Archivi giornalieri: 27 maggio 2015

Osservatore Romano

Nel chiostro del mondo

 

 Papa Francesco ai frati minori 

 

«Minorità significa anche uscire da se stessi, andare oltre le abitudini e le sicurezze, per testimoniare concreta vicinanza ai poveri».

Lo ha ricordato Papa Francesco a circa duecento partecipanti al capitolo generale dell’ordine dei frati minori, ricevuti in udienza martedì 26 maggio, nella Sala Clementina. «Fratelli e minori nel nostro tempo» è il tema affrontato dai capitolari al quale il Pontefice ha fatto riferimento nel suo discorso. «La minorità — ha spiegato — chiama ad essere e sentirsi piccoli davanti a Dio, affidandosi totalmente alla sua infinita misericordia». Di contro «la prospettiva della misericordia è incomprensibile per quanti non si riconoscono “minori”, cioè piccoli, bisognosi e peccatori davanti a Dio». Quanto alla fraternità il Papa ha esortato la famiglia religiosa a esprimerla concretamente, «mediante un recupero di fiducia reciproca nelle relazioni interpersonali, affinché il mondo veda e creda, riconoscendo che l’amore di Cristo guarisce le ferite e rende una cosa sola».

Il discorso del Papa

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Pensioni INPS

Pensioni INPS: pagamento slitta al primo luglio

Per chi ha più pensioni, ad esempio perché ha lavorato sia nel pubblico sia nel privato, il pagamento il primo giorno del mese stabilito dal Governo slitta a luglio. Lo comunica l’INPS, che con il messaggio 3519/2015 fornisce le indicazioni sul versamento delle pensioni il primo del mese, come regola generale a partire da giugno. Si tratta, come noto, di una norma inserita nel decreto 65/2015, lo stesso con cui l’Esecutivo ha stabilito la restituzione dell’indicizzazione 2012 e 2013 in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato il blocco delle rivalutazioni a suo tempo deciso dalla Riforma Fornero. L’obbligo di pagare tutte le pensioni il primo del mese è contenuto nell’articolo 6 del decreto.

Le nuove disposizioni smontano quanto aveva previsto la Legge di Stabilità (pagamento il 10 del mese per i trattamenti pensionistici risultanti da più gestioni INPS, INPDAP ed ENPALS. Adesso, per coloro che ricevono più assegni facenti riferimento a gestioni diverse, visti i tempi necessari per adeguarsi al dettato del decreto del Governo, il pagamento sarà effettuato sempre il primo del mese ma a partire da luglio.

L’INPS spiega che:«considerati i tempi ristretti tra la data di approvazione della norma e la prima data unica di pagamento» non è stato possibile unificare tutti i pagamenti, ma solo quelli relativi ai «titolari di più pensioni nell’ambito delle gestioni pubbliche (che erano effettuati il 16 del mese, ndr) e in quello dello spettacolo e dello sport (che erano effettuati il 10 del mese, ndr), che venivano precedentemente effettuate in maniera disgiunta».

Se il primo del mese cade in un giorno festivo o non bancabile, il pagamento è posticipato al primo giorno utile successivo. Le stesse regole di unificazione si applicano anche ai trattamenti pensionistici pagati all’estero, con l’eccezione delle gestioni spettacolo e sportivi professionisti, che continueranno ad emettere l’assegno con cadenza bimestrale. Per le pensioni in pagamento all’estero è stata parificata la sola data di pagamento in attesa di completare l’integrazione del processo di pagamento delle pensioni estere di questi contribuenti.

Ad ogni modo, in base al decreto 65/2015 ricordiamo che dal 2017 i pagamenti saranno effettuati non più il primo giorno del mese ma il secondo.

da Pmi.it

Pensioni

Pensioni: Camusso, sì ad introduzione tetto per quelle d’oro

Sì alla introduzione di un tetto per le pensioni alte, o di un contributo per le pensioni d’oro in essere, con cui sostenere chi invece ha pagato un prezzo altissimo alla crisi. E’ il leader Cgil, Susanna Camusso, dai microfoni di Zapping ad aprire così ad un intervento che possa in qualche modo ridimensionare gli assegni più vertiginosi .

“Più che di taglio dei diritti acquisiti, che sono quelli contratti da regole generali su cui ognuno si organizza la propria vita, io penso che ci possa essere un tetto alle pensioni, a quelle che gridano vendetta non ad altre”, dice Camusso, spiegando che l’intervento andrebbe fatto “con saggezza”.

Per quelle in essere, invece, Camusso vede con favore l’ipotesi di un contributo per quelle “pensioni significativamente alte”. “Penso si possa chiedere un contributo visto il prezzo altissimo che nella crisi hanno pagato le pensioni più basse”, conclude.

AdnKronos

Ocse giovani

Ocse: Italia penultima per occupazione giovani

In Italia il tasso di occupazione dei giovani tra 15 e 29 anni è sceso di quasi 12 punti percentuali tra il 2007 e il 2013, passando dal 64,33% al 52,79%, il secondo peggior dato tra i Paesi Ocse, dietro alla sola Grecia (48,49%). E’ quanto risulta dall’ultimo Rapporto Ocse su Giovani e occupazione pubblicato oggi.

L’Italia è invece quartultima tra i Paesi Ocse per il tasso di occupazione nella fascia d’età 30-54, sceso dal 74,98% del 2007 al 70,98% del 2013. Il nostro Paese, sottolinea l’organizzazione, ha “uno specifico problema di disoccupazione giovanile, in aggiunta a uno più generale”, a causa di “condizioni sfavorevoli e debolezze nel mercato del lavoro, e nelle istituzione sociali ed educative”.

In Italia i giovani ”Neet”, non occupati né iscritti a scuola o in apprendistato, sono il 26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi Ocse. Lo riferisce l’organizzazione in un rapporto sulla disoccupazione giovanile. All’inizio della crisi, nel 2008, erano il 19,15%, quasi 7 punti percentuali in meno. Nell’insieme dei Paesi Ocse, i giovani ”Neet” erano oltre 39 milioni a fine 2013, più del doppio rispetto a prima della crisi

Lavoro

Cgil, parliamo delle persone, basta polemiche sui numeri

“I dati sull’occupazione vanno analizzati e contestualizzati. Quelli del ministero sulle attivazioni dei rapporti di lavoro del mese di aprile evidenziano un aumento del divario di genere e che i contratti a tempo determinato restano la forma prevalente di rapporto di lavoro”. Così Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil, commenta i dati diffusi ieri dal dicastero guidato da Giuliano Poletti.

Secondo i calcoli effettuati dal sindacato di corso d’Italia, infatti, “vediamo una ripresa dell’occupazione maschile ma una caduta di quella femminile: nell’aprile del 2014 – spiega Sorrentino – il totale delle attivazioni per le donne è stato di 31.1528, sceso a 310.117 nell’aprile di quest’anno, con una riduzione quindi di 1.411 contratti. Quelli attivati per gli uomini, invece – continua – sono aumentati di 40.382 unità: sono stati 406.427 nell’aprile 2014 e 446.809 nello stesso mese del 2015”. Per quanto riguarda il totale delle attivazioni, la dirigente sindacale evidenzia che “la differenza tra aprile 2014 e aprile 2015 è di 38.971, su cui incide il saldo negativo dell’occupazione femminile”.

Stando alle tipologie contrattuali, “si registra un calo di 5.892 attivazioni sull’apprendistato, che è comunque un contratto a tempo indeterminato – sottolinea la segretaria Cgil – e di 9.314 attivazioni sulle collaborazioni, ma di soli 780 contratti a termine, che restano comunque la forma prevalente di rapporto di lavoro (62,8%  nell’aprile 2015 aprile e 66,3% lo stesso mese dell’anno precedente)”.

“Inoltre, a differenza di altre rilevazioni, non parliamo seccamente di occupati – prosegue – ma di contratti attivati o cessati e la media di contratti per occupato rimane molto alta, indice di un tasso di precarizzazione che investe la maggioranza dei lavoratori”.

“In definitiva – tira le somme Sorrentino – 2/3 dei contratti sono a termine e solo 1/5 a tempo indeterminato e gli spostamenti da un contratto all’altro, le trasformazioni e le cessazioni non hanno effetti rilevanti sul dato generale dell’occupazione”. “Per creare posti di lavoro – conclude – servono politiche strutturate: gli incentivi da soli rappresentano una bolla momentanea”.

rassegna.it

Uranio

Uranio: ministero Difesa condannata a risarcire famiglia soldato morto

La Corte d’Appello di Roma ha respinto il ricorso del ministero della Difesa che era stato condannato in primo grado a risarcire la famiglia di un giovane militare morto nel 2005 per linfoma di Hodgkin dopo aver prestato nel 2002-2003 servizio in Kosovo. Il ministero aveva contestato la sentenza di primo grado, in particolare laddove  aveva stabilito l'”inequivoca certezza” del nesso di causalità
tra l’esposizione alle polveri di uranio impoverito ed il tumore insorto nel militare. La Corte d’appello ha però ritenuto “generiche ed inammissibili” le argomentazioni dalla Difesa, che è stata condannata a risarcire con circa 1,3 milioni di euro i familiari del giovane morto.

Con questa sentenza, l’Osservatorio Militare, sostiene che “un macigno giuridico si abbatte sul ministero della Difesa. Un macigno che rischia di schiacciare definitivamente ogni tentativo di confondere, nascondere la determinazione di chi ha voluto far luce e dare giustizia ai 317 militari morti e gli oltre 3.600 malati causati da una esposizione senza mezzi di protezione in zone bombardate da
uranio impoverito”. 

La pronuncia della Corte d’appello, prosegue l’Osservatorio, indica “l’inequivoca certezza sul nesso causale tra uranio impoverito e tumori. Inequivoca certezza sulla consapevolezza dei vertici delle forze armate già prima dell’impiego dei militari. Un rischio quindi di cui vi era consapevolezza tra i vertici militari sin dal primo momento in cui il Governo decise d’inviare i nostri militari in zone dove era stato utilizzato armamento all’uranio impoverito”.

ansa

Lavoro

Lavoro: Cgil, parliamo delle persone basta polemiche sui numeri

“I dati sull’occupazione vanno analizzati e contestualizzati. Quelli del ministero sulle attivazioni dei rapporti di lavoro del mese di aprile evidenziano un aumento del divario di genere e che i contratti a tempo determinato restano la forma prevalente di rapporto di lavoro”. Così Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil, commenta i dati diffusi ieri dal dicastero guidato da Giuliano Poletti.

Secondo i calcoli effettuati dal sindacato di corso d’Italia, infatti, “vediamo una ripresa dell’occupazione maschile ma una caduta di quella femminile: nell’aprile del 2014 – spiega Sorrentino – il totale delle attivazioni per le donne è stato di 31.1528, sceso a 310.117 nell’aprile di quest’anno, con una riduzione quindi di 1.411 contratti. Quelli attivati per gli uomini, invece – continua – sono aumentati di 40.382 unità: sono stati 406.427 nell’aprile 2014 e 446.809 nello stesso mese del 2015”.
Per quanto riguarda il totale delle attivazioni, la dirigente sindacale evidenzia che “la differenza tra aprile 2014 e aprile 2015 è di 38.971, su cui incide il saldo negativo dell’occupazione femminile”.

Stando alle tipologie contrattuali, “si registra un calo di 5.892 attivazioni sull’apprendistato, che è comunque un contratto a tempo indeterminato – sottolinea la segretaria Cgil – e di 9.314 attivazioni sulle collaborazioni, ma di soli 780 contratti a termine, che restano comunque la forma prevalente di rapporto di lavoro (62,8%  nell’aprile 2015 aprile e 66,3% lo stesso mese dell’anno precedente)”.
“Inoltre, a differenza di altre rilevazioni, non parliamo seccamente di occupati – prosegue – ma di contratti attivati o cessati e la media di contratti per occupato rimane molto alta, indice di un tasso di precarizzazione che investe la maggioranza dei lavoratori”.

“In definitiva – tira le somme Sorrentino – 2/3 dei contratti sono a termine e solo 1/5 a tempo indeterminato e gli spostamenti da un contratto all’altro, le trasformazioni e le cessazioni non hanno effetti rilevanti sul dato generale dell’occupazione”. “Per creare posti di lavoro – conclude – servono politiche strutturate: gli incentivi da soli rappresentano una bolla momentanea”.

70° Inca Cgil

70° Inca Cgil. Piccinini, l’attualità del modello di patronato voluto da Di Vittorio

“Credo che la modernità di Di Vittorio sia sotto gli occhi di tutti. La sua idea di sindacato come quella dei diritti dei cittadini lavoratori sono attualissime. Quando nel gennaio del 1945, al primo Congresso della Cgil unitaria, si cominciò a parlare della costituzione dell’Inca, si aprì un dibattito attorno a due quesiti. Primo: il patronato doveva rivolgere la sua azione di tutela individuale a tutti i cittadini, o solo agli iscritti? Secondo: le prestazioni del patronato dovevano essere a pagamento o gratuite?  Decisiva fu, su entrambi gli aspetti, la risposta di Di Vittorio: il patronato doveva offrire servizi gratuiti e rivolti a tutti i cittadini”. E’ uno dei passaggi dell’intervista a Morena Piccinini, presidente Inca, del periodico “Il diario del lavoro”. 

“Questo è il modello che è stato poi assunto anche dagli altri patronati – prosegue la Presidente dell’Inca Cgil – che sono nati negli anni successivi e che è stato anche riconosciuto dalla legge. Un modello, peraltro, originale del nostro Paese e, secondo noi, tutt’ora validissimo. E’ a difesa di questo modello che ci siamo battuti quando, in sede di impostazione della legge di stabilità, sono stati proposti tagli pesantissimi ai rimborsi ministeriali che ci vengono riconosciuti proprio in funzione del valore sociale della nostra attività.”

 

Il testo integrale dell’intervista di Ferdinando Liuzi è al seguente indirizzo http://www.ildiariodellavoro.it/adon.pl?act=doc&doc=55485#.VWR7e75H6po