Archivi giornalieri: 13 gennaio 2015

Notizie previdenziali

 

Notizie previdenziali

Legge di stabilità 2015

Ecco le principali novità in campo previdenziale contenute nella legge di stabilità 2015:

I pensionamenti che avvengono tra il primo gennaio 2015 ed il 31 dicembre 2017 non saranno penalizzati anche se l’età è minore di 62 anni.

Il valore della pensione sarà il più basso tra quello calcolato con le attuali norme (sistema contributivo dal 2012) e quello calcolato con le vecchie norme (prima della legge Fornero) considerando solo l’anzianità necessaria per maturare il diritto a pensione.

Questa norma sarà applicata anche per i pensionamenti già in atto con effetto dalla data di entrata in vigore della legge di stabilità.

L’opzione donna ad oggi

Sui giornali spesso si leggono notizie errate riguardo l’opzione donna. Riportiamo i punti fermi di tale tipo di pensionamento.

 

Possono andare in pensione con l’opzione donna :

– lavoratrici del settore privato che entro novembre 2014 avranno almeno 57 anni e tre mesi di età ed almeno 35 anni di contributi. Andranno in pensione dopo 12 mesi (es. requisiti maturati il 3 maggio 2014 -> in pensione dal primo giugno 2015).

– lavoratrici autonome che entro maggio 2014 avranno almeno 58 anni e tre mesi di età ed almeno 35 anni di contributi. Andranno in pensione dopo 18 mesi (es. requisiti maturati il 28 maggio 2014 -> in pensione dal primo dicembre 2015).

– lavoratrici del settore pubblico che entro il 30 dicembre 2014 avranno almeno 57 anni e tre mesi di età ed almeno 35 anni di contributi. Andranno in pensione dopo 12 mesi (es. requisiti maturati il 28 dicembre 2014 -> in pensione dal 29 dicembre 2015).

– lavoratrici del comparto scuola che entro il 31 dicembre 2014 avranno almeno 57 anni e tre mesi di età ed almeno 35 anni di contributi. Andranno in pensione il primo settembre 2015.

Una volta maturato il requisito, volendo, si può smettere di lavorare e aspettare la pensione.

La perdita pensionistica del calcolo contributivo dipende da molti fattori e varia da caso a caso tra il 10% ed il 50%. Poichè il pensionamento con opzione donna avviene generalmente diversi anni prima di quello normale, per valutare la perdita pensionistica effettiva bisogna confrontarlo con quello normale che si avrebbe alla stessa data. Per questo abbiamo previsto come calcolo opzionale anche quello della pensione normale (sistema misto o retributivo) alla data di pensionamento con opzione donna.

Legge di stabilità 2014 e pensioni

Ecco le novità previste nella legge approvata in via definitiva:

1) Vengono rimborsati i tagli effettuati nel 2011 e 2012 sulle pensioni superiori ai 90.000 euro lordi.

2) Nel 2014,15 e 16 saranno rivalutate al 100% le pensioni fino a circa 1.485 euro lordi, al 95% la parte da 1.485 a 1980, al 75% la parte da 1.980 a 2.475, al 50% per la parte superiore a 2.475 euro e inferiore a 2.970 euro, al 45% oltre i 2.970 euro. Solo per il 2014 la parte che eccede i 2.970 euro non sarà rivalutata.

3) Nel 2014,15 e 16 è dovuto un contributo di solidarietà sulle pensioni erogate da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie pari al 6% della parte sopra i 7.000 euro lordi al mese e sotto i 10.000 euro, al 12% della parte sopra i 10.000 euro lordi al mese e sotto i 15.000 euro, ed al 18% ‘della parte sopra i 15.000 euro lordi al mese.

4) I dipendenti pubblici che maturano i requisiti per il pensionamento dal 1 gennaio 2014, avranno la liquidazione in più rate (se supera i 50.000 euro lordi), la prima di 50.000 euro lordi, la seconda, dopo un anno di ulteriori 50.000 euro lordi e la terza, dopo un altro anno, pari al residuo.

La prima rata della liquidazione sarà pagata dopo un anno se il pensionamento avviene per vecchiaia o per massima anzianità, dopo due anni per gli altri casi di pensionamento.

5) Per gli iscritti alla Gestione Separata inps ed ad altra gestione obbligatoria, le aliquote contributive saranno del 22% per il 2014, 23,5% per il 2015 e 24% dal 2016 in poi.

Possibilità di andare in pensione con l’opzione donna fino al 2017

In seguito alla risoluzione presentata dall’on. Gnecchi approvata da Camera e Senato il 21/11/2013, con la quale si dichiara che il punto 7.2 della circ. 35/2012 è evidentemente contra legem rispetto all’ Art. 1 c.9 della L. 243/2004, è stato richiesto al Governo di intervenire al più presto nei confronti dell’INPS per sollecitare una modifica della circolare stessa.

In pratica l’inps sosteneva che l’opzione donna era possibile se la decorrenza del pensionamento avveniva entro il 31 dicembre 2015, mentre adesso si è indicato che è possibile se entro tale data vengono raggiunti i requisiti.

Bisogna però attendere la nuova circolare dell’inps per avere conferma di tale modifica e vedere se i requisiti considerati per l’età sono quelli validi oggi (57 anni 3 mesi) o quelli precedenti (57 anni). L’ultima data utile di decorrenza dovrebbe essere quindi il primo aprile 2017 o il primo gennaio 2017.

Possibilità di andare prima in pensione per chi assiste portatori di handicap

Chi nel corso dell’anno 2011 ha assistito portatori di handicap e può andare in pensione entro dicembre 2014 con le regole antecedenti alla riforma Fornero, può fare richiesta all’inps di pensionamento.

La decorrenza della pensione può avvenire dal primo gennaio 2014 in poi, e comunque nel limite di 2.500 soggetti (l’inps gestisce l’elenco delle domande).

I dettagli sono contenuti nell’articolo 11-bis della legge 124/2013.

Possibilità di scivolo per i lavoratori in esubero

Con l’approvazione dell’art. 4 della legge 92/2012 le aziende con eccedenza di personale possono stipulare accordi con i sindacati per incentivare l’esodo dei lavoratori cui mancano al massimo 4 anni per la pensione.

Il lavoratore riceve dall’inps un assegno di accompagnamento che è pari alla pensione maturata fino al momento della cessazione lavorativa.

Il datore di lavoro continua a versare i contributi e quando si raggiungono i requisiti l’inps eroga la pensione definitiva.

Al via la riforma delle pensioni Enpam

Con l’approvazione ministeriale della nuova normativa Enpam, dal 2013 sono operativi i nuovi regolamenti pensionistici.

La riforma è stata necessaria per rendere sostenibile il sistema previdenziale dei medici. Questo ha comportato un aumento dei requisiti per la pensione (età, anzianità e contributi, vedi enpam) ed una diminuzione consistente della resa pensionistica dei contributi che vengono versati dal 2013 in poi.

Chiarimenti inps su contributi per pensione di vecchiaia.

Poichè la legge Fornero ha stabilito che occorrono minimo 20 anni di contributi per avere la pensione di vecchiaia, l’inps a marzo 2012 aveva emesso delle Circolari in cui indicava che tale requisito era necessario anche per chi aveva maturato 15 anni di contributi entro il 1992 o era stato autorizzato ai versamenti volontari entro il 26 dicembre 1992.

Con la Circolare n. 16 del 1 febbraio 2013 l’inps fa marcia indietro e comunica che per tali soggetti non sono necessari 20 anni di contribuzioni ma bastano 15 anni (come era prima della legge Fornero).

Legge di stabilità 2013

Ricongiunzioni :

gli iscritti ex-inpdap alle casse Enti locali, Servizio Sanitario, Insegnanti e Ufficiali giudiziari che hanno cessato dal servizio entro il 30 luglio 2010 senza diritto a pensione, possono fare domanda per trasferire gratuitamente i contributi all’inps.

coloro che hanno contributi in diverse gestioni (inps lavoratori dipendenti,inps autonomi, inps fondi speciali, inps gestione separata, ex-inpdap ed ex-ipost) possono cumulare i contributi senza fare la ricongiunzione o la totalizzazione, se non hanno i requisiti per la pensione in nessuna delle gestioni e  se, sommando i contributi, raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia.

Con il cumulo la pensione viene calcolata tenendo conto di tutti i periodi contributivi per individuare il sistema di calcolo (retributivo, contributivo o misto) e ogni gestione pensionistica calcola la propria quota in base ai contributi versati.

Esodati :

 è stata ampliata la platea degli esodati. Vedi i commi della legge da 231 a 234

Decreto legge n. 185/2012 (ripristino TFS)

Il D.L. in oggetto abroga l’art. 12, comma 10 del D.L. n. 78/2010 che istituiva per i dipendenti pubblici il TFR, Trattamento di Fino rapporto, al posto del TFS, Trattamento di Fine Servizio, a partire dal 1 gennaio 2011.

In seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 223 del 2012, l’ex-Inpdap ha dato disposizione di ripristinare la liquidazione per i dipendenti pubblici come era calcolata prima della modifica del 2010. Quindi la liquidazione viene di nuovo calcolata in base all’ultimo stipendio (statali) o allo stipendio dell’ultimo anno.

La trattenuta del 2,5% rimane inalterata e le liquidazioni già erogate vengono riliquidate con il vecchio calcolo. Se il vecchio calcolo produce un valore più basso rispetto a quanto erogato, non sarà richiesto il recupero della differenza.

Proposta di legge bipartisan

Il 7 agosto 2012 è stata approvata una proposta di legge per modificare la recente normativa pensionistica.

Le modifiche riguardano alcune facilitazioni per gli esodati e l’introduzione della pensione anticipata con calcolo contributivo anche per gli uomini. In dettaglio, dal primo gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 i lavoratori dipendenti potrebbero andare in pensione con 58 anni (gli autonomi con 59 anni) di età e 35 di contributi. Dal primo gennaio 2016 al 31 dicembre 2017, oltre ai 35 anni, in pensione con 59 anni per lavoratori e lavoratrici dipendenti e 60 anni per gli autonomi.

Il testo della proposta prevede che vengano abolite le finestre anche per questo tipo di pensionamento (a nostro parere, riteniamo improbabile l’eliminazione di un anno di finestra).

Ribadiamo che si tratta di una proposta di legge che deve ancora seguire tutto l’iter parlamentare ed  è possibile che non venga approvata o che vengano introdotte modifiche.

Spending Review (Revisione di Spesa)

Con Decreto Legge n. 95 del 6 luglio 2012, sono state emanate le norme di revisione della spesa pubblica.

L’articolo 2 indica che bisogna ridurre gli organici delle Amministrazioni.

Tra le misure per arrivare effettivamente a tale riduzione, al comma 2 vi è indicata la possibilità per le Amministrazioni di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro con i dipendenti che, con le vecchie norme pensionistiche,  possono andare in pensione entro il 31 dicembre 2014.

Tali dipendenti dovranno avere un preavviso di almeno 6 mesi, e quindi potranno andare in pensione con i requisiti che erano in vigore prima della riforma Monti-Fornero.

Ricordiamo che questo decreto dovrà essere approvato dal parlamento e quindi potrebbero esserci delle modifiche.

Decreto esodati

Con decreto del Ministero del Lavoro firmato il 1 giugno 2012, sono stati indicati i numeri ed i requisiti dei cosidetti esodati necessari per mantenere le vecchie regole pensionistiche:

a) 25.590 unità – Lavoratori in mobilità normale –  cessazione dal lavoro entro il 4 dicembre 2011 e maturazione dei requisiti per il pensionamento entro il periodo di mobilità

b) 3.460 unità –  Lavoratori in mobilità lunga –  cessazione dal lavoro entro il 4 dicembre 2011

c) 17.710 unità – Lavoratori nei fondi di solidarietà di settore – devono essere a carico del Fondo al 4 dicembre 2011. Oppure ingresso nel Fondo successivo al 4 dicembre 2011 se l’accesso al Fondo risulta autorizzato dall’inps. In questo secondo caso per andare in pensione, oltre ai normali requisiti, devono avere compiuto almeno 62 anni.

d) 10.250 unità – Prosecutori volontari – autorizzati ai versamenti volontari entro il 3 dicembre 2011, con almeno un contributo volontario al 6 dicembre 2011, che non abbiano ripreso a lavorare dopo l’autorizzazione ai versamenti volontari e la cui decorrenza della pensione deve avvenire entro il 6 dicembre 2013.

e) 950 unità – Lavoratori esonerati – esonero in corso alla data del 4 dicembre 2011. Devono fare richiesta alla Direzione Territoriale del Lavoro.

f) 150 unità – Genitori di disabili – lavoratori che alla data del 31 ottobre 2011 risultano essere in congedo per assistere figli con disabilità grave ai sensi dell’articolo 42, comma 5, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, i quali maturino, entro ventiquattro mesi dalla data di inizio del predetto congedo, il requisito contributivo per l’accesso al pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica. Devono fare richiesta alla Direzione Territoriale del Lavoro.

g) 6.890 unità – Incentivati all’esodo – lavoratori il cui rapporto di lavoro si sia risolto entro il 31 dicembre 2011, in ragione di accordi individuali o collettivi, senza successiva rioccupazione,  la cui decorrenza della pensione avviene entro il 6 dicembre 2013. Devono fare richiesta alla Direzione Territoriale del Lavoro.

Aggiornati i coefficienti pensionistici per il 2013

Con decreto del Ministero del Lavoro del 15 maggio 2012, sono stati indicati i coefficienti di trasformazione del montante contributivo che saranno utilizzati a partire dal primo gennaio 2013.

Questi coefficienti servono per calcolare la quota di pensione contributiva a partire dal valore dei contributi accumulati (montante contributivo).

Il valore dei coefficienti dipende dall’età: più aumenta l’età, più aumenta il coefficiente e maggiore sarà la quota di pensione.

Fino al 2012 il massimo valore dei coefficienti si ha per l’età di 65 anni, oltre i 65 anni il coefficiente non aumenta. Dal 2013 i coefficienti aumentano fino a 70 anni, facendo di conseguenza aumentare la pensione per chi si trattiene a lavorare oltre i 65 anni.

Il valore dei coefficienti viene calcolato in base alla durata media della vita, e siccome questa tende ad aumentare, i coefficienti tendono a diminuire. Infatti i nuovi coefficienti, a parità di età, sono più bassi di circa il 3% rispetto a quelli attuali. Sono inoltre previste delle successive revisioni dei coefficienti ogni due-tre anni.

L’impatto delle variazioni dei coefficienti sulle pensioni dipende dal tipo di sistema in cui si rientra: chi è nel retributivo avrà l’impatto minore, perchè solo una piccola quota di pensione viene calcolata col sistema contributivo. L’impatto maggiore sarà per coloro che rientrano nel sistema contributivo e per le donne che vanno in pensione con i vecchi requisiti di 57 anni e 35 di contributi.

Chiarimenti inps in merito alla riforma delle pensioni (legge 214/2011)

L’inps ha chiarito alcuni aspetti della recente riforma pensionistica. Sono confermate le indicazioni che avevamo già esposto sul sito, con le seguenti precisazioni :

Anche l’età necessaria per la pensione anticipata delle donne viene aumentata in base all’aumento dell’aspettativa di vita. Quindi dal 2013 occorrono 57 anni e 3 mesi per la pensione con calcolo contributivo per lavoratrici dipendenti e 58 anni e 3 mesi per le autonome.

Anche l’età di 64 anni, necessaria per i lavoratori del settore privato che maturano i requisiti per la pensione nel 2012, viene aumentata in base all’aumento dell’aspettativa di vita. Quindi dal 2013, a questi lavoratori, occorrono 64 anni e 3 mesi per poter andare in pensione (il nostro pensionometro ne teneva già conto).

I requisiti e le finestre per la totalizzazione rimangono gli stessi ma sono anch’essi soggetti all’aumento per l’aspettativa di vita.

I lavoratori precoci che vanno in pensione entro il 2017 ed hanno periodi di contribuzione diversi da lavoro, maternità obbligatoria, militare, infortunio, malattia e cassa integrazione ordinaria, possono evitare la penalizzazione se si trattengono al lavoro per un periodo corrispondente a quello diverso da  lavoro, maternità obbligatoria, militare, infortunio, malattia e cassa integrazione ordinaria. Ad esempio se un lavoratore ha 6 mesi di disoccupazione indennizzata e va in pensione a gennaio 2015 con 58 anni, ha una penalizzazione sulla pensione del 6%, ma se lavora fino a giugno 2015 va in pensione a luglio 2015 senza penalizzazioni. 

Modifiche al Decreto sulle pensioni approvate nella legge di conversione del decreto milleproroghe (legge n. 14/2012)

Tra i lavoratori che conservano le vecchie norme, nei limiti delle disponibilità, vengono inseriti anche coloro che sono stati incentivati all’esodo, purchè siano cessati entro il 2011 ed il pensionamento con le vecchie norme sia previsto entro il primo dicembre 2013.

Tra i lavoratori che conservano le vecchie norme, nei limiti delle disponibilità, vengono inseriti anche i lavoratori che alla data del 31 ottobre 2011 risultano essere in congedo per assistere figli con disabilità grave ai sensi dell’articolo 42, comma 5, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, i quali maturino, entro ventiquattro mesi dalla data di inizio del predetto congedo, 40 anni di contribuzione

Le penalizzazioni previste per chi va in pensione prima dei 62 anni, non si applicano a chi va in pensione entro il 2017 con contribuzione che derivi solo da lavoro, maternità obbligatoria, militare, infortunio, malattia e cassa integrazione ordinaria.

Emendamenti al Decreto sulle pensioni approvati definitivamente il 22/12/2011

I lavoratori del settore privato che maturano quota 96 entro il 31 dicembre 2012, possono andare in pensione a 64 anni.

Le lavoratrici del settore privato che entro il 31 dicembre 2012 compiranno 60 anni e avranno almeno 20 anni di contribuzione, potranno andare in pensione a 64 anni.

La penalizzazione per chi va in pensione prima dei 62 anni sarà pari a 1% per i primi due anni mancanti e al 2% per gli eventuali ulteriori anni.

L’adeguamento delle pensioni per gli anni 2012 e 2013 viene effettuato al 100% per le pensioni fino a 1.400 euro; non viene effettuato per le pensioni di importo maggiore.

Decreto sulle pensioni n. 201 del 6/12/2011

Chi matura il diritto alla pensione entro il 31/12/2011 potrà andare in pensione dopo la prevista finestra .

Il pensionamento anticipato per le donne (57 anni e 35 di anzianità) è stato confermato anche per i prossimi anni.

1) Passaggio al sistema contributivo per tutti.

Dal 1 gennaio 2012 passeranno al sistema contributivo anche coloro che rientrano in quello retributivo (che hanno almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995).

Il passaggio sarà pro-quota, cioè manterranno il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011, mentre dal primo gennaio 2012 matureranno una quota di pensione col sistema contributivo.

In pratica la pensione sarà formata da tre quote, una quota retributiva per il periodo fino al 1992, una quota retributiva per il periodo dal 1993 al 2011 ed una quota contributiva per il periodo dal 2012 alla pensione.

L’impatto sul valore della pensione sarà abbastanza piccolo perchè il sistema contributivo sarà applicato solo ai pochi anni che mancano al pensionamento.

2) Cancellazione delle finestre pensionistiche.

Dal 2012, per le pensioni di vecchiaia e massima anzianità, saranno abolite le finestre di uscita, attualmente pari a 12 mesi per i dipendenti e 18 mesi per gli autonomi. Quindi, una volta maturato il diritto al pensionamento, si potrà andare in pensione dal primo giorno del mese successivo.

3) Accelerazione dell’innalzamento dell’età di vecchiaia per le lavoratrici del settore privato.

L’innalzamento dell’età da 60 a 65 anni previsto dalle precedenti manovre inizia nel 2012 e termina nel 2018 :

lavoratrici dipendenti

2012 – 62 anni

2014 – 63 anni e 6 mesi

2016 – 65 anni

2018 – 66 anni

lavoratrici autonome

2012 – 63 anni e 6 mesi

2014 – 64 anni e 6 mesi

2016 – 65 anni e 6 mesi

2018 – 66 anni

4) Aumento dell’anzianità per le pensioni di anzianità massima.

Fino al 31 dicembre 2011 chi raggiunge i 40 anni di anzianità contributiva può andare in pensione (dopo 12 o 18 mesi di finestra) a prescindere dall’età.

Dal 2012 questo limite da 41 anni viene portato a 41 anni ed un mese per le donne e a 42 anni ed un mese per gli uomini. Nel 2013 aumenterà di un altro mese e nel 2014 aumenterà ancora di un altro mese.

Tale limite aumenterà anche in base all’aumento dell’aspettativa di vita.

Inoltre se l’età al momento del pensionamento sarà minore di 62 anni, sarà applicata una penalizzazione sulla pensione pari al 2% per ogni anno mancante ai 62.

5) Cancellazione delle pensioni di anzianità.

E’ la parte più dura dei provvedimenti. Le pensioni di anzianità vengono eliminate.

Dal 2012 si potrà andare in pensione solo per vecchiaia o per massima anzianità (41 o 42 anni).

6) Blocco dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita.

Ogni anno le pensioni vengono adeguate all’aumento del costo della vita in base alle variazioni dell’indice Istat (perequazione).

Questo adeguamento è completo per le pensioni più basse, mentre per quelle più alte è parziale fino ad annullarsi per quelle che superano un dato valore.

Nel 2012 e 2013 saranno adeguate completamente al costo della vita le pensioni fino a 934 euro, mentre quelle di importo superiore non avranno nessun incremento.

7) Incremento dei contributi per i lavoratori autonomi.

E’ previsto un aumento dei contributi dello 0,3% all’anno fino a raggiungere un aumento complessivo di 2 punti percentuali.

8) Penalizzazioni delle pensioni per alcuni fondi speciali.

Le pensioni degli iscritti ad alcuni fondi, tra cui elettrici, telefonici, volo, saranno un po’ più basse per rapportarle ai contributi versati.

Maxi-emendamento del 12 novembre 2011

Il maxi-emendamento alla legge di stabilità, approvato il 12 novembre 2011, non prevede alcuna modifica effettiva alle pensioni, in quanto impone che nel 2026 l’età del pensionamento di vecchiaia sia almeno di 67 anni, ma questo è già previsto per effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita.

Però nella recente lettera del commissario europeo Olli Rhen, al punto 5 si chiede un intervento sulle pensioni si anzianità:

5 – Nella lettera (ndr quella inviata da Berlusconi alla commissione europea), il governo descrive l’impatto dell’attuale legge pensionistica, inclusa l’applicazione, anticipata e decisa di recente, di un collegamento automatico all’aspettativa di vita e di un livellamento graduale dell’età pensionistica per le donne nel settore privato che, in base alle proiezioni disponibili per l’aspettativa di vita, dovrebbe portare a 67 anni entro il 2026 l’età obbligatoria per le pensioni di vecchiaia. Tuttavia, l’età della pensione per le donne nel settore privato resterà inferiore a quella degli uomini per molti anni a venire (contrariamente a quanto accadrà nel settore pubblico). Oltre a ciò, nei prossimi anni le norme che regolano l’andata in pensione consentiranno di fatto di farlo in età ancora relativamente giovane. Il governo sta studiando – per poter affrontare e risolvere queste lacune della recente riforma – dei provvedimenti adeguati, per esempio una restrizione ulteriore dei criteri di esigibilità della pensione di anzianità, o addirittura una loro abrogazione totale, e una più rapida transizione verso il livellamento tra i generi dell’età pensionistica standard?

Conversione in legge della Manovra aggiuntiva approvata dal senato

 il 7 settembre 2011

La versione definitiva della manovra aggiuntiva, approvata dal senato in data 7 settembre 2011, oltre alle norme sulle pensioni approvate nei mesi scorsi, anticipa al 2014 l’inizio dell’aumento dell’età pensionabile di vecchiaia delle lavoratrici del settore privato.

Ovviamente le lavoratrici potranno continuare ad andare in pensione di anzianità con le quote o con il raggiungimento dei 40 anni di contributi.

In pratica, per il pensionamento di vecchiaia, le lavoratrici dovranno avere :

dal gennaio 2014 – 60 anni ed un mese

dal gennaio 2015 – 60 anni e tre mesi

dal gennaio 2016 – 60 anni e sei mesi

dal gennaio 2017 – 60 anni e dieci mesi

dal gennaio 2018 – 61 anni e tre mesi

dal gennaio 2019 – 61 anni e nove mesi

dal gennaio 2020 – 62 anni e tre mesi

dal gennaio 2021 – 62 anni e nove mesi

dal gennaio 2022 – 63 anni e tre mesi

dal gennaio 2023 – 63 anni e nove mesi

dal gennaio 2024 – 64 anni e tre mesi

dal gennaio 2025 – 64 anni e nove mesi

dal gennaio 2026 – 65 anni

Siccome dal 2013 l’età per il pensionamento aumenterà anche per l’aumento della speranza di vita, i valori effettivi saranno un poco maggiori di quelli indicati in tabella.

Sintesi sulla Manovra aggiuntiva di agosto 2011 e pensioni

La manovra aggiuntiva, attuata al momento con decreto legge che dovrà essere a breve convertito in legge, contiene alcune misure di contenimento della spesa che riguardano le pensioni.

Di seguito i provvedimenti più importanti:

– aumento di un anno della durata della finestra per i lavoratori pubblici della scuola e Università

A partire dal primo gennaio 2012, i lavoratori in oggetto che maturano il requisito per andare in pensione dovranno aspettare il primo settembre o novembre ma non dell’anno in corso, bensì dell’anno successivo.

– aumento del tempo di conferimento della liquidazione per i lavoratori statali.

I lavoratori in oggetto che maturano i requisiti per il pensionamento dal 13 agosto 20112 riceveranno la liquidazione non più entro sei mesi dal pensionamento ma entro (dopo) due anni dalla data di pensionamento. Sono esclusi da tale provvedimento quelli che cessano dal servizio per raggiunti limiti di età o di servizio.

– penalizzazione di pensione e liquidazione per i dirigenti statali con incarico inferiore ai tre anni.

Ai dirigenti statali che ricevono (in data successiva al decreto oppure con decorrenza successiva al 1 ottobre 2011) un incarico della durata inferiore a tre anni, la pensione e la liquidazione non saranno calcolate sull’ultimo stipendio prima del pensionamento, ma sulla stipendio prima dell’incarico.

– anticipo di quattro anni dell’ innalzamento dell’età pensionabile per le lavoratrici autonome e del settore privato fino ad arrivare a 65 anni.

 In pratica, a partire dal primo gennaio 2016, ogni anno si aumenta l’età pensionabile di alcuni mesi.

Bisogna inoltre tener conto che a partire dal 2013 l’età pensionabile aumenterà già per l’aumento dell’aspettativa di vita, per cui dal 2013 l’età pensionabile aumenterà sia per l’uno che per l’altro motivo.

Sintesi sulla Manovra approvata il 15 luglio 2011 e pensioni

La legge n. 111 del 15 luglio 2011, contiene alcune misure di contenimento della spesa che riguardano le pensioni.

Di seguito alcuni provvedimenti più importanti:

– dal 2020 graduale innalzamento dell’età pensionabile per le lavoratrici autonome e del settore privato, fino ad arrivare nel 2032 a 65 anni.

 In pratica, a partire dal primo gennaio 2020, ogni anno si aumenta l’età pensionabile di alcuni mesi.

Bisogna inoltre tener conto che a partire dal 2013 l’età pensionabile aumenterà già per l’aumento dell’aspettativa di vita, per cui dal 2020 l’età pensionabile aumenterà sia per l’uno che per l’altro motivo.

– anticipo al 2013 dell’aumento dei requisiti di età in base all’aumento dell’aspettativa di vita.

si anticipa di due anni l’incremento dei requisiti per andare in pensione.

Nel 2013 l’aumento è limitato a 3 mesi, negli anni seguenti potrebbe essere maggiore.

– dal 2012 la finestra per chi va in pensione con 40 anni aumenta a 13 mesi; dal 2013 a 14 mesi e dal 2014 a 15 mesi.

chi compie i requisiti per la pensione di anzianità con i 40 anni di contributi nel 2012 dovrà aspettare 13 mesi prima di poter andare in pensione. Se i requisiti vengono completati nel 2013 la finestra sarà di 14 mesi, e dal 2014 in poi sarà di 15 mesi.

– nel 2012 e 2013 le pensioni superiori a cinque volte la pensione minima non verranno adeguate all’aumento dell’Istat, quelle superiori a tre volte la pensione minima verranno adeguate parzialmente.

 – nel 2012 e 2013 le pensioni superiori a 2337 euro lordi (pari a circa 1760 euro netti) non verranno adeguate all’aumento dell’Istat, quelle superiori a 1402 euro lordi (pari a circa 1.140 euro netti) verranno adeguate del 75% rispetto l’inflazione.

– contributo di solidarietà : le pensioni superiori a 90.000 euro sono ridotte del 5%, superiori a 150.000 vengono ridotte del 10%.

 – da agosto 2011 fino a dicembre 2014, le pensioni superiori a 90.000 euro saranno tagliate del 5% della parte che eccede i 90.000 euro fino a 150.000. La parte eccedente i 150.000 euro sarà decurtata del 10%.

Sintesi su Manovra del 2010 e pensioni

La manovra economica, approvata definitivamente il 29 luglio 2010, riserva cattive notizie a chi deve andare in pensione. Riportiamo una sintesi delle novità:

– finestra pari ad un anno per i lavoratori dipendenti, e un anno e mezzo per gli autonomi, che maturano il diritto al pensionamento dal primo gennaio 2011.

 In pratica, a partire dal primo gennaio 20011, dal momento che si matura il diritto al pensionamento bisogna aspettare tale periodo prima di poter andare effettivamente in pensione. Ad esempio se un lavoratore dipendente compie i 65 anni il 3 maggio 2011, il pensionamento inizia il primo giugno 2012.

-dal 2015, ogni tre anni, aumento dei requisiti di età in base all’aumento dell’aspettativa di vita.

Dal primo gennaio 2015 l’età per il pensionamento di vecchiaia e di anzianità aumenterà in base all’aumento della vita media che si è verificato nei tre anni precedenti. Ma di quanto aumenterà ?

Nel 2015 l’aumento è limitato a 3 mesi, negli anni seguenti potrebbe essere maggiore. In pratica un lavoratore dipendente che compie 65 anni nel 2015 potrà andare in pensione di vecchiaia a 66 anni e tre mesi. Se vuole andare in pensione di anzianità dovrà compiere 61 anni e tre mesi, avere almeno 35 anni di contributi e la somma di età e anzianità dovrà superare quota 97,3.

– dal primo luglio 2010 viene cancellata la legge 322/58 e altre analoghe

 I lavoratori pubblici che cessano dal servizio senza maturare il diritto alla pensione presso l’inpdap, non potranno più trasferire i contributi all’inps.

– dal primo luglio 2010 viene modificato l’articolo 1 della legge 29/79

 La ricongiunzione dei contributi da un Fondo sostitutivo (ad esempio Inpdap) al Fondo Generale dell”inps non sarà più gratis ma a titolo oneroso.

– dal 31 luglio 2010 viene modificato l’articolo 2 della legge 29/79

 La ricongiunzione dei contributi verso un Fondo sostitutivo (ad esempio Inpdap) viene calcolata in base ai ai coefficienti contenuti nelle tabelle vigenti alla data di presentazione dell’istanza di ricongiunzione (attualmente le tabelle sono state aggiornate dal DM 31 agosto 2007). In pratica aumenta il costo della ricongiunzione.

– dal primo luglio 2010 gli iscritti ai Fondi Elettrici e Telefonici possono trasferire i contributi nell’AGO solo a titolo oneroso

 In pratica la pensione non sarà, come avveniva prima, la maggiore tra quella calcolata nel Fondo speciale e quella nel Fondo generale. Per avere la pensione calcolata con le regole del Fondo generale dovranno fare domanda e pagare l’onere della ricongiunzione.

Mondo del Lavoro > Contratti

 

Call Center: assunzione con orario e stipendio fisso

 

La sentenza della Cassazione che pone l’accento sul tipo di orario svolto da un lavoratore di Call Center in relazione al contratto di lavoro stipulato.

 – 12 gennaio 2015
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Call Center

Deve essere considerato un lavoratore subordinato a tutti gli effetti colui che svolge le proprie mansioni con l’obbligo di orario di lavoro fisso settimanale, percependo una retribuzione mensile. A precisarlo è stata la Corte di Cassazione con la sentenza n.66/2015 con riferimento al caso di una lavoratrice addetta al Call Center ritenuto dai giudici una simulazione di contratto a progetto. Se il contratto stipulato è a co.co.pro.ma vengono imposti orari di lavoro fissi per 5 giorni a settimana e dietro compenso mensile il contratto deve essere convertito in un contratto di lavoro almeno a tempo determinato, poiché il lavoratore deve essere considerato come un lavoratore subordinato a tutti gli effetti.

=> Conversione a tempo indeterminato: come applicare gli interessi

 

 

La Suprema Corte, con tale sentenza, ribadisce il concetto che l’osservanza di unorario di lavoro fisso giornaliero per 5 giorni alla settimana, dietro percezione d’una retribuzione mensile, rappresenta già da sola un quadro indiziario di lavoro subordinato, ovvero deve far sospettare l’intento fraudolento del datore di lavoro, di cui i giudici di merito dovrebbero tenere conto insieme alle mansioni dell’addetto (se sono o meno vincolate a un progetto). Nella stessa sentenza la Corte si è espressa anche sull’intimazione orale di licenziamento orale senza preavviso né giusta causa o giustificato motivo, ritenendo che questo possa essere impugnato perché nullo. In sostanza la Corte riconosce la natura subordinata del rapporto nella concreta modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Una sentenza che porterà molti Call Center a dover cambiare il contratto di lavoro di molti lavoratori, con maggiori aggravi per i datori di lavoro ad esempio dal punto di vista contributivo.

 

Se vuoi aggiornamenti su CALL CENTER: ASSUNZIONE CON ORARIO E STIPENDIO FISSO inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Rivalutazione pensioni per il 2015

Rivalutazione pensioni per il 2015

Arriva puntuale il consueto provvedimento annuale dell’Inps con la rivalutazione delle pensioni, che contiene l’indicizzazione definitiva 2014 e quella provvisoria (in base all’inflazione stimata) 2015 e propone tutti i calcoli in alle norme della legge d stabilità 2015.
In pratica l’indicizzazione piena è riconosciuta ai trattamenti fino a tre volte il inimo per gli altri ci sono quote diverse che scendono con l’aumentare dell’assegno.

La perequazione 2014:
a)del 100 per cento della percentuale di variazione accertata dall’ISTAT per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a tre volte il trattamento minimo INPS;
b)del 95 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a quattro volte il minimo predetto;
c)del 75 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattro volte il minimo INPS e pari o inferiori a cinque volte il minimo predetto;
d)del 50 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il minino INPS e pari o inferiori a sei volte il minimo predetto;
e)del 40 per cento per il 2014 e del 45 per cento per ciascuno degli anni 2015 e 2016 per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo INPS.

A queste percentuali si applica l’indice di rivalutazione definitivo 2014 fissato per i trattamenti fino a tre volte il minimo all’1,1%.

Rivalutazione stimata per il 2015
Per il 2015 gli indici di rivalutazione delle pensioni sono gli stessi per tutti gli scaglioni di reddito (quindi 100%, 95%, 75% e 50%) tranne che per i trattamenti superiori a sei volte il minimo che salgono al 45%. La perequazione automatica in base all’inflazione programmata prevede per il 2015 un aumento dello 0,3%.

Jobs Act

Il Jobs Act è legge

Infografica: Il Jobs Act è legge

Riforma del lavoro

Jobs Act. La riforma del lavoro che non lascia indietro nessuno.

Il Jobs Act aggiorna il mercato del lavoro in Italia secondo due assi strategici:
Diritti e tutele uguali per tutti, anche per chi oggi non ne ha.
L’attività di impresa avviene in un sistema di regole certe, dove chi investe può puntare su produttività e mobilità ma senza scaricare i costi sociali sui lavoratori.

Stop alla precarietà
Sparirà l’unicum italiano dei contratti a progetto (CoCoPro).
Tutela della maternità per tutte.
Il congedo di maternità sarà garantito a tutte le lavoratrici, a prescindere dal tipo di contratto.
Nuova agenzia nazionale per l’occupazione
Un’Agenzia nazionale si occuperà di accogliere e inquadrare le persone in cerca di impiego.
Le agenzie private e gli altri operatori accreditati, tra cui i soggetti no-profit, potranno aiutare i lavoratori a trovare un impiego ricevendo in cambio una remunerazione, a condizione che il lavoratore venga effettivamente inserito nel contesto produttivo.
Salario minimo garantito
Un salario minimo valido per tutti e aggiornato periodicamente da una commissione indipendente.
Sussidio di disoccupazione uguale per tutti
Saranno tutelati tutti i lavoratori dipendenti soggetti a licenziamento o mancato rinnovo contrattuale, con una garanzia proporzionale alla loro anzianità contributiva.
Sono previste consistenti risorse aggiuntive per gli ammortizzatori sociali.
Meno discrezionalità dei giudici, maggiore certezza
Nuova disciplina per i licenziamenti di natura economica con compensazioni monetarie certe e crescenti in proporzione all’anzianità aziendale del lavoratore.
Meno tasse per chi fa assunzioni stabili
Il contratto a tempo indeterminato diventa il primo strumento di assunzione (come da normativa europea). È prevista una riduzione delle tasse per le imprese che assumono con contratto a tempo indeterminato.

Materiale destinato alla stampa:
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Semestre Ue, discorso chiusura Renzi

Semestre Ue, discorso chiusura Renzi: “Europa di vincoli e austerità è errore”

Semestre Ue, discorso chiusura Renzi: “Europa di vincoli e austerità è errore”

Politica & Palazzo
Il presidente del Consiglio a Strasburgo per le considerazione finali: “Siamo pronti a credere nella flessibilità”. Beppe Grillo e Matteo Salvini: “E’ il nulla che parla”. Juncker: “Italia ha fatto un buon lavoro”

di F. Q. | 13 gennaio 2015

 COMMENTI

Più informazioni su: Angela MerkelMatteo RenziUnione Europea

“Europa di vincoli e austerità è stata un errore”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi chiude il semestre europeo a guida italiana in un Parlamento mezzo vuoto: attacca le scelte del rigore, parla dei risultati ottenuti e dell’impegno necessario dell’Italia “per restare nella competizione”. Da Telemaco a Ulisse, a sei mesi dal suo “se l’Europa si facesse un selfie”, Renzi si presenta per il resoconto in Aula e cita Dante Alighieri: “Avevo cominciato parlando dei sogni dei giovani ‘Telemaco’, ora qui cito ‘Fatti non foste a vivere come bruti’ contro la demagogia dell’Europa della paura”. In tribuna lo ascolta Beppe Grillo, il leader delMovimento 5 stelle: “Sono qui per sentire il nulla che parla. In questi sei mesi il debito pubblico italiano è aumentato di 74 miliardi, un semestre fantastico”. Tra le critiche, Renzi però raccoglie il saluto del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker con il quale più volte si è scontrato nei mesi scorsi: “La presidenza italiana ha fatto un buon lavoro, è stata all’altezza, e spero che il governo italiano si ricordi delle sue ispirazioni nobili e che il suo popolo resti europeista anche ora che il semestre è finito”. Attacchi invece dall’eurodeputato della Lega Nord Matteo Salvini: “E’ stato il nulla. Qui a Strasburgo parla Renzi e l’aula è deserta. Non gli credono più nemmeno i suoi amici”. Gli risponde il presidente del Consiglio: “Salvini è coerente nei comportamenti e nei contenuti. Ha fatto bene a parlare di amarezza quando le aule del Parlamento sono vuote e sono contento che oggi abbia trovato il suo banco vista la larga presenza in tv e la scarsa presenza in aula”.

 
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Renzi chiude i sei mesi a guida italiana attaccando le politiche di austerità. “Il mondo vuole più Europa”, dice nel suo discorso, “ma la percezione è stata di un’Europa centrata sull’economia, sui vincoli sui parametri e sull’austerità. Oggi possiamo dire che questo atteggiamento è stato un errore e il cambiamento impresso dallaCommissione Juncker andava immaginato negli ultimi sei anni e non negli ultimi sei mesi. O l’Europa cambia marcia sull’economia, oppure noi diventiamo il fanalino di coda di un mondo che cambia rapidamente”. Il presidente del Consiglio parla anche del ruolo dell’Italia: “Se vuole restare nella competizione deve cambiare. A nostro giudizio stiamo andando nella giusta direzione, ma dobbiamo fare di più”. La flessibilità è la soluzione secondo il leader Pd: “Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Siamo pronti a credere nella flessibilità: se non ci fosse stata la flessibilità tanti dei Paesi da cui venite non ce l’avrebbero fatta, la ricostruzione inGermania non sarebbe stata così facile. L’economia italiana vive una fase di terrore, preoccupazione, anche a causa di messaggi improntati non semplicemente all’austerity ma al terrore e alla paura del futuro”.

 

Renzi ribadisce poi il ruolo e la sfida dell’Italia: “Sappiamo che la nostra sfida non è qui, ma a casa nostra. Significa dire che l’Italia se vuole stare nella competizione globale deve cambiare. Ma in questi anni abbiamo provveduto a dare molte più risorse di quelle che abbiamo preso: l’Italia ha concorso a salvare le banche europee e i Paesi amici”. Il leader Pd continua chiedendo un applauso per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nelle prossime ore lascerà il suo incarico: “Ha rappresentato anche in questi sei mesi la guida del nostro Paese: convinto europeista, ha compiuto un lungo percorso di cambiamento e ha affrontato le difficoltà in Italia con l’intelligenza e la saggezza”.

 

Il presidente del Consiglio parla poi degli attacchi terroristici avvenuti in Francia: “Il nemico non è la religione, ma il fanatismo. Abbiamo cercato di dare un’anima all’Europa. Per noi l’Europa è libertà. C’è un’idea dell’Europa che serve al mondo da un lato e dall’altro chi investe sulla demagogia e la paura e vuole rannicchiare i nostri valori in una fortezza. Lo spauracchio della demagogia può portare un decimale di voto in più ma se saremo leader sapremo accettare la sfida di far tornare l’Europa a fare il proprio mestiere”. E chiude citando l’Ulisse di Dante Alighieri: “Fatte non fosti per vivere come bruti ma per seguire virtù e conoscenza”.

 

Ad introdurre Matteo Renzi, il presidente del Parlamento UeMartin Schulz che ha ricordato le vittime della strage di Parigi. “Settant’anni dopo Auschwitz in Europa ci sono ancora cittadini ebrei che vivono in Europa nella paura: un fatto che deve sconvolgerci. Auschwitz è il luogo simbolo della disperazione umana, ma contemporaneamente anche il monito che quella tragedia non si ripeta mai più. Si tratta di un passaggio che appartiene alla responsabilità comune del popolo a cui appartengo, il popolo tedesco. E anche responsabilità generale che si difenda sempre la dignità umana, ovunque nel mondo. Che all’odio non si risponda più con l’odio, all’intolleranza con altra intolleranza”.

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Riforma delle pensioni/1

 


Alternative

Durata: 00:34 Fonte: INPS Dimensione: 2,01 MB Data: 31/05/2012


 

La nuova campagna istituzionale ideata da Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Inps, si avvale della collaborazione di Bruno Bozzetto, disegnatore e autore di numerosi film di animazione, in collaborazione con il giornalista Lorenzo Pinna e con l’agenzia Lowe Pirella Fronzoni.

Attraverso l’uso del cartone animato, vengono spiegati a tutti i cittadini, in modo immediato e semplice, i concetti fondamentali della previdenza e le novità introdotte dalla Riforma delle pensioni.

 

TESTO DEL VIDEO:
La previdenza non è una tassa, ma un modo di risparmiare.
Da giovane, quando si ha la salute per lavorare, non si può spendere tutto quello che si guadagna, ma se ne mette da parte una fetta per la vecchiaia, cioè il contributo previdenziale.
Conviene essere un po’ formiche, non cicale.
Il tuo assegno sarà calcolato in base ai contributi versati e all’età di pensionamento.
Solo così il sistema è equo e stabile, perchè si deve andare in pensione con i propri risparmi.