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Ue, “dalla libera circolazione dei lavoratori più benefici che costi”

E’ stato pubblicato proprio il giorno dopo i risultati del referendum svizzero che mette a rischio la libertà di circolazione dei cittadini UE e dei transfrontalieri italiani, uno studio della Commissione Europea che dimostra come la mobilità dei lavoratori fra Stato e Stato sia molto più un valore aggiunto di quanto non rappresenti un problema.

Fra le sei città prese in esame dall’esecutivo di Bruxelles c’è anche Torino, in cui si stima che il gettito fiscale dei contribuenti comunitari (per il 91,8% rumeni) frutti alle casse del comune ben un miliardo e mezzo di euro e sia molto maggiore ai costi che ospitare i nuovi arrivati comporta. Le altre città oggetto di studio sono Amburgo, Barcellona, Dublino, Lille e Praga, tutte scelte per la composizione multinazionale della propria popolazione, sebbene Torino abbia ad esempio un’immigrazione di cittadini comunitari di carattere relativamente più recente rispetto a Lille e Amburgo.

In tutte le sei città, si è rilevato come il rapporto costi benefici della libertà di circolazione sia di gran lunga a vantaggio dei secondi. Nel capoluogo piemontese, sottolinea lo studio, i nuovi arrivati contribuiscono a colmare le lacune nel mercato del lavoro accettando lavori poco qualificati e aiutano a creare nuove attività imprenditoriali (lo stesso si può dire per Amburgo). Nel caso di Dublino, invece, i cittadini stranieri danno un grande impulso alla crescita del settore Hi-Tech.

A Torino, i cittadini comunitari vengono impiegati per la maggior parte nei lavori domestici (il 49,1%) e nelle costruzioni (15,3%). La relazione rileva come la ragione principale per la mobilità dei cittadini dell’UE sia quella di cercare un nuovo lavoro e come quelli che si muovono siano, in media, più giovani ed economicamente più attivi della popolazione locale delle città in cui si trasferiscono. Di conseguenza, questo afflusso di lavoratori più giovani contribuisce a combattere i problemi causati dall’invecchiamento demografico e a evitare la contrazione della forza lavoro.

Restano comunque diverse problematiche, prima fra tutte il fatto che i cittadini che si trasferiscono in un altro stato tendono ad essere iperqualificati rispetto al lavoro che trovano, e questo comporta uno spreco di risorse umane e riduce i benefici potenziali della mobilità. Inoltre, in alcuni casi sono emerse disparità salariali fra i nuovi arrivati e i cittadini già residenti. Infine i cittadini che si trasferiscono non sempre godono delle stesse opportunità abitative e di integrazione scolastica dei figli, sebbene lavorino e paghino le tasse.

Interessante, per noi italiani,  è il caso di Barcellona, in cui il 31,6% dei cittadini comunitari vengono dal Bel paese. Lo studio elenca anche una serie di buone pratiche messe in atto nelle città analizzate: nel caso di Torino, la relazione  individua l’iniziativa della Camera di Commercio, dell’INPS locale e dell’ufficio delle entrate  per aiutare i cittadini comunitari a fondare una nuova impresa, fornendo loro adeguata formazione.

E Viviane Reding, vice presidente della Commissione e commissario alla Giustizia, ai Diritti Fondamentali e alla Cittadinanza, pur non riferendosi direttamente alla Svizzera, ha commentato: “La libera circolazione è benefica per l’Europa, per i suoi cittadini e per le sue economie. Certo comporta delle sfide per alcune città, sfide che vanno affrontate, ma sarebbe sbagliato mettere in discussione il diritto alla libera circolazione. Sono fermamente convinta che dobbiamo lavorare insieme — a livello europeo, nazionale e locale — per far sì che queste sfide si trasformino in opportunità. Gli esempi di Barcellona, Dublino, Amburgo, Lille, Praga e Torino ci dimostrano che questa trasformazione è possibile”.

da Redattore sociale

UEultima modifica: 2014-02-12T13:06:10+01:00da vitegabry
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