Archivi giornalieri: 13 febbraio 2023

VisitINPS Scholars: graduatoria assegnatari bando VisitINPS Fellowship

 

VisitINPS Scholars: graduatoria assegnatari bando VisitINPS Fellowship

Pubblicata la graduatoria degli assegnatari del bando VisitINPS Fellowship

Pubblicazione: 13 febbraio 2023

Con determinazione del Direttore centrale Studi e ricerche 7 febbraio 2023, n. 1, è stata approvata la graduatoria degli assegnatari del bando VisitINPS Fellowship (pdf 178KB) per la realizzazione di progetti di ricerca aventi come oggetto l’analisi e la valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche finalizzate a ridurre le disuguaglianze e le discriminazioni di genere, ricompresi nell’ambito delle “Aree di ricerca di interesse scientifico” dell’INPS.

Il 15 febbraio presentazione del Documento di indirizzo del CIV INPS

Il 15 febbraio presentazione del Documento di indirizzo del CIV INPS

Il 15 febbraio presentazione del Documento generale di indirizzo del CIV INPS con il ministro Maria Elvira Calderone, il Presidente INPS Pasquale Tridico e il Presidente CIV, Roberto Ghiselli.

Pubblicazione: 13 febbraio 2023

Il prossimo 15 febbraio a Palazzo Wedekind, in piazza Colonna a Roma, sarà presentato il Documento generale di indirizzo del CIV INPS dal titolo “Il ruolo dell’INPS nelle trasformazioni sociali ed economiche per un Paese coeso, efficiente e solidale”.

A presentare il report sarà il Presidente CIV, Roberto Ghiselli.

L’evento, che si terrà nel Salone Agiolillo dalle 11.00 alle 13.30 vedrà la partecipazione del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Elvira Calderone, del Presidente INPS, Pasquale Tridico, del Presidente Commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto, del Presidente Commissione Lavoro del Senato, Francesco Zaffini, del Comitato direttivo ANCI, Alessandro Canelli, del Presidente raggruppamento patronati CE. PA, Paolo Ricotti, del Presidente raggruppamento patronati C.I.P.L.A., Walter Marani, del Presidente Nazionale Ordine Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca.
Le conclusioni sono affidate al Vicepresidente del CIV INPS, Guido Lazzarelli.

La presentazione sarà trasmessa anche in live streaming sui canali social (Twitter e LinkedIn) dell’Istituto.

Per accedere alla presentazione, dalle 11.00 alle 13.30 di mercoledì 15 febbraio, cliccare qui: Il ruolo dell’INPS nelle trasformazioni sociali ed economiche per un Paese coeso, efficiente e solidale.

Si raccomanda di accedere all’evento tramite browser Google Chrome o App Teams.

Gestione Artigiani e Commercianti: i contributi per il 2023

 

Gestione Artigiani e Commercianti: i contributi per il 2023

Le aliquote per il 2023 per artigiani e commercianti

Pubblicazione: 13 febbraio 2023

Con la circolare INPS 10 febbraio 2023, n. 19 l’Istituto indica gli importi dei contributi dovuti per il 2023 dagli iscritti alla Gestione Artigiani e alla Gestione Commercianti.

Le aliquote contributive di finanziamento delle gestioni pensionistiche sono fissate al 24% per i titolari e collaboratori di età superiore ai 21 anni e al 23,25% per i collaboratori di età inferiore ai 21 anni.

Si ricorda che dal 1° gennaio 2022, inoltre, l’aliquota contributiva aggiuntiva – dovuta per finanziare l’indennizzo in caso di cessazione dell’attività commerciale senza aver raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia – è pari allo 0,48%.

Pertanto, le aliquote per il corrente anno risultano come segue:

  Artigiani Commercianti
Titolari di qualunque età e coadiuvanti/coadiutori di età superiore ai 21 anni 24% 24,48%
Coadiuvanti/coadiutori di età non superiore ai 21 anni 23,25% 23,73%

La circolare specifica, infine, la contribuzione dovuta sui minimali e sui massimali di reddito. I contributi devono essere versati entro le scadenze indicate nella stessa circolare, mediante i modelli F24 disponibili accedendo al servizio online.

Gli artigiani e gli esercenti attività commerciali ultrasessantacinquenni, già pensionati presso le gestioni dell’Istituto e in possesso dei requisiti di cui all’articolo 59, comma 15, legge 449/1997, anche nel 2023 usufruiranno della riduzione del 50% dei contributi dovuti.

L’evoluzione del logo INPS: versatile, leggibile e digitale

 

L’evoluzione del logo INPS: versatile, leggibile e digitale

Progettato secondo principi di versatilità, accessibilità e applicabilità, nelle prossime settimane il logo sarà progressivamente adottato su tutti i canali di comunicazione dell’Istituto

Pubblicazione: 11 febbraio 2023

Più versatile, più leggibile e ancora più adatto al digitale: queste le caratteristiche dell’evoluzione del logo che l’INPS adotterà progressivamente su tutti i canali di comunicazione fisici e digitali, nel corso delle prossime settimane.

Progettata secondo principi di versatilitàaccessibilità e applicabilità, in grado di mantenere leggibilità e identità in ogni sua applicazione, questa nuova versione presenta un colore blu INPS più luminoso, riducendo la tonalità di verde per evocare emozioni positive e sottolineare il rinnovamento interno. Pur rappresentando una decisa evoluzione, il logo presenta un elevato livello di continuità con l’attuale, preservando così la propria riconoscibilità per gli utenti.

Il cambiamento dell’Istituto è rappresentato dal nuovo simbolo adottato, ispirato al nastro di Möbius: una superficie non orientabile il cui interno ed esterno corrispondono, percorribile in continuità nella sua interezza. Il significato di questa scelta si riassume con la volontà di creare uno spazio dove interazionedialogo e apertura verso i Cittadini si sostituiscono al concetto più statico di centralità.

In occasione della ricorrenza del 125° anniversario della sua nascita, l’INPS intende adottare una comunicazione sempre più efficace, volta a rendere riconoscibile la sua azione e i suoi valori in un nuovo contesto di digitalizzazione e di centralità dell’utente. In questa versione rivisitata del logo, che si inserisce proprio in questo processo di rinnovamento dell’immagine e delle strategie di comunicazione, spicca proprio il riferimento ai 125 anni dell’INPS. Vuole fare leva sul passato per rispondere alle sfide del presente e tracciare le nuove strade da intraprendere: segna il legame con il passato ma anche l’apertura verso il futuro.

Questa iniziativa rientra all’interno di un intervento più ampio che prevede tra le sue principali articolazioni una nuova identità visiva (che comprende ad esempio nuovi caratteri, colori ed uso delle immagini), il lancio del nuovo portale istituzionale, l’introduzione e l’adeguamento al design system Sirio e gli eventi dedicati alla celebrazione dei 125 anni dell’INPS.

Inps: a marzo pagamento rivalutazione pensioni con arretrati

Inps: a marzo pagamento rivalutazione pensioni con arretrati

Come stabilito dalla legge di bilancio 2023

 

Chi ha un reddito da pensione superiore a 2.101,52 euro (quattro volte il minimo) riceverà a marzo la rivalutazione della pensione rispetto all’inflazione sulla base delle percentuali inserite in legge di bilancio.

 

Lo precisa l’Inps con una circolare nella quale ricorda le percentuale e fa sapere che a marzo saranno corrisposti anche gli arretrati.

 

Chi ha un reddito da pensione fino a quattro volte il minimo ha già ricevuto l’assegno maggiorato del 7,3% da gennaio.

    Chi ha un reddito tra le quattro e le cinque volte il minimo lo vedrà rivalutato dell’85% del 7,3% ovvero del 6,205% mentre chi conta su un reddito da pensione tra le cinque e le sei volte il minimo (da 2.626,91 a 3.152,28 euro) riceverà solo il 53% dell’inflazione pari a una rivalutazione del 3,869%. Le percentuali di rivalutazione scendono all’aumentare dell’importo della pensione (insieme dei redditi pensionistici) fino ad arrivare ad appena il 32% di rivalutazione per chi ha assegni superiori a 10 volte il minimo (5.253,81 euro al mese) con il recupero rispetto all’aumento dei prezzi del 2,336%. 
   

INPS: il nuovo portale che mette l’utente al centro

 

INPS: il nuovo portale che mette l’utente al centro

Il nuovo portale INPS realizzato in collaborazione con gli utenti e in continuo miglioramento

Pubblicazione: 11 febbraio 2023

È arrivato a conclusione il lungo lavoro che ha portato alla pubblicazione del nuovo portale dell’Istituto. Un progetto dinamico, con una grafica rinnovata e una innovativa organizzazione dei contenuti.

IL NUOVO PORTALE METTE L’UTENTE AL CENTRO

Il punto focale della realizzazione del nuovo portale è stato mettere l’utente al centro del progetto. Gli utenti sono stati coinvolti in ogni fase: dalla progettazione alla realizzazione finale.
Sono state ascoltate e registrate le esigenze dell’utenza per la progettazione e la verifica della nuova architettura dei contenuti, le diverse parti del portale sono state disegnate partendo dai bisogni espressi dall’utenza. Per la raccolta dei feedback degli utenti sono stati effettuati testsurvey ed è stata rilasciata una demo che replicava in scala il nuovo portale. I contributi dell’utenza sono stati tradotti in migliorie prima del rilascio finale.

L’ORGANIZZAZIONE DEI CONTENUTI: LE QUATTRO MACROCATEGORIE

Obiettivo del nuovo portale è semplificare e facilitare l’esperienza degli utenti nell’accesso a informazioni e servizi dell’INPS. I contenuti relativi ai servizi sono organizzati in quattro macro categorie: “Pensioni e Previdenza”, “Lavoro”, “Sostegni, Sussidi e Indennità” e “Imprese e Liberi professionisti”. Queste, a loro volta, sono suddivise in numerose categorie e sottocategorie.

L’organizzazione dei contenuti nelle macro categorie e nelle altre sezioni presenti nella home offre i contenuti nella nuova modalità semplificata; di conseguenza tutti i collegamenti a contenuti e servizi di questo portale, precedentemente salvati, dovranno essere verificati ed eventualmente aggiornati poiché i rispettivi collegamenti potrebbero essere variati.

UNA GRAFICA AL PASSO CON I TEMPI

A cambiare è anche il layout grafico che diventa semplice, familiare e contemporaneo. Il nuovo portale è stato sviluppato sulla base di Sirio, il design system dell’Istituto, con l’obiettivo di massimizzare la facilità d’uso e l’accessibilità per gli utenti.

LA RELAZIONE CONTINUA CON GLI UTENTI

La relazione con l’utenza non si esaurisce con il lancio del nuovo portale: il suo ascolto sarà costante attraverso una serie di attività che permetteranno di modificare e migliorare il sito secondo le indicazioni raccolte. In particolare lo strumento “Ti piace il nuovo portale” permette di raccogliere e analizzare i feedback degli utenti per capire quale tipo di interventi migliorativi introdurre.

UN PROGETTO CHE RESTA IN CONTINUO MIGLIORAMENTO

Il progetto del nuovo portale INPS non giunge a conclusione con la sua pubblicazione ma resta in costante mutamento pronto ad accogliere i consigli che arriveranno dall’utenza.

Al momento le principali innovazioni che saranno introdotte sono:

  • l’integrazione di un motore di ricerca che avrà la capacità di comprendere le richieste utente e che si avvarrà del machine learning e analisi semantica delle informazioni;
  • l’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale per fornire informazioni, FAQ, documenti o link per l’accesso ai servizi di interesse in modo semplificato e intuitivo;
  • implementazione di meccanismi di apprendimento automatico per adattare l’offerta di contenuti e la navigazione al comportamento dell’utente.

Il lancio del nuovo portale rientra all’interno di un intervento più ampio che prevede una nuova identità visiva per INPS; essa comprenderà ad esempio nuovi caratteri, colori, un nuovo uso delle immagini e, in particolare, una versione rivisitata del logo INPS che sarà progressivamente adottata nelle prossime settimane. Completano il quadro l’introduzione e l’adeguamento al design system Sirio a tutti i canali digitali e gli eventi dedicati alla celebrazione dei 125 anni dell’INPS.

A chi sono andati i fondi Pnrr per il piano “scuola 4.0” #OpenPNRR

A chi sono andati i fondi Pnrr per il piano “scuola 4.0” #OpenPNRR

Un decreto del ministero dell’istruzione ha assegnato agli istituti scolastici i fondi per l’acquisto di strumenti digitali. Ora la palla passa alle scuole che dovranno completare le procedure in tempi stretti per non perdere le risorse.

 

La possibilità di usufruire di dispositivi digitali – ma anche il possesso di competenze adeguate per sfruttarli al meglio – rappresenta una delle sfide che il sistema educativo italiano è chiamato ad affrontare nei prossimi anni.

Per raggiungere questo obiettivo, il nostro paese ha adottato il cosiddetto piano “Scuola 4.0“. A questo progetto contribuisce anche il Pnrr con un investimento considerevole.

2,1 miliardi € le risorse messe in campo dal Pnrr per realizzare il piano scuola 4.0.

Un decreto del ministero dell’istruzione pubblicato nel settembre 2022 ha distribuito tra gli istituti scolastici italiani una parte di questi fondi destinati in particolare a progetti nuovi. Altri atti pubblicati in precedenza invece avevano dirottato parte degli investimenti su progetti già in essere.

Già questo elemento fa capire come non sia semplicissimo riuscire a ricostruire tutti i passaggi amministrativi che hanno portato all’attribuzione delle risorse. Anzi, in alcuni casi purtroppo è risultato impossibile.

Le criticità però non si fermano alla scarsa trasparenza. Come vedremo infatti, l’attribuzione delle risorse ha seguito per la maggior parte un criterio demografico. Le risorse sono state cioè assegnate in base al numero di scuole presenti e di classi attive. Questa scelta però sembra andare in direzione opposta rispetto all’obiettivo di ridurre i divari tra i diversi territori. Finalità che invece dovrebbe essere tra le principali del Pnrr.

Da tenere presente inoltre che l’effettiva erogazione di queste risorse non può essere ancora data per certa. La palla adesso passa agli istituti scolastici che dovranno presentare a stretto giro i progetti che intendono realizzare con i fondi assegnati. Un passaggio non scontato perché le procedure amministrative richieste per accedere alle risorse del Pnrr sono complesse. E spesso, come abbiamo già raccontato per gli enti locali, la carenza di personale e di competenze adeguate può costituire un ostacolo.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

 

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

 

In cosa consiste il piano scuola 4.0

Il piano scuola 4.0 è stato adottato con un decreto del ministero dell’istruzione dello scorso giugno. Questo atto fornisce una serie di indicazioni pratiche per il raggiungimento degli obiettivi previsti. Tale piano, come anticipato, sarà finanziato anche dal Pnrr attraverso la misura denominata “scuola 4.0 – scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori”.

L’obiettivo di questo investimento è favorire la transizione digitale del mondo scolastico, trasformando le aule in ambienti di apprendimento innovativi. Inoltre si prevede il potenziamento dei laboratori per le professioni digitali.

La denominazione “Scuola 4.0” discende proprio dalla finalità della misura di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici concepiti in modo innovativo e degli ambienti digitali.

Più concretamente, a livello nazionale, si punta alla trasformazione di circa 100.000 classi tradizionali in connected learning environments (ambienti di apprendimento connessi), con l’introduzione di dispositivi informatici come pc, tabet e lavagne interattive. A ciò si aggiunge anche l’obiettivo di creare dei laboratori appositamente pensati per trasmettere agli studenti le nozioni necessarie per essere competitivi nel mercato del lavoro digitale del futuro.

Come si distribuiscono le risorse

Come anticipato, un decreto del ministero dell’istruzione entrato in vigore nel settembre scorso ha individuato gli istituti scolastici beneficiari delle risorse. L’atto in questione ha suddiviso i fondi in diverse azioni.

L’azione 1 è quella dedicata alla trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento, attraverso l’acquisto di dispositivi didattici connessi. Questo intervento assorbe circa 1,3 miliardi di euro: cioè il 62% circa delle risorse Pnrr assegnate a questa misura. L’azione 2 è invece mirata alla realizzazione dei laboratori per le professioni digitali. In questo caso, le risorse stanziate ammontano a circa 425 milioni di euro.

1,7 miliardi € i fondi Pnrr per scuola 4.0 assegnati a nuovi progetti.

A queste risorse si aggiungono altri 289 milioni che è già possibile territorializzare e che sono finalizzati al finanziamento di progetti già in essere.

La regione a cui vanno più fondi è la Lombardia, cui complessivamente sono stati assegnati oltre 260 milioni di euro. Questi si suddividono in circa 187 milioni per la trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento (azione 1). Mentre 53 milioni vanno alla realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro (azione 2). Infine, circa 22 milioni serviranno per finanziare progetti già in essere al momento dell’approvazione del Pnrr. Dopo la Lombardia troviamo due regioni del mezzogiorno. Ovvero la Campania (a cui vanno complessivamente 232 milioni circa) e la Sicilia (189 milioni).

Da notare che in questo caso la clausola della riserva di almeno il 40% delle risorse Pnrr per le regioni del mezzogiorno è stata rispettata. C’è da dire però, come vedremo meglio tra poco, che la situazione non è definitiva e anzi potrebbe cambiare.

41,6% la quota di risorse Pnrr per il piano scuola 4.0 destinate al mezzogiorno. 

Purtroppo non è possibile arrivare al dettaglio di come si distribuiscono le risorse comune per comune. Ciò per diversi motivi: in primo luogo perché non sempre è presente questa indicazione. Inoltre, spesso gli istituti scolastici possono coprire il territorio di più di un comune. Per avere un’informazione più dettagliata ma comunque completa di come si distribuiscono i fondi scuola 4.0 dobbiamo fermarci quindi alle province e alle città metropolitane.

In base ai dati disponibili possiamo osservare che le province che ricevono la maggior parte dei fondi sono anche le più popolose del nostro paese. Ai primi posti infatti troviamo Napoli (circa 122,5 milioni assegnati), Roma (115 milioni) e Milano (79,6).

GRAFICO
DA SAPERE

Il ministero dell’istruzione adotta un sistema di localizzazione dei diversi istituti scolastici che non tiene conto della nascita di alcune province avvenute negli ultimi anni. Per questo motivo non è possibile attribuire direttamente i fondi ai territori di Fermo, Barletta-Andria-Trani e Sud Sardegna. Per avere un quadro completo su tutte le risorse assegnate a ogni scuola si rinvia a questo dataset.

FONTE: elaborazione Openpolis su dati ministero dell’istruzione e del merito
(consultati: martedì 27 Dicembre 2022)

 

Tra le altre province e città metropolitane che ricevono la quota più consistente di risorse troviamo anche Torino (59,5 milioni), Bari (59,3), Palermo (46,7), Salerno (42,6) e Catania (41,5).

I problemi nell’assegnazione dei fondi

Come abbiamo appena visto, non tutti i fondi del Pnrr assegnati al piano scuola 4.0 sono stati utilizzati per nuovi progetti. Inoltre risulta particolarmente complesso – e in alcuni casi impossibile – capire come le risorse per i progetti in essere si distribuiscono sul territorio. Nel decreto ministeriale già citato infatti si fa riferimento ad almeno altri 5 atti del ministero dell’istruzione. Nello specifico:

  • Il decreto 187/2020 che ha ripartito 70 milioni per l’acquisto di dispositivi digitali per l’apprendimento a distanza (tematica particolarmente urgente nelle fasi più concitate dell’emergenza pandemica);
  • Il decreto 155/2020 che ha destinato 85 milioni per l’acquisto di dispositivi, compresa la connettività delle scuole, per la didattica digitale integrata;
  • Il decreto 290/2021 che ha stanziato ulteriori 35 milioni per l’acquisto di attrezzature digitali;
  • Il decreto 147/2021 che ha indirizzato al finanziamento di spazi laboratoriali 51,7 milioni;
  • Il decreto 224/2021 che ha stanziato 47,4 milioni sempre per i laboratori.

Anche così però non si riesce ad arrivare alla totalità delle risorse. Mancano ancora all’appello infatti circa 111 milioni che, a oggi, risultano ancora da assegnare. Peraltro, nel caso degli ultimi 2 decreti citati è risultato impossibile, per motivi diversi (l’impossibilità di elaborare le tabelle in un caso, il rinvio a ulteriori atti nell’altro), capire come le risorse si distribuiscono nei diversi territori.

È molto complesso capire come si distribuiscono i fondi per scuola 4.0

Un ulteriore elemento di complicazione sta nel fatto che nella pagina web dedicata al piano sono indicati alcuni atti diversi rispetto a quelli citati nel decreto ministeriale in esame. Purtroppo però anche in questo caso le informazioni scarseggiano. Per quanto riguarda il decreto ministeriale 222/2022 i metodi per assegnare le risorse sono molteplici. In un caso c’è una cifra fissa per ogni istituto, in un altro si rimanda ad un successivo decreto del direttore generale, in altri ancora si rimanda a procedure di selezione pubblica ancora da espletare.

Sono poi citati altri 85 milioni messi a disposizione dall’articolo 21 del decreto legge 137/2020. Non sembrerebbero quindi risorse afferenti al Pnrr, motivo per cui non sono oggetto di trattazione in questo articolo. In questo caso comunque si arriva al massimo al riparto regionale dei fondi. C’è poi un’ultima voce dal titolo “Spazi e strumenti digitali per Stem”. Che però non ha alcun ulteriore riferimento ad atti o dati.

Alla luce di questa ricostruzione, risulta evidente come sia praticamente impossibile avere un quadro completo e puntuale di come le risorse del piano scuola 4.0 si distribuiscano sul territorio. Un problema peraltro che non riguarda solo questo filone ma che si ripresenta in maniera molto ricorrente quando si parla di Pnrr.

Altri aspetti critici

Un altro elemento critico che emerge dall’analisi riguarda il fatto che la ripartizione delle risorse tra le regioni segue un andamento essenzialmente demografico. I territori più popolosi in termini di studenti cioè sono anche quelli che ricevono più risorse.

I fondi scuola 4.0 non appianeranno i divari tra territori.

Sostanzialmente infatti, almeno per i nuovi progetti, i criteri adottati per la ripartizione sono stati due: per l’azione 1 ci si è basati sul “numero delle classi attive” (più studenti frequentano le scuole di un territorio, più classi saranno presenti). Per l’azione 2, invece, è stata stanziata una cifra fissa sia per i licei (circa 124mila euro) che per le altre scuole secondarie che abbiano attivo almeno un indirizzo di istituto tecnico o professionale (circa 165mila euro).

È evidente che questi due criteri non sono stati pensati per colmare i divari tecnologici esistenti tra istituti e territori. In questo senso, sarebbe stato più opportuno analizzare prioritariamente i bisogni reali di ogni scuola e individuare quelle più in difficoltà per colmare le disparità territoriali.

Un altro elemento particolarmente rilevante riguarda il fatto che l’assegnazione dei fondi non è definitiva. Ora tocca agli istituti scolastici che, in base alle istruzioni operative fornite dal ministero, dovranno caricare i progetti esecutivi (l’ultimo step di progettazione prima di passare all’operatività) su un’apposita piattaforma. Successivamente è prevista entro giugno l’aggiudicazione delle forniture e dei servizi. Se queste tempistiche non dovessero essere rispettate le scuole potrebbero perdere i fondi assegnati.

Questo passaggio non può certo essere dato per scontato. Visto che, come abbiamo raccontato, sono proprio gli enti territoriali ad essere maggiormente in difficoltà nell’implementare le complesse procedure richieste dal Pnrr.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Unsplash, Duane Loux – Licenza

 

Lavorare in Germania

Lavorare in Germania

Cultura d’impresa, stipendi e norme di lavoro

 
 
Lavorare in Germania

 Molti stranieri hanno bisogno di qualche tempo per adattarsi al modo di lavorare tedesco. La gente non lavora molte ore; in molti uffici, soprattutto nel settore pubblico, la giornata finisce alle 16.

Tuttavia, si dà molta importanza all’efficenza, si cerca di essere il più produttivi possibile e c’è poco tempo, o quasi nullo, per socializzare o parlare ad eccezione delle ore di pausa che sono di solito di 15 minuti con 45 minuti per mangiare.

La cultura d’impresa in Germania è generalmente abbastanza gerarchica. Ai tedeschi piace lavorare basandosi su piani prestabiliti e prendono decisioni basate su fatti. Le riunioni, organizzate e ben pianificate, rappresentano il passo per prendere decisioni con il consenso generale di gruppo. Ci si aspetta la puntualità e non vengono tollerati i ritardi. Quindi fa attenzione, specialmente se vieni da un paese in cui il ritardo è molto diffuso!

Stipendi

Gli stipendi ( Lohn/Gehalt) in Germania sono tra i più alti del mondo. La maggior parte dei lavori per i laureati pagano 30.000€ /anno. I lavori per gli studenti in cui non è richiesta una laurea vengono pagati 6/15 € /ora. Di solito, quando si parla di stipendi, si parla di stipendio lordo cioè prima della deduzione delle tasse e della previdenza sociale. Tieni presente che le tasse, a seconda del tuo stipendio, possono arrivare ad essere il 50% del tuo stipendio lordo. Quindi cerca di non confondere gli stipendi lordi e netti!

Lo stipendio nel tuo contratto è mensile. Nel contratto dovrebbero essere indicati anche remunerazioni speciali, bonus e revisioni dello stipendio. Molte imprese hanno 13 paghe l’anno. Di solito si riceve lo stipendio a dicembre per Natale o viene diviso tra Natale e l’estate. Per alcuni lavori di dirigenza ci sono 14 paghe l’anno.

È difficile sapere a quanto ammonta lo stipendio per lavori o posti specifici anche se ti risulterebbe più facile saperlo per contrattare il tuo stipendio. Personalmarket ( www.personalmarket.de) ti offre, previo pagamento, un’analisi dello stipendio basandosi sul settore, educazione, esperienza professionale e zona geografica. Questo può essere di gran aiuto quando dovrai negoziare il tuo stipendio.

Legge di lavoro

Per lavorare hai bisogno di un permesso di lavoro (Arbeitsgenehmigung o Arbeitserlaubnis) o di un permesso di residenza che ti permetta di lavorare (consulta la nostra sezione sui permessi di lavoro). Hai anche bisogno di una tessera fiscale (Lohnsteuerkarte) e di un numero della previdenza sociale (Sozialversicherungsnummer). Le tessere fiscali vengono emesse dall’autorità che corrisponde alla città/regione in cui sei registrato. I numeri della Previdenza Sociale sono emessi dalle istituzioni delle assicurazioni pensionistiche.

Quando un lavoratore lavora per la prima volta, l’impresa di solito lo registra ed emette un numero di previdenza sociale e una carta d’identità. Nel caso tu avessi domande o richieste, dovresti dirigerti direttamente alla tua impresa, alla tua compagnia di assicurazioni sanitarie o la tua istituzione di assicurazioni statale.

Normativa lavorativa

La Germania ha uno dei mercati lavorativi più regolati del mondo, con le sue leggi sul lavoro disegnate per proteggere i lavoratori. Che ci sia o meno un contratto di lavoro, i lavoratori hanno diritti di base:

● vacanze

● stipendio per malattia

● poter scegliere di lavorare a tempo parziale

● ricevere una formazione

● ferie per maternità/paternità e relativa protezione professionale

I periodi di preavviso seguono delle regole ma le compagnie possono concordare periodi di preavviso più lunghi nel caso di lavori collettivi o individuali. Le condizioni di lavoro al di sotto dello standard minimo legale stabilito non sono permesse e non sono legalmente vincolanti.

Accordi di lavoro collettivo

C’è anche una legge per il lavoro collettivo che nasce dalle leggi che proteggono gli accordi lavorativi collettivi e i diritti dei lavoratori sul posto di lavoro (Betriebsverfassungsrecht). Le leggi che governano gli accordi collettivi permettono ad entrambe le parti (sindacati e federazioni patronali o impresari individuali) di creare i loro propri accordi lavorativi. Gli accordi lavorativi regolano gli stipendi, ore lavorative, ferie e periodi di preavviso. La maggior parte degli impiegati lavorano con un accordo lavorativo anche se negli ultimi anni sempre più imprese sono state esentate dal negoziare accordi propri.

I diritti del lavoratore

Il Betriebsverfassungsrecht regola la relazione tra lavoratore ed impresa sul posto di lavoro. Gli impiegati sono rappresentati dal Consiglio di Lavoro (Betriebsrat) i cui membri vengono scelti dai lavoratori. Tra le altre cose, è responsabile della protezione dei diritti dei lavoratori sul posto di lavoro. La direzione deve consultare il Betriebsrat in relazione a questioni sul personale o l’impresa. Se hai problemi sul posto di lavoro, devi consultare il tuo Betriebsrat e chiedere consiglio o aiuto.

Nelle imprese con più di 2.000 impiegati, viene applicata la co-determinazione del 1976 o Legge della Partecipazione dei Lavoratori (Mitbestimmungsgesetz). Questa legge richiede che il consiglio supervisore dell’impresa abbia un certo numero di impiegati rappresentanti. Il principio di co-determinazione dice che i sindacati e gli impiegati hanno voce e diritto di voto nelle politiche dell’impresa, oltre che avere la responsabilità della stessa.

A chi sono andati i fondi Pnrr per il piano “scuola 4.0” #OpenPNRR

A chi sono andati i fondi Pnrr per il piano “scuola 4.0” #OpenPNRR

Un decreto del ministero dell’istruzione ha assegnato agli istituti scolastici i fondi per l’acquisto di strumenti digitali. Ora la palla passa alle scuole che dovranno completare le procedure in tempi stretti per non perdere le risorse.

 

La possibilità di usufruire di dispositivi digitali – ma anche il possesso di competenze adeguate per sfruttarli al meglio – rappresenta una delle sfide che il sistema educativo italiano è chiamato ad affrontare nei prossimi anni.

Per raggiungere questo obiettivo, il nostro paese ha adottato il cosiddetto piano “Scuola 4.0“. A questo progetto contribuisce anche il Pnrr con un investimento considerevole.

2,1 miliardi € le risorse messe in campo dal Pnrr per realizzare il piano scuola 4.0.

Un decreto del ministero dell’istruzione pubblicato nel settembre 2022 ha distribuito tra gli istituti scolastici italiani una parte di questi fondi destinati in particolare a progetti nuovi. Altri atti pubblicati in precedenza invece avevano dirottato parte degli investimenti su progetti già in essere.

Già questo elemento fa capire come non sia semplicissimo riuscire a ricostruire tutti i passaggi amministrativi che hanno portato all’attribuzione delle risorse. Anzi, in alcuni casi purtroppo è risultato impossibile.

Le criticità però non si fermano alla scarsa trasparenza. Come vedremo infatti, l’attribuzione delle risorse ha seguito per la maggior parte un criterio demografico. Le risorse sono state cioè assegnate in base al numero di scuole presenti e di classi attive. Questa scelta però sembra andare in direzione opposta rispetto all’obiettivo di ridurre i divari tra i diversi territori. Finalità che invece dovrebbe essere tra le principali del Pnrr.

Da tenere presente inoltre che l’effettiva erogazione di queste risorse non può essere ancora data per certa. La palla adesso passa agli istituti scolastici che dovranno presentare a stretto giro i progetti che intendono realizzare con i fondi assegnati. Un passaggio non scontato perché le procedure amministrative richieste per accedere alle risorse del Pnrr sono complesse. E spesso, come abbiamo già raccontato per gli enti locali, la carenza di personale e di competenze adeguate può costituire un ostacolo.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

 

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato al Piano nazionale di ripresa e resilienza

Accedi e monitora

 

In cosa consiste il piano scuola 4.0

Il piano scuola 4.0 è stato adottato con un decreto del ministero dell’istruzione dello scorso giugno. Questo atto fornisce una serie di indicazioni pratiche per il raggiungimento degli obiettivi previsti. Tale piano, come anticipato, sarà finanziato anche dal Pnrr attraverso la misura denominata “scuola 4.0 – scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori”.

L’obiettivo di questo investimento è favorire la transizione digitale del mondo scolastico, trasformando le aule in ambienti di apprendimento innovativi. Inoltre si prevede il potenziamento dei laboratori per le professioni digitali.

La denominazione “Scuola 4.0” discende proprio dalla finalità della misura di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici concepiti in modo innovativo e degli ambienti digitali.

Più concretamente, a livello nazionale, si punta alla trasformazione di circa 100.000 classi tradizionali in connected learning environments (ambienti di apprendimento connessi), con l’introduzione di dispositivi informatici come pc, tabet e lavagne interattive. A ciò si aggiunge anche l’obiettivo di creare dei laboratori appositamente pensati per trasmettere agli studenti le nozioni necessarie per essere competitivi nel mercato del lavoro digitale del futuro.

Come si distribuiscono le risorse

Come anticipato, un decreto del ministero dell’istruzione entrato in vigore nel settembre scorso ha individuato gli istituti scolastici beneficiari delle risorse. L’atto in questione ha suddiviso i fondi in diverse azioni.

L’azione 1 è quella dedicata alla trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento, attraverso l’acquisto di dispositivi didattici connessi. Questo intervento assorbe circa 1,3 miliardi di euro: cioè il 62% circa delle risorse Pnrr assegnate a questa misura. L’azione 2 è invece mirata alla realizzazione dei laboratori per le professioni digitali. In questo caso, le risorse stanziate ammontano a circa 425 milioni di euro.

1,7 miliardi € i fondi Pnrr per scuola 4.0 assegnati a nuovi progetti.

A queste risorse si aggiungono altri 289 milioni che è già possibile territorializzare e che sono finalizzati al finanziamento di progetti già in essere.

La regione a cui vanno più fondi è la Lombardia, cui complessivamente sono stati assegnati oltre 260 milioni di euro. Questi si suddividono in circa 187 milioni per la trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento (azione 1). Mentre 53 milioni vanno alla realizzazione di laboratori per le professioni digitali del futuro (azione 2). Infine, circa 22 milioni serviranno per finanziare progetti già in essere al momento dell’approvazione del Pnrr. Dopo la Lombardia troviamo due regioni del mezzogiorno. Ovvero la Campania (a cui vanno complessivamente 232 milioni circa) e la Sicilia (189 milioni).

Da notare che in questo caso la clausola della riserva di almeno il 40% delle risorse Pnrr per le regioni del mezzogiorno è stata rispettata. C’è da dire però, come vedremo meglio tra poco, che la situazione non è definitiva e anzi potrebbe cambiare.

41,6% la quota di risorse Pnrr per il piano scuola 4.0 destinate al mezzogiorno. 

Purtroppo non è possibile arrivare al dettaglio di come si distribuiscono le risorse comune per comune. Ciò per diversi motivi: in primo luogo perché non sempre è presente questa indicazione. Inoltre, spesso gli istituti scolastici possono coprire il territorio di più di un comune. Per avere un’informazione più dettagliata ma comunque completa di come si distribuiscono i fondi scuola 4.0 dobbiamo fermarci quindi alle province e alle città metropolitane.

In base ai dati disponibili possiamo osservare che le province che ricevono la maggior parte dei fondi sono anche le più popolose del nostro paese. Ai primi posti infatti troviamo Napoli (circa 122,5 milioni assegnati), Roma (115 milioni) e Milano (79,6).

GRAFICO
DA SAPERE

Il ministero dell’istruzione adotta un sistema di localizzazione dei diversi istituti scolastici che non tiene conto della nascita di alcune province avvenute negli ultimi anni. Per questo motivo non è possibile attribuire direttamente i fondi ai territori di Fermo, Barletta-Andria-Trani e Sud Sardegna. Per avere un quadro completo su tutte le risorse assegnate a ogni scuola si rinvia a questo dataset.

FONTE: elaborazione Openpolis su dati ministero dell’istruzione e del merito
(consultati: martedì 27 Dicembre 2022)

 

Tra le altre province e città metropolitane che ricevono la quota più consistente di risorse troviamo anche Torino (59,5 milioni), Bari (59,3), Palermo (46,7), Salerno (42,6) e Catania (41,5).

I problemi nell’assegnazione dei fondi

Come abbiamo appena visto, non tutti i fondi del Pnrr assegnati al piano scuola 4.0 sono stati utilizzati per nuovi progetti. Inoltre risulta particolarmente complesso – e in alcuni casi impossibile – capire come le risorse per i progetti in essere si distribuiscono sul territorio. Nel decreto ministeriale già citato infatti si fa riferimento ad almeno altri 5 atti del ministero dell’istruzione. Nello specifico:

  • Il decreto 187/2020 che ha ripartito 70 milioni per l’acquisto di dispositivi digitali per l’apprendimento a distanza (tematica particolarmente urgente nelle fasi più concitate dell’emergenza pandemica);
  • Il decreto 155/2020 che ha destinato 85 milioni per l’acquisto di dispositivi, compresa la connettività delle scuole, per la didattica digitale integrata;
  • Il decreto 290/2021 che ha stanziato ulteriori 35 milioni per l’acquisto di attrezzature digitali;
  • Il decreto 147/2021 che ha indirizzato al finanziamento di spazi laboratoriali 51,7 milioni;
  • Il decreto 224/2021 che ha stanziato 47,4 milioni sempre per i laboratori.

Anche così però non si riesce ad arrivare alla totalità delle risorse. Mancano ancora all’appello infatti circa 111 milioni che, a oggi, risultano ancora da assegnare. Peraltro, nel caso degli ultimi 2 decreti citati è risultato impossibile, per motivi diversi (l’impossibilità di elaborare le tabelle in un caso, il rinvio a ulteriori atti nell’altro), capire come le risorse si distribuiscono nei diversi territori.

È molto complesso capire come si distribuiscono i fondi per scuola 4.0

Un ulteriore elemento di complicazione sta nel fatto che nella pagina web dedicata al piano sono indicati alcuni atti diversi rispetto a quelli citati nel decreto ministeriale in esame. Purtroppo però anche in questo caso le informazioni scarseggiano. Per quanto riguarda il decreto ministeriale 222/2022 i metodi per assegnare le risorse sono molteplici. In un caso c’è una cifra fissa per ogni istituto, in un altro si rimanda ad un successivo decreto del direttore generale, in altri ancora si rimanda a procedure di selezione pubblica ancora da espletare.

Sono poi citati altri 85 milioni messi a disposizione dall’articolo 21 del decreto legge 137/2020. Non sembrerebbero quindi risorse afferenti al Pnrr, motivo per cui non sono oggetto di trattazione in questo articolo. In questo caso comunque si arriva al massimo al riparto regionale dei fondi. C’è poi un’ultima voce dal titolo “Spazi e strumenti digitali per Stem”. Che però non ha alcun ulteriore riferimento ad atti o dati.

Alla luce di questa ricostruzione, risulta evidente come sia praticamente impossibile avere un quadro completo e puntuale di come le risorse del piano scuola 4.0 si distribuiscano sul territorio. Un problema peraltro che non riguarda solo questo filone ma che si ripresenta in maniera molto ricorrente quando si parla di Pnrr.

Altri aspetti critici

Un altro elemento critico che emerge dall’analisi riguarda il fatto che la ripartizione delle risorse tra le regioni segue un andamento essenzialmente demografico. I territori più popolosi in termini di studenti cioè sono anche quelli che ricevono più risorse.

I fondi scuola 4.0 non appianeranno i divari tra territori.

Sostanzialmente infatti, almeno per i nuovi progetti, i criteri adottati per la ripartizione sono stati due: per l’azione 1 ci si è basati sul “numero delle classi attive” (più studenti frequentano le scuole di un territorio, più classi saranno presenti). Per l’azione 2, invece, è stata stanziata una cifra fissa sia per i licei (circa 124mila euro) che per le altre scuole secondarie che abbiano attivo almeno un indirizzo di istituto tecnico o professionale (circa 165mila euro).

È evidente che questi due criteri non sono stati pensati per colmare i divari tecnologici esistenti tra istituti e territori. In questo senso, sarebbe stato più opportuno analizzare prioritariamente i bisogni reali di ogni scuola e individuare quelle più in difficoltà per colmare le disparità territoriali.

Un altro elemento particolarmente rilevante riguarda il fatto che l’assegnazione dei fondi non è definitiva. Ora tocca agli istituti scolastici che, in base alle istruzioni operative fornite dal ministero, dovranno caricare i progetti esecutivi (l’ultimo step di progettazione prima di passare all’operatività) su un’apposita piattaforma. Successivamente è prevista entro giugno l’aggiudicazione delle forniture e dei servizi. Se queste tempistiche non dovessero essere rispettate le scuole potrebbero perdere i fondi assegnati.

Questo passaggio non può certo essere dato per scontato. Visto che, come abbiamo raccontato, sono proprio gli enti territoriali ad essere maggiormente in difficoltà nell’implementare le complesse procedure richieste dal Pnrr.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Unsplash, Duane Loux – Licenza