Archivi giornalieri: 26 ottobre 2021

Dalla parte sbagliata della Storia: tutte le guerre di Colin Powell

Stati uniti. È morto a 84 anni il primo segretario di Stato nero: nel 2003 accusò l’Iraq di nascondere armi chimiche, preludio dell’attacco degli Stati uniti. Ai vertici dell’esercito Usa per decenni, compilò il rapporto sul massacro «mai avvenuto» di My Lay, invase Panama, bombardò la Libia, lanciò l’operazione “umanitaria” in Somalia e la prima guerra del Golfo

5 febbraio 2003, l’allora segretario di Stato Colin Powel mostra all’Onu una fiala, contenente (secondo lui) antrace «irachena»
 5 febbraio 2003, l’allora segretario di Stato Colin Powel mostra all’Onu una fiala, contenente (secondo lui) antrace «irachena»

Colin Powell è morto ieri a 84 anni «per complicazioni da Covid», ha riferito la famiglia, secondo la quale era stato vaccinato. La prima reazione è stata quella dell’ex presidente degli Usa George W. Bush: «L’America perde un grande servitore dello stato».

Powell è uscito indecorosamente dalla storia dopo aver raggiunto i vertici della carriera politico-militare e una tale popolarità che aveva suggerito una candidatura alla Casa bianca, da lui respinta con la motivazione di non essere interessato alla politica.

Il momento di maggiore «popolarità» l’aveva raggiunto quel 5 febbraio 2003 quando si era presentato all’Onu per dimostrare che Saddam Hussein era pericoloso e andava abbattuto. Per la dimostrazione si era dotato di fialette con una polverina bianca, che doveva essere antrace, e furgoncini giocattolo per simulare i laboratori mobili con i quali Saddam avrebbe potuto usare le «armi di distruzione di massa».

L’occidente credette a quella ridicola messa in scena a tutto schermo, propedeutica al lancio della seconda guerra del Golfo. La macchina da guerra era in marcia, pronta a sferrare l’attacco sei settimane dopo. Inutili le informazioni degli ispettori Onu che da Baghdad smentivano, sostenendo che Saddam non aveva più quelle armi.

Non solo non furono usate ma non furono nemmeno mai trovate perché non c’erano. Ma Saddam era stato eliminato e l’Iraq distrutto. Due anni dopo il discorso di Powell all’Onu, un rapporto governativo disse che la comunità dell’intelligence aveva «torto marcio» nelle sue valutazioni delle capacità irachene di produrre armi di distruzione di massa prima dell’invasione Usa.

Ma il danno era fatto e Colin Powell a un giornalista dell’Abc news che, l’8 settembre 2005, gli chiedeva se ritenesse che la sua reputazione fosse stata danneggiata aveva risposto: «Naturalmente. È una macchia. Io sono colui che lo ha fatto a nome degli Stati uniti e sarà sempre parte della mia storia. È stato doloroso. Lo è anche adesso». Ma se ci sono stati ripensamenti che forse hanno determinato il suo passaggio dai conservatori ai democratici – votando Obama e Biden –, non sono bastati a riscattare il suo «onore». Anche perché la seconda guerra del Golfo non è stata l’unica alla quale Powell nella sua lunga carriera ha contribuito.

Le sue prime due missioni militari risalgono agli anni ’60 in Vietnam. Nel 1962 era uno dei consulenti inviati da John F. Kennedy nel Vietnam del sud; ritornato ferito, ricevette la prima medaglia di bronzo. La seconda volta è stato inviato (1968-69) per investigare sul massacro di My Lay, nel quale erano stati uccisi più di 300 civili.

Il rapporto di Powell negava la fondatezza delle accuse contro i soldati statunitensi: «Le relazioni tra i soldati americani e il popolo vietnamita sono eccellenti». Ferito per la seconda volta in un incidente aereo era riuscito a salvare i suoi compagni: un’altra medaglia.

Dopo aver comandato un battaglione in Corea (1973) ottenne un incarico al Pentagono. Era assistente militare senior del segretario alla difesa Caspar Weinberger quando coordinò l’invasione di Granada e il bombardamento della Libia. Come consigliere alla sicurezza di Reagan ai tempi dell’Irangate, che serviva a finanziare i contras che combattevano il governo sandinista, fu chiamato a testimoniare davanti al Congresso ma ne uscì pulito.

Da capo di stato maggiore dal presidente Bush padre lo attesero nuove sfide. Come l’invasione di Panama per eliminare il dittatore Manuel Noriega che non cedeva alle richieste Usa sul canale di Panama. Anche l’operazione «umanitaria» in Somalia è opera del generale Powell, anche se si era ritirato dall’esercito qualche giorno prima della disastrosa battaglia di Mogadiscio (1993).

Ma è soprattutto contro l’Iraq di Saddam Hussein che si è impegnato, e non solo nella seconda guerra del Golfo, ma anche nella prima. La guerra era iniziata il 16 gennaio 1991 con un massiccio e devastante bombardamento con missili Cruise dalle navi da guerra e dagli aerei americani, britannici e sauditi.

A dare il via all’attacco era stato il presidente Bush padre ma «Desert Storm» fu rafforzata da un piano d’attacco di forze terrestri fortemente voluto da Powell, capo degli Stati maggiori riuniti. Fu la prima vera guerra mediatica, fatta con le veline diffuse dal Pentagono: i giornalisti erano stati evacuati e a Baghdad erano rimasti solo Stefano Chiarini del manifesto e Peter Arnett della Cnn.

Convegno “Ammortizzatori sociali – Una rinnovata modalità di dialogo”

Convegno “Ammortizzatori sociali – Una rinnovata modalità di dialogo”

Il prossimo mercoledì 27 ottobre, dalle ore 16, nella sede di Palazzo Wedekind a Roma, si terrà il convegno “Ammortizzatori sociali – Una rinnovata modalità di dialogo” durante il quale l’INPS presenterà la nuova piattaforma di gestione degli ammortizzatori sociali.

Sarà possibile seguire l’evento live sul canale dedicato: Ammortizzatori Sociali, una rinnovata modalità di dialogo.

I lavori si apriranno con i saluti del Presidente INPS Pasquale Tridico, del Direttore generale Vicario Vincenzo Caridi, e del Consigliere Amministrazione INPS Rosario De Luca, con la moderazione del Responsabile Ufficio Comunicazione esterna INPS Alessandro Casile.

Sono previsti tre temi di relazione:

  • Il contesto dell’innovazione, con gli interventi del Direttore centrale Organizzazione e Comunicazione interna Rocco Lauria, e del Direttore centrale Ammortizzatori sociali Luca Sabatini;
  • Presentazione delle nuove funzionalità di accesso alle procedure, con gli interventi del Responsabile della Struttura tecnica per l’Innovazione tecnologica e la Trasformazione digitale INPS Vincenzo Di Nicola e del Direttore vicario DCM Milano Alberto Dotto;
  • Analisi e bilancio della fase di sperimentazione, con l’intervento del Segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro con delega ai rapporti con l’INPS Giovanni Marcantonio.

In programma anche tre momenti di discussione proposti dal Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Consulenti del lavoro Marina Calderone, dal Responsabile Tavolo tecnico INPS Roberto Cunsolo per l’Ordine Dottori Commercialisti e dalla componente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS – Responsabile Previdenza Maria Magri, di Confindustria.

Per tutti i dettagli è disponibile il programma (pdf 3MB) dell’evento.

Soggiorni invernali 2021-22 Case del Maestro: le graduatorie

Soggiorni invernali 2021-22 Case del Maestro: le graduatorie

Concorsi per 1858 consulenti protezione sociale e 189 medici prima fascia INPS: precisazioni

Concorsi per 1858 consulenti protezione sociale e 189 medici prima fascia INPS: precisazioni

Si ricorda che il 2 novembre 2021 alle ore 16 scadrà il termine per la presentazione della domanda di partecipazione al “Concorso pubblico, per titoli ed esami, a 1858 posti di consulente protezione sociale nei ruoli del personale dell’INPS, area C, posizione economica C1” e al “Concorso pubblico, per titoli ed esami, a 189 posti di professionista medico di prima fascia funzionale nei ruoli del personale dell’INPS“.

Si ricorda che alla sezione “Concorsi” di “Avvisi, bandi e fatturazione”, sono state pubblicate alcune precisazioni per la compilazione delle domande di partecipazione, all’interno della sezione “procedure in corso” nella specifica sotto sezione di ciascuno dei due concorsi pubblici.

Compila domanda: https://concorsi.inps.it

San Folco Scotti

 

San Folco Scotti


Nome: San Folco Scotti
Titolo: Vescovo
Nascita: 1165, Piacenza
Morte: 16 dicembre 1229, Pavia
Ricorrenza: 26 ottobre
Tipologia: Commemorazione

Tre giorni fa, siamo entrati con la fantasia nella chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro, a Pavia, per vedere la tomba di San Boezio, sepolto nella cripta proprio sotto l’arca del grande convertito Sant’Agostino.

L’11 di questo mese, abbiamo parlato di Sant’Alessandro Sauli, barnabita, Vescovo prima in Corsica e poi a Pavia, dove morì più di mill’anni dopo Severino Boezio, e dove è sepolto. Oggi, per la terza volta in pochi giorni, il calendario, nel suo itinerario di millenni, ci conduce di nuovo a Pavia, a questa antica signora della pianura padana, dove la potenza si è sposata nel corso dei secoli alla bellezza, e la sapienza ha dato frutti di santità.

A Pavia è sepolto San Folco, o Fulco, Vescovo come Alessandro Sauli, ma di lui più giovane di trecentocinquant’anni. Ed è sepolto non in una delle chiese del primo periodo romanico, gloria e caratteristica della capitale dei Longobardi, ma nel Duomo rinascimentale, ideato dal Bramante, architetto della Chiesa delle Grazie, a Milano, e dall’Amadeo, architetto della Certosa di Pavia.

Al confronto con gli altri tre Santi che abbiamo ricordato, Agostino, Boezio ed Alessandro Sauli, la vita e la figura di San Folco o Fulco non è molto conosciuta, e può sembrare poco interessante. Era di Piacenza, ed un particolare significativo sul suo conto è dato dal suo cognome, quello di Scotti.

Gli Scotti, che proprio da Piacenza si diffusero in tutta Italia, erano una famiglia di scori, cioè di scozzesi. Scozzesi si dicevano allora non gli abitanti della Scozia, ma quelli dell’Irlanda. Dalla verde isola cristiana, evangelizzata, come si ricorderà, nel V secolo da San Patrizio, erano poi scesi in Europa, in secoli di difficoltà politiche e di miserie morali, decine di Santi e di religiosi, come per una trasfusione di sangue fresco e vivo. E dietro ai Santi, specialmente quando le isole del Nord furono invase dai Danesi, vennero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella piacentina degli Scotti, dalla quale, verso il 1165, nacque San Folco.

A vent’anni entrò presso i canonici regolari di Sant’Eufemia, e poiché era un giovane d’ingegno vivace, fu mandato a completare i suoi studi di teologia a Parigi, capitale intellettuale dell’Europa cristiana. Tornato a Piacenza, a 30 anni è priore di Sant’Eufemia, poi canonico, poi arciprete della cattedrale. Infine viene eletto Vescovo di Piacenza. Sei anni dopo, resta vacante la sede di Pavia. E San Folco Scotti vien consacrato Vescovo anche di questa città.

Piacenza e Pavia non erano divise soltanto dal fiume, ma anche da una ,terribile ostilità. Sono note, e ancora pittorescamente vive nella tradizione italiana, le rivalità tra città vicine. Basterebbe ricordare, sempre nella pianura padana, quella proverbiale tra Modena e Bologna. Ma la rivalità tra Piacenza e Pavia, prima di essere pittoresca e tradizionale, fu a lungo atroce e cruenta.

San Folco, piacentino e Vescovo di Pavia, fu il grande pacificatore delle due città. Pace prima di tutto interna, tra i cittadini divisi dalle fazioni politiche. Pace poi tra le due città, non più cristiane soltanto di nome.

Nel corso della sua opera pacificatrice, San Folco morì, nel 1229. Altro non si sa sul suo episcopato. Ma quello che si sa, e soprattutto la sua opera di padre affettuoso, basta a giustificare la fama e il culto che il discendente degli Irlandesi ha guadagnato in terra lombarda, ricca di sapienza e di santità.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, san Folco Scotti, vescovo, uomo di pace, colmo di zelo e di carità