Cessione del quinto della pensione, tassi aggiornati quarto trimestre 2021

Cessione del quinto della pensione, tassi aggiornati quarto trimestre 2021

Definiti i nuovi tassi effettivi globali medi (TEGM) per il periodo “1° ottobre 2021 – 30 dicembre 2021”, riferiti al quarto trimestre 2021

Con il Decreto n. 77147 del 24 settembre 2021 il Ministero dell’Economia e delle finanze – Dipartimento del Tesoro ha indicato i tassi effettivi globali medi (TEGM) praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari, determinati ai sensi dell’art. 2, co. 1, della L. n. 108/1996, recante disposizioni in materia di usura, come modificata dal D.L. n. 70/2011, convertito con modificazioni dalla L. n. 106/2011, rilevati dalla Banca d’Italia ed in vigore per il periodo “1° ottobre 2021 – 30 dicembre 2021”.

In particolare, con il Messaggio n. 3341 del 5 ottobre 2021, l’INPS ha specificato che:

  • per gli importi fino a 15.000 euro si applica un TEGM del 11,11%, mentre il tasso di soglia dell’usura è pari a 17,89%;
  • per gli importi oltre i 15.000 euro si applica un TEGM del 7,19% e il tasso di soglia dell’usura corrisponde al 12,99%.

Alla luce dei nuovi tassi, vediamo in dettaglio come funziona la cessione del quinto delle pensioni e come si calcola la quota cedibile.

Cessione del quinto della pensione: campo di applicazione

Si tratta della possibilità rivolta ai pensionati pubblici e privati di contrarre prestiti, con banche e intermediari finanziari, da estinguersi con cessione di quote di pensione fino al quinto dell’importo della stessa.

Possono essere cedute tutte le pensioni, ad eccezione di:

  • pensioni e assegni sociali;
  • invalidità civili;
  • assegni mensili per l’assistenza ai pensionati per inabilità;
  • sostegno al reddito (VOCRED, VOCOOP, VOESO);
  • assegni al nucleo familiare;
  • pensioni con contitolarità per la quota parte non di pertinenza del soggetto richiedente la cessione;
  • prestazioni di esodo ex art. 4, co. da 1 a 7–ter, della L. n. 92/2012.

Cessione del quinto della pensione: funzionamento

Ma cosa deve fare, in pratica, il pensionato per ottenere il prestito con cessione del quinto? Ebbene, per prima cosa il pensionato deve richiedere presso qualsiasi Sede INPS la “comunicazione di cedibilità della pensione”: si tratta di un documento in cui viene indicato l’importo massimo della rata del prestito.

Tale documento va poi consegnato alla Banca o alla società finanziaria con la quale stipulare il contratto di finanziamento.

Nel caso in cui il pensionato, per la stipula del contratto, si rivolga ad un Ente finanziario convenzionato con l’INPS, la comunicazione di cedibilità verrà elaborata direttamente dalla Banca/Finanziaria attraverso un collegamento telematico con l’Istituto stesso, e i tassi d’interesse applicati al contratto di prestito saranno più vantaggiosi.

Cessione del quinto della pensione: modalità di calcolo

Poiché il pensionato può cedere fino a un quinto della propria pensione, la rata dipende dall’importo della pensione stessa. L’importo cedibile è calcolato al netto delle trattenute fiscali e previdenziali, e in modo da non intaccare l’importo della pensione minima stabilito annualmente dalla legge. Per questo motivo i trattamenti pensionistici integrati al minimo non possono essere oggetto di cessione.

In caso di titolarità di più pensioni cedibili, il calcolo si effettua sull’importo totale delle pensioni percepite.

Cessione del quinto della pensione: tutele del pensionato

Prima di poter versare l’importo della rata trattenuta dalla pensione alla Banca o alla società finanziaria, l’INPS verifica la presenza di alcune condizioni a tutela del pensionato, che si riassumono di seguito:

  • la Banca o la Finanziaria devono avere tutti i requisiti richiesti dalla legge per questo tipo
    di operazione;
  • il tasso applicato al prestito deve essere inferiore al “tasso soglia” anti-usura per gli Enti finanziari accreditati o al tasso convenzionale stabilito per la propria fascia di età per il prestito erogato da Ente finanziario convenzionato;
  • la rata contrattualmente prevista non deve superare un quinto dell’importo della pensione;
  • nel contratto devono essere indicate tutte le spese (istruttoria, estinzione anticipata, premio assicurativo per premorienza, commissioni, interessi).

Per contenere il livello dei tassi di interesse e tutelare i pensionati, l’INPS ha predisposto una Convenzione, sottoscritta da numerose Banche e società finanziarie, che garantisce tassi più favorevoli rispetto a quelli di mercato. L’elenco delle Banche e degli Istituti convenzionati è disponibile seguendo il percorso indicato:

  • “Servizi Online” > “Elenco di tutti i servizi” > “Cessione quinto” > “Gestione Enti Convenzionati”.

Cessione del quinto della pensione: tassi di soglia convenzionali

Per i prestiti da estinguersi dietro cessione del quinto dello stipendio e della pensione, il valore dei tassi da applicarsi nel periodo “1° ottobre 2021 – 30 dicembre 2021” sono i seguenti:

  • per gli importi fino a 15.000 euro si applica un TEGM dell’11,11%, mentre il tasso di soglia dell’usura è pari a 17,89%;
  • importi oltre i 15.000 euro invece il TEGM è del 7,19% e il tasso di soglia dell’usura corrisponde al 12,99%.

Sulla base di tali dati, i tassi soglia TAEG da utilizzare per i prestiti estinguibili con cessione del quinto della pensione concessi da intermediari finanziari in regime di convenzionamento ai pensionati variano come segue:

  • per i pensionati fino a 59 anni si applica un tasso di soglia convenzionale dell’8,30% fino a 15.000 euro e del 6,19% oltre i 15.000 euro;
  • per i pensionati compresi fra i 60 e 64 anni si applica un tasso di soglia convenzionale del 9,10% fino a 15.000 euro e del 6,99% oltre i 15.000 euro;
  • fra i 65 e 69 anni si applica un tasso di soglia convenzionale del 9,90% fino a 15.000 euro e del 7,79% oltre i 15.000 euro;
  • fra i 70 e 74 anni si applica un tasso di soglia convenzionale del 10,60% fino a 15.000 euro e del 8,49% oltre i 15.000 euro;
  • 75 – 79 anni si applica un tasso di soglia convenzionale del 11,40% fino a 15.000 euro e del 9,29% oltre i 15.000 euro.
  • con età maggiore di 79 anni si applica un tasso di soglia convenzionale del 17,89% fino a 15.000 euro e del 12,99% oltre i 15.000 euro.

Procedura dedicata

Infine, si precisa che la procedura dedicata alla gestione di detto processo – denominata “Quote Quinto” – effettua un controllo “bloccante” sui nuovi tassi applicati. Tale funzione inibisce, pertanto, la notifica telematica, da parte delle banche/intermediari finanziari, dei piani di cessione del quinto della pensione qualora i tassi applicati risultino superiori a quelli convenzionali.

Da ultimo si specifica che per la classe di età “Maggiore di 79 anni” i tassi soglia coincidono con i tassi soglia usura di cui al decreto ministeriale sopra citato.

Le suddette modifiche sono operative con decorrenza 1° ottobre 2021.

Accertamento dell’invalidità: semplificata la procedura per la richiesta di visita medica

Online il nuovo servizio, denominato “Allegazione documentazione Sanitaria Invalidità Civile”, per la definizione agli atti delle domande/posizioni in attesa di valutazione sanitaria, ovvero l’Accertamento dell’invalidità attraverso la visita medico legale. Tale servizio consente ai cittadini di inoltrare online all’INPS la documentazione sanitaria, ai fini dell’accertamento medico legale, in attesa di:

  • valutazione sanitaria di prima istanza/aggravamento (dove le commissioni mediche INPS operano in convenzione con le regioni);
  • revisione di invalidità, cecità, sordità, handicap e disabilità.

La documentazione sanitaria pervenuta mediante l’allegazione online verrà conservata negli archivi dell’Istituto e sarà sempre disponibile e consultabile per gli eventuali successivi accertamenti:

  • di revisione;
  • aggravamento;
  • verifica straordinaria ovvero per le attività dell’UOC audit del Coordinamento generale Medico Legale e della Commissione Medica Superiore.

A renderlo noto è l’INPS, con il Messaggio n. 3315 dell’1 ottobre 2021.

Accertamento dell’invalidità: la normativa

Sulla base dell’art. 29-ter del D.L. n. 76/2020, che consente la definizione dei verbali sanitari attraverso la valutazione agli atti, le commissioni mediche INPS preposte all’accertamento delle minorazioni civili e dell’handicap, sono autorizzate a redigere verbali:

  • sia di prima istanza aggravamento (là dove operano e sono attive le convenzioni con le regioni);
  • sia di revisione, anche solo sugli atti, in tutti i casi in cui sia presente una documentazione sanitaria che consenta una valutazione obiettiva.

La valutazione sugli atti può essere richiesta dal diretto interessato unitamente alla produzione di documentazione sanitaria adeguata. La commissione INPS di accertamento valuta la documentazione sanitaria pervenuta e trasmessa dal cittadino. Nei casi in cui la ritenga non sufficiente per una valutazione obiettiva, l’interessato sarà convocato a visita diretta.

Accertamento dell’invalidità: il nuovo servizio online

Il nuovo servizio, denominato “Allegazione documentazione Sanitaria Invalidità Civile”, consente ai cittadini di inoltrare online all’INPS la documentazione sanitaria probante, ai fini dell’accertamento medico legale, per la definizione agli atti delle domande/posizioni in attesa di valutazione sanitaria di prima istanza/aggravamento o di revisione di invalidità, cecità, sordità, handicap e disabilità.

Tale nuovo servizio consente alle commissioni mediche INPS di:

  • snellire il procedimento di verifica sanitaria in ottemperanza alla nuova norma vigente;
  • agevolare l’accertamento nei casi di pazienti particolarmente gravi per i quali il recarsi a visita diretta potrebbe essere particolarmente disagevole;
  • implementare una modalità accertativa, prevista da specifica norma, che tenga conto dell’attuale contesto pandemico.

I cittadini, che hanno già presentato una domanda di invalidità civile, di handicap, di cecità, sordità o disabilità ovvero che hanno già ricevuto una comunicazione dall’Istituto riguardante una revisione, potranno chiedere di essere valutati agli atti, inoltrando la documentazione sanitaria.

A tal fine, i medesimi cittadini possono accedere al nuovo servizio in commento, attraverso il sito istituzionale dell’INPS, dopo essersi autenticati con le proprie credenziali di identità digitale (SPID, CNS o CIE). Si ricorda che l’accesso ai servizi online dell’Istituto mediante PIN è consentito fino al 30 settembre 2021. La documentazione da allegare online sarà accettata solo se in formato PDF e di dimensione massima di 2 MB per documento.

La documentazione trasmessa online sarà resa disponibile alla commissione medica INPS, che potrà pronunciarsi con l’emissione di un verbale agli atti che verrà poi trasmesso al cittadino a mezzo di raccomandata A/R. Qualora, invece, la documentazione pervenuta non venga considerata sufficiente o non permetta una completa ed esauriente valutazione obiettiva, la medesima commissione medica potrà convocare a visita diretta l’interessato.


Permessi per lutto: guida completa

La normativa sul lavoro prevede in favore dei lavoratori dipendenti il diritto di richiedere giorni di permesso per lutto in caso di decesso o permessi per documentata grave infermità di un familiare. I permessi retribuiti sono concessi nel limite massimo di 3 giorni all’anno, dietro presentazione da parte del dipendente della documentazione comprovante il diritto all’astensione. I contratti collettivi possono intervenire prevedendo condizioni di miglior favore.

Al verificarsi dell’evento tutelato, l’interessato deve comunicare all’azienda l’accaduto oltre ai giorni di assenza per lutto, in cui quindi l’assenza sarà giustificata da giorni di permesso per lutto. Per le ore non lavorate ma coperte da permesso per lutto e grave infermità spetta comunque la retribuzione oltre alla maturazione di ferie, permessi, mensilità aggiuntive e tfr. In alternativa al permesso, nei casi di decesso del familiare la normativa riconosce al lavoratore la possibilità di richiedere un periodo di congedo non retribuito. Vediamo nel dettaglio la disciplina dei permessi retribuiti per lutto familiare.

Permessi per lutto

Come detto in premessa i permessi per lutto, ovvero i permessi retribuiti per lutto, consistono in giorni di permesso retribuiti aggiuntivi a quelli che maturano mensilmente (ferie, permessi e ROL). Vediamo quindi a chi spettano, quanto è la retribuzione, come fare richiesta e i documenti necessari.

A chi spettano

I permessi per lutto spettano ai lavoratori dipendenti pubblici e privati, con esclusione perciò di tutti quei soggetti titolari di rapporti che si collocano al di fuori dell’area della subordinazione, come tirocinanti e collaboratori coordinati e continuativi.

I permessi per lutto spettano in caso di decesso:

  • Del coniuge anche se legalmente separato (o della parte dell’unione civile);
  • Parente entro il 2° grado (anche non convivente) in linea retta o collaterale;
  • Soggetto componente la famiglia anagrafica.

Riepilogando i permessi per lutto spettano per la morte di:

  • Coniuge;
  • Genitori;
  • Figli;
  • Fratelli e sorelle;
  • Nonni;
  • Nipoti (figli dei figli).

Non spettano per gli affini (cioè i parenti del coniuge come suocero e suocera) se non per alcune tipologie di lavoratori e CCNL (prevalentemente lavoratori pubblici). I giorni di lutto non spettano quindi per suocero e suocera, ma spettano i permessi lutto nonno ovvero i genitori dei propri genitori; ma non spettano infine per la morte del nonno o della nonna del coniuge.

Giorni per lutto familiare

La normativa riconosce al dipendente il diritto a chiedere 3 giorni per lutto familiare all’anno ovvero di permesso per funerale. Nel computo delle assenze si tiene conto anche delle eventuali giornate richieste per grave infermità di un familiare. Questo significa che se nel 2019 il dipendente ha ottenuto 2 giorni di permesso per grave infermità del coniuge potrà chiedere lo stesso anno, in caso di decesso di un familiare, solo un’altra giornata di permesso.

Nel computo del tetto massimo non si tiene conto dei giorni festivi e non lavorativi.

Effetti sulla retribuzione

I giorni di assenza coperti da permessi per lutto sono comunque retribuiti, come se il dipendente avesse svolto la normale attività lavorativa. Gli stessi periodi sono utili ai fini della maturazione di ferie e permessi, mensilità aggiuntive, trattamento di fine rapporto, anzianità di servizio.

I giorni di permesso devono essere indicati nel calendario presenze del Libro unico del lavoro con un apposito giustificativo. La retribuzione spettante è riportata invece nella sezione competenze / trattenute.

In caso di evento verificatosi durante le ferie, i permessi per lutto hanno l’effetto di interrompere il godimento del periodo feriale.

Permessi per lutto cosa fare e come procedere

Per ottenere i permessi per lutto il dipendente deve innanzitutto comunicare all’azienda il verificarsi dell’evento e i giorni in cui si asterrà dal lavoro. In alternativa ai permessi, il beneficiario può chiedere una riduzione dell’orario di lavoro in misura corrispondente ai permessi sostituiti. In quest’ultimo caso, la riduzione d’orario può protrarsi per un periodo superiore ai 3 giorni.

Per ottenere la riduzione d’orario dipendente e azienda devono stipulare un accordo scritto in cui sono indicati i giorni di permesso sostituiti.

I permessi o la riduzione d’orario devono essere utilizzati entro 7 giorni dal decesso.

I giorni di permesso per lutto sono cumulabili con quelli previsti dalla Legge 104 per l’assistenza al familiare disabile.

Documenti necessari

Per qualificare la propria assenza come permesso per lutto il dipendente è tenuto a presentare idonea certificazione (ad esempio il certificato di morte rilasciato dal Comune in cui è avvenuto il decesso se diverso da quello di residenza) ovvero una dichiarazione sostitutiva.

Dal momento che la legge non lo esclude espressamente, si ritiene che i permessi per lutto possano essere concessi anche in caso di funerale all’estero.

Permessi retribuiti per lutto familiare: il ruolo dei contratti collettivi

I contratti collettivi possono intervenire prevedendo condizioni di miglior favore, sia con riguardo al numero di giorni spettanti che sui soggetti per il cui decesso si ha diritto ai permessi.

Ad esempio il CCNL Alimentari – Industria riconosce 4 giorni di permesso retribuito in caso di decesso del coniuge (anche legalmente separato), un parente entro il 2° grado anche non convivente ovvero un soggetto componente la famiglia. I 4 giorni sono computati ad evento anziché su base annua come prevede la normativa.

Il CCNL Pulizia concede 3 giorni di permesso retribuito per ogni decesso familiare elevati a 5 (di cui solo 3 retribuiti) se l’evento luttuoso si è verifica fuori provincia.

Al contrario, il CCNL Legno e arredamento – Industria prevede 3 giorni all’anno di permesso retribuito per decesso del coniuge, anche legalmente separato, di un parente entro il 2° grado anche non convivente ovvero un soggetto componente la famiglia.

Condizioni di miglior favore possono altresì esser previste da contratti collettivi territoriali, aziendali o accordi individuali.

Permessi lutto suoceri

Anche per la morte di suocero o  suocera spettano i permessi per lutto?

Di norma i dipendenti del settore privato non possono chiedere permessi per lutto per la morte di suocero o suocera, non essendo parenti entro il secondo grado. Tuttavia esistono alcuni CCNL che ammettono questa possibilità, estendendo i permessi agli affini entro il primo grado, quindi anche a suocero o suocera del titolare figlio o figlia del coniuge.

Ad esempio la maggior parte dei CCNL o contratti collettivi pubblici, cioè per gli statali o dipendenti pubblici, li prevedono.

Congedo non retribuito per gravi motivi personali

In alternativa ai giorni di permesso per lutto familiare, il dipendente può chiedere (DM 21/07/2000) un periodo di congedo non retribuito per gravi motivi personali che riguardano:

  • Sé stesso o il soggetto convivente;
  • Parenti o affini entro il 3° grado disabili (anche se non conviventi);
  • Coniuge o parte dell’unione civile, figli, genitori, adottanti, generi e nuore, suocero e suocera, fratelli e sorelle (i soggetti citati non è obbligatorio siano conviventi).

Per gravi motivi si intendono anche le incombenze familiari dovute al decesso di uno dei soggetti di cui sopra.

Il congedo può essere concesso per non più di 2 anni, continuativi o frazionati, nell’arco dell’intera vita lavorativa. Nel conteggio dei 2 anni si devono considerare anche i giorni festivi e non lavorativi compresi nel periodo di fruizione. Le frazioni di congedo inferiori ai 30 giorni si sommano e si considera fruito un mese quando la somma delle frazioni è pari a 30 giorni.

Sono i contratti collettivi a dover disciplinare le procedure di richiesta e concessione dei congedi. In assenza di disposizioni in merito, il datore è tenuto entro 10 giorni dalla richiesta ad esprimersi in merito.

Per i giorni di congedo non spetta alcuna retribuzione e nemmeno maturano ferie e permessi, mensilità aggiuntive, trattamento di fine rapporto, anzianità di servizio.


Requisiti bonus rottamazione TV 2021: ecco a chi spetta e perchè

Più volte su queste pagine ci siamo soffermati sui bonus ed agevolazioni introdotti dal Governo in quest’ultimo periodo. Da un lato la finalità è quella di dare un impulso deciso alle attività lavorative ed economiche; dall’altro detti incentivi servono ad aiutare le famiglie italiane nelle spese quotidiane o ricorrenti.

Di seguito vogliamo focalizzarci nuovamente sul bonus rottamazione TV 2021, ossia l’agevolazione – lanciata dal Governo lo scorso 23 agosto – che favorisce l’acquisto di un nuovo apparecchio televisivo e la rottamazione di quello vecchio. Il MISE ha messo a disposizione due diversi bonus, cumulabili tra loro; in virtù dei quali il beneficiario può contare su una cifra massima pari a 130 euro di sconto.

Di seguito vogliamo fare il punto su questo beneficio, per individuare quali sono i requisiti da possedere e per evidenziare che non tutti ne hanno effettivo diritto.

Bonus rottamazione TV: il contesto di riferimento

Il bonus rottamazione TV – questo è il suo nome completo – è stato introdotto, come accennato, allo scopo di favorire l’acquisto di televisori compatibili con il nuovo sistema di digitale terrestre. In particolare, l’incentivo è obbligatorio per il passaggio dall’odierno standard della tv digitale terrestre al nuovo standard DVB-T2, tramite il quale il telespettatore potrà vedere i programmi televisivi con una qualità video perfezionata.

Cominciata nel 2020 e di durata biennale, la rivoluzione dei televisori condurrà ad un integrale cambiamento del panorama delle reti tv nel nostro paese. Insomma, è doveroso fare uno “switch” verso nuove modalità di trasmissione del segnale del digitale terrestre, che da luglio 2022 sarà il citato DVB T2. I prossimi due anni saranno dunque una fase di passaggio dal vecchio al nuovo contesto, nella quale i cittadini avranno tutto il tempo di cambiare i datati televisori con apparecchi capaci di supportare la nuova tecnologia.

Procedendo alla rottamazione del vecchio apparecchio, il beneficiario otterrà uno sconto corrispondente al 20% del prezzo di acquisto del nuovo, fino a un tetto di 100 euro. Attenzione a questo aspetto: non vi sono limiti di reddito in materia, dunque non è obbligatorio presentare l’Isee aggiornato. Il bonus vale fino al 31 dicembre 2022, a meno che in una data anteriore non abbia luogo l’esaurimento del fondo di 250 milioni previsto.

Nel dettaglio, vi è da dire che il bonus TV citato non ha sostituito, ma si unisce, al precedente incentivo per la rottamazione delle televisioni, corrispondente al valore di 30 euro (prima 50). L’incentivo è rivolto esclusivamente ai nuclei familiari con Isee al di sotto dei 20mila euro. E’ previsto dunque il cumulo, entro un tetto di 130 euro.

Nuovo Bonus TV 2021

Confindustria ha da poco tempo reso noti i primi dati sul nuovo bonus TV 2021, aggiornati al primo ottobre.  Si tratta di circa mezzo milione di vecchi televisori già rottamati con il nuovo incentivo: insomma, l’agevolazione sta registrando un buon successo e le ragioni della corsa all’incentivo sono soprattutto due:

  • a partire dal 20 ottobre, i primi canali RAI e Mediaset modificheranno codifica. Pertanto chi non ha una TV aggiornata, vorrà di certo cambiarla quanto prima;
  • per conseguire il nuovo Bonus TV non serve possedere un ISEE entro 20.000 euro.

Sembrerebbe dunque che non vi siano particolari limiti all’ottenimento del beneficio, ma ciò non significa che il bonus TV sia rivolto a tutti.

Infatti, vi sono alcuni limiti che di fatto impediscono e impediranno a non pochi cittadini di accedere al nuovo bonus TV 2021. Ci riferiamo ad es. all’impossibilità di conseguire due volte il bonus nell’identico nucleo familiare; e anche al fatto che il contributo può giungere al massimo al 20% del costo della nuova TV. Perciò si ottengono 100 euro esclusivamente acquistando una televisione da almeno 500 euro di costo. Ma non solo: vi sono anche altri e più rilevanti limiti, che ora esporremo.

Infine è bene sottolineare che il bonus rottamazione non vale per sostituire solo il decoder. Infatti per l’acquisito del decoder è possibile fruire del solo bonus decoder e al momento:

  1. è pari a 30 euro;
  2. non serve rottamare un decoder vecchio;
  3. c’è bisogno di un ISEE fino a 20 mila euro.

Leggi anche: Bonus cashback per il 2022, ci sarà il ritorno?

Requisiti bonus rottamazione TV 2021: 4 importanti limiti alla fruizione del bonus rottamazione TV

Anzitutto bisogna rimarcare che un significativo vincolo che farà in modo di impedire a tanti telespettatori di sfruttare il nuovo bonus TV è dato dal fatto che esso è correlato strettamente alla rottamazione di una vecchia TV, non compatibile con il nuovo standard DVB-T2. D’altronde, come sopra indicato, questo beneficio prende anche il nome di bonus rottamazione.

I requisiti per accedere al nuovo bonus TV 2021 sono pertanto oggettivi, cioè relativi all’apparecchio da rottamare e da comprare e soggettivi, relativamente all’essere in regola con il canone RAI per l’acquirente ed all’avvenuta adesione da parte del negoziante.

Rottamare una TV non compatibile con TVB2

In altre parole, non è sufficiente una TV qualunque: va rottamato proprio un apparecchio vecchio e non compatibile con il DVB-T2. Pertanto, ogni interessato farà bene a fare il test di compatibilità con il nuovo digitale terrestre, per capire se potrà conseguire il bonus TV.

Nuovo TV presente nell’elenco del MISE

Inoltre il TV da acquistare si deve trovare nell’apposito elenco prestabilito dal MISE.

Essere in regola con il Canone RAI

Altro rilevante limite è rappresentato dal fatto che per conseguire il bonus TV, il consumatore deve poter provare di essere in regola con il pagamento del canone RAI. Altrimenti se ha più di 75 anni, di essere stato esentato dal versamento della tassa sulla tv. In buona sostanza, chi in passato non ha rispettato l’obbligo di pagamento del canone non potrà sfruttare il Bonus TV 2021, introdotto dal Governo Draghi.

Cessione del quinto della pensione, tassi aggiornati quarto trimestre 2021ultima modifica: 2021-10-07T19:37:07+02:00da vitegabry
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