Archivi giornalieri: 4 febbraio 2023

Riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 anni con tagli di assegno solo a pochi

Riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 anni con tagli di assegno solo a pochi

Riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 anni con tagli di assegno solo a pochi

Per superare la legge Fornero serve una vera riforma delle pensioni. Su questo pochi dubbi perché anche la quota 100 del triennio 2019-2021 non è servita certo a superare per davvero la famigerata riforma del Governo Monti del 2011. Ma come si supera una così rigida legge previdenziale? Una via sarebbe quella di introdurre una misura flessibile, che magari consenta delle uscite facoltative ai lavoratori. Che dovrebbero capire cosa lasciano sul campo in termini di assegno pensionistico e cosa invece ci guadagnano. E se fino ad oggi la differenza tra lavori gravosi e usuranti e lavori “normali” era indirizzata verso la possibilità di uscire prima dal lavoro, adesso potrebbe essere indirizzata verso le penalizzazioni di assegno. La riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 anni di età potrebbe essere davvero diversa da come molti la attendono.

Riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 anni tra lavori logoranti e lavori leggeri

La differenza tra lavoro gravoso e lavoro non gravoso, ha riguardato sostanzialmente delle misure previdenziali di pensionamento anticipato. Almeno fino ad oggi.In altri termini, chi svolgeva una delle mansioni gravose o usuranti ha potuto sfruttare dei canali di uscita agevolati dal mondo del lavoro. Pensiamo per esempio all’Ape sociale che consentiva di uscire, a chi svolgeva determinate attività, ad una età pari a 63 anni senza dover attendere i 67 anni classici della pensione ordinaria. Oppure lo scivolo usuranti che al completamento della quota 97,6 consentiva di uscire dal lavoro addirittura a 61 anni e 7 mesi di età.

Il lavoro gravoso e usurante e cosa si ipotizza per il futuro

In pratica svolgere un lavoro pesante secondo la normativa previdenziale vigente permetteva di lasciare lo stesso lavoro prima rispetto alla generalità degli altri lavoratori. Adesso si pensa a considerare il lavoro gravoso non più in materia di uscita anticipata dal posto del lavoro, bensì in materia di calcolo dell’assegno previdenziale spettante. E così la riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 anni potrebbe non fare distinzioni tra tipologie di lavoro svolto se non per il calcolo dell’assegno spettante.

Le nuove ipotesi di Riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 anni con tagli di assegno solo a pochi

Alcune proposte di riforma delle pensioni infatti guardano alla riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 di età. La riforma delle pensioni deve nascere per non impattare troppo sui conti dello Stato e quindi sulla spesa previdenziale dell’INPS. In termini pratici in base ai calcoli si dovrà consentire uscite flessibili a tutti i lavoratori a partire da una determinata età tra quelle prima citate. E anche, senza quelle lunghe carriere contributive e lavorative che finiscono con l’essere il vero limite ai pensionamenti anticipati. Basta pensare che per le già citate Ape sociale e scivolo usuranti servono ancora oggi carriere molto superiori ai 30 anni di contributi versati. L’idea sarebbe quella di rendere le uscite flessibili ma con 20 anni di contributi versati. E senza dare questa facoltà solo a chi svolge determinate attività lasciando fuori gli altri.

Possibile un diverso calcolo dell’assegno tra usuranti, gravosi e attività meno pesanti

L’unica differenza è la penalizzazione di assegno, che per i non usuranti e i non gravosi dovrebbe riguardare la parte retributiva della prestazione. In pratica a chi svolge un lavoro logorante verrebbe concessa la facoltà di lasciare il lavoro prima, e senza tagli di assegno o ricalcoli contributivi. Per chi invece svolge lavori per così dire “normali”, la parte retributiva verrebbe penalizzata. Questa potrebbe essere una via per la riforma delle pensioni a 62, 63 o 64 anni di età.

 

Sono oltre 10 milioni le case inabitate in ItaliaDiritto alla casa

Sono oltre 10 milioni le case inabitate in ItaliaDiritto alla casa

La vita delle comunità è influenzata dalla composizione degli abitanti e dalle abitazioni occupate. Vediamo quante e dove sono le case non abitate, comune per comune.

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La presenza o meno di case abitate su un territorio può essere legato a quanto quella determinata area risenta di periodi di crisi economica, dell’eccessiva lontananza da zone con servizi più capillari ed efficienti ma anche del calo demografico che si sta registrando.

La popolazione italiana infatti sta diminuendo. Istat prevede che nel 2070 i residenti non raggiungano nemmeno la soglia dei 50 milioni, attestandosi secondo le stime a 47,7 milioni. Questo è dovuto a un progressivo calo delle nascite che sbilancia anche la quota di persone anziane presenti nel territorio italiano. Sempre secondo Istat, infatti, nel 2050 le persone con età superiore ai 65 anni saranno oltre un terzo della popolazione, secondo le stime il 34,9%.

La composizione della popolazione incide sulla vita delle comunità.

Sono queste delle dinamiche che incidono su molti aspetti della vita delle comunità. Per esempio, diminuisce il numero dei contribuenti impattando sulla finanza pubblica sia a livello locale che a livello nazionale. Ma cambiano anche le esigenze sul piano dei servizi con necessità sempre più capillare di strutture e figure adibite alla cura della popolazione anziana.

Lo spopolamento non colpisce in modo uguale tutte le aree del paese. Questo risulta evidente non soltanto dai dati della popolazione residente ma anche da quante abitazioni sono occupate dai residenti in una certa zona. In Italia nel 2019 si registrano circa 36 milioni di abitazioni. Di queste, poco più di 25 milioni risultano occupate in modo permanente. Il tema delle case sfitte non è soltanto una sfaccettatura dello spopolamento ma ha anche dei risvolti ambientali, come l’eccessivo consumo del suolo e incide anche su dinamiche sociali come l’emergenza abitativa.

29,73% le abitazioni non occupate permanentemente dalla popolazione residente (Istat, 2019).

Si tratta di un dato che varia molto tra i territori. La regione con la maggior incidenza di abitazioni non occupate è la Valle d’Aosta con il 56,73%. Seguono Molise (46,66%), Calabria (44,54%) e Abruzzo (41,11%). Quelle con il minor numero di case senza residenti si trovano nella provincia autonoma di Bolzano (24,19%), in Lombardia (23,70%) e in Lazio (21,72%).

 
DA SAPERE

Il dato rappresenta la percentuale di abitazioni non occupate in modo continuativo. Si considera la dimora abituale, ovvero il luogo in cui una persona trascorre abitualmente il periodo di riposo giornaliero. La popolazione dimorante costituisce la popolazione legale di un comune.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(consultati: martedì 24 Gennaio 2023)

 

Tra le province italiane, quella con la quota maggiore di abitazioni non occupate in modo permanente è Sondrio, con il 57,04%. Seguono Aosta (56,73%), L’Aquila (55,09%) e Imperia (51,98%). Sono tutti territori in cui più della metà delle abitazioni è inabitata. Le aree caratterizzate dai valori più bassi sono Monza e della Brianza (16,59%), Cagliari (14,26%), Milano (13,11%) e Prato (12,61%). Queste dinamiche risultano confermate andando a vedere più nel dettaglio i dati a livello comunale.

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DA SAPERE

Il dato rappresenta la percentuale di abitazioni non occupate in modo continuativo. Più è scuro il colore del comune, maggiore è la presenza di abitazioni non occupate. Per calcolare questi dati, si considera la dimora abituale, ovvero il luogo in cui una persona trascorre abitualmente il periodo di riposo giornaliero. La popolazione dimorante costituisce la popolazione legale di un comune.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(consultati: martedì 24 Gennaio 2023)

 

Le zone vicine ai grandi centri urbani sono quelle in cui ci sono meno case abitate in modo non continuativo. In particolare, si possono notare le aree della Pianura Padana, la zona del nord della Toscana e quelle vicino a Roma e a Napoli. Risultano invece più alte le quote delle aree appenniniche e alpine, ad eccezione della provincia autonoma di Bolzano.

Le dinamiche demografiche incidono in misura più impattante sulle aree interne, più soggette a spopolamento e invecchiamento della popolazione. Queste zone sono quelle caratterizzate dalle distanze maggiori rispetto ai servizi essenziali. In particolare, sono inclusi i comuni intermedi, periferici e ultraperiferici con distanze pari a 20, 40 e 75 minuti dal polo più vicino.

Le aree interne sono i comuni italiani più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità). Vai a “Che cosa sono le aree interne”

Si stima che tra 2021 e 2031 i comuni nelle zone rurali registreranno nel complesso una riduzione della popolazione del 5,5%. Un dato ancora più sfavorevole per quelli che rientrano nelle aree interne, zone in cui questo calo previsto è pari al 9,1%.

Non è questo un fenomeno nuovo per queste zone. Al 2019 sono proprio le aree interne del paese quelle con meno case abitate. Se infatti solo il 18,88% delle abitazioni nei comuni polo non risulta permanentemente occupata, questo dato va aumentando mano a mano che ci si allontana dai centri. Nelle aree periferiche, la quota è pari al 49,88% mente nelle ultraperiferiche si raggiunge il 58,08%

I primi 100 giorni del governo MeloniGoverno e parlamento

I primi 100 giorni del governo MeloniGoverno e parlamento

I primi 100 giorni di attività rappresentano un momento utile per una prima verifica dell’attività dell’esecutivo. Ripercorriamo, numeri alla mano, le principali tappe di questi mesi.

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Lo scorso 22 ottobre Giorgia Meloni giurava come nuovo presidente del consiglio dei ministri dando così avvio al primo governo della XIX legislatura. Dall’insediamento dell’esecutivo sono già passati più di 100 giorni. Tradizionalmente, soprattutto da un punto di vista mediatico, questo passaggio rappresenta l’occasione per tracciare un primo bilancio dell’attività svolta.

Dopo le prime settimane, che sono servite principalmente per delineare la squadra di governo e ottenere la fiducia del parlamento, l’esecutivo si è subito dovuto mettere a lavoro su dossier molto delicati. Solo per citarne alcuni: l’approvazione della legge di bilancio, il rispetto delle scadenze previste dal Pnrr e l’aumento consistente del costo dell’energia e delle materie prime.

Questo scenario aiuta forse a spiegare il massiccio ricorso fatto in questi mesi a decreti legge e questioni di fiducia. Una prassi piuttosto frequente anche in passato, specie all’inizio della legislatura. In precedenza però c’era stato comunque uno spazio maggiore per le iniziative parlamentari. Tale dinamica negli ultimi anni si è sbilanciata sempre di più in favore degli esecutivi di volta in volta in carica. Fino a raggiungere la situazione attuale in cui nessuna delle leggi approvate è nata da un’iniziativa di deputati o senatori.

Un altro elemento importante da analizzare riguarda la tenuta della maggioranza in parlamento. Da questo punto di vista, in base a quanto accaduto in questi primi mesi, possiamo osservare che i numeri della coalizione di governo soprattuto al senato si sono rivelati meno solidi di quanto ci si aspettasse.

I numeri del governo attraverso le misure varate

Uno degli indicatori che ci può aiutare a valutare l’attività del governo Meloni nei suoi primi 100 giorni consiste nell’analisi dalle misure varate in questi mesi. Molte di queste iniziative si concretizzano in disegni di legge e decreti che poi il parlamento deve approvare.

Da questo punto di vista, un primo dato interessante riguarda il fatto che delle numerose proposte di legge avanzate dall’inizio della legislatura sono pochissime quelle che hanno già concluso l’iter e sono quindi entrate in vigore. Peraltro tali disegni di legge sono tutti di iniziativa governativa.

le leggi approvate del parlamento nei primi 100 giorni dell’esecutivo Meloni.

Un numero così basso potrebbe trovare una sua giustificazione nel fatto che ci troviamo ad inizio legislatura e che anche il parlamento, così come l’esecutivo, necessita di tempo prima di poter entrare in funzione a pieno regime. Prima della massima operatività infatti le camere hanno dovuto nominare i presidenti d’aula, gli uffici di presidenza, costituire le commissioni permanenti e altro ancora. Ciò ha certamente inciso sulla lentezza del processo legislativo.

Questa dinamica tuttavia si ripresenta all’inizio di ogni legislatura ma facendo un confronto con i primi 100 giorni dei governi precedenti che hanno aperto un nuovo quinquennio incontriamo comunque dei numeri più elevati. Come si può notare dal grafico infatti quello dell’esecutivo attualmente in carica è il dato più basso degli ultimi anni. Il valore più elevato è invece quello del governo Prodi I (23). Seguono gli esecutivi Berlusconi IV (18) e Berlusconi II (15).

Per quanto riguarda invece l’iniziativa delle leggi approvate, possiamo notare come quella dell’esecutivo sia sempre stata preponderante. Tuttavia in passato c’era stato un maggiore spazio anche per le iniziative di deputati e senatori. In questo caso infatti il governo Meloni si trova al primo posto (insieme al Berlusconi II) relativamente al rapporto tra leggi di iniziativa dell’esecutivo sul totale di quelle approvate (100%). 

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DA SAPERE

Tra le leggi approvate nella XIX legislatura rientra anche la numero 175/2022 di conversione del decreto aiuti ter. Questo Dl però è di iniziativa del governo Draghi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: mercoledì 1 Febbraio 2023)

 
Nei suoi primi 100 giorni il governo Meloni ha dovuto predisporre anche la legge di bilancio.

Un altro elemento interessante riguarda la tipologia di leggi approvate. Nei suoi primi 100 giorni di attività l’attuale esecutivo ha anche dovuto varare la legge di bilancio. Si tratta di una novità nella storia del nostro paese. Negli ultimi anni infatti solo con un altro governo (il Prodi I nel 1996) erano state approvate leggi di questo tipo durante i primi 100 giorni. In quel caso però si trattava dell’assestamento di bilancio e del consuntivo relativo all’anno precedente. Due provvedimenti meno rilevanti dal punto di vista politico.

Al di là di questo aspetto peculiare, in genere sono le conversioni dei decreti a farla da padrone per quanto riguarda le leggi approvate nel periodo preso in esame. E da questo punto di vista il governo Meloni non fa eccezione. Oltre al bilancio infatti gli altri atti legislativi già approvati sono tutti conversioni.

 
DA SAPERE

All’interno delle leggi ordinarie sono conteggiate anche le ratifiche di trattati internazionali, le leggi delega e quelle per l’istituzione di commissioni parlamentari d’inchiesta. Tra le leggi approvate nella XIX legislatura rientra anche la numero 175/2022 di conversione del decreto aiuti ter. Questo Dl però è di iniziativa del governo Draghi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: mercoledì 1 Febbraio 2023)

 
74% le leggi di conversione di decreti approvate nei primi 100 giorni dei governi che hanno aperto le ultime 7 legislature.

In termini assoluti, il numero di decreti legge già convertiti dall’attuale parlamento è tra i più bassi delle ultime legislature. Ma questo è evidentemente anche da addebitare al generale ridotto numero di leggi approvate finora. Se però si considera il rapporto tra conversioni di decreti e leggi approvate ecco che l’attuale esecutivo sale al secondo posto. Solo il governo Berlusconi II infatti (100% di leggi di conversione rispetto al totale delle norme approvate) presenta un dato più elevato.

Prosegue il ricorso massiccio alla decretazione d’urgenza

Sono quindi 6 i decreti legge che hanno già concluso l’iter durante i primi 100 giorni del governo Meloni. Si tratta nello specifico dei Dl:

Quelli emanati in questi mesi però sono molti di più. Parliamo in totale di 15 Dl già presentati alle camere per la conversione. Si tratta del secondo dato più elevato (al pari del governo Berlusconi IV) per quanto riguarda i primi 100 giorni degli esecutivi di inizio legislatura. Solo il governo Berlusconi II fece registrare un dato più elevato (25 decreti legge).

 
DA SAPERE

Nel grafico non è rappresentato il dato del governo Prodi I. Questo perché all’epoca era ancora possibile reiterare decreti legge che non fossero stati convertiti in tempo dal parlamento. Una prassi non più permessa a seguito della sentenza 360/1996 della corte costituzionale. Alla luce di questa variazione, il dato (232 decreti legge emanati) non è paragonabile a quello dei governi successivi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: giovedì 26 Gennaio 2023)

 

Un utilizzo così elevato dei Dl può essere in parte spiegato anche con la necessità di sopperire alle carenze di un parlamento non ancora pienamente operativo. Occorre però ricordare che questi atti dovrebbero essere utilizzati solo per intervenire in situazioni emergenziali e che dovrebbero avere un contenuto omogeneo.

Nel caso del governo in carica per quanto riguarda il primo aspetto certamente le crisi da affrontare non sono mancate: dall’alluvione nelle Marche alla frana sull’isola di Ischia, fino alla necessità di fronteggiare l’aumento dei costi in particolare dell’energia.

Sul secondo fronte invece si registra qualche criticità in più. Solo per fare qualche esempio il decreto legge 162/2022, fonte di tante polemiche per le misure sui rave party, contiene anche norme in materia di concessione di benefici penitenziari per i carcerati e ha disposto il reintegro del personale sanitario non vaccinato contro il Covid.

Un altro decreto fonte di attriti tra le forze politiche è stato il 169/2022. La norma in questo caso prevedeva la proroga della partecipazione italiana alla Nato. Ma allo stesso tempo ha disposto anche la proroga del commissariamento del sistema sanitario calabrese.

Questi “atti omnibus”, sempre più frequenti negli ultimi anni, sono stati finora tollerati dal presidente della repubblica (che pure in passato non ha mancato di richiamare all’ordine la classe politica) visto il contesto particolarmente difficile che stiamo attraversando. Occorre però ribadire che si tratta di una pratica impropria.

Inoltre l’eccessiva proliferazione dei decreti legge comporta comunque dei problemi. In primo luogo, come abbiamo visto, tende a saturare le agende di camera e senato che non sempre riescono a rispettare i tempi per la conversione. Caso che si è verificato per ben 21 volte durante il governo Draghi e 12 durante il Conte II. Si è già verificato un caso simile anche con il governo attuale. Si tratta del decreto 179/2022 che conteneva le misure a sostegno delle Marche ma anche interventi per il taglio sulle accise dei carburanti (va precisato che la scelta di non rinnovare le misure contro il caro-benzina è stata voluta dal governo).

decreto legge del governo Meloni decaduto.

Spesso in passato per evitare che ciò avvenisse sono state adottate altre prassi poco consone come l’utilizzo di “decreti minotauro” (Dl decaduti ma i cui contenuti sono stati fatti salvi da un’altra legge), il ricorso al “monocameralismo di fatto” con l’obiettivo di velocizzare l’iter parlamentare (l’accordo politico di far presentare proposte di modifica in una sola camera, con l’altra che si limita a ratificare quanto già deciso). E, soprattutto, il sempre più frequente ricorso alla questione di fiducia.

Anche il governo Meloni ricorre alla fiducia

La pratica di porre la questione di fiducia per velocizzare l’iter dei provvedimenti è una prassi a cui ormai siamo abituati. Da questo punto di vista l’attuale governo non fa eccezione. 

Dal suo insediamento i voti di questo tipo sono stati già 5. Peraltro in 2 casi la fiducia sul disegno di legge è stata posta in entrambi i rami del parlamento. È accaduto per la legge di bilancio e la conversione del decreto aiuti quater. In questo modo gli emendamenti presentati in aula sono stati sterilizzati e l’unica possibilità di intervento per deputati e senatori si è limitata alle dichiarazioni di voto.

L’esecutivo può decidere di mettere la fiducia su un disegno di legge, legando il proprio destino a quello del testo. Nasceva per ricompattare la maggioranza in situazioni eccezionali, ma viene sempre più utilizzato per velocizzare il dibattito e assicurare l’approvazione di proposte molto discusse. Vai a “Che cosa sono i voti di fiducia”

A livello numerico il dato del governo Meloni è il secondo più alto tra gli esecutivi presi in esame (insieme a quello del Berlusconi IV). In questo caso al primo posto troviamo il governo Prodi II con 6 voti di fiducia nei suoi primi 100 giorni.

 
DA SAPERE

Nei grafici non è rappresentato il governo Prodi I perché non è stato possibile recuperare il dato dei voti di fiducia al senato.

FONTE: elaborazione openpolis su dati senato
(ultimo aggiornamento: mercoledì 1 Febbraio 2023)

 

Un dato particolarmente rilevante da analizzare però riguarda il rapporto tra le questioni di fiducia poste e le leggi approvate nello stesso periodo. In questo caso, con 5 voti di fiducia a fronte di 7 leggi già approvate definitivamente nei primi 100 giorni, l’attuale esecutivo balza al primo posto. Seguono il governo Prodi II (6 su 10) e Berlusconi IV (5 su 18).

La tenuta della maggioranza in parlamento

Un ultimo elemento interessante da analizzare riguarda la solidità della coalizione di governo all’interno delle camere. Senza una maggioranza che lo sostiene infatti un esecutivo non può andare avanti e sarebbe quindi costretto a rassegnare le proprie dimissioni.

Per valutare questo aspetto possiamo analizzare l’andamento dei voti svolti dalle camere. Un indicatore utile da questo punto di vista è rappresentato dal margine che ha la coalizione di centrodestra rispetto alla soglia minima della maggioranza richiesta per l’approvazione di un provvedimento (in genere la metà più uno dei votanti).

Per questa analisi ci limiteremo all’osservazione dei voti di fiducia (compreso quello sulle dichiarazioni della presidente Meloni all’atto dell’insediamento) e di quelli finali sui disegni di legge. Alla camera le votazioni che rientrano in questo conteggio sono 13 e il margine della maggioranza è stato in media di circa 67,4 voti. Si sono registrati 2 picchi in occasione delle votazioni sul decreto aiuti ter e sul decreto elezioni. Ma questo dato deve essere valutato con attenzione. Nel primo caso infatti, come già detto, si tratta di un provvedimento che risale al governo Draghi che, come noto, poteva contare su una maggioranza diversa e più ampia di quella attuale. Nel secondo caso parliamo invece di un decreto più tecnico. Al contrario, il margine si è particolarmente assottigliato in occasione del voto sul Dl per il riordino dei ministeri (16 voti).

 

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 1 Febbraio 2023)

 

Ma è forse al senato che si incontrano le indicazioni più interessanti. Come abbiamo spiegato in questo articolo infatti, qui il margine della maggioranza è già di per sé più ridotto rispetto a quello della camera. Valutare l’andamento delle votazioni in questo ramo del parlamento è quindi particolarmente rilevante.

A palazzo Madama i voti da analizzare sono 15 con un margine medio di 37,9 voti sulla soglia della maggioranza. In questo caso, come si può notare anche dal grafico, l’andamento è stato molto più altalenante. Ma occorre precisare che le votazioni in cui si è registrato un numero particolarmente rilevante di voti favorevoli riguardano proposte di legge che incontrano ampio consenso bipartisan. È il caso ad esempio del voto sul Ddl per l’istituzione di un fondo per la visita dei campi di concentramento nazisti a favore delle scuole. E di quello sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla violenza di genere e il femminicidio.

A causa di missioni e assenze la maggioranza rischia di non avere i numeri. Soprattuto al senato.

Al contrario, sui provvedimenti più “politici” logicamente il margine tende ad assottigliarsi. Da questo punto di vista, il picco negativo è rappresentato dal voto sulla conversione del Dl rave dove lo scarto rispetto alla soglia della maggioranza è stato di appena 8 voti favorevoli. Ma anche altri provvedimenti sono stati approvati con un margine piuttosto limitato. È il caso del Dl sul riordino dei ministeri (12 voti) e di quello sul Dl aiuti quater (14).

Da notare in particolare che nei primi 2 casi era particolarmente elevato il numero di senatori “in missione”. Quei parlamentari cioè che non hanno partecipato al voto perché impegnati in altre attività istituzionali. Erano 23 per il decreto sui rave e 22 sull’aiuti ter. Questo dato è fortemente influenzato anche da quei parlamentari che ricoprono un incarico di governo (ministro, vice ministro, sottosegretario) e che per questo motivo non riescono a essere sempre presenti in aula.

Questo però può rappresentare un campanello d’allarme per l’esecutivo. Se i senatori che fanno anche parte del governo non riusciranno a garantire il proprio apporto in assemblea infatti la maggioranza rischia di non avere i numeri in passaggi decisivi.

Foto: Governo – Licenza

I bilanci e la trasparenza nel settore della cooperazioneCooperazione

I bilanci e la trasparenza nel settore della cooperazioneCooperazione

Le organizzazioni della società civile che si occupano di cooperazione vivono sia di contributi pubblici che privati. Anche per questo è importante la decisione di rendere trasparenti i propri bilanci. In particolare in una fase caratterizzata da attacchi e contestazioni.

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Progetto


Come accade ormai puntualmente da diversi anni, anche nel 2023 Open Cooperazione ha pubblicato i dati 2021 relativi ai bilanci, le donazioni, le risorse umane e i progetti delle 116 organizzazioni della società civile (Osc) che hanno partecipato a questa operazione di trasparenza.

Non trattandosi in alcun modo di un obbligo ma di una scelta completamente volontaria non ci si può aspettare che il quadro fornito sia completo al 100%. Ma tutte le maggiori Osc italiane impegnate in attività di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale italiane partecipano a questa operazione. I dati disponibili dunque forniscono un quadro ampio e significativo delle organizzazioni che quotidianamente operano nel settore della cooperazione allo sviluppo. Una realtà variegata fatta di piccole e grandi organizzazioni, ciascuna con la propria storia e le proprie specificità.

Il bilancio economico delle Osc

Complessivamente il bilancio economico delle 116 organizzazioni che hanno rilasciato a Open Cooperazione i dati sul 2021 supera il miliardo di euro.

1,16 miliardi € il bilancio aggregato 2021 delle organizzazioni che hanno pubblicato i propri dati su Open cooperazione.

Un importo considerevole che nel tempo è aumentato costantemente (+9,8% rispetto all’anno precedente). A crescere sono state soprattutto le grandi organizzazioni. Questo sia perché ereditano una dote di credibilità maturata in tanti anni di lavoro sul campo sia perché maggiormente strutturate e in grado di competere nei bandi e le raccolte fondi. Hanno invece faticato maggiormente le realtà più piccole.

 
DA SAPERE

I valori includono il bilancio economico aggregato di tutte le Osc che hanno fornito i dati a Open Cooperazione per gli anni di riferimento. Nella sezione del sito “Le risorse finanziarie della cooperazione 2021” sono invece considerati i bilanci aggregati di tutte le organizzazioni che hanno fornito dati per il 2021 ma non necessariamente per gli anni precedenti. Il valore complessivo risulta dunque più alto (1,16 miliardi di euro piuttosto che 1,14). È inoltre da segnalare che i valori aggregati sono soggetti a cambiamenti. Tutte le maggiori Ong italiane hanno infatti fornito i dati ma alcune realtà aderenti al progetto potrebbero aggiungersi nei prossimi mesi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Open Cooperazione
(consultati: venerdì 27 Gennaio 2023)

 

D’altronde negli ultimi anni, in particolare dal 2018, si è scatenata contro questo settore una vera e propria campagna di criminalizzazione e delegittimazione.

Una campagna pericolosa se si considera l’importanza di queste realtà sia per il settore italiano della cooperazione allo sviluppo, sia per i tanti progetti che il terzo settore porta avanti in Italia, contribuendo al welfare del paese. Parliamo di iniziative di lotta alla povertà e all’esclusione sociale rivolte alle fasce più vulnerabili della popolazione, sia italiana che straniera, all’accoglienza e all’integrazione dei migranti, di contrasto alla dispersione scolastica, di attività di educazione alla cittadinanza globale e della realizzazione di campagne di informazione e sensibilizzazione. 

Da ricordare infine, il contributo dato da molte Osc durante pandemia, grazie al personale volontario, fatto di medici e infermieri, che hanno messo a disposizione delle strutture sanitarie italiane, il proprio patrimonio di esperienze e competenze, maturato nella lotta alle pandemie in tante parti del mondo.

Le fonti di finanziamento

Nonostante questa campagna di delegittimazione, ancora nel 2021 oltre il 40% delle risorse delle organizzazioni prese in esame derivava da donatori privati. Segno che presso le aziende, le chiese, le fondazioni a soprattutto i semplici cittadini è ancora alta la fiducia e il sostegno che nutrono le organizzazioni della società civile che operano all’estero nella cooperazione allo sviluppo così come sul territorio italiano. La quota più importante di contributo dai privati infatti arriva dal 5×1000 e quindi da una libera scelta dei cittadini contribuenti. Senza un sostegno così ampio la maggior parte di queste organizzazioni non potrebbero svolgere il proprio lavoro.

40,18% delle risorse delle Osc che hanno rilasciato dati a Open cooperazione, vengono da donatori privati.

Molto ampio è poi il quadro dei i donatori pubblici, sia nazionali che internazionali. Questi infatti vanno dalla Commissione europea al sistema delle Nazioni unite, soprattutto attraverso le proprie agenzie operative. Complessivamente i finanziatori più importanti risultano essere il ministero degli esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) assieme all’agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Anche per questo nelle scorse settimane avevamo considerato allarmante la riduzione di risorse destinate dalla legge di bilancio ad Aics e Maeci per le attività di cooperazione.

È proprio attraverso questo canale infatti che le Osc italiane possono partecipare alla politica di cooperazione italiana che, come stabilito dalla legge, è parte integrante e qualificate della politica estera del nostro paese (legge 125/2014 articolo 1).

Gli uomini e le donne che lavorano nella cooperazione

Nel corso degli ultimi anni le risorse umane (ovvero le donne e gli uomini che lavorano nelle organizzazioni che hanno fornito dati a Open Cooperazione) impiegate in Italia hanno continuato a crescere (+31,7% rispetto all’anno precedente).

Da questo punto di vista è rilevante segnalare come nel settore sia predominante la componente femminile, che nel 2021 supera il 60% del personale impiegato nelle attività in Italia.

63,36% la quota di donne impegnate in Italia nelle organizzazioni che hanno fornito dati a Open Cooperazione.

Tra coloro che lavorano all’estero invece la componente maschile è ancora maggioritaria, ma con valori comunque molto importati dal punto di vista dell’equità di genere (41,6%). D’altronde è bene considerare che una parte considerevole dei lavoratori impiegati all’estero sono assunti tra la popolazione locale e non in tutti i paesi il lavoro femminile è diffuso come in Europa.

Per quanto riguarda il personale impiegato all’estero infine, bisogna segnalare un calo del numero di persone impiegate tra 2019 e 2020 (-8,74%). Una tendenza che fortunatamente è tornata a invertirsi nel 2021 riuscendo a recuperare una parte dei posti di lavoro persi durante il primo anno di pandemia.

Gli obblighi di trasparenza

Ma a parte l’iniziativa privata che ha portato molte Osc a rilasciare dati a Open Cooperazione, tutte le organizzazioni del terzo settore sono sottoposte a importanti obblighi di rendicontazione.

Per quanto riguarda i fondi pubblici intanto è bene specificare che questi sono principalmente erogati per lo svolgimento di progetti specifici che rientrano negli obiettivi dell’ente finanziatore. Le organizzazioni che li ricevono dunque sono sottoposte a stringenti obblighi di rendicontazione stabiliti dal donatore.

Le Osc che ricevono finanziamenti pubblici per perseguire progetti specifici devono rendicontarne l’implementazione.

Nel caso dei fondi erogati dall’agenzia per la cooperazione allo sviluppo (Aics) ad esempio, i finanziamenti alle Osc sono garantiti da polizze fidejussorie e i rendiconti sono accompagnati da audit di revisori esterni indipendenti e da una valutazione finale effettuata da professionisti esterni. La stessa cosa vale per i finanziamenti dell’Unione Europea che sono regolati dal Prag, le procedure di gestione finanziaria delle sovvenzioni dell’Ue che prevedono specifiche regole anche sulle modalità di effettuazione degli acquisti di beni e servizi. Anche gli enti locali italiani che concedono contributi alle Osc richiedono rendiconti comprensivi di documenti  giustificativi di tutti le somme erogate. In tutti i casi in sostanza le organizzazioni devono rendicontare l’implementazione dei progetti secondo gli standard definiti dal donatore.

Naturalmente anche le donazioni private sono sottoposte a obblighi di trasparenza. Le somme ricevute attraverso il 5×1000 ad esempio devono essere rendicontate presso il ministero del lavoro. Le fondazioni filantropiche e le chiese richiedono un livello di rendiconto dei contributi erogati alle Osc molto simile a quello previsto dai donatori pubblici e in diversi casi anche un audit di revisori esterni indipendenti. Le donazioni delle aziende invece sono assimilabili alle donazioni da privati e sono soggette a regole di rendicontazione concordate con la singola organizzazione.

In aggiunta esistono controlli non legati a specifici finanziamenti ricevuti o progetti finanziati, in larga misura stabiliti dal Testo unico del terzo settore. Per effetto della riforma del terzo settore poi ogni organizzazione è tenuta a pubblicare sul proprio sito la lista dettagliata dei finanziamenti ricevuti dalla pubblica amministrazione. Infine, le organizzazioni iscritte all’elenco delle organizzazioni della società civile attive nella cooperazione allo sviluppo gestito dall’Aics, devono sottoporre all’agenzia un rapporto annuale dettagliato che viene verificato per rinnovare la propria iscrizione.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Servono mense scolastiche dove è più diffusa la povertà alimentare#conibambin

Servono mense scolastiche dove è più diffusa la povertà alimentare#conibambini

La povertà alimentare minorile incide di più in alcune aree del paese, come Sicilia e Campania. Spesso si tratta anche dei territori con minore offerta di mense scolastiche, il cui ruolo è cruciale nel contrasto del fenomeno.

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Quando una persona non ha la possibilità di consumare quotidianamente e in quantità adeguate cibi sani, equilibrati, nutrienti e sicuri può trovarsi in povertà alimentare.

Mentre nei paesi in via di sviluppo il fenomeno è direttamente connesso alla questione della fame nel mondo, nelle economie avanzate assume caratteristiche diverse (Faoparlamento europeo). Esattamente come la povertà educativa, la deprivazione alimentare in Italia e nel contesto occidentale ha una matrice multidimensionale.

Non riguarda la scarsità in assoluto delle risorse disponibili. Quanto piuttosto l’equità e la possibilità di averne accesso (Campiglio e Rovati, 2009, cit. in biblioteca disuguaglianze sociali). Una questione che generalmente interseca tante dimensioni diverse: povertà economica, prossimità a servizi e assistenza, educazione alimentarequalità e prezzi dell’offerta disponibile.

L’insieme di questi fattori conduce a una quota non irrilevante di persone che in Italia dichiarano di non potersi permettere una dieta equilibrata. L’indicatore cui si ricorre di solito è quello dell’incidenza di persone che non hanno accesso a un pasto con carne o pesce (o equivalente vegetariano) almeno ogni due giorni.

8,4% delle famiglie in Italia dichiara di non potersi permettere un pasto proteico ogni 2 giorni (2021).

La povertà alimentare è chiaramente ancora più grave per bambini e ragazzi che attraversano l’età dello sviluppo. L’accesso a una dieta equilibrata è infatti oggetto di raccomandazioni specifiche per i minori, rispetto a quelle per gli adulti (Efsa).

In Italia in media il 2,8% dei minori non consuma un pasto proteico al giorno, segnale di una possibile povertà alimentare. Un dato da non trascurare, soprattutto in alcune aree del paese.

In Sicilia la quota di bambini e ragazzi che non consumano almeno un pasto proteico al giorno supera l’8%. Seguono Campania (5,4%), Basilicata (4,9%) e Lazio (4,5%). Mentre la percentuale si attesta al di sotto dell’1% nelle Marche, in Abruzzo, in Puglia e in Piemonte.

 
DA SAPERE

Per diverse regioni (Calabria, Liguria, Lombardia, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) il dato non è stato rilasciato, perché corrispondente ad una numerosità campionaria inferiore a 20 unità.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat per gruppo Crc
(ultimo aggiornamento: martedì 30 Novembre 2021)

 

Il fenomeno presenta molteplici sfaccettature che, come ricordato, vanno dalla disponibilità economica all’educazione alimentare, fino alla possibilità di accesso ai servizi. Di tale multifattorialità è paradigmatico il contributo delle mense scolastiche. Negli ultimi anni, le relazioni del garante dell’infanzia al parlamento italiano hanno spesso sottolineato il ruolo dell’estensione della refezione nel contrasto della povertà alimentare.

(…) particolare attenzione alle mense scolastiche che, per alcuni bambini, rappresentano il pasto più completo e sano della giornata.

Si tratta di un’osservazione non casuale, che peraltro trova riscontro nei dati a disposizione.

La relazione tra mense scolastiche e povertà alimentare

Le regioni a maggior rischio di povertà alimentare tra i minori difatti in molti casi coincidono con quelle con meno mense scolastiche. Sono 6 le regioni in cui per meno del 25% delle scuole statali è dichiarata la presenza di una mensa. Nell’ordine, si tratta di Sicilia (10,2% degli edifici hanno la mensa), Campania (12,3%), Calabria (18,8%), Basilicata (20,2%), Lazio (21%) e Molise (21,8%).

le regioni dove meno di una scuola su 4 ha la mensa.

Sono anche le regioni che, praticamente nello stesso ordine, risultano ai primi posti per quota di minori che non consumano un pasto proteico al giorno. Con l’eccezione di Calabria e Molise (i cui dati non sono stati rilasciati per la bassa numerosità del campione utilizzato per la rilevazione), le altre seguono lo stesso ordine.

La Sicilia, prima per quota di minori che non consumano quotidianamente pasti proteici (8,4% del totale nel 2019) è anche la regione per cui è dichiarata la minore presenza di edifici scolastici con mensa (10,2% del totale). Al secondo posto in base a questo indicatore di deprivazione alimentare la Campania (5,4%), che è anche penultima per disponibilità di mense (dichiarata per il 12,3% delle strutture).

 
DA SAPERE

Nel grafico sono messi a confronto, per le regioni per questi dati sono entrambi disponibili, la percentuale di edifici scolastici statali dotati di mensa e quella di minori che non consumano almeno un pasto proteico al giorno. Il primo dato si riferisce all’anno scolastico 2020/21, e non è disponibile per il Trentino-Alto Adige. Il secondo al 2019 e – a causa della bassa numerosità campionaria – non è stato rilasciato per Calabria, Liguria, Lombardia, Molise, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat per gruppo Crc e ministero dell’istruzione
(pubblicati: mercoledì 12 Gennaio 2022)

 

La Basilicata, in terza posizione per incidenza di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici (4,9%), è quartultima per presenza di mense (20,2% delle scuole ne dispone). Il Lazio, come già visto quarto in base all’indicatore di deprivazione alimentare (4,5%), è quintultimo sulle mense scolastiche (21%).

Al contrario in Toscana e Piemonte – le uniche 2 regioni oltre alla Valle d’Aosta in cui la quota di edifici dotati di mensa supera il 60% – la percentuale di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici si attesta al di sotto del 2%. In particolare in Piemonte: la regione con il migliore indicatore di deprivazione alimentare (0,2%) è la seconda con maggiore offerta di mense. Subito dopo la Valle d’Aosta, per cui purtroppo il dato sui minori a rischio povertà educativa non è disponibile.

62,4% degli edifici scolastici statali in Piemonte ha la mensa (a.s. 2020/21).

Si tratta di una relazione da osservare con molta cautela. Non solo per i limiti posti dalla carenza di dati, ma anche per gli altri fattori che intervengono sul fenomeno: dal livello di educazione alimentare alla disponibilità economica delle famiglie. Una questione perciò complessa, che ovviamente sarebbe semplicistico ridurre unicamente alla presenza di mense scolastiche.

Tuttavia non va trascurato il ruolo delle mense nell’offrire un pasto sano ed equilibrato al giorno a tutte le bambine e i bambini, aspetto non a caso sottolineato nella relazione del garante.

Come varia l’offerta di mense scolastiche in Italia

Per questo motivo, diventa rilevante valutare la diffusione di questo servizio sul territorio nazionale, sulla base dei dati del ministero dell’istruzione. Così da comprendere meglio, attraverso l’ausilio dei dati, un fenomeno così multiforme.

A livello locale, oltre alla provincia di Aosta (il cui dato coincide ovviamente con quello regionale, 71,3%), spiccano i territori delle province di Lucca (68,6%), Verbano-Cusio-Ossola (68,5%), Imperia (67,8%), Prato (67,2%), Biella (67%) e Vercelli (66%).

i territori dove almeno 2 edifici scolastici su 3 hanno la mensa.

Invece in altre 7 provincetutte del mezzogiorno, la presenza di una mensa è dichiarata per meno del 10% degli edifici scolastici statali presenti. Si tratta di Trapani, Matera, Agrigento, Palermo, Catania, Ragusa e Napoli.

 
DA SAPERE

L’indicatore misura il rapporto percentuale tra gli edifici scolastici statali dotati di mensa e il totale degli edifici scolastici statali. Non sono disponibili dati per il Trentino-Alto Adige. I dati, pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione, sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati ministero dell’istruzione
(pubblicati: mercoledì 12 Gennaio 2022)

 

Approfondendo il dato comune per comune, tra le città più popolose spiccano Torino (64,1%), Firenze (53,7%) e Bologna (45,9%). Da notare tuttavia come una serie di comuni maggiori, anche di grandi dimensioni (ad esempio Milano, Catania, Palermo e Napoli) riportino dati anomali, inferiori al 10% del totale. Informazioni che è possibile siano attribuibili a qualche anomalia nella rilevazione relativa a quell’anno. I dati vengono infatti forniti dai singoli enti proprietari di ciascuna struttura al ministero dell’istruzione.

L’importanza di investire sulle mense scolastiche

Anche al netto degli aspetti quantitativi della questione, lo sviluppo di una rete di mense sul territorio appare strategico per diversi motivi. In primo luogo, può offrire a tutti gli studenti la garanzia di un pasto adeguato almeno una volta al giorno, elemento come abbiamo visto per nulla trascurabile. Specialmente nelle realtà più fragili dal punto di vista sociale.

Inoltre, costituisce uno spazio di condivisione e socializzazione per ragazze e ragazzi, al di fuori dell’orario strettamente dedicato alla didattica. Infine è il presupposto per permettere agli alunni di frequentare la scuola nel pomeriggio, sviluppando attività pomeridiane, laboratori, corsi.

La mensa può quindi avere un ruolo fondamentale nel determinare qualità e quantità dell’offerta educativa. Vanno in questa direzione gli investimenti del Pnrr. Come abbiamo avuto modo di ricostruire nel rapporto “Il Pnrr e la povertà educativa” sono numerosi gli interventi che riguarderanno l’edilizia scolastica. Tra questi, il piano per l’estensione del tempo pieno (960 milioni) si baserà anche sulla creazione o ristrutturazione degli spazi per le mense, per almeno 1.000 edifici.

Di fianco a questo tipo di investimenti, appare anche prioritario ampliare l’accessibilità del servizio, come sottolineato dal garante.

Tali servizi, inoltre, dovrebbero essere resi economicamente accessibili a tutte le famiglie, garantendo la gratuità a quelle in condizione di povertà certificata.

L’accessibilità delle mense, su tutto il territorio nazionale, può essere lo strumento per promuovere due politiche fondamentali. Il contrasto alla povertà educativa, con la possibilità di estendere tempo pieno e offerta scolastica e laboratoriale anche in orario pomeridiano. E quello alla povertà alimentare, che ancora oggi purtroppo affligge troppe bambine e bambini.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alla presenza di mense, elaborati a partire dati dataset pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione (a.s. 2020/21), sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico. Non sono disponibili dati per il Trentino-Alto Adige. 

OpenPNRR

Sul fondo complementare sappiamo ancora meno che sul Pnrr#OpenPNRR

Le risorse nazionali stanziate a integrazione del Pnrr ammontano a 30 miliardi. Un fondo che finanzia investimenti importanti, la cui attuazione però non è puntuale né trasparente.

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Abbiamo ribadito in diverse occasioni le difficoltà di monitorare l’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza. Sia rispetto all’avanzamento delle scadenze e delle misure in agenda, sia in merito alla realizzazione dei progetti cioè – in estrema sintesi – le infrastrutture e gli interventi concreti finanziati dal piano.

Il Pnc è ancora più difficile da monitorare del Pnrr.

Per quanto il monitoraggio del Pnrr sia complicato, tuttavia, lo è ancora di più quello del piano nazionale complementare (Pnc). Cioè l’agenda finanziata dal fondo complementare, istituito dal decreto legge 59/2021 con un duplice scopo. Da un lato mettere a disposizione ulteriori risorse per alcune misure del Pnrr – così da facilitarne la realizzazione – e dall’altro finanziare nuovi interventi.

30,6 miliardi € le risorse del fondo complementare.

Anche questa seconda agenda prevede dunque delle misure, che hanno rispettive risorse, enti titolari e scadenze. Trattandosi di soldi dello stato però, gli interventi previsti dal cronoprogramma del Pnc non vengono verificati dall’Unione europea, come accade invece per le scadenze Ue. Con la grave conseguenza, purtroppo, di un impegno ancora minore da parte del governo a essere puntuale e trasparente sulla loro attuazione.

Gli interventi più rilevanti

Sono 30 le misure a cui sono destinate risorse del fondo complementare. Di queste, 8 sono incluse nel Pnrr e 22 nel Pnc. Tra gli investimenti economici previsti dal piano complementare, che non comprende nessuna riforma normativa, sono inclusi quelli per la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma. Oltre a interventi in materia di energiainfrastrutture ed edificiviabilità e mezzi di trasporto e molto altro.

La somma di tutte le scadenze incluse nelle misure finanziate dal fondo complementare – quindi sia quelle del Pnrr a cui contribuisce in parte, sia quelle proprie del Pnc – ammonta a un totale di 298 adempimenti da conseguire entro il 2026.

163 su 298 le scadenze del fondo complementare che monitoriamo su OpenPNRR.

Purtroppo, come vedremo, è molto difficile se non impossibile trovare informazioni puntuali e aggiornate sullo stato di avanzamento del Pnc. Per questo motivo abbiamo scelto di limitare il monitoraggio alle scadenze più importanti. Gli adempimenti cioè che segnano dai passaggi strategici nell’implementazione delle misure finanziate. Per il periodo di attuazione del piano dal suo inizio fino a oggi, si tratta in particolare di 23 milestone nel 2021 e 54 nel 2022.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

Cosa è stato fatto fin qui, in base al nostro monitoraggio

Osservando nel dettaglio quanto è stato raggiunto in questo biennio, appare subito evidente una scarsa attenzione al rispetto del cronoprogramma previsto per le scadenze associate al fondo complementare. Una tendenza che può essere spiegata, almeno in parte, dal fatto che questi adempimenti non sono oggetto di verifica da parte della commissione europea. Di conseguenza raggiungerli o meno nei tempi non inficia l’invio delle rate da Bruxelles.

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DA SAPERE

Sono state considerate le 77 scadenze oggetto di monitoraggio, rispetto alle 139 totali previste dal fondo complementare per il 2021 e 2022. La T indica il trimestre entro il quale devono essere completate le scadenze. L’attuazione del Pnrr e del Pnc ha inizio dal terzo trimestre (luglio-settembre) 2021.

FONTE: elaborazione e dati OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: lunedì 23 Gennaio 2023)

 

Gli interventi completati nei tempi stabiliti sono 46 in tutto, sui 77 previsti. A questi seguono le 22 scadenze in ritardo, cioè quelle che a oggi risultano ancora non conseguite. È interessante notare che tra queste, sono inclusi tutti gli adempimenti monitorati (16) che andavano raggiunti tra settembre e dicembre scorsi (T4 2022). Infine, sono 9 gli interventi completati in ritardo, cioè conseguiti ma con tempi più lunghi di quelli previsti.

Le organizzazioni maggiormente coinvolte

Come abbiamo anticipato, la struttura del Pnc ricalca quella del Pnrr anche per quanto riguarda la titolarità dei numerosi interventi, ognuno assegnato a un’organizzazione titolare.

Come per il Pnrr, anche per il fondo complementare il ministero delle infrastrutture è centrale nella realizzazione degli interventi. È infatti titolare di 97 scadenze, delle 163 monitorate. Seguono il commissario per la ricostruzione sisma (13) e il ministero delle imprese e del made in Italy (12).

Fatta eccezione per il ministero dell’università e per quello della cultura – entrambi titolari di sole 4 scadenze – tutti gli altri enti sono in ritardo nell’attuazione del cronoprogramma. E per quanto anche sul Pnrr abbiamo evidenziato simili problematiche, nel caso del fondo complementare la situazione è più irregolare, da un lato, e la ricerca di informazioni più difficile, dall’altro.

Sul primo fronte basti pensare che un decreto del ministero dell’economia dell’1 agosto scorso ha previsto lo slittamento di tutte le scadenze Pnc dal terzo al quarto trimestre 2022.

Gli obiettivi relativi al presente trimestre risultano sostanzialmente tutti posticipati ad eccezione di 3 comunque conseguiti.

Una decisione che suggerisce le difficoltà degli enti titolari a tenere il passo con gli impegni presi sul fondo complementare. E quanto questa sia una preoccupazione secondaria per il governo. Possiamo infatti pensare che la priorità sia innanzitutto cercare di rispettare il cronoprogramma del Pnrr senza registrare ritardi. Per non rischiare di ricevere un rifiuto da parte della commissione europea, all’invio di nuovi fondi.

Tuttavia, è doveroso sottolineare che il fondo complementare ammonta comunque a 30 miliardi di euro di risorse nazionali e ha lo scopo di finanziare interventi fondamentali per questo paese. Oltre che complementari e necessari alla realizzazione efficace del piano nazionale di ripresa e resilienza.

L’assenza di informazioni e l’impossibilità di un monitoraggio

Per quanto riguarda il secondo fronte a cui abbiamo accennato prima, possiamo dire che la ricerca di informazioni sull’attuazione del fondo complementare non solo è più difficile di quella del Pnrr, ma quasi impossibile. Una situazione grave, considerando che si tratta di risorse nazionali per le quali è forse ancor più necessario sapere come e quanto vengono spese. Anche per prevenire rischi di sprechi, corruzione e cattiva gestione.

È fondamentale poter monitorare come vengono investiti soldi dello stato.

Tuttavia, la piattaforma Italia domani non condivide nessuna informazione aggiornata sullo stato di avanzamento del fondo complementare. Come abbiamo ribadito più volte, anche per milestone e target del Pnrr le informazioni sono scarse. Ogni 3 mesi però vengono pubblicate (anche se a posteriori) informazioni sulla loro attuazione e documenti rilevanti. Per il Pnc neanche questo.

Inoltre, quasi nessun ente titolare condivide aggiornamenti sul fondo complementare. Uno dei pochi esempi positivi su questo fronte è il ministero della salute con la sua piattaforma di monitoraggio sia del Pnrr che del Pnc. Anche il sito ad hoc del commissario straordinario per la ricostruzione sisma è utile per monitorare gli investimenti del fondo in questo ambito. Per il resto, va segnalato che il ministero delle infrastrutture durante il governo Draghi pubblicava ciclicamente delle relazioni sull’avanzamento di entrambe le agende. Ma considerando che l’ultima risale al 30 settembre 2022 non sembra, almeno per ora, che l’attuale guida del dicastero intenda portare avanti questa buona pratica.

L’unica fonte attendibile e comprensiva di tutti gli interventi del fondo complementare sono le relazioni trimestrali della ragioneria generale dello stato. Tuttavia si tratta di aggiornamenti che per tempistiche non permettono un monitoraggio puntuale. Oltre al fatto che, anche in questo caso, l’ultima relazione risale al 30 settembre scorso. Siamo ancora in attesa dell’aggiornamento relativo all’ultimo trimestre del 2022.

L’impossibilità di un monitoraggio sull’avanzamento delle scadenze preclude di conseguenza anche l’accesso a dati e informazioni su avvisi pubblici, bandi e progetti correlati. Un aspetto che, come per il Pnrr, andando avanti già nel 2023 verso la fase di inizio dei lavori e di concretizzazione degli interventi, sarà sempre più rischioso.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

03FEB2023

CCNL: rinnovo del contratto per i dipendenti da aziende di panificazione

Lo scorso 13 gennaio, è stata raggiunta l’intesa tra Assipan, con l’assistenza di Confcommercio-Imprese per l’Italia, e le organizzazioni sindacali Flai Cgil, Fali Cisl e Uila Uil, per il rinnovo del CCNL per il personale dipendente da aziende di panificazione anche per attività collaterali e complementari, nonché da negozi di vendita al minuto di pane, generi alimentari e vari.

03FEB2023
03FEB2023

INPS: Lavoratori domestici – importo dei contributi per l’anno 2023

L’INPS, con la circolare n. 13 del 2 febbraio 2023, comunica gli importi dei contributi dovuti per l’anno 2023 per i lavoratori domestici a seguito della variazione annuale dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.

03FEB2023

INPS: Gestione separata – aliquote contributive per l’anno 2023

L’INPS, con la circolare n. 12 del 1° febbraio 2023, comunica le aliquote contributive, il valore minimale e il valore massimale del reddito erogato per il calcolo dei contributi dovuti per l’anno 2023 da tutti i soggetti iscritti alla Gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge n. 335/1995.

01FEB2023

INPS: Opzione donna – presentazione delle domande telematiche

L’INPS, con il messaggio n. 467 del 1° febbraio 2023, comunica che il sistema di gestione delle domande di pensione è stato implementato per consentire la presentazione dell’istanza di pensione anticipata c.d. opzione donna.

31GEN2023

INPS: prepensionamento dei giornalisti – chiarimenti per i lavoratori poligrafici

L’INPS, con la circolare n. 10 del 31 gennaio 2023, fornisce le istruzioni in materia di accesso al prepensionamento di cui all’articolo 37, comma 1, della legge 5 agosto 1981, n. 416, da parte dei giornalisti che, per effetto dell’articolo 1, commi 103 e seguenti, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, dal 1° luglio 2022 sono iscritti al FPLD. Si forniscono altresì chiarimenti in materia di prepensionamento dei lavoratori poligrafici.

31GEN2023

Inail – Ebiten: prorogato protocollo per prevenire gli infortuni sul lavoro

Inail Dr Liguria, Confsal, Ebiten e Sistema Impresa hanno prorogato il Protocollo d’intesa finalizzato alla realizzazione di un programma di azioni e interventi diretti a rafforzare il sistema regionale della prevenzione, con particolare riguardo alla promozione della cultura della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro.

30GEN2023

CCNL Gomma Plastica: sottoscritta l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto

In data 26 gennaio 2023 è stata sottoscritta, tra la Federazione Gomma Plastica ed i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore, che occupa circa 150 mila lavoratori impiegati in quasi 5500 imprese.

30GEN2023

Articolo: Contratto di prestazione occasionale: novità 2023

approfondimento di Vitantonio Lippolis

28GEN2023

INPS: Prestazioni occasionali – aumento degli oneri di pagamento

L’INPS, con il messaggio n. 410 del 27 gennaio 2023,vrende noto che gli oneri di pagamento del bonifico bancario domiciliato a carico del prestatore, trattenuti sul compenso, sono stati aggiornati all’importo di 3,84 euro.

26GEN2023

INPS: Pensionati – il cedolino di pensione di febbraio 2023

L’Inps comunica le informazioni sul cedolino della pensione di febbraio 2023.

26GEN2023

ARAN: CCNL del personale del comparto funzioni locali – 2019-2021

L’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n. 25 del 25 gennaio 2023, il Contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto funzioni locali – Triennio 2019-2021

24GEN2023

INPS: Osservatorio RdC e Quota 100 – dati all’11 gennaio 2023

L’INPS ha pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati aggiornati all’11 gennaio 2023, relativi ai nuclei percettori di RdC e PdC negli anni 2019-2022.

21GEN2023

Min.Lavoro: PrestO in agricoltura – aggiornato l’UNILAV

Il Ministero del Lavoro, in merito all’introduzione, da parte della Legge di Bilancio 2023 (Legge n. 197/2022), delle Prestazioni lavoro subordinato occasionale settore agricolo, ha provveduto ad aggiornare il modello UNILAV, inserendo nella tabella contratti il codice H.03.03.

20GEN2023

Min.Lavoro: Lavoro domestico – accordo sui minimi retributivi 2023

Il Ministero del Lavoro informa che, in data 16 gennaio 2023, è stato siglato, dalla Commissione Nazionale per l’aggiornamento retributivo, l’accordo sui nuovi minimi retributivi relativi al lavoro domestico derivanti dalla variazione del costo della vita.

20GEN2023

INPS: indennità una tantum a favore dei lavoratori autonomi – gestione del riesame

L’INPS, con il messaggio n. 317 del 19 gennaio 2023, fornisce informazioni circa le istruttorie relative agli eventuali riesami presentati per l’indennità una tantum a favore dei lavoratori autonomi e dei professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’INPS e dei professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.

19GEN2023

INPS: PrestO – i chiarimenti sulle modifiche apportate dalla Legge di Bilancio 2023

L’INPS, con la circolare n. 6 del 19 gennaio 2023, fornisce le indicazioni in merito all’applicazione delle nuove norme introdotte dall’articolo 1, commi 342 e 343, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023), in materia di prestazioni occasionali.

19GEN2023

INPS: rilascio della nuova versione del simulatore “Pensami” (PENSione A MIsura)

L’INPS, con il messaggio n. 298 del 18 gennaio 2023, all’interno delle attività progettuali previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – linea di innovazione Processi e tecnologie, comunica il rilascio della nuova versione delservizio “Pensami” (PENSione A MIsura), il simulatore di scenari pensionistici dell’INPS al quale si accede senza registrazione.

19GEN2023

CIFA: proposta per il Governo: “definire un sistema di tassazione attrattivo per i freelance”

CIFA Italia, in un comunicato stampa del 19 gennaio 2023, fa una proposta al Governo: “Definire un sistema di tassazione attrattivo per i freelance”.

17GEN2023
16GEN2023

INPS: cessione del quinto – nuova procedura per il trasferimento su pensione

L’INPS, con il messaggio n. 244 del 13 gennaio 2023, fornisce chiarimenti sulla migrazione progressiva dei piani di ammortamento relativi al trasferimento sulla pensione delle cessioni da stipendio verso la nuova procedura “Quote Quinto”.

13GEN2023
12GEN2023

Fondo Professioni: presentazione dei piani formativi su quattro Avvisi

Il Consiglio di Amministrazione di Fondoprofessioni ha deliberato la pubblicazione di sei Avvisi, destinati al finanziamento della formazione dei dipendenti degli Studi/Aziende.

04GEN2023

INPS: Cessione del quinto delle pensioni – aggiornamento tassi per il primo trimestre 2023

L’INPS, con il messaggio n. 135 del 4 gennaio 2023, comunica l’aggiornamento dei tassi d’interesse, per il primo trimestre 2023, in caso di cessione del quinto delle pensioni.

04GEN2023

INPS: Prestazioni occasionali – al lavoro per recepire le novità della Legge di bilancio

L’INPS, in un comunicato stampa pubblicato in data 2 gennaio 2023, informa che è a lavoro per adeguare i sistemi informativi alle novità  introdotte della legge di bilancio 2023 in materia di Libretto Famiglia e il Contratto di Prestazione occasionale.

03GEN2023

INPS: riscatto di laurea – nuova funzione telematica di simulazione

L’INPS, con il messaggio n. 4681 del 30 dicembre 2022, comunicare che, in merito alla facoltà di riscatto del corso universitario di studi ai fini pensionistici, è stata aggiunta, alle funzionalità online dedicate, una modalità che adotta il criterio della riserva matematica per i soggetti che hanno periodi di riscatto e/o lavorativi collocati nel sistema di calcolo retributivo della futura pensione.

29DIC2022

INPS: Pensionati – il cedolino di pensione di gennaio 2023

Il cedolino della pensione, accessibile tramite servizio online, è il documento che consente ai pensionati di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui tale importo può variare. Si riportano di seguito le informazioni sul cedolino della pensione di gennaio 2023.

23DIC2022

INPS: rinnovo pensioni, prestazioni assistenziali e accompagnamento nel 2023

L’INPS, con la circolare n. 135 del 22 dicembre 2022, comunica la conclusione di tutte le attività di rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali, propedeutiche al pagamento delle prestazioni previdenziali e assistenziali nel 2023 e indica nel dettaglio tutte le operazioni effettuate.

21DIC2022
21DIC2022

INPS: Osservatorio RdC e Quota 100 – dati al 12 dicembre 2022

L’INPS ha pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati aggiornati al 12 dicembre 2022, relativi ai nuclei percettori di RdC e PdC negli anni 2019-2022.

CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

03FEB2023

CCNL: rinnovo del contratto per i dipendenti da aziende di panificazione

Lo scorso 13 gennaio, è stata raggiunta l’intesa tra Assipan, con l’assistenza di Confcommercio-Imprese per l’Italia, e le organizzazioni sindacali Flai Cgil, Fali Cisl e Uila Uil, per il rinnovo del CCNL per il personale dipendente da aziende di panificazione anche per attività collaterali e complementari, nonché da negozi di vendita al minuto di pane, generi alimentari e vari.

31GEN2023

Inail – Ebiten: prorogato protocollo per prevenire gli infortuni sul lavoro

Inail Dr Liguria, Confsal, Ebiten e Sistema Impresa hanno prorogato il Protocollo d’intesa finalizzato alla realizzazione di un programma di azioni e interventi diretti a rafforzare il sistema regionale della prevenzione, con particolare riguardo alla promozione della cultura della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro.

30GEN2023

CCNL Gomma Plastica: sottoscritta l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto

In data 26 gennaio 2023 è stata sottoscritta, tra la Federazione Gomma Plastica ed i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore, che occupa circa 150 mila lavoratori impiegati in quasi 5500 imprese.

26GEN2023

ARAN: CCNL del personale del comparto funzioni locali – 2019-2021

L’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n. 25 del 25 gennaio 2023, il Contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto funzioni locali – Triennio 2019-2021

19GEN2023

CIFA: proposta per il Governo: “definire un sistema di tassazione attrattivo per i freelance”

CIFA Italia, in un comunicato stampa del 19 gennaio 2023, fa una proposta al Governo: “Definire un sistema di tassazione attrattivo per i freelance”.

12GEN2023

Fondo Professioni: presentazione dei piani formativi su quattro Avvisi

Il Consiglio di Amministrazione di Fondoprofessioni ha deliberato la pubblicazione di sei Avvisi, destinati al finanziamento della formazione dei dipendenti degli Studi/Aziende.

15DIC2022

CCNL: Protocollo Straordinario Confcommercio

Nell’ambito del percorso negoziale per il rinnovo del CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi, è stato sottoscritto, in data 12 dicembre 2022, un Protocollo Straordinario di Settore tra Confcommercio-Imprese per l’Italia e le OO.SS. di categoria Filcams-CGIL, Fisascat-CISL e Uiltucs.

14DIC2022

Cooperative: firmato un Protocollo straordinario

Le società cooperative della grande distribuzione e le organizzazioni sindacali di settore, nelle more del rinnovo del CCNL per il quale sono in corso trattative, hanno sottoscritto, in data 12 dicembre 2022, un accordo con il quale viene riconosciuta una “una tantum” di 350 euro in due tranche, parametrata sul quarto livello, e, a partire dal mese di marzo 2023, una somma mensile di 30 euro quale anticipo dei futuri aumenti contrattuali.

25NOV2022

CIFA: accreditamento delle piattaforme per una formazione tracciabile

Cifa e Confsal insieme con Fonarcom propongono l’accreditamento delle piattaforme per una formazione tracciabile.

18NOV2022

ARAN: Comparto Funzioni locali – sottoscritto il CCNL definitivo

Il 16 novembre 2022 l’Aran e i sindacati hanno sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il triennio 2019-2021, relativo ai circa 430.000 dipendenti del Comparto delle Funzioni locali.

08NOV2022

Fonarcom: Nasce DGTales, la Community di Fonarcom dedicata al Digital Learning

Fonarcom informa della nascita di DGTales, la Community dedicata al Digital Learning.

07NOV2022

ARAN: sottoscritto il testo del CCNL del Comparto Sanità 2019-2021

In data 2 novembre 2022 l’Aran e le parti sindacali hanno definitivamente sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro relativo al personale del Comparto Sanità per il triennio 2019/2021.

26SET2022

CIFA Italia: corso di Contrattazione collettiva aziendale di qualità

CIFA Italia, in un comunicato stampa del 26 settembre 2022, informa l’avvio di un corso di Contrattazione collettiva aziendale di qualità per i nuovi modelli organizzativi.

09SET2022

CIFA: FederItaly entra nel sistema associativo CIFA Italia

CIFA Italia, in un comunicato stampa dell’8 settembre 2022, informa che FederItaly, federazione di imprese per la Tutela e Promozione del Made in Italy, entra nel sistema associativo CIFA Italia.

05SET2022

ENPACL: dichiarazione obbligatoria 2022

L’ENPACL (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Consulenti del Lavoro) informa che a partire da giovedì 1° settembre è disponibile nell’area riservata dei ‘Servizi ENPACL on line’ la procedura per rendere la dichiarazione obbligatoria del volume d’affari IVA e del reddito professionale prodotti nell’anno 2021.

25AGO2022

ARAN: il CCNQ per la definizione della composizione delle aree di contrattazione collettiva nazionale

L’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) comunica di aver sottoscritto, in data 10 agosto 2022, il CCNQ per la definizione della composizione delle aree di contrattazione collettiva nazionale di cui all’art. 7 del CCNQ 3 agosto 2021.

13AGO2022

CIFA: Programmi elettorali – l’appello ai partiti

Il presidente di CIFA Italia, Andrea Cafà, ha pubblicato, in data 12 agosto 2022, un comunicato stampa con il quale fa un appello ai partiti politici: “Si presti grande attenzione ai titolari di partita Iva ai professionisti e alle micro e piccole imprese”.

11LUG2022

EBIPRO: Studi professionali – rimborso delle spese sostenute per il trasporto pubblico

EBIPROinforma che in via sperimentale e nei limiti delle risorse stanziate, al fine di incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico, rimborsa ai dipendenti di datori di lavoro in regola con i versamenti alla bilateralità (C.A.DI.PROF/E.BI.PRO.) e con un’anzianità contributiva di almeno 6 mesi al momento della richiesta, parte delle spese sostenute a titolo personale per l’utilizzo in abbonamento del trasporto pubblico nel tragitto casa-lavoro e viceversa.

11LUG2022

Fonarcom: La FaD non è misura emergenziale ma un ulteriore ambiente formativo

Il presidente di Fonarcom, Andrea Cafà, presenta la costituzione di una Community che, a settembre, accoglierà i professionisti della formazione.

07LUG2022

FONDO EST: GDPR 2016/679 – nuova procedura censimento utenze

Il Fondo EST (Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i lavoratori dei settori terziario, turismo servizi e settori affini) ha pubblicato la circolare n. 3 del 4 novembre 2021, con la quale comunica che dal 4 luglio 2022 è richiesto, alle aziende, ai consulenti e ai centri servizi che accederanno alla piattaforma, di accreditarsi nominalmente, così come previsto dalla vigente normativa.

30GIU2022

ENPACL: erogazione automatica del bonus 200 euro ai pensionati

L’ENPACL (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Consulenti del Lavoro) informa che, con riferimento alla indennità di 200 euro, di cui all’articolo 32 del decreto-legge n. 50/2022, definite le istruttorie, provvederà d’ufficio, entro il mese di luglio 2022, alla liquidazione dell’importo spettante agli aventi diritto, senza necessità per gli stessi di produrre apposita domanda.

28GIU2022

CCNL: firmato il rinnovo del contratto collettivo Federcasse

Federcasse e le Segreterie Nazionali delle organizzazioni sindacali del Credito Cooperativo – Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Ugl Credito – hanno sottoscritto, in data 11 giugno 2022, l’accordo di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i circa 36 mila dipendenti appartenenti alle Aree Professionali e Quadri Direttivi del sistema del Credito Cooperativo italiano, scaduto il 31 dicembre 2019.

27GIU2022

FESTIVAL DEL LAVORO: debutta il nuovo CCNL per gli Studi professionali

E’ stato presentato al Festival del Lavoro, dello scorso giugno 2022, il nuovo Ccnl per gli studi professionali.

23GIU2022

CIFA-Confsal: salario minimo – condivisibile la posizione del ministro Orlando

Cifa e Confsal, in un comunicato stampa emesso a latere di un evento organizzato da Fonarcom e da Cifa Italia al Festival del Lavoro 2022, hanno condiviso la posizione del ministro Orlando in materia di salario minimo.

21GIU2022

CCNL Chimico Farmaceutico: intesa sul rinnovo – triennio 2022-2025

In data 13 giugno 2022 è stata sottoscritta l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore chimico farmaceutico tra le rappresentanze sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e quelle aziendali di Federchimica e Farmindustria.

14GIU2022

CCNL: Metalmeccanica Confapi – adeguamento dei minimi retributivi

In adempimento a quanto stabilito nell’Accordo di rinnovo del Ccnl Metalmeccanica – Confapi, del 26 maggio 2021, è stato sottoscritto, in data 9 giugno 2022, tra Unionmeccanica, Confapi e Fim-CISL, Fiom-CGIL e Uilm-UIL, l’accordo in materia di adeguamento dei minimi contrattuali, indennità di trasferta e indennità di reperibilità.

30MAG2022

CIFA: alta formazione e patti territoriali

Il presidente dell’associazione di imprese CIFA Italia, Andrea Cafà, in un comunicato stampa del 30 maggio 2022, in tema di Alta formazione delle imprese, afferma come i Patti territoriali debbano essere la leva per costruire un efficace “ecosistema della formazione permanente”.

23MAG2022

Fondo Cometa: aumenta il contributo aziendale per gli under 35

Ne avevamo parlato in un numero precedente di CometaNews. E ora è quasi giunto il momento. Dal 1° giugno2022, per i lavoratori under 35 neoiscritti a Cometa scatta l’innalzamento del contributo a carico del datore di lavoro dal 2% al 2,2%.

18MAG2022

Poste Italiane: Premio di Risultato 2021 e Welfare aziendale

Poste Italiane ha ufficializzato i dati relativi alla rendicontazione degli obiettivi relativi al Premio di Risultato dell’anno 2021, tutti pienamente raggiunti, con conseguente erogazione dei relativi importi, nella percentuale del 100%, in busta paga del prossimo mese di giugno.

16MAG2022

CIFA: maggiore sinergia pubblico-privato per sviluppo Sud Italia

Il presidente dell’associazione di imprese CIFA Italia, Andrea Cafà, in un comunicato stampa del 16 maggio 2022, apprezza l’intervento del ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna al Forum Verso Sud.