Archivi giornalieri: 7 gennaio 2015

Amianto

Amianto, il 60% delle vittime è europea

Ogni anno sono 176 mila le persone che perdono la vita per malattie legate all’amianto. E ben il 60 per cento di queste è europea. A dirlo è una recente indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), chiamata “Asbestos: use, bans and disease burden in Europe” , che ha indagato l’uso, i divieti e l’impatto sulla salute dell’amianto nei 53 paesi classificati come “europei” dall’Oms (quindi compresi Israele, Russia e gli Stati nati dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica). 

L’Europa, spiega dunque la ricerca, pur rappresentando appena il 13 per cento della popolazione mondiale, è “il centro globale storico di uso dell’amianto”, nonché “il centro globale attuale delle malattie a esso riferite”.

Nel mondo sono ancora lavorati e utilizzati 25 milioni di tonnellate di amianto all’anno (il picco è stato nel trentennio dal 1971 al 2000, con 113,8 milioni di tonnellate). Considerando l’ambito “allargato” dell’Oms, attualmente in Europa si utilizzano ancora 7,8 milioni di tonnellate annue di amianto, pari a un terzo (31,4 per cento) del consumo globale. I maggiori produttori e consumatori sono Russia, Cina, India e Brasile. L’indagine analizza un arco temporale lunghissimo, di ben 92 anni. 

Dal 1920 al 1970 in Italia sono stati utilizzati 0,83 chilogrammi procapite di amianto all’anno, quota che è raddoppiata nel periodo 1970-2000, balzando a 1,81 chilogrammi, per poi crollare a zero dal 2001 a oggi. Rimanendo nell’ambito dei paesi europei, ad avere tuttora alti tassi di utilizzo di amianto sono il Kazakhstan (8,4 chilogrammi a testa annui), il Kyrgyzstan (2,72), la Russia (2,26), l’Ucraina (1,97), la Bielorussia (1,86) e l’Uzbekistan (1,75).

L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato in 176 mila le vittime dell’amianto. Di queste, 106 mila sono europee, ossia il 60,1 per cento del totale. In particolare, 72 mila sono i morti per mesotelioma, quasi 6 mila quelli per asbestosi, cui si aggiungono altre 28 mila vittime per patologie associate al mesotelioma (come il neoplasma maligno della pleura o il tumore della laringe). Nel periodo 1994-2010 il maggior numero percentuale di vittime per mesotelioma si è avuto in Islanda (24,5 annui ogni milione di abitanti), seguita da Malta (21,3), Regno Unito (18,3) e Olanda (15,9). In questa triste classifica l’Italia è sesta, con 10,3 vittime per ogni milione di abitanti. Riguardo l’asbestosi, i paesi con i tassi maggiori di malattia sono Malta, Islanda, Slovenia, Finlandia e Lussemburgo, mentre l’Italia è tra i paesi meno colpiti (0,3 vittime l’anno per milione di abitanti).

Sulle spalle dell’Europa, dunque, vi è il carico maggiore di malattie legate all’amianto, conseguenza dell’uso massiccio della fibra fatto nelle decadi precedenti (nel periodo 1971-2000, ad esempio, l’Europa ne ha utilizzato 66,5 milioni di tonnellate, pari al 58 per cento del totale). Il picco di decessi, conclude l’Organizzazione mondiale della sanità, è previsto tra il 2015 e il 2020: questo carico si sposterà progressivamente dai paesi che hanno introdotto nella propria legislazione divieti alla sua produzione e lavorazione (come l’Italia, con la legge 257 del 1992), a quelli che invece ancora oggi ne permettono l’utilizzo (come gran parte dei paesi ex socialisti).

 

da Rassegna.it

Voucher asili nido

Voucher asili nido: Per Inca, “riaprire i termini per utilizzare i soldi non spesi”.

“Diecimila domande in 15 giorni indicano che c’è una consistente richiesta di tutela da parte delle lavoratrici madri. Per questa ragione è urgente che l’Inps  e il ministero del lavoro provvedano a prorogare almeno di un mese (31 gennaio 2015) i termini di scadenza per inoltrare le richieste; ipotesi peraltro già avanzata dall’Inca a dicembre nel corso di un incontro con l’Istituto previdenziale pubblico. 

“Tra l’annuncio del governo, a metà dicembre, e la scadenza fissata dopo soli 15 giorni – spiega Fulvia Colombini, del collegio di presidenza dell’Inca – è trascorso un lasso di tempo troppo breve per consentire alle aventi diritto la possibilità effettiva di poter usufruire della misura di sostegno. La proroga fino al 31 gennaio 2015 consentirebbe di rendere socialmente più efficace la misura allargando la platea di coloro che non hanno fatto in tempo a inoltrare la richiesta entro il 31 dicembre, utilizzando peraltro i dieci milioni di euro già stanziati per il 2014 e non utilizzati”

Lavoro – Infortuni –

Lavoro: Anmil, rallenta nel 2014 calo infortuni

Rallenta in Italia nel 2014 il calo degli infortuni e delle morti sul lavoro registrato nel 2013 e per le donne lavoratrici l’aggravamento è doppio rispetto agli uomini. E’ il dato diffuso dall’Anmil, Associazione nazionale dei lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, secondo cui il 2,5% del calo infortunistico è imputabile alla crisi economica e alla riduzione del monte ore lavorate ed è al Centro e al Sud più che al Nord che l’andamento peggiora.

“Dal gennaio a ottobre 2014 ci sono stati 549.000 infortuni con un calo solo di 27.000 unità rispetto ai 576.000 dello stesso periodo dell’anno precedente”, dice il presidente dell’associazione Franco Bettoni. “Certamente dobbiamo offrire più formazione qualificata ai lavoratori italiani, per far crescere dal basso una cultura della prevenzione che è contraddetta quotidianamente dalla diffusa mancanza di lavoro con contratto regolare”.

Secondo quanto emerso dai dati dell’Anmil, i lavoratori uomini hanno fatto registrare una riduzione di infortuni del 5,6%, pari esattamente al doppio di quella femminile che è stata del 2,8%. 

A livello territoriale il calo è risultato più accentuato nel Nord Est (-5,5%) e Nord Ovest (-4,7%), mentre nel Centro, Sud e Isole i valori sono inferiori alla media nazionale.

I settori che hanno patito di più la crisi sono quelli in cui gli infortuni sono diminuiti di più: le costruzioni (-19%), i trasporti (-8,0%), la metallurgia (-7,3%), la metalmeccanica (-9,9%) e l’industria manifatturiera in genere (-7,7). 

Sebbene si tratti di dati non consolidati, nei primi dieci mesi del 2014 i morti sul lavoro sono stati 833 rispetto agli 893 casi del 2013 (consolidati). Va segnalato che il calo dei decessi risulta più accentuato tra gli infortuni “in itinere” (-12,4%) rispetto a quelli avvenuti “in occasione di lavoro”(-4,7%). La riduzione ha interessato in misura maggiore la componente femminile (-16,7%) rispetto a quella maschile (-5,7%).

“Ora occorre che il governo si impegni nelle politiche della sicurezza sul lavoro, della prevenzione e della tutela per infortunati e superstiti delle vittime, potenziando e non semplificando le attività ispettive e di vigilanza – commenta Bettoni – mentre continua ad essere ancora incompleta l’attuazione del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro del quale più di venti provvedimenti attuativi attendono una firma”.

Pensioni: aumenta l’età anagrafica di 4 mesi

Pensioni: aumenta l’età anagrafica di 4 mesi

Per andare in pensione dal 2016 serviranno 4 mesi in più. Tutto confermato nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Si tratta dell’adeguamento dovuto agli incrementi della speranza di vita. Viene aggiornato anche il sistema delle quote, per chi va in pensione con le regole pre-Fornero, esodati e prepensionati Pa.

In altre parole l’età media si allunga e, per legge (del 2010), le ‘carriere’ ogni due anni si allineano. Per gli uomini le pensioni di vecchiaia scatteranno a 66 anni e sette mesi (oggi 66 anni e tre mesi), così anche per le donne che lavorano nella Pubblica Amministrazione. 

Per le dipendenti del privato invece l’asticella si alzerà a 65 anni e sette mesi (da 65 anni e tre mesi), mentre per le autonome il nuovo limite sarà di 66 anni e un mese (da 65 anni e 9 mesi).

Il decreto del ministero dell’Economia, pubblicato in Gazzetta il 30 dicembre, rivede anche le quote (età più anzianità), per coloro che escono in base alle vecchie norme, in sostanza si tratta dei salvaguardati, o più comunemente esodati. 

In questo momento per loro è necessario il raggiungimento di quota 97,3, mentre il decreto stabilisce che dal primo gennaio 2016 la quota richiesta per i lavoratori dipendenti diventa 97,6 (+0,3). Tutto ciò ricordando che i termini per accedere alle tutele scadono, stando all’ultima proroga, il sei gennaio. L’aggiornamento delle quote dovrebbe valere anche per i prepensionamenti del pubblico impiego (uscite basate sulle vecchie regole che scattano in caso di esuberi).

Eventualmente, in caso di provvedimento ad hoc, potrebbero essere interessati all’adeguamento dello 0,3 dovuto all’innalzamento della speranza di vita anche i dipendenti della scuola che avevano raggiunto i requisiti pre-Fornero entro il 2012 (i cosiddetti ‘quota 96’).

istat occupazione

Istat: Sono 729mila giovani che cercano occupazione

Tasso di disoccupazione record a novembre 2014. Secondo i dati diffusi oggi dall’Istat, il valore è pari al 13,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a ottobre e di 0,9 punti su base annua.

Il tasso di disoccupazione nella fascia di età compresa tra 15 e 24 anni, rende noto l’istituto di statistica, è pari al 43,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,4 punti nel confronto tendenziale. Sono circa 729mila, dice l’Istat, i giovani che cercano lavoro.

Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni, rende noto l’istituto di statistica, diminuisce dello 0,1% rispetto al mese precedente e del 2,2% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività, pari al 35,7%, rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce di 0,7 punti su base annua.

Rispetto al mese precedente la disoccupazione, a novembre, aumenta sia per la componente maschile (+0,4%) sia per quella femminile (+2,1%). Anche in termini tendenziali il numero di disoccupati cresce sia per gli uomini (+6,1%) sia per le donne (+10,9%).

Il tasso di disoccupazione maschile, pari al 12,5%, rimane invariato in termini congiunturali mentre cresce in termini tendenziali (+0,6 punti); quello femminile, pari al 14,6%, aumenta sia rispetto al mese precedente (+0,3 punti percentuali) sia su base annua (+1,3 punti).

Nel confronto congiunturale l’inattività diminuisce tra gli uomini (-0,2%) mentre resta invariata tra le donne; su base annua il numero di inattivi è in calo sia per la componente maschile (-2,6%) sia per quella femminile (-1,9%).

Voucher asili

Voucher asili: utilizzato a metà

Diecimila domande in 15 giorni. Nonostante il lancio avvenuto a metà dicembre, l’edizione 2014 del voucher per pagare gli asili nido o la baby sitter ha riscosso un successo maggiore che nel 2013 (da Il sole 24 ore 7 gennaio 2015).

Secondo i dati diffusi dal ministero del lavoro a fine anno, l’Inps ha ricevuto oltre 10 mila richieste, pari a un impegno di spesa di 10 milioni di euro. Ciò significa però anche che dei 20 milioni che costituivano il budget complessivo a disposizione per il 2014 ne sono stati impiegati la metà.

Il  voucher per i servizi di baby sitting consente di ricevere un aiuto per pagare la retta dell’asilo nido o la baby sitter per un importo massimo di 600 euro per 6 mesi, durata che si dimezza per le lavoratrici iscritte alla gestione separata, mentre per coloro che sono impiegate a part time l’importo viene riproporzionato. In ogni caso, il beneficio può arrivare ad avere un valore massimo di 3.600 euro nell’arco di un semestre.

Nella sua prima versione, invece, quella del 2013, l’importo mensile non poteva superare i 300 euro, ma il numero delle neo mamme che ne usufruirono furono appena 3.700, per una spesa complessiva di 5 milioni di euro e un importo medio pro capite di 1.370. 

Il contributo, introdotto nel 2012 in via sperimentale per un triennio, che scade nel 2015,  alternativo al congedo parentale, può essere richiesto dalle lavoratrici dipendenti dei settori pubblico o privato, dalle parasubordinate e dalle libere professioniste iscritte alla gestione separata dell’Inps negli undici mesi successivi alla fine del congedo di maternità obbligatorio.   

Indennità di disoccupazione ASpI

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COSA E’

E’ una prestazione economica istituita per gli eventi di disoccupazione che si verificano a partire dal 1° gennaio 2013 e che sostituisce l’indennità di disoccupazione ordinaria non agricola requisiti normali. E’ una prestazione a domanda erogata a favore dei lavoratori dipendenti che abbiano perduto involontariamente l’occupazione.

A CHI SPETTA

Ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che abbiano perduto involontariamente l’occupazione, ivi compresi:

  • gli apprendisti;
  • i soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato;
  • il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato.
  • i dipendenti a tempo determinato delle Pubbliche Amministrazioni;

A CHI NON SPETTA

Non sono destinatari della indennità di disoccupazione ASpI:

  • i dipendenti a tempo indeterminato delle Pubbliche Amministrazioni;
  • gli operai agricoli a tempo determinato e indeterminato;
  • i lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale, per i quali resta confermata la specifica normativa.

QUANDO SPETTA

Spetta in presenza dei seguenti requisiti:

  • Stato di disoccupazione involontario.

L’interessato deve rendere, presso il Centro per l’impiego nel cui ambito territoriale si trovi il proprio domicilio, una dichiarazione che attesti l’attività lavorativa precedentemente svolta e l’immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa.

L’indennità quindi non spetta nelle ipotesi in cui il rapporto di lavoro sia cessato a seguito di dimissioni o risoluzione consensuale.

Il lavoratore ha diritto all’indennità nelle ipotesi di dimissioni durante il periodo tutelato di maternità ovvero di dimissioni per giusta causa.

Inoltre, la risoluzione consensuale non impedisce il riconoscimento della prestazione se intervenuta:

  • nell’ambito della procedura conciliativa presso la Direzione Territoriale del Lavoro, secondo le modalità previste all’art. 7 della legge n. 604 del 1966, come sostituito dall’art. 1, comma 40 della legge di riforma del mercato del lavoro (Legge 28 giugno 2012 n.92);
  • a seguito di trasferimento del dipendente ad altra sede distante più di 50 Km dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile in 80 minuti o più con i mezzi pubblici.

Almeno due anni di assicurazione

 

Devono essere trascorsi almeno due anni dal versamento del primo contributo contro la disoccupazione; il biennio di riferimento si calcola procedendo a ritroso a decorrere dal primo giorno in cui il lavoratore risulta disoccupato.

 

Requisito Contributivo

 

Almeno un anno di contribuzione contro la disoccupazione nel biennio precedente l’inizio del periodo di disoccupazione. Per contribuzione utile si intende anche quella dovuta ma non versata. Ai fini del diritto sono valide tutte le settimane retribuite purché risulti erogata o dovuta per ciascuna settimana una retribuzione non inferiore ai minimi settimanali. La disposizione relativa alla retribuzione di riferimento non si applica ai lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari, agli operai agricoli e agli apprendisti per i quali continuano a permanere le regole vigenti.

Ai fini del perfezionamento del requisito contributivo, si considerano utili:

  • i contributi previdenziali comprensivi di quota DS e ASpI versati durante il rapporto di lavoro subordinato;
  • i contributi figurativi accreditati per maternità obbligatoria se all’inizio dell’astensione risulta già versata contribuzione ed i periodi di congedo parentale purché regolarmente indennizzati e intervenuti in costanza di rapporto di lavoro;
  • i periodi di lavoro all’estero in paesi comunitari o convenzionati ove sia prevista la possibilità di totalizzazione (non sono utili i periodi di lavoro all’estero in Stati con i quali l’Italia non ha stipulato convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale);
  • l’astensione dal lavoro per periodi di malattia dei figli fino agli 8 anni di età nel limite di cinque giorni lavorativi nell’anno solare.

Qualora il lavoratore abbia periodi di lavoro nel settore agricolo e periodi di lavoro in settori non agricoli, i periodi sono cumulabili ai fini del conseguimento dell’indennità di disoccupazione agricola o dell’indennità di disoccupazione ASpI, sulla base del criterio della prevalenza. Per verificare l’entità delle diverse contribuzioni restano fermi i parametri di equivalenza che prevedono 6 contributi giornalieri agricoli per il riconoscimento di una settimana contributiva.

Non sono invece considerati utili, pur se coperti da contribuzione figurativa, i periodi di:

  • malattia e infortunio sul lavoro solo nel caso non vi sia integrazione della retribuzione da parte del datore di lavoro, nel rispetto del minimale retributivo;
  • cassa integrazione straordinaria e ordinaria con sospensione dell’attività a zero ore;
  • assenze per permessi e congedi fruiti dal coniuge convivente, dal genitore, dal figlio convivente, dai fratelli o sorelle conviventi di soggetto con handicap in situazione di gravità.

Ai fini della determinazione del biennio per la verifica del requisito contributivo, i suddetti periodi – non considerati utili – devono essere neutralizzati con conseguente ampliamento del biennio di riferimento. 

LA DOMANDA

Per il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione ASpI la domanda deve essere presentata all’INPS, esclusivamente in via telematica, attraverso uno dei seguenti canali:

  • WEB – servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN attraverso il portale dell’Istituto;
  • Contact Center multicanale attraverso il numero telefonico 803164 gratuito da rete fissa o il numero 06164164 da rete mobile a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico;
  • Patronati/intermediari dell’Istituto – attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi con il supporto dell’Istituto.

La domanda deve essere presentata entro il termine di due mesi che decorre dalla data di inizio del periodo indennizzabile così individuato:

  • a) ottavo giorno successivo alla data di cessazione dell’ultimo rapporto di lavoro;
  • b) data di definizione della vertenza sindacale o data di notifica della sentenza giudiziaria;
  • c) data di riacquisto della capacità lavorativa nel caso di un evento patologico (malattia comune, infortunio) iniziato entro gli otto giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro;
  • d) ottavo giorno dalla fine del periodo di maternità in corso al momento della cessazione del rapporto di lavoro;
  • e) ottavo giorno dalla data di fine del periodo corrispondente all’indennità di mancato preavviso ragguagliato a giornate;
  • f) trentottesimo giorno successivo alla data di cessazione per licenziamento per giusta causa.

DECORRENZA DELLA PRESTAZIONE

L’indennità di disoccupazione ASpI spetta:

  • dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro, se la domanda viene presentata entro l’ottavo giorno;
  • dal giorno successivo a quello di presentazione della domanda, nel caso in cui questa sia stata presentata dopo l’ottavo giorno;
  • dalla data di rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa nel caso in cui questa non sia stata presentata all’INPS ma al centro per l’impiego e sia successiva alla presentazione della domanda;
  • dalle date di cui alle lett. c), d), e), f) del precedente paragrafo “la domanda” , qualora la domanda sia stata presentata prima di tali date o dal giorno successivo alla presentazione della domanda, qualora presentata successivamente ma, comunque, nei termini di legge.

COSA SPETTA

Un’indennità mensile la cui durata, collegata all’età anagrafica del lavoratore, aumenta gradualmente nel corso del triennio 2013-2015 (periodo transitorio), per essere definita a regime con decorrenza 1° gennaio 2016.

 

La durata massima della prestazione per il periodo transitorio 2013-2015 è di seguito indicata:

 

PERIODO TRANSITORIO 2013-2015
 
Anno di cessazione del rapporto di lavoro
  Età anagrafica  
Inferiore a 50 anni Pari o superiore a 50 anni;
inferiore a 55 anni
Pari o superiore a  55 anni
2013 8 mesi 12 mesi 12 mesi
2014 8 mesi 12 mesi 14 mesi
2015 10 mesi 12 mesi 16 mesi

QUANTO SPETTA

La misura della prestazione è pari:

  • al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi due anni, se questa è pari o inferiore ad un importo stabilito dalla legge e rivalutato annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT (per l’anno 2014 pari ad € 1.192,98). L’importo della prestazione non può comunque superare un limite massimo individuato annualmente per legge.
  •  al 75% dell’importo stabilito (per l’anno 2014 pari ad € 1.192,98) sommato al 25% della differenza tra la retribuzione media mensile imponibile ed € 1.192,98 (per l’anno 2014), se la retribuzione media mensile imponibile è superiore al suddetto importo stabilito. 

L’importo della prestazione non può comunque superare un limite massimo individuato annualmente per legge.

 

All’indennità mensile si applica una riduzione del 15% dopo i primi sei mesi di fruizione ed un’ulteriore riduzione del 15% dopo il dodicesimo mese di fruizione.

Il pagamento avviene mensilmente ed è comprensivo degli Assegni al Nucleo Famigliare se spettanti. L’indennità può essere riscossa:

  • mediante accredito su conto corrente bancario o postale o su libretto postale;
  • mediante bonifico domiciliato presso Poste Italiane allo sportello di un ufficio postale rientrante nel CAP di residenza o domicilio del richiedente. Secondo le vigenti disposizioni di legge, le Pubbliche Amministrazioni non possono effettuare pagamenti in contanti  per prestazioni il cui importo netto superi i 1.000 euro.

NUOVA ATTIVITA’ LAVORATIVA IN CORSO DI PRESTAZIONE

Nel caso di nuova occupazione del soggetto assicurato con contratto di lavoro subordinato, l’erogazione della prestazione ASpI è sospesa d’ufficio, sulla base delle comunicazioni obbligatorie, per un periodo massimo di sei mesi; al termine della sospensione l’indennità riprende  ad essere corrisposta per il periodo residuo spettante al momento in cui l’indennità stessa era stata sospesa.

Il soggetto titolare dell’indennità di disoccupazione ASpI può svolgere attività lavorativa di natura meramente occasionale (lavoro accessorio), purchè la stessa non dia luogo a compensi superiori a 3.000 euro (al netto dei contributi previdenziali) nel corso dell’anno solare 2013.

In caso di svolgimento di lavoro autonomo o parasubordinato, dal quale derivi un reddito inferiore al limite utile alla conservazione dello stato di disoccupazione, il soggetto titolare dell’indennità di disoccupazione ASpI deve, a pena di decadenza, informare l’INPS entro un mese dall’inizio dell’attività, dichiarando altresì il reddito annuo che prevede di trarre dall’attività.

Nel caso in cui il reddito rientri nel limite di cui sopra, l’indennità di disoccupazione è ridotta di un importo pari all’80% dei proventi preventivati. Qualora il soggetto intende modificare il reddito dichiarato, può farlo attraverso nuova dichiarazione “a montante”, cioè comprensiva del reddito in precedenza dichiarato e delle variazioni a maggiorazione  o a diminuzione. In tal caso l’indennità verrà rideterminata.

DECADENZA DALL’INDENNITA’

Il beneficiario decade dall’indennità nei seguenti casi:

  • perdita dello stato di disoccupazione;
  • rioccupazione con contratto di lavoro subordinato superiore a 6 mesi;
  • inizio attività autonoma senza comunicazione all’INPS;
  • pensionamento di vecchiaia o anticipato;
  • assegno ordinario di invalidità, se non si opta per l’indennità;
  • rifiuto di partecipare, senza giustificato motivo, ad una iniziativa di politica attiva (attività di formazione, tirocini ecc.) o non regolare partecipazione;
  • mancata accettazione di un’offerta di lavoro il cui livello retributivo sia superiore almeno del 20% dell’importo lordo dell’indennità.

ISTITUTI IN VIGORE

Alla prestazione si applicano, per quanto non previsto dalla legge di riforma del mercato del lavoro ed in quanto applicabili, le norme già operanti in materia di indennità di disoccupazione ordinaria non agricola.

San Raimondo de Penafort

 

San Raimondo de Penafort


San Raimondo de Penafort

Nome: San Raimondo de Penafort
Titolo: Sacerdote
Ricorrenza: 07 gennaio

« San Raimondo di Penyafort, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori: insigne conoscitore del diritto canonico, scrisse rettamente e fruttuosamente sul sacramento della penitenza e, eletto maestro generale, preparò una nuova redazione delle Costituzioni dell’Ordine; in avanzata vecchiaia a Barcellona in Spagna si addormentò piamente nel Signore. »

Nacque Raimondo alla fine dell’anno 1175 in Peihfort. castello della Catalogna, appartenente alla sua famiglia. 
Studiò retorica e filosofia a Barcellona, passando poi a Bologna per laurearsi in legge. Conseguita la laurea dottorale, fu eletto professore di diritto canonico. 

Il vescovo Berengario, passando per Bologna, lo prese seco, riconducendolo a Barcellona e conferendogli un canonicato di quella cattedrale. Raimondo, sempre umile in mezzo agli onori, conduceva una vita veramente ecclesiastica: sacre funzioni, ritiro, studio; non trattava con nessuno, se non ve lo spingeva la carità. 

Il desiderio però di maggior perfezione lo indusse ad abbracciare, nell’anno 1222, l’ordine dei Padri Predicatori, otto mesi dopo la morte del fondatore S. Domenico. 

Nel nuovo stato, non solamente si assoggettò a tutti i doveri imposti dalla regola, ma vi aggiunse nuove penitenze e austerità. Desideroso di sempre meglio purgarsi da ogni peccato, pregò i suoi superiori d’imporgli rigorose penitenze: fu esaudito: ma non era ciò che si aspettava. Gli fu imposto di comporre una raccolta di casi di coscienza per istruire i confessori e gli studenti di morale. Questa raccolta è detta: Somma di S. Raimondo, ed è la prima opera del genere. 

Il Papa, come riconoscimento della fatica compiuta, gli offerse le principali dignità ecclesiastiche, ma egli umilmente ricusò. 

Caduto ammalato, approfittò dell’occasione per ritornare al suo primo monastero, ciò che gli fu concesso. Se ne tornò il Santo quale era partito, povero, senza pensioni, senza cariche, in nulla distinguendosi dagli altri religiosi. 

Riavutosi dalla malattia, ricominciò con ardore le austerità. Nel 1238 fu eletto Generale del suo ordine, in luogo del beato Giordano, immediato successore di S. Domenico. 

Raimondo si sottomise alla volontà di Dio; ma dopo aver guidata due anni con gran prudenza e pietà il suo ordine, rinunziò al generalato, adducendo la scusa della sua malattia e l’età avanzata (aveva 65 anni). 

Si lusingava Raimondo di poter trascorrere tranquillamente i suoi giorni e prepararsi al passo definitivo; ma troppo grande era il suo credito perchè ciò gli potesse riuscire. 

Papa Celestino IV e i suoi successori, gli affidarono continuamente affari delicati e difficili, e re Giacomo d’Aragona lo elesse suo confessore. 

Fu chiamato a ricever la corona delle sue fatiche nell’anno 1275, in età di 100 anni. 

Molti sono i miracoli che la tradizione attribuisce al santo. Il più famoso narra di una miracolosa dislocazione. San Raimondo sempre molto attivo nella conversione dei giudei fu convinto dal re Giacomo I ad accompagnarlo sull’isola di Maiorca, dove era molto numerosa la comunità di fede giudaica. Trattandosi della salvezza delle anime Raimondo non seppe dire di no, ma appena si accorse di una tresca del Re, egli lo riprese con franchezza. Non essendosi il sovrano emendato, Raimondo decise di ritornarsene a Barcellona, sembrandogli una complicità la sua permanenza a corte. Avendo Giacomo I proibito a tutte le navi di prenderlo a bordo, egli stese il suo mantello sul mare, vi salì sopra, e in sei ore percorse le centosessanta miglia che lo separavano dal suo convento; in esso entrò a porte chiuse. 

PRATICA. Chi vuoi aspirare alla vita interiore, bisogna che con Gesù si ritiri dal mondo, e nel silenzio e nella quiete, riponga la sua più gradita consolazioni. (da l’imitazione di Cristo). 

PREGHIERA. Signore, che scegliesti il beato Raimondo ad insigne ministro del sacramento della Penitenza, concedici di poter fare, per sua intercessione, degni frutti di penitenza, e giungere al porto di eterna salvezza.