Archivi giornalieri: 14 febbraio 2022

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il manifesto

ECONOMIA

È scontro tra Landini e Bonomi sui salari e sulla contrattazione

Il caso. Boom dell’inflazione, aumentano i prezzi dell’energia e non solo, ma i salari ristagnano. Per la Cgil va rivisto l’indice dei prezzi che ignora il caro energia, per Confindustria no. La polemica è anche sul rapporto tra contrattazione nazionale e quella azienda. Bonomi evoca un “riformismo competitivo”, mentre Landini ne chiede uno “redistributivo”. Il nuovo scenario per il 2022, potrebbe non esserci né l’uno, né l’altro. E’ il secondo tempo della crisi innescata dalle politiche per rallentare la diffusione del Covid

Maurizio Landini (Cgil) con Carlo Bonomi (Confindustria)
 Maurizio Landini (Cgil) con Carlo Bonomi (Confindustria)

L’aumento del costo dell’energia e dei principali prodotti alimentati causato dal boom dell’inflazione indotto principalmente dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dall’ingorgo nelle catene del valore globale non sta solo aumentando i costi per le imprese, ma sta peggiorando il problema dei bassi salari in Italia. Fermi sostanzialmente dal 1990, e funestati dal precariato di massa, oggi dovranno pagare le conseguenze degli aumenti record. È uno degli effeti del secondo tempo di una crisi sottovalutata dagli ultimi due governi, il «Conte 2» e quello di Draghi.

IN QUESTA CORNICE ieri è esploso un nuovo conflitto verbale a distanza tra il segretario della cgil Maurizio Landini che ha chiuso la conferenza di organizzazione del sindacato a Rimini e il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Secondo quest’ultimo non è vero che l’indice dei prezzi armonizzato (Ipca) escluda dal calcolo degli aumenti contrattuali i prezzi dei beni energetici importati. «Non è così – ha detto – Il prezzo dei beni energetici c’è, ma viene spalmato nel tempo per evitare che scarti bruschi come quello attuale rendano l’indice ballerino. Se si vogliono innalzare i salari subito, la strada sono contratti di produttività in ogni impresa, addizionali al contratto nazionale».

A QUESTE parole è seguita la reazione di Landini secondo il quale servirebbe una revisione dell’Ipca che ignora il «caro energia». In questa prospettiva non si può separare la contrattazione nazionale da quella aziendale, né chiedere un aumento della produttività di settore ignorando il problema macroeconomico che incide sull’intera economia nazionale. «Di fronte al problema dei contratti nazionali e della crescita del salario e dell’inflazione che cresce, Bonomi risponde dicendo no, non va cambiato nulla, perché l’unico luogo in cui devono crescere i salari con la produttività è laddove si fa la contrattazione aziendale. Questa è una cosa non accettabile – ha detto Landini – In un paese con tante piccole e medie imprese, dove per la maggioranza dei lavoratori non c’è contrattazione aziendale, se non sono i contratti nazionali che tornano ad avere un’autorità salariale e a porsi il problema di aumentare il valore reale dei salari, questo vuol dire accettare la programmazione e la riduzione dei salari».

NEL RAGIONAMENTO di Landini c’è un’idea di politica dei salari assente perlomeno dall’abolizione della scala mobile confermata da un referendum. Eravamo in tutt’altro ciclo economico, quando la crisi petrolifera del 1973 aveva innescato una lunga spirale in cui gli aumenti salariali erano mangiati dall’inflazione. Da quella situazione si uscì sconfiggendo la resistenza sindacale, creando un nuovo consenso sulla stabilità dell’inflazione e contro l’aumento dei salari . Oggi l’aumento dell’inflazione non sembra intrecciato all’aumento dei salari. Da qui le ripetute richieste di aumentarli.

BONOMI ha parlato di un «riformismo competitivo», intendendolo come «non interventi a margine, ma riforme efficaci, che rendano moderno e competitivo il paese, giustizia e concorrenza in primis». Landini ha risposto: «Le riforme non devono essere competitive ma redistributive. Competitive per chi? Non è che manca la competitività, ce ne è anche troppa nel modo del lavoro». Se Bonomi, a suo modo, interpreta l’approccio neoliberale «abilitante» del piano di ripresa e resilienza, il mantra del governo Draghi, Landini sembra indicare un modello diverso ma sconosciuto alle forze politiche esistenti in parlamento. La questione è già emersa nello sciopero generale di Cgil e Uil del 16 dicembre.

DALL’ASSEMBLEA organizzativa la Cgil ha rilanciato una battaglia sui diritti e sulla partecipazione ispirata al principio della «codeterminazione», a cominciare dalle imprese. Per il sindacato il 2022 sarà un «anno antifascista» costellato da una serie di iniziative che arriveranno al prossimo 9 ottobre, anniversario dell’assalto neofascista alla sede di Corso Italia a Roma. Il governo non ha dato seguito alla richiesta di mettere fuorilegge l’organizzazione responsabile dei gravi fatti.

Assegno Unico, come si calcola? Guida ed esempi pratici per scoprire quanto spetta

Assegno Unico, come si calcola? Guida ed esempi pratici per scoprire quanto spetta
Dagli importi per i figli a carico sino alle maggiorazioni. Analisi completa di come si calcola l’Assegno Unico per i figli dal 2022.
Assegno Unico, come si calcola

Come si calcola l’assegno unico? L’Assegno Unico Universale ai nastri di partenza dal 1° marzo 2022 consiste in un importo mensile erogato direttamente dall’INPS previa domanda dei genitori di figli minori a carico dal settimo mese di gravidanza e, a talune condizioni, anche per i maggiorenni (a carico) fino al ventunesimo anno di età (o anche oltre per i figli disabili).

La disciplina dell’assegno unico universale (in sigla AUU) è tracciata dal Decreto Legislativo del 21 dicembre 2021 numero 230, cui si aggiungono i chiarimenti operativi forniti dall’INPS con la Circolare del 9 febbraio 2022 numero 23.

La somma mensile cui avranno diritto i genitori a decorrere dal prossimo 1° marzo è il risultato di una importo base e di una serie di maggiorazioni, disciplinate essenzialmente dall’articolo 4 del Decreto numero 230.

Analizziamo in dettaglio come si determina l’AUU, quali sono gli strumenti di simulazione forniti dall’INPS e, infine, una serie di esempi di calcolo.

Assegno Unico, come si calcola? Importi base da riparametrare all’ISEE 

Eccezion fatta per le maggiorazioni che analizzeremo nel paragrafo successivo, l’importo mensile dell’Assegno Unico è parametrato in funzione dell’ISEE del nucleo ove è inserito il figlio beneficiario della prestazione:

  • Per ciascun figlio minorenne (articolo 4 comma 1 del D.Lgs. n. 230/2021) è previsto un importo pari a 175 euro mensili, spettante in misura piena per un ISEE pari o inferiore a 15 mila euro e successivamente ridotto gradualmente, secondo gli importi definiti nella tabella 1 di cui al Decreto Legislativo numero 230/2021, sino ad arrivare a 50 euro mensili per coloro che hanno un ISEE pari o superiore a 40 mila euro;
  • Per ciascun figlio maggiorenne (articolo 4 comma 2 del D.Lgs. n. 230/2021) fino al ventunesimo anno di età, l’Assegno mensile ammonta ad euro 85 mensili per coloro che hanno un ISEE pari o inferiore a 15 mila, somma ridotta secondo la tabella 1 sino all’importo di 25 euro mensili previsto per chi ha un ISEE pari o superiore a 40 mila euro.

Leggi anche: Assegno unico 2022, importi mensili e tabelle ISEE

Assegno Unico figli, cosa sono sono le maggiorazioni

Il Decreto Legislativo numero 230 (articolo 4) prevede numerose maggiorazioni della somma – base mensile.

Figli successivi al secondo

Per ogni figlio successivo al secondo (articolo 4 comma 3) è riconosciuta una maggiorazione pari a 85 euro mensili, in presenza di un ISEE pari o inferiore a 15 mila euro, somma che si riduce gradualmente in base agli importi indicati nella citata tabella 1 sino all’importo di 15 euro mensili per chi ha un ISEE pari o superiore a 40 mila euro.

Figli con disabilità

Le maggiorazioni per i figli con disabilità sono raccolte ai commi 4, 5 e 6 dell’articolo 4:

  • Per ogni figlio minorenne con disabilità (articolo 4 comma 4) è riconosciuta una maggiorazione mensile pari a 105 euro in caso di non autosufficienza, 95 euro a fronte di disabilità grave, 85 euro per la disabilità media;
  • Ciascun figlio maggiorenne di età fino a 21 anni con disabilità (di grado almeno medio) comporta una maggiorazione dell’importo – base di cui al precedente comma 2 pari a 80 euro mensili (articolo 4 comma 5);
  • Per ogni figlio a carico con disabilità (di grado almeno medio) di età pari o superiore a 21 anni, è riconosciuto un importo mensile di 85 euro, spettante in misura piena per chi ha un ISEE pari o inferiore a 15 mila, salvo poi essere ridotto in base alle indicazioni della tabella 1 in parola, fino a raggiungere la somma minima di 25 euro in corrispondenza di un ISEE pari o superiore a 40 mila euro (articolo 4 comma 6).

Madri di età inferiore a 21 anni

Al comma 7 dell’articolo 4 è riconosciuta una maggiorazione pari a 20 euro mensili per ciascun figlio minore a beneficio delle madri di età inferiore a 21 anni.

Genitori titolari di reddito da lavoro

Qualora entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro al momento della domanda, è riconosciuta una maggiorazione (articolo 4 comma 8) per ogni figlio minore pari a 30 euro mensili, in caso di ISEE pari o inferiore a 15 mila euro.

A fronte di livelli di ISEE superiori, la somma è ridotta gradualmente (sempre in base alla tabella 1) sino ad annullarsi a fronte di un ISEE equivalente a 40 mila euro.

Per livelli di ISEE superiori a 40 mila euro la maggiorazione non spetta.

La Circolare INPS numero 23 ha chiarito che ai fini della maggiorazione per “redditi da lavoro” si intendono:

  • Redditi da lavoro dipendente o assimilati;
  • da pensione;
  • da lavoro autonomo o d’impresa;
  • derivanti dalle prestazioni sportive professionistiche non occasionali;
  • Indennità corrisposte ai giudici onorari di pace ed ai viceprocuratori onorari.

Importo assegno unico in assenza di ISEE

In caso di assenza di ISEE spettano gli importi base e le maggiorazioni minime di cui ai commi da 1 a 8 dell’articolo 4.

Calcolo Assegno Unico, altre maggiorazioni

E’ prevista (articolo 4 comma 10) una maggiorazione forfettaria per chi ha quattro o più figli, quantificata in 100 euro mensili per nucleo.

Vista e considerata la soppressione delle misure di sostegno economico attualmente vigenti, prime fra tutte ANF e detrazioni per figli a carico di età inferiore a 21 anni compiuti, con lo scopo di consentire una graduale transizione all’Assegno Unico, per gli anni 2022, 2023 e 2024 l’articolo 5 riconosce una maggiorazione su base mensile al ricorrere delle seguenti condizioni:

  • ISEE del nucleo familiare non superiore a 25 mila euro;
  • Percezione nel corso del 2021 degli ANF in presenza di figli minori da parte del soggetto richiedente l’AUU o di altro componente il nucleo familiare.

Come ricorda la Circolare numero 23 la “maggiorazione eventualmente spettante verrà calcolata dall’INPS, sommando l’ammontare mensile della componente familiare corrispondente, in linea teorica, all’assegno al nucleo familiare” di cui avrebbe avuto diritto il richiedente con “l’ammontare mensile della componente fiscale, teoricamente coincidente con le detrazioni fiscali medie operanti nel regime fiscale dell’articolo 12 del TUIR”.

All’importo ottenuto dovrà essere sottratto “l’ammontare mensile dell’assegno unico e universale”.

Calcolatore Assegno Unico: come funziona il simulatore INPS

Sul portale “inps.it – Prestazioni e servizi – Servizi – Simulazione Importo Assegno Unico” è disponibile l’applicativo per calcolare l’ammontare mensile dell’Assegno.

La procedura, senza che sia necessario accreditarsi con SPID, CIE o CNS, permettere di simulare l’importo del sussidio indicando il “Numero figli”:

  • minorenni;
  • minorenni disabili non autosufficienti;
  • i minorenni disabili gravi;
  • i minorenni disabili medi;
  • i figli maggiorenni fino al compimento del 21esimo anno di età;
  • i figli maggiorenni disabili fino al compimento del 21esimo anno di età;
  • i maggiorenni disabili che hanno compiuto il 21esimo anno di età.

E’ altresì possibile selezionare la casella relativa alla maggiorazione per:

  • Madri di età inferiore ai 21 anni;
  • Nuclei familiari con ISEE non superiore a 25 mila euro che, nel corso del 2021, hanno percepito gli ANF;
  • Nuclei con figlio minore i cui genitori sono entrambi titolari di redditi da lavoro al momento della presentazione della domanda.

Da ultimo, il sistema permette di indicare l’importo dell’ISEE dopo aver selezionato la casella “Sono in possesso di ISEE”.

Una volta completato l’inserimento dei dati è sufficiente cliccare su “Calcolo importo assegno mensile” ed ottenere così la somma riferita al totale dei figli indicati.

Come si calcola l’assegno unico? Ecco alcuni esempi pratici

Applicando quanto descritto sinora, ipotizziamo (caso 1):

  • Nucleo familiare con tre figli minorenni;
  • ISEE pari a 12.000 euro;
  • Entrambi i genitori sono titolari di redditi da lavoro;

spetterà un importo mensile di 700,00 euro di cui:

  • 175,00 euro per ciascun figlio;
  • 85,00 euro a titolo di maggiorazione per il terzo figlio;
  • 30,00 euro per ciascun figlio a titolo di maggiorazione per i genitori titolari di redditi da lavoro.

Alle stesse condizioni ma con un ISEE pari a 20 mila euro (caso 2) l’Assegno passerebbe a 593,00 euro mensili, di cui:

  • 150,00 euro per ciascun figlio;
  • 71,00 a titolo di maggiorazione per il terzo figlio;
  • 24,00 euro per ciascun figlio a titolo di maggiorazione per i genitori titolari di redditi da lavoro.

Pensiamo da ultimo ad un nucleo (ISEE 40.000 euro) composto da un figlio minorenne ed un figlio maggiorenne (19 anni). L’Assegno mensile corrisponderebbe ad euro 75,00 di cui:

  • 50,00 euro per il figlio minorenne;
  • 25,00 euro per il figlio maggiorenne.

Non spetta invece la maggiorazione per i genitori titolari di redditi da lavoro dal momento che la stessa si annulla per chi ha un ISEE pari o superiore a 40 mila euro.

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San Valentino

 

San Valentino


San Valentino

autore: Antonio Arrigoni anno: 1707 titolo: San Valentino
Nome: San Valentino
Titolo: Martire
Nascita: 176, Terni
Morte: 14 febbraio 270, Roma
Ricorrenza: 14 febbraio
Tipologia: Commemorazione
S. Valentino, prete della Chiesa Romana; si era dedicato in modo particolare, assieme a S. Mario e alla propria famiglia, al servizio dei martiri imprigionati sotto l’imperatore Claudio II.

Valentino nacque a Interamna Nahars attuale Terni da una famiglia patrizia nel 176, fu poi convertito al cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni.

Il suo zelo non poteva passare inosservato ai pagani. Fu cercato ed arrestato.

I soldati, dopo averlo malmenato, lo condussero al tribunale del prefetto.

Valentino, cominciò questi, perché sollevi mezza Roma contro l’imperatore e converti i Romani al Cristianesimo?

Perchè questa è la volontà di Dio, di quel Dio che solo è padrone, creatore del cielo e della terra, unico e vero Dio.

Ma non conosci i decreti dell’imperatore che bandiscono da Roma i Cristiani e vietano ogni ulteriore predicazione?

Sì, o prefetto, noi conosciamo tali decreti, ma conosciamo anche le parole dello Spirito Santo : « È necessario ubbidire più a Dio che agli uomini ».

Suvvia, sacrifica agli dèi e alla gloria dell’imperatore, ed io ti farò sommo sacerdote!

Le tue lusinghe sono inutili. Io non ti ubbidirò mai in questo!

Avete sentito? Esclamò indignato il prefetto rivolto ai giudici e agli sgherri. Mi viene ad insultare in casa! Or è ricolma la misura : ti porrò alla scelta due partiti, dopo i quali sarai per sempre o felice o infelice. O subito avanzi e getti incenso sul turibolo posto innanzi al nume. ed allora avrai le divise pontificali, gli onori, i grossi stipendi che loro sono uniti; o se rifiuterai sarai gettato in una botte piena di olio bollente.

Non temo tormenti di sorta. Pur di non offendere il mio Dio, son pronto a sostenerli!

Basta! Hai scelto. Sia battuto colle verghe.

Fu battuto crudelmente per lungo tempo. Siccome il Signore lo sosteneva, non morì sotto i colpi, ma alla fine, esausto di forze, cogli occhi rivolti al cielo esclamò: « Nulla mai mi potrà separare dalla carità di Cristo ».

Ricondotto, tutto una piaga; dinanzi al prefetto, questi tentò un’ultima lusinga, ma essendo riuscita vana, lo condannò alla decapitazione che fu eseguita dal soldato romano Furius Placidus. Era il 14 febbraio del 270.

Papa Giulio I fece edificare in suo onore una basilica a tre navate presso ponte Milvio di cui rimangono solo alcuni resti, però le sue reliquie si conservarono nella chiesa di S. Prassede. Successivamente vennero probabilmente traslate sulla collina di Terni, al LXIII miglio della via Flaminia, nei pressi di una necropoli. Sul luogo sorse nel IV secolo la Basilica di San Valentino nella quale attualmente sono custoditi, racchiusi in una teca, i resti del santo.

Le suddette sono le reliquie del vescovo di Terni. Dal 1936, grazie all’allora vescovo della Diocesi Sarno-Cava, il mons. Pasquale dell’Isola, la città di San Valentino Torio detiene alcune reliquie del Santo Patrono degli Innamorati.

PRATICA. Tutta la vita di Gesù Cristo e dei santi Martiri fu un martirio non mai interrotto e voi cercate riposo e consolazioni? Oh quanto vi ingannate, se in questa vita miserabile cercate altro che patire! (Dall’Imitazione di Cristo).

PREGHIERA. O Signore, per i meriti del tuo santo martire Valentino, concedici, te ne preghiamo, la grazia di sopportare quelle piccole prove che la tua sapienza vorrà mandarci.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Terni san Valentino, Vescovo e Martire, il quale, dopo lunga flagellazione messo in prigione, e, non potendo esser vinto, finalmente nel silenzio della mezza notte tratto fuori dal carcere, fu decollato per ordine di Plàcido, Prefetto della città.

La leggenda di San Valentino, Sabino e Serapia

San Valentino Sabino e Serapia

Sabino, era un giovane centurione romano che s’innamorò di Serapia, una ragazza di religione cristiana. I due giovani decisero di sposarsi ma la famiglia di Serapia negò il consenso. I due ragazzi si rivolsero dunque al Vescovo Valentino. Sabino però non essendo battezzato per amore di Serapia accettò subito compensare la mancanza con il sacramento impartito da Valentino. Iniziarono allora i preparativi per festeggiare il battesimo di Sabino e le imminenti nozze. I due ragazzi erano molto felici per l’imminente avvenimento, ma Serapia contrasse una grave malattia. La ragazza fu colpita da una grave forma di tisi e si aggravò fino ad essere vicina alla fine. Sabino, disperato, chiese subito a Valentino di essere battezzato al più presto e di unirlo in matrimonio con Serapia prima che lei morisse. Valentino, commosso, battezzò il giovane e lo unì in matrimonio al capezzale di Serapia. La leggenda vuole che quando Valentino alzò le mani al cielo per benedire la loro unione, un improvviso sonno beatificante avvolgesse i due giovani per l’eternità.