Archivi giornalieri: 27 gennaio 2015

INCA

Inca in Senegal per la giornata della tutela dei diritti dei migranti

Migliorare la collaborazione tra le istituzioni senegalesi e italiane, per favorire lo scambio delle informazioni utili a rendere più facile l’esercizio dei diritti di tutti i migranti verso e dall’Italia; accelerare il percorso per la sottoscrizione di una convenzione bilaterale tra Senegal e Italia. Sono questi gli argomenti affrontati nella giornata della tutela dei diritti dei migranti promossa dall’Inca che si è svolta a Dakar questa mattina.

Nel suo intervento, Morena Piccinini, presidente dell’Inca, ha sottolineato l’importanza di garantire la tutela individuale non soltanto agli italiani, ma a tutti coloro che hanno un rapporto con il nostro paese.  

“E’ questa la missione che l’Inca svolge da sempre  – ha spiegato Piccinini – nei 27 paesi del mondo -, dove è presente. Un impegno che svolgiamo perché crediamo nell’universalità dei diritti e combattiamo ogni forma di discriminazione e di sfruttamento del lavoro”.

All’iniziativa hanno partecipato, tra gli altri, il Console, in rappresentanza dell’ambasciata italiana in Senegal, sindacalisti e istituzioni che hanno sottolineato il ruolo fondamentale dell’Inca nel cercare di dare tutta l’informazione e l’orientamento non soltanto agli stranieri che arrivano nel nostro paese, ma anche a chi fa ritorno nei paesi di origine, per aiutare queste persone nell’esercizio dei diritti previdenziali e socio-assistenziali.

Una missione non facile che deve fare i conti con le non poche difficoltà nel reperire tutta la documentazione necessaria per poter rivendicare un diritto. La comunità senegalese in Italia è tra quelle che per prime si sono inserite e perciò non è raro che alcune persone, dopo aver lavorato per anni nel nostro paese, abbiano acquisito il diritto a pensione. Secondo alcuni dati dell’Inca in Italia ci sono circa 18.000 pratiche aperte che riguardano lavoratori senegalesi. Tuttavia, avverte il patronato della Cgil – la mancanza di una documentazione, derivante dalla scarsa comunicazione tra le istituzioni italiane e senegalesi, ritarda molto l’effettivo esercizio del diritto.

Per questa ragione, secondo l’Inca, è decisivo arrivare al più presto alla stipula di una convenzione bilaterale sulla sicurezza sociale tra le istituzioni del Senegal e quelle italiane, in grado di migliorare la tutela individuale previdenziale e socio-assistenziale dei migranti. Per raggiungere l’obiettivo, secondo il patronato della Cgil, è importante che il governo italiano faccia la sua parte, così come gli stessi enti previdenziali. 

Jobs act

Cgil, licenziamenti liberalizzati con tutele crescenti jobs act

Un decreto, quello relativo al contratto a tutele crescenti, ”sbagliato e inemendabile, non equilibrato e non corrispondente al mandato della delega”, che ha come solo effetto quello di ”liberalizzare i licenziamenti e rendere precario il contratto a tempo indeterminato”. L’altro, sul riordino della normativa degli ammortizzatori sociali, che ”non assolve alla funzione di rendere le misure veramente universali, così come da tempo pronunciato e sostenuto da parte del Governo”. È la posizione della Cgil, nelle parole del segretario confederale, Serena Sorrentino, oggi in commissione Lavoro della Camera sui due decreti attuativi della legge cosiddetta Jobs Act.

Per quanto riguarda il decreto attuativo ”recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”, la Cgil ha deciso di non presentare ipotesi di emendamenti visto che il provvedimento ridefinisce ”la regolamentazione dei licenziamenti e non l’introduzione di una fattispecie contrattuale definita ”a tutele crescenti” ancorché a tempo indeterminato”.

Per questa ragione preliminare, ”che traduce in una secca monetizzazione il diritto alla tutela in caso di licenziamento senza giusta causa, oggettivo o soggettivo, individuale e collettivo”, Sorrentino valuta ”sbagliato ed inemendabile il testo. Abbiamo indicato quali sono i temi trattati dall”atto 134 che esulano la delega assegnata dalla legge 183/14 (”Jobs Act”) in particolare :

appalti, licenziamenti collettivi e quelli su cui viene cancellata ogni proporzionalità rispetto alla sanzione e agli effetti sanzionatori nei confronti dei comportamenti irregolari delle imprese, cioè i licenziamenti illegittimi. A differenza di quanto sostenuto dalla Cisl, non riteniamo che facilitare i licenziamenti sia utile a far aumentare l”occupazione”. Il provvedimento, di fatto, prosegue la segretaria confederale della Cgil, ”non si attiene al mandato della delega, registrando al contrario un eccesso di quest”ultima: liberalizza i licenziamenti senza che ci siano tracce delle ”tutele progressive” o della volontà di generare un aumento dell’occupazione, poiché gli incentivi previsti dalla legge di Stabilità non prevedono che siano addizionali né tanto meno che l’imprenditore, nel caso in cui licenzi alla fine dell’incentivo sulle tutele crescenti, restituisca l’incentivo venendo meno il contratto”.

Tra i diversi rilievi, già sottoposti alla commissione Lavoro del Senato, da sottolineare il punto relativo agli appalti. Sorrentino ha infatti affermato che andrebbe ”cancellato l’articolo 7 del decreto e ridisciplinata prima la clausola sociale all’interno del Codice Appalti in discussione. Così com’è la norma, nei processi di subentro negli appalti, si determinerebbe per i lavoratori una discriminazione intollerabile, in palese contrasto con i diritti maturati e conseguiti da quei lavoratori. Come sempre sull’anello più debole si producono gli effetti più regressivi delle norme ingiuste”.

Infine, sul decreto di ”riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati”, la dirigente sindacale ha rilevato come “la Cgil ha sempre sostenuto la necessità di una riforma universale degli ammortizzatori sociali ma il provvedimento in questione non assolve alla funzione di rendere le misure veramente universali, così come da tempo pronunciato e sostenuto da parte del Governo”.

Questo provvedimento, infatti, ha osservato Sorrentino, ”nasce per universalizzare l’Aspi ma non assolve a questo obiettivo. Tra i tanti casi emblematici c’è quello degli stagionali, per non parlare dell’assenza di contribuzione per Dis-coll e Asdi che ammazzeranno la carriera previdenziale dei lavoratori discontinui in un sistema tutto contributivo, a cui si aggiunge la cancellazione della contribuzione sulla parte eccedente il massimale dell’indennità Naspi che riguarda tutti i percettori. La Naspi parte in un modo e finisce in un altro, tant’è che dal 2017 durerà solo 78 settimane e non 104, guarda caso proprio quando scomparirà la mobilità”.

Infine, ha concluso Sorrentino, ”una domanda: perché chi è vittima di un licenziamento illegittimo non può avere un contratto di ricollocazione? Il Presidente del consiglio ha una strana concezione della serie A, sembra più la serie Z”.

 

CAF

Caf – Firmata la convenzione

Resteranno bloccati per sei mesi i compensi per i Caf che collaboreranno con l’Inps nella raccolta e nella trasmissione delle dichiarazioni relative all’Isee, l’indicatore della situazione economica delle famiglie che serve a chiedere prestazioni sociali, scolastiche e sanitarie agevolate.

Lo prevede il testo della convenzione per il 2015 firmata lo scorso 22 gennaio dal commissario straordinario dell’Inps, Tiziano Treu. A luglio il testo della convenzione (28 articoli in tutto) sarà rivisto e i compensi potranno essere eventualmente adeguati.

Va detto, comunque, che i Caf, ancora una volta, avevano agito con grande senso di responsabilità, nell’interesse primario dei cittadini, avviando il servizio del nuovo Isee (in vigore dal 1° gennaio 2015), ancora prima che l’Inps desse luogo alla convenzione che regola i rapporti tra l’Istituto e i Centri di assistenza fiscale, con tutte le indicazioni operative necessarie.

I Caf, infatti, avevano deciso di anticipare i tempi per non penalizzare proprio quella platea di cittadini che spesso riscontra i maggiori problemi di accesso ai servizi pubblici e che più necessita del servizio. Ricordiamo, infatti, che si tratta di uno strumento fondamentale per accedere alle prestazioni sociali e per usufruire di sgravi, dai bonus energetici a quelli “bebè”, dalle mense scolastiche agli asili nido, dal diritto allo studio a tutte le prestazioni socio-sanitarie.

 

Lavoro

Lavoro: Cgil, in 9.4 milioni alle prese con gravi difficoltà

Sono 9 milioni e 410 mila le persone “in grave difficoltà per la mancanza di lavoro o per la precarietà di una posizione lavorativa non scelta ma subita”. Sono questi i numeri del rapporto ”Gli effetti della crisi sul lavoro in Italia” curato dall’associazione Bruno Trentin.

Lo studio condotto dall’associazione della Cgil è relativo al terzo trimestre del 2014 e stima un aumento annuo del 7,1% (+620 mila) degli italiani alle prese con problemi di lavoro. D’altra parte si tratta, rileva sempre l’organizzazione, del livello più alto dal 2007 (in base a confronti tendenziali). Basti pensare che rispetto a sette anni fa si registra un’impennata del 65,1% (+3 milioni e 712 mila). 

Il dossier dell’associazione della Cgil, spacchetta il dato rilevando che la somma di disoccupati, scoraggiati e cassaintegrati sfiora i 5 milioni (area della sofferenza occupazionale). Un insieme di persone, raddoppiato a confronto con il 2007, accumunate dal fatto di non lavorare o farlo per pochi giorni al mese o all’anno. A loro si affianca quella che viene denominata l’area del disagio, in cui rientrano il lavoro temporaneo e il part time involontari. Una fetta di 4 milioni e 455 mila persone, con un aumento del 37,4% (+1 milione 212 mila) rispetto allo stesso trimestre del 2007.

“Le condizioni strutturali del mercato del lavoro italiano peggiorano – sottolinea l’associazione Bruno Trentin – anche in un trimestre (luglio-settembre) tradizionalmente favorevole,  data la forte presenza di attività stagionali”.

 

Giorno della memoria

Giorno della memoria: Cgil, difendere dignità e solidarietà

“Sono trascorsi 70 anni da quel 27 gennaio del 1945, quando le truppe dell’Armata Rossa arrivarono ai cancelli del campo di concentramento tedesco di Auschwitz-Birkenau, ad ovest di Cracovia, nel sud della Polonia e liberarono migliaia di persone, sopravvissuti, malati e moribondi”. Lo ricorda la Cgil in una nota. “In seguito ad una risoluzione ONU, proprio in questa data viene celebrata la ”Giornata della memoria”, in ricordo della Shoah e di tutti coloro che persero la vita a causa della folle distruzione perpetuata dai nazisti in nome del razzismo”.

Come ogni anno, spiega il sindacato, “la Cgil è impegnata a celebrare il ”Giorno della Memoria”, con numerose iniziative sui territori, per mantenere sempre vivi valori fondamentali per il sindacato, quali la dignità degli individui e la solidarietà tra uomini e donne di diversa provenienza culturale. Non solo, il ricordo di quel 27 gennaio, deve essere anche un momento per riflettere sul valore e la dignità del lavoro che è alla base della costruzione di un progetto di libertà personale, collettivo e sociale”.

“”La giornata della memoria” – conclude il sindacato -collocandosi in un periodo di profonda crisi per il nostro Paese, assume un significato ancora più profondo e richiede a tutti un maggiore sforzo nel segno della solidarietà e della coesione”.

 

Legabilitàge stabilità 2015

Legge di stabilità 2015, normativa riguardante l’ambito della salute

Nella legge di stabilità 2015 sono contenute alcune norme relative all’ambito della salute che, sinteticamente riassumiamo, ma che richiederanno ulteriori specificazioni sia da parte dell’Ente che del Ministero competente:

Fondo vittime amianto (comma 116)

Il “Fondo” è stato istituito con legge finanziaria del 2008 presso l’INAIL, con contabilità autonoma e separata è finanziato con risorse provenienti per tre quarti dal bilancio dello Stato e per un quarto dalle imprese. Successivamente con decreto interministeriale n. 30 del 12 gennaio 2011è stato approvato il regolamento che ha disciplinato il finanziamento del fondo nonché le modalità di erogazione del beneficio.

Hanno diritto alla prestazione:
– i lavoratori titolari di rendita, anche unificata, ai quali sia stata riconosciuta, dall’INAIL e dal soppresso IPSEMA, una patologia asbesto-correlata, la cui inabilità o menomazione abbia concorso al raggiungimento del grado minimo indennizzabile in rendita (pari o superiore all’11% in “regime testo unico” e al 16% in “regime danno biologico”);
– i familiari dei lavoratori vittime dell’amianto e della fibra “fiberfrax”, individuati ai sensi dell’art. 85 del Testo Unico, titolari di rendita a superstiti, qualora la patologia asbesto-correlata abbia avuto un ruolo nel determinismo della morte dell’assicurato.

Il beneficio si configura, quindi, come una prestazione aggiuntiva alla rendita percepita, che ne costituisce il presupposto, ed è erogato d’ufficio dall’INAIL. La prestazione, secondo quanto previsto dal Regolamento è erogata mediante due acconti e un conguaglio fissati con decreto interministeriale, sentito il Comitato amministratore del Fondo.

La novità consiste nel fatto che, in via sperimentale, le prestazioni del suddetto Fondo saranno estese – per gli anni 2015, 2016 e 2017 – ai malati di mesotelioma che abbiano contratto la patologia:
–  per esposizione familiare a lavoratori impiegati nella lavorazione dell’amianto;
–  per esposizione ambientale comprovata.
In pratica l’accesso al Fondo non è più limitato a chi si è ammalato perché ha lavorato a contatto diretto con l’amianto e percepisce una rendita, ma viene esteso anche ai malati “per comprovata esposizione familiare o ambientale”.
E’ importante considerare che, in tal modo, viene recuperata la finalità originaria del Fondo vittime amianto. Fondo per la cui istituzione ci siamo battuti, come CGIL ed INCA affinché, in accordo con la normativa di diversi paesi europei, venisse dato un giusto riconoscimento a quanti, pur non esposti in ambito lavorativo, avessero contratto una patologia correlata all’esposizione all’amianto. Se da una parte, quindi, la norma appare estensiva non sono ancora chiari i criteri con i quali si andrà all’applicazione di quanto previsto dal comma 116 in parola.

Attribuzione all’INAIL delle competenze in materia di reinserimento e di integrazione lavorativa delle persone con disabilità da lavoro (comma 166),  attraverso la realizzazione di progetti personalizzati mirati alla conservazione del posto di lavoro o alla ricerca di nuova occupazione, con interventi formativi di riqualificazione professionale, con progetti per il superamento e per l’abbattimento di barriere architettoniche, con interventi di adeguamento e di adattamento delle postazioni di lavoro.
Si potrebbe affermare che quanto previsto sia l’applicazione della famosa “presa in carico dell’infortunato” a cui l’Istituto mira ormai da alcuni anni, e tuttavia, anche per l’attuazione di quanto previsto dal presente comma, saranno necessarie specifiche direttive da parte dell’INAIL che ad oggi non è ancora in grado di emanare.

Legge 210/90 – indennizzo sangue infetto (comma 186)

È stanziato un contributo di 100 milioni di euro per l’anno 2015, di 200 milioni per il 2016, di 289 per il 2017 e di 146 per il 2018 per il pagamento degli indennizzi e degli arretrati dell’indennità integrativa speciale legati alla legge 210/92.
La legge 210/92 prevede un indennizzo in favore di tutti quei cittadini che sono stati contagiati dai virus dell’epatite e dell’HIV attraverso vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni di sangue e somministrazione di emoderivati. L’indennizzo si compone di due elementi:
a) una somma corrispondente all’importo dell’indennità integrativa speciale prevista per la prima qualifica funzionale degli impiegati civili dello Stato ed è la parte più corposa dell’indennizzo;
b) un importo variabile (rivalutato annualmente secondo gli indici Istat) nella misura prevista a titolo di pensione privilegiata ordinaria per i militari di truppa dell’Esercito che abbiano riportato una delle menomazioni dell’integrità fisica contemplate dalla Tabella A, allegata al D.P.R. n. 834/81 (il c.d. assegno).

Cure termali (comma 301)

Dispone la soppressione dal 1 gennaio 2016 dell’erogazione da parte di Inps e Inail di prestazioni economiche accessorie (soggiorno in albergo, spese viaggio, accompagno) corrisposte agli aventi diritto avviati alle cure termali e ai soggiorni. È chiaramente una riduzione delle prestazioni assistenziali che metteranno in seria discussione la fruizioni di cure di cui i reddituari potevano trarre beneficio per un miglioramento delle condizioni fisiche.

In conclusione possiamo affermare che, purtroppo, da un lato alcune norme risultano poco chiare e per alcuni aspetti inapplicabili, e dall’altro siamo di fronte a norme che tendono, comunque, a ridurre la dimensione del welfare italiano al di fuori di qualsiasi confronto con le parti sociali.

Giorno della memoria

27 gennaio, giorno della memoria: i disabili, uno sterminio dimenticato

70 anni dopo la liberazione di Auschwitz, nel Giorno della Memoria c’è un altro sterminio da ricordare: la pagina dolorosa e poco sconosciuta dell’Aktion T4, il nome del progetto nazista di eliminazione di disabili e malati mentali. 300 mila persone. Fu una sorta di mostruosa prova generale della Shoah, realizzata in nome della purezza della razza e del risparmio di risorse economiche, ebbe inizio prima dei campi di concentramento e terminò addirittura dopo la liberazione.

Partendo dai questi angoscianti fatti storici, si apre a Trento il 27 gennaio (fino al 3 febbraio) nella Sala della Tromba, la mostra ”Perché non avvenga mai più ricordiamo”, realizzata dalla Anffas Trentino Onlus che mette al centro il tema dell’eugenetica, della scienza, dell’etica e delle politiche del potere. Nelle motivazioni che portarono prima alla sterilizzazione forzata, poi direttamente all’uccisione dei disabili, si trova, nei documenti di quegli anni, l’assurda giustificazione a tale aberrazione: il Governo di Hitler poté concepire un simile piano perché quelle idee poggiavano su basi scientifiche, politiche e culturali diffuse all’epoca in Paesi civilissimi. Le uccisioni, gli esperimenti, le sofferenze inflitte ai malati mentali non furono opera delle SS e di fanatici nazisti, ma di illustri psichiatri che avevano portato la psichiatria tedesca ai vertici mondiali prodigandosi per migliorare le condizioni dei manicomi e dei malati e fu opera di medici di famiglia, di direttori di ospedali, di infermieri che si trasformarono in aguzzini dei loro pazienti.

Nello sterminio dei disabili due episodi coinvolgono l’Italia. Il primo riguarda la deportazione di pazienti ebrei ricoverati negli ospedali psichiatrici di San Servolo e San Clemente a Venezia. Il secondo riguarda l’ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana. Nel lungo e prezioso lavoro di ricerca condotta dal prof. Michael Von Cranach negli archivi dell’ospedale psichiatrico di Kaufbeuren, sono state ritrovate delle lettere che erano state gelosamente custodite da un dipendente fino alla sua morte. Esse costituiscono un’agghiacciante testimonianza di esperimenti medici fatti su alcuni bambini che facevano parte di un gruppo di 400 pazienti italiani di madrelingua tedesca che, per un accordo tra i due governi, dall’ospedale psichiatrico di Pergine furono mandati in Germania dove morirono nei centri di uccisione del programma di eutanasia. Alcuni finirono nell’ospedale psichiatrico di Kaufbeuren dove era direttore il dott. Faltlhauser. A lui si rivolse il direttore di un istituto di cura pediatrico, il dott. Hensel, per chiedere il permesso di provare un nuovo vaccino di sua invenzione contro la tubercolosi su un gruppo dei suoi piccoli pazienti. Alla fine di novembre del 1942 ne furono vaccinati 11. Il carteggio tra i due medici analizza meticolosamente le reazioni di queste cavie. Nessuna sopravvisse.