Archivi giornalieri: 2 gennaio 2015
Opzione donna
Ardie e le corse a cavallo
Patrimonio dell’Umanità tutte le Ardie e le corse a cavallo
di Umberto Cocco*
E’ questa fase preparatoria che mi interessa del riconoscimento Unesco, a me, alla mia amministrazionee ai sedilesi. Un processo, cioè, che anziché banalizzare e cedere al luogo comune confermandolo, alle sovrapposizioni esterne, alle letture folcloristiche e ideologiche che giustamente Ruiu rileva, recuperi la complessità della festa e della corsa, la sua fortuna e visibilità e forza simbolica rispetto a tutte le Ardie della Sardegna, numerose per fortuna e diffuse in molte comunità, dedicate a Santi e Madonne diverse, ma in qualche modo rappresentandole tutte e a tutte restituendo dignità e forza propria, tutt’altro che sottraendogliela.
Mi sembra che Ruiu non dica quel che sembrerebbe dal titolo dato al suo intervento: “L’Ardia di Sedilo non può essere specchio dell’identità sarda”. Non da sola, mi pare che dica il fotografo nuorese nel testo. Che è un’altra cosa. Semmai con tutte le altre Ardie, suggerisce. Invitandoci a rifuggire dalla retorica dell’unico, del superiore, del meglio, che effettivamente si attacca a molte nostre espressioni (e che è un riflesso del provincialismo e del folclorismo con i quali non finiremo mai di fare i conti.
Io aggiungerei: l’Ardia di San Costantino patrimonio dell’umanità non solo con tutte le altre Ardie, ma con tutte le altre corse a cavallo della tradizione sarda. E’ questa cultura popolare, che comprende gli uomini che le corrono le Ardie e Sas Carrèlas e le donne che pregano nelle feste religiose, i pellegrini della Provincia di Sassari che praticano il culto di San Costantino prima dei sedilesi, e l’allevamento del cavallo in Sardegna oggi veramente a rischio di sparizione, con l’enormità dei significati, delle relazioni, le implicazioni di paesaggio rurale che porterebbe via con sé se non troviamo rimedi.
L’Unesco ci può aiutare a fare questo ragionamento, e nella realtà questo sta facendo, raccomandando la gestione del bene da tutelare, non banalmente il riconoscimento che è anzi pericoloso se fissa una volta per tutte una tradizione per sua natura dinamica, in movimento; scoraggiando chi è semplicemente alla ricerca di un brand commerciale e turistico. Non ha bisogno di questo l’Ardia di Sedilo, viene persino troppa gente a San Costantino in quelle poche ore. Ne vorremmo di più durante tutto l’anno, e non solo a Sedilo ma per esempio in questi altipiani centrali, e che i pastori vivessero meglio allevando anche cavalli, facendone un’economia, così del paesaggio, della vita rurale nel suo insieme.
*Sindaco di Sedilo
9304/2014 messaggio opzione donna
PENSIONI: OPZIONE DONNA, ECCO IL MESSAGGIO INPS NUMERO 9304 DEL 2 DICEMBRE 2014
Per ora nessuna proroga dell’opzione donna ma l’Inps non respingerà le domande delle lavoratrici la cui decorrenza della prestazione pensionistica dovesse essere successiva al 31 Dicembre 2015. Le risoluzioni Parlamentari e il ricorso avviato dal Comitato Opzione Donna hanno sortito almeno un effetto cautelativo e aperto alla possibilità, eventuale, del superamento delle Circolari 35 e 37 del 14 Marzo 2012. Con il messaggio inps 9304/2014 – non ancora ufficiale poiché non ancora presente sul portale dell’Inps – l’Istituto di previdenza pubblica ha infatti dato istruzioni alle proprie sedi di non cestinare le domande delle lavoratrici la cui finestra si aprirebbe dopo il 31 dicembre 2015, in attesa di un ulteriore parere richiesto al ministero del Lavoro:
“Com’è noto, ai sensi dell’articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004 n. 243 e s.m.i., le lavoratrici possono optare in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, ove in possesso dei prescritti requisiti anagrafici e contributivi, per la liquidazione del trattamento pensionistico di anzianità secondo le regole di calcolo del sistema contributivo (c. d. regime sperimentale donna).
L’articolo 24, comma 14, del decreto legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, ha fatto salva tale facoltà. Con il messaggio n. 9231 del 28 novembre 2014 sono stati forniti alcuni chiarimenti in merito alle modalità di esercizio dell’opzione in oggetto.
A seguito dell’emergere di ulteriori perplessità in merito alla portata della norma l’Istituto ha recentemente sottoposto al vaglio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali alcuni aspetti operativi circa i termini di accesso alla pensione di anzianità del predetto regime sperimentale.
In attesa di conoscere gli esiti delle valutazioni che il predetto Dicastero vorrà rendere noti, si forniscono le seguenti istruzioni. Eventuali domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i prescritti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza della pensione si collochi oltre la medesima data, non devono essere respinte ma tenute in apposita evidenza.
La lavorazione di dette domande non rileva ai fini della determinazione dei tempi soglia di liquidazione delle pensioni. Si ribadisce, al riguardo, che anche con riferimento a tale categoria di lavoratrici, non è richiesto che la condizione della cessazione del rapporto di lavoro subordinato sussista alla data di perfezionamento dei requisiti anagrafici e contributivi.
Si fa riserva di fornire ulteriori istruzioni sulle modalità di lavorazione delle predette domande una volta ricevuti i chiarimenti richiesti al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Il Direttore generale”
Regime sperimentale donna: sperimentazione fino al 31 dicembre 2015
Eventuali domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i prescritti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza della pensione si collochi oltre la medesima data, non devono essere respinte ma tenute in apposita evidenza. Lo comunica l’INPS con messaggio n. 9304 del 2 dicembre 2014.
INPS, messaggio 02 dicembre 2014,n. 9304
Dic
Opzione donna: aggiornamenti
Data pubblicazione: 03/12/2014
Opzione donna: aggiornamenti
Si ricorda che il termine per presentare la domanda di pensione di anzianità per le lavoratrici che vogliono usufruire dell’ “opzione donna”, vale a dire la possibilità di andare in pensione anticipatamente optando per il sistema contributivo, è quello previsto dalle consuete disposizioni vigenti nelle singole gestioni.
Ad integrazione di quanto sopra, si fa presente che è stato sottoposto un parere al Ministero del lavoro per definire se la data del 31 dicembre 2015 debba essere intesa come termine per maturare i requisiti o per la decorrenza della pensione (a causa dell’applicazione della c.d. “finestra mobile”).
In attesa dei chiarimenti richiesti, le domande di pensione di anzianità delle lavoratrici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2015, con conseguente finestra di accesso in data successiva, restano in stand by.
Le lavoratrici che abbiano già superato i requisiti anagrafici e contributivi minimi previsti, possono comunque optare sempre entro il termine del 31 dicembre 2015.
L’impero del consumo
L’impero del consumo
— Eduardo Galeano, 18.12.2014
Società dei consumi. La bocca è una delle porte dell’anima, dicevano gli antichi. Ma se da lì passa solo cibo spazzatura, la vita è ridotta a un insieme infinito di acquisti di merci usa e getta. E lo struscio domenicale nel centro delle città è sostituito dal pellegrinaggio negli shopping mall che accerchiano le periferie
L’esplosione del consumo nel mondo di oggi fa più rumore della guerra e più baccano del carnevale. Come dice un antico proverbio turco, chi beve a credito si ubriaca due volte. La bisboccia ottunde e obnubila lo sguardo; e quest’enorme sbronza universale sembra non conoscere limiti di spazio e di tempo. Ma la cultura del consumo risuona molto, come il tamburo, perché è vuota; all’ora della verità, quando gli strepiti si calmano e la festa finisce, l’ubriaco di sveglia solo, con l’unica compagnia della sua ombra e dei piatti rotti che dovrà pagare. L’espandersi della domanda cozza con i limiti imposti dallo stesso sistema che la genera. Il sistema ha bisogno di mercati sempre più aperti e ampi, come i polmoni hanno bisogno dell’aria, e al tempo stesso ha bisogno che si riducano sempre più, come in effetti accade, i prezzi delle materie prime e il costo della forza lavoro umana. Il sistema parla in nome di tutti, a tutti dà l’imperioso ordine di consumare, fra tutti diffonde la febbre degli acquisti; ma niente da fare: per quasi tutti quest’avventura inizia e finisce davanti allo schermo del televisore. La maggioranza, che fa debiti per ottenere delle cose, finisce per avere solo più debiti, contratti per pagare debiti che ne producono altri, e si limita a consumare fantasie che talvolta poi diventano realtà con il ricorso ad attività delittuose.
Il diritto allo spreco, privilegio di pochi, proclama di essere la libertà per tutti. Dimmi quanto consumi e ti dirò quando vali. Questa civiltà non lascia dormire i fiori, le galline, la gente. Nelle serre, i fiori sono sottoposti a illuminazione continua, perché crescano più velocemente. E la notte è proibita anche alle galline, nelle fabbriche di uova.
È un modo di vivere che non è buono per le persone, ma è ottimo per l’industria farmaceutica. Gli Stati Uniti consumano la metà dei sedativi, degli ansiolitici e delle altre droghe chimiche vendute legalmente nel mondo, e oltre la metà delle droghe proibite, quelle vendute illegalmente. Non è cosa di poco conto, visto che gli statunitensi sono appena il 5% della popolazione mondiale.
«Gente infelice, che vive in competizione», dice una donna nel barrio del Buceo, a Montevideo. Il dolore di non essere, un tempo cantato nel tango, ha ceduto il posto alla vergogna di non avere. Un uomo povero è un pover’uomo. «quando non hai niente pensi di non valere niente», dice un tipo nel barrio Villa Fiorito, a Buenos Aires. Confermano altri, nella città dominicana di San Francisco de Macorís: «I miei fratelli lavorano per le marche. Vivono comprando cose firmate, e buttano sangue per pagare le rate».
Invisibile violenza del mercato: la diversità è nemica del profitto, e l’uniformità comanda. La produzione in serie, su scala gigantesca, impone ovunque i propri obbligatori modelli di consumo. La dittatura dell’uniformizzazione è più devastante di qualunque dittatura del partito unico: impone, nel mondo intero, un modo di vita che fa degli esseri umani fotocopie del consumatore esemplare.
La dittatura del sapore unico
Il consumatore esemplare è l’uomo tranquillo. Questa civiltà, che confonde la quantità con la qualità, confonde la grassezza con la buona alimentazione. Secondo la rivista scientifica «The Lancet», negli ultimi dieci anni l’«obesità severa» è cresciuta di quasi il 30% fra la popolazione giovane dei paesi più sviluppati. Fra i bambini nordamericani, negli ultimi 16 anni l’obesità è cresciuta del 40%, secondo uno studio recente del Centro scienze della salute presso l’università di Colorado. Il paese che ha inventato i cibi e le bevande light, il diet food e gli alimenti fat free, ha la maggior quantità di grassi del mondo. Il consumatore esemplare scende dall’automobile solo per lavorare e guardare la tivù. Quattro ore al giorno le passa davanti allo schermo, divorando cibi di plastica.
Trionfa la spazzatura travestita da cibo: quest’industria sta conquistando i palati del mondo e fa a pezzi le tradizioni culinarie locali. Le buone antiche abitudini a tavola, che si sono raffinate e diversificate magari in migliaia di anni, sono un patrimonio collettivo accessibile a tutti e non solo alle mense dei ricchi. Queste tradizioni, questi segni di identità culturale, queste feste della vita, vengono schiacciate dall’imposizione del sapere chimico e unico: la globalizzazione degli hamburger, la dittatura del fast-food. La plastificazione del cibo su scala mondiale, opera di McDonald’s, Burger King e altre catene, viola con successo il diritto all’autodeterminazione dei popoli in cucina: un diritto sacro, perché la bocca è una delle porte dell’anima.
Il campionato mondiale di calcio del 1998 ci ha confermato, fra l’altro, che la MasterCard tonifica i muscoli, la Coca-Cola porta l’eterna giovinezza e che il menù di McDonald’s non può mancare nella pancia di un buon atleta. L’immenso esercito di McDonald’s spara hamburger nella bocca di bambini e adulti del mondo intero. Il doppio arco di questa M è servito da standard, nella recente conquista dei paesi dell’Europa dell’Est. Le code davanti alla McDonald’s di Mosca, inaugurata in pompa magna nel 1990, hanno simboleggiato la vittoria dell’Occidente con altrettanta eloquenza della demolizione del Muro di Berlino. Segno dei tempi: quest’azienda, che incarna le virtù del mondo libero, nega ai suoi dipendenti la libertà di organizzarsi in sindacato. McDonald’s viola in tal modo un diritto legalmente riconosciuto nei molti paesi nei quali opera. Nel 1997, alcuni suoi lavoratori, membri di quella che l’azienda chiama la Macfamiglia, cercarono di sindacalizzarsi in un ristorante di Montreal in Canada: il ristorante chiuse. Ma nel 1998, altri dipendenti di McDonald’s in una piccola città presso Vancouver, riuscirono nell’impresa, degna del Guinness dei primati.
Gli universali della pubblicità
Le masse consumatrici ricevono ordini in un linguaggio universale: la pubblicità è riuscita là dove l’esperanto ha fallito. Tutti capiscono, ovunque, i messaggi trasmessi dalla tivù. Nell’ultimo quarto di secolo, grazie al fatto che nel mondo le spese per la pubblicità si sono decuplicate, i bambini poveri bevono sempre più Coca-Cola e sempre meno latte, e il tempo prima dedicato all’ozio sta diventando tempo di consumo obbligatorio. Tempo libero, tempo prigioniero: le case molto povere non hanno letti, ma hanno il televisore, ed è questo a dettar legge. Comprato a rate, questo piccolo animale prova la vocazione democratica del progresso: non ascolta nessuno, ma parla per tutti. Poveri e ricchi conoscono, in tal modo, le virtù dell’ultimo modello di automobili, e poveri e ricchi si informano sui vantaggiosi tassi di interessi offerti da questa o quella banca.
Gli esperti sanno convertire le merci in strumenti magici contro la solitudine. Le cose hanno attributi umani: accarezzano, accompagnano, capiscono, aiutano, il profumo ti bacia e l’auto è un amico che non tradisce mai. La cultura del consumo ha fatto della solitudine il più lucroso dei mercati. Le ferite del cuore si risanano riempiendole di cose, o sognando di farlo. E le cose non possono solo abbracciare: possono anche essere simboli di ascesa sociale, salvacondotti per attraversare le dogane della società classista, chiavi che aprono le porte proibite.
Quanto più sono esclusive, tanto meglio è: le cose esclusive ti scelgono e ti salvano dall’anonimato della folla. La pubblicità non ci informa sul prodotto che vende, o lo fa poche volte. Quello è il meno. La sua funzione principale consiste nel compensare frustrazioni e alimentare fantasie: in chi ti vuoi trasformare comprando questa crema da barba?
Il criminologo Anthony Platt ha osservato che i delitti nelle strade non sono solo frutto della povertà estrema, ma anche dell’etica individualista. L’ossessione sociale del successo, dice Platt, incide in modo decisivo sull’appropriazione illegale delle cose altrui. Ho sempre sentito dire che il denaro non fa la felicità; ma qualunque teledipendente ha motivo di credere che il denaro produca qualcosa di tanto simile alla felicità, che fare la differenza è cosa da specialisti.
Secondo lo storico Eric Hobsbawm, il XX secolo ha messo fine a settemila anni di vita umana centrata sull’agricoltura , da quando nel paleolitico apparvero le prime forme di coltivazione. La popolazione mondiale si concentra nelle città, i contadini diventano cittadini. In America latina abbiamo campi senza persone ed enormi formicai umani urbani: le più grandi città del mondo, e le più ingiuste. Espulsi dalla moderna agricoltura per l’export, e dal degrado dei suoli, i contadini invadono le periferie. Credono che Dio sia ovunque, ma per esperienza sanno che abita nei grandi centri. Le città promettono lavoro, prosperità, un avvenire per i loro figli. Nei campi, si guarda la vita passare e si muore sbadigliando; nelle città la vita scorre, e chiama. Poi, la prima cosa che i nuovi arrivati scoprono, ammucchiati nelle catapecchie, è che manca il lavoro e le braccia sono troppe, che niente è gratis e che gli articoli di lusso più cari sono l’aria e il silenzio.
Agli inizi del secolo XIV, frate Giordano da Rivalta pronunciò a Firenze un elogio delle città. Disse che crescevano «perché le persone amano stare insieme». Stare insieme, incontrarsi. Ma adesso, chi si incontra con chi? E la speranza, si incontra con la realtà? Il desiderio, si incontra con il mondo? E la gente, si incontra con la gente? Se i rapporti umani si sono ridotti a rapporti fra le cose, quanta gente si incontra con le cose?
La minoranza compradora
Il mondo intero tende a diventare un grande schermo televisivo, dal quale le cose si guardano ma non si toccano. Le mercanzie in offerta invadono e privatizzano gli spazi pubblici. Le stazioni di pullman e treni, che fino a poco tempo fa erano spazi di incontro fra le persone, si stanno trasformando in spazi commerciali.
Lo shopping center, o shopping mall, vetrina di tutte le vetrine, impone la sua abbagliante presenza. Le masse accorrono, in pellegrinaggio, a questo grande tempio della messa del consumo. La maggioranza dei devoti contempla, in estasi, oggetti che il portafoglio non può pagare, mentre la minoranza compradora risponde al bombardamento incessante ed estenuante dell’offerta. La folla che sale e scende dalle scale mobili viaggia nel mondo: i manichini sono vestiti come a Milano o Parigi e le automobili hanno lo stesso suono che a Chicago, e per vedere e ascoltare non occorre pagare il biglietto. I turisti che vengono dai villaggi dell’interno, o dalle città che non hanno ancora meritato queste benedizioni della moderna felicità, posano per una foto, davanti alle marche internazionali più famose, come un tempo posavano ai piedi della statua a cavallo nella piazza. Beatriz Solano ha osservato che gli abitanti delle periferie vanno allo shopping center come prima andavano in centro. Il tradizionale struscio di fine settimana al centro della città tende a essere sostituito dalle escursioni a questi centri. Lavati e pettinati, con indosso gli abiti migliori, i visitatori vengono a una festa dove non sono invitati, ma dove possono essere spettatori. Intere famiglie fanno il viaggio nella navicella spaziale che percorre l’universo del consumo, nel quale l’estetica del mercato ha disegnato un paesaggio allucinante di modelli, marche ed etichette.
La cultura del consumo, cultura dell’effimero, condanna tutto alla desuetudine mediatica. Tutto cambia al ritmo vertiginoso della moda, messa al servizio della necessità di vendere. Le cose invecchiano in un baleno, per essere sostituite da altre che avranno una vita altrettanto fugace. L’unica cosa che permane è l’insicurezza; le merci, fabbricate perché durino poco, sono volatili quanto il capitale che le finanzia e il lavoro che le produce. Il denaro vola alla velocità della luce; ieri era là, adesso è qua, domani chissà, e ogni lavoratore è un potenziale disoccupato. Paradossalmente, gli shopping centers, sovrani della fugacità, offrono l’illusione di sicurezza più efficace. Resistono infatti fuori dal tempo, senza età né radici, senza notte né giorno né memoria, ed esistono fuori dallo spazio, al di là delle turbolenze della perigliosa realtà del mondo.
I nuovi idoli
I padroni del mondo lo usano come se fosse un usa e getta: una merce dalla vita effimera, che si esaurisce come si esauriscono, quasi appena nate, le immagini sparate dalla mitragliatrice della tivù e le mode e gli idoli che la pubblicità lancia incessantemente sul mercato. Ma in quale altro mondo potremmo andare? Siamo tutti obbligati a credere che Dio abbia venduto il pianeta a un certo numero di imprese, perché essendo di cattivo umano ha deciso di privatizzare l’universo?
La società dei consumi è una trappola esplosiva. Chi ne ha le redini fa finta di ignorarlo, ma chiunque abbia gli occhi può vedere che la grande maggioranza delle persone consuma poco, poco o niente necessariamente, così da garantire l’esistenza della poca natura che ci rimane. L’ingiustizia sociale non è considerata un errore da correggere, né un difetto da superare: è una necessità essenziale. Non c’è natura capace di alimentare uno shopping center delle dimensioni del pianeta.
* Tratto dal sito www.aporrea.org
Trad. di Marinella Correggia
Abolita la penalizzazione sulle anzianità dal 2015 al 2017
IN PRIMO PIANO
La legge di Stabilità 2015, approvata in via definitiva, ha eliminato la riduzione percentuale del trattamento pensionistico, prevista dalla legge Fornero, sulle pensioni anticipate ottenute prima dei 62 anni di età.
Era una richiesta avanzata anche dalla CGIL (nei documenti congressuali) e quindi ne siamo soddisfatti.
La riduzione percentuale rimane invece in vigore per le pensioni ottenute con i requisiti maturati dal 2018.
Da gennaio 2015 si accorcia la durata del periodo di mobilità
La durata dell’indennità di mobilità, dal 1° gennaio 2015, comincerà ad essere ridotta così come deciso dalla “Legge Fornero”art.2 n°92/2012. Penalizzato chi al momento della cessazione del rapporto di lavoro abbia 40 anni o oltre.
Le pensioni
diritto a pensione nel 2014
speciale pensioni legge 214/2011
pensioni in cumulo legge 228/2012
Le regole in tema di diritto alla pensione di anzianità e di vecchiaia SONO STATE PESANTEMENTE MODIFICATE dal Governo Monti con la legge 214/2011 che ha introdotto nuovi criteri per accesso alla pensione di Vecchiaia e alla “nuova pensione anticipata” che sostituisce l’anzianità, il sistema di calcolo contributivo per tutti a partire dal 2012,
ha previsto un incremento dell’età pensionabile per la vecchiaia, l’incremento degli anni di contribuzione per ottenere la pensione anticipata (ex anzianità), la penalizzazione della pensione anticipata per accessi prima dei 62 anni e altre non meno importanti modifiche alla precedente normativa.
La riforma Monti-Fornero ha avuto un impatto devastante sulle condizioni delle persone e sul mercato del lavoro. La CGIL ritiene che la riforma debba essere rivista, restituendo al sistema la giusta flessibilità senza penalizzazioni, tenendo conto che non tutti i lavori sono uguali e riconoscendo alle donne il peso ed il valore del lavoro di cura. Occore intervenire a tutela dei lavoratori precoci, di chi fa lavori usuranti, degli esodati, occorre agire sull’indicizzazione delle pensioni perchè stiano al passo con l’aumento del costo della vita. Questo chiediamo a Governo e Parlamento.
Per approfondimenti sulla legge 2014/2011 si rinvia al n°1/2012 di INCAINFORMA , e al n°2/2012 e alle tabelleallegate. INPS ha interpretato le nuove norme con la circolare 35/2012;
Altra importante circolare n°16 del 1 febbraio 2013) riguarda gli assicurati in possesso dei 15 anni di contribuzione al 31.12.1992 o autorizzati ai VV alla stessa data,questi continueranno ad ottenere la pensione di Vecchiaia con 15 anni di contribuzione. L’età pensionabile però quella prevista dalla legge 214/2011.
Pubblichiamo anche lo speciale pensioni legge 214/2011 nella sua versione integrale, curato da CGIL e INCA Bergamo,diffuso con CGIL Materiali n°4 dell’ottobre 2013.
Con la legge di stabilità 2013 sono state introdotte novità riguardanti il CUMULO degli spezzoni assicutarivi. Oltre alla ricongiunzione, alla Totalizzazione ora abbiamo anche il Cumulo. Per Approfondimenti si veda INCA INFORMA n°21_2013 e n° 23_2013 e il file PDF le Pensioni in Cumulo che illustra le circolari INPS n° 120 e 140 del 213
esodati e salvaguardati
La modifica della previgente normativa di accesso al pensionamento ha avuto un impatto devastate sui lavoratori estromessi dai processi produttivi a seguito di crisi, ristrutturazione aziendale ecc. Questi lavoratori erano stati messi in mobilità (ma non solo) per essere accompagnati alla pensione. Ora si ritrovano senza stipendio, senza ammortizzatore sociale, senza pensione.
Per risolvere (molto parzialmente) il problema sono state varate ben cinque operazioni di salvaguardia a tutela di complessivi 162.130 lavoratori. Le norme di accesso alla tutela sono complesse e non risolvono alla fonte il problema. Va trovata una soluzione definitiva per tutti i lavoratori che oggi si trovano senza reddito e ancora lontani dalla pensione per le modifiche introdotte alla previgente normativa pensionistica.
Per chi volesse approfondire i ciriteri e le modalità di accesso alle singole salvaguardie , riportiamo i numeri del nostro notiziario INCAINFORMA e del nuovo notiziario INFORMAZIONE dove ne abbiamo trattatato:
- salvaguardia per 65.000 lavoratori: numeri 6, 7 ,8 anno 2012
- salvaguardia per 55.000 lavoratori: numeri 3, 6 anno 2013
- salvaguardia per 16.130 lavoratori: numeri 15, 19, 22 anno 2013
- salvaguardia per 9.000 lavoratori: numeri 6 anno 2013
- salvaguardia per 17.000 lavoratori: numeri 27, anno 2014
La Piattaforma unitaria Cgil-Cisl_Uil su previdenza e fisco
note di approfondimento sulle pensioni
I dati sulle pensioni in Italia: diffusione territoriale e importi in pagamento
le pensioni in Italia
Le novità previste dalla Legge di Stabilità 2015 per le assicurazioni
Autore:
Dott. Dario Marchetti
La Legge di Stabilità 2015, presentata dal premier Matteo Renzi dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, e poi sottoposta ad una intensa trattativa con Bruxelles, prevede anche una serie di novità che riguardano le assicurazioni, a partire dall’inasprimento della lotta all’evasione della Rc auto, ormai diventata un fenomeno di massa nel nostro paese. Il combinato disposto tra crisi economica e costo troppo alto delle polizze che coprono la responsabilità civile degli automobilisti, ha infatti spinto oltre quattro milioni di conducenti a circolare sulle strade della penisola senza contrassegno, trasformandosi in un pericolo, per loro e per gli altri. Proprio per cercare di arginare il fenomeno, l’articolo 44, comma 27, di quella che una volta veniva indicata come Finanziaria, prevede che il controllo sulle polizze Rc auto diventi automatico avvalendosi dell’ausilio di dispositivi telematici, come autovelox, tutor, accessi per le Zone a Transito Libero vergelius e altri. In questo caso non c’è bisogno che il dispositivo rilevi altre infrazioni al Codice della Strada, rendendo inutile la presenza degli organi di polizia stradale e permettendo di stabilire tramite la semplice fotografia la presenza dell’atto automatico di accertamento riguardante la mancanza della copertura assicurativa.
Va allo stesso tempo specificato che la disposizione introdotta all’interno della Legge di Stabilità non ha come diretta conseguenza la notifica della sanzione, come avviene per le multe relative alle infrazioni del Codice della Strada: una volta che sia stata accertata l’assenza di copertura assicurativa, il diretto interessato si vedrà notificare la violazione accertata e avrà la possibilità di produrre il contrassegno nei termini previsti, mettendosi in regola.
(La Legge di Stabilità 2015 cerca di colpire gli automobilisti che circolano senza assicurazione)
Altra novità inserita all’interno della Legge di Stabilità 2015 è quella riguardante la disciplina della comunicazione agli automobilisti della scadenza della copertura dell’assicurazione auto. Va infatti ricordato che sino ad oggi era il Ministero dei Trasporti ad incaricarsi di comunicare ai proprietari di veicolo l’inserimento dello stesso nell’elenco di quelli che risultavano sprovvisti di contrassegno assicurativo. Con il testo attualmente allo studio il Ministero ha soltanto l’obbligo di pubblicare l’elenco sul suo sito istituzionale, mentre spetta agli utenti controllare se il proprio autoveicolo faccia parte della lista in questione.
(Le macchine storiche con meno di 30 anni di vita dovranno pagare il bollo)
L’ultima importante novità è quella riguardante la cancellazione dell’esonero dal pagamento del bollo riguardante gli autoveicoli e i motoveicoli storici che non superino i trent’anni di età. Con la nuova norma, il bollo dovrà essere pagato per tutti i veicoli che abbiano più di vent’anni e meno di trenta dalla data di produzione, sino a oggi esentati grazie all’iscrizione ai registri storici ASI e FIM. Il provvedimento in questione va a toccare centinaia di migliaia di vetture (solo in Puglia si calcola ne esistano 40mila) e potrebbe spingere molti proprietari di auto storiche a rottamare la vettura per non sottoporsi ad un vero salasso. Basti pensare al riguardo che una Mercedes 280 del 1989 si troverebbe costretta a pagare oltre mille euro di bollo, mentre una Lancia Delta integrale dello stesso periodo dovrebbe corrispondere circa 700 euro. Un livello evidentemente insostenibile di fronte al quale alcune associazioni che raggruppano possessori di auto storiche hanno proposto di considerare il bollo come tassa di possesso e non di circolazione, stabilendo una quota forfettaria intorno ai 100 euro. Resta da vedere se il governo, alle prese con conti dissestati da far quadrare ad ogni costo, avrà voglia di ascoltare proposte in tal senso.