Inca, 70 anni dalla parte delle tutele e dei diritti individuali

1945-2015: l’Inca compie 70 anni. Il patronato della Cgil, il primo in Italia per la tutela e per la difesa dei diritti previdenziali, sociali e assistenziali dei lavoratori e dei pensionati, ha deciso di festeggiare il suo compleanno con un’iniziativa che si terrà oggi (19 maggio) nella capitale presso l’Aquario romano di piazza Manfredo Fanti, in cui sono previsti gli interventi – tra gli altri – di Susanna Camusso, Bianca Di Giovanni, Maurizio Sacconi, Cesare Damiano, Tito Boeri  e Giuseppe Lucibello.

Settanta anni fa – precisamente nel mese di gennaio del 1945 – l’idea di fondare l’Inca emerge a Napoli, durante i lavori del primo congresso della risorta Cgil. L’atto costitutivo è del successivo 11 febbraio ed è firmato, nello spirito dell’unità sindacale, da Achille Grandi, Aladino Bibolotti, Oreste Lizzadri e Raffaele Pastore.

Alla fine degli anni quaranta l’attività dell’Inca è già molto significativa, con oltre un milione di lavoratori assistiti. In quel periodo il patronato ha come missione soprattutto quella di combattere le piaghe sociali del dopoguerra: molto sviluppata la consulenza medico legale, con la costituzione di ambulatori negli uffici dello stesso patronato, e l’organizzazione di mense e asili per minori.

Nel 1955 i lavoratori assistiti dall’Inca sono già saliti a 10 milioni. Sono gli anni dell’espansione all’estero della struttura, al seguito dei lavoratori emigranti. Gli anni della tragedia di Marcinelle, che segnerà profondamente l’attività dell’istituto e che, ancora oggi, costituisce un pilastro nella storia del patronato.

Con gli anni sessanta arrivano le grandi fabbriche. Si sviluppa una legislazione importante sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro e dell’invalidità. L’Inca contribuisce fattivamente alla stesura del Testo Unico in materia di infortuni e malattie professionali. Nel frattempo, nella contrattazione aziendale entrano a pieno titolo i temi della salute e della sicurezza sul lavoro. Finisce l’epoca degli indennizzi per gli effetti nocivi dell’ambiente di lavoro: d’ora in poi i datori di lavoro saranno chiamati a rendere le condizioni dei lavoratori non pericolose.

Il 1970 è l’anno in cui entra in vigore lo Statuto dei lavoratori. All’articolo 12 di quel testo si consente ai patronati di operare all’interno delle fabbriche e degli altri posti di lavoro: è una svolta. I patronati hanno così la possibilità di verificare direttamente le condizioni reali di lavoro e di affinare la loro capacità di intervento nel campo degli infortuni. Lo Statuto permette all’Inca di sviluppare le sue attività più tradizionali, dalla previdenza alla difesa della salute e la sicurezza sul lavoro.

Con il 1980 arriva la legge 112 che definisce le funzioni del patronato. L’istituto resta nella sfera delle persone giuridiche private, ma con un’attività che gestisce interessi collettivi. La legge 112 riconosce che l’ambito dell’azione dei patronati rientra nell’area dei diritti costituzionali, quali la sanità, la previdenza, l’assistenza sociale.

Sulla scia dei grandi sommovimenti storici degli anni novanta, dalla caduta del Muro alla costruzione dell’Unione monetaria europea, il patronato affronta una ridefinizione del suo ruolo sulla base dei nuovi bisogni dei lavoratori e in generale dei cittadini. In primo luogo, si supera l’idea di bisogni esclusivamente economici, “aprendo” a nuove richieste legate al recupero dell’handicap, ai servizi per gli anziani, alla formazione e all’istruzione.

Con una serie di sentenze della Corte costituzionale nel 1991, assume grande rilevanza il tema del danno alla salute – o danno biologico – in riferimento ai suoi effetti sull’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali. L’Inca attiva una serie di contenziosi medico-legali, anche in collaborazione con i pensionati dello Spi, per il riconoscimento del diritto in campo previdenziale e sociale da parte degli enti. Negli stessi anni il patronato avvia una forte azione di riorganizzazione, che include anche l’informatizzazione degli uffici. Il varo di diverse riforme previdenziali, infatti, sposta in quegli anni l’attività sul fronte delle consulenze. Comincia il labirinto di norme per la definizione dell’età pensionabile, che proseguirà fino ai nostri giorni.

La data che, tuttavia, rappresenta un punto di svolta per la storia del patronato è il 2001. In quell’anno il governo vara la legge n. 152 che innova profondamente il ruolo degli enti. Con questa legge trovano spazio nelle attività del patronato nuove iniziative, oltre a quelle tradizionali di previdenza e assistenza. Fa la sua comparsa l’immigrazione, con tutto il suo carico di nuove tutele e il suo portato antidiscriminatorio in una società ancora monolitica e poco pluralista.

In base alla nuova legge, i patronati non si occuperanno più solo di pratiche amministrative pensionistiche, ma potranno attivare iniziative più variegate, svolgendo anche azioni di sostegno, di informazione e di assistenza tecnica in settori assolutamente distinti tra loro. Non solo. Ai patronati è riconosciuta la possibilità di affiancarsi a presenze istituzionali, attraverso convenzioni, per svolgere le funzioni nei campi loro assegnati.

La nuova legge, che conferma alcuni pilastri della storia dell’Inca – dalla gratuità dell’attività di consulenza al riconoscimento del valore di pubblica utilità per gli istituti più strutturati sul territorio –, interviene su un settore di straordinaria rilevanza nel nostro paese: i patronati lavorano quasi il 70 per cento delle pratiche previdenziali dell’Inps e dispongono di una capillare presenza sul territorio, con almeno 1.500 sedi provinciali e 4.000 zonali.

rassegna.it

Inca, 70 anni dalla parte delle tutele e dei diritti individualiultima modifica: 2015-05-19T21:25:27+02:00da vitegabry
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