Archivi giornalieri: 13 novembre 2021

Rateizzazione cartelle esattoriali: fino al 31 dicembre si risparmia

 

Rateizzazione cartelle esattoriali: fino al 31 dicembre si risparmia

Fino al 31 dicembre, è possibile beneficiare di una serie di agevolazioni per la rateizzazione delle cartelle esattoriali. Ecco quali.

Fino al 31 dicembre, è possibile beneficiare di una serie di agevolazioni per la rateizzazione delle cartelle esattoriali. Comprese quelle ricevute subito dopo la fine del periodo di sospensione dell’attività di riscossione. Ad esempio, fino al 31 dicembre, per le richieste di rateazione presentate per debiti fino a 100.000 euro, è possibile ottenere subito la dilazione del pagamento. Inoltre per questa procedura non è necessario allegare l’ISEE.

Ma questa non è l’unica agevolazione in essere fino al 31 dicembre 2021. Di seguito i dettagli.

Rateizzazione cartelle esattoriali: i decreti emergenziali Covid-19

I decreti emergenziali che si sono susseguiti nel corso della pandemia da Covid-19 hanno prorogato di volta in volta la sospensione dell’attività di riscossione. Molte famiglie sono in crisi, il problema principale era ed è la carenza di liquidità. Per rimandare il pagamento delle cartelle e di altri debiti affidati all’Agente della riscossione, ossia avvisi di addebito INPS, accertamenti esecutivi dell’Agenzia delle entrate ecc, il Governo ha sospeso i pagamenti dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021.

Dopo tale data ossia entro il 3o settembre (31 ottobre per le rateazioni in essere all’8 marzo) si doveva comunque pagare.

Anche chi ha da poco ricevuto la cartella esattoriale è chiamato a versare il dovuto, senza possibilità di proroga. Tuttavia, c’è una possibilità per limitare i danni.

Il riferimento è alla richiesta di rateazione delle somme dovute all’Agente della riscossione (ex Equitalia). Ebbene, con la richiesta di rateazione il contribuente può ottenere la possibilità di pagare il dovuto pagando mensilmente. Con rate costanti o crescenti.

Dalla presentazione della richiesta e finché il contribuente è in regola con i pagamenti delle rate, l’Agenzia delle entrate-Riscossione non potrà attivare nuove procedure cautelari o esecutive, quali nuovi fermi o ipoteche.

Rateizzazione cartelle esattoriali, agevolazioni: fino al 31 dicembre diverse possibilità

Fino al 31 dicembre, è possibile beneficiare di una serie di agevolazioni per rateizzare le cartelle esattoriali. Comprese quelle ricevute subito dopo la fine del periodo di sospensione dell’attività di riscossione. Ad esempio, fino al 31 dicembre, per le richieste di rateazione presentate per debiti fino a 100.000 euro, è possibile ottenere subito la dilazione del pagamento. Senza che sia necessario allegare l’ISEE.

Ciò in deroga alla norma generale, ex art.19 del DPR 602/73. In base alla quale non è necessario presentare l’ISEE per le richieste presentate per debiti fino a 60.000. Ora il limite viene innalzato a 100.000 euro.

Sarà sufficiente dichiarare, nel modello R1,  la temporanea situazione di obiettiva difficoltà.  Senza aggiungere alcuna documentazione.

La richiesta di rateazione può essere presentata anche on line. Senza recarsi in ufficio.

Ma questa non è l’unica agevolazione in essere fino al 31 dicembre 2021.

Infatti:

  • per le rateizzazioni riferite a richieste concesse dopo l’8 marzo 2020 e fino al 31 dicembre 2021 il contribuente decade dalla rateazione se non paga dieci rate, anche non consecutive, invece delle cinque ordinariamente previste (D.L. Ristori e Rilancio);
  • entro il 31 dicembre 2021, i contribuenti con piani di rateizzazione decaduti prima della sospensione dell’attività di riscossione, conseguente all’emergenza epidemiologica da Covid-19 (commi 1 e 2-bis dell’articolo 68 del decreto legge 17 marzo 2020 n. 18, convertito con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020 n. 27), possono presentare una nuova richiesta di dilazione senza necessità di saldare le rate scadute del precedente piano di pagamento.

Deroga alla regole ordinarie

Anche tale ultima previsione opera in deroga alle regole ordinarie. Regole che prevedono, nel momento in cui la dilazione è decaduta, la necessità di pagare tutti gli arretrati prima di richiedere una nuova rateazione per gli stessi debiti. Ad ogni modo, la durata della nuova rateazione non potrà andare oltre  il numero massimo di rate non ancora scadute alla data di presentazione della nuova richiesta.

Sul primo punto, dal 1 °gennaio 2022, per i piani di dilazione concessi a partire da tale data, la decadenza si ha dopo 5 rate non pagate. Anche non consecutive.

Grazie al D.L. 146/2021, c.d decreto fiscale, per le rateazioni in corso alla data dell’8 marzo 2020, data di inizio sospensione dell’attività di riscossione, la decadenza del piano di rateazione si ha dopo 18 rate non pagate. Anche non consecutive.

Contribuenti decaduti dalla rottamazione-ter e dal saldo e stralcio

Possono presentare la domanda di rateizzazione per le somme ancora dovute  anche i soggetti per i quali si è determinata l’inefficacia della Definizione agevolata (“Rottamazione-ter”, “Saldo e stralcio” e “Definizione agevolata delle risorse UE”), per mancato, insufficiente o tardivo versamento delle somme in scadenza nel 2019. Il “Decreto Ristori” (DL n. 137/2020 convertito con modificazioni dalla L. n. 176/2020) ha esteso anche ai contribuenti decaduti dai benefici della “prima Rottamazione” (DL n. 193/2016) e della “Rottamazione-bis” (DL n. 148/2017), la possibilità di chiedere, entro il 31 dicembre 2021, la rateizzazione del pagamento per le somme ancora dovute.

Indicazioni ribadite sul portale dell’Agente della riscossione, sezione rateizzazioni.

Infine, per richieste di rateizzazione presentate a decorrere dal 30 novembre 2020 (come previsto sempre dal “Decreto Ristori”), il pagamento della prima rata del piano di rateizzazione determina l’estinzione delle procedure esecutive precedentemente avviate a condizione che non si sia ancora tenuto l’incanto con esito positivo o non sia stata

Provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale: quali sono le condizioni

Lavoro e Diritti

Provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale: quali sono le condizioni

Modifiche all’istituto della sospensione dell’attività imprenditoriale in materia di sicurezza sul lavoro. Le ultime indicazioni dell’INL

Quali sono le condizioni affinché scatti il nuovo provvedimento di sospensione? A questa domanda ha cercato di rispondere l’INL, con la Circolare n. 3/2021, mediante la quale fornisce le prime indicazioni operative, ai propri ispettori, in merito all’istituto della sospensione dell’attività imprenditoriale, previsto dall’art. 14 del D.Lgs. n. 81/2008, così come modificato dall’art. 13 del D.L. n. 146/2021 (collegato fiscale).

In via generale, una prima condizione, per l’adozione del provvedimento di sospensione, si realizza quando l’Ispettorato:

riscontra che almeno il 10% dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro risulti occupato, al momento dell’accesso ispettivo, senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro”.

Ai fini della sospensione non potranno dunque essere considerati irregolari i lavoratori rispetto ai quali non è richiesta la comunicazione.

Una seconda condizione, per l’adozione del provvedimento di sospensione, si realizza tutte le volte in cui sono accertate gravi violazioni in materia di salute e sicurezza, come ad esempio la mancata elaborazione del documento di valutazione dei rischi

Provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale: la nuova norma

Il nuovo co. 1 dell’art. 14 del D.Lgs. n. 81/2008 stabilisce che il provvedimento di sospensione è adottato dall’INL:

al fine di far cessare il pericolo per la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori”, per il tramite del proprio personale ispettivo.

Lo stesso potere spetta “ai servizi ispettivi delle aziende sanitarie locali nell’ambito di accertamenti in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro”.

Lavoro irregolare

Come anticipato in premessa, il provvedimento di sospensione si realizza quando l’Ispettorato riscontra che almeno il 10% dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro risulti occupato senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro.

Sul punto vanno evidenziate alcune sostanziali novità rispetto alla previgente formulazione. Una prima importante novità attiene alla percentuale di lavoratori irregolari che passa dal 20% all’attuale 10%. Inoltre, la condizione è correlata esplicitamente alla insussistenza della comunicazione preventiva di instaurazione del rapporto di lavoro. Ai fini della sospensione non potranno dunque essere considerati irregolari i lavoratori rispetto ai quali non è richiesta la comunicazione.

La percentuale del 10% di lavoratori irregolari viene calcolata sul numero di lavoratori presenti sul luogo di lavoro al momento dell’accesso ispettivo. I lavoratori da conteggiare nella base di computo sono tutti coloro che rientrano nell’ampia nozione di lavoratore di cui all’art. 2 del D.Lgs. n. 81/2008. Andranno conteggiati tanto i collaboratori familiari, anche impegnati per periodi inferiori alle 10 giornate di lavoro (v. ML nota prot. n. 14184 del 5 agosto 2013), quanto i soci lavoratori cui non spetta l’amministrazione o la gestione della società.

Infine, viene escluso il provvedimento di sospensione per lavoro irregolare nel caso in cui il lavoratore risulti l’unico occupato dall’impresa (c.d. microimpresa).

Nuovo provvedimento di sospensione: gravi violazioni in materia di salute e sicurezza

Il provvedimento di sospensione deve essere adottato anche tutte le volte in cui sono accertate gravi violazioni in materia di salute e sicurezza di seguito riportate:

  • mancata
    • elaborazione del documento di valutazione dei rischi;
    • elaborazione del piano di emergenza ed evacuazione;
    • formazione ed addestramento;
    • costituzione del servizio di prevenzione e protezione e nomina del relativo responsabile;
    • elaborazione piano operativo di sicurezza (pos);
    • fornitura del dispositivo di protezione individuale contro le cadute dall’alto;
  • mancanza di protezioni verso il vuoto;
  • mancata applicazione delle armature di sostegno, fatte salve le prescrizioni desumibili dalla relazione tecnica di consistenza del terreno;
  • lavori in prossimità di linee elettriche in assenza di disposizioni organizzative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi;
  • presenza di conduttori nudi in tensione in assenza di disposizioni organizzative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi;
  • mancanza di protezione contro i contatti diretti ed indiretti (impianto di terra, interruttore magnetotermico, interruttore differenziale);
  • omessa vigilanza in ordine alla rimozione o modifica dei dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo.

A tale riguardo, infatti, il nuovo art. 14 non richiede più che le violazioni siano reiterate. Sarà, quindi sufficiente l’accertamento di una delle violazioni sopra elencate per consentire l’adozione del provvedimento.

Provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale: ambito di applicazione e decorrenza

Il provvedimento di sospensione, come in passato, è adottato “in relazione alla parte dell’attività imprenditoriale interessata dalle violazioni”. Gli effetti del provvedimento vanno dunque circoscritti alla singola unità produttiva, rispetto ai quali sono stati verificati i presupposti per la sua adozione.

Il nuovo art. 14 prevede inoltre, in via alternativa, l’adozione del provvedimento di sospensione “dell’attività lavorativa prestata dai lavoratori interessati dalle violazioni di cui ai numeri 3 e 6 dell’Allegato I”.

Trattasi in particolare di sospendere dall’attività soltanto i lavoratori rispetto ai quali il datore di lavoro:

  • abbia omesso la formazione e l’addestramento;
  • abbia omesso di fornire i necessari dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto (violazione n. 6 Allegato I).

Tali violazioni, infatti, possono essere riferite e circoscritte alla posizione di un singolo lavoratore.

Resta fermo, trattandosi di causa non imputabile al lavoratore, l’obbligo di corrispondere allo stesso il trattamento retributivo e di versare la relativa contribuzione.

Condizioni per la revoca del provvedimento di sospensione

Con riferimento alla sospensione adottata per lavoro irregolare è necessaria la regolarizzazione dei lavoratori, nonché una regolarizzazione anche sotto il profilo degli adempimenti in materia di salute e sicurezza. Sul punto, l’INL precisa che:

  • quanto alla sorveglianza sanitaria sarà necessaria l’effettuazione della relativa visita medica, potendosi comunque ritenere sufficiente l’esibizione della prenotazione della stessa purché i lavoratori interessati non siano adibiti a mansioni lavorative per le quali debba conseguirsi il relativo giudizio di idoneità;
  • quanto agli obblighi di formazione e informazione, si ritiene sufficiente che l’attività formativa del personale da regolarizzare sia stata programmata in modo tale da concludersi entro il termine di 60 giorni e che l’obbligo informativo sia comprovato da idonea documentazione sottoscritta dal lavoratore.

Rinnovo contratto Statali, stipendi in aumento: ultime novità sul CCNL della PA

 

Rinnovo contratto Statali, stipendi in aumento: ultime novità sul CCNL della PA

Sembra essersi sbloccato il rinnovo del contratto Statali con i relativi aumenti delle retribuzioni della PA. I dettagli

E’ ben noto che questo rappresenta per l’Italia un periodo chiave: con l’attuazione del PNRR in gioco da qui ai prossimi mesi, il paese non può farsi trovare impreparato innanzi al bisogno di riforme urgenti e strutturali. D’altronde i fondi europei, assegnati per risollevare il tessuto socio-economico italiano dopo i mesi bui dell’accoppiata pandemia-lockdown, impongono il rispetto dei patti con le Istituzioni UE.

Tra le altre, assume particolare rilievo la riforma della PA, già a suo tempo richiesta da Bruxelles, ed ora giunta ad un punto cruciale, vale a dire il rinnovo del contratto Statali e l’aumento degli stipendi attuali per i dipendenti della Pubblica Amministrazione.

Vediamo allora di seguito qual è il quadro delle nuove retribuzioni statali, alla luce delle ultime novità in materia.

Aumento stipendi statali: cosa cambia per Ministeri, Agenzie fiscali e Inps e non solo

Finalmente ecco uno dei passaggi decisivi del rinnovo del contratto di Ministeri, agenzie fiscali e Inps, quelle che sono anche denominate ‘funzioni centrali’. Certamente, è in gioco una riscrittura degli stipendi degli statali, i quali saliranno verso l’alto. Da rimarcare che la riscrittura degli stipendi sarà con tutta probabilità integrale ed andrà dunque a toccare non solo le funzioni centrali. In altre parole, novità in vista anche per tutti gli altri contratti del pubblico impiego.

Nel dettaglio l’Aran, ossia l’agenzia che per l’Esecutivo si occupa di trattare il rinnovo contratto con i sindacati, ha reso note le tabelle che suggeriscono quali potranno essere gli iter di carriera dal prossimo anno in poi per i lavoratori del settore pubblico. Previsti scatti da 800 a 2500 euro e si calcola che un funzionario, in tutta la sua carriera lavorativa, potrà avere uno stipendio crescente fino a 10.765 euro. Quanto proposto da Aran, tuttavia, deve essere ancora formalizzato e messo nero su bianco.

Siamo dunque innanzi ad un nuovo ordinamento professionale che, come ha segnalato il Messaggero – prevede di fatto maggiori vantaggi per i dipendenti Inail e dell’Istituto di Previdenza, rispetto a coloro che sono inseriti nei Ministeri. Le nuove regole però puntualizzano un elemento interessante: gli scatti non saranno automatici e avrà dunque rilievo la meritocrazia. In concreto, ne potranno beneficiare solo i dipendenti ‘virtuosi’, ossia coloro che avranno ottenuto le valutazioni maggiori da parte dei propri dirigenti. Anche l’esperienza professionale, in altre parole l”anzianità’, avrà un peso decisivo.

Ci saranno progressioni di carriera anche per le aree inferiori che con il nuovo contratto cambieranno nome. Diverranno “area degli operatori” e “area degli assistenti”.

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Rinnovo contratto Statali: stipendi in aumento

Sicuramente si tratta di notizie che faranno contenti tutti coloro che lavorano nell’ambito, e basta fare qualche rapido esempio per rendersene conto. Se consideriamo i funzionari della terza area di un Ministero, ossia quella che oggi è più elevata, in media guadagnano 30.435 euro all’anno e possono arrivare a conseguire un massimo di 39.010 euro lordi.

Per il tramite della proposta dell’Aran, lo stipendio base di questa categoria potrebbe partire da 31.518 euro e toccare anche un massimo di 42.283 euro lordi ogni anno. In altri termini, nella propria carriera, il funzionario potrebbe veder salire la propria retribuzione di 10.765,35 euro, in virtù di cinque scatti di 2.153 ognuno. Non poco, insomma.

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Per quanto riguarda i funzionari dell’Amministrazione finanziaria, altre buone notizie. Infatti, per chi lavora nelle strutture dell’Agenzia delle entrate, sempre nella terza area, passerebbe da una potenziale crescita dello stipendio di 7.099 euro a 10.765 euro lordi all’anno. Anch’esso è un aumento considerevole.

Ma non è finita qui. Infatti la modifica più evidente sarebbe quella di cui beneficerebbero i dipendenti pubblici non economici, e ci riferiamo in particolare a chi lavora negli uffici Inail o Inps. Per essi, la progressione attuale è di 2.238 euro. Ma con la proposta dell’Aran questa potrebbe arrivare sempre a 10.765 euro.

Rimarchiamo infine che quella dell’Aran – Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, che tratta con i sindacati sul rinnovo del contratto PA –  è una proposta per i percorsi di carriera dei funzionari pubblici. In altre parole, si tratta di tabelle sulla crescita in busta paga che non sono ancora state ‘ufficializzate’. Evidentemente molto alla fine dipenderà anche dall’effettiva disponibilità delle singole amministrazioni. Osserveremo quale sarà l’andamento del negoziato e quali saranno gli esiti finali.

Welfare in Estonia, il paese più digitalizzato al mondo con Florian Marcus

DOMANDE E RISPOSTE | OTTOBRE 15, 2020

Welfare in Estonia, il paese più digitalizzato al mondo con Florian Marcus

“In Estonia, avere un documento d’identità elettronico è obbligatorio.”

 
 
 
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Quanto è ampia la digitalizzazione dello stato sociale in tutto il mondo?

La digitalizzazione dello stato sociale implica che gli algoritmi decideranno il livello di assistenza che riceviamo dallo stato?

Qual è la tua opinione su questo? Le donne sono mancate o sottorappresentate?

Quali sono le radici di questa mancata rappresentazione?

Ci sbagliamo quando crediamo che i pregiudizi dello stato sociale digitale influenzeranno solo le donne?

Come possono i governi affrontare questo problema e possono farlo da soli?

In che modo l’impresa privata può aiutare e quali opportunità di business si presentano in termini di benessere digitale e uguaglianza di genere?

In termini di creazione di posti di lavoro, quale nuova forza lavoro richiederà lo stato sociale digitale?

Florian Marcus lavora come consulente per la trasformazione digitale presso l’e-Estonia Briefing Centre, l’Estonia è il paese più digitalizzato al mondo. “Il mio obiettivo principale è incontrare le parti interessate di tutto il mondo, siano esse del settore pubblico o privato, e spiegare loro come funziona la digitalizzazione in Estonia e come possiamo realizzarla anche nei loro paesi”, spiega. “Facciamo regolarmente discorsi di apertura, partecipiamo a conferenze e creiamo connessioni che possono aiutare altri paesi a sviluppare sistemi digitali in modo che i loro cittadini possano godere della stessa qualità della vita che facciamo in Estonia”, aggiunge.

 

Quanto è ampia la digitalizzazione dello stato sociale in tutto il mondo?

In una manciata di paesi, lo stato sociale è quasi completamente digitalizzato. In Estonia, ad esempio, i genitori ricevono una notifica online dopo la nascita del loro bambino, semplicemente chiedendo loro su quale conto bancario desiderano ricevere i pagamenti degli assegni familiari. Niente più carta, niente più domande da compilare. La verità è, tuttavia, che ci sono enormi divari quando si tratta di digitalizzazione – non solo da paese a paese, ma anche all’interno delle società, tra vecchi e giovani, o poveri e ricchi. C’è ancora molto lavoro da fare ed è parte di ciò che rende il mio lavoro così significativo.

 

La digitalizzazione dello stato sociale implica che gli algoritmi decideranno il livello di assistenza che riceviamo dallo stato?

Sicuramente non implica questo. Naturalmente, potresti lasciare che l’IA decida quale livello di assistenza riceve un particolare individuo, ma la verità è che la stragrande maggioranza dei sistemi in tutto il mondo sono creati all’interno di un quadro giuridico che devono rispettare. Per tornare al mio esempio precedente, non esiste un meccanismo in Estonia che decida – di propria iniziativa – che dovrei ottenere un po ‘meno soldi perché mio figlio ha i capelli castani e gli occhi verdi. In Estonia, è semplicemente un sistema automatizzato che fornisce servizi basati sulle informazioni che ha su di te e sull’ambiente legale.

Vorrei anche sottolineare che in Estonia è obbligatorio avere un documento d’identità elettronico, che consente di accedere al 99 per cento dei servizi governativi online. Quindi non c’è alcun divario di accessibilità tra uomini e donne. È interessante notare che alcuni servizi digitali sono utilizzati più frequentemente dalle donne che dagli uomini. Nelle elezioni parlamentari estoni del 2019, il 54,5% dei voti online è stato espresso da donne, ad esempio.

 

Il divario di genere ha messo sotto esame i sistemi di welfare digitale. Qual è la tua opinione su questo? Le donne sono mancate o sottorappresentate?

Non credo che questo sia un problema di digitalizzazione. Se la legislazione di un governo significa che le donne ottengono più tempo di congedo parentale rispetto agli uomini, questo è un problema politico e non digitale. La digitalizzazione, in questo caso, è semplicemente lo strumento con cui un governo fornisce servizi.

Se la domanda mira a se c’è una sottorappresentazione delle donne nel settore tecnologico: assolutamente. In Estonia, tuttavia, abbiamo molte organizzazioni e iniziative che mirano a correggere questo problema. Il primo che mi viene in mente è l’iniziativa Unicorn Squad che mira a far entrare più ragazze nelle materie STEM e hanno già più di 80 club in tutta l’Estonia con più di 1.000 partecipanti.

 

Quali sono le radici di questa mancata rappresentazione?

Credo che sia importante sottolineare che questo non è necessariamente un problema politico, ma piuttosto una questione sociale: come alleviamo i nostri figli? Quali stereotipi insegniamo loro? Possiamo andare avanti su questioni come questa solo con un approccio collettivo che insegni ai ragazzi che possono condividere le loro emozioni, che non devono sempre essere forti, e allo stesso modo aiutare le ragazze a scoprire e seguire la loro passione, specialmente se si tratta di un campo dominato dagli uomini (o, viceversa, per i ragazzi in un campo dominato dalle donne).

 

Dopo la professoressa di Brockport Kristin Heffernan “continua ad esserci una mancanza di informazioni sulla ricerca sul benessere dei padri”. Ci sbagliamo quando crediamo che i pregiudizi dello stato sociale digitale influenzeranno solo le donne?

Sono pienamente d’accordo con il professor Heffernan. Donne e uomini soffrono dei ruoli in cui la società li ha più o meno spinti fino ad ora. Ma ancora una volta, non credo che questo abbia molto a che fare con la digitalizzazione perché questo è semplicemente un formato in cui il governo fornisce i suoi servizi.

Non voglio vivere in un mondo in cui ci si aspetta che gli uomini muoiano sui campi di battaglia, dove soffrono in modo sproporzionato di alcolismo e altre forme di abuso di droghe, e sono spesso spinti in situazioni che portano a tassi di incarcerazione e suicidio molto più alti rispetto alle donne. Allo stesso modo, non voglio vivere in un mondo in cui, a seconda del paese, le donne lottano con costi di vita più elevati a causa di politiche come la tampon tax o devono lottare per il loro diritto di abortire.

Se le campagne di informazione online e altre iniziative possono aumentare la consapevolezza delle aspettative disparate nei confronti dei membri della società, questo sarebbe fantastico.

 

Come possono i governi affrontare questo problema e possono farlo da soli?

Personalmente, non sono un grande fan delle quote perché spesso creano più sfiducia tra i vari gruppi sociali e la triste verità è che il rapporto tra donne politiche, amministratori delegati ecc. È un riflesso della disuguaglianza di potere sistemico che le donne hanno affrontato negli ultimi decenni. Preferirei uno sviluppo organico nel prossimo decennio o due in cui le persone migliori saliranno in cima indipendentemente dal loro background.

Il governo non può assolutamente farlo da solo. Può creare quadri giuridici per garantire l’equità – non solo tra sessi e generi, ma anche tra diverse fasce d’età, etnie e altro – e farli rispettare correttamente. Ma c’è sicuramente una responsabilità sociale per ognuno di noi di essere più aperti e riflessivi.

 

In che modo l’impresa privata può aiutare e quali opportunità di business si presentano in termini di benessere digitale e uguaglianza di genere?

La cosa più importante è assumere persone basate sul merito e trattare i dipendenti con il loro background in mente. Alcune aziende offrono giorni di periodo che consentono alle donne di prendersi un po ‘di tempo libero se ne hanno bisogno. Ciò potrebbe contribuire a creare un ambiente di lavoro più sano e contribuire a plasmare la reputazione di essere un datore di lavoro attraente per le donne.

 

In termini di creazione di posti di lavoro, quale nuova forza lavoro richiederà lo stato sociale digitale?

Da quanto ho capito, lo scopo della digitalizzazione è quello di ridurre al minimo il requisito dell’interazione uomo-uomo nel settore della fornitura di servizi pubblici. Il risultato di uno stato sociale digitale è che tutti, sia i dipendenti pubblici che i cittadini, hanno più tempo per concentrarsi sulle cose della vita che contano davvero.

Mentre l’Estonia ha uno stato sociale digitale ben consolidato, molti altri paesi sono ancora in procinto di crearlo. Questa è una fantastica opportunità per programmatori, specialisti di progettazione di servizi e responsabili politici di ogni provenienza per plasmare un ambiente digitale veramente inclusivo. Mettiamoci al lavoro!

Superbonus 110%

Superbonus 110 edifici unifamiliari: limiti di spesa senza le pertinenze

Nuovi importanti chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate sui limiti di spesa relativi al superbonus 110 per gli edifici unifamiliari.

Per gli edifici unifamiliari, i limiti di spesa previsti per il superbonus 110 non devono essere moltiplicati per il numero di pertinenze dell’edifico abitativo. Dunque, il trattamento di favore ammesso per i lavori effettuati sulle parti comuni condominiali, non è esteso anche agli edifici unifamiliari.

E’ questo l’orientamento espresso dall’Agenzia delle entrate con la risposta n° 765/2021.

Con questo nuova risposta l’Agenzia delle entrate fa dietrofront rispetto al chiarimento fornito a fine agosto con la risposta n° 568/2021. Risposta con il quale aveva affermato che ai fini della verifica del limite di spesa sui cui calcolare la detrazione, rilevano tutte le unità immobiliari di cui si compone l’edificio censite in Catasto prima dell’inizio dei lavori, incluse le pertinenze. Anche per gli edifici unifamiliari in comproprietà.

Il caso specifico riguardava un fabbricato in comproprietà composto da una unità abitativa accatastata A/3, e da due pertinenze. di cui una accatastata C/6, con destinazione d’uso “autorimessa”, e una accatastata C/2, con destinazione d’uso “magazzino”.

Cosa succede ora per chi aveva programmato i lavori o li ha già avviati sulla base del chiarimento di Agosto?

Limiti di spesa per il superbonus 110

Per ogni intervento ammesso al superbonus, il legislatore ha previsto uno specifico limite di spesa. Ad esempio, per gli interventi di isolamento termico, il limite di spesa è pari a 50.000 euro se riguarda gli edifici unifamiliari o le unita’ immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari. Funzionalmente indipendenti e che dispongono di uno o piu’ accessi autonomi dall’esterno;

Detto ciò, i limiti di spesa possono essere moltiplicai per il numero di unita immobiliari che compongono l’edificio. In alcuni casi includendo anche le pertinenze.

A tal proposito, in base a quanto riportato nella circolare n° 24/E 2020 e nella n° 30/E: per gli interventi effettuati sulle parti comuni condominiali, i limiti di spesa sono determinati tenendo conto del numero delle unità immobiliari di cui l’edificio è composto, incluse le pertinenze. Ad esempio, prendiamo il caso di interventi di cappotto termico effettuati su un edifici condominiali composti da 8  unità immobiliari. In tale situazione, il limite di norma fissato a 40.000 euro può essere moltiplicato * 8 (numero unità immobiliari comprese le pertinenze).

Con la risposta n° 568/2021 l ‘Agenzia delle entrate aveva esteso questa modalità di calcolo di favore anche per i lavori effettuati su edifici unifamiliari. Il caso specifico  riguardava un fabbricato in comproprietà composto da una unità abitativa accatastata A/3, e da due pertinenze. Di cui una accatastata C/6, con destinazione d’uso “autorimessa”, e una accatastata C/2, con destinazione d’uso “magazzino”.

Questo chiarimento era un bel punto di svolta. Considerato che fino a quel momento, per gli edifici unifamiliari, il Fisco aveva sempre ritenuto che le pertinenze non concorressero ad aumentare i limiti di spesa.

La risposta n° 568 fu subito cancellata dal portale dell’Agenzia delle entrate. Lo stesso avvenne per l’articolo pubblicato sulla fisco-oggi. Testata giornalistica riconducibile all’Agenzia delle entrate.

La risposta n° 765/2021 dell’Agenzia delle Entrate

Con la risposta n° 765 del 9 novembre, l’Agenzia delle entrate fa dietrofront, rettificando il chiarimento fornito a fine agosto con la risposta n° 568/2021.

Per gli edifici unifamiliari, i limiti di spesa previsti per il superbonus non devono essere moltiplicati per il numero di pertinenze dell’edifico abitativo. Dunque, il trattamento di favore previsto per i lavori effettuati sulle parti comuni condominiali, non è esteso anche agli edifici unifamiliari.

Con buona pace per chi aveva programmato i lavori o li ha già avviati sulla base del chiarimento di Agosto.

SPID Poste Italiane

 

SPID Poste Italiane, ultime notizie: cos’è, quanto costa e come si richiede

Cos’è, come si ottiene e quanto costa il servizio SPID di Poste Italiane? Vediamolo insieme in questa guida passo passo.

Il Sistema Pubblico d’identità Digitale, più comunemente conosciuta come SPID, è ormai quasi obbligatoria per la maggior parte dei servizi online della PA. E’ possibile richiederla in diversi modi, ma tra quelli più pratici e diffusi c’è, senza dubbio, quello con Poste Italiane, molto semplice e veloce.

SPID Poste Italiane consiste in credenziali di accesso uniche e certificate, che permettono di accedere a molteplici servizi della Pubblica Amministrazione e nel tempo sarà praticamente obbligatorio possederlo. Ad esempio dal 1° ottobre 2021 non è più possibile accedere al sito dell’INPS con il PIN, ma sarà obbligatorio avere SPID.

Aggiornamento: aggiorniamo questa guida in quanto da qualche giorno non è più possibile richiedere il riconoscimento gratuito allo sportello postale per ottenere lo SPID Poste Italiane. Quindi d’ora in poi il costo della procedura di riconoscimento sarà di 12 euro.

Ricordiamo inoltre che è possibile ottenere le credenziali gratuitamente, dunque non vi sono costi per poter iniziare una pratica di questo tipo, tranne in alcuni casi che vedremo in seguito.

Di seguito lasciamo una guida dettagliata, per la creazione di uno SPID con Poste Italiane.

SPID Poste Italiane: cos’è

Come detto in precedenza, il sistema SPID consente a tutti coloro che lo posseggono di poter usufruire dei servizi messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione. A breve l’identità digitale sarà obbligatoria per accedere ai vari servizi online della PA, in modo tale da semplificare, velocizzare e mettere in sicurezza tutto ciò che riguarda concorsi, graduatorie, bonus, aree riservate, accesso ai dati ecc. Lo scopo è quindi quello di migliorare i rapporti tra i contribuenti e la Pubblica Amministrazione, grazie allo sviluppo del digitale.

Possono richiedere lo SPID tutti i cittadini italiani che hanno compiuto almeno 18 anni, tutti coloro che sono con un regolare permesso di soggiorno con residenza in Italia, oppure ancora, le società e le imprese. Se si è residenti in un altro paese, si può comunque effettuare una richiesta di SPID cercando un fornitore certificato che ricopra l’area d’interesse.

Tra i vari fornitori di questo servizio operanti sul territorio italiano, ci sono appunto le Poste Italiane.

Leggi anche: SPID cos’è, come funziona e come si fa: video guida

Come si richiede lo SPID di Poste Italiane

Ci sono molteplici procedure per poter richiedere lo SPID di Poste Italiane, ogni una delle quali richiede tempistiche, modalità e requisiti differenti. Per prima cosa bisogna vedere se già si è in possesso di credenziali PosteID o no. Ad esempio se già si usa BancoPostaOnline probabilmente già si possiede un PosteID valido per accedere; quindi basta abilitarlo a SPID in pochi semplici passaggi da qui.

Se invece non si possiede PosteID allora si dovrà procedere da zero tramite una delle seguenti opzioni:

  • Apertura presso gli uffici postali;
  • con passaporto o carta d’identità digitale;
  • SMS su cellulare certificato;
  • lettore BancoPosta;
  • Carta Nazionale dei Servizi;
  • Firma digitale.

Tra le modalità indicate quella più semplice per aprire uno SPID (ovvero un PosteID abilitato a SPID) è quella che prevede l’identificazione presso uno sportello postale. Vediamo nel dettaglio le diverse modalità.

Per prima cosa bisogna recarsi online a questo indirizzo: https://posteid.poste.it/identificazione/identificazione.shtml e poi scegliere fra una delle opzioni per la registrazione.

Riconoscimento di persona

PosteID registrazioneLa procedura per ottenere lo SPID tramite l’ufficio di Poste Italiane non è per nulla complessa, infatti, basta inserire tutti i dati anagrafici necessari online da qui. Una volta effettuato questo passaggio, bisogna controllare tutte le informazioni tra cui: l’indirizzo email, il numero di cellulare, la tessera sanitaria e un documento di riconoscimento che sia in corso di validità. Fatto ciò non resta che procedere con la pratica, ricordando che l’email sarà il nome utente per lo SPID, inserendo la password che si vuole applicare.

All’email sarà inviato un codice che poi dovrà essere digitato sulla schermata delle Poste Italiane, per conferma. Dopo di che si procederà con l’inserimento del numero di cellulare, a questo punto la procedura è identica a quella dell’email. Bisognerà controllare l’arrivo di un codice sul dispositivo con il numero di telefono indicato e confermare l’identità.

Successivamente, bisognerà inserire negli appositi campi, il tipo di documento d’identità e il domicilio. Qui poi si dovrà caricare una scansione del documento scelto fronte-retro e confermare l’invio dei propri dati personali. La scansione dei documenti (carta d’identità e codice fiscale) può essere fatta anche direttamente presso l’ufficio postale.

Terminato il processo, si procederà con la conferma di registrazione via mail e a questo punto non resta che effettuare il riconoscimento:

  1. gratis al costo di 12 euro: recandosi di persona ad un ufficio postale muniti di codice fiscale e documento di riconoscimento. L’operatore di Poste italiane attiverà lo SPID;
  2. a pagamento (al costo di 14,50 euro): sarà il postino che verrà presso il nostro domicilio e procederà al riconoscimento.

SMS su cellulare certificato

La modalità per la richiesta di  SPID con un SMS al cellulare certificato invece, richiede meno tempo della procedura precedente. Questa procedura può essere scelta da chi è già titolare di BancoPosta o Postepay.

I documenti da tenere a disposizione durante questa procedura di richiesta dello SPID sono il proprio indirizzo email, il numero di cellulare, la tessera sanitaria ed infine un documento di riconoscimento valido.

Lettore BancoPosta

Anche con il lettore BancoPosta si può effettuare una procedura velocissima, bastano solo 3 minuti registrandosi o inserendo le credenziali del sito delle poste.

A portata di mano per la procedura sono necessari in primis il lettore BancoPosta, l’indirizzo email, le credenziali appunto per l’accesso al portale delle Poste Italiane ed un numero di cellulare.

Con Carta d’Identità elettronica, Carta Nazionale dei Servizi o firma digitale

Per la procedura con la Carta Nazionale dei Servizi o Carta d’identità Elettronica (Cie) attiva, ci vogliono 5 minuti e ci si può registrare collegando la chiavetta USB oppure il lettore di tessere. Fatto ciò si passerà poi all’inserimento del PIN al momento della richiesta.

Per la procedura in questione è necessario avere a disposizione: il lettore smart-card, la Carta Nazionale dei Servizi attiva o la CiE l’email, il numero di cellulare, la tessera sanitaria e un documento d’identità valido.

C’è infine la modalità di richiesta SPID con la Firma Digitale, quest’ultima richiede 5 minuti e bisogna tenere a disposizione ovviamente una mail, la tessera sanitaria, il numero di cellulare, un documento d’identità e soprattutto, bisogna essere in possesso della Firma Digitale.

Fatto tutto non resta che firmare i dati e proseguire con la procedura.

Costo SPID Poste

Quanto costa il servizio SPID di Poste Italiane? Le Poste, mettono a disposizione ben tre tipologie di SPID, si va infatti dal primo al terzo livello. Tutti i livelli sono gratuiti, ma prevedono un piccolo costo per il servizio:

  • 12 euro: se per fare lo SPID ci si reca direttamente presso gli uffici postali
  • 14,50 euro: chi preferisce ricevere direttamente tutto presso la propria abitazione, compreso il riconoscimento a domicilio tramite il portalettere, dovrà effettuare un pagamento di 14,50 euro.

SPID Login

Una volta ottenute le credenziali di accesso SPID si potrà accedere ai vari servizi della PA:

  1. tramite browser web, se si naviga da PC,
  2. oppure tramite l’app Poste id disponibile gratuitamente per iOS e Android.

In sostanza si accede al portale della Pubblica Amministrazione (ad esempio l’INPS) e per accedere si sceglie SPID; a questo punto si procede ad inserire il proprio nome utente (email scelta per fare SPID Poste Italiane) e la password ottenuta in fase di registrazione.

Stato Sociale in Austria

Lo Stato Sociale

L’Austria fornisce un sistema completo di regimi di sicurezza sociale e di assistenza sociale. La rete opera a due livelli. In primo luogo, vi è il principio dell’assicurazione, che prevede la copertura per tutti i lavoratori subordinati e, in larga misura, per le persone a carico in caso di malattia, infortunio, disoccupazione, congedo parentale e pensioni, e, in secondo luogo, vi sono prestazioni sociali pubbliche messe a disposizione dalle autorità federali, provinciali e comunali ai cittadini bisognosi, che non sono coperti dal sistema assicurativo.

1. Previdenza sociale

Il sistema di assicurazione sociale è la parte più importante del sistema di sicurezza sociale austriaco. Sicurezza sociale significa protezione contro vari rischi della vita, come la malattia, gli infortuni, l’incapacità di lavorare e i problemi della vecchiaia, nonché le relative conseguenze.

Il sistema di assicurazione sociale è l’elemento più significativo nel campo della politica sociale per quanto riguarda sia il numero di persone protette che l’importo di denaro coinvolto.

In senso stretto, il sistema di assicurazione sociale in Austria è costituito

da:

  • il sistema legale di assicurazione pensionistica;

  • il sistema legale di assicurazione malattia, e

  • il regime legale di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Riforma degli istituti di previdenza sociale 2019-2020

La legge sull’organizzazione delle assicurazioni sociali (SV-OG) ha portato alla ristrutturazione degli istituti di assicurazione sociale. Queste sono le istituzioni che sono incaricate dallo stato di attuare la legislazione sulla previdenza sociale. Ulteriori informazioni sulla riforma sono fornite nella sezione relativa alla riforma strutturale del sistema di assicurazione sociale


2. Assicurazione pensionistica

Crediti per il tempo trascorso a far venire i figli e la divisione della

pensione Molte madri e padri limitano il loro impiego per dedicarsi alla cura e all’a creazione dei loro figli.

TIPI DI PENSIONE

In Austria, viene fatta una distinzione tra pensioni proprie (basate sulla propria documentazione assicurativa) e pensioni di reversibilità.

PERIODI TRASCORSI A FAR PORTARE I FIGLI NELL’ASSICURAZIONE PENSIONISTICA

I periodi di assicurazione non comprendono solo i periodi durante i quali sono stati versati contributi (periodi contributivi); il tempo trascorso a far portare i figli conta anche come periodi di assicurazione. Il tempo trascorso a allevare i figli è principalmente accreditato al genitore che effettivamente e prevalentemente alleva il bambino.

Nell’assicurazione pensionistica, fino a quattro anni (48 mesi per figlio e 60 mesi in caso di nascite multiple) sono accreditati come tempo trascorso a allevare i

figli. Questo accordo colma le lacune nella documentazione assicurativa delle persone e aumenta il loro successivo diritto alla pensione. Per il tempo dedicato all’a creazione di figli, viene utilizzata una base contributiva di 1.986,04 Euro al mese (2021) che viene accreditata sul conto pensionistico della persona. Questa cifra viene corretta annualmente (aumentata).

Qui non viene fatta alcuna differenza tra bambini biologici, figliastro, bambini adottati e affidatari.

Se il tempo trascorso a allevare i figli si sovrappone alla nascita di un altro bambino, il tempo trascorso a allevare il primo figlio termina con l’inizio del tempo trascorso a prendersi cura del secondo

figlio.

Se una persona è impiegata durante il tempo trascorso a allevare i figli, questo periodo viene preso in considerazione come un cosiddetto periodo di assicurazione

semplice. Tuttavia, quando la pensione della persona viene calcolata successivamente, la base contributiva fissata per il tempo trascorso a allevare i figli viene aggiunta a quella derivante dall’occupazione.

SCISSIONE VOLONTARIA DELLE PENSIONI

Dal 2005 è possibile suddividere volontariamente una pensione. In questo caso, il genitore che lavora e non si dedica prevalentemente alla cura del/i figlio/i può – per i primi sette anni – avere fino al 50 per cento dell’importo del suo credito pensionistico trasferito sul conto pensionistico della persona che si prende prevalentemente cura del/i figlio/i.

Un trasferimento di questo tipo può essere richiesto presso l’ente previdenziale competente fino al 10° compleanno del figlio più

piccolo. Questo regime è stato introdotto al fine di compensare volontariamente la perdita subita da un genitore a causa della riduzione dell’occupazione bilanciando in questo modo i conti pensionistici dei due genitori.

Quanto può essere trasferito?

L’importo del trasferimento può essere impostato per ogni singolo

anno.

Tuttavia, devono essere osservati i seguenti

limiti:

  • Solo i crediti derivanti dall’impiego possono essere trasferiti. I crediti derivanti dalla copertura assicurativa a causa di disoccupazione, congedo per malattia, congedo di maternità o indennità transitoria, servizio militare o civile alternativo, disegno dei figli o assicurazione volontaria non sono trasferibili.

  • Un massimo del 50% del credito derivante dall’occupazione può essere trasferito in ogni anno solare.

  • Solo tanto può essere trasferito che nel conto pensionistico del genitore ricevente non venga superato il massimale annuo della retribuzione assicurabile.

  • Il trasferimento può avvenire come importo o come percentuale del credito. L’importo ammissibile è calcolato dall’ente previdenziale competente.

  • I trasferimenti sono possibili per un massimo di 14 anni civili.

AUMENTI DI PENSIONE

Per garantire che il potere d’acquisto delle pensioni rimanga intatto, esse sono sempre moltiplicate per il fattore di adeguamento legale il 1° gennaio di ogni anno.

Il fattore di regolazione si basa su un valore di riferimento. Il valore di riferimento per gli adeguamenti pensionistici è fissato in modo tale che l’aumento delle pensioni corrisponda all’aumento dei prezzi al consumo.

Il valore di riferimento per il 2021 è stato fissato a 1,015. Tuttavia, nel 2021 l’adeguamento della pensione si discosterà dal valore di riferimento. Con la presente il Parlamento austriaco ha seguito una proposta del governo per rafforzare il reddito dei piccoli e medi beneficiari di pensioni.

L’adeguamento delle pensioni per il 2021 include una scala mobile che aumenta considerevolmente le pensioni più piccole:

  • Le pensioni più piccole fino a 1.000 euro saranno aumentate del 3,5 per cento.

  • Le pensioni complessive da 1.000 euro fino a un importo pensionistico di 1.400 euro, sono deprezzate linearmente dal 3,5 per cento all’1,5 per cento.

  • Le pensioni da 1.400 euro a 2.333 euro sono aumentate dell’1,5 per cento.

Le pensioni superiori a 2.333 euro sono aumentate di un importo fisso di 35 euro.

PREVIDENZA PER LA VECCHIAIA

La previdenza per la vecchiaia in Austria si basa su tre elementi principali: l’assicurazione pensionistica obbligatoria, le pensioni aziendali e i piani pensionistici privati.

Accanto all’assicurazione obbligatoria obbligatoria obbligatoria per tutti coloro che sono occupati, i regimi pensionistici aziendali e privati contribuiscono alla creazione di una rete di sicurezza finanziaria e al mantenimento del tenore di vita in

pensione.

PENSIONE AZIENDALE

I regimi pensionistici aziendali sono una prestazione sociale volontaria fornita dai datori di lavoro. Nell’ambito di un rapporto di lavoro, i dipendenti possono aderire a un regime pensionistico e quindi accumulare una pensione aggiuntiva. Quando un rapporto di lavoro termina, il diritto del dipendente viene mantenuto.

La legge sulle pensioni aziendali (BPG) stabilisce disposizioni distinte in materia di diritto del lavoro per i regimi pensionistici

aziendali.

Il BPG prevede quattro tipi di prestazioni pensionistiche

aziendali:

  • Impegni dei fondi pensione in relazione a fondi pensione nazionali o esteri

  • Assicurazioni pensionistiche collettive aziendali

  • Impegni pensionistici diretti

  • Piani di assicurazione sulla vita.

Ciò che questi impegni pensionistici hanno in comune è che forniscono un supplemento alle pensioni di vecchiaia, alle pensioni di invalidità/invalidità e alle pensioni di reversibilità dell’assicurazione pensionistica obbligatoria.

PENSIONE PRIVATA VOLONTARIA

Diverse compagnie assicurative e banche offrono una gamma di prodotti pensionistici privati. I consumatori decidono autonomamente se ciò costituisce un’aggiunta necessaria e significativa alla loro pensione statale.


3. Assicurazione sanitaria

Quasi tutta la popolazione residente in Austria (99,9 per cento) è coperta da un’assicurazione sanitaria obbligatoria. L’assicurazione obbligatoria delle malattie offre agli assicurati e ai loro familiari coassicurati una protezione completa in caso di malattia.

In conformità con la legge, la fornitura di cure mediche deve essere sufficiente e appropriata, ma non può superare ciò che è necessario.

Il diritto legale ai servizi comprende – indipendentemente dall’importo dei contributi dell’assicurazione malattia versati – un diritto alle prestazioni in natura per le prestazioni mediche richieste nel caso specifico. Questi possono essere forniti da medici a contratto nelle strutture degli istituti di previdenza sociale o in strutture appaltate (ospedali). Tutti gli assicurati e coloro che hanno diritto alle prestazioni hanno lo stesso livello di diritto.

I servizi sono per lo più forniti senza costi aggiuntivi per gli assicurati, anche se per alcuni gruppi di assicurati devono essere versati contributi ai costi (co-pagamenti).

APPARTENENZA A GRUPPI PROFESSIONALI

L’assicurazione sociale austriaca è organizzata in base all’appartenenza a gruppi professionali. Ciò significa che le persone appartengono a un determinato istituto di previdenza sociale a causa del lavoro che fanno.

Dal 1° gennaio 2020 (riforma strutturale del sistema di assicurazione sociale), la seguente applicazione

  • I dipendenti che in precedenza erano assicurati presso le casse malati regionali sono ora assicurati presso la Cassa malattia austriaca (ÖGK). I pensionati che in precedenza erano assicurati presso le casse malati regionali e tutte le persone che erano assicurate presso una cassa malati aziendale ora sono anche presso l’ÖGK.

  • Le persone che in precedenza erano assicurate presso l’Istituto di assicurazione per le ferrovie e le miniere, nonché i dipendenti pubblici e i dipendenti pubblici a contratto i cui rapporti di lavoro sono iniziati dopo il 31 dicembre 2000 (a meno che non appartengano a un regime speciale di assicurazione malattia a livello provinciale) appartengono ora al nuovo Istituto di previdenza sociale per i dipendenti del settore pubblico, Ferrovie e miniere (BVAEB).

  • Gli imprenditori e i liberi professionisti precedentemente assicurati presso l’Istituto di previdenza sociale per le imprese (SVA) sono ora nell’Istituto di previdenza sociale per i lavoratori autonomi

COASSICURAZIONE E AUTOASSICURAZIONE

L’assicurazione obbligatoria delle malattie protegge anche i familiari dell’assicurato, senza contributi aggiuntivi o con un contributo ridotto.

Le persone non assicurate hanno la possibilità di richiedere di assicurarsi su base volontaria.


4. Assicurazione contro gli infortuni

L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro offre protezione contro il verificarsi e le conseguenze degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Nel 2019, un totale di circa 6,5 milioni di persone (73%) sono state coperte dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni in Austria.

Da un punto di vista storico, l’assicurazione contro gli infortuni può essere considerata come una sostituta della responsabilità del datore di lavoro ed è quindi una forma di assicurazione di responsabilità civile sottossunta dai datori di lavoro per i loro dipendenti.

Ciò spiega anche perché, nel caso dei lavoratori dipendenti, sono solo i loro datori di lavoro a pagare i contributi e perché l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni copre solo gli infortuni e le malattie direttamente connessi al loro impiego.

I lavoratori autonomi pagano essi stessi i loro

contributi. Anche gli alunni e gli studenti, nonché i membri delle organizzazioni umanitarie e i soccorritori sono coperti dall’assicurazione contro gli infortuni, ma senza dover pagare i propri contributi.

L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni non è quindi responsabile dell’erogazione di prestazioni per incidenti che si verificano nella vita privata di una

persona. Tuttavia, in tali casi, le persone interessate ricevono prestazioni e servizi dall’assicurazione sanitaria e pensionistica obbligatoria.

LE ISTITUZIONI DI ASSICURAZIONE SOCIALE CONTRO GLI INFORTUNI

L’Istituto generale di assicurazione contro gli infortuni (AUVA) è responsabile dell’assicurazione contro gli infortuni per gli operai e i lavoratori dipendenti, nonché per gli alunni e gli studenti. Gli imprenditori autonomi e gli agricoltori e i silvicoltori autonomi e i loro familiari che lavorano con loro sono assicurati pressol’Istituto di assicurazione sociale dei lavoratori autonomi (SVS).

I dipendenti pubblici e i dipendenti pubblici a contratto del governo federale, delle province e delle autorità locali (a meno che non appartengano a un’istituzione per gli infortuni istituita a livello provinciale), nonché i dipendenti pubblici delle ferrovie federali austriache, i ferrovieri in generale e i dipendenti dei trasporti di Vienna sono assicurati presso l’Istituto di assicurazione dei lavoratori del settore pubblico, delle ferrovie e delle miniere (BVAEB).

PRESTAZIONI E PRESTAZIONI DELL’ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA CONTRO GLI INFORTUNI

Il sistema di assicurazione contro gli infortuni svolge attività di prevenzione nei seguenti settori:

  • la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali;

  • pronto soccorso in caso di infortuni sul lavoro e malattie professionali;

  • cure mediche in caso di incidenti;

  • la riabilitazione delle persone disabili;

  • indennizzo dopo infortuni sul lavoro e malattie professionali;

    il pagamento delle pensioni;

  • sovvenzioni per la retribuzione continuata;

  • ricerca sui metodi e sui mezzi più
    efficaci per adempiere a questi compiti e l’adempimento di altri compiti nel campo dell’assistenza medica professionale degli assicurati.

PRESTAZIONI DELL’ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA CONTRO GLI INFORTUNI NEL 2019

Nel 2019 sono stati riconosciuti 177.000 eventi assicurati (di cui 55.000 sono stati incidenti che hanno coinvolto alunni e studenti). Gli eventi assicurati possono essere suddivisi in 160.000 infortuni sul lavoro in senso stretto, circa 16.000 infortuni avvenuti sulla strada da o verso il lavoro o la scuola/università e 1.400 casi di malattie professionali.

A dicembre 2019 venivano pagate circa 93.000

pensioni. Di questi, circa 80.000 erano per pensioni di invalidità e circa 13.000 per pensioni per superstiti a carico.


5. Questioni sociali

L’Austria persegue una politica sociale globale, basata su una rete ampia e densa di prestazioni e servizi sociali.

L’obiettivo della politica sociale austriaca è contrastare rischi quali la povertà, la violenza o l’esclusione sociale. A tal fine, accanto ai sistemi di sostegno come l’assicurazione sociale, vi è una serie di altre priorità, tra cui:

  • una politica attiva per gli anziani

  • misure per prevenire la violenza;

  • sostegno al volontariato;

  • la promozione della responsabilità sociale delle imprese, e

  • attività per ridurre le disuguaglianze sociali, come i benefici per le famiglie,

  • compensazione sociale e

  • nuovi progetti sociali (come il social impact bond).

RESPONSABILITÀ NAZIONALI E REGIONALI

Il sistema austriaco di sicurezza sociale è suddiviso tra il governo federale, le province e le autorità locali. Le prestazioni ai sensi della legge sulle assicurazioni sociali e le prestazioni generali sono di competenza del governo federale, mentre le province, le autorità locali e le città e le città sono responsabili di una parte importante del sistema sanitario, degli alloggi, dei servizi sociali, delle strutture di assistenza all’infanzia e del reddito minimo testato sui mezzi.

LEGISLAZIONE SOCIALE: COOPERAZIONE CON LE PARTI SOCIALI

Numerosi partiti non statali sono coinvolti nella creazione di una legislazione sociale in Austria e svolgono un ruolo chiave nel processo di formazione di opinioni e politiche politiche. I più importanti di questi includono la Camera del lavoro (AK), la Camera economica (WKO) e la Camera dell’agricoltura (LK), la Federazione dei sindacati austriaci (ÖGB) e la Federazione delle industrie austriache (IV).

Infine, ma è importante sottolineare che le Istituzioni dell’Unione europea forniscono importanti impulsi per l’ulteriore sviluppo del sistema di previdenza sociale.

Prima di adottare misure nazionali nel settore della legislazione sociale, le parti sociali sono consultate. Questi ultimi si sforzano di trovare soluzioni consensuali, che sono spesso una buona base per la legislazione.

(Fonte: Ministero federale degli affari sociali, della sanità, dell’assistenza e della protezione dei consumatori,2021)

Sant’Omobono Tucenghi

 

Sant’Omobono Tucenghi


Nome: Sant’Omobono Tucenghi
Titolo: Laico
Nascita: XII secolo, Cremona
Morte: 13 novembre 1197, Cremona
Ricorrenza: 13 novembre
Tipologia: Commemorazione
Protettore:mercantisarti

Omobono nacque a Cremona, in Lombardia, nella prima metà del XII secolo; il padre era sarto e, battezzandolo, gli diede il suo nome, che significa “uomo buono”. Pur non frequentando la scuola, imparò dal padre come condurre l’attività commerciale diligentemente e onestamente, senza compromettersi in nessun modo; quando alla fine ereditò l’attività del padre, considerò il mestiere un dono di Dio e un mezzo per servire la famiglia e la società di cui faceva parte. Si sposò, e sembra che abbia avuto diversi figli, anche se la coppia è presentata piuttosto negativamente nel racconto pervenutoci; forse si tratta di uno stratagemma agiografico per accrescere il valore delle virtù del santo, poiché probabilmente la famiglia era contraria al fatto che elargisse i loro beni ai poveri.

Conosciuto in tutta Cremona per la sua generosità, Omobono era straordinariamente disponibile: faceva visita al popolo in casa, in particolare ai poveri e, facendo il possibile per soddisfare le loro necessità concrete, li incoraggiava a condurre una vita irreprensibile. A cinquant’anni circa, decise di abbandonare il commercio e dedicarsi totalmente alla carità; i concittadini notarono soprattutto la sua infinità generosità, oltre alla devozione che ovviamente fu il fondamento della sua attività.

D’altro canto, non sembra sia appartenuto a nessuno dei gruppi cristiani laici estremisti, come per esempio gli Humiliati, che si formarono in quel periodo; aveva l’abitudine di partecipare alla Messa ogni sera, nella chiesa di S. Egidio, dove morì, il 13 novembre 1197. Stava cantando il Gloria, quando incrociò le braccia sul petto e cadde in terra; all’inizio nessuno lo notò pensando a una forma di devozione, ma quando non si alzò al momento della lettura del Vangelo, si avvicinarono e scoprirono che era morto. I concittadini lo venerarono subito come santo, e Siccardo, vescovo di Cremona, che si recò personalmente a Roma per presentare la causa di canonizzazione, scrisse nella sua cronaca: «A quel tempo, a Cremona, viveva un uomo semplice, molto fedele e devoto, che si chiamava Omobono; alla sua morte, e con la sua intercessione, Dio fece molti miracoli».

Papa Innocenzo III (1198-1216), pienamente soddisfatto dell’inchiesta ufficiale sulla vita e i miracoli, canonizzò Omobono dopo soli due anni, nel 1199.

Patrono dei sarti e dei tessitori, il culto si sviluppò rapidamente non solo in Italia, ma anche in Germania (dove diventò noto come “Gutman”), oltre che in Francia. Esistono alcune chiese in suo onore a Roma, in Italia settentrionale, in Germania meridionale, in Spagna e in Belgio.

Omobono rappresenta una rarità, per due motivi: primo, fu canonizzato pur essendo laico, canonico e uomo di famiglia allo stesso tempo, in un periodo in cui, a parte i martiri e i re, i candidati alla canonizzazione erano religiosi professi; in secondo luogo, il culto fu riconosciuto, non solo localmente, ma anche a Roma. Non c’è nulla di straordinario nella sua vita, simile a quella della maggior parte delle persone del tempo, e di qualsiasi epoca, ma che illustra molto chiaramente i problemi di coscienza che doveva affrontare il popolo nel guadagnarsi da vivere e provvedere alle proprie famiglie, tentando allo stesso tempo di seguire l’ideale cristiano. La cosa più rimarchevole fu la dedizione con cui condusse la sua vita.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Cremona, sant’Omobono, che, negoziante, mosso da carità per i poveri, rifulse nel raccogliere ed educare i ragazzi abbandonati e nel riportare la pace nelle famiglie.