni, con una serie di uscite sul tema: dalla rappresentanza di genere a quella giovanile, dal profilo degli eletti – in termini di esperienze politiche pregresse – ai precedenti in termini di assenteismo e tendenza ai cambi di gruppo.

Aspetti che abbiamo ricostruito anche nel confronto con le candidature presentate nelle elezioni politiche del 25 settembre.

Iniziamo con una panoramica delle nuove aule parlamentari nella XIX legislatura. La navigazione dell’esecutivo appena nato dipenderà molto dalla loro composizione ed evoluzione nel tempo. A maggior ragione in un parlamento con numeri ridotti, il cambio di gruppo di pochi parlamentari può cambiare completamente gli equilibri.

Anche in termini politici, la nuova legislatura si distingue da quelle immediatamente precedenti. Per la prima volta dal 2008 infatti una delle coalizioni pre-elettorali ha conseguito la maggioranza assoluta in entrambe le camere.

La composizione della camera dei deputati

Nella nuova aula da 400 seggi, la soglia per la maggioranza assoluta è fissata a quota 201. La coalizione tra Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati la supera con ampio margine, sfiorando i 240 seggi totali.

Gli scranni della nuova camera dei deputati sono infatti così ripartiti: 118 a Fdi, 66 alla Lega, 44 a Forza Italia. Noi moderati, la “quarta gamba” del centro-destra, non aveva i numeri per formare un gruppo autonomo, ma ha costituito una componente del misto insieme al Maie (Movimento associativo italiani all’estero), con 9 deputati.

All’opposizione, sono 69 gli iscritti al gruppo Pd, 52 al M5s, 21 ad Azione-Iv. Vi sono poi altre componenti del misto. Tra queste, i 12 deputati dell’alleanza Verdi-Sinistra italiana (Avs) e i 3 di +Europa. Sempre nel gruppo misto, figurano 3 deputati delle minoranze linguistiche e altri 3 non iscritti ad alcuna componente.

 

Gruppi e componenti di maggioranza hanno quindi 237 seggi su 400, pari al 59,3% dell’aula al completo. Tale maggioranza assoluta garantisce al centro-destra i numeri per l’insediamento di un governo coerente con la coalizione presentata alle elezioni.

Per la prima volta dal 2008, uno schieramento pre-elettorale ha la maggioranza in entrambe le aule parlamentari.

Una differenza sostanziale con quanto accaduto nel 2018, quando nessuna coalizione presentatasi alle politiche di quell’anno aveva raggiunto il 50%+1 dei seggi. Ma anche con la legislatura iniziata nel 2013. Allora la coalizione di centro-sinistra guidata da Pier Luigi Bersani aveva ottenuto la maggioranza solo alla camera, attraverso il premio di maggioranza nazionale previsto dalla legge Calderoli. Ma non al senato, dove per la stessa legge i premi erano regionali, e quindi non garantiti necessariamente alla coalizione con più voti a livello nazionale.

La novità sostanziale di questa tornata elettorale è che, per la prima volta dal 2008, la coalizione arrivata prima è maggioranza assoluta in entrambe le aule.

La composizione del senato della repubblica

I gruppi di centro-destra, con 116 senatori su 206, hanno infatti la maggioranza anche nell’altro ramo del parlamento. I 116 seggi del nuovo senato della repubblica sono così ripartiti dal lato della maggioranza: 63 a Fratelli d’Italia, 29 alla Lega, 18 a Forza Italia, 6 al gruppo “Civici d’Italia – Noi moderati – Maie”.

A differenza della camera dei deputati, al senato Noi moderati, quarta gamba del centro-destra, ha formato un gruppo autonomo. Ciò grazie all’apporto di un senatore eletto con il Maie e soprattutto di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia. Tra questi Giorgio Salvitti, vicepresidente del nuovo gruppo “Civici d’Italia – Noi moderati – Maie” e dirigente nazionale del partito guidato da Giorgia Meloni.

Le altre forze in parlamento sono Pd (38 seggi), M5s (28), Azione-Iv (9), il gruppo misto e quello per le autonomie. Il misto è composto da 7 membri: 3 sono senatori a vita (Mario Monti, Renzo Piano e Liliana Segre) e 4 sono eletti con il centro-sinistra, in particolare per l’alleanza Verdi-Sinistra italiana.

Sono 7 anche i seggi del gruppo per le autonomie, composto da forze politiche locali (Svp-Patt, Campobase e Sud chiama nord) e da 2 senatori a vita: Elena Cattaneo e l’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano. L’ultimo dei 6 senatori a vita, Carlo Rubbia, non ha aderito ad alcun gruppo.

La maggioranza di centro-destra nell’aula è quindi del 56%. Una quota più che sufficiente per l’insediamento dell’esecutivo. Ma che andrà verificata nella prosecuzione della legislatura, soprattutto per la tenuta della maggioranza nella quotidianità dei voti d’aula.

Equilibri da verificare nel corso della legislatura

La riduzione dei parlamentari, specie al senato, pone infatti un forte limite alla funzionalità dell’aula, come segnalato in approfondimenti precedenti. A fronte di una maggioranza che in termini assoluti supera di 12 senatori il 50%+1 dei componenti, il rischio di “andare sotto” appare più concreto per una serie di motivi.

Oltre al ruolo del presidente del senato, che per prassi (come l’omologo della camera) non vota, la presenza di 9 senatori nell’esecutivo riduce il margine effettivo della maggioranza in termini assoluti. Il vantaggio potrebbe assottigliarsi ulteriormente con le future nomine dei sottosegretari, se diversi di questi saranno senatori. Come rilevato in passato, infatti, ministri e sottosegretari non sono molto presenti nei lavori delle aule, essendo impegnati nell’attività quotidiana dell’esecutivo.

Nell’immediato, il gap con i seggi delle minoranze può rendere più tranquilla la navigazione dell’esecutivo. Pd, M5s, Azione-Iv, Avs e autonomie – oltre a non esprimere un’opposizione unitaria – valgono insieme 86 seggi al senato. In ogni caso, per la nuova maggioranza sarà cruciale assicurarsi che numeri sulla carta solidi si traducano in presenze effettive nelle aule parlamentari.

La nuova maggioranza e i quorum “sensibili”

Un tema ricorrente della campagna elettorale è stata la possibilità che la coalizione di centro-destra raggiungesse una maggioranza tale da superare anche i quorum rafforzati previsti a garanzia degli equilibri costituzionali.

Parliamo in particolare delle riforme della costituzione senza necessità di approvazione popolare tramite referendum e dell’elezione di giudici costituzionali e membri del Csm. Il centro-destra uscito dalle urne però risulta al di sotto dei quorum previsti.

Per le modifiche alla carta fondamentale, è la stessa costituzione a prescrivere una soglia dei 2/3 in ciascuno dei voti finali di camera e senato. Sotto questa quota, l’approvazione a maggioranza assoluta può non bastare: un quinto dei membri di una camera, 500mila elettori o 5 consigli regionali possono chiedere entro 3 mesi un voto popolare sulla riforma.

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione (…) Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

2 su 3 i deputati e senatori che devono approvare una riforma costituzionale affinché questa possa evitare il referendum popolare.

Con 353 seggi su 606 totali (351 se si escludono i presidenti delle camere), al centro-destra mancano circa 50 parlamentari per la soglia dei 2/3. E – sebbene più vicino – risulta comunque al di sotto anche di quelle per eleggere i giudici costituzionali e i membri del Csm spettanti al parlamento in seduta comune.

Nel parlamento in seduta comune la maggioranza di centro-destra ha il 58% dei seggi.

A camere riunite, il centro-destra esprime infatti il 58% dei parlamentari. Da soli, non bastano per eleggere i giudici della corte costituzionale scelti dal parlamento. La legge costituzionale (2/1967, art. 3) prevede infatti la maggioranza dei 2/3 dei componenti (nei primi 2 voti) e dei tre quinti a partire dal terzo scrutinio.

non sono sufficienti per l’elezione del Csm, per cui la legge prevede i tre quinti dei componenti nei primi 2 voti e i tre quinti dei votanti dal terzo scrutinio.

La elezione dei componenti del Consiglio superiore da parte del Parlamento in seduta comune delle due Camere avviene a scrutinio segreto e con la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea. (…) Per gli scrutini successivi al secondo è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.

Con l’attuale distribuzione per gruppi, e in caso di presenze compatte delle minoranze in aula, sarebbe quindi necessaria una qualche forma di accordo tra la maggioranza e almeno una parte dell’opposzione per queste scelte di garanzia.

Un confronto tra voti ricevuti e seggi nelle aule

Da notare come rispetto ai risultati elettorali delle singole liste, i gruppi di maggioranza appaiano premiati in termini di consistenza parlamentare.

Un effetto della parte maggioritaria del sistema elettorale, ma anche della riduzione nel numero di parlamentari, che innalza di fatto la soglia implicita per accedere in parlamento.

In questo senso è interessante osservare come la divisione dei collegi uninominali tra partiti alleati, frutto di accordi precedenti il voto, abbia inciso nettamente sulla composizione finale di camera e senato.

GRAFICO
DA SAPERE

Da notare che la corrispondenza tra partito di elezione e gruppi di camera e senato non è perfetta. Rispetto alla classificazione per gruppi e componenti parlamentari, nel calcolo degli eletti esposto in tabella sono state fatte le eccezioni esplicitate in descrizione.

FONTE: openpolis
(consultati: giovedì 20 Ottobre 2022)

 

Nel centro-sinistra, ad esempio, le liste alleate del Pd che non hanno raggiunto lo sbarramento del 3% previsto nella parte proporzionale, eleggono alcuni parlamentari nei collegi uninominali. Nello specifico 2 deputati di +Europa (Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi), che insieme a Luca Pastorino – eletto come indipendente nel centro-sinistra – hanno formato una componente nel misto. E uno dei promotori di Impegno civico (Bruno Tabacci, che ha aderito al gruppo Pd della camera). Lo stesso vale per Noi moderati nel centro-destra, che ha 10 parlamentari eletti nell’uninominale.

Si tratta del risultato di accordi pre-elettorali tra le forze politiche incentivati dalla legge elettorale. Le forze maggiori della coalizione beneficiano – nella parte proporzionale – dei voti delle liste che, pur non raggiungendo il 3% dei voti, abbiano ottenuto almeno l’1%. In forza di questa previsione, i piccoli partiti possono negoziare candidature nei collegi uninominali considerati più sicuri.

1% la quota minima da raggiungere affinché i voti della lista vengano comunque conteggiati nella coalizione, andando ai partiti che superano lo sbarramento.

In alcuni casi, una lista minore può conseguire seggi uninominali in forza di un accordo pre-elettorale, pur non avendo contribuito al risultato della coalizione nella parte proporzionale. È il caso di Impegno civico e Noi moderati, rimaste di poco sotto la soglia dell’1%.

L’impatto dei collegi uninominali negli equilibri di maggioranza

L’effetto dei patti pre-elettorali è ancora più visibile negli equilibri interni al centro-destra. L’accordo di ripartizione dei collegi uninominali – pubblicato da Ansa a fine luglio – era basato sui sondaggi precedenti le elezioni, che attribuivano alla Lega circa il doppio dei consensi successivamente ricevuti. Uno squilibrio che ha pesato sui seggi del terzo partito della coalizione, Forza Italia.

Per questo motivo la Lega, con circa il 9% dei voti, ha un peso del 15,7% nel nuovo parlamento. Più di Forza Italia, che con un consenso simile ottiene circa il 10% dei seggi e del M5s (15,4% dei voti e 13,2% dei seggi). Garantendosi una forza parlamentare non distante da quella del Pd (17,7%), che nelle urne ha ricevuto il 19% dei voti.

Ciò significa che nelle aule di nuova elezione, come rivendicato nella prima dichiarazione dopo il voto dal segretario Matteo Salvini, la Lega può contare su quasi 100 parlamentari. A dispetto di un risultato elettorale considerato non esaltante dagli stessi esponenti leghisti, si tratta di una forza sulla carta in grado di orientare gli equilibri dell’intera legislatura.

Foto: Camera dei deputati

 

Ex INPGI: rateazione dei debiti contributivi in fase amministrativa

Ex INPGI: rateazione dei debiti contributivi in fase amministrativa

Dal 1° luglio 2022, la funzione previdenziale in regime sostitutivo delle forme di previdenza obbligatoria svolta dall’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola» (INPGI) è stata trasferita all’INPS.

Pertanto, gli eventuali debiti contributivi, compresi quelli maturati nei confronti dell’INPGI fino al 30 giugno 2022, saranno gestiti dall’INPS secondo il “Regolamento di disciplina delle rateazioni dei debiti contributivi in fase amministrativa”, che costituisce l’unica fonte regolatrice della materia.

Le domande di pagamento in forma dilazionata dovranno essere presentate in modalità telematica attraverso il servizio online, allegando il modello “SC18” laddove il debitore risulti essere titolare di altre posizioni nella stessa e/o in altre Gestioni diverse da quella per la quale ha inoltrato telematicamente la domanda di rateazione.

L’Istituto spiega queste procedure nel messaggio 31 ottobre 2022, n. 3922.

OrientaSud: l’INPS al Salone dedicato ai giovani del Meridione

OrientaSud: l’INPS al Salone dedicato ai giovani del Meridione

Anche quest’anno, l’INPS, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha partecipato all’appuntamento con OrientaSud, il Salone delle opportunità per i giovani del Meridione, che si è concluso con oltre 28mila partecipanti.

Nell’ambito della manifestazione, interamente in modalità telematica, gli studenti hanno chiesto di approfondire i temi delle tutele previdenziali, del mondo del lavoro, della cultura d’impresa e delle startup.

Molto seguiti i seminari sulla Previdenza, con migliaia di studenti in collegamento che sono intervenuti attivamente ai webinar “In-formazione previdenziale per i giovani cittadini”. Tra tirocinio, apprendistato, lavoro a contratto stagionale o a chiamata, l’effettiva novità per i ragazzi è la conoscenza del lavoro a somministrazione, sempre più usato nel mercato moderno.

Privacy e compliance 231: il ruolo privacy degli organismi di vigilanza

Privacy e compliance 231: il ruolo privacy degli organismi di vigilanza

 
Privacy e compliance 231: il ruolo privacy degli organismi di vigilanza

Il D.Lgs. 8 giugno 2001 n. 231 pone la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica per reati commessi nel loro interesse o a loro vantaggio. Detti Enti non rispondono se abbiano, proattivamente, adottato ed attuato efficacemente un modello di organizzazione e gestione, idoneo a prevenire i reati che costituiscono presupposto della responsabilità, affidando contestualmente il compito di vigilare sul funzionamento e sull’osservanza dello stesso modello ad un organismo dell’Ente (Il c.d. OdV: Organismo di Vigilanza) dotato di autonomi, adeguati ed effettivi poteri di iniziativa e di controllo.

Qual è il ruolo privacy di tale Organismo? Il Garante lo ha chiarito in un suo Parere.

    Indice 

1. Il D.Lgs. 231/2001

Il D.Lgs. 231/2001 pone un “corpus normativo” che prevede:

  1. da un lato, la responsabilità amministrativa delle “Legal Entity” e delle Associazioni prive di personalità giuridica, per reati commessi nel loro interesse o a loro vantaggio, da soggetti che ricoprono funzioni apicali e da persone sottoposte alla loro direzione o vigilanza,
  2. dall’altro, l’esclusione di detta responsabilità, qualora venga dimostrata la preventiva adozione e l’efficace attuazione di un modello organizzativo, idoneo a prevenire specifici “reati-presupposto” ed il contestuale affidamento del compito di vigilare sul funzionamento e l’osservanza dello stesso modello, ad un Organismo dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo (il c.d. OdV: Organismo di Vigilanza).

Attesa la natura e la funzione affatto particolari di questi Organismi, si è posto il problema della loro qualificazione soggettiva ai fini privacy. Al riguardo, il Garante Privacy ha fornito un parere chiarificatore che viene di seguito dapprima contestualizzato nell’ecosistema Data Protection e poi analiticamente descritto.

2. L’autonomia dei concetti dell’ecosistema della Data Protection

La normativa Eurounitaria in materia di protezione dei dati personali è stata introdotta dal Regolamento (UE) 2016/679, noto con l’acronimo GDPR (General Data Protection Regulation), che pone, nei 27 Ordinamenti degli Stati Membri, un particolare framework normativo composto da principi e requisiti ma privo di specifiche indicazioni su come debbano essere applicati tali principi e come vadano soddisfatti quei requisiti.

Si tratta, quindi, di un ecosistema che, non potendo essere compreso facendo ricorso alle note ed usuali categorie giuridiche, postula la necessità di utilizzare i concetti autonomi che sono propri dell’ecosistema della Data Protection.

Questo tipo di approccio è anche raccomandato dai Garanti Europei che al punto 13 delle Linee Guida EDPB 7/2020 – sui concetti di Titolare e Responsabile del trattamento – chiariscono testualmente che “i concetti di “Titolare del trattamento” e di “Responsabile del trattamento” sono concetti autonomi, nel senso che, sebbene fonti giuridiche esterne possano contribuire all’individuazione del Titolare del trattamento, la loro interpretazione dovrebbe basarsi principalmente sul diritto dell’UE in materia di protezione dei dati. Il concetto di Titolare del trattamento non dovrebbe essere confuso con altri concetti, talvolta contrastanti o coincidenti, propri di altri campi del diritto, come quello di autore o di Titolare dei diritti in materia di proprietà intellettuale.

3. I ruoli privacy nel GDPR

Si è fatto riferimento al Titolare del trattamento che è il regista, rectius: il “controllore” nel sistema privacy.

Ma “chi è” il Titolare? E’ l’entità i.e. la persona fisica o l’organizzazione pubblica o privata che determina finalità e mezzi del trattamento. La persona fisica è Titolare qualora sia un libero professionista (avvocato o medico) che è chiamato a determinare perché e come viene eseguito un trattamento di dati personali. In tutti gli altri casi la persona fisica non potrà mai rivestire il ruolo di Titolare del trattamento, poiché può essere solo un organo di una “Legal Entity”. Quindi, anche un presidente di CdA o un amministratore delegato non potranno mai assumere il ruolo di Titolare del trattamento.

Dopo aver chiarito “chi è”, appare necessario precisare “cosa è chiamato a fare” il Titolare del trattamento.

Al riguardo, il Considerando 74 del GDPR attribuisce al Titolare la responsabilità generale per tutti i trattamenti di dati personali, sia per quelli eseguiti direttamente – tramite il personale dipendente Autorizzato al trattamento” – sia per quelli eseguiti tramite le entità esterne all’organizzazione che assumono la veste di Responsabili del trattamento”.

Conosciamo, così, altri 2 ruoli privacy che sono “strumentali” alla gestione della responsabilità del Titolare:

  1. gli “Autorizzati al trattamento”e. i lavoratori dipendenti istruiti e sistematicamente nominati;
  2. “Responsabili del trattamento”, i.e. le entità esterne che, offrendo sufficienti garanzie, trattano dati per conto del Titolare perché sono dotati di particolari capacità e risorse e che sono quindi una sorta di estensione del Titolare stesso.

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4. Il “Modello Organizzativo Privacy”

Ponendo il focus sulla responsabilità generale dei trattamenti, va precisato che questa, diversamente da quanto avviene nell’ecosistema della “tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, non può essere distribuita tra le entità interne all’Organizzazione, ma rimane sempre e comunque in capo al Titolare del trattamento il quale, quindi, può solo gestirla, come indicato nel Considerando 78 e nell’art. 24 del GDPR, adottando politiche interne e attuando misure tecniche ed organizzative che soddisfino in particolare i principi della protezione dei dati (fissati dall’art. 5 del GDPR) fin dalla progettazione dei relativi processi aziendali.

In una parola, il Titolare, al fine di gestire la responsabilità generale, di cui non può “spogliarsi”, deve predisporre un “Modello Organizzativo Privacy”, attagliato alla sua organizzazione ed ai suoi obiettivi di business.

Il primo adempimento da porre in essere per la costruzione di questo “Modello Organizzativo” consiste nell’attribuzione di ben determinati compiti e delle relative responsabilità a tutte le entità interne all’Organizzazione. Bisogna quindi stabilire con meticolosità “chi” fa “che cosa”.

In questo scenario si inserisce il Parere del Garante che offre chiarimenti circa il ruolo privacy degli OdV.

5. I prodromi del Parere del Garante

Con nota del 16 ottobre 2019, l’Associazione dei Componenti degli Organismi di Vigilanza ex D.Lgs. 231/2001 aveva chiesto al Garante della Privacy un incontro per discutere della qualificazione soggettiva ai fini privacy degli Organismi di Vigilanza (i cc.dd. OdV).

Nel corso dell’incontro, che si è svolto presso la sede del Garante il 5 novembre 2019, l’Associazione ha rappresentato la propria posizione in merito, illustrando quanto contenuto in un position paper approvato dal Consiglio Direttivo il 21 marzo 2019. In tale documento l’Associazione, dopo aver analizzato le diverse tesi emerse in dottrina, ha concluso sostenendo che “l’OdV in quanto parte dell’impresa”, non sia qualificabile né come Titolare né come Responsabile del trattamento, e che, ai fini dell’osservanza delle norme relative alla protezione dei dati l’inquadramento soggettivo dell’Organismo di Vigilanza sia assorbito da quello dell’Ente/società vigilata della quale, appunto, l’OdV è “parte”.

Quindi l’associazione ha escluso che gli OdV possano essere qualificati come Titolari autonomi o come Responsabili del trattamento.

6. Il Parere del Garante

6.1 Le fonti di trattamento dei dati personali da parte dell’OdV

Il Garante ha quindi emesso il Parere, datato 12 maggio 2020, sulla qualificazione soggettiva dell’OdV ai fini privacy, in cui osserva che le fonti di trattamento dei dati personali da parte dell’OdV essenzialmente sono costituite dai:

  1. flussi informativi generati dall’assolvimento degli obblighi di informazione nei confronti dell’OdV, deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli;
  2. risultati delle attività di controllo e vigilanza svolte dall’OdV in esecuzione del compito di vigilanza sul funzionamento e sull’osservanza dei modelli organizzativi e di gestione nonché di cura del loro aggiornamento

6.2 Gli OdV non sono “Titolari del trattamento”

Dopo aver definito le fonti di trattamento dei dati personali, il Garante chiarisce che gli OdV, sia pur dotati di autonomi poteri di iniziativa e controllo, previsti dalla normativa 231 per l’espletamento delle loro funzioni, non possono essere considerati autonomi Titolari del trattamento perché i loro compiti non sono determinati dagli Organismi stessi, ma dall’organo dirigente dell’ente che, nell’ambito del modello di gestione e organizzazione, ne definisce gli aspetti relativi al funzionamento, compresa l’attribuzione delle risorse, dei mezzi e delle misure di sicurezza.

6.3 Gli OdV non sono “Responsabili del trattamento”

Il Garante aggiunge anche che, l’OdV non può essere considerato neppure quale Responsabile del trattamento, inteso come persona giuridicamente distinta dal Titolare che agisce per conto di quest’ultimo secondo le istruzioni impartite.

Il GDPR, infatti, pur non modificandone l’essenza, prevede ora, in funzione della gestione dei dati svolta per conto del Titolare, una serie di obblighi in capo al Responsabile del trattamento, come pure la sua diretta responsabilità per l’eventuale inosservanza degli stessi. Al contrario, eventuali omessi controlli sull’osservanza dei modelli predisposti dall’Ente non ricadono sull’OdV ma sull’Ente stesso.

6.4 Il ruolo privacy dei singoli membri dell’OdV

L’OdV nel suo complesso non è quindi distinto dall’ente ma è “parte dell’ente” che, quale Titolare del trattamento, definisce il perimetro e le modalità di esercizio dei compiti assegnati all’organismo, nonché il ruolo che, in base alla disciplina in materia di protezione dei dati personali, deve essere previsto per i singoli membri che lo compongono. In particolare, l’Ente designerà i singoli membri dell’OdV come SOGGETTI AUTORIZZATI, i quali dovranno attenersi alle istruzioni del Titolare.

Il ruolo privacy dell’OdV nella gestione (eventuale) delle attività in materia di Whistleblowing

Il Garante precisa inoltre che il parere rilasciato ha ad oggetto solo il ruolo, ai fini privacy, che l’OdV assume con riferimento ai flussi di informazioni rilevanti ai sensi dell’art. 6, commi 1 e 2 del d.lgs. n. 231/2001, rimanendo escluso il nuovo e diverso ruolo che l’organismo potrebbe acquisire in relazione alle segnalazioni effettuate nell’ambito della normativa di whistleblowing (i.e. la segnalazione riservata di condotte illecite e di violazioni del modello organizzativo).

Infatti, l’OdV può, eventualmente ma non necessariamente, ricevere anche segnalazioni di condotte illecite rilevanti o di violazioni del modello così come previsto dai commi 2-bis, 2-ter e 2-quater dell’art.6 del D.Lgs. n. 231/2001 inserito dalla legge 30 novembre 2017 n. 179 in materia di whistleblowing.

A tal riguardo, va evidenziato che, allo stato, il D.Lgs n. 231/2001 non attribuisce necessariamente all’OdV la gestione delle segnalazioni in questione, ma rimette alla discrezionalità dell’ente la scelta di individuare in un soggetto diverso dall’ODV il destinatario di tali segnalazioni che avrà il compito di istruirle e adottare ogni conseguente provvedimento.

Quindi secondo le indicazioni del Garante, qualora l’Ente scelga di attribuire il compito di gestire i processi in materia di whistleblowing all’OdV, questo potrebbe anche assumere il ruolo privacy di “Titolare” vedendosi così attribuita la responsabilità generale dello specifico trattamento.

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Corte di Cassazione su padre iperprotettivo e maltrattamenti

Corte di Cassazione su padre iperprotettivo e maltrattamenti

di Concas Alessandra, Referente Aree Diritto Civile, Commerciale e Fallimentare e Diritto di Famiglia 
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Corte di Cassazione su padre iperprotettivo e maltrattamenti

Secondo la Suprema Corte di Cassazione, il fatto di essere dei genitori molto protettivi non implica che in automatico ci sia un reato di maltrattamenti in famiglia, per  il verificarsi del quale è necessario che vengano inflitte in modo abituale al minorenne delle umiliazioni e delle sofferenze che superano la soglia minima di offensività.

Ricordiamo che il reato di maltrattamenti in famiglia, disciplinato dall’articolo 572 del codice penale  e rubricato “ maltrattamenti contro familiari o conviventi” recita”:

Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni.

La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità come definita ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero se il fatto è commesso con armi.

La pena è aumentata se il fatto è commesso in danno di minore degli anni quattordici.

Se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da quattro a nove anni; se ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sette a quindici anni; se ne deriva la morte, la reclusione da dodici a ventiquattro anni.

Il minore di anni diciotto che assiste ai maltrattamenti di cui al presente articolo si considera persona offesa dal reato.

     Indice

  1. Comportamento del padre iperprotettivo
  2. Condanna agli arresti domiciliari per il padre iperprotettivo

1. Comportamento del padre iperprotettivo

I comportamenti molto protettivi da parte di un genitore configurano il reato di maltrattamenti in famiglia se determinano il superamento della soglia minima di offensività, traducendosi in una abituale inflizione di umiliazioni e di sofferenze che condizionano in modo negativo lo sviluppo psichico e fisico del figlio.

A questo proposito, la Suprema Corte di Cassazione, si è pronunciata con il provvedimento n. 34280/2022, sancendo che non rileva nel caso preso in considerazione in modo specifico.


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2. Condanna agli arresti domiciliari per il padre iperprotettivo

In relazione al caso del quale al paragrafo precedente, un uomo è stato condannato alla pena degli arresti domiciliari per il reato di maltrattamenti in famiglia ai danni del figlio e della ex compagna che conviveva con lui.

L’uomo da parte sua, ha respinto l’accusa, ritenendo di non avere un rapporto patologico con il figlio, stando anche a quello che è emerso dopo avere ascoltato il minorenne e dalla certificazione sul rapporto tra i due.

Le valutazioni sulle informazioni riportate dalle maestre e dalla madre di un compagno di classe del piccolo, dalle quali si evince una determinata aggressività e l’intolleranza da parte del minorenne alle regole, vengono definite errate.

La Suprema Corte, chiamata in causa dall’avvocato difensore dell’uomo, dopo avere proceduto a ripercorrere gli eventi, ha affermato che allo stesso sono state contestati, in relazione al figlio, diversi comportamenti.

Precisamente:

  • Avere ostacolato il rapporto del bambino con la madre, i nonni e le insegnanti
  • Avere assunto dei comportamenti di carattere ostruzionistico in relazione al diritto di visita previsto dal Tribunale in favore della madre
  • Avere denigrato la figura della donna
  • Avere chiesto al piccolo delle informazioni continue sugli spostamenti della madre
  • Avere accudito in modo eccessivo il minorenne, sottoponendo lo stesso a continue visite mediche in risposta a quelle disposte dalla madre
  • Avere esasperato il rapporto con il figlio, che ha assunto addirittura il soprannome del padre
  • Avere ritenuto il minorenne affetto da ritardo mentale
  • Avere registrato le telefonate e le conversazioni del figlio
  • Avere assecondato il bambino in racconti inverosimili dai quali sono emerse violenze da parte della madre e delle maestre

Secondo i Supremi Giudici, i comportamenti sopra esposti non configurano il reato di maltrattamenti in famiglia del quale all’articolo 572 del codice penale, perché lo stesso si deve ritenere integrato se quando chi infligge sofferenze e vessazioni in modo abituale a un altro soggetto, lo stesso resta succube di un regime di vita caratterizzato da persecuzioni e umiliazioni.

La iperprotettività può integrare il reato di maltrattamenti in famiglia se ha la capacità di incidere sullo sviluppo psicofisico del minorenne, ma nel caso specifico i comportamenti di iperprotezione sono quelli assunti, non da parte del padre, ma da parte della madre dello stesso.

I comportamenti addebitabili all’uomo non possono essere trascurati sotto il profilo della responsabilità genitoriale e non integrano il reato che a lui viene contestato perché non superano la soglia minima di offensività “rappresentata dall’infliggere in modo abituale sofferenze psicologiche o fisiche che siano idonee a incidere sullo sviluppo del minorenne ledendo l’integrità dello stesso, anche indipendentemente dalla soglia di sensibilità della vittima”.

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A partire da una riflessione sui vincoli e sulle risorse dell’intervento sociale, il volume si dipana mettendo a fuoco tutti gli snodi dell’intervento, illustra poi le procedure sanitarie per la visita del bambino vittima di abuso sessuale e di violenza fisica, ed esamina gli esiti traumatici del maltrattamento sul soggetto e sul funzionamento familiare.
Infine, approfondisce i principali aspetti giuridici attraverso focus monotematici, allo scopo di fornire utili indicazioni agli operatori su come integrare le esigenze protettive con gli obblighi di legge.
Il libro è rivolto a psicologi, neuropsichiatri, psichiatri, pediatri, ginecologi, assistenti sanitari, ostetriche, assistenti sociali, educatori professionali. La cornice multidisciplinare lo rende uno strumento utile anche per insegnanti, dirigenti scolastici, avvocati, forze dell’ordine, consulenti tecnici, professionisti della Giustizia, nonché per gli studenti di scienze sociali e sanitarie.

Mariagnese Cheli, psicologa, responsabile del Centro Specialistico Provinciale contro i Maltrattamenti all’Infanzia
“Il Faro”, Dipartimento di Cure Primarie, Azienda USL
di Bologna.
Cosimo Ricciutello, neuropsichiatra infantile,
direttore Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia
e dell’Adolescenza – Azienda USL di Imola.
Mirella Valdiserra, consulente giuridico, già direttore amministrativo Distretto Città di Bologna – Azienda USL
di Bologna.

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Mirella Valdiserra, Cosimo Ricciutello, Mariagnese Cheli, 2012, Maggioli Editore
24.00 € 19.20 €