Archivi giornalieri: 29 novembre 2021

il manifesto

«Saremo marea», avevano annunciato. E lo sono state. Il movimento femminista Non Una di Meno è tornato in piazza in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne e la violenza di genere.

GIOVEDÌ 25 NOVEMBRE decine di nodi territoriali hanno organizzato azioni dislocate in tutt’Italia, per poi ritrovarsi ieri a Roma in corteo (autorizzato, tocca dirlo): erano presenti almeno 100 mila persone che hanno attraversato la città da Piazza della Repubblica fino a Piazza San Giovanni.
«Dopo quasi due anni di pandemia siamo tornate in piazza con moltissima forza, per ribadire che nonostante tutto non siamo vittime e che anche in questi due anni abbiamo costruito legami di sorellanza e di autodifesa che oggi hanno trovato finalmente un’esplosione».

Il corteo è stato aperto da uno striscione con scritto «ci vogliamo vive», portato dalle donne che lavorano nei centri antiviolenza femministi. Antonella Veltri presidente di Di.Re ha spiegato che oggi sono scese tutte in piazza perché «insoddisfatte delle politiche governative e delle politiche istituzionali che si sono mosse finora per prevenire e contrastare la violenza alle donne». Le risorse sono insufficienti «e da anni per quanto riguarda i Cav ci sono grossi problemi dal punto di vista della sussistenza e della sopravvivenza. Chiediamo misure concrete e strutturali».

LUNGO IL PERCORSO sono state organizzate diverse azioni collettive. Sono stati agitati in aria, rumorosamente, i mazzi di chiavi che ciascuno e ciascuno aveva con sé: «Come sappiamo bene l’assassino ha le chiavi di casa e il picco di segnalazioni durante l’emergenza sanitaria dimostra ancora una volta che la casa non è un luogo sicuro. Agitiamo le nostre chiavi in aria per simboleggiare la rivolta alla violenza domestica, psicologica, in strada, sul lavoro, come segno di sorellanza e rifiuto della vittimizzazione». Alle 16.30 tutto il corteo ha preso parte al «grido muto», facendo silenzio per un minuto ed esplodendo infine in un grido di rabbia e sorellanza, un’azione ripresa dalle femministe cilene.

MARIA EDGARDA MARCUCCI, che 2017 era stata in Siria a combattere a fianco delle Unità di protezione delle donne curde, le Ypj, contro le milizie dello Stato islamico sostenute dalla Turchia e che è stata colpita dal regime della sorveglianza speciale per le sue lotte politiche, ha ricordato «tutte le donne che resistono sulle montagne, le donne del movimento NoTav e quelle del Kurdistan. Siamo qui per tutte loro».

DURANTE GLI INTERVENTI si è parlato dell’intreccio tra sfruttamento e confini, di sex work con il collettivo femminista Ombre Rosse, di scuola, giustizia climatica, e delle cosiddette malattie femminili come vulvodinia, neuropatia del pudendo, endometriosi e fibromialgia per chiederne il riconoscimento da parte del sistema sanitario nazionale.

CENTRALE È STATO IL TEMA del lavoro: «Sono anni che riconosciamo la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere come strutturali. E i femminicidi e le violenze fisiche più evidenti di cui leggiamo tutti i giorni sui giornali sono solo l’apice di una piramide della violenza che si manifesta in ogni ambito delle nostre vite: pensiamo alla violenza economica, alle molestie sui luoghi di lavoro, allo sfruttamento, ai ricatti della precarietà, che si intrecciano con gli abusi e le discriminazioni di genere. È sempre stato così, ma la pandemia e la crisi connessa al Covid lo hanno reso ancor più evidente. Sono state le donne, soprattutto, a doversi fare carico del lavoro domestico e di cura aumentato a causa della distruzione del welfare. Sono le donne che ancor prima dello sblocco dei licenziamenti hanno perso il lavoro a causa della chiusura delle scuole o perché i loro posti di lavoro sono sempre quelli più precari, peggio pagati e con meno tutele. E oggi in piazza ci sono tante lavoratrici che si stanno mobilitando».

IL MOVIMENTO HA RIBADITO in un intervento dopo l’altro, «tra rabbia e favolosità», le proprie richieste: un permesso di soggiorno europeo slegato da famiglia e lavoro, un welfare «pensato sulle nostre esigenze», educazione sessuale, all’affettività e alla differenza di genere nelle scuole, accesso all’aborto, al teleaborto e alla RU486 in tutte le regioni e, tra le altre cose, cancellazione di ogni riferimento alla sindrome da alienazione parentale, che non ha alcun fondamento scientifico, dalle sentenze di tribunale sull’affido dei e delle minori.

ALL’ARRIVO C’È STATA un’azione simbolica e finale: è stato acceso un numero di candele pari ai femminicidi, lesbicidi e transicidi avvenuti nel 2021. L’azione è stata curata dall’Osservatorio nazionale di Non Una Di Meno il cui lavoro, avviato due anni fa, è stato reso pubblico il 25 novembre. Nei dati dell’osservatorio sono stati inclusi «anche tutti i casi che riguardano persone trans e libere soggettività che sono oggetto della medesima violenza patriarcale che subiscono le donne».

I DATI DEL 2021, FINORA, dicono che i femminicidi sono stati 104 e i transicidi 4. Tra questi 5 sono casi di suicidio, «consapevolmente inclusi perché indotti dalla stessa matrice». In almeno 7 casi c’è stata violenza o stupro prima dell’uccisione, in almeno 14 c’erano state denunce o segnalazioni, almeno 11 minori erano presenti durante i fatti e 35 minori sono rimasti orfani in seguito all’uccisione della madre. Tra i colpevoli: il più giovane aveva 16 anni, i due più anziani 88.

In almeno 12 casi si trattava di persone che avevano già precedenti penali connessi a violenze, persecuzione, stalking, abusi nei confronti delle loro attuali e passate compagne, mogli, madri. Nella quasi totalità dei casi, l’assassino era infine una persona conosciuta dalla donna o dalla persona trans* uccisa.

Il Sistema Pensionistico Australiano

Il Sistema Pensionistico Australiano

Sistema Pensionistico Australiano
 

I sistemi pensionistici di Italia e Australia sono ai poli opposti dell’efficienza e della sostenibilità: scopriamo perché!

Perché il sistema pensionistico italiano non funziona?

Per quanto assurdo possa sembrare, il sistema pensionistico italiano è molto simile ad uno schema Ponzi.

Difatti, quando versiamo i contributi all’INPS non stiamo pagando la nostra pensione, ma quella di chi già la riceve e, allo stesso modo, se e quando saremo noi in pensione, i lavoratori del futuro verseranno i contributi per pagare le nostre di pensioni.

Alla luce di questo, dunque, l’elevata pressione contributiva che ci troviamo ora a fronteggiare serve per pagare i pre-pensionamenti di milioni di ex dipendenti pubblici, le maxi-pensioni dei dirigenti delle grandi aziende statali, ma anche le pensioni di chi ha contribuito poco o meno di oggi perché ciò era consentito dalla legge.

Nei paesi in cui il sistema previdenziale è privato, questo non avviene.

Come funziona invece il Sistema Pensionistico Australiano?

Uno di questi paesi è l’Australia dove ciascuno versa nel proprio fondo pensione, mediamente un terzo di quello che versa un cittadino italiano e, al contrario, otterrà molto di più di un italiano quando sarà pensionato.

Il sistema pensionistico australiano, in poche parole, è riassumibile in quattro semplici punti:

  1. Hai un conto personale che riscatti quando vai in pensione (ossia è un sistema a capitalizzazione individuale);
  2. L’aliquota pensionistica è del 12% e può essere dedotta dal reddito;
  3. I fondi pensionistici sono dedicati all’investimento e possono essere gestiti da banche, imprese, sindacati, perfino gruppi di amici;
  4. Due trilioni di dollari in questi fondo sono reinvestiti nell’economia nazionale;

Sistema previdenziale olandese: l’etá pensionabile cresce ancora, ma piu lentamente

La società e il benessere degli animali – Bulgaria

Estonia

ESTONIA – UNA BREVE DESCRIZIONE

Estonia è un piccolissimo paese Baltico, entrato nell’Unione Europea nel 2004. La superficie dell’Estonia è di 45.226 chilometri quadrati e vi sono 1.342.409 abitanti (dati del 2007) – meno che in alcune grandi città d’Europa. Dalla frontiera del nord alla frontiera del sud ci sono solo 240 km, dall’est all’ovest – 350.

Frontiere del Nord e dell’Est confinano con la Russia, quella del sud con la Latvia, dalla Finlandia Estonia è separata da 85 kilometri del mar Baltico. Estonia si trova all’altezza della parte centrale della Svezia e del nord della Scozia.

La maggior parte della superficie non supera 50 metri sopra al livello del mare, il punto più alto – la motagna Munamägi (Montagna-Uovo, il nome corrisponde alla forma della montagna) nella parte meridionale del paese – 317 metri sopra al livello del mare.

In Estonia ci sono più di 1500 isole (1/10 di tutto territorio del paese) e più di 1000 laghi (1/20 di tutto territorio). L’isola più grande – l’isola Saaremaa (2900 kmq), la seconda – Hiiumaa. Estonia si trova sulla via di migrazione degli uccelli acquatici, in autunno e in primavera una quantità incalcolabile degli uccelli si ferma sulle isole e sulla riva del mare.

Sulla frontiera con la Russia si trova un grande lago di nome Peipsi (nome estone) o Ciudskoe (nome russo) – lo stesso lago ha nomi diversi in russo e in estone – è il quarto lago d’acqua dolce in Europa secondo la grandezza.

La città più grande è Tallinn – una citta medioevale ben conservata – la capitale del paese con circa 400.000 abitanti. Le altre città importanti sono Tartu, Pärnu, Narva e Kohtla-Järve. Il paese e suddiviso per 15 province e vi ci sono 47 città.

Lingua estone appartiene al gruppo linguistico ugro-finnico e si differenzia radicalmente dalla lingua russa e dalle lingue degli altri paesi Baltici (Latvia e Litva). Per scrivere si usa l’alfabeto latino con alcune lettere in più (ä, ö, õ, ü), e non il cirillico. La lingua somigliante è il finladense. L’ungarese assolutamente non assomiglia all’estone anche se è una lingua-parente. Nella lingua estone ci sono due dialetti – settentrionale e meridionale.

La stemma nazionale Estone è stata ufficialmente accettata nel 1925 e rappresenta tre leoni color blu sullo scudo color oro circondato dai due rami di rovere color oro. Nell’araldica il leone è il simbolo di autorità e coraggio, di potere e nobiltà. Per la prima volta l’immagine di tre leoni è stata usata nell’anno 1219 per la stemma di Tallinn, quando Estonia si trovava sotto il potere di Danimarca.

La bandiera nazionale è composta da tre strisce di colori nero, bianco e blu – questi colori sono colori nazionali e popolari estoni. Già nei tempi antichi gli alberi sacri venivano addibiti con dei nastri di questi colori. Nel 1881 l’Associazione degli studenti estoni aveva scelto questi colori nell’arco del movimento per l’indipendenza e già nella fine del secolo questi colori hanno acquisito il signifivcato di simbolo nazionale, diventando nel 1920 la bandiera nazionale. Il colre blu significa il cielo e la fedeltà alla patria, il nero – la terra e la laboriosità, il bianco – la purezza, la semplicità e un chiaro futuro.

Estonia e Finlandia sono uniti con l’inno – l’inno di tutti i due paesi ha la stessa melodia del compositore finlandese Frederik Pacius. Le parole dell’inno estone ha scritto Johan Voldemar Jannsen – padre della famosa poetessa estone Lidia Koidula.

Il fiore nazionale estone è fiordaliso (colore blu), l’uccello nazionale è rondine (colori nero e bianco), il sasso nazionale è pietra calcarea. Nel periodo dal 1940 al 1991, quando Estonia faceva la parte dell’Unione Sovetica, la simbolica nazionale era proibita e si usava la simbolica sovetica – il fatto spiega i motivi dell’odio verso la simbolica sovetica da parte del popolo in Estonia e in tanti paesi che ne facevavo parte.

Estonia è la frontiera tra “est” e “ovest”, l’incorcio tra culture diverse. La maggioranza degli estoni è legata spiritualmente con la Scandinavia, perché il popolo estone e gli altri popoli nordici hanno le stesse radici e perché la loro cultura e le loro tradizioni popolari hanno molti elementi comuni, in più in lontano passato Estonia, come gli alti paesi nordici – Finlandia e Norvegia, si trovava sotto il dominio del Regno Svedese.

La storia del popolo estone è la storia delle guerre, della schiavitù e della lotta per l’indipendenza. Estonia si trovava praticamente da sempre sotto il dominio degli altri popoli più grandi e più forti e il popolo estone lottava incessantemente per la propria libertà e indipendenza. Estonia è stata sotto il dominio di Danimarca, Svezia, Polonia, Germania e Russia.

L’opera epica estone – “Kalevipoeg” (Figlio di Kalev), raccolta e pubblicata da Friedrich Reihhold Kreutzvald (pseudonimo di Vindri Roin Ristmets) negli anni 1853-1867 racconta di questa lotta del popolo estone (traduzione letterale):

“Guarda! Nella selva, nascosti in mezz’agli alberi,

In segreto in mezz’agli alberi, nell’ombra di fogliame,

Sotto il lutto-lembo di ontano,

Sotto la protezione di tristezza-betulla

Ci sono sette tumuli tombali,

Sette giacigli coperti di muschio –

Sette tumuli delle falde infrante,

Che non hanno dei manutentori,

Degli amichevoli arrangiatori,

Dei guardiani con degli vigili occhi,

Dei difensori pieni di tenero amore.

Il primo è il giaciglio di angoscia-pericolo,

Il secondo giaciglio è nelle catene di schiavitù,

Il terzo giaciglio è nell’estenuazione della guerra,

Il quarto giaciglio è nella tortura della fame,

Il quinto giaciglio è nei giorni di miseria,

Il sesto giaciglio è nella morte-peste,

Il settimo giaciglio è nell’epidemia degli omicidi.

Ecco, quest’è l’antica esistenza dell’Estonia

Prima di Governo Russo

Misericordiosa ala di protezione”

(Kalevipoeg – Sissejuhatuseks).

Alcuni critici valutano “Kalevipeog” come un’opera troppo militare, però il contenuto militare rispecchia la storia del paese e del popolo. L’epos finladese assomiglia all’epos estone – si chiama “Kalevala”, però il significato del titolo e il contenuto mitologico sono completamente diversi (“Kalevala” vuol dire “La terra dei Kalev”). “Kalevala” rispecchia la storia e la vita di un altro popolo – popolo finlandese.

Dall’anno 1721 fino al 1918-1920 Estonia si trovava sotto il dominio dell’impero Russo (essendo stata prima sotto il dominio del Regno Svedese), però la lingua privilegiata e più usata era quella tedesca. Scrittore estone Oskar Luts nelle sue opere “Primavera” e “Estate” ha descritto con tanto spirito e umorismo la vita dura del popolo estone, discriminazione degli estoni nel proprio paese, l’odio dei bambini estoni verso privilegiati bambini tedeschi e i valori culturali degli estoni.

In Estonia sono state due revoluzioni socialiste – nel 1905 e nel 1917, uguale come nella Russia. Estonia era un paese povero e il popolo era attratto dalle idee di socialismo/communismo, credendo che socialismo/communismo avrebbe potuto cambiare la vita in meglio. Nel 1920 Estonia è diventata indipendente e per la prima volta nella sua storia sono state definite le sue frontiere e il suo territorio. Nell 1940, in seguito alla decizione e alla specifica richiesta del presidente-dittatore Konstantin Päts, Estonia è entrata nell’Unione Sovetica e il popolo estone ha subito tutti gli orrori delle repressioni e delle persecuzioni dei seguitori delle idee comunista/socialista. Si precisa che i reati contro popolo estone erano compiuti dal governo socialista Estone composto dagli estoni – communisti estoni hanno compiuto reati in unità con communisti russi. Purtroppo fino ad oggi nessuno dei communisti-criminali estoni non è stato punito, Estonia chiede dalla Russia di punire communisti-criminali russi, omettendo di dare un buon esempio con la punizione dei communisti-criminali estoni. Oggi l’ingresso dell’Estonia in USSR si sfrutta per le manipolazioni politiche e per la provocazione dell’odio tra gli abitanti del paese. Il governo ha la tendenza di presentare il fatto di ingresso in USSR (in base della richiesta specifica del dittatore Päts) come occupazione del paese, dimenticando che il presidente-dittatote degli anni passati – Konstantin Päts – ha collaborato attivamente con USSR ed era interessato che il paese entrasse nell’USSR anche in vita di futura guerra (Hitler aveva definito gli estoni come razza parassitaria da sterminare). E’ molto difficile qualificare l’ingresso dell’Estonia nell’Unione Sovetica nel 1940 – sussistono la libera espressione della volontà del popolo estone e pressioni da parte dell’USSR, si precisa anche che gli estoni hanno organizzato due revoluzioni socialista e hanno lottato negli anni con lo scopo di formare il regime communista. Si è arrivati alle definizioni come “pacifica occupazione in base della libera espressione e volonta del popolo in corrispondenza con diritto all’autodeterminazione”. Alla luce di fatti storici mondiali ed Europei, per poter parlare dell’occupazione dell’Estonia da parte dell’Unione Sovetica si deve prima ufficialmente riconoscere e dichiarare l’occupazione dell’Afganistan, dell’Irak e del Kosovo dalle forze Nato, occupazione in arrivo della Chechia e Polonia da parte dell’America (costruzione delle basi militari del cosidetto “Scudo spaziale”), altrimenti ci troviamo davanti all’inadeguata e ambigua valutazione ed esplicita manipolazione dei fatti. Visto che in Italia e negli altri paesi ci sono delle basi militari americane/Nato, si dovrebbe anche dire che l’Italia e altri paesi sono occupati dall’America/Nato.

Negli anni di Seconda Guerra Mondiale il popolo estone ha subito ulteriori repressioni da parte dei tedeschi. Notevole quantità degli estoni si era iscritta volontariamente e “su ruchiamo del cuore” nelle brigate SS e ha partecipato nei crimini contro l’umanità – l’Estonia perfino è stata proclamata il primo paese del mondo libero dagli ebrei. Questo fatto rappresenta una vergogna per il popolo estone. Putroppo gli estoni-nacisti non sono stati giudicati e non sono stati condannati dal Tribunale intetnazionale dopo guerra, per questo motivo in Estonia di oggi fioriscono idee nazifascista, alcuni politici sono arrivati a dichiarare che Estonia partecipava nella guerra come alleato della Germania… Il governo estone di oggi ha dimenticato che per Hitler gli estoni erano una “razza parassitaria”, la quale doveva essere sterminata e in minima parte assimilata – i criminali di guerra sono stati proclamati eroi e “difensori dell’Estonia”, “lottatori per l’indipendenza dell’Estonia” (si ricorda che gli estoni-nazisti hanno compiuto le azioni criminali in Ukraina e Belorussia e che la Germania non prevedeva l’indipendenza dell’Estonia, ma lo sterminio degli estoni e l’uso delle terre estoni per trasferire il popolo tedesco superfluo). Criminali delle brigate SS vanno venerati e glorificati, sono stati costruiti alcuni monumenti in loro memoria, invece l’unico monumento antinazifascista (Soldato di bronzo) nel 2007 è stato spostato senza un regolare referendum, senza rispettare la volontà del popolo estone in maggioranza contrario alle idee di nazifascismo, alcuni giorni prima di 8-9 maggio, il che ha portato alle manifestazioni pacifiche di protesta da parte del popolo che ha tentato di difendere i valori di demokrazia (il diritto su referendum) ed i valori Europei antinazifascista. Il governo aveva risposto con brutalità e violenze contro manifestanti, il che alla fine ha portato agli famosi disordini di massa. Oggi l’unico monumento antifascita in Estonia si trova su un cimitero – così il governo Estone dimostra il proprio opinione sui valori Europei – il posto di valori antinazifascista è su un cimitero e non in un posto pubblico! Il governo attuale usa alcuni elementi di ideologica nazifascista per opprimere la parte risoparlante del popolo, per esempio l’idea di superiorità della lingua estone sulla lingua russa, l’idea di superiorità di etnia estone sull’etnia russa, limitazione dell’accesso alla vita politica e all’attvità lavorativa per rusoparlanti, persecuzione dei rusoparlanti che commettono degli sbagli nella lingua estone sul posto di lavoro (particolrmente vanno perseguitati gli insegnanti delle scuole russe)… Nelle giornate di 8-9 maggio il governo mette dei fiori nell’onore “di tutti caduti nella guerra” – compreso fascisti e nazisti delle brigate SS, venerando con questo la loro ideologia.

In Estonia vivono due popoli originari con gli antichi radici: popolo estone e popolo russo. Il popolo russo anticamente viveva sui territori di nord-est dell’Estonia, ci sono alcune cittadine con minoranza estone assoluta. Per circa 30% della popolazione la lingua russa è la madrelingua. La comunita russa si era rinforzata nel periodo di dominio russo dal 1721 al 1918. Nel 1920 con un patto di pace, con il quale per la prima volta nella storia sono state definite le frontiere e il territorio del paese, Estonia ha ricevuto delle terre Russe con il popolo russo vi residente. In seguito una parte di questi territori è andata indietro alla Russia. Nei tempi sovetici il governo estone e il governo centralizzato di Mosca hanno organizzato dei trasferimenti massici dei cittadini dalle altre repubbliche sovetiche in Estonia, maggioranza di cui russi o russoparlanti, contemporaenamente tantissimi estoni erano mandati forzatamente nei lager o a lavorare nelle altre zone dell’USSR. Il governo odierno Estone non riconosce l’esistenza del popolo russo originario in Estonia e le sue antiche radici, proclamando il falso doloso che la parte russa del popolo estone sarebbero stranieri arrivati di recente, e sottomette questo popolo sotto assimilazione, segregazione, discriminazione e marginalizazzione. La gente che è arrivata in Estonia nei tempi sovetici sulla richiesta e sull’ordine del governo sovetico, che ha lavorato tutta la vita in Estonia e ha pagato le tasse in Estonia, loro figli e nipoti – la gente che può essere definita come vittima di regime communista – va maltrattata e umigliata dal governo estone, a tanti è stata negata perfino la cittadinanza (il che è servito per escludere queste persone dalla divisione/privatizazzione dei beni in seguito al crollo del sistema sovetico e per eliminare le possibilità di contradditorio nel processo politico). Chi ha potuto è fuggito fuori Estonia, attualmente nel paese sono rimasti solo cittadini con dei radici estoni, che non hanno dove fuggire. La situazione è molto grave in quanto le vittime del regime communista sono accusati di essere copevoli dei reati del governo communista. Le vittime del regime communista non ricevono alcun sostegno dal governo estone, anche il governo russo non si interessa di risolvere la situazione. Governo estone è composto dagli ex membri del partito communista dei tempi sovetici e gli ultimi eventi hanno fatto vedere che si applicano gli stessi metodi di oppressione communista. Governo estone rappresenta un esempio di riunione delle ideologie nazifascista e communista – per questo motivo la situazione nel paese è diventata veramente inverosimile ed incredibile. La situazione del paese è notevolmente aggravata dal fatto che nel 1991 dopo il crollo dell’USSR il governo socialista estone aveva deciso di non riconoscere il periodo sovetico, ma dichiarasi direttamente l’erede del regime di dittattura del 1940, rifiutando così tutti tutti i valori sociali e democratici raggiunti nel periodo di socialismo. Questo rifiuto dal progresso e dallo sviluppo ha fatto diventare l’Estonia moderna e civilizzata in un paese semi selvaggio. Particolarmente spaventosi sono cambiamenti negativi nella sfera sociale e quella della giustizia, e nella violazione dei diritti dell’uomo. Ragionando sui motivi di ripudiamento del periodo sovetico da parte dei politici si può giungere alla conclusione, che questo ripudiamento serve ai politici con lo scopo di evitare le responsabilità derivanti dal loro comportamento (crtiminale) nei tempi sovetici.

La parte rusofona del popolo estone oggi si chiama “russi estoni ”. Il governo segue la politica di provocazione di forte odio e di intolleranza tra estoneparlanti e rusoparlanti. Il sistema giudiziario del paese è sviluppato poco – politici che provocano l’odio interculturale e che insultano le altre culture e gli altri popoli, non vanno perseguiti, non si sa se la legge è imperfetta o se i giudici non adempiono il loro dovere.

Nell’anno 1869 in città Tartu è stata organizzata la prima festa del canto e della danza – questa festa si fa fino ad oggi ed è diventata un valore culturale per il popolo estone. Per queste feste in Estonia sono stati costriti dei campi speciali – “campi del canto” con un palco molto particolare. Nelle feste partecipano decine migliaia di cantanti, ballerini e musicisti degli orchestri. Purtroppo il governo che si è fornato dopo la fine dell’Unione Sovetica non apprezza in dovuta misura questa antica festa – il governo si interessa di più dei festival della birra, che delle tradizioni nazionali. Con grande dispiacere cittadini trovano la pubblicita di “Õlle summer” – “Estate della birra” sul posto di pubblicità della festa del canto. Per il popolo estone, comunque, la festa del canto rimane un valore importantissimo e si fa il possibile per il suo sviluppo. Negli ultimi anni è diventato famoso anche il festival di folclore di Viljandi – festival della musica tradizionale dei popoli. Si organizzano anche il festival Jazzkaar – dedicato al jazz, e festival Hea Uus Heli (Buon Suono Nuovo) – dedicato alla musica alternativa e sperimentale.

In Estonia d’è anche uno sport nazionale molto particolare di nome “kiiking” – è dondolio/oscillazione su un’altalena molto alta sino ad effetuare un giro completo sottosopra sull’asse della stessa. Più alta è l’altalena – più difficile fare il giro.

Oggi Estonia si trova nella dipendenza e schiavitu economica dagli altri paesi – dopo il crillo dell’USSR i politici si sono affrettati a vendere sotto costo tutte le strutture industriali ed economici importanti, senza pensare del futuro del paese. Politici estoni spesso pensano solo del proprio profitto momentaneo, per questo il paese e il popolo si trovano in una situazione poco buona. Nei tempi post-sovetici lo sviluppo del paese e dell’economia erano orientati sulla prostituzione, turismo sessuale, vendità degli alcolici e stupefacenti e altre attività, riconosciute illegali negli altri paesi. Si può dire che l’economia del paese è quasi del tutto distrutta. L’ultimo rapporto ONU presenta il fatto di fame e malnutrizione di 7% degli abitanti dell’Estonia. Gli imprenditori estoni non hanno alcun sostegno da parte dello Stato Estone, politici da parte loro sono interessati esclusivamente nell’attirare gli investitori stranieri a costo di soffocare la produzione nazionale, di cui si fanno apertamente le dichiarazioni sui giornali. La produzione industriale si promuove e si sostiene in danno alla produzione nazionale tradizionale. Si è arrivati al punto, che in Estonia si vende solo pane chimico nelle buste di plastica e trovare il pane vero diventa spesso un’impresa irrealizzabile. La simile situazione sussiste anche con gli altri prodotti di primaria importanza. Per i motivi di prodotti alimentari di bassissima qualità e una totale assenza di prodotti normali non inquinati dall’aggiunta dei addittivi chimici tossici (come conservanti, grassi idrogenati, coloranti, insaporitori, esaltatori, milgioratori, antimuffe…) la salute generale della popolazione è peggiorata notevolmente, ci sono gravissimi problemi con la salute dei bambini e giovani.

Il popolo estone, in particolare gli estoni rusoparlanti, speravano che l’ingresso dell’Estonia nell’Unione Europe avesse potuto risolvere i problemi delle ingiustizie e della violazioni dei diritti umani, però fino ad oggi questo non è avvenuto. Gli estoni rusoparlanti rimangono nello stato di segregazione sia al livello di Estonia, sia nell’Unione europea – la lungua russa non è rioconosciuta come ufficiale né nell’Estonia né nell’Unione Europea e cittdini rusporlanti non hanno alcun accesso all’informazione locale estone e quella Europea e non hanno effettuvo accesso alla vita sociale, allo studio e lavoro. Nella stessa situazione si trovano anche i russi di Latvia. I popoli russi di Latvia e di Estonia sono attualmente i popoli nello stato di discriminazione e segregazione all’interno dell’Unione Europea.

La stemma dell’Estonia:

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La stemma dell’Estonia dei tempi sovetici:

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Story by

G U

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Notizie

San Saturnino di Tolosa

 

San Saturnino di Tolosa


Nome: San Saturnino di Tolosa
Titolo: Vescovo e martire
Nascita: III secolo , Tolosa, Francia
Morte: Tolosa, Francia
Ricorrenza: 29 novembre
Tipologia: Commemorazione
 
Fra i primi apostoli che il Papa S. Fabiano mandò ad evangelizzare le Gallie vi fu S. Saturnino il quale pose la sua sede a Tolosa e la illustrò con un fecondo apostolato di bene ed infine col suo martirio.

Lo storico Venanzio, che scrisse gli atti del suo martirio, ci dice che solo a prezzo di enormi fatiche riuscì a convertire un gran numero di idolatri ed a fondare chiese.

Aveva il santo Vescovo eretta una chiesa vicino al Campidoglio di Tolosa, ed ogni mattina vi si recava per celebrare i Divini Misteri. Ma nel breve tragitto doveva passare dinanzi ad un gran tempio pagano, ed al suo passaggio gli oracoli non davano alcun responso per timore dell’uomo di Dio. I capi pagani si chiesero a vicenda da che cosa poteva dipendere quello strano silenzio.

Quand’ecco un pagano raccontò loro che era sorta in città una setta che voleva la distruzione degli dèi ed il cui capo era Satumino, quegli stesso che tutte le mattine si vedeva passare dinanzi al loro tempio. Allora tutti ad una voce incolparono il santo Vescovo del silenzio dell’idolo, e, invece di riconoscere ragionevolmente che nulla valevano gli dèi se avevano paura di un uomo, deliberarono di toglierlo dal mondo. Gli addetti al tempio pertanto una mattina lo attesero ne’ pressi del Campidoglio e avvistatolo lo assalirono e lo trascinarono nel tempio.

“Ecco” dissero al popolo “il nemico del nostro culto, il capo di quella religione che vuole distrutti i nostri templi, che deride i nostri dèi e che impedisce i loro responsi. Vendichiamo l’oltraggio fatto a noi ed ai nostri dèi: o sacrificherà riconoscendoli per veri, o espierà il delitto con la morte.” Ciò detto gli intimarono di inginocchiarsi davanti agli idoli.

“Non è possibile” rispose il Santo “che possa fare quanto mi chiedete, poiché i vostri dèi non sono che demoni, i quali attraverso il sacrificio degli animali, vogliono il sacrificio delle anime vostre. E come posso io temere coloro che tremano alla presenza di un solo cristiano?”

Una tal ragionevole risposta irritò al sommo quegli idolatri che decisero di farlo perire.

Si trovava presso il tempio un toro pronto per il sacrificio, e i carnefici stabilirono di legare il Santo alla coda di quell’animale. e farlo trascinare per la città affinchè la vista dell’orribile supplizio intimorisse i suoi seguaci, così da indurli a ritornare al culto pagano.

Legate le mani ed i piedi del Santo, lo assicurarono alla coda della bestia. Il furioso animale si mise a correre a precipizio per le vie della città, riducendo a brandelli il corpo del Santo, che col suo sangue imporporò quelle vie tante volte percorse predicando la divina parola.

San Francesco

Infine le sacre spoglie del Martire furono prese e gettate fuori della città, per essere preda degli uccelli. Ma due pie donne le raccolsero furtivamente e le seppellirono in luogo sicuro. Il suo martirio avvenne nel 250 sotto l’impero di Decio.

PRATICA. e Fuggiamo il rispetto umano e professiamo apertamente la nostra fede.

PREGHIERA. O Dio, che ci concedi di celebrare la festa del tuo beato martire Saturnino, ottienici di essere soccorsi grazie alla sua intercessione.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Tolosa, san Saturnino Vescovo, il quale, al tempo di Dècio, fu rinchiuso dai pagani nel Campidoglio di quella città e precipitato dalla sommità della rocca del Campidoglio per le varie scarpate, e così, col capo contuso, col cervello scosso e con tutto il corpo lacerato, rese la sua bell’anima a Cristo.

Quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo Draghi

Quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo Draghi

Per il dopo Quota 100, vediamo quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo Draghi. Si tratta, nello specifico, di misure ordinarie di pensionamento, anche anticipato. Ecco quali sono.

di , pubblicato il  alle ore 16:23
Quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo Draghi

Per il dopo Quota 100, vediamo quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo italiano guidato dal premier Mario Draghi Draghi. Si tratta, nello specifico, di misure ordinarie di pensionamento, anche anticipato, che pure per il prossimo anno sono confermate. Per quel che riguarda i requisiti di accesso. Proprio perché, nella legge di Stabilità 2022, non sono state introdotte delle modifiche. Così come è riportato in questo articolo.

Nel dettaglio, su quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo Draghi, nulla cambia per la pensione di vecchiaia ordinaria. E nemmeno per la pensione anticipata ordinaria. Per la quale, tra l’altro, c’è una differenza di genere per quel che riguarda il requisito dell’anzianità contributiva. Analizziamo allora il tutto nel dettaglio.

Quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo guidato dal premier Mario Draghi

In particolare, su quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo Draghi, il requisito per l’accesso alla prestazione INPS di vecchiaia resta invariato. Quindi, anche il prossimo anno per la pensione ordinaria di vecchiaia serviranno 67 anni di età. Con il requisito minimo di 20 anni di contributi previdenziali obbligatori versati.

Inoltre, su quali pensioni nel 2022 non saranno toccate dalla riforma del Governo Draghi, nulla cambia pure per la pensione anticipata ordinaria uomini e donne. Che peraltro non richiede vincoli di età da rispettare. Ma solo il requisito dell’anzianità contributiva che è comunque molto alto. Precisamente, 41 anni e 10 mesi di contributi previdenziali obbligatori versati per le lavoratrici. E 42 anni e 10 mesi di contributi previdenziali obbligatori versati per i lavoratori.

Riforma del Governo Draghi sulle pensioni, dalla Quota 102 alla conferma di Opzione donna

Chiarito quali pensioni nel 2022 non saranno toccate, c’è anche da dire che quella del Governo Draghi è una mini-riforma.

In quanto la grossa novità è rappresentata solo dal post Quota 100. Con l’introduzione dal prossimo anno della Quota 102. Per il resto Opzione Donna è stata confermata anche per il 2022 con gli stessi requisiti di età e di contribuzione. Mentre l’Ape Sociale, sempre per il prossimo anno, sarà rafforzato ed esteso.