Dossier Statistico Immigrazione 2014

Dossier Statistico Immigrazione 2014
31/10/2014

È stato presentato mercoledì 29 ottobre 2014 il Dossier Statistico Immigrazione curato da IDOS (www.dossierimmigrazione.it) per conto dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – www.unar.it ).
Il dato più rilevante è l’aumento degli atteggiamenti discriminatori nei confronti dei cittadini stranieri messi in atto non solo da singole persone ma anche da alcune Amministrazioni.

Viene sottolineato inoltre l’importante ruolo dei lavoratori immigrati sul piano previdenziale: nel 2012 sono stati versati circa 8,9 miliardi di Euro di contributi da questi lavoratori pur rimanendo molto marginale la loro incidenza sul sistema pensionistico.
Nel Dossier è stata pubblicata anche una scheda sul ruolo dei Patronati essendo stato considerato determinante il loro contributo, in servizi offerti, in professionalità degli operatori, per attenzione umana, verso i cittadini stranieri.

Alla fine del 2013 in Italia gli stranieri residenti risultano essere 4.922.085 su una popolazione complessiva di 60.782.668 abitanti e con una incidenza dell’8,1% (1 su ogni 12 abitanti).
Le donne sono il 52,7% del totale mentre i minori sono oltre 1 milione di cui 925.569 quelli con cittadinanza non comunitaria. Gli iscritti alla Scuola risultano essere 802.785 nell’Anno Scolastico 2013/2014, il 9% di tutti gli iscritti.

Gli stranieri residenti in Lombardia sono oltre 1 milione e quelli residenti nel Lazio oltre 660.000. 
La popolazione immigrata rappresenta un accentuato policentrismo provenendo da196 nazionalità. Circa la metà proviene da soli cinque paesi: Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina..
L’incidenza di alcune comunità sul resto della popolazione immigrata è significativa in Toscana con il 17% dei cittadini cinesi e la Campania con il 18,5% dei cittadini ucraini.

I flussi d’ingresso di nuovi lavoratori, a seguito del perdurare della crisi finanziaria, sono notevolmente diminuiti: nel 2013 i visti di ingresso per motivi di lavoro subordinato sono stati 25.683 e 1810 per lavoro autonomo. 76.164 sono stati invece i visti per ricongiungimento familiare ( a fronte di 77.705 nuove nascite).

L’acquisizione di cittadinanza italiana è risultata essere, nel 2013, di 100.712 unità.

In considerazione dei numerosi arrivi di profughi soprattutto via mare dalla Libia e dalla Siria, sono state registrate, nel 2013, 26.620 richieste d’asilo (a fronte delle 127.000 ricevute dalla Germania).

Sono 2,4 milioni gli occupati stranieri di cui il 63,6 % risulta essere impiegato nei servizi, il 31,7% nell’industria di cui il 13,3% nelle costruzioni e il 4,7% inagricoltura.
Nel 2013 il tasso di disoccupazione tra gli stranieri è al 17,3% (per gli italiani all’11,5%). In questi ultimi cinque anni il tasso di disoccupazione è aumentato di 5,7 punti (per gli italiani di 3,6 punti).
Nel 2013 è salito anche il divario della retribuzione netta mensile percepita in media dagli stranieri: 959 Euro ovvero il 27,% in meno rispetto ai 1.313 Euro dei lavoratori italiani..

Il 35,3% degli occupati stranieri svolge professioni non qualificate (soprattutto servizi domestici e alberghieri) e il 32,6% è impiegato come operaio. Il 26,0% lavora da impiegato o addetto ad attività commerciali e solo il 6,1% svolge professioni qualificate (tra gli italiani è il 37%).
Un milione di stranieri cioè il 41,1% degli occupati ha un grado di istruzione più elevato rispetto alle mansioni che svolge a dimostrazione che il livello di istruzione degli immigrati è generalmente medio-alto (il 10,3% ha una laurea e il 32,4% un diploma: dati del Censimento 2011).

L’invio delle rimesse sono state nel 2013 pari a 5,5 miliardi di Euro dall’Italia (in calo per via della crisi, rispetto ai 6,8 miliardi del 2012).

Un ruolo particolarmente positivo continua a essere svolto dagli immigrati sul piano previdenziale, grazie alla loro giovane età (in media 31,1 anni contro i 44,2 degli italiani nel Censimento 2011), che ne fa dei fruitori marginali del sistema pensionistico. Nel 2012 sono stati versati circa 8,9 miliardi di Euro di contributi da lavoratori stranieri e in futuro, secondo le stime di IDOS, l’incidenza degli stranieri tra quanti raggiungeranno l’età pensionabile sarà del 2,6% nel 2016, del 4,3% nel 2020 e del 6% nel 2025, quando tra i residenti stranieri i pensionati saranno all’incirca 1 ogni 25 (oggi tra gli italiani sono 1 ogni 3).
Bisogna anche interrogarsi sulle prestazioni che gli immigrati si aspettano dal sistema previdenziale e assicurativo italiano. In questa difficile congiuntura, il 12,6% delle famiglie in Italia si trova in condizioni di povertà relativa e il 7,9% in condizioni di povertà assoluta (quota che sale al 9% tra gli individui). Le famiglie con almeno un componente straniero sono 2.354.000 (il 7,1% del totale delle famiglie) e al loro interno la disoccupazione desta preoccupazione non solo perché cresciuta rapidamente, ma perché coinvolge maggiormente individui adulti che ricoprono un ruolo determinante nella costituzione dei redditi. Ne deriva un maggiore ricorso alle prestazioni di sostegno socio-previdenziale, che però si scontra spesso con forti e illegittime chiusure a livello comunale, regionale e nazionale.

I casi di discriminazione segnalati all’UNAR nel 2013 sono stati 1.142 dei quali il 68,7% su base etnico-razziale. I mass-media rappresentano il fronte più esposto (34,2% delle segnalazioni rispetto al 19,6% dell’anno precedente). I casi di discriminazione nei contesti di vita pubblica sono il 20,4% mentre sono il 7% i casi di discriminazione nell’accesso al lavoro e ai servizi pubblici. Il 5,1% ha riguardato l’accesso alla casa.. Attorno al 4% le discriminazioni denunciate nei confronti della scuola e delle forze pubbliche.
Tra le forme di discriminazione vi è anche quella per motivi religiosi: le appartenenze religiose dei cittadini stranieri in Italia si attestano al 33.1% quella musulmana, al 29,6% quella ortodossa, al 18,5% quella cattolica, al 6,4% quella relative a tradizioni religiose orientali, al 5%quella degli evangelici e altri cristiani.

Infine la devianza degli immigrati è rappresentata da un 29% in più tra il 2004 e il al 2012 quando quella degli italiani è aumentata, nello stesso periodo, del 37,6%.
C’è da rilevare che nello stesso periodo i residenti italiani sono diminuiti mentre quello stranieri quasi raddoppiati e pertanto l’incidenza sul totale delle denuncie verso quest’ultimi è diminuita.

(da Dossier Statistico Immigrazione 2014 – Rapporto UNAR – Dalle Discriminazioni ai diritti)

Nel Dossier è presente una Scheda riguardante l’attività e il ruolo dei Patronati. La riportiamo integralmente:

Patronati e tutela

Gli istituti di patronato e di assistenza sociale sono soggetti di diritto privato che esercitano una funzione di utilità pubblica. Costituiti nell’immediato dopoguerra, sono stati regolamentati in maniera innovativa con la legge n. 152 del 30 marzo 2001.
A promuovere i patronati sono ammesse, in presenza di determinate garanzie, le associazioni di lavoratori operanti a livello nazionale. Sono attualmente 28 i patronati riconosciuti e ammessi al finanziamento pubblico, ma la stragrande maggioranza delle pratiche viene svolta da quelli che fanno capo ai sindacati e alle grandi associazioni di lavoratori, dipendenti e autonomi.
La loro funzione consiste nell’assistere gratuitamente, anche a livello di contenzioso, le pratiche in materia previdenziale, socio-assistenziale e infortunistica a beneficio di tutti i lavoratori presenti in Italia, immigrati compresi, con la possibilità di accesso alle banche dati degli enti preposti all’erogazione delle prestazioni. 
Questa ampia gamma di interventi li porta a svolgere annualmente quasi 12 milioni di pratiche facendo perno su circa 10 mila operatori professionalizzati e poco più di 8 mila sportelli, che operano anche nelle aree più remote e disagiate e si avvalgono del supporto di numerosi volontari. 
Gli interventi devono essere prestati dai patronati dietro esplicito mandato di assistenza e prescindono dall’adesione degli interessati alle organizzazioni promotrici.
Il finanziamento pubblico viene assicurato tramite il prelievo dello 0,226% sul gettito contributivo riscosso dagli istituti previdenziali. Il fondo patronati, costituito presso il Ministero del Lavoro, viene ripartito tra i singoli istituti previa verifica dell’attività da loro svolta e il sistema di punteggio si basa sulle pratiche che hanno avuto esito positivo.
Per quanto riguarda gli emigrati italiani, i patronati possono svolgere attività di supporto alle autorità diplomatiche e consolari italiane all’estero, con l’apertura di nuovi e fruttuosi spazi di intervento nell’attuale fase in cui è in corso la ristrutturazione della rete consolare e va aumentando il numero degli italiani iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. 
Per gli immigrati, invece, oltre all’assistenza loro prestata come lavoratori, i patronati intervengono, grazie ai protocolli stipulati con il Ministero dell’Interno, anche per assistere e trasmettere telematicamente le pratiche di richiesta o rinnovo del permesso di soggiorno o di ricongiungimento, come pure in occasione dei decreti flussi e dei provvedimenti di regolarizzazione. I Patronati svolgono oltre la metà delle pratiche che annualmente vengono indirizzate alle Questure e alle Prefetture.
I Patronati, inoltre, promuovono campagne sui diritti dei lavoratori, realizzano ricerche e organizzano eventi. 
I Patronati sono suddivisi in Coordinamenti e il più rappresentativo è il CePa (Centro Patronati) composto da:
Patronato Acli (www.patronato.acli.it)
Inas-Cisl (www.inas.it)
Inca Cgil (www.inca.it)
Ital Uil (www.ital.it)

 

Dossier Statistico Immigrazione 2014ultima modifica: 2014-11-01T10:23:57+01:00da vitegabry
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