Archivi giornalieri: 8 gennaio 2015

Circolari e messaggi inps

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CIRCOLARI PIU’ RECENTI

Circolare n. 194 del 30-12-2014

Oggetto: Conguaglio di fine anno 2014 dei contributi previdenziali e assistenziali. Riepilogo delle aliquote contributive dell’anno 2014.

 

 

 

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Circolare n. 193 del 29-12-2014

Oggetto: Convenzione per adesione tra l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale e L’Ente Bilaterale Italia (E.B.I.) avente ad oggetto la riscossione dei contributi da destinare al finanziamento dell’Ente Bilaterale.

 

 

 

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Circolare n. 192 del 29-12-2014

Oggetto: Convenzione tra l’INPS e A.N.S.A.P. (Associazione Nazionale Sindacale Attività Produttive)ai sensi dell’art. 2 della legge 27 dicembre 1973 n. 852, per la riscossione dei contributi associativi sull’indennità ordinaria e di trattamento speciale di disoccupazione di cui beneficiari i lavoratori agricoli. Istruzioni procedurali e contabili. Variazioni al piano dei conti.

 

 

 

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Circolare n. 191 del 29-12-2014

Oggetto: Convenzione fra l’INPS e A.N.S.A.P. (Associazione Nazionale Sindacale Attività Produttive) per la riscossione dei contributi sindacali sulle prestazioni pensionistiche ai sensi della legge 11 agosto 1972, n. 485. Istruzioni operative e contabili. Variazioni al piano dei conti.

 

 

 

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Circolare n. 190 del 29-12-2014

Oggetto: Convenzione tra l’INPS e L’A.N.S.A.P. (Associazione Nazionale Sindacale Attività Produttive) ai sensi dell’art. 18 della legge 23 luglio 1991 n. 223, per la riscossione dei contributi associativi dovuti dai propri iscritti sulle prestazioni temporanee. Istruzioni procedurali e contabili. Variazioni al piano dei conti.

 

 

 

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MESSAGGI PIU’ RECENTI

Messaggio n. 95 del 07-01-2015

Oggetto: Attestazioni fiscali per il pagamento degli oneri da Riscatto, Ricongiunzione e Rendita.

 

 

 

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Messaggio n. 28 del 02-01-2015

Oggetto: Dichiarazione ISEE ai fini della domanda di ammissione al beneficio relativo alla corresponsione di voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting, ovvero di un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati in alternativa al congedo parentale (art. 4, comma 24, lett. b) legge 28 giugno 2012, n. 92).

 

 

 

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Messaggio n. 9988 del 31-12-2014

Oggetto: Piano di intervento nazionale “Azione di Sistema Welfare to Work 2012-2014” – Proroga al 30 giugno 2015.

 

 

 

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Messaggio n. 9963 del 30-12-2014

Oggetto: Presentazione domande di riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti entro il 1° marzo 2015 per i lavoratori che maturano i requisiti agevolati per l’accesso al trattamento pensionistico dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015. Decreto legislativo n. 67 del 2011, come modificato dalla legge n. 214 del 2011.

 

 

 

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Messaggio n. 9956 del 30-12-2014

Oggetto: Incentivo all’assunzione di giovani ammessi al “Programma Operativo Nazionale per l’attuazione della Iniziativa Europea per l’Occupazione dei Giovani” (in breve Programma “Garanzia Giovani”), previsto dal Decreto direttoriale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali 8 agosto 2014. Elaborazione cumulativa delle istanze pervenute e avvio del sistema automatico giornaliero di definizione delle istanze preliminari. Rilascio modulo di conferma delle istanze.

 

 

 

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Pensioni 2015 per lavori faticosi

Pensioni 2015 per lavori faticosi: domande entro il 1° marzo

 

Lavori usuranti e notturni: scadenze e modalità di accesso alla pensione anticipata.

 – 8 gennaio 2015
Pmi TVFacebook: cancellare il registro attività da mobile

 

 

Pensioni 2015 per lavori faticosi: domande entro il 1° marzo

Scadenza fissata per il 1° marzo 2015 per presentare domanda di accesso ai benefici pensionistici, ovvero per l’accesso anticipato alla pensione, riservati per l’anno 2015 a coloro che hanno svolto lavori particolarmente faticosi e pesanti.

Beneficiari

Possono presentare le domande di riconoscimento dello svolgimento di lavori particolarmente faticosi e pesanti:

  • i soggetti che nel corso del 2015 perfezionano i requisiti prescritti dalla legge;
  • i lavoratori dipendenti delle Gestioni dipendenti privati e pubblici e che hanno svolto tali lavori e che raggiungono il diritto alla pensione di anzianità con il cumulo della contribuzione versata in una delle Gestioni Speciali dei lavoratori autonomi;
  • coloro che ancora non hanno perfezionato i requisiti prescritti, ma si trovano nelle condizioni di poterli maturare entro il 31 dicembre 2015. In questo caso però l’Istituto comunicherà l’accoglimento della domanda con riserva, entro il 30 ottobre 2015, quindi provvederà ad accertare il perfezionamento dei requisiti entro il 31 dicembre 2015.

=> Pensione per lavori usuranti: requisiti INPS

 

 

 

Presentazione delle domande

I dipendenti della Gestione privata devono inviare le domande e la relativa documentazione alla struttura territorialmente competente dell’Istituto. Gli iscritti alla Gestione dipendenti pubblici devono trasmettere le domande esclusivamente per via telematica, utilizzando uno dei seguenti canali:

  • portale dell’Istituto (www.inps.it);
  • Contact Center integrato, al n. 803164, per chiamate gratuite da numeri fissi, o al n. 06164164, per chiamate da telefoni cellulari con tariffazione a carico dell’utente;
  • Patronati.

La domanda del riconoscimento del pensionamento anticipato deve riportare tutte le informazioni che rappresentano condizioni necessarie ai fini della procedibilità dell’istanza:

  • volontà di avvalersi, per l’accesso al pensionamento, del beneficio;
  • periodi per i quali è stata svolta ciascuna delle attività considerate come particolarmente faticose e pesanti;
  • in caso di lavoro notturno dovranno essere indicate anche il numero delle notti per ciascun anno.

=> Pensioni 2014-2015: le novità del sistema previdenziale

Liquidazione del trattamento

I trattamenti pensionistici verranno liquidati ai lavoratori destinatari del benefici:

  • trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, per coloro che accedono al trattamento pensionistico a carico di una delle gestioni dei lavoratori dipendenti;
  • trascorsi 18 mesi dal perfezionamento dei requisiti, per i lavoratori che accedono al trattamento pensionistico a carico della gestione speciale dei lavoratori autonomi.

 Per maggiori informazioni consultare il Messaggio INPS n. 9963 del 30/12/2014.

 

 

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Stress

Inca e Cgil Padova: donne sempre più a rischio stress

Scarso impegno delle aziende in materia di sicurezza, insufficiente conoscenza dei propri diritti da parte dei lavoratori, rapporti gerarchici troppo spesso orientati alla svalutazione dei sottoposti. Ma soprattutto grande fragilità delle lavoratrici, rispetto ai colleghi uomini, a causa di carichi di lavoro eccessivi, cui va sommato il “lavoro a casa” (come la cura dei figli o di conviventi e familiari disabili), con un aggravio quindi di stress e di possibili patologie psichiche. A dirlo è la ricerca “Le malattie professionali in un’ottica di genere nelle aziende della provincia di Padova”, realizzata dal Coordinamento donne della Cgil di Padova, in collaborazione con l’Inca Cgil di Padova.

L’indagine ha coinvolto, mediante questionario, 559 lavoratori (65 per cento donne) di aziende pubbliche, private e no-profit dei più diversi settori. Ha poi diviso il campione in quattro profili: tutti i 559 lavoratori; tutte le 364 lavoratrici; le 231 lavoratrici con impiego fisico/manuale; le 133 lavoratrici con impiego intellettuale. Obiettivo dello studio è verificare l’entità del disagio lavorativo e le condizioni di tutela e conoscenza da parte dei lavoratori degli strumenti previsti dalle normative, offrendo a Rsu e Rls strumenti utili sia per approfondire la valutazione dei rischi sia per migliorare le condizioni di lavoro nelle aziende mediante la contrattazione di secondo livello.

Il primo dato evidenziato dalla ricerca è lo scarso impegno delle aziende in tema di sicurezza: il 53 per cento degli intervistati non vede azioni tangibili, una quota che arriva al 67 se consideriamo soltanto le lavoratrici con impiego manuale (che sono, tra l’altro, quelle a maggior rischio). Un’attenzione che, ad esempio, le aziende non pongono al rapporto tra superiori gerarchici e dipendenti: il 62 per cento degli intervistati (e il 71 delle lavoratrici con impiego manuale) giudica mediocre o pessimo il comportamento dei superiori, mentre il 39 per cento delle donne è vittima di svalutazioni verbali tese a umiliarle. La ricerca è molto vasta, è quindi impossibile riportare tutti i dati, per i quali rimandiamo alla consultazione dell’indagine completa. Possiamo solo ricordare alcuni dei singoli temi trattati: i disturbi fisici (mal di testa, nervosismo e dolori muscolari, in primis), le assenze dal lavoro (che per il 40 per cento degli intervistati sono dovute al lavoro che si svolge), le parti del corpo più colpite dai disturbi osteo-articolari (tra le donne prevale la zona lombare).

L’indagine poi affronta la questione delle malattie professionali. Il 66 per cento del totale degli intervistati (e il 77 delle lavoratrici) dichiara di essere a rischio di infortuni e malattie professionali. Un rischio, però, che non è ancora stato completamente compreso: ben il 60 per cento delle lavoratrici dice di essersi assentata dal lavoro a causa della patologia sofferta a carico delle parti del corpo maggiormente coinvolte nel proprio lavoro, usufruendo semplicemente della copertura previdenziale Inps. In ultimo, la ricerca evidenzia come ci siano tuttora carenze sul piano dell’informazione e dell’esigibilità dei propri diritti: il 46 per cento degli intervistati non sa che chi subisce infortuni o gli viene riconosciuta una malattia professionale può richiedere il risarcimento del danno differenziale, mentre il 57 per cento non sa che può presentare all’Inail il primo certificato di sospetta malattia professionale.

Amianto

Amianto, il 60% delle vittime è europea

Ogni anno sono 176 mila le persone che perdono la vita per malattie legate all’amianto. E ben il 60 per cento di queste è europea. A dirlo è una recente indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), chiamata “Asbestos: use, bans and disease burden in Europe” che ha indagato l’uso, i divieti e l’impatto sulla salute dell’amianto nei 53 paesi classificati come “europei” dall’Oms (quindi compresi Israele, Russia e gli Stati nati dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica). L’Europa, spiega dunque la ricerca, pur rappresentando appena il 13 per cento della popolazione mondiale, è “il centro globale storico di uso dell’amianto”, nonché “il centro globale attuale delle malattie a esso riferite”.

Nel mondo sono ancora lavorati e utilizzati 25 milioni di tonnellate di amianto all’anno (il picco è stato nel trentennio dal 1971 al 2000, con 113,8 milioni di tonnellate). Considerando l’ambito “allargato” dell’Oms, attualmente in Europa si utilizzano ancora 7,8 milioni di tonnellate annue di amianto, pari a un terzo (31,4 per cento) del consumo globale. I maggiori produttori e consumatori sono Russia, Cina, India e Brasile. L’indagine analizza un arco temporale lunghissimo, di ben 92 anni. Dal 1920 al 1970 in Italia sono stati utilizzati 0,83 chilogrammi procapite di amianto all’anno, quota che è raddoppiata nel periodo 1970-2000, balzando a 1,81 chilogrammi, per poi crollare a zero dal 2001 a oggi. Rimanendo nell’ambito dei paesi europei, ad avere tuttora alti tassi di utilizzo di amianto sono il Kazakhstan (8,4 chilogrammi a testa annui), il Kyrgyzstan (2,72), la Russia (2,26), l’Ucraina (1,97), la Bielorussia (1,86) e l’Uzbekistan (1,75).

L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato in 176 mila le vittime dell’amianto. Di queste, 106 mila sono europee, ossia il 60,1 per cento del totale. In particolare, 72 mila sono i morti per mesotelioma, quasi 6 mila quelli per asbestosi, cui si aggiungono altre 28 mila vittime per patologie associate al mesotelioma (come il neoplasma maligno della pleura o il tumore della laringe). Nel periodo 1994-2010 il maggior numero percentuale di vittime per mesotelioma si è avuto in Islanda (24,5 annui ogni milione di abitanti), seguita da Malta (21,3), Regno Unito (18,3) e Olanda (15,9). In questa triste classifica l’Italia è sesta, con 10,3 vittime per ogni milione di abitanti. Riguardo l’asbestosi, i paesi con i tassi maggiori di malattia sono Malta, Islanda, Slovenia, Finlandia e Lussemburgo, mentre l’Italia è tra i paesi meno colpiti (0,3 vittime l’anno per milione di abitanti).

Sulle spalle dell’Europa, dunque, vi è il carico maggiore di malattie legate all’amianto, conseguenza dell’uso massiccio della fibra fatto nelle decadi precedenti (nel periodo 1971-2000, ad esempio, l’Europa ne ha utilizzato 66,5 milioni di tonnellate, pari al 58 per cento del totale). Il picco di decessi, conclude l’Organizzazione mondiale della sanità, è previsto tra il 2015 e il 2020: questo carico si sposterà progressivamente dai paesi che hanno introdotto nella propria legislazione divieti alla sua produzione e lavorazione (come l’Italia, con la legge 257 del 1992), a quelli che invece ancora oggi ne permettono l’utilizzo (come gran parte dei paesi ex socialisti).

disoccupazione

La disoccupazione sale, il governo non rilancia la crescita

“Un aumento strutturale della disoccupazione, crescente oramai da anni”, a fronte di “una politica economica del governo non in grado di rilanciare la crescita perché non punta sulla creazione di lavoro”. Così il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, commenta i dati sulla disoccupazione diffusi dall’Istat.

“Quello che colpisce e che nessuno commenta – a suo avviso -, è che l’aumento della disoccupazione è strutturale e crescente oramai da anni, così come il tasso di disoccupazione segna ad ogni rilevazione un dato record in negativo. Anche l’occupazione cala, segnando un dinamismo del mercato del lavoro che non porta al saldo tra attivazione e cessazione dei rapporti di lavoro”.

Sulle parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il segretario afferma: “Sorprendono le dichiarazioni del ministro, il quale sostiene che bisogna aspettare l’effetto dei provvedimenti del governo: lo disse anche sui contratti a termine su cui è calato il silenzio ma che continuano ad essere oltre il 70% dei nuovi contratti, con durate sempre più brevi. Visto che il ministro stesso dice che il mercato del lavoro segue evoluzioni del quadro economico, ne tragga le conseguenze”.

Per Sorrentino, inoltre, “la politica economica del governo non è in grado di rilanciare la crescita perché non punta sulla creazione di lavoro, con il sostegno alla domanda e gli investimenti pubblici. Affidare alle imprese, come fa il Jobs Act, la speranza di far crescere l’occupazione, liberalizzando i licenziamenti, difficilmente produrrà maggiore stabilità e crescita. Per i giovani, inoltre, il governo dovrebbe fare una riflessione sul fallimento della garanzia giovani, dei dati non entusiasmanti su abbandoni e dispersione scolastica, sugli avviamenti al lavoro delle fasce più giovani che sono tra i più bassi in Europa e sulla ripresa dell’emigrazione di massa”.

“Altro che retorica della speranza, nel nostro paese per la maggioranza dei lavoratori e dei non lavoratori è la sopravvivenza la realtà quotidiana. Con una sola concreta speranza: il Piano del Lavoro”, conclude.