Archivi giornalieri: 21 aprile 2015
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Ultimissime Lavoro – Fiscale 20/04/2015
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P.A Pensioni
P.A: pensionamento obbligatorio anche prima dei 62 anni
La Pubblica Amministrazione può mandare in pensione d’ufficio, ovvero in via obbligatoria, un lavoratore senza dover aspettare i 62 anni d’età: basta aver raggiunto l’anzianità contributiva, ovvero i requisiti per la pensione anticipata. Lo chiarisce una nota del ministero della P.A, in cui si spiega come per l’effetto combinato del dl Madia e delle Legge di Stabilità si possa ricorrere alla cosiddetta risoluzione unilaterale del rapporto a prescindere dall’età, quindi anche prima dei 62 anni, in quanto non sono più previste le penalizzazioni sull’assegno, almeno fino al 2017.
Per far scattare l’uscita è così sufficiente un’anzianità, per il 2015, di 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne, che salirà per il triennio 2016-2018 a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
La nota di Palazzo Vidoni, pubblicata sul sito del ministero, arriva come risposta a una richiesta di
chiarimento del Comune di Brescia sulla circolare relativa alla risoluzione unilaterale che, insieme all’abolizione del trattenimento in servizio, mira al ricambio generazionale nella Pubblica Amministrazione.
La nota ricorda come il dl Madia, entrato in vigore ad agosto, preveda la possibilità per le amministrazioni di utilizzare il pensionamento obbligatorio a decorrere dal raggiungimento del requisito per la pensione anticipata, purché il dipendente abbia compiuto i 62 anni, soglia che porta fuori dalla penalizzazioni (due punti percentuali sull’assegno per ogni anno che antecede i 62 anni).
La Legge di Stabilità per il 2015, entrata in vigore a fine 2014, cambia però le carte in tavola, eliminando per il triennio 2015-2017 le decurtazioni per quei dipendenti che accedono alla pensione anticipata prima dei 62 anni d’età (le penalizzazioni toneranno quindi a partire dal primo gennaio 2018).
Quanto al pensionamento d’ufficio il dl Madia lo ha reso un istituto permanente, allargando la platea delle amministrazioni che possono farne ricorso anche alle autorità indipendenti. L’utilizzo alla risoluzione unilaterale deve essere inoltre motivato sia rispetto alle esigenze organizzative che ai criteri di scelta applicati.
ansa
La Cgil boccia il Def
La Cgil boccia il Def: il governo si arrende alla disoccupazione
Il sindacato in audizione in Parlamento critica duramente il Documento di economia e finanza: “Siamo in piena continuità con i governi precedenti. L’aumento dell’occupazione è l’unica via per riattivare la crescita e uscire dalla crisi”.
“La Cgil ritiene che il Def descriva una politica economica in continuità con quella dei governi precedenti”. “Il Governo scommette su una ripresa senza nuova occupazione e su una svalutazione competitiva del lavoro, programmando un alto tasso di disoccupazione e una crescita dei salari inferiore rispetto alla produttività, nel breve come nel medio-lungo termine. Il Governo si arrende a tassi di disoccupazione strutturalmente al di sopra del 10%, che equivalgono a una disoccupazione giovanile almeno al 40%”. Si apre così, con una netta bocciatura dell’operato del governo, il testo di 16 pagine elaborato dalla Cgil sul Documento di economia e finanza.
La CGIL resta convinta che “l’aumento dell’occupazione sia l’unica via per aumentare la crescita, uscire dalla crisi e rendere più sostenibili le stesse finanze pubbliche”. E il sindacato ha più volte evidenziato che “esistono ampi margini nazionali per una nuova politica economica, sebbene resti indispensabile un cambiamento delle scelte europee per uscire dalla crisi”.
Queste allora le proposte avanzate dalla Cgil. Primo: l’introduzione di un’Imposta sulle Grandi Ricchezze finanziarie per recuperare le risorse utili a realizzare un Piano straordinario per l’occupazione. Secondo: l’aumento della tassazione sulle successioni per sostenere investimenti pubblici e nuova occupazione, nonché evitare ulteriori tagli al welfare e, in particolare, alla Sanità pubblica. Terzo: l’utilizzo dei fondi pensione dei lavoratori anche per lo sviluppo infrastrutturale, sociale e produttivo del Paese.
su rassegna.it il testo integrale del documento della Cgil
Cig
Cgil: il calo della Cig non è il segnale della ripresa
“Il calo del ricorso alla cassa integrazione non può essere scambiato come un segnale di miglioramento della situazione produttiva nel nostro Paese. La riduzione del dato ha origine per il 91,2% dal crollo della cassa in deroga e questo si spiega con un’unica ragione: l’esaurimento delle insufficienti risorse rese disponibili dai provvedimenti di legge del 2014, a partire dalla Legge di stabilità. A ciò va, inoltre, aggiunto l’effetto dei provvedimenti di legge messi in essere per il 2015, sempre in materia di ammortizzatori sociali, corrispondenti ad una riduzione delle risorse rispetto al ’14 di oltre il 50% e di una riduzione della copertura di durata di quasi il 60%”. Così la Cgil ha commentato i dati diffusi dall’Inps.
Per il sindacato di Corso d’Italia, “Occorre distribuire subito i 490 milioni di euro, concordati con le Regioni, per coprire il fabbisogno della cassa in deroga del 2014. Le risorse ci sono e sono certificate”. La Legge di stabilità 2015, spiega Corrado Ezio Barachetti, responsabile del dipartimento “Mercato del lavoro” della Cgil, “non solo ha introdotto pesanti limitazioni per i beneficiari di ammortizzatori sociali e ridotto pesantemente loro le risorse, ma non ha previsto un adeguato sostegno al fabbisogno che emerge forte dalla richiesta di attivazione di contratti di solidarietà. Questo in totale contraddizione con l’idea di rilancio di tale ammortizzatore che la legge delega 183, dello scorso 10 dicembre 2014, lasciava trasparire”.
Per il dirigente della Cgil, “serve agire urgentemente in chiave solidaristica e universale, a partire dall’esausto sud del Paese, vero protagonista del calo del 16,7% del numero di domande di disoccupazione. Nel mezzogiorno sono, infatti, oramai purtroppo in molti ad aver scelto di chiamarsi fuori dal gioco perché pesantemente frustati dalle lunghe attese e dagli inganni, come nel caso della Whirlpool Corporation”.
L’OSSERVATORE ROMANO
rassegna.it
Newsletter del 21/04/2015
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Amore meu In sas àndalas rujas de sa mente, Tue mere intr ‘e s’anima donosa, Muda t’abbàido chena murmutare, E canto s’ermusura de sa cara, Sas manos fatas sunt pro sos carignos Ma, belligheddu, fintzas a s’inferru Ischiava como so, o prenda mia, Primo premio sez.B XXII “CULLEZIU” Sassari |