Archivi giornalieri: 2 aprile 2014

Anniversario della morte di Papa Wojtyła ·

In sintonia con i giovani

 · Il cardinale Dziwisz nell’anniversario della morte di Papa Wojtyła ·

Il 2 aprile 2005 moriva il beato Giovanni Paolo II. Si concludeva così il lungo pontificato del primo Papa polacco della storia. Un testimone oculare d’eccezione di questi ventisette anni e del periodo precedente trascorso da Wojtyła in Polonia è il suo segretario Stanisław Dziwisz, attuale cardinale arcivescovo di Cracovia. In questa intervista al nostro giornale — a poche settimane dalla domenica della divina misericordia, quando Papa Francesco eleverà Giovanni Paolo ii agli onori degli altari insieme con Giovanni XXIII — il cardinale ripercorre alcuni momenti della vita di Wojtyła e il suo legame con la Giornata mondiale della gioventù, che nella prossima edizione si svolgerà proprio a Cracovia.

Come vive questo momento lei che gli è stato accanto per tanti anni?

Sono stato segretario di Karol Wojtyła per 12 anni a Cracovia e per quasi 27 anni durante l’intero arco del suo pontificato. Questo lungo periodo trascorso al suo fianco ha lasciato in me un segno. Tanti avvenimenti scorrono sotto i miei occhi, a cominciare dalla novità dell’elezione di un Papa non italiano dopo 455 anni. Ancora più vivo è il ricordo del drammatico attentato in cui ha rischiato di perdere la vita nel 1981. Senza contare i suoi numerosi viaggi pastorali e i grandi cambiamenti verificatisi in quel periodo in Europa e nel mondo. Tutta la sua vita ha segnato la storia. Tutti noi siamo convinti di aver vissuto accanto a un uomo santo.

A lasciare un segno nella coscienza dell’umanità non è stata solo la sua esistenza ma anche la sua morte. Come l’ha vissuta?

Col passare degli anni ci aveva già preparato a quegli ultimi istanti, al momento doloroso della sua morte. Lo ha vissuto con serenità e con la certezza della risurrezione. Diceva: «Tutta la mia vita è indirizzata verso Dio e adesso è arrivato il momento del passaggio all’altra». È stato cosciente quasi fino alla fine, anche se non possiamo dire con certezza quando abbia perso conoscenza. Prima di morire ha celebrato la messa della divina misericordia. Si è comunicato con qualche goccia del sangue di Cristo per prepararsi al passaggio all’altra vita. Poi ha recitato il mattutino, l’ufficio delle ore. Mi piace ricordare che negli ultimi minuti ha pregato l’orazione della domenica del giorno successivo, quello della divina misericordia. Ed è morto recitando proprio il mattutino della festa della divina misericordia. Così tutta la sua vita, dall’inizio alla fine, è stata unita al mistero della divina misericordia. In tal modo ci ha offerto il programma per questo millennio: la divina misericordia. Il mondo non avrà pace se non si volgerà a essa.

di Nicola Gori

CGIL

Cgil, serve piano giovani finanziato da patrimoniale

Un piano per i giovani finanziato da una patrimoniale. Lo chiede i segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino dopo i dati Istat sulla disoccupazione. Questi afferma la Cgil dimostrano “non solo che il decreto lavoro va cambiato ma che il Governo dovrebbe anche cambiare verso la sua agenda, rimettendo al centro la creazione di lavoro”.

Sempre in merito al decreto lavoro, la dirigente sindacale osserva: “Lo avevano presentato come il provvedimento necessario a contrastare la disoccupazione, in particolar modo quella giovanile. Si apprende solo ora che la timida ripresa ha la caratteristica di non essere accompagnata da un’espansione dell’occupazione? E che si fa? Si rendono più deboli i contratti esistenti e si introducono meno vincoli alla stabilità dell’occupazione dei contratti a termine e dell’apprendistato?”.

I dati dell’Istat, prosegue Sorrentino, “confermano che il problema dell’Italia è la caduta di domanda. Per questo, se da un lato la Cgil chiede di continuare sulla strada dell’alleggerimento della pressione fiscale su lavoratori, pensionati e imprese per rilanciare consumi e investimenti; dall’altro serve un Piano straordinario per il lavoro giovanile finanziato da una patrimoniale e non una generalizzazione della precarietà. Non solo, quindi, il decreto lavoro va cambiato ma il Governo dovrebbe cambiare verso alla sua Agenda, rimettendo al centro la creazione di lavoro e quindi – conclude – come si ricostruiscono poche mirate cose: pubblica amministrazione, politica industriale e assetto e tutela del territorio e del nostro patrimonio culturale”.

Eures

Lazio: Eures, nel 2013 oltre 208mila i “Neet”

Nel Lazio i ”Neet”, ovvero quei giovani (15-29 anni) che non lavorano, non studiano e non svolgono alcuna attività di formazione, nel 2013 hanno raggiunto le 208,3mila unità, con una crescita del 9,9% rispetto al 2012: un’incidenza sul totale della popolazione di 15-29 anni pari al 23,6% con quasi un giovane su quattro fuori da qualsiasi canale di partecipazione attiva alla vita economico-sociale del territorio. Lo rileva l’indagine Eures – Ricerche Economiche e Sociali, ”Tra inefficienze del sistema e imprese in difficoltà. Un anno nero per l’occupazione nel Lazio, realizzato su dati Istat.

La negativa dinamica occupazionale si lega strettamente alla scarsa capacità di assorbimento della forza-lavoro espressa dal sistema delle imprese: secondo l’indagine Excelsior sulle previsioni occupazionali, per il 2013 nel Lazio il sistema delle imprese prevedeva di poter assumere appena 46.680 nuovi lavoratori, pari al 15,1% della disoccupazione regionale, confermando l’andamento decrescente che ha visto dimezzare tra il 2008 ed oggi le opportunità di lavoro offerte dal sistema privato (erano 95mila le posizioni lavorative disponibili per il 2008, pari a ben il 52,1% della  disoccupazione regionale censita nell’anno).

In caduta libera, inoltre, la competitività regionale nel confronto europeo. Come fa notare Eures, infatti, “la scarsa efficienza del mercato del lavoro laziale e, più in generale, del sistema economico nel confronto europeo trova conferma nell’Indice della Competitività Regionale (stilato dal Joint Research Centre dell’Unione Europea), che raccoglie un’ampia serie di indicatori relativamente a 262 regioni europee: il quadro comparativo proposto nel 2013 colloca infatti il Lazio alla 143esima posizione, in calo di 10 posizioni rispetto al già poco lusinghiero risultato del 2010”.

Non solo, osserva Eures: “l’indicatore riferibile alla qualità delle istituzioni (grado di corruzione, stabilità politica, l’efficacia dell’azione di governo), colloca il Lazio al 239esimo posto su 262 regioni, contribuendo in misura determinante ad abbassare l’indice generale della competitività”.

”I dati sull”andamento del mercato del lavoro nel Lazio, relativi al 2013 – osserva Eures – confermano ed acuiscono un’emergenza che richiederebbe in primo luogo la consapevolezza di ciò che sta avvenendo, ma anche competenze, capacità di programmazione e visione dello sviluppo regionale di cui si avverte ancora l’assenza. Mentre il corpo sociale si sgretola, colpito da processi di esclusione senza precedenti, sembrano ancora mancare risposte convincenti”.