In sintonia con i giovani
Il 2 aprile 2005 moriva il beato Giovanni Paolo II. Si concludeva così il lungo pontificato del primo Papa polacco della storia. Un testimone oculare d’eccezione di questi ventisette anni e del periodo precedente trascorso da Wojtyła in Polonia è il suo segretario Stanisław Dziwisz, attuale cardinale arcivescovo di Cracovia. In questa intervista al nostro giornale — a poche settimane dalla domenica della divina misericordia, quando Papa Francesco eleverà Giovanni Paolo ii agli onori degli altari insieme con Giovanni XXIII — il cardinale ripercorre alcuni momenti della vita di Wojtyła e il suo legame con la Giornata mondiale della gioventù, che nella prossima edizione si svolgerà proprio a Cracovia.
Come vive questo momento lei che gli è stato accanto per tanti anni?
Sono stato segretario di Karol Wojtyła per 12 anni a Cracovia e per quasi 27 anni durante l’intero arco del suo pontificato. Questo lungo periodo trascorso al suo fianco ha lasciato in me un segno. Tanti avvenimenti scorrono sotto i miei occhi, a cominciare dalla novità dell’elezione di un Papa non italiano dopo 455 anni. Ancora più vivo è il ricordo del drammatico attentato in cui ha rischiato di perdere la vita nel 1981. Senza contare i suoi numerosi viaggi pastorali e i grandi cambiamenti verificatisi in quel periodo in Europa e nel mondo. Tutta la sua vita ha segnato la storia. Tutti noi siamo convinti di aver vissuto accanto a un uomo santo.
A lasciare un segno nella coscienza dell’umanità non è stata solo la sua esistenza ma anche la sua morte. Come l’ha vissuta?
Col passare degli anni ci aveva già preparato a quegli ultimi istanti, al momento doloroso della sua morte. Lo ha vissuto con serenità e con la certezza della risurrezione. Diceva: «Tutta la mia vita è indirizzata verso Dio e adesso è arrivato il momento del passaggio all’altra». È stato cosciente quasi fino alla fine, anche se non possiamo dire con certezza quando abbia perso conoscenza. Prima di morire ha celebrato la messa della divina misericordia. Si è comunicato con qualche goccia del sangue di Cristo per prepararsi al passaggio all’altra vita. Poi ha recitato il mattutino, l’ufficio delle ore. Mi piace ricordare che negli ultimi minuti ha pregato l’orazione della domenica del giorno successivo, quello della divina misericordia. Ed è morto recitando proprio il mattutino della festa della divina misericordia. Così tutta la sua vita, dall’inizio alla fine, è stata unita al mistero della divina misericordia. In tal modo ci ha offerto il programma per questo millennio: la divina misericordia. Il mondo non avrà pace se non si volgerà a essa.
di Nicola Gori