Archivi giornalieri: 5 novembre 2022

Cosa ci dicono i voti di fiducia al governo Meloni Il confronto in parlamento

Cosa ci dicono i voti di fiducia al governo Meloni Il confronto in parlamento

L’esecutivo ha ottenuto la fiducia delle camere. Ma la maggioranza solida emersa da queste votazioni potrebbe rivelare nel tempo alcune falle.

 

Come noto, la scorsa settimana il governo Meloni ha incassato la fiducia dal parlamento. I voti favorevoli sono stati numerosi sia alla camera che al senato, come non accadeva dal 2008.

Un risultato che, come abbiamo raccontato, è stato possibile grazie alla vittoria netta della coalizione di centrodestra alle elezioni. Esito elettorale che peraltro ha reso possibile la nascita dell’esecutivo in tempi estremamente brevi. Soprattutto in confronto a quanto avvenuto nella precedente legislatura, quando passarono circa 3 mesi dall’esito delle elezioni all’effettivo ingresso in carica del primo governo Conte.

57,8% i voti favorevoli al governo Meloni sul totale degli appartenenti a camera e senato.

In tutto il parlamento i voti favorevoli sono stati 350, i contrari 233 e gli astenuti 10. In 11 erano assenti o in missione. L’esito ci dice dunque che il governo Meloni a oggi ha i numeri per andare avanti potenzialmente per tutta la legislatura. Tuttavia, analizzando più nel dettaglio l’esito delle votazioni possiamo notare degli elementi interessanti.

In primo luogo, la maggioranza di centrodestra da sola non ha i numeri per riformare la costituzione in senso presidenziale senza che sia dato luogo a un referendum confermativo. Se lo vorrà fare, come annunciato in campagna elettorale, dovrà coinvolgere anche le opposizioni. Inoltre, va sottolineato che i numeri dell’alleanza di governo al senato non sono poi così solidi come potrebbe sembrare. E con la nomina dei sottosegretari rischiano anche di diminuire.

Come si sono espressi i gruppi

Alla camera la maggioranza si regge su numeri rassicuranti. Considerando solamente i voti favorevoli di Fratelli d’ItaliaLega e Forza Italia, il governo ha infatti incassato ben 225 voti. Un numero molto superiore alla maggioranza assoluta che si attesta a 201 e che dovrebbe mettere il governo al riparo da incidenti di percorso.

Un governo incaricato deve avere la fiducia del parlamento per operare. Se non la ottiene deve dimettersi. Vai a “Che cosa sono i voti di fiducia”

Ai voti dei 3 partiti principali della coalizione inoltre se ne sono aggiunti altri 10 provenienti dal gruppo misto. Si tratta in particolare degli appartenenti alla componente Noi moderati – Maie, la cui formazione come gruppo autonomo (così come nel caso dell’alleanza Verdi-Sinistra) è stata autorizzata solo successivamente alla votazione e in deroga al regolamento attualmente in vigore alla camera che richiede l’adesione di almeno 20 deputati per la formazione di un gruppo autonomo. A questi poi si aggiunge il voto di Michela Vittoria Brambilla. Attualmente iscritta al misto ma storica esponente di Forza Italia.

Il margine rispetto alla maggioranza assoluta è quindi di 34 voti. Un distacco ampio ma non abbastanza da raggiungere i 2/3 della camera (267), necessari per modificare la costituzione senza passare dal referendum.

Anche il senato ha conferito la propria fiducia al governo. Rispetto a Montecitorio però, qui i numeri della maggioranza sono più bassi, per quanto comunque non risicati. Anche in questo caso nessuna sorpresa. Tutti i senatori del centrodestra (fatta eccezione per il presidente dell’aula La Russa) hanno espresso il proprio sostegno al governo.

Poiché nel conteggio vanno tenuti presenti anche i 6 senatori a vita, il margine del centro-destra rispetto alla maggioranza assoluta (103) è solo di 12 voti.

Dato questo contesto, la coalizione dovrà fare attenzione a nominare i sottosegretari. Si tratta infatti di ruoli estremamente importanti per il funzionamento del governo, ma che comportano una scarsa partecipazione ai lavori e alle votazioni delle camere.

I sottosegretari coadiuvano i ministri nell’esercizio delle loro funzioni ed esercitano i compiti a essi delegati. Vai a “Che cosa fanno i viceministri e i sottosegretari di stato”

Durante il governo Draghi, viceministri e sottosegretari erano 40. Salvo pochissime eccezioni, questi incarichi sono stati ricoperti da esponenti che occupavano anche un seggio in parlamento. C’è da dire che quando il governo ne ha avuto bisogno, i suoi componenti che facevano anche parte del parlamento non hanno mai fatto mancare il loro appoggio. Evenienza che si è verificata spesso, ad esempio, durante il governo Conte II. Tuttavia il centrodestra dovrà distribuire in maniera oculata queste posizioni tra deputati e senatori, per non rischiare di incappare in incidenti di percorso.

Il centrodestra non ha i numeri per modificare la costituzione da solo.

Com’è evidente inoltre, anche in questo caso rimane lontana la maggioranza dei 2/3. Un traguardo impossibile da raggiungere, sia alla camera che al senato, anche con l’aggiunta dei voti del cosiddetto terzo polo che, per bocca di alcuni dei suoi leader, aveva aperto alla possibilità di appoggiare alcune riforme istituzionali.

Come hanno votato i singoli deputati

Finora ci siamo soffermati sull’esito finale dei voti di fiducia. Vediamo adesso più nel dettaglio come si sono espressi i singoli componenti delle camere. Innanzitutto possiamo osservare che durante le votazioni si sono registrate alcune defezioni, sia nelle file della maggioranza che in quelle delle opposizioni. Alla camera, per quanto riguarda il centrodestra, i voti mancanti sono da attribuire al presidente dell’aula (che di norma non prende parte alle votazioni) Lorenzo Fontana e a due deputati di Forza Italia che erano “in missione”. Si tratta del neo ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e di Ugo Cappellacci.

Anche i gruppi dell’opposizione si sono espressi in maniera compatta, votando contro il governo senza particolari sorprese. Le assenze in quest’ala di Montecitorio sono state 3: Vincenzo Amendola e Roberto Morassut del Partito democratico e Dario Carotenuto del Movimento 5 stelle.

Da approfondire poi il comportamento del gruppo misto che per definizione contiene al suo interno posizioni eterogenee. In particolare sono 5 i deputati del misto che non hanno votato la fiducia al governo, astenendosi. Si tratta della componente delle minoranze linguistiche, composta da Renate Gebhard, Franco Manes, Manfred Schullian e Dieter Steger. A loro si è aggiunto anche Francesco Gallo che, al pari di Brambilla, non è iscritto a nessuna componente.

Passando al senato, abbiamo già introdotto il tema dei senatori a vita che contribuiscono ad aumentare la soglia della maggioranza assoluta. Nell’analisi sulla tenuta della coalizione di governo c’è da dire però che questi esponenti non partecipano in maniera assidua ai lavori delle aule. Generalmente la ragione è da attribuire all’età avanzata, a problemi di salute o altri impegni. Una dinamica che si è confermata anche in questo caso. Renzo Piano infatti era assente al momento del voto. Mentre Liliana SegreCarlo Rubbia e Giorgio Napolitano risultavano in missione.

Elena Cattaneo – che già in passato aveva manifestato posizioni più vicine all’ala progressista del parlamento – si è astenuta. Interessante da questo punto di vista anche la posizione di Mario Monti che, pur avendo espresso apprezzamenti per molte delle linee programmatiche del governo, si è astenuto.

Inoltre, anche a palazzo Madama si sono astenuti i rappresentanti delle minoranze linguistiche, in questo caso riuniti nel gruppo Per le autonomie. Si tratta di Meinhard Durnwalder, Dafne Musolino e Juliane Unterberger. Atri due appartenenti al gruppo, Luigi Spagnolli e Pietro Patton, hanno invece votato contro il governo.

Tra coloro che non hanno partecipato al voto, infine, Celestino Magni (misto, in missione) e Tatiana Rojc (Pd).

Dichiarazioni dei leader

Un altro elemento da tenere in considerazione riguarda l’effettiva capacità della coalizione di rimanere compatta. Come del resto ha sottolineato il capogruppo della Lega al senato Massimiliano Romeo nel suo intervento. È evidente infatti che per quanto il centrodestra si sia presentato alle elezioni unito e con un programma unico, le differenze di posizione su più temi ci sono. Almeno stando alle dichiarazioni rilasciate dai leader.

Diversità che peraltro erano già emerse durante la campagna elettorale. Per esempio riguardo il piano nazionale di ripresa e resilienza, come abbiamo raccontato in un articolo precedente. Nonostante tutte le forze del centrodestra fossero d’accordo sulla necessità di rivedere il Pnrr, le posizioni su come farlo erano un po’ diverse.

Senza dimenticare che anche nella composizione del consiglio dei ministri le cronache hanno riportato delle tensioni tra gli alleati, con Lega e Forza Italia che sono state costrette a rinunciare ad alcune cariche che avevano rivendicato.

A ciò si aggiunga che la stessa presidente Meloni, nei suoi interventi in aula, ha manifestato posizioni più caute rispetto a quanto dichiarato in campagna elettorale, soprattutto in ambito economico. Un esempio è il discorso alla camera per la fiducia, durante il quale ha sottolineato che le priorità oggi sono le misure a supporto dei cittadini su carburante e bollette.

Un impegno finanziario imponente che […] ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio.

Anche in questi ultimi giorni sono emerse posizioni diverse da parte degli alleati. Per esempio riguardo l’aumento al limite del contante, con FdI e Lega che sembrano spingere a favore di questa misura e Forza Italia che invece frena.

Altro elemento di fondamentale importanza sarà inoltre quello del posizionamento internazionale. Se da un lato, almeno in via ufficiale, tutte le forze politiche hanno condannato l’invasione dell’Ucraina, dall’altro le ricette proposte su come muoversi nello scacchiere internazionale appaiono diverse.

Da questo punto di vista proprio la presidente del consiglio è apparsa la più ferma nel sostegno incondizionato al popolo ucraino e nella volontà di svolgere un ruolo da protagonista nei tavoli negoziali europei e internazionali. Su questo aspetto invece le posizioni di Lega e Forza Italia sembrano più orientate a cercare un compromesso per il cessate il fuoco e arginare così i danni economici che la guerra sta arrecando anche al nostro paese.

Un ultimo spunto ce lo fornisce infine l’intervento in senato di Silvio Berlusconi, il primo dopo 9 anni. Il presidente di Forza Italia è tornato a parlare di uno dei suoi cavalli di battaglia, quello della riforma della giustizia. Il leader azzurro però nel suo discorso non ha fatto alcun cenno alla riforma che stava portando avanti la ministra della giustizia uscente Marta Cartabia. Una riforma prevista dal Pnrr e che peraltro si trova in una fase avanzata di definizione. Alla fine di settembre infatti il consiglio dei ministri uscente aveva approvato i decreti legislativi che avrebbero dovuto dare attuazione alla riforma. Metterci mano a questo punto significherebbe con ogni probabilità fallire uno dei traguardi che il nostro paese è tenuto a raggiungere per il Pnrr entro la fine dell’anno.

Foto: Governo – Licenza

 

La Carta dei servizi dell’INPS

 

 

In questa sezione, che puoi esplorare utilizzando il menu di navigazione, sono presenti tutte le informazioni sulla Carta dei servizi dell’INPS.

La Carta dei servizi contiene:

  • le informazioni generali, in cui vengono descritti ruolo, funzioni, storia e organizzazione dell’INPS;
  • le modalità di erogazione e accesso ai servizi attraverso i vari canali, fisici e virtuali, messi a disposizione dell’utenza;
  • le prestazioni e i servizi dell’INPS, articolati per macroambiti;
  • i procedimenti amministrativi dell’INPS, con l’individuazione delle unità organizzative di riferimento, dei responsabili dell’istruttoria e dei termini di conclusione degli stessi, come disciplinati dal “Regolamento per la definizione dei termini di conclusione dei procedimenti amministrativi” (pdf 744KB), nonché le modalità con le quali gli interessati possono ottenere informazioni relative ai procedimenti;
  • gli strumenti di tutela in favore del cittadino e dell’azienda, con particolare riguardo all’accesso civico, all’accesso ai documenti amministrativi, al trattamento dei dati personali e a quelli in formato aperto (open data). Vengono, inoltre, trattati anche gli aspetti relativi al diritto di interpello, ai reclami, ai ricorsi, all’autotutela, agli interessi legali e ai termini di prescrizione e decadenza dei diritti;
  • la qualità dei servizi offerti e i sistemi di rilevazione, elencando oltre ai princìpi fondamentali anche gli standard e le dimensioni della qualità, i sistemi di misurazione e valutazione che l’Istituto adotta e le modalità di rilevazione del grado di soddisfazione degli utenti.

È disponibile anche la versione stampabile della Carta dei servizi (pdf 3MB).

Casa albergo “La Pineta”: riapertura termini per la domanda

Casa albergo “La Pineta”: riapertura termini per la domanda

È stato pubblicato l’avviso di riapertura dei termini per presentare la domanda per l’ammissione ad ospitalità residenziale presso la casa albergo “La Pineta” di Pescara.

La domanda di ammissione può essere presentata dalle 13 del 2 novembre fino alle 13 del 2 dicembre 2022.

Il bando è rivolto ai pensionati INPS iscritti alla Gestione Dipendenti Pubblici e ai pensionati di altre amministrazioni pubbliche iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e ai loro coniugi o conviventi.

San Guido Maria Conforti

 

San Guido Maria Conforti


Nome: San Guido Maria Conforti
Titolo: Fondatore dei Miss. Saveriani
Nascita: 30 marzo 1865, Casalora di Ravadese
Morte: 5 novembre 1931, Parma
Ricorrenza: 5 novembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Dalla sua aveva una volontà di ferro, una passione travolgente per la diffusione del Vangelo e tanti sogni che illuminavano le sue giornate, ma non la salute. Nelle sue condizioni soffriva di epilessia e sonnambulismo chiunque sarebbe rimasto ai blocchi di partenza; lui invece s’è lanciato con foga e tenacia, giungendo dove sognava di arrivare, cioè a riprendere l’evangelizzazione della Cina dal punto in cui il grande missionario gesuita, san Francesco Saverio, era stato costretto a fermarsi dalla morte, che l’aveva colto nel 1552. Non lo farà di persona, perché la malattia continuerà a segnare e a porre limiti alla sua vita, ma attraverso i confratelli della congregazione missionaria cui darà vita. Non solo, ma riuscirà a reintrodurre nella vita della chiesa lo spirito evangelico della missione ad gentes, per diversi motivi fortemente appannato.

Guido Conforti nasce il 30 marzo 1865 a Casalora di Ravadese, nel parmense. È l’ottavo dei dieci figli di Rinaldo e Antonia Adorni. Dopo aver studiato dai Fratelli delle scuole cristiane e superato le perplessità del papà, non troppo felice per la sua scelta, Guido entra nel seminario di Parma. La sua vocazione è legata a un episodio che, diventato vescovo, ricorderà spesso. Nella chiesa della Pace in Borgo delle Colonne, sulla strada che percorre per andare a scuola, c’è un Crocifisso davanti al quale si ferma spesso a pregare: «Io lo guardavo e lui guardava me e mi pareva che dicesse tante cose», racconterà assicurando che la sua vocazione sacerdotale è nata lì.

A diciassette anni, i primi sintomi della malattia, che potrebbe sbarrargli la strada verso il sacerdozio, ma il rettore, monsignor Andrea Ferrari (futuro arcivescovo di Milano e santo) lo rincuora e lo guida fino all’ordinazione sacerdotale, che avviene nel santuario di Fontanellato (Parma) il 22 settembre 1888. Dopo l’ordinazione, don Guido ritorna in seminario a proseguire nell’incarico di vicerettore, che monsignor Ferrari gli ha affidato da chierico e che ha svolto con intelligenza e cuore dimostrando di essere un buon educatore. A ventotto anni è eletto vicario generale della diocesi parmense.

In seminario, il giovane Conforti ha letto una biografia di san Francesco Saverio e rimane affascinato dal suo spirito e dalle sue imprese missionarie. La prematura conclusione della missione dell’eroico gesuita accende il lui il sogno di riprenderla e proseguirla. Si sente missionario e vuole fare il missionario, ma con la malattia che si ritrova nessun istituto dedito alla missione è disposto ad accettarlo.

E allora che cosa fa? Il 3 dicembre 1895 (festa di san Franceso Saverio) ne fonda uno per conto suo, che chiama Istituto emiliano per le missioni estere, tre anni dopo ufficialmente riconosciuto come Congregazione di san Francesco Saverio per le missioni estere.

All’inizio ha pochi alunni e un solo prete che lo aiuta, ma assai presto può consegnare la croce ai primi due missionari saveriani diretti in Cina, Gaio Rastelli e Odoardo Mainini. Conforti a questo punto è in una situazione delicata: mentre è vicario generale della diocesi di Parma, prepara preti da mandare in missione, e questo in un momento storico in cui la missione è vista come una sottrazione di elementi al clero locale, e lui ha il suo bel daffare per convincere i confratelli che la chiesa è per la sua stessa natura missionaria.

Intanto nel 1902, a trentasette anni, è nominato arcivescovo di Ravenna, ma sulla cattedra di Sant’Apollinare resta un solo anno, costretto al ritiro dall’acuirsi della sua malattia. Nel frattempo, uno dei suoi missionari in Cina muore e l’altro ritorna in Italia. In questo periodo Conforti si dedica alla formazione dei giovani aspiranti missionari.

Un periodo beve, perché Pio X lo nomina coadiutore del vescovo di Parma e nel 1907 successore del presule defunto. Reggerà la diocesi parmense per quasi venticinque anni, sempre attivissimo: indìce due sinodi, visita per cinque volte ciascuna delle trecento parrocchie, avendo al vertice delle sue preoccupazioni pastorali l’istruzione religiosa dei fedeli. Istituisce e promuove l’Azione cattolica, soprattutto tra i giovani. Intanto i suoi missionari saveriani fanno ritorno in Cina e nel 1912 uno di loro, padre Luigi Calza, è nominato vescovo di ChengChow e a consacrarlo nella cattedrale di Parma è monsignor Conforti.

Nello stesso anno, assieme a don Giuseppe Allamano, fondatore a Torino dei Missionari della Consolata, si fa promotore di una campagna per ridestare nella chiesa la sua connaturata vocazione missionaria. I due lanciano un appello al papa, che non cade nel vuoto: la Giornata missionaria mondiale, che sarà istituita poi nel 1926 da papa Pio XI, è frutto anche dell’interesse suscitato dall’appello.

Ecco altre due date importanti nella vita di monsignor Conforti e del suo istituto: 1921 e 1928. Il 15 agosto 1921 sono definitivamente approvate dal papa le costituzioni dell’Istituto saveriano che regolano la vita delle comunità. Nel 1928 Conforti è in Cina a far visita ai suoi missionari e a consolidare il legame di comunione fra la comunità cattolica di Parma e la giovane chiesa dell’Honan occidentale, il sogno di Francesco Saverio avverato…

Monsignor Conforti trova nella missione ottimi motivi per essere un eccellente pastore della sua diocesi, che rievangelizza attraverso la catechesi e la carità, vissuta in tutte le direzioni, in particolar modo nell’assistere le famiglie colpite dai lutti e dai disagi della prima guerra mondiale, impegno riconosciuto anche dal governo italiano che gli conferisce un’alta onorificenza.

Tornato dalla Cina, monsignor Conforti riprende la sua attività, ma il suo fisico tanto provato, pur sorretto da un’indomita volontà, cede irrimediabilmente. Il 5 novembre 1931, accompagnato dai confratelli e confortato dal sacramento degli infermi, si addormenta nel Signore.

Nel 1995 Giovanni Paolo II lo proclama beato, mentre Benedetto XVI il 23 ottobre 2011 lo cinge dell’aureola dei santi.

PRATICA. I dolori di Gesù e di Maria si imprimano nel nostro cuore, vi rimangano profondamente scolpiti, ci ispirino ripugnanza al peccato e siano indelebile sigillo di amore

PREGHIERA O Dio, che ti sei degnato di rendere mirabile San Guido Maria nel predicare la passione del tuo Unigenito e nel superare tutte le avversità, concedici per la sua intercessione che, muniti contro le subdole insidie dei nemici, godiamo pienamente del frutto del divino Sangue

MARTIROLOGIO ROMANO. A Parma, San Guido Maria Conforti, vescovo, che, da buon pastore, sempre vegliò in difesa della Chiesa e della fede del suo popolo e, spinto dalla sollecitudine per l’evangelizzazione dei popoli, fondò la Pia Società di San Francesco Saverio.