Archivi giornalieri: 20 novembre 2021

Requisiti pensione: età pensionabile congelata fino al 2024

Requisiti pensione: età pensionabile congelata fino al 2024

Pubblicato in Gazzetta il Decreto MEF del 27 ottobre 2021 in merito all’adeguamento dell’età pensionabile per l’accesso alla pensione.

 

Stop all’aumento dell’età pensionabile fino al 2024. A prevederlo è il recente Decreto (MEF) del 27 ottobre 2021 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 268 del 10 novembre 2021, recante l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita. In realtà, il Decreto certifica un decremento della speranza di vita pari a 3 mesi. Tuttavia, per espressa previsione normativa, i requisiti non verranno adeguati al ribasso e restano confermati nella misura oggi vigente. Il valore negativo dovrebbe essere “scontato” dai futuri adeguamenti.

L’età pensionabile dal 2013 viene riparametrata ogni due anni in base alla variazione dell’aspettativa di vita che, grazie all’incremento del benessere generale, negli ultimi tempi sta aumentando progressivamente.

Vediamo i dettagli.

Requisiti pensione: pensione di vecchiaia a 67 anni

Le variazioni legate alla speranza di vita trovano applicazione per:

  • la pensione di vecchiaia, che si consegue con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi;
  • la pensione di vecchiaia contributiva, per la quale sono richiesti 71 anni di età e almeno cinque anni di contribuzione effettiva (escludendo, quindi, le contribuzioni figurative).

I soggetti contributivi puri, privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, possono conseguire la pensione di vecchiaia a 67 anni di età, con almeno 20 anni di contribuzione a condizione che il primo importo soglia non risulti inferiore a 1,5 volte il valore dell’assegno sociale (controvalore pari a 690,42 euro lordi mensili).

Anche la pensione anticipata contributiva (riserva anch’essa ai lavoratori contributivi puri), verrebbe adeguata alla speranza di vita. Ciò comporta che, per il biennio 2023-2024, è confermato il requisito anagrafico di 64 anni e di almeno 20 anni di contribuzione effettiva sempreché, il primo importo di pensione non risulti inferiore a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale (controvalore pari a 1.288,78 euro lordi mensili).

Pensione anticipata, contributi congelati fino al 2026

L’artt. 15 e 17 del DL n.4/2019 hanno sospeso retroattivamente l’adeguamento scattato dal 1° gennaio 2019 e i successivi tre adeguamenti previsti negli anni 2021, 2023 e 2025 con riferimento ai soli requisiti contributivi, e non anagrafici, per la pensione anticipata.

La pensione anticipata, infatti, permette di andare in pensione prima che maturi il requisito dell’età pensionabile ovvero i 67 anni per la pensione di vecchiaia. Bisogna però avere una certa anzianità contributiva, in misura differente tra uomini e donne. Anche l’anzianità contributiva è sottoposta all’adeguamento della speranza di vita.

Nello specifico, il requisito per la pensione anticipata rimane fermo – fino al 31 dicembre 2026 – a:

  • 41 anni e 10 mesi di contributi per le lavoratrici;
  • 42 anni e 10 mesi per i lavoratori;

a cui aggiungere 3 mesi di finestra mobile.

Età pensionabile lavori usuranti e precoci

La speranza di vita troverebbe applicazione anche al requisito anagrafico richiesto per l’accesso alla pensione di vecchiaia dei lavoratori gravosi e degli “usuranti”, attualmente fermo a 61 anni e 7 mesi, nonché ai lavoratori precoci per i quali è richiesto un requisito contributivo di 41 anni con almeno 12 mesi di contribuzione per periodi di lavoro effettivo precedenti il raggiungimento del 19esimo anno di età, oltre a ulteriori requisiti soggettivi.

È stata la Legge di Bilancio 2018 che ha previsto la dispensa dall’adeguamento dal 1° gennaio 2019 dei requisiti per la pensione di vecchiaia e della pensione anticipata, nei confronti delle 15 categorie professionali rientranti nelle cosiddette mansioni usuranti.

La dispensa riguarda solo i lavoratori che hanno raggiunto un minimo di 35 anni di contribuzione; a condizione che al momento del pensionamento non risultino beneficiari dell’anticipo pensionistico.

Tredicesima pensionati 2021: a chi spetta, come si calcola e quando arriva

Tredicesima pensionati 2021: a chi spetta, come si calcola e quando arriva

Guida aggiornata alla tredicesima mensilità su pensione: a chi spetta, a quanto ammonta e quando arriva la tredicesima pensionati 2021

 

Tredicesima pensioni 2021, quando arriva, come si calcola e a chi spetta? Il periodo natalizio è alle porte ormai, manca poco più di un mese al Natale e con esso anche l’erogazione della tanto agognata tredicesima per i pensionati e i lavoratori dipendenti. La mensilità aggiuntiva, chiamata anche gratifica natalizia, spetta ogni anno non soltanto ai lavoratori dipendenti, ma anche a chi percepisce un trattamento previdenziale, e dunque per le pensioni. Pertanto, generalmente entro e festività natalizia i pensionati si ritroveranno sul cedolino pensionistico una mensilità in più, che rappresenta appunto la 13a.

Come già successo nei mesi scorsi, anche il pagamento delle pensioni di dicembre e quindi la relativa tredicesima avverrà in anticipo per chi riscuote la pensione alla Posta. Vi rimandiamo alla lettura del nostro articolo con le date di pagamento aggiornate.

Ma a chi spetta la tredicesima mensilità? A quanto ammonta l’importo della gratifica natalizia? Come si calcola ed entro quali termini deve essere erogato l’importo aggiuntivo? Andiamo quindi in ordine e vediamo nel dettaglio tutto quello che c’è da sapere sulla tredicesima mensilità 2021 per i pensionati.

Tredicesima pensionati 2021: a chi spetta e quando arriva

La tredicesima della pensione, in particolare, spetta:

  • ai pensionati titolari di pensione di vecchiaia;
  • ed ai pensionati titolari di pensione anticipata (o ex pensione di anzianità).

Ma non solo, l’importo è riconosciuto anche a coloro che sono titolari di prestazioni assistenziali ed ai titolari della pensione ai superstiti indiretta e di reversibilità.

Leggi anche: tredicesima lavoratori

Pagamento pensione INPS 2021: quando arriva?

<img class="no-display entered exited" src="data:;base64,” alt=”Pagamento pensione INPS 2019″ width=”150″ height=”150″ data-lazy-src=”https://www.lavoroediritti.com/wp-content/uploads/2018/11/calendario-pagamenti-pensioni-150×150.jpg” />Se per i lavoratori dipendenti non vi è una data precisa prevista dalla legge (normalmente prima della vigilia di Natale), poiché bisogna far riferimento a quanto indicato nel contratto collettivo di categoria applicato al lavoratore, per i pensionati invece la tredicesima viene già pagata all’inizio di dicembre.

In pratica, il pagamento della tredicesima ai pensionati avviene insieme al pagamento della pensione, ossia il primo giorno bancabile. Laddove il primo giorno del mese sia un festivo o un giorno non bancabile, ossia domenica, l’accredito slitta al giorno successivo.

Ma andiamo più nel dettaglio e vediamo esattamente il giorno in cui viene pagata nel 2021.

La tredicesima quest’anno verrà accreditata:

  • il 1 dicembre 2021, per coloro che hanno l’accredito della pensione su conto corrente postale;
  • il 1 dicembre 2021, per coloro che hanno l’accredito della pensione su conto corrente bancario.

Si ricorda, a tal proposito, che i giorni bancabili sono tutti i giorni compresi dal lunedì al sabato, esclusi i festivi. Tuttavia, per la banca il sabato non è considerato bancabile. Ecco perché chi si fa accreditare la pensione sul conto corrente bancario riceverà la pensione, e quindi anche la tredicesima, con qualche giorno di ritardo.

Per chi invece è solito ritirare la pensione direttamente alle Poste l’INPS ha rilasciato, come detto in premessa, il calendario aggiornato con le date di anticipo di pagamento delle pensioni e relativa tredicesima.

Leggi anche: Pagamento in anticipo pensioni e tredicesima di dicembre 2021

Tredicesima pensioni 2021: quanto spetta

Ma quanto spetta di tredicesima ai pensionati? L’importo corrisponde esattamente alla mensilità accreditata normalmente? La risposta è negativa. La tredicesima viene accreditata secondo un meccanismo differente, e quindi sconta una tassazione diversa rispetto all’importo pensionistico. Per questo motivo la tredicesima non corrisponde all’importo pensionistico.

Innanzitutto bisogna sapere che la tredicesima maturi in mesi. Quindi è prevista una suddivisione della stessa in tanti ratei mensili quanti sono i mesi di pensionamento trascorsi all’interno di un anno. Se il pensionato ha ricevuto la pensione da gennaio a dicembre, riceverà la tredicesima per intero. Diversamente, se si tratta di neo pensione, che ha ricevuto per esempio la pensione dal 1° maggio 2020, spetteranno tanti ratei quanto sono i mesi di fruizione della pensione (quindi da maggio a dicembre).

L’importo lordo della tredicesima si calcola moltiplicando lorda mensile per il numero di mesi di pensionamento effettivo (nell’anno di riferimento) e dividere il tutto per 12. Si ottiene in questo modo la pensione lorda mensile.

Ad esempio, si ipotizzano due pensione entrambi con una pensione annua lorda di 25.000 euro; uno dei due, però, riceve la pensione già dal 2018, l’altro invece soltanto dal 1° maggio 2020.

Nel primo caso la tredicesima sarà riconosciuta per l’intero anno, quindi per un importo lordo pari a 2.083,33 euro. Nel secondo caso, invece, questa sarà riconosciuta per sole 8 mensilità (da maggio a dicembre).

Pensione lorda e netta

Ma come si passa dal lordo al netto?

Ebbene, se per l’importo della pensione si applica il meccanismo a scaglio dell’Irpef, per la tredicesima si applica direttamente il 27%. Per questo motivo l’importo risulterà più basso.

Ergo, se la pensione su un importo lordo di 2.083,33 euro è pari a 1.570,83 euro, la tredicesima netta invece sarà pari a 1.520,83 euro.

Maggiori Informazioni sulla tredicesima pensioni

Per maggiori dettagli sul conteggio oppure per qualsiasi altro dubbio è possibile contattare il Numero Verde INPS 803164 da fisso oppure 06164164 da mobile oppure recarsi presso uno sportello territoriale dell’INPS o infine rivolgersi gratuitamente ad un patronato.

Assegno Unico 2022, ultime notizie: decreto approvato. La nostra guida con requisiti e importi

Assegno Unico 2022, ultime notizie: decreto approvato. La nostra guida con requisiti e importi

L’assegno unico e universale per figli a carico è realtà, con il via libera del Consiglio dei Ministri. La guida rapida di Lavoro e Diritti.

 

Ne abbiamo già parlato in nostri precedenti articoli, perché si tratta di una novità di primo piano. E ora finalmente siamo arrivati ad un punto di svolta: è stato appena approvato il decreto sull’assegno unico 2022. Si tratta di un provvedimento atteso, che ha il merito di regolare nel dettaglio il funzionamento del contributo per i figli, che scatterà dal prossimo anno.

Il 18 novembre il Consiglio dei Ministri ha detto sì al testo sull’assegno unico figli 2022, vale a dire un sussidio economico versato in favore di chi ha figli, a partire dal settimo mese di gravidanza, e fino al 21° anno di età. Gli stanziamenti finanziari necessari per la realizzazione dell’assegno unico 2022 corrispondono a ben 19 miliardi di euro l’anno. Essi saranno ottenuti da nuove poste in bilancio ma anche tramite risparmi di spesa.

Vediamo allora alcuni interessanti dettagli di questo sussidio, per capire come funziona in concreto il meccanismo.

Assegno unico e universale figli 2022: che cos’è in concreto e perché si chiama così

Spiegare che cos’è quest’assegno, non è complicato. Abbiamo innanzi un un sostegno economico per le famiglie con figli a carico che è versato, come suddetto, a cominciare dal settimo mese di gravidanza e fino al 21º anno di età del figlio, se ancora a carico. La somma effettiva erogata mensilmente cambia in rapporto all’ISEE della famiglia e all’età dei figli a carico. L’importo dell’assegno unico non rileva ai fini del reddito.

In particolare, l’assegno unico vale per ciascun figlio maggiorenne a carico, fino al compimento dei 21 anni, se ricorre per esso una delle seguenti condizioni:

  • svolgimento del servizio civile universale;
  • frequentazione di un corso di formazione scolastica o professionale;
  • svolgimento di un tirocinio o un’attività lavorativa, con un reddito totale al di sotto di 8.000 euro all’anno;
  • registrazione come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego.

L’assegno unico spetta altresì per ciascun figlio con disabilità a carico, per cui non vi sono limiti di età.

Ci si potrebbe domandare perché si chiama assegno unico e universale, ecco di seguito la risposta:

  • è detto “assegno unico” in quanto il provvedimento che lo ha introdotto ha la finalità di unificare, razionalizzare e sostituire una serie di misure a sostegno delle famiglie (assegni familiari, bonus, detrazioni ecc.);
  • è detto “assegno universale” poiché è attribuito a tutte le famiglie con figli a carico residenti e domiciliate nel nostro paese.

L’assegno è inoltre cumulabile con altre prestazioni sociali ma, ad esempio, in ipotesi di versamento del reddito di cittadinanza, il calcolo sarà compiuto, eliminando la quota di RdC oggi correlata al numero di figli.

Assegno unico figli 2022: i requisiti per fare domanda

Chi intende domandare ed ottenere l’assegno unico figli, ha bisogno di avere i seguenti requisiti di cittadinanza, residenza o soggiorno:

  • residenza e domicilio in Italia;
  • cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione europea (o familiare di chi ha la cittadinanza); o titolarità del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente; oppure cittadinanza di uno Stato non facente parte dell’UE in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo; o titolarità del permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un’attività lavorativa per un periodo al di sopra dei sei mesi; o, ancora, titolarità di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzato a soggiornare nel nostro paese per un lasso di tempo maggiore di sei mesi;
  • obbligo di pagamento dell’imposta sul reddito nel nostro paese.

L’assegno unico potrà essere richiesto da un genitore oppure da entrambi (in questa seconda ipotesi l’importo sarà suddiviso a metà).

La domanda va presentata all’Inps in modo telematico, o con patronati, dal mese di gennaio 2022. Le modalità saranno rese note dallo stesso Istituto di previdenza entro 20 giorni dalla pubblicazione in GU della relativa legge, che dovrebbe comunque essere varata prima della fine del 2021. Tuttavia, al momento non c’è ancora una data di riferimento per quanto attiene all’apertura delle domande. Ciò in quanto non si sanno ancora di preciso i tempi complessivi dell’iter parlamentare.

Già si sa però che le domande andranno rinnovate ogni anno, sulla base dell’ISEE aggiornato.

Assegno unico 2022: importi e maggiorazioni

Rimarchiamo che l’assegno unico figli è universale, e perciò sarà assegnato a tutte le famiglie con almeno un figlio con:

  • una quota base minima per tutte le famiglie con ISEE sopra i 40mila euro, fissata a 50 euro per un figlio;
  • una quota variabile modulata in maniera progressiva, sulla scorta dell’ISEE familiare. La soglia per ottenere il trattamento massimo è a 15mila euro.

In dettaglio, l’importo dell’assegno va dai 50 ai 175 euro al mese che divengono 25 e 85 per i figli tra i 18 e i 21 anni. Come accennato, per determinarlo avrà un peso decisivo il reddito del nucleo famigliare calcolato con l’Isee.

Sono inoltre previste maggiorazioni dell’importo dell’assegno unico per le famiglie particolarmente numerose; per le mamme di età inferiore a 21 anni e per le famiglie in cui ambo i genitori lavorano. Sono previste maggiorazioni altresì in caso di presenza di figli disabili.

Leggi anche: Bonus cultura 500 euro, le ultime notizie

Assegno unico: novità in vista dal 2022

Dopo l’approvazione del decreto da parte del Consiglio dei Ministri, i provvedimento va ora all’esame delle Commissioni parlamentari competenti per l’approvazione finale. Rimarchiamo che il decreto legislativo una volta pubblicato ha forza di legge senza obbligo di una legge di conversione.

Per quanto attiene alla data della prima erogazione, occorrerà attendere il mese di marzo 2022, ma le domande potranno essere inviate a partire dal primo gennaio del prossimo anno. Ne consegue che soltanto da marzo 2022 detrazioni e assegni familiari saranno di fatto abrogati.

Vero è che l’entrata in vigore del nuovo assegno unico figli a carico era prevista per gennaio 2022, ma la necessità per la quasi totalità delle famiglie di presentare un ISEE aggiornato ha imposto lo spostamento in avanti di alcuni mesi. Ciò nell’evidente finalità di permettere ai genitori aventi diritto di presentare le domande con un tempo adeguato a disposizione, e all’INPS di cominciare ad analizzarle.

Il Green pass nei luoghi di lavoro è legge

Il Green pass nei luoghi di lavoro è legge: guida pratica per aziende e lavoratori

Conversione in Legge del Dl 127/2021 sull’obbligo del Green Pass nei luoghi di lavoro. Cosa prevede per aziende e dipendenti.

Green pass obbligatorio al lavoro dal 15 ottobre 2021: ecco una analisi della normativa di riferimento e breve guida pratica per aziende e lavoratori del settore pubblico e privato.

Il Dl 127/2021 contenente “Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening” interviene in tema di possesso ed esibizione del Green Pass, introducendo i seguenti articoli all’interno del D.l. n. 52 del 22 aprile 2021 (convertito in Legge 17 giugno 2021 numero 87):

  • Articolo 9­-quinquies relativo all’impiego delle certificazioni verdi nel settore pubblico;
  • Art. 9-sexies riguardante l’impiego delle certificazioni verdi da parte dei magistrati negli uffici giudiziari;
  • Art. 9-septies sull’utilizzo delle certificazioni verdi nel settore privato.

Aggiornamento del 19/11/2021: il 17 novembre la Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, recante misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening (già approvato dal Senato). La Legge passa con la questione di fiducia posta dal Governo sull’approvazione, quindi senza emendamenti e identico a quello approvato dal Senato.

Aggiornamento 12/10/2021: firmati i D.P.C.M. che regolano le modalità di verifica del possesso delle certificazioni verdi COVID-19 in ambito lavorativo, per i datori di lavoro sia pubblici sia privati. I decreti offrono gli strumenti informatici che consentiranno una verifica quotidiana e automatizzata del possesso delle certificazioni. E’ arrivato inoltre il parere favorevole del Garante della Privacy.

Il Decreto numero 127, in vigore dal 22 settembre, estende di fatto a tutto il personale dipendente pubblico – privato l’obbligo di possedere la Certificazione verde per accedere ai luoghi di lavoro. Analizziamo la novità della certificazione verde obbligatoria a lavoro in dettaglio.

Lavoratore senza green pass assente ingiustificato

In mancanza del Green Pass il lavoratore è considerato assente ingiustificato, senza diritto alla retribuzione, ma con la conservazione del posto di lavoro.

Sanzioni amministrative sono poi previste per le aziende che non adotteranno sistemi di verifica entro il 15 ottobre o che consentiranno l’accesso a dipendenti sprovvisti di Certificato. Non mancano poi conseguenze pecuniarie per i lavoratori oltre a possibili provvedimenti disciplinari.

Restano ferme le disposizioni sull’obbligo vaccinale previsto dal Decreto legge n. 44/2021 nei confronti del personale sanitario, oltre alle norme adottate nelle settimane precedenti sull’utilizzo del Green Pass per accedere a scuole ed università, contenute sempre nel D.l. n. 52/2021.

Green pass obbligatorio al lavoro: settore privato

Ai sensi dell’articolo 9-septies dal 15 ottobre 2021 al 31 dicembre 2021 chiunque presti attività lavorativa nel settore privato è tenuto a possedere ed esibire su richiesta la Certificazione verde COVID-19 o Green Pass.

L’obbligo è altresì esteso a tutti coloro che svolgono, a qualsiasi titolo, attività lavorativa, formazione o volontariato in azienda, anche sulla base di contratti esterni. Ci si riferisce, a titolo esemplificativo, a:

  • Tirocinanti;
  • Lavoratori autonomi;
  • Collaboratori coordinati e continuativi;
  • Interinali;
  • Dipendenti di altra azienda in distacco.

Controlli del datore di lavoro

I datori di lavoro sono chiamati ad organizzare, entro il 15 ottobre, i controlli sul possesso del Green Pass. Questi ultimi:

  • Potranno avvenire anche a campione;
  • Saranno effettuati prioritariamente, ove possibile, al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro.

Le verifiche dovranno essere condotte secondo i crismi indicati nel Dpcm del 17 giugno 2021, in cui si prevede:

  • L’utilizzo dell’app “VerificaC19” per leggere il QR code presente sul Green Pass;
  • Di esibire, su richiesta del soggetto verificatore, un documento di identità al fine di accertare la corrispondenza con i dati anagrafici presenti sul Certificato;
  • Il divieto di raccogliere i dati dei soggetti controllati.

Soggetti incaricati ai controlli

L’articolo 9-septies impone ai datori di lavoro la verifica sul possesso del Green Pass nei confronti dei propri dipendenti, nonché di tutti coloro che, a vario titolo, prestano attività lavorativa, di formazione o volontariato, anche sulla base di contratti esterni. Per questi ultimi, i controlli saranno altresì effettuati dai rispettivi datori di lavoro.

Eventuali soggetti delegati dall’azienda ad effettuare le verifiche, dovranno essere individuati con apposito atto formale.

Lavoratore senza Green Pass: cosa fare

I lavoratori che:

  • Comunicano di non essere in possesso del Green Pass;
  • Risultano privi del Certificato in sede di controllo;

saranno considerati assenti ingiustificati sino alla presentazione della Certificazione verde e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2021.

L’assenza ingiustificata, nella sua versione prevista dal Decreto n. 127, sarà:

  • Non retribuita, ivi compreso qualsiasi altro compenso o emolumento;
  • Senza conseguenze disciplinari;
  • Con diritto alla conservazione del posto di lavoro.

Aziende con meno di quindici dipendenti

Limitatamente alle aziende con meno di quindici dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il dipendente per la durata corrispondente a quella del contratto a termine stipulato per la sua sostituzione, per un arco di tempo non eccedente i dieci giorni, rinnovabili una sola volta, comunque non oltre il 31 dicembre 2021.

Lavoratori esenti dal green pass

Gli obblighi in materia di possesso ed esibizione del Green Pass non si estendono ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale, sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri indicati nella circolare del Ministero della Salute numero 35309 del 4 agosto 2021.

Sanzioni per i lavoratori senza green pass

Il dipendente (o altro soggetto obbligato) il quale accede al luogo di lavoro in violazione delle disposizioni che prevedono il possesso e l’esibizione del Green Pass incorre in:

  • Sanzione amministrativa da 600 a 1.500,00 euro;
  • Possibili contestazioni e provvedimenti disciplinari da parte dell’azienda, nel rispetto di quanto previsto da contratti collettivi e / o regolamenti interni applicati.

E’ prevista invece una sanzione amministrativa da 400 a 1.000 euro per i datori di lavoro che:

  • Non effettuano le verifiche sul possesso del Green Pass;
  • Non adottano entro il 15 ottobre le misure organizzative necessarie per verificare il possesso della Certificazione Verde;
  • Permettono l’accesso al luogo di lavoro a dipendenti privi del Certificato.

Le sanzioni saranno adottate dai singoli prefetti, previa segnalazione ad opera degli organi incaricati dell’accertamento e della contestazione delle violazioni.

Green pass obbligatorio al lavoro: settore pubblico

In parallelo a quanto disposto per il settore privato, il nuovo articolo 9-quinquies prevede, al fine di prevenire la diffusione del virus SARS-CoV-2, dal 15 ottobre prossimo sino al 31 dicembre 2021, l’obbligo di possedere ed esibire, su richiesta, la Certificazione verde nei confronti di personale:

  • delle amministrazioni pubbliche;
  • in regime di diritto pubblico (di cui all’articolo 3 del Dlgs. n. 165/2001);
  • delle Autorità amministrative indipendenti, compresa Commissione nazionale per la società e la borsa, Commissione di vigilanza sui fondi pensione, Banca d’Italia, enti pubblici economici ed organi di rilievo costituzionale.

Il vincolo si estende altresì a tutti coloro che, nelle amministrazioni citate, svolgono a qualsiasi titolo attività lavorativa, di formazione o volontariato, anche sulla base di contratti esterni.

Coloro che:

  • Non sono in possesso della Certificazione verde;
  • Risultino privi del Green Pass al momento di accedere al lavoro;

sono considerati assenti ingiustificati sino alla presentazione del Certificato e, comunque, non oltre il 31 dicembre prossimo.

Infine al pari del settore privato, l’utilizzo del Green Pass non è esteso ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale, in possesso di idonea certificazione medica.

Leggi anche: green pass dipendenti pubblici

DECRETO-LEGGE 21 settembre 2021, n. 127

Alleghiamo infine il testo completo del Decreto-Legge 127/2021 sull’obbligo di green pass lavoratori.

Sant’ Edmondo

 

Sant’ Edmondo


Nome: Sant’ Edmondo
Titolo: Re degli Angli Orientali, martire
Nascita: IX Secolo, Norimberga, Germania
Morte: 20 novembre 870, Thetford, Inghilterra
Ricorrenza: 20 novembre
Tipologia: Commemorazione
 

È un santo più vivo nella memoria popolare d’Inghilterra che in tante pagine di documenti storici. E vivo soprattutto per il modo e le ragioni della sua morte. Ma di lui sappiamo poco, e quel poco è pure raccontato male. Per quanto concerne le sue origini, gli storici, infatti, respingono la tradizione secondo cui Edmondo sarebbe stato figlio del re Alkmund di Sassonia, nato a Norimberga e poi adottato dal re dell’East Anglia.

Sappiamo soltanto che Edmondo è l’ultimo re di questo territorio, in tempi durissimi per tutta l’Inghilterra, aggredita continuamente dai danesi. I quali dapprima sono una flotta che va all’arrembaggio dell’isola, con sbarco, saccheggio, uccisioni, e reimbarco col bottino; i cronisti dell’epoca lasciano racconti atterriti di queste sanguinarie imprese. Poi i danesi si fanno anche occupanti (più tardi ancora, anche governanti: certo, a modo loro, ma lasciando tracce importanti nella storia britannica).

Al momento, i danesi sono specialisti dell’aggressione, chiamata bere (un nome che ai tempi di Edmondo dà i brividi). Sono comandati da tre fratelli: Halfdene, Hinguar e Hubba. Il metodo è quello del “decidete voi”: prima le minacce di saccheggio e morte (e di esempi ne hanno già dati molti), poi la richiesta di una taglia per risparmiare persone e cose. Accade spesso che alcune popolazioni accettino di pagare, purché se ne vadano.

Nell’anno 869, irrompono in East Anglia. Dapprima compiono i soliti saccheggi e distruzioni, poi parlano di trattative. Vogliono instaurare il loro dominio sul regno. Ma qui c’è il giovane re Edmondo. Il quale, dopo quello che ha già visto, non tratta con nessuno. Edmondo combatte, con la sua piccola armata e col suo grande coraggio. Ma viene sconfitto e preso prigioniero.

I vincitori gli offrono salve la vita e la corona, a patto che rinneghi la sua fede religiosa e che si dichiari vassallo dei danesi. Edmondo risponde due volte no, e subito le frecce danesi lo trafiggono. La sua morte segna la fine del regno dell’East Anglia, ma l’Inghilterra si riempie del suo nome. 11 giovane re sconfitto diventa una bandiera. Prima che finisca il secolo, una moneta coniata durante il suo regno è già chiamata “penny di sant’Edmondo” .

Già santo, già canonizzato dai compatrioti; e più tardi la Chiesa lo proclamerà patrono d’Inghilterra. Il suo corpo avrà definitiva sepoltura a Beadoricesworth, che oggi si chiama Bury St. Edmunds (a circa 50 chilometri da Cambridge). Al suo nome si è intitolata una congregazione di sacerdoti inglesi, i preti di Sant’Edmondo.

MARTIROLOGIO ROMANO. In Inghilterra, sant’Edmondo, martire, che, re degli Angli orientali, catturato nella guerra contro i pagani invasori, fu coronato dal martirio per la fede in Cristo.