Immigrati

Immigrati: uscire dalla melma dei comportamenti razzisti …

Trova una parziale soluzione la questione dei lavoratori coinvolti nelle procedure di emersione e ‘‘bloccati’’ in un limbo burocratico qualora avessero cessato il rapporto di lavoro presso il datore di lavoro che aveva presentato domanda di emersione.

Il cosiddetto “Decreto Lavoro” ( D.L. 28 giugno 2013, n.76 ) ha ulteriormente normato all’art. 9 la situazione di cessazione del rapporto di lavoro presso il datore che aveva presentato domanda di emersione. Anche se questa non è ancora definita, al lavoratore in possesso del requisito di presenza al 31/12/2011 è rilasciato un permesso di soggiorno per attesa occupazione o per lavoro subordinato nel caso in cui si sia in presenza di una richiesta di assunzione.

E’ previsto inoltre che a fronte di un rigetto della dichiarazione di emersione per cause imputabili esclusivamente al datore di lavoro, dimostrato l’avvenuto pagamento delle somme dovute per il rapporto di lavoro sanato, soddisfatto il requisito della presenza al 31/12/2011, anche in questo caso vengono annullati i i procedimenti penali e amministrativi a carico del lavoratore e gli si rilascia un permesso di soggiorno per attesa occupazione.

Molte situazioni possono così trovare uno sblocco e liberare i lavoratori dai vincoli burocratici con il rischio reale di dover ricorrere di nuovo al lavoro irregolare. Vi si aggiunge la possibilità per molti di rientrare temporaneamente nei paesi di origine senza il rischio di non poter rientrare in Italia.

Tuttavia i vincoli inseriti nel Decreto Legge non sono sempre facilmente superabili.  In particolare quando ci si trova con datori di lavoro, e sono molti i casi in questione, che si rifiutano di regolarizzare i dipendenti. In questi casi l’avvenuto versamento dei contributi è una condizione difficilmente riscontrabile e si rendono necessarie altre azioni per il riconoscimento della sussistenza di un rapporto di lavoro.

Anche sulla presenza al 31/12/2011 era legittimo attendersi un ulteriore ammorbidimento in virtu’ della modesta quantità di domande di regolarizzazione ricevute.

Siamo ancora lontani dal considerare l’emersione dal lavoro irregolare una opportunità sia per il nostro vivere civile che per le entrate dello Stato. Questo nonostante sia dimostrato che il saldo positivo tra i tributi versati dagli stranieri e i servizi di welfare erogati, vicino ai due miliardi di euro, rappresenta una risorsa per il presente e futuro del nostro sistema di protezione sociale.

Colpisce, a questo proposito,  il dato reso pubblico dal Congressional Budget Office, un istituto di analisi a supporto dei processi decisionali del Congresso degli Stati Uniti. Il disegno di legge sulla immigrazione approvato al Senato e ora in discussione alla Camera ridurrà, se approvato, il deficit delle casse dello Stato di duecento miliardi di dollari nei primi dieci anni e settecento miliardi nei dieci anni successivi. Questo grazie alla regolarizzazione di 10,4 milioni di immigrati nel paese americano.

Colpisce la distanza con ciò che avviene nel nostro paese. La regolarizzazione e l’emersione dal lavoro nero sono strumenti per cogliere le occasioni di crescita e arricchimento per il nostro paese. Agli immigrati irregolari si limitano le opportunità di emersione e inserimento nella società civile e, nel contempo, a chi è regolare si nega l’accesso alle prestazioni assistenziali.

Sta accadendo con gli invalidi civili stranieri senza permesso da lungo soggiornanti ma con permesso non inferiore all’anno. Nonostante una recente sentenza della Corte Costituzionale abbia confermato il diritto alla prestazione, costoro si ritrovano con le risposte negative dell’INPS che non intende adeguarsi alla modifica della norma.

Da una parte non si colgono le opportunità economiche per lo Stato derivanti dalla emersione dal lavoro nero, dall’altra si negano le prestazioni, anche in evidenza di diritto.

E’ incomprensibile ciò che sta ancora avvenendo se raffrontato alle aperture alle diversità, non solo sul tema della immigrazione ma in generale sui diritti delle persone, che stanno maturando nei paesi del mondo occidentale. Abbiamo bisogno di uscire dalla melma dei comportamenti razzisti e discriminatori ereditati dalla politica degli ultimi 15 anni. Sono indispensabili interventi più significativi sul piano della cittadinanza, della emersione, della lotta al lavoro irregolare e interventi sulle procedure messe in atto da quella parte di Pubblica Amministrazione che resiste ad adeguarsi alla realtà di un paese già cambiato e destinato ad essere sempre più unione di differenze con uguali diritti tra le persone.

Claudio Piccinini, coordinatore area immigrazione Inca Cgil nazionale

Immigratiultima modifica: 2013-07-03T12:16:31+02:00da vitegabry
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