Archivi giornalieri: 24 febbraio 2023

ANCORA SULLA STATUA di Carlo Felice

ANCORA SULLA STATUA di Carlo Felice
di FA Olbia Francesco Casula presenta il volume "Carlo Felice e i tiranni ...rancesco Casula
Un amico, Raimondo Vargiu mi scrive: “Sa statua esti beni chi abarridi anca esti , poita esti storia , bona o mala chi siada”. A significare che rimuovere la statua di un tiranno = cancellare la storia? Ma è’ una fola, una castroneria. La storia non c’entra niente. Lo spiega e l’argomenta, con saggezza, una ricercatrice di storia dell’Università di Cagliari, Valeria Deplano:” Le statue, come i monumenti commemorativi, o la toponomastica, non sono infatti “la storia”, ma uno strumento attraverso cui specifici personaggi o eventi storici, accuratamente selezionati, vengono celebrati; nella maggior parte dei casi – non sempre – sono le istituzioni, in particolare quelle statali, a scegliere chi o che cosa sia degno di essere ricordato e celebrato. Si tratta di un’operazione centrale per la costruzione di una narrativa nazionale funzionale alla visione del potere stesso: il modo con cui si sceglie di ricordare il passato e di celebrarlo infatti influisce sul modo con cui gli individui e le comunità guardano il mondo, sé stessi e gli altri. Questo vale ovunque, e in qualunque epoca”. Occorre dunque distinguere fra la storia e gli spazi pubblici che, a futura memoria, i tiranni sabaudi si sono riservati per continuare ad affermare il loro dominio, almeno simbolicamente.. E’ il caso della statua di Carlo Felice a Cagliari, in Piazza Yenne, come di tutte le statue sabaude: quella statua sta lì a “segnare” e “marchiare” il territorio, a dirti, dall’alto, che lui è il regnante e tu sardo, sei ancora suddito. Dunque devi continuare a omaggiarlo, a riconoscerlo come tale. Anche se da vice re come da re è stato il tuo carnefice e un tiranno famelico, ottuso e sanguinario. Noi la storia vogliamo dissotterrarla, ma insieme risignificare gli spazi pubblici che i tiranni sabaudi si sono attribuiti per la propria glorificazione, anche con i posteri. Per questo noi del Comitato “Spostiamo la statua di Carlo Felice” proponiamo di “rimuovere” la statua per collocarla nella sua “abitazione”: il Palazzo viceregio. Senza piedistallo. Con una didascalia breve e chiara, magari con le parole di uno storico filo sabaudo e filo monarchico come Pietro Martini: Carlo felice era “Alieno dalle lettere e da ogni attività che gli ingombrasse la mente”. Insomma un imbecille parassita. Oltre che, da vice re come da re, ottuso, famelico e sanguinario. Proponiamo dunque di non abbattere la statua. La riteniamo infatti un “manufatto”, persino con elementi di “bene culturale”, architettonico, scultorio. E’ dunque giusto che venga conservato e non distrutto. Ma non esibito. Esposto in una pubblica Piazza. Come fosse un eroe da omaggiare e non un essere spregevole, oggetto di sprezzo e ludibrio. Lo spostamento di quella statua, sarebbe un evento formidabile per l’intera Sardegna: innescherebbe processi di nuova consapevolezza identitaria e di autostima. E insieme – dato a cui sono estremamente interessato – potrebbe favorire la curiosità, il risveglio e l’interesse per la storia sarda. Al suo posto? Giovanni Maria Angioy, il grande eroe e patriota sardo che cercò di liberare la Sardegna e i sardi dall’oppressione feudale e dai tiranni sabaudi. Tentativo fallito e osteggiato dagli ascari sardi, anche suoi ex compagni “democratici”, vendutisi per un piatto di lenticchie.
 
 
 
 
 
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L’abusivismo edilizio

L’abusivismo edilizio continua a essere un problema in ItaliaAmbiente

Il fenomeno si è diffuso soprattutto tra gli anni ’50 e ’60, ma continua a essere una realtà nel nostro paese, soprattutto nel mezzogiorno. Come rivelano i dati di Legambiente, anche se aumentano i reati, il numero di arresti continua a essere contenuto.

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L’abusivismo edilizio, nella forma di nuove costruzioni o di ampliamento di edifici già esistenti, è purtroppo un fenomeno caratteristico del nostro paese. Oltre a danneggiare la cultura della legalità e quindi il vivere civile, esso favorisce lo sfruttamento dei lavoratori e il proliferare della criminalità organizzata. Ma anche la compromissione del territorio, causando il degrado del paesaggio. Per questo è anche una questione di interesse ambientale.

L’abusivismo edilizio in Italia, una questione storica

Intorno agli anni ’50 e ’60 il nostro paese, che era ancora prevalentemente rurale, ha registrato una immensa espansione edilizia e un rapido processo di industrializzazione. Questo fenomeno ha favorito il ricorso all’abusivismo, che rispondeva, dal punto di vista di costi e tempistiche, alle nuove esigenze. Si trattava infatti di abitazioni a costo molto più basso rispetto a quelle legali, la cui costruzione evitava le procedure standard, sfruttando però il lavoro in nero. Per lo più, l’abusivismo era in mano alla criminalità organizzata.

Negli anni non si è posto rimedio al danno.

Lo stato non è mai riuscito a debellare realmente il fenomeno, che a oggi rimane molto forte in varie aree del nostro paese. È questa la denuncia di Legambiente che negli anni si è occupata molto del fenomeno dell’abusivismo edilizio. Inoltre, non ha preso le misure necessarie per punire i responsabili e demolire le case illegali. Anzi le ha regolarizzate con le due sanatorie edilizie del 1985 e del 1994 e poi con un terzo condono risalente al 2003.

Si è provato, con il Dl semplificazioni (120/2020) a risolvere il problema dell’inerzia delle amministrazioni comunali in fatto di demolizioni, facendo passare la prerogativa nelle mani dello stato centrale (specificamente, delle prefetture). Tuttavia, come rileva Legambiente, poco tempo dopo una circolare interpretativa ha minimizzato l’efficacia della norma, restringendo l’ambito d’azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l’entrata in vigore della legge ed escludendo inoltre tutte le ordinanze su cui sia pendente un ricorso.

La situazione oggi

Secondo i dati provvisori Istat, raccolti nel rapporto Bes (benessere equo e sostenibile), ancora nel 2021 sono ancora molte le residenze costruite illegalmente.

15,1 le costruzioni abusive per ogni 100 autorizzate in Italia nel 2021.

La situazione appare estremamente eterogenea da regione a regione. Il sud del paese in particolare è fortemente vessato dal problema dell’abusivismo edilizio.

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DA SAPERE

I dati sono provvisori. L’indice di abusivismo elaborato da Istat è una misura di flusso riferita all’edilizia residenziale, che esprime la proporzione delle costruzioni abusive realizzate nell’anno di riferimento in rapporto a quelle autorizzate dai comuni. Non rappresenta, quindi, la quota di costruzioni abusive sul totale delle costruzioni realizzate nell’anno di riferimento (né sullo stock delle costruzioni). Sono quindi indicate le costruzioni abusive ogni 100 costruzioni autorizzate. I valori di Piemonte e Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Marche, Abruzzo e Molise, Basilicata e Calabria sono riferiti all’insieme delle due regioni.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(consultati: venerdì 17 Febbraio 2023)

 

Il tasso di abusivismo edilizio tocca livelli molto bassi nel nord del paese in particolare in Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, dove sono state meno di 4 ogni 100 costruzioni autorizzate. Mentre la regione che riporta la quota più elevata è la Campania con circa 49 abitazioni che nel 2021 risultano essere state costruite senza un permesso ufficiale, ogni 100 regolari. Seguono sotto questo aspetto Calabria e Basilicata (48) e Sicilia (46). I valori di alcune regioni (Piemonte e Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Marche, Abruzzo e Molise, Basilicata e Calabria) sono considerate da Istat in aggregato.

Legambiente, nell’ambito del suo progetto No Ecomafia, che traccia l’attività della criminalità nell’ambito ambientale, segue il fenomeno dell’abusivismo edilizio, registrando a livello territoriale il numero di reati commessi, di persone denunciate, di sequestri e di arresti.

9.490 i reati accertati di abuso edilizio registrati da Legambiente in Italia nel 2021.

Una cifra che sale a 11.490 se consideriamo tutti i reati prima dell’accertamento. Dal 2009, la data in cui Legambiente ha avviato il suo monitoraggio, questo dato è gradualmente aumentato di anno in anno. Tuttavia, non si può dire lo stesso del numero di sequestri né degli arresti.

Nel 2021 solo 33 persone sono state arrestate per abusivismo edilizio

Negli ultimi 20 anni il numero di sequestri ha avuto un andamento oscillante, mentre gli arresti sono aumentati solo lievemente e anch’essi in modo discontinuo. Analizziamoli in rapporto al numero di persone denunciate, anno per anno.

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DA SAPERE

I dati si riferiscono al rapporto tra il numero di arresti e di persone denunciate, anno per anno, per abuso edilizio.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Legambiente
(consultati: venerdì 17 Febbraio 2023)

 

Nel 2021 sono stati appena 33 gli arresti, a fronte di quasi 10mila persone denunciate. Un rapporto che è migliorato rispetto all’anno precedente, quando si sono registrati arresti 22 su circa 13mila persone denunciate, ma che rimane comunque molto basso, anche rispetto ad altri momenti dell’ultimo ventennio. In particolare il 2017, anno in cui il numero di arresti è salito a 48.

Con 1.413 persone denunciate e 1.327 reati, anche in questo caso la Campania detiene il triste record regionale (da sola registra il 13,9% di tutti i reati del paese). Mentre come numero di arresti, in numeri assoluti e in rapporto alle denunce, la prima è il Piemonte (13 arresti, circa il 40% del totale nazionale).

A livello provinciale a registrate il numero di reati più elevato è Avellino (389), seguita da Cosenza (373) e Reggio Calabria (249). La provincia di Roma si posiziona all’ottavo posto con 202 reati.

Pensioni, cambiano di nuovo gli importi: le istruzioni Inps

 

Pensioni, cambiano di nuovo gli importi: le istruzioni Inps

Nuova circolare Inps sui criteri e le modalità applicative della rivalutazione delle pensioni di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo

Con la circolare n. 20 del 10 febbraio 2023, l’Inps ha pubblicato nuove istruzioni – a integrazione delle informazioni già contenute nella circolare n. 135 del 22 dicembre 2022 – illustrando i criteri e le modalità applicative della rivalutazione delle pensioni di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo introdotta dalla legge di bilancio 2023, e quindi valida da quest’anno.

Niente di nuovo, la perequazione delle pensioni (qui come funziona) e le attività a essa correlate vengono effettuate e concluse prima della fine di ciascun anno, per consentire ai beneficiari degli assegni di riscuotere, all’inizio dell’anno successivo, gli importi rivalutati nella misura prevista dalla legge.

Le pensioni interessate dalla rivalutazione

A seguito dell’approvazione del bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023, nella precedente (e già citata sopra) circolare di dicembre, sono stati esplicati interventi volti a rimodulare le modalità di attribuzione della rivalutazione per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il trattamento minimo. Pertanto, al fine di evitare la corresponsione di somme potenzialmente indebite, la rivalutazione è stata attribuita ai soli beneficiari il cui importo cumulato di pensione non fosse superiore 2.101,52 euro.

 
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Successivamente, sono stati rivalutati anche i trattamenti pensionistici cumulati superiori al predetto limite e la rivalutazione è stata riconosciuta:

  • nella misura del 100 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps;
  • nella misura dell’85 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo Inps;
  • nella misura del 53 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a sei volte al medesimo trattamento minimo.;
  • nella misura del 47 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo Inps;
  • nella misura del 37 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a dieci volte al medesimo trattamento minimo;
  • nella misura del 32 per cento per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo Inps. 

Per le pensioni in totalizzazione e cumulo, la perequazione viene ripartita sulle singole quote nella misura percentuale di apporto di ciascuna quota all’intera pensione.

Come cambiano gli importi delle pensioni

Quindi, fatte le premesse di cui sopra, come cambieranno gli importi delle pensioni? La percentuale, come già detto, dipende dall’importo iniziale. Per cui:

  • fino a 4 volte il TM è previsto un aumento del 7,3%;
  • oltre 4 e fino a 5 volte il TM è previsto un aumento del 6,205%;
  • oltre 5 e fino a 6 volte il TM è previsto un aumento del 3,869%;
  • oltre 6 e fino a 8 volte il TM è previsto un aumento del 3,431%;
  • oltre 8 e fino a 10 volte il TM è previsto un aumento del 2,701%;
  • oltre 10 volte il TM è previsto un aumento del 2,336%.

Il pagamento nell’importo della pensione rivalutata sarà riconosciuto a partire dal mese di marzo 2023 (qui qualche informazione in più sui prossimi pagamenti), unitamente agli arretrati delle mensilità di gennaio e febbraio 2023 (qui tutte le rivalutazioni presenti nel cedolino).

Gli assegni pensionistici esclusi

Per la determinazione dell’importo complessivo da prendere a base della perequazione, vengono considerate “le prestazioni memorizzate nel Casellario centrale delle pensioni, erogate da Enti diversi dall’Inps e per le quali è indicata l’assoggettabilità al regime della perequazione cumulata, e le prestazioni erogate dall’Istituto”, a esclusione delle seguenti:

  • prestazioni a carico delle assicurazioni facoltative (VOBIS, IOBIS, VMP, IMP), pensioni a carico del Fondo clero ed ex ENPAO (CL, VOST), indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale (INDCOM), che vengono perequate singolarmente;
  • prestazioni a carattere assistenziale (AS, PS, INVCIV) e pensioni che usufruiscono dei benefici previsti per le vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, di cui alla legge 3 agosto 2004, n. 206, che vengono rivalutate singolarmente e con criteri propri;
  • prestazioni di accompagnamento a pensione (027-VOCRED, 028-VOCOOP, 029-VOESO, 127–CRED27, 128–COOP28, 129–VESO29, 143–APE SOCIALE, 198-VESO33, 199-VESO92, 200-ESPA), che non vengono rivalutate per tutta la loro durata;
  • pensioni di vecchiaia in cumulo a formazione progressiva, per le quali non siano state liquidate le quote relative a Enti e Casse per mancato perfezionamento del requisito anagrafico-contributivo più elevato (articolo 1, comma 239, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, come modificata dall’articolo 1, comma 195, della legge 11 dicembre 2016, n. 232).

Per i trattamenti degli Enti diversi dall’Inps, l’informazione relativa al cumulo della pensione ai fini della perequazione viene memorizzata nel Casellario centrale delle pensioni, nel campo “GP1AV35N” di ciascuna prestazione e assume valore 2 (SI PEREQUAZIONE) ovvero 1 (NO PEREQUAZIONE).

Sant’ Etelberto

 

Sant’ Etelberto


Nome: Sant’ Etelberto
Titolo: Re del Kent
Nascita: 552 circa, Sconosciuto
Morte: 24 febbraio 618, Canterbury, Inghilterra
Ricorrenza: 24 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Il pagano Etelberto sposò Berta, principessa dei Franchi, consentendole di professare la sua religione e, primo dei sovrani anglosassoni, fu convertito da Agostino di Centerbury inviato dal Papa Gregorio Magno. Il Venerabile Beda narra di un incontro avvenuto sull’isola Tanatos, all’aperto perchè il Re temeva i sortilegi e le magie dei cristiani, e di come Agostino gli andò incontro con una croce d’argento guadagnando la sua fiducia.

Sant'Agostino battezza re Etelberto

titolo Sant’Agostino battezza re Etelberto
autore Peter Jackson

Etelberto fondò tre diocesi: Centerbury, Rochester e Londra dove iniziò la costruzione della St. Paul’s Cathedral.

Venerato come Santo insieme alla moglie, non impose mai il cristianesimo ai suoi sudditi.

È rappresentato in abiti regali, con lo scettro e la corona.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Canterbury in Inghilterra, sant’Etelberto, re del Kent, che il vescovo sant’Agostino convertì, primo tra i principi inglesi, alla fede di Cristo.