Archivi giornalieri: 2 gennaio 2015

Ardie e le corse a cavallo

Patrimonio dell’Umanità tutte le Ardie e le corse a cavallo

di Umberto Cocco*

E’ questa fase preparatoria che mi interessa del riconoscimento Unesco, a me, alla mia amministrazionee ai sedilesi. Un processo, cioè, che anziché banalizzare e cedere al luogo comune confermandolo, alle sovrapposizioni esterne, alle letture folcloristiche e ideologiche che giustamente Ruiu rileva, recuperi la complessità della festa e della corsa, la sua fortuna e visibilità e forza simbolica rispetto a tutte le Ardie della Sardegna, numerose per fortuna e diffuse in molte comunità, dedicate a Santi e Madonne diverse, ma in qualche modo rappresentandole tutte e a tutte restituendo dignità e forza propria, tutt’altro che sottraendogliela.

Mi sembra che Ruiu non dica quel che sembrerebbe dal titolo dato al suo intervento: “L’Ardia di Sedilo non può essere specchio dell’identità sarda”. Non da sola, mi pare che dica il fotografo nuorese nel testo. Che è un’altra cosa. Semmai con tutte le altre Ardie, suggerisce. Invitandoci a rifuggire dalla retorica dell’unico, del superiore, del meglio, che effettivamente si attacca a molte nostre espressioni (e che è un riflesso del provincialismo e del folclorismo con i quali non finiremo mai di fare i conti.

Io aggiungerei: l’Ardia di San Costantino patrimonio dell’umanità non solo con tutte le altre Ardie, ma con tutte le altre corse a cavallo della tradizione sarda. E’ questa cultura popolare, che comprende gli uomini che le corrono le Ardie e Sas Carrèlas e le donne che pregano nelle feste religiose, i pellegrini della Provincia di Sassari che praticano il culto di San Costantino prima dei sedilesi, e l’allevamento del cavallo in Sardegna oggi veramente a rischio di sparizione, con l’enormità dei significati, delle relazioni, le implicazioni di paesaggio rurale che porterebbe via con sé se non troviamo rimedi.

L’Unesco ci può aiutare a fare questo ragionamento, e nella realtà questo sta facendo, raccomandando la gestione del bene da tutelare, non banalmente il riconoscimento che è anzi pericoloso se fissa una volta per tutte una tradizione per sua natura dinamica, in movimento; scoraggiando chi è semplicemente alla ricerca di un brand commerciale e turistico. Non ha bisogno di questo l’Ardia di Sedilo, viene persino troppa gente a San Costantino in quelle poche ore. Ne vorremmo di più durante tutto l’anno, e non solo a Sedilo ma per esempio in questi altipiani centrali, e che i pastori vivessero meglio allevando anche cavalli, facendone un’economia, così del paesaggio, della vita rurale nel suo insieme.

*Sindaco di Sedilo

9304/2014 messaggio opzione donna

Pensioni: Opzione donna, ecco il messaggio Inps numero 9304 del 2 dicembre 2014

PENSIONI: OPZIONE DONNA, ECCO IL MESSAGGIO INPS NUMERO 9304 DEL 2 DICEMBRE 2014

Per ora nessuna proroga dell’opzione donna ma l’Inps non respingerà le domande delle lavoratrici la cui decorrenza della prestazione pensionistica dovesse essere successiva al 31 Dicembre 2015. Le risoluzioni Parlamentari e il ricorso avviato dal Comitato Opzione Donna hanno sortito almeno un effetto cautelativo e aperto alla possibilità, eventuale, del superamento delle Circolari 35 e 37 del 14 Marzo 2012. Con il messaggio inps 9304/2014 – non ancora ufficiale poiché non ancora presente sul portale dell’Inps – l’Istituto di previdenza pubblica ha infatti dato istruzioni alle proprie sedi di non cestinare le domande delle lavoratrici la cui finestra si aprirebbe dopo il 31 dicembre 2015, in attesa di un ulteriore parere richiesto al ministero del Lavoro:

Com’è noto, ai sensi dell’articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004 n. 243 e s.m.i., le lavoratrici possono optare in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, ove in possesso dei prescritti requisiti anagrafici e contributivi, per la liquidazione del trattamento pensionistico di anzianità secondo le regole di calcolo del sistema contributivo (c. d. regime sperimentale donna).

L’articolo 24, comma 14, del decreto legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, ha fatto salva tale facoltà. Con il messaggio n. 9231 del 28 novembre 2014 sono stati forniti alcuni chiarimenti in merito alle modalità di esercizio dell’opzione in oggetto.

A seguito dell’emergere di ulteriori perplessità in merito alla portata della norma l’Istituto ha recentemente sottoposto al vaglio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali alcuni aspetti operativi circa i termini di accesso alla pensione di anzianità del predetto regime sperimentale.

In attesa di conoscere gli esiti delle valutazioni che il predetto Dicastero vorrà rendere noti, si forniscono le seguenti istruzioni. Eventuali domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i prescritti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza della pensione si collochi oltre la medesima data, non devono essere respinte ma tenute in apposita evidenza.

La lavorazione di dette domande non rileva ai fini della determinazione dei tempi soglia di liquidazione delle pensioni. Si ribadisce, al riguardo, che anche con riferimento a tale categoria di lavoratrici, non è richiesto che la condizione della cessazione del rapporto di lavoro subordinato sussista alla data di perfezionamento dei requisiti anagrafici e contributivi.

Si fa riserva di fornire ulteriori istruzioni sulle modalità di lavorazione delle predette domande una volta ricevuti i chiarimenti richiesti al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Il Direttore generale

Regime sperimentale donna: sperimentazione fino al 31 dicembre 2015

 

Eventuali domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i prescritti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza della pensione si collochi oltre la medesima data, non devono essere respinte ma tenute in apposita evidenza. Lo comunica l’INPS con messaggio n. 9304 del 2 dicembre 2014.

Le donne lavoratrici che siano in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi, possono optare in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, per la liquidazione del trattamento pensionistico di anzianità secondo le regole di calcolo del sistema contributivo, il c. d. regime sperimentale donna.
Con messaggio n. 9304 del 2 dicembre 2014, l’INPS, tenuto conto che si attendono ancora maggiori chiarimenti da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali comunica che la pensione di anzianità, in presenza dei requisiti anagrafici e contributivi e delle altre condizioni previste dalla legge, ovvero cessazione dell’attività di lavoro subordinato e apertura della cd. finestra, decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della relativa domanda.
Le lavoratrici che perfezionano i requisiti utili a comportare l’apertura della finestra della pensione di anzianità in regime sperimentale entro il 31 dicembre 2015, possono presentare domanda di pensione di anzianità, indipendentemente dalla cessazione del rapporto di lavoro subordinato alla data di perfezionamento dei requisiti anagrafici e contributivi, nei termini previsti dalle disposizioni vigenti nelle diverse Gestioni previdenziali, fermo restando la cessazione del rapporto di lavoro subordinato al momento della decorrenza del relativo trattamento pensionistico.
A cura della Redazione

INPS, messaggio 02 dicembre 2014,n. 9304

Dic

Opzione donna: aggiornamenti

Data pubblicazione: 03/12/2014

Opzione donna: aggiornamenti

Si ricorda che il termine per presentare la domanda di pensione di anzianità per le lavoratrici che vogliono usufruire dell’ “opzione donna”, vale a dire la possibilità di andare in pensione anticipatamente optando per il sistema contributivo, è quello previsto dalle consuete disposizioni vigenti nelle singole gestioni.
Ad integrazione di quanto sopra, si fa presente che è stato sottoposto un parere al Ministero del lavoro per definire se la data del 31 dicembre 2015 debba essere intesa come termine per maturare i requisiti o per la decorrenza della pensione (a causa dell’applicazione della c.d. “finestra mobile”).
In attesa dei chiarimenti richiesti, le domande di pensione di anzianità delle lavoratrici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2015, con conseguente finestra di accesso in data successiva, restano in stand by.
Le lavoratrici che abbiano già superato i requisiti anagrafici e contributivi minimi previsti, possono comunque optare sempre entro il termine del 31 dicembre 2015.

L’impero del consumo

 

Edizione del 2 gennaio 2015

 

CULTURA

L’impero del consumo

—  Eduardo Galeano, 18.12.2014

Società dei consumi. La bocca è una delle porte dell’anima, dicevano gli antichi. Ma se da lì passa solo cibo spazzatura, la vita è ridotta a un insieme infinito di acquisti di merci usa e getta. E lo struscio domenicale nel centro delle città è sostituito dal pellegrinaggio negli shopping mall che accerchiano le periferie


Performance contro il consumismo a Natal, capitale del Rio Grande do Norte in Brasile © Reuters

 

L’esplosione del con­sumo nel mondo di oggi fa più rumore della guerra e più bac­cano del car­ne­vale. Come dice un antico pro­ver­bio turco, chi beve a cre­dito si ubriaca due volte. La bisboc­cia ottunde e obnu­bila lo sguardo; e quest’enorme sbronza uni­ver­sale sem­bra non cono­scere limiti di spa­zio e di tempo. Ma la cul­tura del con­sumo risuona molto, come il tam­buro, per­ché è vuota; all’ora della verità, quando gli stre­piti si cal­mano e la festa fini­sce, l’ubriaco di sve­glia solo, con l’unica com­pa­gnia della sua ombra e dei piatti rotti che dovrà pagare. L’espandersi della domanda cozza con i limiti impo­sti dallo stesso sistema che la genera. Il sistema ha biso­gno di mer­cati sem­pre più aperti e ampi, come i pol­moni hanno biso­gno dell’aria, e al tempo stesso ha biso­gno che si ridu­cano sem­pre più, come in effetti accade, i prezzi delle mate­rie prime e il costo della forza lavoro umana. Il sistema parla in nome di tutti, a tutti dà l’imperioso ordine di con­su­mare, fra tutti dif­fonde la feb­bre degli acqui­sti; ma niente da fare: per quasi tutti quest’avventura ini­zia e fini­sce davanti allo schermo del tele­vi­sore. La mag­gio­ranza, che fa debiti per otte­nere delle cose, fini­sce per avere solo più debiti, con­tratti per pagare debiti che ne pro­du­cono altri, e si limita a con­su­mare fan­ta­sie che tal­volta poi diven­tano realtà con il ricorso ad atti­vità delittuose.

Il diritto allo spreco, pri­vi­le­gio di pochi, pro­clama di essere la libertà per tutti. Dimmi quanto con­sumi e ti dirò quando vali. Que­sta civiltà non lascia dor­mire i fiori, le gal­line, la gente. Nelle serre, i fiori sono sot­to­po­sti a illu­mi­na­zione con­ti­nua, per­ché cre­scano più velo­ce­mente. E la notte è proi­bita anche alle gal­line, nelle fab­bri­che di uova.

È un modo di vivere che non è buono per le per­sone, ma è ottimo per l’industria far­ma­ceu­tica. Gli Stati Uniti con­su­mano la metà dei seda­tivi, degli ansio­li­tici e delle altre dro­ghe chi­mi­che ven­dute legal­mente nel mondo, e oltre la metà delle dro­ghe proi­bite, quelle ven­dute ille­gal­mente. Non è cosa di poco conto, visto che gli sta­tu­ni­tensi sono appena il 5% della popo­la­zione mondiale.

«Gente infe­lice, che vive in com­pe­ti­zione», dice una donna nel bar­rio del Buceo, a Mon­te­vi­deo. Il dolore di non essere, un tempo can­tato nel tango, ha ceduto il posto alla ver­go­gna di non avere. Un uomo povero è un pover’uomo. «quando non hai niente pensi di non valere niente», dice un tipo nel bar­rio Villa Fio­rito, a Bue­nos Aires. Con­fer­mano altri, nella città domi­ni­cana di San Fran­ci­sco de Maco­rís: «I miei fra­telli lavo­rano per le mar­che. Vivono com­prando cose fir­mate, e but­tano san­gue per pagare le rate».

Invi­si­bile vio­lenza del mer­cato: la diver­sità è nemica del pro­fitto, e l’uniformità comanda. La pro­du­zione in serie, su scala gigan­te­sca, impone ovun­que i pro­pri obbli­ga­tori modelli di con­sumo. La dit­ta­tura dell’uniformizzazione è più deva­stante di qua­lun­que dit­ta­tura del par­tito unico: impone, nel mondo intero, un modo di vita che fa degli esseri umani foto­co­pie del con­su­ma­tore esemplare.

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La dit­ta­tura del sapore unico

Il con­su­ma­tore esem­plare è l’uomo tran­quillo. Que­sta civiltà, che con­fonde la quan­tità con la qua­lità, con­fonde la gras­sezza con la buona ali­men­ta­zione. Secondo la rivi­sta scien­ti­fica «The Lan­cet», negli ultimi dieci anni l’«obesità severa» è cre­sciuta di quasi il 30% fra la popo­la­zione gio­vane dei paesi più svi­lup­pati. Fra i bam­bini nor­da­me­ri­cani, negli ultimi 16 anni l’obesità è cre­sciuta del 40%, secondo uno stu­dio recente del Cen­tro scienze della salute presso l’università di Colo­rado. Il paese che ha inven­tato i cibi e le bevande light, il diet food e gli ali­menti fat free, ha la mag­gior quan­tità di grassi del mondo. Il con­su­ma­tore esem­plare scende dall’automobile solo per lavo­rare e guar­dare la tivù. Quat­tro ore al giorno le passa davanti allo schermo, divo­rando cibi di plastica.

Trionfa la spaz­za­tura tra­ve­stita da cibo: quest’industria sta con­qui­stando i palati del mondo e fa a pezzi le tra­di­zioni culi­na­rie locali. Le buone anti­che abi­tu­dini a tavola, che si sono raf­fi­nate e diver­si­fi­cate magari in migliaia di anni, sono un patri­mo­nio col­let­tivo acces­si­bile a tutti e non solo alle mense dei ric­chi. Que­ste tra­di­zioni, que­sti segni di iden­tità cul­tu­rale, que­ste feste della vita, ven­gono schiac­ciate dall’imposizione del sapere chi­mico e unico: la glo­ba­liz­za­zione degli ham­bur­ger, la dit­ta­tura del fast-food. La pla­sti­fi­ca­zione del cibo su scala mon­diale, opera di McDonald’s, Bur­ger King e altre catene, viola con suc­cesso il diritto all’autodeterminazione dei popoli in cucina: un diritto sacro, per­ché la bocca è una delle porte dell’anima.

Il cam­pio­nato mon­diale di cal­cio del 1998 ci ha con­fer­mato, fra l’altro, che la Master­Card toni­fica i muscoli, la Coca-Cola porta l’eterna gio­vi­nezza e che il menù di McDonald’s non può man­care nella pan­cia di un buon atleta. L’immenso eser­cito di McDonald’s spara ham­bur­ger nella bocca di bam­bini e adulti del mondo intero. Il dop­pio arco di que­sta M è ser­vito da stan­dard, nella recente con­qui­sta dei paesi dell’Europa dell’Est. Le code davanti alla McDonald’s di Mosca, inau­gu­rata in pompa magna nel 1990, hanno sim­bo­leg­giato la vit­to­ria dell’Occidente con altret­tanta elo­quenza della demo­li­zione del Muro di Ber­lino. Segno dei tempi: quest’azienda, che incarna le virtù del mondo libero, nega ai suoi dipen­denti la libertà di orga­niz­zarsi in sin­da­cato. McDonald’s viola in tal modo un diritto legal­mente rico­no­sciuto nei molti paesi nei quali opera. Nel 1997, alcuni suoi lavo­ra­tori, mem­bri di quella che l’azienda chiama la Mac­fa­mi­glia, cer­ca­rono di sin­da­ca­liz­zarsi in un risto­rante di Mon­treal in Canada: il risto­rante chiuse. Ma nel 1998, altri dipen­denti di McDonald’s in una pic­cola città presso Van­cou­ver, riu­sci­rono nell’impresa, degna del Guin­ness dei primati.

Gli uni­ver­sali della pubblicità

Le masse con­su­ma­trici rice­vono ordini in un lin­guag­gio uni­ver­sale: la pub­bli­cità è riu­scita là dove l’esperanto ha fal­lito. Tutti capi­scono, ovun­que, i mes­saggi tra­smessi dalla tivù. Nell’ultimo quarto di secolo, gra­zie al fatto che nel mondo le spese per la pub­bli­cità si sono decu­pli­cate, i bam­bini poveri bevono sem­pre più Coca-Cola e sem­pre meno latte, e il tempo prima dedi­cato all’ozio sta diven­tando tempo di con­sumo obbli­ga­to­rio. Tempo libero, tempo pri­gio­niero: le case molto povere non hanno letti, ma hanno il tele­vi­sore, ed è que­sto a det­tar legge. Com­prato a rate, que­sto pic­colo ani­male prova la voca­zione demo­cra­tica del pro­gresso: non ascolta nes­suno, ma parla per tutti. Poveri e ric­chi cono­scono, in tal modo, le virtù dell’ultimo modello di auto­mo­bili, e poveri e ric­chi si infor­mano sui van­tag­giosi tassi di inte­ressi offerti da que­sta o quella banca.

Gli esperti sanno con­ver­tire le merci in stru­menti magici con­tro la soli­tu­dine. Le cose hanno attri­buti umani: acca­rez­zano, accom­pa­gnano, capi­scono, aiu­tano, il pro­fumo ti bacia e l’auto è un amico che non tra­di­sce mai. La cul­tura del con­sumo ha fatto della soli­tu­dine il più lucroso dei mer­cati. Le ferite del cuore si risa­nano riem­pien­dole di cose, o sognando di farlo. E le cose non pos­sono solo abbrac­ciare: pos­sono anche essere sim­boli di ascesa sociale, sal­va­con­dotti per attra­ver­sare le dogane della società clas­si­sta, chiavi che aprono le porte proibite.

Quanto più sono esclu­sive, tanto meglio è: le cose esclu­sive ti scel­gono e ti sal­vano dall’anonimato della folla. La pub­bli­cità non ci informa sul pro­dotto che vende, o lo fa poche volte. Quello è il meno. La sua fun­zione prin­ci­pale con­si­ste nel com­pen­sare fru­stra­zioni e ali­men­tare fan­ta­sie: in chi ti vuoi tra­sfor­mare com­prando que­sta crema da barba?

Il cri­mi­no­logo Anthony Platt ha osser­vato che i delitti nelle strade non sono solo frutto della povertà estrema, ma anche dell’etica indi­vi­dua­li­sta. L’ossessione sociale del suc­cesso, dice Platt, incide in modo deci­sivo sull’appropriazione ille­gale delle cose altrui. Ho sem­pre sen­tito dire che il denaro non fa la feli­cità; ma qua­lun­que tele­di­pen­dente ha motivo di cre­dere che il denaro pro­duca qual­cosa di tanto simile alla feli­cità, che fare la dif­fe­renza è cosa da spe­cia­li­sti.
Secondo lo sto­rico Eric Hob­sbawm, il XX secolo ha messo fine a set­te­mila anni di vita umana cen­trata sull’agricoltura , da quando nel paleo­li­tico appar­vero le prime forme di col­ti­va­zione. La popo­la­zione mon­diale si con­cen­tra nelle città, i con­ta­dini diven­tano cit­ta­dini. In Ame­rica latina abbiamo campi senza per­sone ed enormi for­mi­cai umani urbani: le più grandi città del mondo, e le più ingiu­ste. Espulsi dalla moderna agri­col­tura per l’export, e dal degrado dei suoli, i con­ta­dini inva­dono le peri­fe­rie. Cre­dono che Dio sia ovun­que, ma per espe­rienza sanno che abita nei grandi cen­tri. Le città pro­met­tono lavoro, pro­spe­rità, un avve­nire per i loro figli. Nei campi, si guarda la vita pas­sare e si muore sba­di­gliando; nelle città la vita scorre, e chiama. Poi, la prima cosa che i nuovi arri­vati sco­prono, ammuc­chiati nelle cata­pec­chie, è che manca il lavoro e le brac­cia sono troppe, che niente è gra­tis e che gli arti­coli di lusso più cari sono l’aria e il silenzio.

Agli inizi del secolo XIV, frate Gior­dano da Rivalta pro­nun­ciò a Firenze un elo­gio delle città. Disse che cre­sce­vano «per­ché le per­sone amano stare insieme». Stare insieme, incon­trarsi. Ma adesso, chi si incon­tra con chi? E la spe­ranza, si incon­tra con la realtà? Il desi­de­rio, si incon­tra con il mondo? E la gente, si incon­tra con la gente? Se i rap­porti umani si sono ridotti a rap­porti fra le cose, quanta gente si incon­tra con le cose?

La mino­ranza compradora

Il mondo intero tende a diven­tare un grande schermo tele­vi­sivo, dal quale le cose si guar­dano ma non si toc­cano. Le mer­can­zie in offerta inva­dono e pri­va­tiz­zano gli spazi pub­blici. Le sta­zioni di pull­man e treni, che fino a poco tempo fa erano spazi di incon­tro fra le per­sone, si stanno tra­sfor­mando in spazi commerciali.

 

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Lo shop­ping cen­ter, o shop­ping mall, vetrina di tutte le vetrine, impone la sua abba­gliante pre­senza. Le masse accor­rono, in pel­le­gri­nag­gio, a que­sto grande tem­pio della messa del con­sumo. La mag­gio­ranza dei devoti con­tem­pla, in estasi, oggetti che il por­ta­fo­glio non può pagare, men­tre la mino­ranza com­pra­dora risponde al bom­bar­da­mento inces­sante ed este­nuante dell’offerta. La folla che sale e scende dalle scale mobili viag­gia nel mondo: i mani­chini sono vestiti come a Milano o Parigi e le auto­mo­bili hanno lo stesso suono che a Chi­cago, e per vedere e ascol­tare non occorre pagare il biglietto. I turi­sti che ven­gono dai vil­laggi dell’interno, o dalle città che non hanno ancora meri­tato que­ste bene­di­zioni della moderna feli­cità, posano per una foto, davanti alle mar­che inter­na­zio­nali più famose, come un tempo posa­vano ai piedi della sta­tua a cavallo nella piazza. Bea­triz Solano ha osser­vato che gli abi­tanti delle peri­fe­rie vanno allo shop­ping cen­ter come prima anda­vano in cen­tro. Il tra­di­zio­nale stru­scio di fine set­ti­mana al cen­tro della città tende a essere sosti­tuito dalle escur­sioni a que­sti cen­tri. Lavati e pet­ti­nati, con indosso gli abiti migliori, i visi­ta­tori ven­gono a una festa dove non sono invi­tati, ma dove pos­sono essere spet­ta­tori. Intere fami­glie fanno il viag­gio nella navi­cella spa­ziale che per­corre l’universo del con­sumo, nel quale l’estetica del mer­cato ha dise­gnato un pae­sag­gio allu­ci­nante di modelli, mar­che ed etichette.

La cul­tura del con­sumo, cul­tura dell’effimero, con­danna tutto alla desue­tu­dine media­tica. Tutto cam­bia al ritmo ver­ti­gi­noso della moda, messa al ser­vi­zio della neces­sità di ven­dere. Le cose invec­chiano in un baleno, per essere sosti­tuite da altre che avranno una vita altret­tanto fugace. L’unica cosa che per­mane è l’insicurezza; le merci, fab­bri­cate per­ché durino poco, sono vola­tili quanto il capi­tale che le finan­zia e il lavoro che le pro­duce. Il denaro vola alla velo­cità della luce; ieri era là, adesso è qua, domani chissà, e ogni lavo­ra­tore è un poten­ziale disoc­cu­pato. Para­dos­sal­mente, gli shop­ping cen­ters, sovrani della fuga­cità, offrono l’illusione di sicu­rezza più effi­cace. Resi­stono infatti fuori dal tempo, senza età né radici, senza notte né giorno né memo­ria, ed esi­stono fuori dallo spa­zio, al di là delle tur­bo­lenze della peri­gliosa realtà del mondo.

I nuovi idoli

I padroni del mondo lo usano come se fosse un usa e getta: una merce dalla vita effi­mera, che si esau­ri­sce come si esau­ri­scono, quasi appena nate, le imma­gini spa­rate dalla mitra­glia­trice della tivù e le mode e gli idoli che la pub­bli­cità lan­cia inces­san­te­mente sul mer­cato. Ma in quale altro mondo potremmo andare? Siamo tutti obbli­gati a cre­dere che Dio abbia ven­duto il pia­neta a un certo numero di imprese, per­ché essendo di cat­tivo umano ha deciso di pri­va­tiz­zare l’universo?

La società dei con­sumi è una trap­pola esplo­siva. Chi ne ha le redini fa finta di igno­rarlo, ma chiun­que abbia gli occhi può vedere che la grande mag­gio­ranza delle per­sone con­suma poco, poco o niente neces­sa­ria­mente, così da garan­tire l’esistenza della poca natura che ci rimane. L’ingiustizia sociale non è con­si­de­rata un errore da cor­reg­gere, né un difetto da supe­rare: è una neces­sità essen­ziale. Non c’è natura capace di ali­men­tare uno shop­ping cen­ter delle dimen­sioni del pianeta.

* Tratto dal sito www​.apor​rea​.org
Trad. di Mari­nella Correggia

Abolita la penalizzazione sulle anzianità dal 2015 al 2017

IN PRIMO PIANO

La legge di Stabilità 2015, approvata in via definitiva, ha eliminato la riduzione percentuale del trattamento pensionistico, prevista dalla legge Fornero, sulle pensioni anticipate ottenute prima dei 62 anni di età.

Era una richiesta avanzata anche dalla CGIL (nei documenti congressuali) e quindi ne siamo soddisfatti.
La riduzione percentuale rimane invece in vigore  per le pensioni ottenute con i requisiti maturati dal 2018.


MOBILITÀ

Da gennaio 2015 si accorcia la durata del periodo di mobilità

La durata dell’indennità di mobilità, dal 1° gennaio 2015, comincerà ad essere ridotta così come deciso dalla “Legge Fornero”art.2 n°92/2012.  Penalizzato chi al momento della cessazione del rapporto di lavoro abbia 40 anni o oltre.

 

 
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Le pensioni

diritto a pensione nel 2014
speciale pensioni legge 214/2011
pensioni in cumulo legge 228/2012

Le regole in tema di diritto alla pensione di anzianità e di vecchiaia SONO STATE PESANTEMENTE MODIFICATE dal Governo Monti con la legge 214/2011 che ha introdotto nuovi criteri per accesso alla pensione di Vecchiaia e alla “nuova pensione anticipata” che sostituisce l’anzianità, il sistema di calcolo contributivo per tutti a partire dal 2012,
ha previsto un incremento dell’età pensionabile per la vecchiaia, l’incremento degli anni di contribuzione per ottenere la pensione anticipata (ex anzianità), la penalizzazione della pensione anticipata per accessi prima dei 62 anni e altre non meno importanti modifiche alla precedente normativa.

La riforma Monti-Fornero ha avuto un impatto devastante sulle condizioni delle persone e sul mercato del lavoro. La CGIL ritiene che la riforma debba essere rivista, restituendo al sistema la giusta flessibilità senza penalizzazioni, tenendo conto che non tutti i lavori sono uguali e riconoscendo alle donne il peso ed il valore del lavoro di cura. Occore intervenire a tutela dei lavoratori precoci, di chi fa lavori usuranti, degli esodati, occorre agire sull’indicizzazione delle pensioni perchè stiano al passo con l’aumento del costo della vita. Questo chiediamo a Governo e Parlamento.

Per approfondimenti sulla legge 2014/2011 si rinvia al n°1/2012 di INCAINFORMA , e al n°2/2012 e alle tabelleallegate. INPS ha interpretato le nuove norme con la circolare 35/2012; 
Altra importante circolare n°16 del 1 febbraio 2013) riguarda gli assicurati in possesso dei 15 anni di contribuzione al 31.12.1992 o autorizzati ai VV alla stessa data,questi  continueranno ad ottenere la pensione di Vecchiaia con 15 anni di contribuzione. L’età pensionabile però quella prevista dalla legge 214/2011.

Pubblichiamo anche lo speciale pensioni legge 214/2011 nella sua versione integrale, curato da CGIL e INCA Bergamo,diffuso con CGIL Materiali n°4 dell’ottobre 2013.

Con la legge di stabilità 2013 sono state introdotte novità riguardanti il CUMULO degli spezzoni assicutarivi. Oltre alla ricongiunzione, alla Totalizzazione ora abbiamo anche il Cumulo. Per Approfondimenti si veda INCA INFORMA n°21_2013 e n°  23_2013 e il file PDF le Pensioni in Cumulo che illustra le circolari INPS n° 120 e 140 del 213

 

 esodati e salvaguardati

La modifica della previgente normativa di accesso al pensionamento ha avuto un impatto devastate sui lavoratori estromessi dai processi produttivi a seguito di crisi, ristrutturazione aziendale ecc. Questi lavoratori erano stati messi in mobilità (ma non solo) per essere accompagnati alla pensione. Ora si ritrovano senza stipendio, senza ammortizzatore sociale, senza pensione.

Per risolvere (molto parzialmente) il problema sono state varate ben cinque operazioni di salvaguardia a tutela di complessivi 162.130 lavoratori. Le norme di accesso alla tutela sono complesse e non risolvono alla fonte il problema. Va trovata una soluzione definitiva per tutti i lavoratori che oggi si trovano senza reddito e ancora lontani dalla pensione  per le modifiche introdotte alla previgente normativa pensionistica.

Per chi volesse approfondire i ciriteri e le modalità di accesso alle singole salvaguardie , riportiamo i numeri del nostro notiziario INCAINFORMA e del nuovo notiziario INFORMAZIONE dove ne abbiamo trattatato:

  1. salvaguardia per 65.000 lavoratori: numeri 6, 7 ,8 anno 2012
  2. salvaguardia per 55.000 lavoratori: numeri 36 anno 2013
  3. salvaguardia per 16.130 lavoratori: numeri 151922 anno 2013
  4. salvaguardia per 9.000   lavoratori: numeri 6 anno 2013
  5. salvaguardia per 17.000 lavoratori: numeri 27,  anno 2014

 

La Piattaforma  unitaria Cgil-Cisl_Uil su previdenza e fisco
note di approfondimento sulle pensioni

I dati sulle pensioni in Italia: diffusione territoriale e importi in pagamento
le pensioni in Italia

 

Le novità previste dalla Legge di Stabilità 2015 per le assicurazioni

Autore: 

Dott. Dario Marchetti

 
 

La Legge di Stabilità 2015, presentata dal premier Matteo Renzi dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, e poi sottoposta ad una intensa trattativa con Bruxelles, prevede anche una serie di novità che riguardano le assicurazioni, a partire dall’inasprimento della lotta all’evasione della Rc auto, ormai diventata un fenomeno di massa nel nostro paese. Il combinato disposto tra crisi economica e costo troppo alto delle polizze che coprono la responsabilità civile degli automobilisti, ha infatti spinto oltre quattro milioni di conducenti a circolare sulle strade della penisola senza contrassegno, trasformandosi in un pericolo, per loro e per gli altri. Proprio per cercare di arginare il fenomeno, l’articolo 44, comma 27, di quella che una volta veniva indicata come Finanziaria, prevede che il controllo sulle polizze Rc auto diventi automatico avvalendosi dell’ausilio di dispositivi telematici, come autovelox, tutor, accessi per le Zone a Transito Libero vergelius e altri. In questo caso non c’è bisogno che il dispositivo rilevi altre infrazioni al Codice della Strada, rendendo inutile la presenza degli organi di polizia stradale e permettendo di stabilire tramite la semplice fotografia la presenza dell’atto automatico di accertamento riguardante la mancanza della copertura assicurativa.

Va allo stesso tempo specificato che la disposizione introdotta all’interno della Legge di Stabilità non ha come diretta conseguenza la notifica della sanzione, come avviene per le multe relative alle infrazioni del Codice della Strada: una volta che sia stata accertata l’assenza di copertura assicurativa, il diretto interessato si vedrà notificare la violazione accertata e avrà la possibilità di produrre il contrassegno nei termini previsti, mettendosi in regola. 

Un incidente stradale

(La Legge di Stabilità 2015 cerca di colpire gli automobilisti che circolano senza assicurazione)

Altra novità inserita all’interno della Legge di Stabilità 2015 è quella riguardante la disciplina della comunicazione agli automobilisti della scadenza della copertura dell’assicurazione auto. Va infatti ricordato che sino ad oggi era il Ministero dei Trasporti ad incaricarsi di comunicare ai proprietari di veicolo l’inserimento dello stesso nell’elenco di quelli che risultavano sprovvisti di contrassegno assicurativo. Con il testo attualmente allo studio il Ministero ha soltanto l’obbligo di pubblicare l’elenco sul suo sito istituzionale, mentre spetta agli utenti controllare se il proprio autoveicolo faccia parte della lista in questione. 

Un'auto storica

(Le macchine storiche con meno di 30 anni di vita dovranno pagare il bollo)

L’ultima importante novità è quella riguardante la cancellazione dell’esonero dal pagamento del bollo riguardante gli autoveicoli e i motoveicoli storici che non superino i trent’anni di età. Con la nuova norma, il bollo dovrà essere pagato per tutti i veicoli che abbiano più di vent’anni e meno di trenta dalla data di produzione, sino a oggi esentati grazie all’iscrizione ai registri storici ASI e FIM. Il provvedimento in questione va a toccare centinaia di migliaia di vetture (solo in Puglia si calcola ne esistano 40mila) e potrebbe spingere molti proprietari di auto storiche a rottamare la vettura per non sottoporsi ad un vero salasso. Basti pensare al riguardo che una Mercedes 280 del 1989 si troverebbe costretta a pagare oltre mille euro di bollo, mentre una Lancia Delta integrale dello stesso periodo dovrebbe corrispondere circa 700 euro. Un livello evidentemente insostenibile di fronte al quale alcune associazioni che raggruppano possessori di auto storiche hanno proposto di considerare il bollo come tassa di possesso e non di circolazione, stabilendo una quota forfettaria intorno ai 100 euro. Resta da vedere se il governo, alle prese con conti dissestati da far quadrare ad ogni costo, avrà voglia di ascoltare proposte in tal senso.