Pensioni: corre la spesa, conti Inps in rosso

Pensioni: corre la spesa, conti Inps in rosso. Tutte le incognite che pesano sulla riforma

Storia di di Marco Rogari • Ieri 18:57
 
 
 
 

Una falsa partenza. È quella che ha caratterizzato il confronto sulla nuova riforma delle pensioni dopo il vertice generale del 19 gennaio. Governo e parti sociali si sarebbero dovute incontrare l’8 febbraio per affrontare il tema della “copertura previdenziale” di donne e giovani, ma l’esecutivo ha deciso di posticipare il tavolo e di limitarlo ai soli sindacati. Un chiaro sintomo di quanto la strada si presenti in salita.

Pensioni: corre la spesa, conti Inps in rosso. Tutte le incognite che pesano sulla riforma

Pensioni: corre la spesa, conti Inps in rosso. Tutte le incognite che pesano sulla riforma© Fornito da Il Sole 24 Ore
 

Con alcuni ostacoli non facili da superare: anzitutto l’allentamento della stretta su Opzione donna, chiesta a gran voce dai sindacati ma su cui il governo non ha ancora trovato una quadratura del cerchio. C’è poi l’allarme conti: l’Inps ha previsto di chiudere l’esercizio 2023 con un risultato negativo di oltre 9,7 miliardi, contro gli 1,8 miliardi di “attivo” del 2022, e la spesa complessiva per pensioni è già stimata in crescita di oltre 23 miliardi quest’anno e di più di 50 miliardi nel 2025. Un andamento che rende complicato individuare una soluzione nell’ottica della flessibilità in uscita per superare la legge Fornero in linea con la Quota 41 proposta dalla Lega o con le uscite a 62-63 anni invocate da Cgil, Cisl e Uil.

L’idea del governo è di definire le linee guida della nuova riforma entro l’estate con l’obiettivo di avviare gradualmente il precorso per superare (almeno in parte) la legge Fornero a partire dall’inizio del 2024. Ma i sindacati chiedono un primo tangibile segnale sulla nuova rotta pensionistica già nel Documento di economia e finanza (Def) che dovrà essere presentato ad aprile. C’è de vedere se dopo lo slittamento al 13 febbraio del round inizialmente fissato l’8 febbraio ci sarà un’accelerazione del tavolo.

 
 
 

Cgil, Cisl e Uil si attendono anzitutto una risposta sull’allentamento della stretta su Opzione donna impressa dall’ultima legge di bilancio con cui è stata significativamente ridotta, anche attraverso l’innalzamento dei requisiti, la platea delle lavoratrici che possono accedere a questa via d’uscita. I sindacati e una parte della stessa maggioranza spingono per tornare allo schema del 2022 con una proroga dei vecchi requisiti: 58 anni (59 per le “autonome”) e 35 anni di versamenti con il ricalcolo contributivo dell’assegno. Una soluzione che non dispiacerebbe al ministro del Lavoro, Marina Calderone, che da tempo sta cercando una via d’uscita. Ma il governo anche nel corso dell’esame parlamentare del decreto Milleproroghe ha detto no, per mancanza di risorse, agli emendamenti presentati dalle opposizioni per far scattare questo tipo di proroga. Un’impasse che rischia di peggiorare il clima al tavolo della riforma.

Spinta dall’impennata dell’inflazione, con i conseguenti maggiori costi per l’indicizzazione degli assegni pensionistici, la spesa per pensioni ha ricominciato a correre. Una spesa che, secondo le ultime previsioni, dovrebbe salire dai 297,3 miliardi del 2022, a 320,8 miliardi alla fine di quest’anno e a 349,7 miliardi nel 2025, quando la sua incidenza sul Pil dovrebbe essere del 16,4% contro il 15,7% del 2022. Questo andamento non sembra favorire la costruzione di una riforma con soluzioni onerose. E, non a caso, l’incognita spesa è quella che ha aleggiato sul tavolo già durante il primo incontro “generale” di gennaio.

Anche i conti dell’Inps non sembra incoraggiare nuovi interventi di spesa. Il bilancio preventivo per il 2023 dell’ente indica un risultato economico negativo di oltre 9,7 miliardi a fine anno, mentre l’esercizio 2022 si è chiuso con un attivo di 1,8 miliardi. Un’evoluzione dovuta soprattutto al peggioramento del quadro economico. Ma in ogni caso, senza nuovi interventi, l’Istituto vedrà inesorabilmente peggiorare la situazione patrimoniale.Il problema sostenibilità: nel 2050 rischia di scendere a 1 il rapporto lavoratori-pensionatiA far capire chiaramente a governo e parti sociali che le prospettive di equilibrio finanziario del sistema previdenziale sono preoccupanti è stato lo stesso presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, partecipando alla riunione del 19 gennaio. Tridico ha sottolineato che se oggi ci sono circa 1,4 lavoratori per pensionato, già nel 2029 si scenderà a 1,3 con il serio rischio di arrivare a 1 nel 2050.

Il governo è consapevole delle incognite legate all’andamento della spesa e della sostenibilità del sistema previdenziale, ma confida sui positivi effetti che produrrebbe sui conti una separazione delle voci pensionistiche da quelle assistenziali. Una separazione che i sindacati reclamano a gran voce. Nell’ultimo rapporto del centro studi e ricerche “Itinerari previdenziali”, Alberto Brambilla evidenzia che nel 2021 escludendo gli oneri assistenziali per maggiorazioni sociali, integrazioni al minimo e Gias dei dipendenti pubblici (23,257 miliardi in totale), l’incidenza della spesa previdenziale sul Pil sarebbe scesa al 12,11%. Un dato – si legge nel rapporto – più che in linea con la media Eurostat.

Il principale traguardo che il governo intende tagliare con la riforma in cantiere è quello dell’introduzione di forme di flessibilità in uscita per superare la legge Fornero ma anche l’attuale sistema delle Quote: ultima della serie Quota 103. Ma trovare una sintesi tra governo e sindacati e all’interno della stessa maggioranza, tenendo conto delle scarse risorse a disposizione, non sarò facile. Come è noto, la Lega ha fissato come obiettivo di legislatura Quota 41, ovvero la possibilità di uscire con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. A questa soluzione, ma non solo, guardano anche il ministero del Lavoro e gli stessi sindacati, che però preferirebbero consentire il pensionamento anticipato a 62-63 anni d’età. E Quota 41 non sembra una priorità per tutta la maggioranza. Forza Italia, ad esempio, punta anzitutto, come ha più volte ribadito Silvio Berlusconi, a far salire la soglia delle pensioni minime a mille euro. Un intervento che avrebbe un costo abbondantemente superiore ai 10 miliardi. Ma anche Quota 41 per tutti richiederebbe già il primo anno non meno di 3-4 miliardi

Pensioni: corre la spesa, conti Inps in rossoultima modifica: 2023-02-10T11:56:25+01:00da vitegabry
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