Archivi giornalieri: 5 novembre 2014

Patronati

Tagli ai Patronati, Lettera degli on. Basso e Giacobbe al Presidente del Consiglio

Un importante servizio gratuito di consulenza ai cittadini su materie di origine fiscale e previdenziale che potrebbe venir meno, costringendo molti utenti, in un momento di già forti difficoltà economiche, a ricorrere alle prestazioni a pagamento di professionisti privati.  E’ il rischio che i deputati del PD Lorenzo Basso e Anna Giacobbe hanno evidenziato riguardo ai tagli ai patronati previsti nella legge di stabilità.

“I tagli previsti nella legge di stabilità, dell’ammontare di circa 150 milioni di euro, comprometterebbero l’offerta di numerosi servizi, di grande utilità per milioni di cittadini, in Italia e all’estero – commentano Basso e Giacobbe – . Ecco perché crediamo sia giusto evitare i tagli in questione”.

Per agire in maniera efficace e scongiurare questo rischio, i due onorevoli liguri del PD hanno scelto di muoversi con diverse iniziative su scala nazionale, a cominciare dalla lettera (in allegato) sottoscritta da un centinaio di deputati e  indirizzata al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Economia e, per conoscenza, ai Viceministri ed ai Sottosegretari. 

Nella lettera i deputati sottolineano come nella legge di stabilità siano previsti tagli ai Patronati pari ad un terzo delle risorse a loro disposizione. Il che sarebbe destinato a causare un radicale ridimensionamento dei servizi offerti, a danno, anche e soprattutto, dell’Amministrazione pubblica e degli utenti. Per giunta si pongono questioni di legittimità dei tagli introdotti.

“Infatti il ‘Fondo patronati’ non viene alimentato da finanziamenti pubblici generici, bensì da una ritenuta d’acconto sui contributi previdenziali dei lavoratori – proseguono Basso e Giacobbe – . In caso di diversa utilizzazione di queste risorse (non più per pubblica utilità) si porrebbero vizi di forma, soggetti a eventuali ricorsi di natura giudiziaria.

A questa nostra lettera seguiranno le conseguenti iniziative parlamentari, emendamenti in commissione ed in aula nei quali chiederemo che venga ripristinato l’ammontare del fondo previsto nel bilancio 2014 per i patronati, al fine di evitare il ridimensionamento dei servizi che sono particolarmente utili per i cittadini, costretti altrimenti a ricorrere a più costosi consulenti”.

Patronati

Appello del seg. Pd Londra Roberto Stasi a sostegno dei Patronati

Vi scrivo per sollecitare un vostro intervento a modifica della proposta di riduzione dei fondi per il sistema dei Patronati previsti nella Legge di Stabilita’. 
Già molti parlamentari si sono mobilitati in un campagna a difesa di un pezzo del nostro sistema di assistenza e di solidarietà, sia in Italia che all’estero. 
Voglio farlo anch’io, ed insieme a me, l’organizzazione che dirigo, il Circolo del PD Londra. 

Lo vogliamo fare raccontandovi la nostra positiva esperienza di Patronati nel Regno Unito ed, in particolare con quello che ci è più vicino, non solo per affinità valoriali ed ideali o perché ci ospita nei suoi spazi per le nostre riunioni ( lo fa anche con associazioni italiane ed inglesi amiche), ma soprattutto per la stretta collaborazione che si è instaurata: 
il patronato INCA CGIL.

La nostra esperienza parte da Londra, dal consolato italiano più grande d’Europa, 230 mila iscritti, si stima, inoltre, altri 200 mila non registrati all’AIRE – Registro italiani all’estero – con un’emigrazione assai variegata: da quella più tradizionale e matura, ora prevalentemente pensionati emigrati nel Regno Unito nel dopoguerra, fino agli studenti, ai professionisti, ai tanti giovani in cerca di lavoro e stabilità. 

Ed infine a quella, meno conosciuta ma crescente, dei nuovi italiani, stranieri immigrati in Italia nei decenni scorsi, naturalizzati, che adesso come cittadini italiani ripartono per altre destinazioni a causa della crisi economica del nostro Paese. 
Ecco tutte queste realtà, uno spaccato eterogeneo d’Italia all’estero, è il pubblico effettivo e potenziale, sempre crescente, dei Patronati all’estero. 

Con l’Inca Cgil di Londra abbiamo avviato da qualche mese un progetto di assistenza e di sostegno per i tanti che arrivano nel Regno Unito, volto ad aiutare, chi ci contatta, nell’alleviare le difficoltà ad inserirsi in una nuova realtà, evitando la solitudine, che vuol dire anche problemi, truffe e disagi vari.

Ecco, l’idea è stata quella di creare una rete di volontari che si attivi su sollecitazione del Patronato per poter aiutare, informare i tanti e nuovi italiani che arrivano nel Regno Unito, dalla ricerca di un dottore, all’apertura di un conto bancario, da un consulto legale gratuito alla redazione di un CV in inglese, fino alla sola socializzazione. 

Tutto questo è stato fatto con la regia e le risorse del Patronato, che, se da una parte continua a fornire servizi più tradizionali ad un pubblico più anziano, ha sentito, da qualche tempo, la necessità di innovarsi, di incrementare la propria presenza ed i propri servizi, assumendo anche in loco personale giovane e preparato, supplendo, integrando e coadiuvando le attività consolari. 

La mia positiva esperienza e le mie parole a difesa di questa realtà, ancora importante nella nostra comunità all’estero, sta nella qualità e gratuità (che dovranno essere preservate) dei servizi di assistenza, informazione ed aiuto che questi presidi di solidarietà svolgono quotidianamente. 

Ecco da questo vorrei partire: potrebbe sembrare una richiesta anacronistica, un giovane italiano all’estero che ha bisogno e difende i patronati, ma la realtà quotidiana mi chiede di farlo, la quotidianità dei problemi e delle esperienze ci chiedono di farlo, perché la solidarietà è senza tempo e senza età.
Sono sicuro del vostro impegno e vi saluto con affetto.
Buon lavoro!

Roberto Stasi
Seg. PD Londra

Patronati

Tagli ai patronati: La mobilitazione di Acli, Inas, Inca e Ital in Liguria

Si è tenuta questa mattina, presso la sede dell’Acli genovese, una conferenza stampa indetta dai Patronati ACLI, INAS, INCA, ITAL per illustrare le ragioni dello stato di agitazione che coinvolge tutti i Patronati della Liguria. 

I tagli alle risorse dei Patronati, inseriti nella Legge di Stabilità, sono un attacco diretto ai cittadini e alla rete di solidarietà che si rivolge gratuitamente a disoccupati, pensionati, lavoratori anche stranieri  e italiani all’estero. 

Se questo provvedimento venisse confermato, i Patronati d’Italia non avrebbero più la possibilità di garantire i servizi gratuiti offerti fino a questo momento ai cittadini.

Il taglio di 150 milioni di euro al fondo patronati e la riduzione del 35% dell’aliquota previdenziale destinata ad alimentarlo,  non costituiscono un reale risparmio rispetto a quanto annunciato dal Governo ma uno spostamento di risorse.  

Oggi lo 0,226% dei contributi previdenziali versati da circa 21 milioni di lavoratori assicura a oltre 50 milioni di persone la possibilità di usufruire dei servizi gratuiti dei patronati. E’ evidente a tutti che, con questa proposta, il Governo vuole fare cassa con i contributi previdenziali mettendo le mani sui soldi dei lavoratori. 

Per queste ragioni, sul territorio ligure prenderà vita una mobilitazione capillare e duratura che partirà con le richieste di incontro con i Parlamentari liguri, con i vertici territoriali di INPS, INAIL e con le Questure. 

Inoltre è prevista per sabato 15 novembre una “giornata della tutela in piazza” che  si svolgerà a Genova in Piazza De Ferrari dalle 9,00 alle 18,00.

In Liguria, il Sistema Patronati è presente in modo capillare sul tutto il territorio ligure. Nonostante la telematizzazione dei servizi da parte degli Enti Pubblici, dalle strutture di patronato, passano più dell’80% dei cittadini. 

L’elevata percentuale è dovuta non solo dalla bassa alfabetizzazione informatica dell’utenza,  ma soprattutto dalla complessità delle normative. 

In particolare i Patronati del gruppo CE.PA, di cui fanno parte ACLI, INCA, INAS e ITAL  sono presenti con 104 uffici e 157 operatori che si avvalgono anche della consulenza di medici e legali convenzionati con il servizio. 

Per maggiore chiarezza, è necessario partire dai numeri che esprimono missione e obiettivi dei Patronati del CE.PA . Nel 2013, in Liguria,  i patronati della rete hanno avuto circa 500.000 contatti e aperto 244.465 pratiche.  In particolare 32.523 domande di invalidità, 45.301 domande di disoccupazione, 9.959 domande di maternità/paternità e 13.513 domande di richiesta prestazioni previdenziali (pensioni di anzianità, vecchiaia, reversibilità e supplementari), 13.951domande di rinnovo e rilascio titoli di soggiorno e di ricongiungimenti per i cittadini stranieri. 

Si stima che, ogni anno,  grazie al lavoro svolto dai Patronati,  la Pubblica Amministrazione abbia risparmiato circa 227 milioni di euro. A chi potrà rivolgersi il cittadino per ottenere gli stessi livelli di assistenza e i servizi offerti dai Patronati? 

Per noi è una scelta che metterà in ginocchio la rete di solidarietà dei Patronati, sistema che rimane l’unico welfare gratuito soprattutto per le persone che non possono permettersi il lusso di accedere a servizi a pagamento.  

I Patronati sono l’unico presidio presente sul territorio dove il cittadino trova  come interlocutore una persona e non un Call-Center.  I cittadini stanno correndo il rischio di dover rinunciare alle tutele previdenziali e assistenziali a cui hanno diritto.

Patronati

Tagli ai patronati: La mobilitazione di Acli, Inas, Inca e Ital in Liguria

Si è tenuta questa mattina, presso la sede dell’Acli genovese, una conferenza stampa indetta dai Patronati ACLI, INAS, INCA, ITAL per illustrare le ragioni dello stato di agitazione che coinvolge tutti i Patronati della Liguria. 

I tagli alle risorse dei Patronati, inseriti nella Legge di Stabilità, sono un attacco diretto ai cittadini e alla rete di solidarietà che si rivolge gratuitamente a disoccupati, pensionati, lavoratori anche stranieri  e italiani all’estero. 

Se questo provvedimento venisse confermato, i Patronati d’Italia non avrebbero più la possibilità di garantire i servizi gratuiti offerti fino a questo momento ai cittadini.

Il taglio di 150 milioni di euro al fondo patronati e la riduzione del 35% dell’aliquota previdenziale destinata ad alimentarlo,  non costituiscono un reale risparmio rispetto a quanto annunciato dal Governo ma uno spostamento di risorse.  

Oggi lo 0,226% dei contributi previdenziali versati da circa 21 milioni di lavoratori assicura a oltre 50 milioni di persone la possibilità di usufruire dei servizi gratuiti dei patronati. E’ evidente a tutti che, con questa proposta, il Governo vuole fare cassa con i contributi previdenziali mettendo le mani sui soldi dei lavoratori. 

Per queste ragioni, sul territorio ligure prenderà vita una mobilitazione capillare e duratura che partirà con le richieste di incontro con i Parlamentari liguri, con i vertici territoriali di INPS, INAIL e con le Questure. 

Inoltre è prevista per sabato 15 novembre una “giornata della tutela in piazza” che  si svolgerà a Genova in Piazza De Ferrari dalle 9,00 alle 18,00.

In Liguria, il Sistema Patronati è presente in modo capillare sul tutto il territorio ligure. Nonostante la telematizzazione dei servizi da parte degli Enti Pubblici, dalle strutture di patronato, passano più dell’80% dei cittadini. 

L’elevata percentuale è dovuta non solo dalla bassa alfabetizzazione informatica dell’utenza,  ma soprattutto dalla complessità delle normative. 

In particolare i Patronati del gruppo CE.PA, di cui fanno parte ACLI, INCA, INAS e ITAL  sono presenti con 104 uffici e 157 operatori che si avvalgono anche della consulenza di medici e legali convenzionati con il servizio. 

Per maggiore chiarezza, è necessario partire dai numeri che esprimono missione e obiettivi dei Patronati del CE.PA . Nel 2013, in Liguria,  i patronati della rete hanno avuto circa 500.000 contatti e aperto 244.465 pratiche.  In particolare 32.523 domande di invalidità, 45.301 domande di disoccupazione, 9.959 domande di maternità/paternità e 13.513 domande di richiesta prestazioni previdenziali (pensioni di anzianità, vecchiaia, reversibilità e supplementari), 13.951domande di rinnovo e rilascio titoli di soggiorno e di ricongiungimenti per i cittadini stranieri. 

Si stima che, ogni anno,  grazie al lavoro svolto dai Patronati,  la Pubblica Amministrazione abbia risparmiato circa 227 milioni di euro. A chi potrà rivolgersi il cittadino per ottenere gli stessi livelli di assistenza e i servizi offerti dai Patronati? 

Per noi è una scelta che metterà in ginocchio la rete di solidarietà dei Patronati, sistema che rimane l’unico welfare gratuito soprattutto per le persone che non possono permettersi il lusso di accedere a servizi a pagamento.  

I Patronati sono l’unico presidio presente sul territorio dove il cittadino trova  come interlocutore una persona e non un Call-Center.  I cittadini stanno correndo il rischio di dover rinunciare alle tutele previdenziali e assistenziali a cui hanno diritto.

Patronati

Tagli ai patronati: a Torino parte la mobilitazione di protesta

“La situazione è drammatica non solo per una questione di bilancio, ma perché è gravemente compromessa la stessa sussistenza dell’attività dei patronati, che è gratuita e universale per tutti.”

A dirlo è il Presidente delle Acli di Torino, Roberto Santoro, in una conferenza stampa, durante la quale sono state illustrate le conseguenze del taglio di 150 milioni di euro al fondo patronati, previsto dalla Legge di Stabilità. Una scelta che rischia di lasciare senza assistenza gratuita migliaia di cittadini e che si abbatte su uno degli ultimi presidi di welfare universale completamente gratuito, unico soccorso alle persone nei confronti di un sistema di diritti e burocrazia spesso bizantino.

I patronati garantiscono assistenza e tutela sociale a tutti i cittadini italiani e stranieri su 92 tipologie di servizi che abbracciano tutto l’arco della vita, dalla maternità anticipata ai ratei di pensione post-mortem e che in particolare consentono di accompagnare le persone nei momenti più difficili della propria vita, per situazioni legate al lavoro, alla salute, alla malattia, alla famiglia, garantendo di vedere realizzati in concreto i propri diritti.

Questo è il lavoro di intermediazione gratuita (non più garantiti dagli enti statali) svolto dai 77 uffici dei patronati di Torino e provincia che  complessivamente nel 2013 hanno attivato circa 250.000 istanze di tutela nei confronti di Inps, Inail, Inpdap, Ministero degli Interni, consentendo un risparmio annuo accertato, a favore dello Stato, di divere centinaia di milioni di euro a livello nazionale.

“Peraltro – spiegano Acli, Inas, Inca e Ital di Torino – un taglio di questa entità non permette nessuna riorganizzazione dei patronati, salvo drastiche riduzioni di personale”.

Per denunciare e sensibilizzare la popolazione sulla situazione che potrà determinarsi a partire dal 1° gennaio 2015, i Patronati chiederanno ai cittadini di unirsi alla campagna di mobilitazione che prevede i seguenti appuntamenti a Torino e provincia:

TORINO: 
• giovedì 13 novembre per tutta la giornata presidio con gazebo presso la sede Inps di Torino in via XX Settembre (angolo via Frola); 
• sabato 15 novembre 4 presidi:  
  via Garibaldi angolo Piazza Castello 
  via Garibaldi angolo corso Palestro
  piazza San Carlo angolo via Santa Teresa
  piazza Carignano

PROVINCIA DI TORINO (MERCATI): 
• mercoledì 10 novembre Caluso
• giovedì 13 novembre Cuorgné
• venerdì 14 novembre Ivrea
• sabato 15 novembre Ivrea e Rivarolo

Altri presidi saranno organizzati a Pinerolo, Collegno, Chivasso.

Nella conferenza stampa erano presenti i Coordinatori Provinciali e i Direttori dei patronati Elisabetta Botti (Acli), Mimma Cetani (Inas Cisl), Franco Latona (Inca Cgil), Giovanni Calà Lesina (Ital Uil) e i Segretari Generali Cgil e Uil di Torino Enrica Valfrè, Gianni Cortese e Giorgio Bizzarri della segreteria Cisl torinese.

“I patronati erogano servizi gratuiti non soltanto agli iscritti al sindacato ma anche a quelli che non lo sono. Un taglio di questa natura è un taglio ai diritti delle persone più deboli e fragili”, ha detto Enrica Valfrè.

Giorgio Bizzarri ha sottolineato che “tra l’altro quest’anno all’Inps regionale su 1.600 dipendenti ne andranno in pensione 260: l’ente sarà in grado di garantire gli stessi livelli di assistenza e servizi offerti dai Patronati alla collettività?”.

Gianni Cortese ha evidenziato che “se uno volesse fare il malizioso, sicuramente i meno preoccupati da questi tagli saranno i commercialisti, che vedono una possibile fonte di guadagno da questi interventi”.

I patronati invitano i cittadini a firmare la petizione contro i tagli, andando sui siti internet Acli, Inas, Inca, Ital.

Patronati

Tagli ai patronati – Comunicato stampa del Cepa (Inas, Inca, Ital e Acli) della Calabria

Il CE-PA Calabria è fortemente preoccupato per il taglio strutturale al Fondo dei Patronati previsto dalla legge di stabilità che mina seriamente l’uguaglianza di accesso ai diritti sancita dalla nostra costituzione e non costituisce un risparmio per le casse dello Stato come si vuol far credere.

In questi decenni il Sistema Patronato ha tutelato, assistendo gratuitamente, tutti i cittadini, lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati, immigrati ed emigrati nel far valere i propri diritti previdenziali, socio-assistenziali e quelli legati alla tutela della salute mettendo a loro disposizione la professionalità dei propri operatori, dei medici e dei legali convenzionati.

Il CE-PA Calabria rappresenta oltre 120 uffici legalmente riconosciuti, nei quali operano più di 170 dipendenti qualificati e specializzati che solo nel 2013 hanno attivato oltre 500 mila interventi nei confronti di INPS, EX-INPDAP, INAIL e MINISTERO degli INTERNI.
Si precisa che le sedi INPS in Calabria sono 20 e quelle INAIL 10, come risulta dai loro siti web istituzionali.

La copertura delle attività svolta gratuitamente dai Patronati non può essere affidata a privati o richieste a pagamento come precisato dalla sentenza della  Corte Costituzionale 42/2000.
La messa in discussione del ruolo e delle funzioni del Patronato, attraverso la riduzione delle risorse, costituisce il cuore di tale sentenza in cui la Corte ha già stabilito che un intervento simile viola l’art.38 della Costituzione.

Il taglio previsto di 150 milioni di euro, 35% dell’attuale Fondo Patronati, comporterebbe in Calabria una consistente riduzione del personale con la conseguente riduzione di accesso ai diritti da parte dei cittadini che non potranno più usufruire della capillare diffusione dei nostri sportelli sul territorio regionale.

Cento anni di impegno solidale in Italia e all’Estero rischiano di essere azzerati in un attimo.

Patronati

Tagli ai Patronati: lettera di alcuni deputate/i del PD al Presidente del consiglio

Nel quadro delle iniziative promosse per chiedere la revisione del taglio del fondo, al fine di salvaguardare il servizio di pubblica utilità offerto dai patronati, segnaliamo che su iniziativa di Laura Garavini, insieme ad altri deputati del PD, è stata inviata questa lettera al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia.

Gentile Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, gentile Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan,
preoccupati per i tagli ai Patronati previsti nella Legge di stabilità, vorremmo sottoporLe alcune nostre riflessioni. I Patronati sono un fiore all’occhiello del sistema sociale italiano. L’Europa ce li invidia. Si tratta di un’istituzione moderna, da salvare. Infatti i Patronati: sono più efficienti della stessa Amministrazione Pubblica. Se i Patronati oggi chiudessero, la PA dovrebbe spendere 657 milioni di euro a fronte dei 430 milioni spesi dal Fondo patronati (Fonte: Comitato di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps, in occasione della recente presentazione del Bilancio sociale).

Sono enti moderni. I Patronati favoriscono la telematizzazione del disbrigo di pratiche amministrative: curano il 90% delle pratiche Inps trattate per via telematica.

Sono enti versatili. Punto di riferimento per una variegata serie di cittadini, i Patronati hanno dimostrato negli anni la capacità di rispondere in modo qualificato anche alle nuove esigenze del Paese. Un esempio calzante è il supporto che offrono da qualche anno agli immigrati, in materia di concessione di permessi di soggiorno o ricongiungimenti familiari.

Offrono un servizio gratuito al cittadino. I Patronati sbrigano tutta una serie di servizi che in altri Paesi vengono offerti, a pagamento, da
privati.

I tagli previsti nella legge di stabilità, dell’ammontare di circa 150 milioni di euro, comprometterebbero l’offerta di numerosi servizi, di grande utilità per milioni di cittadini, in Italia ed all’estero. Ecco perché crediamo sia giusto evitare i tagli in questione.

Cosa sono i Patronati e quale tipo di servizio offrono? I Patronati sono enti di diritto privato, senza scopo di lucro. Oggi ne esistono 30, riconosciuti dalla legge, e offrono consulenza gratuita ai cittadini su una serie di materie, quali:
questioni previdenziali (pensioni da lavoro, inabilità, invalidità, reversibilità, previdenza complementare), compreso l’inoltro di istanze telematiche all’Inps (i patronati curano il 90% delle domande telematiche attualmente in atto),
sussidi di disoccupazione, cassa integrazione e mobilità, permessi e congedi a tutela della maternità e paternità, permessi e congedi per l’assistenza ai disabili, immigrazione (concessione di permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari), malattie professionali e infortuni (denuncia per risarcimento danni), assegni sociali.

L’attività dei Patronati trae risorse dal ‘‘Fondo patronati’’ per l’ammontare di 430 milioni di Euro l’anno. Il ‘’Fondo Patronati’’ viene alimentato da una ritenuta dello 0,226% sui contributi previdenziali versati dai lavoratori e dalle imprese (L. 152/2001 art. 13).

I Patronati sono presenti su tutto il territorio nazionale attraverso: 21.838 uffici o recapiti, nei piccoli e grandi comuni, 11.936 operatori sociali dipendenti, 14.973 collaboratori volontari,
6.890.872 ore annue di lavoro. Annualmente vengono sbrigate 11.400.000 pratiche dai Patronati. I Patronati hanno aperto anche alcune centinaia di uffici all’estero, al fine di garantire consulenza pensionistica ai quattro milioni di connazionali residenti nel mondo.

Cosa prevede la legge di stabilità? Nella legge di stabilità sono previsti tagli ai Patronati pari ad un terzo delle risorse a loro disposizione. Il che sarebbe destinato a causare un radicale ridimensionamento dei servizi offerti, a danno, anche e soprattutto, dell’Amministrazione pubblica e degli utenti. Per giunta si pongono questioni di legittimità dei tagli introdotti. Infatti il ‘‘Fondo patronati’’ non viene alimentato da finanziamenti pubblici generici, bensì da una ritenuta d’acconto sui contributi previdenziali dei lavoratori. In caso di diversa utilizzazione di queste risorse (non più per pubblica utilità) si porrebbero vizi di forma, soggetti a eventuali ricorsi di natura giudiziaria.

Riteniamo, signor Ministro, che debba essere ripristinato l’ammontare del fondo previsto nel bilancio 2014 al fine di evitare il ridimensionamento dei servizi che sono particolarmente utili per i cittadini, costretti altrimenti a ricorrere a più costosi consulenti.

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Tagli ai patronati: Inca Alessandria, a rischio i servizi di tutela

Nella pagina di Alessandria del quotidiano Il Piccolo, è pubblicata un’intervista a Marisa Valente, del patronato Inca:

La legge di stabilità taglia e le drastiche riduzioni dei contributi – si legge – avranno come effetto licenziamenti ma anche e soprattutto sforbiciate pesanti ai servizi garantiti dai Patronati. La protesta sale in tutto il Paese e la provincia di Alessandria non è da meno. E’ il caso dell’Inca Cgil che opera a livello provinciale e che l’anno scorso ha elaborato oltre 30.000 pratiche su circa 400.000 abitanti. “Il primo effetto dei tagli – dice Marisa Valente direttrice Inca Alessandria – si riversa sull’occupazione con la perdita di numerosi posti di lavoro. Ma è necessario sottolineare che il contributo dello Stato copre solo 1/3 delle spese sostenute dai patronati, e intanto l’Inps e l’Inail risparmiano ogni anno mediamente 670 milioni di euro. Ciò che ci vinee tolto rappresenterebbe uno scippo compiuto ai danni dei lavoratori. Il rischio – prosegue la sindacalista – è che la fascia più debole dei cittadini sarà costretta in futuro a rivolgersi ad intermediari a pagamento e faccendieri sena scrupoli dal momento che non più essere garantita l’assistenza gratuita”….

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Tagli ai Patronati – Odg del comitato provinciale Inps Ravenna

Il Comitato Provinciale INPS di Ravenna riunitosi in data 30/10/2014, ha inviato al commissario Inps, al presidente Civ Inps, al direttore generale Inps, al direttore regionale Inps, ai presidenti comitati regionali e provinciali Inps e alle organizzazioni sindacali confederali e territoriali il testo dell’ordine del giorno del comitato provinciale in cui si legge che: 

VISTA
la legge  n.152/2001 che regola le attività del patronato e che prevede il finanziamento per le finalità di cui all’art.38 della  Costituzione Italiano, un prelievo a carico dei contributi versati dai lavoratori pari allo 0,226%;

CONSIDERATO
che l’articolo 26 comma 10 della Legge di stabilità 2015 recita: “Con riferimento all’esercizio finanziario 2015 gli specifici stanziamenti iscritti nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per il finanziamento degli istituti di cui al comma 1 dell’articolo 13 della legge 30 marzo 2001, n. 152, sono complessivamente e proporzionalmente ridotti di 150 milioni di euro (….).

TENUTO  CONTO
che questa norma, trattenendo i fondi al bilancio dello Stato, si traduce in un vero e proprio prelievo fiscale a carico dei lavoratori che hanno e versano contributi per le finalità di cui all’art.38 della Costituzione Italiana; che una quota di quest’ultima, infatti, non verrebbe più destinata alle specifiche finalità previdenziali ma, al pari delle entrate tributarie, a finanziare lo Stato nella sua generalità o, come in questo caso, dirottata per soggetti che nulla hanno a che fare con il sistema previdenziale;

ACCERTATO
inoltre, dal confronto tra l’entità dei tagli proposti ed i livelli minimi di servizio, richiesti dalla legge, emerge la completa irragionevolezza della norma (….);

CONSIDERATO 
che la norma in questione mette in discussione il ruolo e le funzioni del patronato, attraverso la riduzione delle risorse, e che con la citata Sentenza n. 42/2000 la suprema Corte ha già stabilito che un intervento simile viola l’articolo 38 della Costituzione;

CONSIDERATO 
in particolare che la norma risulta viziata da pesanti limiti di costituzionalità e rischia di portare al licenziamento di molti operatori di patronato (…), oltre a precludere ai cittadini la possibilità di ottenere assistenza gratuita per far valere i propri diritti previdenziali e socio -assistenziali nell’erogazione di tutte le prestazioni pensionistiche ed infortunistiche;

CONSTATATO
che il sistema patronati con la sua azione, in questi anni, ha contribuito significativamente alla politica di razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse pubbliche, dal momento che – con l’ampliamento delle attività attribuite dal legislatore – ha permesso per lo Stato un risparmio annuo di oltre 657 milioni di euro, cioè di 564 milioni di euro per l’Inps, 63 milioni di euro per l’INAILl e 30,7 milioni di euro per il Ministero degli Interni;

VALUTATO
che questa norma avrà un forte impatto sui cittadini, in termini di capacità di accesso alle prestazioni, nonché sull’Istituto (INPS) per la diminuita capacità di far fronte alle richieste dei cittadini che inevitabilmente si riverseranno sugli sportelli del medesimo, per l’incidenza sul futuro dei lavoratori, sull’organizzazione del lavoro, sulla qualità e sulla tempistica dei servizi e delle prestazioni agli utenti; che – dal momento in cui lo Stato non potrà più garantire la gratuità dell’assistenza e della tutela, che ha affidato da quasi 100 anni ai patronati – emergerà per gli assicurati la necessità di rivolgersi ad intermediari a pagamento; il rischio di gravare anche economicamente sulla parte più debole della popolazione, così provata dalla crisi, porterà alla creazione di uno Stato sociale per censo, in cui chi avrà le possibilità economiche per far valere i propri diritti si troverà in vantaggio rispetto a chi non le ha; che inevitabilmente si assisterà ad un acuirsi delle tensioni sociali;

INVITA
la Direzione Centrale e Regionale dell’Istituto ad intervenire presso il Governo per scongiurare tale sciagurata  disposizione, stralciando dal provvedimento – quindi cancellando – il comma 10 dell’art.26 della legge di stabilità 2015.

San Guido Maria Conforti

San Guido Maria Conforti


San Guido Maria Conforti

Nome: San Guido Maria Conforti
Titolo: Fondatore dei Miss. Saveriani
Ricorrenza: 05 novembre

Dalla sua aveva una volontà di ferro, una passione travolgente per la diffusione del Vangelo e tanti sogni che illuminavano le sue giornate, ma non la salute. Nelle sue condizioni — soffriva di epilessia e sonnambulismo — chiunque sarebbe rimasto ai blocchi di partenza; lui invece s’è lanciato con foga e tenacia, giungendo dove sognava di arrivare, cioè a riprendere l’evangelizzazione della Cina dal punto in cui il grande missionario gesuita, san Francesco Saverio, era stato costretto a fermarsi dalla morte, che l’aveva colto nel 1552. Non lo farà di persona, perché la malattia continuerà a segnare e a porre limiti alla sua vita, ma attraverso i confratelli della congregazione missionaria cui darà vita. Non solo, ma riuscirà a reintrodurre nella vita della chiesa lo spirito evangelico della missione ad gentes, per diversi motivi fortemente appannato. 

Guido Conforti nasce il 30 marzo 1865 a Casalora di Ravadese, nel parmense. È l’ottavo dei dieci figli di Rinaldo e Antonia Adorni. Dopo aver studiato dai Fratelli delle scuole cristiane e superato le perplessità del papà, non troppo felice per la sua scelta, Guido entra nel seminario di Parma. La sua vocazione è legata a un episodio che, diventato vescovo, ricorderà spesso. Nella chiesa della Pace in Borgo delle Colonne, sulla strada che percorre per andare a scuola, c’è un Crocifisso davanti al quale si ferma spesso a pregare: «Io lo guardavo e lui guardava me e mi pareva che dicesse tante cose», racconterà assicurando che la sua vocazione sacerdotale è nata lì. 

A diciassette anni, i primi sintomi della malattia, che potrebbe sbarrargli la strada verso il sacerdozio, ma il rettore, monsignor Andrea Ferrari (futuro arcivescovo di Milano e santo) lo rincuora e lo guida fino all’ordinazione sacerdotale, che avviene nel santuario di Fontanellato (Parma) il 22 settembre 1888. Dopo l’ordinazione, don Guido ritorna in seminario a proseguire nell’incarico di vicerettore, che monsignor Ferrari gli ha affidato da chierico e che ha svolto con intelligenza e cuore dimostrando di essere un buon educatore. A ventotto anni è eletto vicario generale della diocesi parmense. 

In seminario, il giovane Conforti ha letto una biografia di san Francesco Saverio e rimane affascinato dal suo spirito e dalle sue imprese missionarie. La prematura conclusione della missione dell’eroico gesuita accende il lui il sogno di riprenderla e proseguirla. Si sente missionario e vuole fare il missionario, ma con la malattia che si ritrova nessun istituto dedito alla missione è disposto ad accettarlo. 

E allora che cosa fa? Il 3 dicembre 1895 (festa di san Franceso Saverio) ne fonda uno per conto suo, che chiama Istituto emiliano per le missioni estere, tre anni dopo ufficialmente riconosciuto come Congregazione di san Francesco Saverio per le missioni estere. 

All’inizio ha pochi alunni e un solo prete che lo aiuta, ma assai presto può consegnare la croce ai primi due missionari saveriani diretti in Cina, Gaio Rastelli e Odoardo Mainini. Conforti a questo punto è in una situazione delicata: mentre è vicario generale della diocesi di Parma, prepara preti da mandare in missione, e questo in un momento storico in cui la missione è vista come una sottrazione di elementi al clero locale, e lui ha il suo bel daffare per convincere i confratelli che la chiesa è per la sua stessa natura missionaria. 

Intanto nel 1902, a trentasette anni, è nominato arcivescovo di Ravenna, ma sulla cattedra di Sant’Apollinare resta un solo anno, costretto al ritiro dall’acuirsi della sua malattia. Nel frattempo, uno dei suoi missionari in Cina muore e l’altro ritorna in Italia. In questo periodo Conforti si dedica alla formazione dei giovani aspiranti missionari. 

Un periodo beve, perché Pio X lo nomina coadiutore del vescovo di Parma e nel 1907 successore del presule defunto. Reggerà la diocesi parmense per quasi venticinque anni, sempre attivissimo: indìce due sinodi, visita per cinque volte ciascuna delle trecento parrocchie, avendo al vertice delle sue preoccupazioni pastorali l’istruzione religiosa dei fedeli. Istituisce e promuove l’Azione cattolica, soprattutto tra i giovani. Intanto i suoi missionari saveriani fanno ritorno in Cina e nel 1912 uno di loro, padre Luigi Calza, è nominato vescovo di ChengChow e a consacrarlo nella cattedrale di Parma è monsignor Conforti. 

Nello stesso anno, assieme a don Giuseppe Allamano, fondatore a Torino dei Missionari della Consolata, si fa promotore di una campagna per ridestare nella chiesa la sua connaturata vocazione missionaria. I due lanciano un appello al papa, che non cade nel vuoto: la Giornata missionaria mondiale, che sarà istituita poi nel 1926 da papa Pio XI, è frutto anche dell’interesse suscitato dall’appello. 

Ecco altre due date importanti nella vita di monsignor Conforti e del suo istituto: 1921 e 1928. Il 15 agosto 1921 sono definitivamente approvate dal papa le costituzioni dell’Istituto saveriano che regolano la vita delle comunità. Nel 1928 Conforti è in Cina a far visita ai suoi missionari e a consolidare il legame di comunione fra la comunità cattolica di Parma e la giovane chiesa dell’Honan occidentale, il sogno di Francesco Saverio avverato… 

Monsignor Conforti trova nella missione ottimi motivi per essere un eccellente pastore della sua diocesi, che rievangelizza attraverso la catechesi e la carità, vissuta in tutte le direzioni, in particolar modo nell’assistere le famiglie colpite dai lutti e dai disagi della prima guerra mondiale, impegno riconosciuto anche dal governo italiano che gli conferisce un’alta onorificenza. 

Tornato dalla Cina, monsignor Conforti riprende la sua attività, ma il suo fisico tanto provato, pur sorretto da un’indomita volontà, cede irrimediabilmente. Il 5 novembre 1931, accompagnato dai confratelli e confortato dal sacramento degli infermi, si addormenta nel Signore. 

Nel 1995 Giovanni Paolo II lo proclama beato, mentre Benedetto XVI il 23 ottobre 2011 lo cinge dell’aureola dei santi.

PRATICA. I dolori di Gesù e di Maria si imprimano nel nostro cuore, vi rimangano profondamente scolpiti, ci ispirino ripugnanza al peccato e siano indelebile sigillo di amore

PREGHIERA O Dio, che ti sei degnato di rendere mirabile San Guido Maria nel predicare la passione del tuo Unigenito e nel superare tutte le avversità, concedici per la sua intercessione che, muniti contro le subdole insidie dei nemici, godiamo pienamente del frutto del divino Sangue

Migrazione

 

  

Sin dai primi anni cinquanta, l’Inca si è adoperata in favore dei nostri connazionali emigrati, operando per favorire la loro integrazione sociale nei Paesi esteri ospitanti e sviluppando rapporti di collaborazione con i sindacati, le Autorità e gli Enti previdenziali locali.

Con la sua attività ha avuto un ruolo decisivo nel promuovere il riconoscimento dei diritti per gli italiani residenti all’estero (cittadinanza, previdenza, accesso alla tutela sanitaria), creando uno stretto rapporto con le comunità degli italiani all’estero, come testimonia il fatto che l’Inca è radicata negli organismi di rappresentanza, come il Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero).

Dopo la lunga stagione di emigrazione, in Italia l’ingresso dei cittadini stranieri è diventato un fenomeno strutturale e fondamentale per il nostro paese e contribuisce in maniera considerevole alla composizione del Pil nazionale e all’incremento delle nascite.

L’Inca ha saputo costruire una nuova interlocuzione con le Istituzioni italiane, quali il Ministero dell’Interno, le Questure, le Prefetture,  a vario titolo coinvolte nelle procedure di regolarizzazione dei migranti, svolgendo un’azione importante per la modifica delle normative in materia di migrazione.