Osservatorio INCA CGIL per le politiche sociali in europa

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Accesso all’assistenza sanitaria in tempi di crisi

Un nuovo rapporto di Eurofound sull’accesso all’assistenza sanitaria analizza quali gruppi della popolazione si sono visti ridurre l’accesso ai servizi di cura durante la crisi. Secondo Eurofound, persino nei paesi i cui servizi sanitari hanno a malapena subito dei tagli, l’impatto della crisi sui gruppi più vulnerabili è ben visibile. Eppure l’accesso a servizi sanitari di qualità permette sia di ridurre le disuguaglianze, sia di prevenire un aumento dei costi sanitari a lungo termine.

Alcune leggi europee dovrebbero essere abbandonate secondo la lobby dei datori di lavoro

Alcune leggi europee in fase di negoziazione devono essere ritirate e abbandonate, secondo quanto raccomandato alla Commissione dall’associazione europea dei datori di lavoro, BusinessEurope. Tra i progetti che la lobby degli imprenditori vuole vedere scomparire, il cosiddetto pacchetto per l’economia circolare per un uso più efficiente delle risorse, la parità di genere nei consigli di amministrazione, l’allungamento del congedo di maternità e la riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Un parere della Corte di giustizia rischia di far saltare le regole sul lavoro interinale

Nel primo caso di contenzioso sulla direttiva 2008/104, sulla parità di trattamento dei lavoratori tramite agenzia interinale, l’avvocato generale della Corte di giustizia suggerisce che gli Stati membri dovrebbero abolire le restrizioni e i divieti al lavoro interinale, a meno che sia dimostrato che questi siano “giustificati da ragioni di interesse generale”. La CES si augura che la Corte non segua questa interpretazione, che sarebbe un precedente problematico e che aprirebbe la strada ad un ricorso ancora più importante al lavoro tramite agenzie interinali.

Gli immigrati aiutano la finanza pubblica inglese

Il 44% dei cittadini europei ritiene che gli immigrati ricevano di più in trasferimenti pubblici di quanto contribuiscano in tasse. Ma questi timori sono giustificati? No, secondo uno studio condotto nel Regno Unito da Tommaso Frattini e Christian Dustmann. Tra il 2001 e il 2011 gli immigrati provenienti dai dieci nuovi stati membri dell’UE hanno contribuito al sistema fiscale britannico il 12% in più di quanto siano costati. Durante lo stesso periodo i contributi fiscali dei nuovi immigrati dagli altri paesi dell’area economica europea sono ammontati a 15 miliardi di sterline, con un gettito del 64 per cento più alto rispetto al proprio costo.

Povertà e esclusione sociale 2 volte più alte tra i cittadini dei paesi terzi

In media, nell’UE, una persona su quattro è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Ma il tasso dirischio è quasi il doppio tra i cittadini non europei (49%), mentre i livelli per i cittadini nazionali e per quelli di un altro Stato membro dell’UE sono, rispettivamente 22,8% e 28,1% (tutti i dati si riferiscono al 2013). Questo significa che nell’Unione europea un immigrato su due è esposto ad almeno uno dei seguenti tre fattori: povertà monetaria (dopo i trasferimenti sociali), deprivazione materiale grave, famiglia a bassissima intensità di lavoro.

Spesa sociale, nei paesi OCSE vale il 22% del PIL

Negli ultimi anni Canada, Estonia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda e Regno Unito hanno avuto cali sostanziali della spesa sociale, pari a circa un punto percentuale del PIL. Ma nella maggior parte dei paesi la spesa sociale rimane su livelli storicamente elevati.Secondo l’OCSE, il rapporto spesa sociale/PIL resta superiore al 30% in Danimarca, Belgio, Finlandia e Francia. Italia, Austria, Svezia, Spagna e Germania dedicano anche loro più di un quarto del PIL alla spesa sociale pubblica. La media OCSE per il 2014 è stata del 22%.

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Per saperne di più: www.osservatorioinca.org

 

Carlo CALDARINI

Direttore dell’Osservatorio per le politiche sociali in Europa
INCA CGIL
Rue de la Loi, 26/20
B-1040 Bruxelles

Osservatorio INCA CGIL per le politiche sociali in europaultima modifica: 2014-11-25T18:01:05+01:00da vitegabry
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