Archivi giornalieri: 13 maggio 2015

Osservatorio INCA CGIL per le politiche sociali in europa

Osservatorio INCA CGIL per le politiche sociali in europa

 

Migrazione. La Commissione europea propone une nuova agenda

La Commissione ha presentato oggi un’agenda europea sulla migrazione in cui delinea le misure previste nell’immediato “per rispondere alla situazione di crisi nel Mediterraneo e le iniziative da varare negli anni a venire per gestire meglio la migrazione in ogni suo aspetto”…

Asilo. 185000 persone accolte nel 2014

Nel 2014 l’Unione europea ha concesso l’asilo a 185.000 persone, tra cui 70.000 siriani. Quasi 2/3 delle concessioni d’asilo sono state rilasciate in soli 4 paes, tra cui l’Italia. La Germania ha riconosciuto infatti il diritto di asilo a 47.555 persone, la Svezia a 33.025, la Francia a 20.640 e l’Italia…

Occupazione. 9,5 milioni di disoccupati hanno smesso di cercare un lavoro. 3,4 milioni solo in Italia

Quasi 10 milioni di lavoratori part-time dell’UE avrebbero preferito lavorare di più. Due terzi di loro sono donne. A questi si aggiungono altri 9,5 milioni di disoccupati che hanno smesso di cercare un lavoro scoraggiati dalla congiuntura economica. Soltanto in Italia se ne contano 3,4 milioni…


Precedenti articoli

Mini-job. La Corte Ue chiarisce i diritti previdenziali dei migranti che svolgono piccoli lavori occasionali

Un cittadino residente in uno Stato membro, e che lavora per alcuni giorni al mese in un altro Stato membro, è assoggettato alla normativa dello Stato di occupazione anche nei giorni in cui non lavora. Il cittadino in questione può tuttavia ricevere dallo Stato di residenza le prestazioni di vecchiaia e familiari, se queste non sono già fornite dallo Stato di occupazione (come nel caso dei mini-job tedeschi)…

Congedi di maternità. Il progetto di direttiva rischia di essere definitivamente insabbiato

La proposta per una nuova direttiva europea sui congedi di maternità, in gestazione (è il caso di dirlo…) da 7 anni, finirà probabilmente sotto la scure della cosiddetta better regulation, ossia la strategia della Commissione europea che mira ad eliminare le regole che non piacciono alle imprese, in particolare per quanto riguarda la legislazione ambientale, sanitaria e  sociale…

OCSE. Reddito minimo non basta per uscire dalla povertà

Nella maggior parte dei paesi OCSE dove è in vigore il salario minimo legale, questo non basta a far uscire dalla povertà una famiglia. In alcuni paesi sono necessarie 60-80 ore di lavoro settimanali per estrarre una famiglia dalla povertà. Ci sarebbe bisogno – conclude l’OCSE – di più sostegno al reddito, e di salari significativamente al di sopra del minimo legale…

Giornata mondiale del lavoro. Alcune cifre-chiave

Alla vigilia della giornata mondiale del lavoro, che si celebra ogni anno il 1 maggio, Eurostat pubblica alcune cifre-chiave sull’occupazione nell’UE…

Il Regno Unito sarebbe la prima vittima di un’eventuale uscita dall’Unione

Secondo un rapporto della fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung, il Regno Unito sarebbe la prima vittima di un’eventuale uscita dall’Unione. In misura minore, il cosiddetto “Brexit colpirebbe anche il resto dell’Europa…

Cifre-chiave sulla salute e la sicurezza sul lavoro nell’UE

Sei cifre-chiave sulla salute e la sicurezza sul lavoro in occasione della Giornata Mondiale, che si celebra ogni anno il 28 aprile…

Il Belgio deferito alla Corte di giustizia per il suo rifiuto di accettare i « formulari A1 » dei lavoratori affiliati in un altro Stato membro

La Commissione europea ha deciso di deferire il Belgio davanti alla Corte di giustizia per aver ripetutamente rifiutato di riconoscere i documenti di lavoratori mobili attestanti i contributi previdenziali versati in un altro Stato membro. Il caso riguarda più precisamente il cosiddetto “documento portatile A1”. Ai sensi del regolamento Ue sul coordinamento della sicurezza sociale, tale formulario attesta che il lavoratore  è già assicurato ai fini previdenziali in un altro Stato membro, ad esempio nel Paese in cui  ha sede l’impresa distaccante.

Espulsioni. Procedura d’infrazione contro il Belgio, in risposta alla denuncia di INCA CGIL

In risposta alla denuncia lanciata da INCA CGIL, la Commissione europea ha avviato una procedura contro il Belgio, per le espulsioni di lavoratori cittadini europei. L’accusa è di violazione della Direttiva 2004/38 sul diritto di soggiorno dei cittadini UE e del Regolamento 883/2004 sul coordinamento della sicurezza sociale. Ma non c’è da sedersi sugli allori…

Un asse Londra-Berlino contro la libera circolazione dei cittadini UE

Regno Unito  e Germania vogliono entrambi introdurre un maggiore controllo all’accesso dei migranti ai servizi sociali e sanitari europei. Le misure richieste mettono in discussione i fondamenti della libera circolazione delle persone, e quindi dell’intero progetto europeo.

Lavoratori frontalieri. Raccomandazioni CES su come superare gli ostacoli alla mobilità

Il Comitato esecutivo della CES ha adottato una serie di raccomandazioni ai governi nazionali e all’Ue, su come superare gli ostacoli alla mobilità alla libera circolazione dei lavoratori frontalieri che si manifestano, secondo la CES, soprattutto in quattro aree: previdenza e prestazioni sociali; imposte dirette e benefici fiscali indiretti; diritto del lavoro; disposizioni in materia di ingresso e soggiorno dei lavoratori frontalieri cittadini di paesi terzi.

I lavoratori residenti in Francia che lavorano in un altro Stato membro non possono essere soggetti ai contributi sociali francesi

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha chiarito che la Francia non può prelevare contributi sociali su salari, pensioni e sussidi di disoccupazione dei lavoratori che, ancorché residenti in Francia, siano sottoposti alla legislazione di previdenza sociale di un altro Stato membro.

 non può prelevare contributi sociali su salari, pensioni e sussidi di disoccupazione dei lavoratori che, ancorché residenti in Francia, siano sottoposti alla legislazione di previdenza sociale di un altro Stato membro.

Assofondipensione

Pensioni: Assofondipensione, assegno integrativo sempre più importante

Sarà sempre più importante avere una forma di previdenza integrativa. E’ questo il messaggio lanciato oggi alla Giornata nazionale della previdenza, in corso a Napoli, da Fabio Ortolani, di Assofondipensione, che ha anche illustrato i dati di una simulazione sul Tasso di copertura pensionistica lorda (o Tasso di sostituzione, Ts), cioè il rapporto tra retribuzione e pensione integrativa, realizzata in collaborazione con Prometeia.

Il secondo pilastro della previdenza, ossia quello complementare, rappresenterà un Ts in una forbice stimata dal 13,8% al 16,8% dell’ultimo compenso retributivo nel caso di rendimento reale annuo del montante accumulato pari a zero; mentre rappresenterà un Ts che oscilla tra il 22,9% e il 28% nel caso in cui il rendimento reale del montante accumulato sia pari al 4% annuo.

L’identikit preso a riferimento per la simulazione, ha spiegato Ortolani, corrisponde a un 45enne di oggi, assoggettato al sistema di calcolo contributivo puro e iscritto anche alla previdenza complementare, il cui anno di pensionamento è previsto nel 2035, tramite il canale di pensionamento anticipato di anni tre.

Tale ipotesi prevede nel 2035 l’accesso al pensionamento con 38 anni di contribuzione e uno sconto di 3 anni rispetto al requisito ordinario di vecchiaia. Quindi, un pensionato 65 enne, al 2035, che ha versato contributi continuativi alla previdenza di primo pilastro, così come previsto dalle tabelle della Ragioneria generale dello Stato.

Il campione stimato è stato calcolato su un panel di quattro fondi pensione, rappresentativo di oltre seicentomila iscritti in comparti di differente aggregazione (metalmeccanici, chimici, energia e cooperazione) e con tassi stimati di Pil prudenziali (1,1%), una crescita annua di inflazione dell’1,7% e tassi reali di crescita (oltre l’inflazione) da zero al 4% annuo.

Insomma, i Fondi pensione tentano di raggiungere l’obiettivo di sostituzione che fu, nel 1993, stimato a regime del 16% dell’ultima retribuzione per coloro che avessero avuto una piena e duratura attività lavorativa allora 40 anni di lavoro. Ciò che oggi un giovane, che entra tardi nel mondo del lavoro, nella maggioranza dei casi non avrà.

“Come dimostra questa simulazione – ha spiegato Fabio Ortolani durante la Gnp – la situazione è molto problematica per il futuro pensionistico degli italiani, in particolare per quelli che decidono di non aderire a una forma complementare, non possono aderirvi per la crisi, non sono stati informati adeguatamente dallo Stato, oppure non si preoccupano del loro futuro”.

“La domanda che mi pongo – ha detto – è se possiamo fidarci dei governi sul futuro previdenziale degli italiani. Pur comprendendo la situazione difficile che il Paese sta affrontando, sotto molti punti di vista, ritengo inopportuno fare scelte che rischiano di mettere in discussione l’avvenire dei giovani lavoratori italiani”.

“Auspico che il governo voglia migliorare la situazione, semplicemente incentivando la previdenza integrativa con campagne di sensibilizzazione e sia grado di determinare quelle condizioni per le quali sia garantita certezza dell’investimento e la remunerazione con tassi adeguati senza aggravare i rendimenti con tasse inaccettabili o con ddl della concorrenza che favoriscono il ”saccheggio” dei fondi pensione”, ha concluso

Immigrazione

Immigrazione. 185.000 richieste di Asilo accolte nel 2014

Nel 2014 l’Unione europea ha concesso l’asilo a 185.000 persone, tra cui 70.000 siriani.

Quasi 2/3 delle concessioni d’asilo sono state rilasciate in soli 4 paesi, tra cui l’Italia. La Germania ha riconosciuto infatti il diritto di asilo a 47.555 persone, la Svezia a 33.025, la Francia a 20.640 e l’Italia a 20.630.

Gli altri 24 Stati membri ne hanno accolto da un minimo di 20, come nel caso dell’Estonia, a un massimo di 14.065, nel Regno Unito.

Il Lussemburgo, il Paese del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, ha concesso l’asilo a 135 persone, tra cui 40 siriani.

Il tasso di riconoscimento delle domande d’asilo, ossia la percentuale di risposte positive in rapporto al totaler delle decisioni, è in media del 45% per le decisioni di prima istanza, e del 18% per le decisioni definitive in appello.

A livello dei singoli stati membri, il tasso di riconoscimento in prima istanza è superiore al 70% in Bulgaria (94%), in Svezia (77%) e a Cipro (76%). In Italia il tasso di riconoscimento in prima istanza è stato del 32%.

Per le decisioni definitive in appello i tassi di riconoscimento più elevati si sono registrati in Bulgaria (86%), in Italia (84%) e in Finlandia (79%).

da www.osservatorioinca.org

Occupazione in Europa

Occupazione in Europa: 9,5 milioni di disoccupati hanno smesso di cercare un lavoro

Quasi 10 milioni di lavoratori part-time dell’Unione Europea avrebbero preferito lavorare di più. Due terzi di loro sono donne. In tutta l’ euro zona, degli oltre 44 milioni di lavoratori a tempo parziale 9,8 milioni sono “sottoccupati”, ossia vorrebbero aumentare il loro orario di lavoro e sarebbero immediatamente disponibili a lavorare di più. Ciò rappresenta il 22,2% di tutti i lavoratori a tempo parziale e il 4,5% dell’occupazione totale nell’UE (dati 2014). La grande maggioranza dei lavoratori part-time in situazione di sottoccupazione sono donne (67%).

A questi quasi 10 milioni di lavoratori (e lavoratrici) disposti a lavorare di più, se il mercato del lavoro lo permettesse, si aggiungono altri 9,5 milioni di persone considerate come “forza lavoro potenzialmente aggiuntiva”, ossia disoccupati che hanno smesso di cercare un lavoro scoraggiati dalla congiuntura economica.

Soltanto in Italia se ne contano 3,4 milioni. In percentuale, la forza lavoro potenzialmente aggiuntiva più importante si registra in Italia (13,6% della popolazione attiva), seguita dalla Croazia (9,6%), e dalla Bulgaria (7,6%).

da www.osservatorioinca.org

welfare

Gnp 2015. Mattarella, occasione per riflettere sull’equità intergenerazionale nei sistemi di welfare

Conoscenza, consapevolezza ed equità sono queste le parole chiave della V edizione della Giornata nazionale della previdenza e del lavoro, che si sta svolgendo a Napoli, dove è stato allestito in piazza Plebiscito un vero e proprio “edificio della previdenza” volto ad accogliere oltre 200 relatori, tra cui i patronati del Ce.Pa (Acli, Inca, Inas e Ital) che interverranno domani 14 maggio in un convegno dedicato al ruolo di questi istituti per promuovere la legalità e alla trasparenza nei servizi di welfare.

Obiettivo della tre giorni è fare cultura della previdenza, un’esigenza sempre più urgente come emerge fin dalle prime battute dell’evento. “Il diritto alla sicurezza sociale costituisce uno degli elementi della cittadinanza italiana ed europea. Decine di milioni di nostri concittadini trovano nelle prestazioni previdenziali l’insostituibile strumento di una vita decorosa”, ha affermato nel messaggio inviato per l’occasione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“La Quinta edizione della Giornata della previdenza – ha spiegato – rappresenta un’occasione qualificata per riflettere su questioni prioritarie come quelle dell’equità intergenerazionale nei sistemi di welfare per aggiornare il modello di sicurezza sociale esistente, adeguando la piena tutela previdenziale dei lavoratori alle nuove realtà del mercato del lavoro, alla luce delle odierne tendenze demografiche”

“Pensiamo che il welfare non sia assistenzialismo, ma assistenza e accompagnamento”, ha continuato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, aprendo i lavori.

E l’informazione, ha sottolineato Alberto Brambilla, presidente Cts Itinerari Previdenziali, organizzatore della Gnp, “è lo strumento principe per rendere efficiente il sistema in un contesto dove a lungo è mancata una visione di lungo periodo e dove l’integrazione pubblico-privato sul fronte previdenziale stenta a tenere il passo con il resto d”Europa”.

“Conoscere la previdenza è un dovere per tutti -spiega Brambilla- ma soprattutto per le giovani generazioni la cui pensione è calcolata sulla base dell’intera vita lavorativa, a seguito della riforma del ’95 che ha segnato il passaggio dal metodo di calcolo retributivo al contributivo. L’obiettivo dei nostri incontri è dunque quello di stimolare le istituzioni e la società nel suo complesso a migliorare e diffondere l’educazione previdenziale poiché quando manca la conoscenza mancano anche fiducia e coesione sociale”. Da qui due proposte concrete già indirizzate a Palazzo Chigi e ai ministeri competenti: introdurre il contrasto di interessi e il plafond unico di deducibilità.

“E’ una giornata molto importante perché ha l’obiettivo di rafforzare la consapevolezza previdenziale e dare la possibilità a tutti di prendere in mano il proprio futuro”, ha aggiunto ancora Tito Boeri, presidente dell’Inps. “Nel nostro Paese c’è stato in questi anni un atteggiamento da parte del decisore politico di grossa sottovalutazione del problema dell’informazione dei contribuenti”, ha detto.

Un gap che l’Inps intende recuperare grazie a iniziative come “La Mia Pensione”, un servizio che permette di simulare quale sarà presumibilmente la propria pensione e dunque anche di capire se sia il caso di pensare a strumenti integrativi.

Beata Vergine Maria di Fatima


Nome: Beata Vergine Maria di Fatima
Ricorrenza: 13 maggio

Era il 13 maggio 1917 quando Lucia, Francesco e Giacinta, tre ragazzi di 10, 9 e 7 anni di un paesino di nome Fatima in Portogallo, videro su un leccio «una signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole». 

Il suo volto era molto bello, dalle mani giunte in atto di preghiera pendeva il rosario. La bianca Signora chiese ai ragazzi di tornare in quel luogo ogni tredici del mese da maggio a ottobre. Nel corso delle apparizioni la Vergine, tramite i ragazzi, invitò pressantemente gli uomini alla preghiera, alla conversione e alla penitenza. 

La Madonna rivelò inoltre tre segreti da far conoscere a tempo opportuno. I primi due riguardavano i ragazzi stessi, due dei quali, Francesco e Giacinta, furono presto chiamati alla casa del Padre. Il terzo segreto, invece, venne messo per iscritto da suor Lucia nel 1944 e venne reso pubblico nell’anno 2000 per volontà di Giovanni Paolo II, che all’intercessione della Madonna di Fatima attribuiva la sua sopravvivenza all’attentato del 13 maggio 1981. 

Secondo quanto scriveva suor Lucia, la Madonna fece vedere ai ragazzi l’orrore dell’inferno per mostrare il pericolo che incombeva sugli uomini. Vi si poteva sfuggire diffondendo nel mondo la devozione al cuore immacolato di Maria, che sconfiggerà i persecutori della Chiesa che uccidono il Papa, i vescovi, i fedeli. 

Il cuore immacolato di Maria è totalmente impregnato dell’atteggiamento di accettazione del piano di Dio. La devozione al cuore immacolato significa accogliere e far proprio il piano di salvezza di Dio. È questo, secondo quanto scrisse l’allora cardinal Ratzinger, il senso vero del segreto e delle apparizioni di Fatima.