Archivi giornalieri: 3 febbraio 2023

Sportello Mobile INPS

Sportello Mobile INPS

 

Lo Sportello Mobile è un’iniziativa attivata nei confronti degli utenti con disabilità e anziani che hanno difficoltà a recarsi presso i nostri sportelli.
Consiste essenzialmente nel fornire determinati e specifici servizi normalmente erogati presso gli sportelli attraverso una richiesta effettuata telefonicamente; ciò consente all’utente di ottenere la prestazione senza la necessità di spostarsi dal proprio domicilio.
Gli operatori dello Sportello sono, nella maggior parte, operatori di centralino, anche non vedenti e ipovedenti, debitamente formati e particolarmente sensibili alle necessità manifestate dalla particolare utenza coinvolta.
Attualmente, con 111 sportelli operativi, il servizio è già attivo in tutte le sedi provinciali e diverse agenzie territoriali.

COME FUNZIONA

Ad ogni utente viene inviata una lettera informativa, con l’indicazione di un codice personale identificativo e con i numeri telefonici e gli orari da contattare per la fruizione del servizio.
L’utente può telefonare e attraverso il codice di sicurezza (che consente l’identificazione e la tutela della privacy) ottenere determinati servizi (es. invio Certificazione Unica, estratto contributivo, cedolino pensionistico, informazioni sull’invalidità civile etc.) senza la necessità di recarsi agli sportelli INPS.
Il servizio è attualmente rivolto a:

  • utenti con disabilità, fruitori di indennità di accompagnamento, speciale e di comunicazione, di età inferiore ai diciotto anni o pari o superiore ai settantacinque anni;
  • utenti con disabilità visiva appartenenti alla categoria 1 “Ciechi civili”, indipendentemente dall’età;
  • pensionati ultraottantenni residenti in Valle d’Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano, per un totale complessivo “dinamico” di diverse centinaia di migliaia di utenti.

UTILITÀ DELLO SPORTELLO MOBILE INPS

  • Mobilità: nelle metropoli il problema della mobilità rappresenta uno dei problemi principali per tutti; tale problema si accentua e diventa a volte irrisolvibile per persone che versano in difficoltà fisiche, che impediscono o ostacolano lo spostamento;
  • Barriere architettoniche: il servizio Sportello Mobile ne consente il pieno abbattimento, dato che non costringe l’utente a raggiungere gli sportelli;
  • Invecchiamento della popolazione: il progressivo aumento dell’aspettativa di vita, con il conseguente processo di invecchiamento della popolazione ed il connesso “digital divide”, costituisce elemento oggettivo dal quale non si può prescindere; lo Sportello Mobile viene incontro alle difficoltà dell’utenza e fornisce le risposte alle problematiche poste dagli utenti più fragili.

PRINCIPALI OBIETTIVI DEL PROGETTO

  • Fornire specifici servizi senza la necessità di far spostare l’utente dal proprio domicilio, in un’ottica di facilitazione della vita per coloro che hanno difficoltà a recarsi presso le Strutture INPS;
  • Rendere pubblica l’attenzione che l’INPS ha nei confronti delle persone disagiate;
  • Ottimizzare, fluidificare e snellire i servizi INPS offerti agli utenti anziani e/o disabili, non sempre autonomi negli spostamenti.
  • Migliorare l’immagine dell’INPS, anche stimolando l’eventuale coinvolgimento di altre Pubbliche Amministrazioni verso l’aspetto sociale dell’handicap.
  • Sensibilizzare l’opinione pubblica verso i problemi connessi all’handicap e ai disagi delle persone anziane.

PREMI E RICONOSCIMENTI

Lo Sportello Mobile, per il valore etico e sociale e per le caratteristiche del servizio e dei suoi operatori, ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui:

Best Practice dell’Unione Europea- EPSA 2009 Maastricht

UNPSA Award – ONU- Migliori progetti della P.A. 2010 Barcellona

Premio PA sostenibile 2019 i migliori 100 progetti della PA

Forum PA 2019 (Segnalazione)

Vai al video di presentazione dello Sportello Mobile

Vai al video degli operatori non vedenti dello Sportello Mobile

Vai al video del Premio europeo EPSA 2009

Contributo in favore dei genitori disoccupati o monoreddito, con figli con disabilità anno 2023.

Contributo in favore dei genitori disoccupati o monoreddito, con figli con disabilità anno 2023.

Con il messaggio n° 422 del 27 gennaio INPS ha comunicato che fino al 31 marzo sarà possibile  presentare la richiesta, relativa all’anno 2023, per il contributo in favore dei genitori disoccupati o monoreddito, con figli con disabilità.

L’articolo 1 della legge n. 178/2020, al comma 365, successivamente modificato dall’articolo 13-bis del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, ha infatti previsto un contributo mensile, fino alla misura massima di 500 euro netti, per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, in favore di uno dei genitori, disoccupato o monoreddito, facente parte di un nucleo familiare monoparentale con figli a carico aventi una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento.

Il contributo per figli con disabilità a carico può essere richiesto dai genitori disoccupati o genitori monoreddito. L’INPS con la circolare n° 39 del 10 Marzo 2022 specifica:

  • nuclei familiari monoparentali”: nuclei familiari caratterizzati dalla presenza di un solo genitore con uno o più figli con disabilità a carico;
  • genitore disoccupato”: persona priva d’impiego oppure persona il cui reddito da lavoro dipendente non superi 8.145 euro annui o 4.800 euro annui da lavoro autonomo;
  • genitore monoreddito”: persona che ricava tutto il proprio reddito esclusivamente dall’attività lavorativa, sia pure prestata a favore di una pluralità di datori di lavoro, ovvero che sia percettore di un trattamento pensionistico previdenziale. A tale fine non si tiene conto della percezione di eventuali altri trattamenti assistenziali. Si prescinde, in ogni caso, dall’eventuale proprietà della casa di abitazione;

Il riconoscimento del beneficio presuppone il possesso cumulativo, al momento della presentazione della domanda, dei seguenti requisiti:

  1. essere residente in Italia
  2. disporre di un valore dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) in corso di validità non superiore a 3.000 euro
  3. essere disoccupato o, monoreddito e facente parte di nucleo familiare monoparentale;
  4. fare parte di un nucleo familiare, come definito ai fini ISEE, in cui siano presenti figli a carico aventi una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento.

Il beneficio è riconosciuto nel limite di spesa di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021-2023. Qualora le risorse non fossero sufficienti ad esaurire le domande che soddisfino i criteri di cui al comma 2, si darà la priorità ai richiedenti con ISEE più basso. A parità di reddito ISEE sarà data priorità ai richiedenti appartenenti a nuclei con figli minori non autosufficienti. A seguire sarà data priorità ai richiedenti appartenenti a nuclei con figli con disabilità di grado grave e, infine, a seguire ai richiedenti con figli con disabilità di grado medio.

L’importo del contributo può variare da un minimo di 150 ad un massimo di 500 euro in base al numero dei figli con disabilità a carico:

  • con un figlio con disabilità a carico, l’importo del contributo sarà pari a 150 euro;
  • con due figli con disabilità a carico, l’importo del contributo sarà pari a 300 euro;
  • con più di due figli con disabilità a carico, l’importo del contributo sarà pari a 500 euro

Nel caso di temporaneo ricovero del figlio presso istituti di cura di lunga degenza o presso altre strutture residenziali a totale carico dello Stato o di altra amministrazione pubblica, il beneficiario ha l’obbligo di informare tempestivamente l’INPS che provvederà a sospendere l’erogazione del contributo per tutto il periodo di ricovero.

La domanda per il contributo in oggetto ha valenza annuale e deve essere presentata dal genitore all’INPS dal 1° febbraio al 31 marzo per ciascuno degli anni 2022 e 2023, esclusivamente in via telematica mediante una delle seguenti modalità:

  • portale web, utilizzando l’apposito servizio online raggiungibile dal cittadino tramite le proprie credenziali;
  • Contact center integrato, contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile a pagamento);
  • istituti di patronato, utilizzando i servizi offerti dagli stessi.

Il contributo non concorre alla formazione del reddito complessivo ai fini delle imposte sui redditi ed è cumulabile con il Reddito di Cittadinanza.

 

Approfondimento a cura del Centro Studi Giuridici HandyLex
 

I bilanci e la trasparenza nel settore della cooperazione Cooperazione

I bilanci e la trasparenza nel settore della cooperazione Cooperazione

Le organizzazioni della società civile che si occupano di cooperazione vivono sia di contributi pubblici che privati. Anche per questo è importante la decisione di rendere trasparenti i propri bilanci. In particolare in una fase caratterizzata da attacchi e contestazioni.

 
Progetto


Come accade ormai puntualmente da diversi anni, anche nel 2023 Open Cooperazione ha pubblicato i dati 2021 relativi ai bilanci, le donazioni, le risorse umane e i progetti delle 116 organizzazioni della società civile (Osc) che hanno partecipato a questa operazione di trasparenza.

Non trattandosi in alcun modo di un obbligo ma di una scelta completamente volontaria non ci si può aspettare che il quadro fornito sia completo al 100%. Ma tutte le maggiori Osc italiane impegnate in attività di cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale italiane partecipano a questa operazione. I dati disponibili dunque forniscono un quadro ampio e significativo delle organizzazioni che quotidianamente operano nel settore della cooperazione allo sviluppo. Una realtà variegata fatta di piccole e grandi organizzazioni, ciascuna con la propria storia e le proprie specificità.

Il bilancio economico delle Osc

Complessivamente il bilancio economico delle 116 organizzazioni che hanno rilasciato a Open Cooperazione i dati sul 2021 supera il miliardo di euro.

1,16 miliardi € il bilancio aggregato 2021 delle organizzazioni che hanno pubblicato i propri dati su Open cooperazione.

Un importo considerevole che nel tempo è aumentato costantemente (+9,8% rispetto all’anno precedente). A crescere sono state soprattutto le grandi organizzazioni. Questo sia perché ereditano una dote di credibilità maturata in tanti anni di lavoro sul campo sia perché maggiormente strutturate e in grado di competere nei bandi e le raccolte fondi. Hanno invece faticato maggiormente le realtà più piccole.

GRAFICO
DA SAPERE

I valori includono il bilancio economico aggregato di tutte le Osc che hanno fornito i dati a Open Cooperazione per gli anni di riferimento. Nella sezione del sito “Le risorse finanziarie della cooperazione 2021” sono invece considerati i bilanci aggregati di tutte le organizzazioni che hanno fornito dati per il 2021 ma non necessariamente per gli anni precedenti. Il valore complessivo risulta dunque più alto (1,16 miliardi di euro piuttosto che 1,14). È inoltre da segnalare che i valori aggregati sono soggetti a cambiamenti. Tutte le maggiori Ong italiane hanno infatti fornito i dati ma alcune realtà aderenti al progetto potrebbero aggiungersi nei prossimi mesi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Open Cooperazione
(consultati: venerdì 27 Gennaio 2023)

 

D’altronde negli ultimi anni, in particolare dal 2018, si è scatenata contro questo settore una vera e propria campagna di criminalizzazione e delegittimazione.

Una campagna pericolosa se si considera l’importanza di queste realtà sia per il settore italiano della cooperazione allo sviluppo, sia per i tanti progetti che il terzo settore porta avanti in Italia, contribuendo al welfare del paese. Parliamo di iniziative di lotta alla povertà e all’esclusione sociale rivolte alle fasce più vulnerabili della popolazione, sia italiana che straniera, all’accoglienza e all’integrazione dei migranti, di contrasto alla dispersione scolastica, di attività di educazione alla cittadinanza globale e della realizzazione di campagne di informazione e sensibilizzazione. 

Da ricordare infine, il contributo dato da molte Osc durante pandemia, grazie al personale volontario, fatto di medici e infermieri, che hanno messo a disposizione delle strutture sanitarie italiane, il proprio patrimonio di esperienze e competenze, maturato nella lotta alle pandemie in tante parti del mondo.

Le fonti di finanziamento

Nonostante questa campagna di delegittimazione, ancora nel 2021 oltre il 40% delle risorse delle organizzazioni prese in esame derivava da donatori privati. Segno che presso le aziende, le chiese, le fondazioni a soprattutto i semplici cittadini è ancora alta la fiducia e il sostegno che nutrono le organizzazioni della società civile che operano all’estero nella cooperazione allo sviluppo così come sul territorio italiano. La quota più importante di contributo dai privati infatti arriva dal 5×1000 e quindi da una libera scelta dei cittadini contribuenti. Senza un sostegno così ampio la maggior parte di queste organizzazioni non potrebbero svolgere il proprio lavoro.

40,18% delle risorse delle Osc che hanno rilasciato dati a Open cooperazione, vengono da donatori privati.

Molto ampio è poi il quadro dei i donatori pubblici, sia nazionali che internazionali. Questi infatti vanno dalla Commissione europea al sistema delle Nazioni unite, soprattutto attraverso le proprie agenzie operative. Complessivamente i finanziatori più importanti risultano essere il ministero degli esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) assieme all’agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Anche per questo nelle scorse settimane avevamo considerato allarmante la riduzione di risorse destinate dalla legge di bilancio ad Aics e Maeci per le attività di cooperazione.

È proprio attraverso questo canale infatti che le Osc italiane possono partecipare alla politica di cooperazione italiana che, come stabilito dalla legge, è parte integrante e qualificate della politica estera del nostro paese (legge 125/2014 articolo 1).

Gli uomini e le donne che lavorano nella cooperazione

Nel corso degli ultimi anni le risorse umane (ovvero le donne e gli uomini che lavorano nelle organizzazioni che hanno fornito dati a Open Cooperazione) impiegate in Italia hanno continuato a crescere (+31,7% rispetto all’anno precedente).

Da questo punto di vista è rilevante segnalare come nel settore sia predominante la componente femminile, che nel 2021 supera il 60% del personale impiegato nelle attività in Italia.

63,36% la quota di donne impegnate in Italia nelle organizzazioni che hanno fornito dati a Open Cooperazione.

Tra coloro che lavorano all’estero invece la componente maschile è ancora maggioritaria, ma con valori comunque molto importati dal punto di vista dell’equità di genere (41,6%). D’altronde è bene considerare che una parte considerevole dei lavoratori impiegati all’estero sono assunti tra la popolazione locale e non in tutti i paesi il lavoro femminile è diffuso come in Europa.

Per quanto riguarda il personale impiegato all’estero infine, bisogna segnalare un calo del numero di persone impiegate tra 2019 e 2020 (-8,74%). Una tendenza che fortunatamente è tornata a invertirsi nel 2021 riuscendo a recuperare una parte dei posti di lavoro persi durante il primo anno di pandemia.

Gli obblighi di trasparenza

Ma a parte l’iniziativa privata che ha portato molte Osc a rilasciare dati a Open Cooperazione, tutte le organizzazioni del terzo settore sono sottoposte a importanti obblighi di rendicontazione.

Per quanto riguarda i fondi pubblici intanto è bene specificare che questi sono principalmente erogati per lo svolgimento di progetti specifici che rientrano negli obiettivi dell’ente finanziatore. Le organizzazioni che li ricevono dunque sono sottoposte a stringenti obblighi di rendicontazione stabiliti dal donatore.

Le Osc che ricevono finanziamenti pubblici per perseguire progetti specifici devono rendicontarne l’implementazione.

Nel caso dei fondi erogati dall’agenzia per la cooperazione allo sviluppo (Aics) ad esempio, i finanziamenti alle Osc sono garantiti da polizze fidejussorie e i rendiconti sono accompagnati da audit di revisori esterni indipendenti e da una valutazione finale effettuata da professionisti esterni. La stessa cosa vale per i finanziamenti dell’Unione Europea che sono regolati dal Prag, le procedure di gestione finanziaria delle sovvenzioni dell’Ue che prevedono specifiche regole anche sulle modalità di effettuazione degli acquisti di beni e servizi. Anche gli enti locali italiani che concedono contributi alle Osc richiedono rendiconti comprensivi di documenti  giustificativi di tutti le somme erogate. In tutti i casi in sostanza le organizzazioni devono rendicontare l’implementazione dei progetti secondo gli standard definiti dal donatore.

Naturalmente anche le donazioni private sono sottoposte a obblighi di trasparenza. Le somme ricevute attraverso il 5×1000 ad esempio devono essere rendicontate presso il ministero del lavoro. Le fondazioni filantropiche e le chiese richiedono un livello di rendiconto dei contributi erogati alle Osc molto simile a quello previsto dai donatori pubblici e in diversi casi anche un audit di revisori esterni indipendenti. Le donazioni delle aziende invece sono assimilabili alle donazioni da privati e sono soggette a regole di rendicontazione concordate con la singola organizzazione.

In aggiunta esistono controlli non legati a specifici finanziamenti ricevuti o progetti finanziati, in larga misura stabiliti dal Testo unico del terzo settore. Per effetto della riforma del terzo settore poi ogni organizzazione è tenuta a pubblicare sul proprio sito la lista dettagliata dei finanziamenti ricevuti dalla pubblica amministrazione. Infine, le organizzazioni iscritte all’elenco delle organizzazioni della società civile attive nella cooperazione allo sviluppo gestito dall’Aics, devono sottoporre all’agenzia un rapporto annuale dettagliato che viene verificato per rinnovare la propria iscrizione.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Aics – Twitter

 

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: i dati di dicembre

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: i dati di dicembre

È stato pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati aggiornati all’11 gennaio 2023, relativi ai nuclei percettori di RdC e PdC negli anni 2019-2022.

I dati relativi al 2022 riferiscono di 1.685.161 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, con 3.662.803 persone coinvolte e un importo medio mensile erogato a livello nazionale di 551,11 euro.

Tra gennaio e dicembre 2022 è stato revocato il beneficio a 72.690 nuclei e sono decaduti dal diritto 268.358 nuclei.

A dicembre 2022 i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono 1.527.904, mentre i nuclei beneficiari di Pensione di Cittadinanza sono 157.257.

Sicurezza sul lavoro: Landini, da incontro nessuna risposta a interventi proposti

Sicurezza sul lavoro: Landini, da incontro nessuna risposta a interventi proposti

 

Foto: Marco Merlini
 

“C’è sicuramente la disponibilità del governo ad avviare un confronto sulla sicurezza del lavoro ma ad oggi non è arrivata ancora nessuna risposta ad una serie di questioni generali che noi abbiamo posto dagli investimenti alla patente a punti”. Così il leader Cgil Maurizio Landini, al termine del confronto con il ministro del Lavoro, Marina Calderone sulla sicurezza sul lavoro. Nessuna risposta, dunque “sugli investimenti sulla prevenzione, che vuol dire fare assunzioni all’ispettorato del lavoro ed assunzioni nei servizi di medicina del lavoro; sugli interventi sulle ditte in appalto facendo rispettare i contratti e mettendo nella condizione di non lavorare più negli appalti chi non le rispetta”.

→ Dichiarazioni di Maurizio Landini al termine dell’incontro su salute e sicurezza sul lavoro

 
 
 
 
 

A ulteriore dimostrazione dell’urgenza di intervenire sui temi della salute e sicurezza, solo nel corso delle cinque ore di incontro presso il Ministero del Lavoro si è verificata la morte di un ragazzo di 22 anni e di due feriti gravi. Oltretutto si sta abbassando l’età degli incidenti mortali e questo ci parla delle condizioni in cui avvengono le prime esperienze lavorative tra precarietà e misure di sicurezza e formazione del tutto inadeguate, se non inesistenti.

All’incontro hanno partecipato circa 40 soggetti tra rappresentanti delle imprese, dei lavoratori, delle istituzioni e degli organismi di controllo. Anche questo rende chiaro come non sia stato possibile un approfondimento di merito sulle diverse tematiche, a partire da quelle poste dalla Piattaforma unitaria Cgil,Cisl e Uil e il confronto sulle linee di impianto generale.

Pur giudicando positiva la scelta di avviare il confronto, calendarizzando incontri specifici di settore (la Ministra si è impegnata a mandare a breve una nota relativa con i prossimi appuntamenti), è necessario chiarire quanto il Governo intenda investire: per la prevenzione con assunzioni nel pubblico (Ispettorato e ASL); in sinergia delle banche dati; in formazione per i lavoratori e i datori di lavoro; nell’utilizzo delle risorse INAIL; in interventi regolatori del mercato del lavoro e degli appalti pubblici e privati e sugli altri temi proposti dalla Piattaforma.

Il primo tavolo, programmato per il prossimo 26 gennaio, riguarda l’alternanza scuola lavoro, l’orientamento, gli stages e i tirocini. Abbiamo ribadito la necessità di una profonda riforma: il PCTO – Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento – non può essere obbligatorio, occorre la certificazione delle imprese

Pensione di invalidità: vale il requisito anagrafico al momento della domanda

Pensione di invalidità: vale il requisito anagrafico al momento della domanda

 Pubblicato: 01 Febbraio 2023

Per il pensionamento valgono i requisiti vigenti al momento della domanda. È quanto ha ribadito la Cassazione con l’ordinanza n. 00450/23 accogliendo un ricorso patrocinato dai legali di Inca Cgil, in favore di una persona invalida che si è vista respingere dall’Inps la domanda di pensione di invalidità facendole perdere i benefici di legge previsti per i disabili gravi.   

Il contenzioso nasce da una spinosa questione che riguarda il requisito anagrafico per accedere alle prestazioni previdenziali che, con l’adeguamento alla speranza di vita, è sottoposto a continue modifiche. Tale principio viene applicato a tutte le forme previdenziali, comprese le pensioni di invalidità che, raggiunta l’età di vecchiaia, sono sostituite dall’assegno sociale, il cui importo è però, in questa fattispecie, più sostenuto rispetto alla generalità degli altri assegni. Da qui l’interesse della donna di far valere il proprio diritto alla pensione.

Al momento della domanda di invalidità, marzo 2019, la donna, nata nel maggio 1952, non aveva compiuto ancora i 67 anni di età e dunque nulla ostacolava l’accoglimento dell’istanza. Ma non per l’Inps che pretendeva di far valere la decorrenza della norma che aveva aumentato l’età di vecchiaia a 67 anni di età a partire dal gennaio 2019.

Leggi la sentenza 

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SALUTE E BENESSERE

MIGRAZIONI E MOBILITÀ INTERNAZIONALI

ASSISTENZA ECONOMICA E SOCIALE

Pensione di invalidità: vale il requisito anagrafico al momento della domanda

  1 Febbraio 2023 News

Per il pensionamento valgono i requisiti vigenti al momento della domanda. È quanto ha ribadito la Cassazione con l’ordinanza n. 00450/23 accogliendo un ricorso patrocinato dai legali di Inca Cgil, in favore di una persona invalida che si è vista respingere dall’Inps la domanda di pensione di invalidità facendole perdere i benefici di legge previsti…

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Perequazione delle pensioni

  1 Febbraio 2023 News

Il pagamento della pensione di febbraio 2023 arriva puntuale il 1° del mese ma senza gli attesi aumenti, rimandati dall’INPS al rateo di marzo e dovuti alla perequazione automatica. Chi ha scelto l’accredito della pensione sul conto corrente troverà l’importo spettante accreditato in tale giorno, mentre chi ha scelto di ricevere la pensione in contanti…

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Assegno Universale per figli minori: entro il 28 febbraio il nuovo ISEE

  30 Gennaio 2023 News

Per gli aventi diritto agli aumenti dell’Assegno Unico Universale per figli minori, previsti nell’ultima legge di Bilancio, il 28 febbraio è il termine entro il quale devono aggiornare il proprio ISEE, tramite la Dichiarazione sostitutiva unica, per non rischiare di rimanerne esclusi. Pur sottolineando che per i percettori non c’è bisogno di fare alcuna domanda,  …

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Figli disabili: contributo per genitori disoccupati o monoreddito

  30 Gennaio 2023 News

Dal 1° febbraio 2023 e fino al 31 marzo 2023 i genitori disoccupati o monoreddito, con figli disabili potranno presentare domanda del contributo introdotto dall’articolo 1, commi 365 e 366, della legge 30 dicembre 2020, n. 178. A comunicarlo è l’Inps con il messaggio n. 422 del 27 gennaio scorso.  Le richieste potranno essere presentate…

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L’importanza di catalogare e tutelare i geositi Ambiente

L’importanza di catalogare e tutelare i geositi Ambiente

I geositi sono “monumenti geologici”, aree importanti anche per la biodiversità e che pertanto vanno protette. In Italia sono registrati in un apposito inventario, ma è importante garantire una maggiore armonizzazione dei criteri da regione e regione.

 

I geositi sono beni geologici che costituiscono una testimonianza della storia e dell’evoluzione del territorio. Ambienti che vanno preservati, valorizzati e tutelati, perché possono essere fragili e perché hanno un immenso valore sia storico che naturalistico. Dal 2002 esiste un inventario nazionale di tali luoghi, che oggi in Italia sono più di 2mila. Tuttavia non esiste ancora una normativa a livello nazionale e le varie regioni usano criteri differenti per l’inventariazione.

Cosa e quanti sono i geositi in Italia

Sono un elemento fondamentale del patrimonio geologico del nostro paese. Possono essere luoghi di notevole valore paesaggistico, o in cui ci sono ritrovamenti fossili o ancora dove si presentano associazioni rare di minerali. Hanno un’importanza testimoniale, a livello geomorfologico, paesistico, sedimentologico, paleontologico o stratigrafico. Possono essere luoghi dove sono stati ritrovati fossili, minerali particolari o elementi morfologici notevoli. O comunque elementi di valore scientifico e paesaggistico, o una fruibilità che li rende dei veri e propri monumenti.

Si tratta dunque di siti di interesse geologico che rivestono particolare importanza nella storia dell’area in cui si trovano, tale da determinare un interesse nella loro conservazione.

Si tratta di “singolarità geologiche” […] che per rarità, valore scientifico, bellezza paesaggistica, fruibilità culturale e didattica possono essere considerate dei veri e propri “monumenti” geologici da tutelare, salvaguardare e valorizzare.

Dal 2002 è stato introdotto in Italia un inventario nazionale di questi monumenti geologici, pensato sia per la conoscenza del territorio che per la pianificazione del territorio e la tutela ambientale. L’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ne conta più di 2mila sul territorio italiano.

2.160 i geositi presenti in Italia a fine giugno 2021.

Ancora non esiste una normativa a livello nazionale e pertanto c’è una certa disomogeneità da regione a regione rispetto a come vengono inventariati. Ispra cerca di promuovere una armonizzazione dei criteri in questo senso. Al momento infatti solo 5 regioni sono dotate di normative apposite, e soltanto in Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia possono dirsi realmente efficaci.

 

Il Friuli-Venezia Giulia è la prima regione italiana per numero di siti di interesse geologico: ne registra in totale 286. Seguono la Sardegna con 236 e l’Emilia-Romagna con 215. Tutte le altre regioni sono al di sotto della soglia dei 200. Ultime Umbria e Puglia, con meno di 40 siti l’una. Il totale dei geositi registrati nelle regioni non corrisponde al totale di 2.160 perché alcuni si trovano sul territorio di più regioni.

Questa notevole disomogeneità non è dovuta, secondo Ispra, a una maggiore o minore ricchezza del patrimonio geologico nelle diverse aree del nostro paese. Quanto più al diverso stato di avanzamento dei progetti di inventariazione dei geositi da parte delle regioni. Una pratica che, come accennato, necessita di una maggiore armonizzazione.

La tutela del patrimonio geologico

La geodiversità è, come evidenzia Ispra, strettamente legata alla biodiversità. Questa è una delle ragioni per cui il patrimonio geologico deve essere tutelato e protetto. Inoltre i siti geologici sono anche più fragili di quello che può sembrare, oltre a essere la sede in cui si conserva la memoria della terra.

È giunto il momento di proteggere il patrimonio naturale e l’ambiente fisico, perché il passato della terra non è meno importante di quello dell’uomo.

Anche per quanto riguarda l’effettiva tutela dei geositi esistenti si può notare una marcata disomogeneità a livello regionale.

GRAFICO
DA SAPERE

I dati si riferiscono alla quota di geositi localizzati in aree protette, sul totale dei siti registrati in Italia al 30 giugno 2021. Quelli che ricadono su più regioni non vengono conteggiati, per cui il totale non coincide con il totale nazionale.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(consultati: giovedì 26 Gennaio 2023)

 

In Puglia e Campania oltre l’80% dei siti di interesse geologico registrati si trovava, nel 2021, in aree protette. Seguono da questo punto di vista Veneto, Abruzzo e Marche con quote superiori al 70%. Sotto il 50% si trovano invece Sardegna, Piemonte, Basilicata e Valle d’Aosta.

Foto: Michal Kmet’ – licenza