Archivi giornalieri: 4 febbraio 2014

Circolare Ministeriale – Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale – 24 novembre 1999, n. 76

“Assunzioni obbligatorie. Prima definizione delle competenze degli uffici centrali e periferici a seguito del trasferimento di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro dallo Stato alle Regioni e alle Province.”

Con riferimento al trasferimento di funzioni indicato in oggetto, si forniscono talune necessarie, iniziali precisazioni relative alla odierna ripartizione delle competenze tra questa amministrazione e i nuovi servizi per l’impiego in materia di collocamento obbligatorio.

Elenchi, graduatorie e procedure di iscrizione e di avviamento

Sono trasferite alle Province i compiti di tenuta e aggiornamento degli elenchi degli appartenenti alle categorie protette e, conseguentemente, la titolarità delle procedure di iscrizione nei predetti elenchi nonché di quelle relative all’avviamento, secondo quanto previsto dalla vigente disciplina sostanziale in materia. Considerata la condizione di particolare disagio degli utenti di tale servizio, diventa ancor più essenziale raccomandare la continuità delle operazioni relative, d’intesa con Regioni e Province.

Con particolare riferimento alle categorie protette iscritte negli Albi professionali, che in base alla normativa vigente mantengono il carattere nazionale, anche se l’avviamento è articolato a livello regionale, si fa presente che, per quanto riguarda i centralinisti non vedenti e i terapisti della riabilitazione non vedenti, le relative iscrizioni continueranno a essere comunicate a questo Ministero per l’aggiornamento del relativo Albo e l’espletamento dei compiti di certificazione, secondo l’attuale procedura; per i massaggiatori e massofisioterapisti non vedenti, le iscrizioni all’Albo nazionale continuano ad essere effettuate da questa amministrazione centrale, che ne informerà, ai fini dell’inserimento negli elenchi e del successivo avviamento, i servizi di collocamento di residenza dell’iscritto. Per i predetti adempimenti, nell’attuale fase di prima operatività, si prega di assicurare la massima collaborazione nei confronti dei nuovi servizi competenti.

Attività di autorizzazione

A decorrere dalla data del trasferimento di funzioni, i procedimenti relativi alle richieste di autorizzazione di sospensione degli obblighi occupazionali e di esonero parziale, ferma restando l’attuale regolamentazione normativa degli istituti, dovranno essere presentati ai servizi delle province territorialmente competenti rispetto all’unità produttiva per la quale si chiede la sospensione.

Si evidenzia che nel provvedimento di decisione dovrà comparire, a norma di legge, l’indicazione dell’organo (regionale), gerarchicamente sovraordinato, cui rivolgere eventuale domanda di riesame del provvedimento e i termini di presentazione del ricorso medesimo, ferma restando anche l’indicazione delle modalità di gravame in via giurisdizionale. Le Direzioni provinciali del lavoro continueranno a istruire le domande presentate prima di tale data.

Per quanto concerne le autorizzazioni alla compensazione territoriale, le stesse, in virtù dei contenuti di politica occupazionale a livello nazionale, continueranno per ora a essere attratte nella competenza statale, con possibilità di riesaminare tale assetto al momento dell’entrata in vigore della legge di riforma in materia di inserimento lavorativo dei disabili, per i necessari adeguamenti al generale contesto.

Quanto all’istituto della gradualità delle assunzioni (legge 236/1993), rimanendo intatta la normativa procedurale e sostanziale, che attribuisce la titolarità della potestà autorizzatoria a questo Ministero, la scrivente provvederà ad adempiere alle consuete incombenze di notifica dei provvedimenti di decisione nei confronti delle province interessate.

Convenzioni

La stipula di convenzioni ai sensi dell’articolo 17 della legge n. 56 del 1987 dovrebbe costituire lo strumento privilegiato di inserimento lavorativo dei disabili, soprattutto nell’odierna fase di transitorietà dal vecchio al nuovo regime. Pertanto, si invitano gli uffici a voler fornire ogni possibile disponibilità a collaborare con i nuovi servizi istituiti dalle Regioni al fine di assicurare la piena operatività dell’istituto.

Ricorsi

Con il passaggio delle funzioni di collocamento alle Regioni e alle Province, questa amministrazione gestirà unicamente lo stralcio del contenzioso in essere alla data sopra citata. Pertanto, si invitano le Direzioni in indirizzo a effettuare una sollecita ricognizione delle pratiche a oggi pendenti, comunicando con ogni possibile urgenza il numero delle istruttorie ancora in fase di definizione e trasmettendo con immediatezza eventuali ricorsi, già presentati direttamente alle Direzioni medesime, come fino a oggi frequentemente si è verificato. Particolare evidenza riveste la questione della legittimazione passiva di questa amministrazione, che, dalla data del definitivo trasferimento di funzioni, spetta alle Regioni, cui, per tale effetto, deve riconoscersi la rappresentanza in giudizio nelle cause incardinate dinanzi al giudice ordinario e amministrativo.

Si precisa che le suddette indicazioni spiegano la loro validità unicamente con riferimento al processo di decentramento amministrativo in atto; successivi interventi sugli attuali assetti in materia di assunzioni obbligatorie, di carattere sostanziale e procedurale, saranno posti in essere per consentire il funzionamento a regime del nuovo sistema delineato dalla disciplina di riforma delle assunzioni obbligatorie di cui alla legge n. 68 del 1999, che, com’è noto, entrerà in vigore il 18 gennaio 2000.

Lavoro a gettone

Pensioni: Riconoscere contributi lavoro “a gettone”

 

Diciassette medici hanno vinto oggi alla Corte di Strasburgo il diritto a vedersi riconoscere i contributi per la pensione maturati tra il 1983 e il 1997, quando lavoravano con un contratto a tempo determinato, detto di “attività professionale remunerata a gettone”, per il policlinico dell’Università Federico II di Napoli.

I medici erano ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2007 contro la sentenza con cui il Consiglio di Stato, il 16 settembre del 2006, toglieva loro ogni possibilità di ottenere i contributi per la pensione, negando loro, in base a una nuova interpretazione del testo unico sul pubblico impiego, il diritto a ripresentare ricorso davanti a un giudice civile, dopo averlo fatto, vincendo, davanti a quello amministrativo. 

Secondo i giudici di Strasburgo, la decisione del Consiglio di Stato ha leso i diritti dei medici sia all’accesso a un tribunale che alla protezione della proprietà, intesa qui come legittima speranza di vedersi riconosciuti i contributi alla pensione, come era già accaduto a molti altri loro colleghi.

I 17 medici hanno richiesto ciascuno 253mila euro per danni materiali e 10 mila per danni morali, per un totale di quasi 4 milioni e mezzo di euro. Ma la Corte, per ora, non ha voluto prendere una decisione in merito, lasciando alle parti tre mesi di tempo per presentare le loro osservazioni sulla questione o per raggiungere un compromesso.

Montante contributivo

Pensioni: non modificabile la rivalutazione del montante contributivo

 

La percentuale di rivalutazione del montante contributivo non può subire variazioni anche in termini di rivalutazioni superiori da parte degli Enti previdenziali per specifiche ipotesi, trattandosi di un parametro percentuale unico fissato nell’ambito della più ampia riforma del sistema pensionistico.

E’ quanto chiarito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con l’interpello n. 2 del 30 gennaio 2014.

In particolare, è stata chiesta la corretta interpretazione dell’art. 2, comma 2, D.Lgs. n. 103/1996, concernente la determinazione dei trattamenti pensionistici degli iscritti agli Enti previdenziali costituiti con la L. n. 335/1995.

Una organizzazione sindacale ha chiesto se la percentuale di rivalutazione del montante contributivo, effettuata annualmente ai sensi del disposto di cui all’art. 1, comma 9, L. n. 335/1995, debba considerarsi una percentuale unica ai fini della relativa applicazione da parte di tutti gli Enti previdenziali, ovvero se costituisca una percentuale minima di rivalutazione suscettibile di modifica da parte degli Enti stessi in presenza di determinate condizioni.

Il Ministero afferma che il Legislatore ha voluto ancorare la manovra stessa a parametri uniformi, anche in considerazione della necessità di una rigorosa valutazione della sua incidenza sulla finanza pubblica, sulla quale evidentemente non possono incidere modifiche unilaterali operate mediante disposizioni dei regolamenti dei singoli Enti di previdenza obbligatoria.

Tale ricostruzione risulta altresì suffragata dai più recenti orientamenti della giurisprudenza amministrativa secondo la quale l’unica rivalutazione dei montanti individuali degli iscritti “è quella pubblica, valida per tutte le Casse previdenziali e calcolata dall’Istituto Nazionale di Statistica sulla base della variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (PIL) nominale” (v. TAR Lazio, sent. n. 6954 dell’11 luglio 2013).
Da Il Quotidiano di Ipsoa

Centri per l’impiego

Lavoro: Giovannini, tra un mese in rete tutti Centro impiego

“Tra un mese tutti i Centri provinciali per l’impiego saranno in rete”. Lo ha annunciato a Udine il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, parlando di “rivoluzione copernicana” del settore.

“Può sembrare una cosa ovvia –  ha spiegato il ministro -, ma fino a ieri non era così. I Centri provinciali per l’impiego erano in contatto sì e no con le province limitrofe. Mettendoli in rete abbiamo, invece, creato un sistema nazionale per cui un giovane del Friuli Venezia Giulia, che invia il proprio curriculum, può sapere in tempo reale se in Sicilia c’è una opportunità di lavoro”.

“E l’incentivo – ha detto ancora Giovannini – sarà della provincia che ha creato il lavoro e non della provincia di residenza del giovane”. Giovannini ha poi aggiunto che con gli enti interessati è stata avviata una discussione anche per creare un albo nazionale dei lavoratori in cassa integrazione, che potrebbero essere reimpiegati. “Sembra quasi l’uovo di colombo. Ma fino ad oggi il nostro Paese era sprovvisto di un sistema che rende contendibili i giovani in cerca di lavoro e i lavoratori che devono essere reimpiegati su tutto il territorio nazionale”.

Indennità antitubercolari

L’Inps rende note le variazioni delle indennità antitubercolari

Con una circolare, l’Inps rende note le variazioni degli importi da corrispondere a titolo di indennità antitubercolari, secondo la percentuale indicata dagli artt. 1 e 2 del Decreto ministeriale dell’Economia e delle finanze del 20 novembre 2013.

I nuovi importi sono correlati alla dinamica del trattamento minimo delle pensioni a carico del fondo pensioni lavoratori dipendenti.

Pertanto, per effetto delle variazioni percentuali, gli importi varieranno rispettivamente al 3% dal 1° gennaio 2013 e all’1,2% dal 1° gennaio 2014.

L’Inps rammenta che l’aggiornamento sarà operato, sempre a decorrere dal 1° gennaio 2014,  anche sulle indennità giornaliere in corso di pagamento, spettanti agli assicurati contro la tubercolosi, in misura pari all’indennità di malattia per i primi 180 giorni di assistenza. In ogni caso, se l’indennità di malattia da corrispondere dovesse risultare inferiore all’indennità giornaliera nella misura fissa di 13,12 euro, dovrà essere erogata quest’ultima.

INPS

Inps: 243,4 mld di euro la spesa pensionistica per il 2014

Nel 2014, la spesa pensionistica finanziata in via principale dai contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro ammonterà a 243,4 miliardi di euro (+1,1% rispetto al 2013) e sarà pari al 15,19% del Pil. E’ quanto prevede l’Inps nel bilancio di previsione 2014, che sarà a breve sottoposto all’esame del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto.

Nel documento si sottolinea che la spesa pensionistica complessiva, comprese le pensioni erogate per conto dello Stato (come quelle sociali o agli invalidi civili) ammonterà a 255,5 miliardi di euro, pari al 15,94% del Pil (nel 2013 il rapporto era del 16,21%).

Nel 2014 l’Inps prevede un risultato di esercizio negativo per 11.997 milioni di euro, un dato che fa scendere il patrimonio (di 7.468 milioni a fine 2013) a -4.529 milioni alla fine di quest’anno.

Il dato contenuto nel bilancio di previsione per il 2014 non tiene conto dell’intervento tecnico contabile contenuto nella legge di Stabilità per neutralizzare la pregressa passività patrimoniale ex-Inpdap, pari a circa 25,2 miliardi di euro.

Nel documento si sottolinea che a fronte del trasferimento definitivo delle anticipazioni concesse dallo Stato fino all’esercizio 2011, pari a 25.198 milioni di euro, di cui 21.698 per anticipazioni di bilancio e 3.500 per anticipazioni di tesoreria, previste dalla legge di Stabilità, il risultato economico di esercizio nel 2014 passa da un disavanzo di 11.997 milioni di euro a un avanzo di esercizio di 13.201 milioni.

Il patrimonio netto, a fronte di questo cambiamento, risalirebbe a quota 20.669 milioni di euro (da -4.529 milioni senza l’intervento della legge di stabilità).

Notizie INCA (Pensioni)

Pensioni: effetto Fornero, nuovi assegni crollano del 43%

 

Nel 2013 sono state liquidate 649.621 nuove pensioni, con un calo del 43% rispetto a 1.146.340 di nuovi assegni liquidati nel 2012. E’ quanto emerge dal confronto tra il bilancio preventivo Inps per il 2014 (nel quale sono contenuti i dati 2013 assestati che risentono della riforma Fornero) e il bilancio sociale dell’Istituto per il 2012.

A fronte di 649.621 nuovi assegni liquidati nel 2013, secondo il bilancio di previsione per il 2014 sono state eliminate 742.195 pensioni. Di fatto, quindi, le pensioni vigenti, a fine 2013, sono quasi 100.000 in meno di quelle vigenti a fine 2012 (18.518.301 nel 2013 e 18.607.422 a fine 2012).

Il divario dovrebbe aumentare ancora nel 2014 con 596.556 nuove pensioni previste e 739.924 assegni che si prevede di eliminare. Tra il 2013 e il 2014, le previsioni dell’Inps parlano di un crollo dei  nuovi trattamenti di anzianità.

Nel 2013, secondo i dati assestati, sono state nel complesso 170.604 (tra queste  quasi 133.000 le pensioni di anzianità liquidate ai lavoratori dipendenti), mentre nel 2014 si stima che scendano a quota 80.457 (57.891 delle quali ai lavoratori dipendenti) con un calo del 52,8%. 

Le pensioni nel 2014

Le pensioni nel 2014
21/01/2014

Con circolare n. 7, del 17 gennaio scorso, l’Inps ha comunicato gli importi degli aumenti di perequazione automatica per l’anno 2014: in particolare le pensioni sono state aumentate, in via provvisoria, nella misura dell’1,2%.
Per effetto di tale aumento perequativo, l’importo delle pensioni minime, delle pensioni sociali e degli assegni sociali viene fissato provvisoriamente, per il corrente anno 2014, nelle misure fissate nella tabella di seguito esposta.

Tipologia pensione
Importo provvisorio 2014 mensile Importo provvisorio 2014 annuale
Pensione minima € 501,38 € 6517,94
Pensione sociale € 368,80 € 4795,57
Assegno sociale € 447,61 € 5818,93

L’aumento perequativo viene applicato nelle seguenti misure:

a) in misura intera, dell’1,2%, per le quote di pensione comprese entro il triplo dell’importo minimo;

b) nella misura dell’1,08%, per la fascia compresa tra il triplo e il quadruplo del trattamento minimo;

c) nella misura dello 0,90%, per la fascia compresa tra il quadruplo e il quintuplo del trattamento minimo;

d) nella misura dello 0,60%, per la fascia compresa tra il quintuplo e il sestuplo del trattamento minimo;

Le fasce di importo superiori a 6 volte il trattamento minimo non sono rivalutate.


Inps, Circolare n. 7 del 17 gennaio 2014

All

Importi pensioni

Da gennaio le pensioni inferiori a tre volte il minimo sono aumentate del 3 per cento per effetto della perequazione automatica che adegua gli importi all’aumento del costo della vita calcolato dall’Istat.

Per chi aumentano le pensioni. Da gennaio le pensioni inferiori a tre volte il minimo sono state aumentate del 3 per cento per effetto della perequazione automatica. Grazie a questo scatto, le pensioni integrate al minimo passeranno da 481 a 495,43 euro, le pensioni di 1.000 euro netti a 1.025 (non 1.030, perché la differenza se la mangia il fiscal drag). Ma qui ci fermiamo. Perché, proprio ora che i prezzi salgono, una buona fetta di pensionati, circa sei milioni su sedici milioni, quest’anno rimane senza alcun aumento.

Pensione sociale e invalidità. Con l’aliquota del 3 per cento è stato aggiornato anche l’importo dell’assegno sociale che sale a 442,30 euro al mese. Anche le pensioni d’invalidità, come possiamo vedere dalle tabelle, aumenteranno del 3 per cento.

Aumenti provvisori. Come ogni anno gli assegni sono stati adeguati al costo della vita sulla base di un dato provvisorio, riferito all’indice Istat di settembre, per dare modo agli enti previdenziali di pagare puntualmente gli importi rivalutati con la rata di gennaio. Fermo restando che, se a fine dicembre l’inflazione dovesse risultare più o meno elevata, l’eventuale differenza verrà recuperata con la prima rata del 2014.