Archivi giornalieri: 11 febbraio 2023

Perché presentiamo un nuovo Foia sul Pnrr Trasparenza

Perché presentiamo un nuovo Foia sul Pnrr Trasparenza

Fin dal 2021 denunciamo la scarsa disponibilità di informazioni in merito alle misure previste dal piano. Situazione che è addirittura peggiorata con il cambio di esecutivo. Per questo abbiamo deciso di presentare una nuova richiesta di accesso agli atti.

 

Lo scorso novembre, insieme a molte altre realtà del mondo civico, avevamo inviato una lettera al governo da poco insediato per chiedere maggiore impegno sul fronte della trasparenza e della disponibilità di informazioni sul piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Fin dal 2021 infatti denunciamo gravi lacune circa la disponibilità e la fruibilità dei dati. Carenze che ci avevano portato a presentare un richiesta di accesso agli atti già nell’aprile scorso. La risposta fornita dall’allora governo Draghi però ci lasciò del tutto insoddisfatti.

Con il cambio di esecutivo poi, abbiamo registrato addirittura dei passi indietro in tema di trasparenza. A partire dall’invio della nostra lettera – con cui di nuovo chiedevamo più dati e informazioni – a cui non è mai stato dato riscontro.

Per questo motivo, supportati da altre 36 realtà del mondo civico, abbiamo deciso di presentare un nuovo Foia.

Il Foia o diritto di accesso generalizzato è uno strumento per ottenere dati e documenti di interesse pubblico in possesso delle amministrazioni. Vai a “Che cos’è il Foia”

In particolare chiediamo di conoscere:

  • tutti i progetti finanziati, con relativi stati di avanzamento (fisico e finanziario);
  • tutti i bandi e avvisi pubblici sin qui pubblicati, con i relativi esiti;
  • tutte le informazioni relative alla localizzazione delle risorse, dei progetti e dei soggetti attuatori coinvolti.

Perché la nuova richiesta

Come già detto, lo scorso aprile avevamo inviato all’allora governo Draghi e a tutte le organizzazioni coinvolte una prima richiesta di accesso ai dati. In quell’occasione ci fu risposto che tutte le informazioni in possesso dell’esecutivo erano già pubblicate.

Una risposta per certi versi sconcertante, poiché significava sostanzialmente ammettere che in quel momento in Italia nessuno aveva un quadro completo dello stato dell’arte del Pnrr.

Già in un precedente articolo avevamo evidenziato le carenze per cui non potevamo assolutamente ritenerci soddisfatti della risposta governativa. Lacune che sostanzialmente tuttora permangono e che qui riepiloghiamo brevemente.

I progetti

La lacune più gravi si registrano probabilmente sul fronte dei progetti. Cioè le opere che devono essere effettivamente realizzate con i fondi del Pnrr. 

In questo caso la base dati disponibile sulla piattaforma Italia domani, che dovrebbe essere la principale porta di accesso alle informazioni sul Pnrr, risale al 31 dicembre 2021 e consta di soli 5.246 progetti legati a 3 misure. Tuttavia, nella seconda relazione che il governo Draghi ha presentato al parlamento nei primi giorni di ottobre, si legge che i progetti in corso sarebbero più di 73mila, per un valore complessivo di oltre 65 miliardi di euro.

Non esistono altri database consultabili ai non addetti ai lavori. Non è quindi possibile avere informazioni sistematiche, per tutto il territorio nazionale, sull’importo di ogni progetto, sulla sua localizzazione, sul suo stato di avanzamento e sui soggetti coinvolti.

La cittadinanza non può consultare Regis. Per questo presentiamo una nuova richiesta di accesso.

Tutte queste informazioni e altre ancora sarebbero dovute essere caricate direttamente dai soggetti beneficiari dei fondi su un’apposita piattaforma digitale denominata Regis. Questo strumento – che avrebbe dovuto essere operativo già dal 2021 – è entrato effettivamente in funzione solamente nello scorso autunno. Ma solo per gli addetti ai lavori.

È necessario quindi un ulteriore sforzo di trasparenza da parte dell’esecutivoper rendere pubblici in formato aperto e rielaborabile tutti i dati che le diverse amministrazioni coinvolte stanno caricando sulla piattaforma. Ed è per questo che inviamo una nuova richiesta di accesso agli atti.

Le misure

Per quanto riguarda le misure, sia del Pnrr che del fondo complementare, ad oggi non sappiamo quanti fondi siano già stati effettivamente erogati. Né quanto viene stanziato su base annuale per ogni singolo intervento. Si tratta di una mancanza piuttosto grave perché il confronto tra gli importi previsti annualmente e quelli già erogati fornirebbe un’indicazione, per quanto parziale, sullo stato di avanzamento degli investimenti previsti.

A questo proposito, è doveroso ricordare che nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza predisposta dal governo Draghi si esplicitava il fatto che nei primi due anni di Pnrr i fondi spesi sono stati molti meno di quelli previsti.

20,5 miliardi € i fondi Pnrr spesi in Italia, rispetto ai 33,7 previsti. Una differenza di 13,2 miliardi.

Successivamente, il neo ministro con delega al Pnrr Raffaele Fitto in un’audizione parlamentare aveva paventato addirittura il rischio che questo dato potesse anche essere inferiore. Ma su questi aspetti non esiste nessuna ulteriore informazione.

Le scadenze

Da ultimo, ma non certo per importanza, c’è il tema delle scadenze. Cioè gli interventi intermedi e finali, che devono essere raggiunti per completare le misure. In molte occasioni abbiamo denunciato la totale assenza di chiarezza e trasparenza su questo fronte.

Una dinamica che si è aggravata con l’arrivo del nuovo governo. Per diversi mesi infatti le sezioni dedicate al piano nei diversi siti ministeriali non sono state aggiornate e ottenere informazioni circa lo stato dell’arte è diventato particolarmente difficile. La situazione è cambiata con l’annuncio del governo, arrivato il 30 dicembre scorso, dell’invio a Bruxelles della richiesta di pagamento della terza rata di fondi destinati al nostro paese (circa 19 miliardi).

Ogni 6 mesi la commissione europea verifica il conseguimento delle scadenze e, in caso di esito positivo, procede all’invio di fondi. Vai a “Come l’Ue verifica l’attuazione dei Pnrr negli stati membri”

A seguito di questo annuncio infatti, sui vari portali sono comparsi alcuni comunicati che evidenziavano i traguardi raggiunti. Spesso con in indicazioni molto vaghe, come nel caso del ministero dell’economia.

Anche le poche informazioni pubblicate sulle scadenze contraddicono gli annunci del governo.

Anche le informazioni contenute su Italia domani sono state pubblicate successivamente a questo annuncio e, peraltro, in alcuni casi contraddicono le stesse dichiarazioni dell’esecutivo. Un caso eclatante riguarda la misura relativa alla creazione di nuovi posti letto per studenti. La scadenza (creazione di 7.500 posti letto) è dichiarata come raggiunta ma andando a verificare si apprende che c’è un bando ancora in corso.

Per questo motivo ribadiamo la nostra richiesta al governo di fornire informazioni chiare e periodicamente aggiornate anche sullo stato di avanzamento delle diverse scadenze.

L’importanza del monitoraggio civico: chi ha aderito alla nostra iniziativa

Su un’iniziativa così rilevante come il Pnrr, che mette in gioco così tante risorse economiche, è fondamentale che cittadini, società civile e giornalisti abbiano la possibilità di monitorare. Da un lato per prevenire, almeno in parte, il rischio di sprechi e corruzione. Dall’altro, per promuovere un dibattito pubblico informato, possibile solo se arricchito da punti di osservazione indipendenti rispetto alle dichiarazioni ufficiali del governo.

Attività di monitoraggio civico efficaci però sono possibili solo se sono disponibili informazioni trasparenti e dati in formato aperto. Elementi che tuttora mancano e che per questo continuiamo a chiedere al governo. Non siamo soli in questa richiesta. Alla nostra iniziativa infatti hanno aderito molte realtà del mondo civico:

  • Associazione onData 
  • Stati Generali dell’Innovazione
  • Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti 
  • Consorzio per Valutazioni Biologiche e Farmacologiche 
  • Federazione Nazionale Pro Natura APS
  • Info.nodes 
  • ISDE – Associazione Medici per Ambiente 
  • Mappina APS
  • Ambiente e Lavoro
  • Transparency International Italia
  • Società Italiana di Statistica
  • ActionAid
  • Cittadinanzattiva
  • Fairwatch
  • Associazione Mondragone Bene Comune
  • Associazione Analisti Ambientali
  • Fondaca
  • Period Think Tank Aps
  • Fondazione Etica
  • Coordinamento Genitori Democratici Ancona
  • Associazione Lavoratori Stranieri MCL Sicilia
  • Amapola s.r.l. Impresa sociale
  • Slow Food Bologna
  • Legambiente nazionale APS
  • Sardinia Open Data
  • ProBono Italia
  • Libenter
  • ComPa APS
  • Égalité Onlus
  • Greenpeace
  • Italian Linux Society
  • Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione
  • Fondazione GIMBE
  • ComPa APS
  • The Good Lobby
  • Associazione Passaggi

Il quadro normativo

Vale la pena ricordare infine che le nostre richieste non rappresentano solo un’iniziativa di attivismo civico per promuovere buone pratiche in materia di trasparenza. Ma costituiscono una denuncia del mancato rispetto di obblighi di legge da parte delle istituzioni.

Il Pnrr infatti prevede momenti di comunicazione e divulgazione per permettere a cittadini e associazioni di conoscere più nel dettaglio i progetti finanziati grazie ai fondi europei. E a livello istituzionale, l’invio di un rapporto periodico del governo al parlamento sullo stato di avanzamento dei lavori.

Queste linee guida sono state definite più nel dettaglio da 3 norme. La legge di bilancio per il 2021 impegnava il governo a pubblicare i dati di attuazione finanziaria, fisica e procedurale relativi a ciascun progetto del Pnrr. Un successivo decreto del presidente del consiglio dei ministri aveva poi specificato che tali dati avrebbero dovuto essere disponibili per tutti in formato aperto e rielaborabile.

Il ministero dell’economia e delle finanze – dipartimento della ragioneria generale dello stato rende accessibile in formato elaborabile e in formato navigabile dati sull’attuazione finanziaria, fisica e procedurale relativi a ciascun progetto, assieme ai costi programmati e ai milestone e target perseguiti.

A ciò si aggiunge il decreto legge 77/2021 che ha disposto l’invio al parlamento di una relazione con cadenza semestrale. Nella legge di conversione al decreto poi è stato specificato che il governo deve fornire “tutte le informazioni e i documenti utili per esercitare il controllo sull’attuazione del Pnrr e del fondo complementare”. Tuttavia, la relazione che era prevista per lo scorso dicembre (e successivamente annunciata per gennaio) non è ancora stata presentata dal governo Meloni. Segnando l’ennesima mancanza di trasparenza.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Governo – Licenza

 

Riforma pensioni 2023: e se tornasse una quota 100 con penalizzazioni?

Riforma pensioni 2023: e se tornasse una quota 100 con penalizzazioni?

 

Un ritorno della quota 100 con penalizzazioni variabili potrebbe essere una buona ipotesi come misura ponte in attesa del superamento della Legge Forero.
riforma pensioni

Il dibattito politico continua ad interrogarsi su quella che potrebbe essere la riforma pensioni 2023 per i pensionamenti del prossimo anno.

 

Quale misura prenderà il posto della quota 103? Perchè, ovviamente, alla scadenza della misura in questione si tornerebbe alle regole della riforma Fornero con pensione di vecchiaia a 67 anni e pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne. Una legge previdenziale che, però, l’esecutivo vorrebbe definitivamente superare con una riforma strutturale graduale.

Da non attuare tutta in una volta e che porterebbe alla quota 41 per tutti senza vincoli di età solo verso la fine della legislatura. Ovvero tra il 2025 e il 2026.

 

Riforma pensioni e quota 100

Ovviamente le ipotesi avanzate sono moltissime tra le tante spunta l’idea della quota 41 per tutti con penalizzazioni. Forse addirittura che possa ricalcare in parte l’attuale quota 103 fissando anche dei paletti anagrafici.

I sindacati continuano a chiedere a gran voce una riforma che permetta flessibilità in uscita a 62 anni. L’hanno ottenuta per il 2023 con la quota 103, una misura che, però, non permette il pensionamento di molti visto che richiede 41 anni di contributi almeno.

Una delle tante ipotesi si potrebbe puntare, però, sarebbe anche la possibilità di un ritorno della quota 100 ma con penalizzazioni.

 

Si riuscirebbe a consentire il pensionamento di una platea di lavoratori più ampia, ma sarebbe in ogni caso necessario inserire delle penalizzazioni per non pesare troppo sulle casse dello stato.

E le ipotesi di penalizzazione sono sempre le stesse: da una parte il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno previdenziale, dall’altro penalizzazioni percentuali applicate in base al numero di anni di anticipo.

Appare chiaro che un ricalcolo contributivo porterebbe senza dubbio ad una penalizzazione troppo pensante per il lavoratore (si parla di un 20/22% dell’assegno previdenziale spettante) anche se si potrebbe studiare un limite (che potrebbe essere del 15%) alla penalizzazione in questione per non portare un taglio troppo drastico all’assegno di chi vuole lasciare con anticipo il mondo del lavoro.

 

Il limite potrebbe essere variabile, in base al tipo di lavoro svolto, all’età di accesso alla pensione e anche tenendo conto del genere del lavoratore prevedendo penalizzazioni meno pesanti per le donne, i fragili, i gravosi, gli invalidi e i disoccupati. In questo modo si darebbe modo a chi ne ha davvero necessità di uscire dal mondo del lavoro senza subire un pesante taglio dell’assegno. E lasciare al resto dei lavoratori la scelta tra il taglio ed il continuare a lavorare

Il ricordo del mio incontro con Michail Gorbaciov

 

Il ricordo del mio incontro con Michail Gorbaciov

 

Ho conosciuto personalmente Michail Gorbačëv, del quale ho apprezzato il tentativo di portare l’Unione Sovietica, che da tempo aveva esaurito la sua “spinta propulsiva”, verso un socialismo democratico e partecipato. Ancor più ho condiviso la sua forte convinzione della necessità di portare il mondo intero fuori dalle costrizioni del bipolarismo e della guerra fredda verso un assetto multipolare, fondato sul disarmo, la cooperazione internazionale e la pace.

Il 27 giugno del 2000 a Roma ci fu la presentazione del libro, “Agostino Casaroli, Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i paesi comunisti (1963-1989)”, pubblicato da Einaudi e poi tradotto in molte lingue. Il libro era stato progettato e introdotto dal cardinale Achille Silvestrini, coprotagonista della Ost-politik vaticana e della Conferenza di Helsinki. Io ne ero il curatore assieme a Giovanni Maria Vian. Lo presentarono l’allora Segretario di Stato, card. Angelo Sodano, il card. Silvestrini, Romano Prodi e, appunto, “il signor Michail Gorbačëv”, come riportò la Sala Stampa del Vaticano, venuto appositamente da Mosca assieme alla sua bella moglie, Raisa Gorbačëva.

Nel pomeriggio il cardinale Achille Silvestrini e i due curatori del libro fummo ricevuti in udienza privata da Giovanni Paolo II. Gli portammo in dono una copia del libro e ci intrattenne a lungo, illustrando la sua pregnante metafora dell’ineludibile necessità che l’Europa respirasse con i suoi due polmoni dell’Occidente e dell’Oriente, per arrivare a una proficua ricomposizione della sua secolare divisione.

La sera fummo tutti invitati a cena in una saletta riservata di un albergo di Via Veneto, grazie a un generoso sostegno della Fondazione Agnelli che si era fatta carico anche della trasferta di Gorbačëv. Erano presenti anche la nipote di Casaroli Orietta con il marito e Walter Barberis, che aveva seguito la pubblicazione del libro per conto della Einaudi. Faceva da interprete Giulietto Chiesa e fu una serata quanto mai piacevole. A un certo punto io mi rivolsi a Giulietto Chiesa, che conoscevo da tempo: “Di’ a Gorbačëv che alcuni di noi erano iscritti al Partito comunista“. Presto fatto. Gorbačëv, rivolgendosi verso di me, con un tono solo apparentemente scherzoso, rispose subito con questa battuta: “Allora, in Italia c’erano più comunisti che in Russia“.

La speranza che si possa arrivare a una tregua di Natale come nel 1914

 

La speranza che si possa arrivare a una tregua di Natale come nel 1914

 

Nel dicembre del 1914 in Europa, dall’inizio di agosto infuriava la guerra tra le potenze dell’Intesa (Francia, Impero Britannico e Impero Russo) e l’Impero Tedesco e quello Austroungarico. L’Italia, terzo partner della Triplice Alleanza, aveva optato per il non intervento e, nel maggio del 1915, entrerà anch’essa nel conflitto, schierandosi con il campo avverso. Guerra Europea fu subito definita dalle cancellerie, mentre le decine di milioni di giovani soldati mobilitati e i loro familiari subito la chiamarono la Grande GuerraGrande non solo per il numero di Stati coinvolti con i due schieramenti, ma per la mole di armi messe in campo, per la capacità distruttiva da esse raggiunta e per il conseguente numero di vittime.

Quasi un milione in pochi mesi. La previsione iniziale degli Austroungarici di sconfiggere rapidamente la Serbia, accusata di avere organizzato l’attentato di Sarajevo in cui aveva perso la vita l’erede al trono degli Asburgo, Francesco Ferdinando, e, soprattutto, degli strateghi tedeschi di ripetere un Blitz Krieg (guerra lampo) contro la Francia, si era rivelata errata.

Sul fronte occidentale in particolare si era rapidamente passati dalla guerra di movimento alla guerra di posizione e di logoramento. Per aggirare le efficaci difese della Linea Maginot, l’esercito tedesco aveva invaso il Belgio, provocando l’intervento del Regno Unito, garante della sua neutralità. Ne consegue il contro bilanciamento all’indubbia superiorità tedesca e ha inizio l’inedita situazione efficacemente descritta già nel titolo del grande romanzo pacifista di Eric Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale.

Niente di nuovo per quanto concerne le operazioni strategiche ma quotidiani eccidi di soldati, per mesi ormai, soprattutto con la fine dell’estate, letteralmente impantanati nelle trincee contrapposte, distanti poche centinaia di metri e divise da una terra di nessuno, disseminata di reti di filo spinato. I sistematici bombardamenti della potente artiglieria e la micidiale mitragliatrice nei frequenti tentativi di sfondamento, con scontri anche all’arma bianca con le baionette dei moschetti, provocano centinaio di migliaia di morti e feriti.

Benedetto XV nella seconda settimana di avvento, il 7 dicembre, propose una tregua per la festività del Natale. Senza successo, come sconsolato confessò al Collegio dei cardinali nel discorso della vigilia: “Noi, sia in pubblico che in privato, nessuna via lasciammo intentata affinché il consiglio, il volere, il bisogno della pace fossero bene accolti. Fu anche a questo scopo che ci balenò alla mente il proposito di schiudere, in mezzo a queste tenebre di bellica morte, almeno un raggio, un solo raggio del divin sole della pace, ed alle nazioni contendenti pensammo di proporre, breve e determinata, una tregua natalizia, accarezzando la fiducia che, ove non potessimo dissipare il nero fantasma della guerra, ci fosse dato almeno di apportare un balsamo alle ferite che essa infligge. […] Purtroppo la nostra cristiana iniziativa non fu coronata di felice successo”.

Eppure la notte di Natale, la notte santa, come si diceva allora, in territorio belga, nelle Fiandre, vicino a Ypres, che diverrà tristemente famosa, perché nel 1916 sarà il luogo di sperimentazione dell’uso militare dei gas tossici, il miracolo della tregua avvenne. Dal basso, per iniziativa dei soldati di più rigida disciplina, quelli tedeschi, che, dopo aver messo delle candele ai bordi delle proprie trincee e su degli alberi,  escono disarmati, con le mani alzate, preoccupati, ma sorridenti, cantando Stille Nacht, Heileghe Nach, e i soldati inglesi che li fronteggiano, escono dalle proprie trincee e vanno loro incontro, rassicurati da alcuni cartelli improvvisati dove è scritto in un inglese essenziale “we not shoot, you not shoot” (noi non spariamo, voi non sparate).

Nei giorni successivi, fino alla notte di capodanno, episodi simili si ripeterono in molti punti del fronte occidentale, coinvolgendo soldati tedeschi, inglesi, francesi e belgi.

Il giornalista-storico tedesco, Michael Jürgs, in un libro tradotto anche in italiano con il titolo, La piccola pace nella Grande GuerraFronte occidentale 1914: un Natale senza armi (Il Saggiatore 2010), ha ricostruito, con documenti d’archivio diari, fotografie e e lettere, come circa 100.000 soldati dei due schieramenti furono coinvolti in episodi di tregue spontanee.

Non si tratta più delle sospensioni dei combattimenti, sospettosamente concordate dai comandi militari, per ritirare dalla terra di nessuno i cadaveri dei propri caduti, ma di improvvisi e gioiosi scioperi della guerra; momenti di fraternizzazione, brevi ma intensamente vissuti, durante i quali ci si incontra, si scambiano doni alimentari, liquori e sigarette, si mostrano reciprocamente le fotografie delle proprie fidanzate, si cantano insieme i canti natalizi e si organizzano persino delle partite di pallone e dei balli. Il tutto contro le disposizioni dei rispettivi comandi militari che preferiscono prudentemente non impedirli, ma poi si impegneranno a stendere su di essi un velo di silenzio.

Solo negli Stati Uniti, pase ancora neutrale, fu diffusa la notizia di questi straordinari eventi. Il 31 dicembre pubblicò un servizio il New York Times, e solo l’8 gennaio, in Inghilterra ne diedero notizia il Daily Mirror  e, con un lungo articolo, corredato di illustrazioni, il periodico The Illustred London. Silenzio completo, invece, nella stampa francese e tedesca, come hanno documentato Michael Morpurgo e Michael Foreman nel libro, La trêve de Noël (Gallimard Jenesse 2018).

Come sempre più avviene, è stato, però, un film a diffondere nel grande pubblico la memoria della tregua di Natale del 1914, con la capacità di evocazione e suggestione che le immagini in movimento hanno, ben più potenti dei libri. Si tratta del film di Christian Carion, uscito nel 2005, frutto di una emblematica coproduzione Francia, Germania, Gran Bretagna, Romania. Il titolo in francese è semplicemente Joyeux Noël. Nella versione italiana si è preferito, per fini didattici, aggiungere un sottotitolo: Joyeux Noël. Una verità dimenticata dalla storia.

Volesse il cielo che, a oltre un secolo di distanza, nella terribile guerra in corso nella tormentata Ucraina, nel Natale ortodosso che cade il 7 gennaio dell’imminente nuovo anno, possa realizzarsi il miracolo di una tregua, come continua a chiedere con forza Papa Francesco nonostante il rifiuto dei due contendenti e lo scarso entusiasmo degli Stati europei e delle potenze mondiali. Gli uni e le altre sembrano non comprendere che le guerre tutte, sono sempre, come scrisse, nel 1917, il già menzionato Benedetto XV, nella famosa Nota ai capi dei popoli belligerantiuna “inutile strage”.

Giorno del ricordo per le vittime delle foibe: per non dimenticare la tragedia.

 

“La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Giorno del ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e quelli presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica e altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero” (Articolo 1, Legge 92 del 30 marzo 2004).

La persecuzione e l’eliminazione fisica di alcune migliaia di Italiani, precipitati, nei casi più tristemente noti, in profonde cavità naturali nei terreni carsici, chiamate foibe (quella di Basovizza a Trieste è stata dichiarata monumento nazionale) e l’esodo forzato di circa 300 mila persone, la maggior parte della popolazione italiana dall’Istria, Fiume e Dalmazia è uno dei momenti più drammatici e tormentati della storia contemporanea del nostro Paese. E si trattò di 300 mila Italiani. “Italiani per nascita e Italiani per scelta”, come si arguisce dal titolo del bel libro di Dino Messina, Italiani due volte. Dalle foibe all’esodo; una ferita aperta della storia italiana (Solferino, 2019).

La memoria è un documento imprescindibile per ricostruire il passato ma è anche molto fragile e deve diventare un dovere civico, anche perché, come tante persone che hanno vissuto storie tragiche, a livello individuale possono scattare i meccanismi dell’oblio o della rimozione. Ai fini della sua conservazione sono d’indubbia importanza i libri di storie vissute e, soprattutto per la formazione degli studenti, le visite guidate nei musei che nel tempo sono stati creati da comunità di profughi istriani-giuliano-dalmati.

In primo luogo a Trieste, nel Porto Vecchio, all’interno del Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata, la raccolta degli oggetti quotidiani che gli esuli portarono via dalle proprie case, e la galleria dei volti senza nome che rinvia, come un drammatico memoriale a quell’umanità abbandonata al proprio destino. Sull’esempio triestino sono sorti altri piccoli archivi-musei: è il caso dell’Archivio museo storico di Fiume a Roma, collocato nel quartiere denominato Giuliano-Dalmata, dove nel dopoguerra trovò rifugio una numerosa comunità di profughi che furono ospitati nelle baracche destinate ai lavoratori impegnati nella costruzione dei monumentali edifici dell’EUR, che dovevano ospitare l’Esposizione Universale Roma per il ventennale della marcia su Roma, che non si svolse per l’inizio della guerra. Contiene anche una ricca biblioteca e promuove pubblicazioni e iniziative per l’intera cittadinanza, il suo direttore, Marino Micich, figlio di esuli dalmati, studioso e animatore culturale, è anche coautore del pregevole recente volume, Foibe, esodo, memoria. Il lungo dramma dell’italianità nelle terre dell’Adriatico orientale (Aracne, 2023).

Merita di essere menzionato anche l’Ecomuseo Egea di Fertilia, vicino ad Alghero, dedicato anch’esso alla memoria dell’esodo dei Giuliano-Dalmati, che trovò ospitalità e anche una rara buona accoglienza nel borgo agricolo sorto a seguito della bonifica attuata negli anni del Regime. Il museo è intitolato a Egea Haffner Tomazzoni, la Bimba con la valigia, ritratta nella famosa fotografia, diventata quasi un’icona della tragica storia di quell’esodo.

L’istituzione del giorno del ricordo ha costituito, dunque, un doveroso e tardivo riconoscimento delle sofferenze subite da un numero considerevole di nostri concittadini, consentendo il salvataggio di una memoria che stava sparendo, quella degli Italiani dell’Istria, di Fiume e di Zara. Ha permesso inoltre, come ha giustamente sottolineato Raoul Pupo, nel recente libro, Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza (Laterza 2021) la reintegrazione nella storia nazionale di quella componente adriatica, che ha un retroterra importante. Anche il fatto che la legge istitutiva sia stata votata quasi all’unanimità è positivo, perché ha sottratto la tragedia istriano-dalmata a un uso di parte.

Nella storiografia più recente, che ha potuto avvalersi della documentazione archivistica non solo italiana, ma anche croata e slovena, libera da pregiudizi ideologici, gli eventi drammatici intervenuti al confine orientale tra il 1943 e il 1946/47 non sono spiegabili semplicemente come odio slavo-comunista verso gli italiani o gli italofoniné come mera reazione verso le atrocità commesse in terra jugoslava dall’Italia monarchico-fascista con l’aggressione militare in alleanza con la Germania nazista nel 1941, preceduta dalle politiche di snazionalizzazione nei confronti delle minoranze slavofone dal 1922 in poi.

Agli italiani che erano espulsi e intimiditi, in alcuni casi si aggiunsero non italiani che profittarono dell’occasione per scappare dalla Jugoslavia comunista di cui non tutti erano entusiasti, nonostante l’epopea della lotta partigiana contro l’occupazione tedesca e italiana. D’altronde nelle zone di confine il bilinguismo è diffuso e non era facile distinguere, ad esempio un croato bilingue da un italiano.

Per quanto riguarda le tristi vicende dell’esodo – gli esuli che s’imbarcavano, ricevevano il “certificato di profugo”, che dava diritto nell’Italia di allora distrutta dalla guerra, a ricevere 30.000 lire a capofamiglia, più 2.000 lire per ogni altro componente, oltre a un posto in cui dormire e ai buoni pasto.

Nella memoria di molti profughi nei decenni successivi hanno costituito indubbio motivo di sofferenza la non conoscenza della loro tragedia, la diffusa e duratura tendenza anche in ambienti acculturati a negarle o minimizzarle e, ancor più, il disinteresse per le loro storie personali e familiari che sono parte integrante della storia del nostro Paese.

La letteratura ha svolto e può continuare a svolgere una funzione importante per contrastare questo fenomeno. Ad esempio Fulvio Tomizza, che nei suoi libri, tradotti in diverse lingua – tra questi Materada (Mondadori 1960) – ha narrato non solo l’esodo degli Italiani d’Istria, ma anche la vita sofferta delle comunità slave durante il Fascismo ed è significativo che dopo la sua morte il forum a lui intestato organizza un festival di letteratura transfrontaliero che si svolge a Trieste, Capodistria e Umago.

Poi Marisa Madieri che nel suo poetico diario-memoir, Verde acqua (Einaudi, 1987), con una bellissima introduzione di Claudio Magris, divenuto suo marito, racconta, a partire dalla sua vita vissuta, che lei, nata a Fiume nel 1938, era di una famiglia ungherese, il cui cognome era stato prima Madjarić, poi Madierich, e, infine, quando arrivò a lei, Madieri, avendo optato per la cittadinanza italiana: un caso esemplare, ma non raro in quella che fu la Mittel-Europa, della quale l’area adriatica era una propaggine, di complessa identità etnica e culturale.

Merita di essere riportato l’incipit del suo racconto: “19 marzo 1982. Ci sono giorni in cui guardo volentieri indietro, altri in cui il passato si fa opaco, elusivo. Gli interessi contingenti prendono il sopravvento. Poi, d’improvviso, il filo segreto del tempo che tesse la nostra vita rivela la sua tenace continuità. Uno squarcio, un tuffo al cuore. Tutto è ancora presente”.

 

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Carnevale in Sardegna 2023: Ecco tutte le date, gli eventi e le sfilate!

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Carnevale in Sardegna 2023: anche quest’anno sarà Carnevale in Sardegna, un Carnevale piuttosto basso in calendario, con il giovedì grasso previsto per il 16 febbraio 2023 (due settimane dopo rispetto allo scorso anno) e il martedì grasso fissato per il 21 febbraio 2023.

Carnevale 2023, si torna alla normalità:

Quest’anno, con la fine della pandemia, si torna finalmente alla normalità e si potranno svolgere feste e sfilate di carnevale senza restrizioni. E ciò a partire dai Fuochi di San Sant’Antonio, con i quali il 16 e 17 gennaio, inizia tradizionalmente il carrasegare in Sardegna, con la “prima essia” delle maschere più famose.

Noi siamo pronti, partito l’aggiornamento delle date delle sfilate:

Noi abbiamo cominciato ad aggiornare i programmi delle sfilate e di tutti gli eventi di carnevale, da quelli più importanti e famosi a quelli del vostro paese (se manca segnalatemelo!), tutti elencati provincia per provincia (dal nord al sud dell’isola) e paese per paese (in ordine alfabetico). Tra giostre medievali, maschere dal forte accento atavico in Barbagia e grandi carri allegorici il carnevale sardo è tra i più belli e completi al mondo.

Pensate che nell’ultimo anno pre-Covid arrivammo ad avere ben 241 programmi di carnevale censiti in 213 paesi di tutta la Sardegna (frazioni incluse).

Anche quest’anno ci serve perciò il vostro aiuto.  Mandateci le date, il programma e i manifesti del carnevale nel vostro paese direttamente sulla nostra pagina dedicata alle Sagre in Sardegna su Facebook.  Nel frattempo vi consiglio di leggere questo articolo che spiega il significato del carnevale barbarcino.

Prima di partire: attenzione però, siamo umani anche noi e potremmo aver commesso qualche errore, anche solo di digitazione. Perciò prima di mettervi in viaggio è importante che controlliate sempre il link fonte. Sono infatti sempre possibili non solo refusi da parte nostra, ma anche aggiornamenti da parte degli organizzatori (sfilate saltate, rinviate o annullate), senza che noi lo veniamo a sapere in tempo. Anche negli articoli scritti da noi, fate sempre attenzione alla sezione “Per maggiori informazioni e aggiornamenti“, dove trovate il link al sito o alla pagina Facebook dell’evento o degli organizzatori, oltre ai loro contatti telefonici o email quando disponibili.

Carnevale 2023 in provincia di Sassari:

Aggiornati al 2023:

Eventi e sfilate degli anni scorsi:

  1. Alghero – Carraixali de l’Alguer 2020 – dal 20 al 29 febbraio 2020
  2. Anela – Carnevale Anela 2020 – 22, 23, 25 febbraio e 1 marzo 2020
  3. Bonnanaro – Carnevale Bonnanarese 2020 – 20, 23, 25, 29 febbraio e 1 marzo 2020
  4. Bono – Sfilata di Carnevale 2020 a Bono – 22 febbraio 2020
  5. Cargeghe – Ballo Mascherato a Cargeghe – 21 febbraio 2020
  6. Castelsardo – Carnevale Castelsardo 2020 – 20, 21 e 22 febbraio 2020
  7. Chiaramonti – Carnevale Chiaramontese 2020 – 15, 16, 20, 22 e 25 febbraio 2020
  8. Codrongianos – Festa di carnevale e pentolaccia 2020 a Codrongianos – 2 marzo 2020
  9. Cossoine – Carnevale Cossoinese 2020 – 22 e 23 febbraio 2020
  10. Dualchi – Carnevale 2020 a Dualchi – 22 febbraio 2020
  11. Giave – Carnevale party a Giave – 22 febbraio 2020
  12. Mara – Carnevale Marese 2020 – 20 e 22 febbraio 2020
  13. Martis – Carnevale Martese 2020 – 15 e 22 febbraio, 1 marzo 2020
  14. Mores – Sa Fae ‘e lardu de sa die de Giogia de lardagiolu – 20 febbraio 2020
  15. Mores – Folkarnival Mores – 24 aprile 2022
  16. Nulvi – Carnevale Nulvese 2020 – 20, 22, 23 e 25 febbraio 2020
  17. Olmedo – Sfilata di carnevale 2020 a Olmedo – 25 febbraio 2020
  18. Osilo – Carnevale in biblioteca a Osilo – 4, 7, 18 e 21 febbraio 2020
  19. Osilo – Carnevale Osilese 2020 – 29 febbraio 2020
  20. Ozieri – Pentolaccia dei bambini – 1 marzo 2020
  21. Padria – Carrasegare Padriesu 2020 – 22 febbraio 2020
  22. Padria – Padria Carnival Night 2020 – 22 febbraio 2020
  23. Perfugas – Carrasciale Pejfughesu 2020 – 20, 22, 23, 24 e 25 febbraio 2020
  24. Ploaghe – Ballo in maschera a Ploaghe – 29 febbraio 2020
  25. Porto Torres – Gran Gala’ di Carnevale 2020 a Porto Torres – 28 febbraio 2020
  26. Santa Maria Coghinas – Carrasciali Cuzinesu 2020 – 20 febbraio 2020
  27. Sassari – Carnevale 2020 a Campanedda – 14 febbraio 2020
  28. Sassari – Carnevale ad Auchan Sassari – 20, 22, 23, 25, 29 febbraio e 1 marzo 2020
  29. Sassari – Carnevale 2020 all’Oratorio San Paolo – 22 febbraio 2020
  30. Sassari – Carnevale dei Licei – 24 febbraio 2020
  31. Sassari (Li Punti) – Carnevale Li Punti 2020 – 29 febbraio 2020
  32. Sedini – Carrasciali Seddinesu 2020 – 20, 22, 23 e 25 febbraio 2020
  33. Sennori – Carnevale Sennorese 2020 – 22 e 25 febbraio 2020
  34. Sorso – Carrasciari Sussincu 2020 – 22 e 25 febbraio 2020
  35. Tula – Carrasegare Tulesu 2020 – 20, 22, 23, 24 e 25 febbraio 2020
  36. Uri – Sfilata di carnevale 2020 a Uri – 21 febbraio 2020
  37. Villanova Monteleone – Carnevale Villanovese 2020 – 25 febbraio 2020

Carnevale 2022 in Gallura:

Carnevale di Tempio 2023, manifesto e programma

Aggiornati al 2023:

Eventi e sfilate degli anni scorsi:

  1. Aglientu – Carnevale Aglientese 2020 – 20 e 22 febbraio 2020
  2. Bassacutena – Carnevale Bassacutenese 2020 – 23 febbraio 2020
  3. Berchidda – Carnevale 2020 Berchidda – 20, 22, 23, 24 e 25 febbraio 2020
  4. Budoni – Carnevale Budonese 2020 – 23 febbraio 2020
  5. Calangianus – Carnevale Calangianese 2020 – 20, 21, 22, 24 e 29 febbraio 2020
  6. La Maddalena – Carnevale Maddalenino 2020: In fondo al mar – 20, 23 e 25 febbraio 2020
  7. Olbia – Carrasegare Olbiesu 2020 – dal 20 al 29 febbraio 2020
  8. Pattada – Carrasegare Pattadesu: Sfilata dei carri allegorici – 22 febbraio 2020
  9. Sant’Antonio di Gallura – Carnevale 2020 a Sant’Antonio di Gallura – 20, 22 e 24 febbraio 2020
  10. Trinità d’Agultu – Carrasciali Trinitaiesu 2020 – 20 e 29 febbraio 2020

Carnevale 2023 in provincia di Nuoro:

Carnevale di Mamoiada 2023, programma sfilate dei Mamuthones

Aggiornati al 2023:

APE SOCIALE: PROROGATA PER TUTTO IL 2023

APE SOCIALE: PROROGATA PER TUTTO IL 2023

24 Gennaio 2023

 

ape sociale 2023La Legge di Bilancio 2023 ha disposto una nuova proroga dell’Ape Sociale, “Anticipo pensionistico”, solo per l’anno 2023.

Attenzione però alle scadenze per la certificazione del diritto: la domanda di certificazione del diritto deve essere presentata entro il 31 marzo 2023 o il 15 luglio 2023. 

Cos’è l’Ape Sociale?

È un’indennità che permette di ritirarsi dal mondo del lavoro e che “accompagna” i richiedenti fino all’età prevista per la pensione di vecchiaia (67 anni). Può essere richiesta da tutte le categorie dei lavoratori dipendenti, autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) e dagli iscritti alla Gestione Separata. 

Quali sono i requisiti? 

Per poter richiedere l’indennità, sono stati fissati dei requisiti generali e altre condizioni più soggettive:  

  • dal punto di vista anagrafico, l’APE Sociale è rivolta a coloro che abbiano almeno 63 anni di età
  • dal punto di vista assicurativo, i richiedenti devono poter far valere alternativamente:

1) almeno 30 anni di contributi (disoccupati, invalidi civili con grado di invalidità maggiore al 74% e i cosiddetti “caregivers” cioè chi si occupa di assistere un familiare “in situazione di gravità”); 

2) almeno 36 anni nel caso siano stati lavoratori addetti ad attività “gravose” (per alcune specifiche categorie di lavori “gravosi” previste dalla normativa, il requisito è fissato a 32 anni di contributi).  

Per le donne che si trovano nelle situazioni di stato di disoccupazione o di occupazione in lavori “gravosi”, i suddetti requisiti contributivi sono ridotti di 12 mesi per ogni figlio, per un “bonus” massimo di due anni. 

Nello specifico i requisiti più soggettivi richiesti, oltre a quello contributivo, sono i seguenti: 

  • Disoccupati che abbiano:

– cessato il rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o per risoluzione consensuale e percepito integralmente l’indennità di disoccupazione NASPI; 

– avuto un periodo di lavoro, nel triennio precedente alla data di cessazione, della durata di almeno 18 mesi. 

  • Lavoratori che, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, assistono il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap “in situazione di gravità”, oppure un parente o un affine di secondo grado, quando tale soggetto abbia i genitori o il coniuge ultrasettantenni, anche essi invalidi. 
  • Lavoratori con riconoscimento di invalidità civile pari almeno al 74 %. 
  • Lavoratori inseriti nelle categorie di attività “gravose”, possono richiedere l’indennità dell’APE Sociale se hanno svolto per sette anni, nell’ultimo decennio, o per sei anni negli ultimi sette, una delle attività previste specificatamente dalla normativa. 

Scadenza delle domande 

Per fare la domanda di APE Sociale è necessario verificare preventivamente il diritto: chi ritiene di perfezionare i requisiti per l’indennità entro il 31 dicembre 2023, deve presentare domanda di certificazione del diritto tassativamente entro il 31 marzo 2023 o il 15 luglio 2023. 

La stessa richiesta di certificazione ha come ultima scadenza anche la data del 30 novembre 2023 ma il rischio è che i fondi economici che alimentato il pagamento dell’indennità possano esaurirsi e, quindi, anche nel caso in cui viene riconosciuto il diritto, la prestazione dell’Ape Sociale non venga liquidata 

Come fare la domanda

Gli operatori del Patronato Acli sono a disposizione per verificare l’eventuale diritto a chiedere l’APE Sociale! È possibile fissare un appuntamento contattando la sede a più vicina. 

Raffaele De Leo 

Iscrizioni alle prime classi per l’a.s. 2023/2024 (Nota 33071/22)

 

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha trasmesso le norme sulle iscrizioni alle prime classi per l’a.s. 2023/2024 con Nota prot. n° 33071 del 30 novembre 2022, che ripropone quasi esattamente quella dell’anno scorso.

Pertanto, evidenziando che quest’anno le iscrizioni possono effettuarsi dal 9 al 30 gennaio 2023, si rimanda alla lettura dell’approfondimento: Iscrizioni alle prime classi per l’a.s. 2022/2023 (Nota 29452/21) e delle relative osservazioni, inerenti la Nota dello scorso anno ma assolutamente valide anche per quella di quest’anno.
Si richiama solo l’attenzione ad aggiornare di un anno durante la lettura gli anni scolastici ivi indicati.

Beata Vergine Maria di Lourdes

 

Nome: Beata Vergine Maria di Lourdes
Titolo: Apparizione
Ricorrenza: 11 febbraio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Memoria facoltativa
In un secolo tutto incredulità, in una nazione pervasa di ateismo, quale era la Francia nel secolo XIX. Maria si proclama Immacolata, e inizia una serie di miracoli che sono la più eloquente apologia del soprannaturale.

Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria SS. era stato proclamato da appena quattro anni, ma le discussioni in pro ed in contro continuavano tuttavia: Maria pone loro termine, confermando il dogma pontificio.

La Vergine apparve ad un’umile pastorella, la giovane Bernardetta Soubirous, avverandosi anche in questo caso quanto Gesù diceva, pregando il Padre suo: « Ti ringrazio, o Padre, che hai nascoste queste cose ai prudenti e ai sapienti e le hai rivelate ai pargoli, cioè agli umili ».

Era l’alba dell’11 febbraio 1858 e Bernardetta si era recata in prossimità della grotta di Massabielle, sulle sponde del torrente Gave. Su una rupe di questa grotta la Madonna le apparve biancovestita, col capo coperto di un velo scendente sulle spalle, i fianchi cinti d’una fascia azzurra, i piedi nudi, baciati da rose olezzanti, un volto celestiale. « Era la più bella fra tutte le donne ».

Nella prima apparizione la Madonna insegnò alla pia fanciulla a far bene il segno di croce e a recitare il Rosario ed Ella stessa per prima prese la corona che aveva penzoloni al braccio e cominciò.

Il secondo giorno Bernardetta, temendo un inganno del demonio, gettò acqua santa in direzione della Signora. Ma questa le sorrise con volto ancor più benigno.

Il terzo giorno le ordinò di ritornare alla grotta altre quindici volte, dopo le quali si manifestò dicendo: « Io sono l’Immacolata Concezione ».

Intanto avvenivano anche miracoli e la fama delle apparizioni si estendeva per tutta la Francia e anche all’estero, destando un concorso straordinario di devoti e curiosi.

Per accertarsi che Bernardetta non fosse una visionaria o malata di mente, si ebbero più sopralluoghi da parte dell’autorità ecclesiastica e di quella civile; i medici constatarono la normalità e la sincerità della fanciulla, e la Madonna provava la verità dell’apparizione coi miracoli.

In breve tempo i numerosissimi devoti edificarono una chiesa che fu dai Sommi Pontefici arricchita di titoli e privilegi.

L’acqua scaturita nell’interno della grotta continua anche ai nostri giorni a operare prodigi; in questa vengono immersi gli ammalati e molti vengono miracolosamente sanati.

PRATICA. La fede è condizione principale per ottenere le grazie di Dio.

PREGHIERA. O Dio, che per l’Immacolata Concezione della Vergine, preparasti al tuo Figliuolo una degna abitazione, Ti supplichiamo umilmente che, celebrando l’Apparizione della Vergine, conseguiamo la salute dell’anima e del corpo.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Lourdes, in Frància, l’Apparizione della beata Vergine Maria Immacolata.

SUPPLICA

Supplica alla Madonna di Lourdes

Col cuore colmo di gioia e di stupita meraviglia per la Tua Visita alla nostra terra, Ti ringraziamo o Maria per il dono della Tua premurosa attenzione per noi. La Tua luminosa presenza a Lourdes è il segno ancora nuovo della Tua bontà vigile e materna. Vieni in mezzo a noi per continuare a ripeterci l’appello che un giorno rivolgesti a Cana di Galilea: «Fate quello che Egli vi dirà» (Gv2,5). Accogliamo questo invito come segno della Tua missione materna per il popolo dei redenti, conferita a Te da Gesù sulla croce, nell’ora della passione. Saperti e sentirti Madre nostra ci riempie di gioia e di fiducia: con Te non saremo mai soli e abbandonati. Maria, Madre, speranza, rifugio, grazie.

Ave Maria…

Le tue parole a Lourdes, Maria del Cielo, furono preghiera e penitenza! Le accogliamo come eco fedele del Vangelo di Gesù, come programma lasciato dal Maestro a quanti vogliono accogliere il dono della vita nuova che rende gli uomini figli di Dio. Da Te oggi, o Maria, imploriamo una fedeltà e una generosità rinnovate per mettere in pratica questo grido evangelico. Preghiera, come abbandono fiducioso alla bontà di Dio, che ascolta ed esaudisce, al di là di ogni nostra richiesta; Penitenza, come cambiamento del cuore e della vita, per fidarci di Dio, assimilare il suo progetto di amore per noi.

Ave Maria…

Luce, acqua zampillante, vento, terra: sono i segni di Lourdes, piantati per sempre da Te, o Maria! Vogliamo, come i ceri di Lourdes, innanzi alla tua immagine venerata, brillare nella comunità cristiana, per la saldezza della nostra fede. Vogliamo accogliere l’acqua viva che Gesù ci dona nei sacramenti, come gesti del suo amore che guarisce e rigenera. Desideriamo camminare come gli Apostoli del Vangelo, al soffio della Pentecoste, per continuare a narrare che Dio ci ama e Cristo è morto e risorto per noi. Vogliamo anche amare i luoghi dove Dio ci ha posti e ci chiama ogni giorno a compiere la Sua volontà, i luoghi della nostra santificazione di ogni giorno.

Ave Maria…

Maria, Serva del Signore, Consolazione della Chiesa e dei cristiani, Guidaci oggi e sempre. Amen. Salve Regina…

Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.
Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio