Archivi giornalieri: 8 febbraio 2014

Camusso e Landini

Camusso e Landini. La Cgil smentisce, nessun esposto

 
Camusso e Landini. La Cgil smentisce, nessun esposto

 

ROMA – Susanna Camusso, segretaria della Cgil vuole emarginare il leader della Fiom, il quale ha fatto sapere di non volere piegarsi alle decisioni dei vertici dopo l’accordo con Confindustria sulla rappresentanza. Alcuni giornali hanno parlato addirittura di un esposto.

Una falsità, dice la Cgil  in una nota pubblicata sul suo sito smentendo categoricamente le notizie apparse sulla stampa che attribuiscono alla confederazione l’intenzione di commissariare la Fiom Cgil e di deferire alla magistratura interna il suo segretario generale. “È una falsità. Non esiste alcun esposto nei confronti della Fiom Cgil o del suo segretario generale. Non esiste alcuna procedura di commissariamento della Fiom Cgil, nè alcun procedimento disciplinare nei confronti di qualsivoglia suo dirigente».

Il segretario generale, Susanna Camusso, si legge nella nota, «nelle settimane scorse ha chiesto e ricevuto dal Collegio statutario nazionale l’interpretazione autentica della norma sui vincoli che determinano per l’organizzazione le decisioni prese dal Comitato direttivo nazionale. Di questo si tratta e di null’altro».  

«Per altro, come è evidente a chiunque non abbia intenti politici strumentali e abbia conoscenza diretta delle norme e dello statuto della Cgil, – prosegue la nota – al Collegio statutario nazionale è attribuita in via esclusiva l’interpretazione delle norme statutarie e non ha alcun potere disciplinare o sanzionatorio». Le notizie riportate da alcuni organi si stampa «sono quindi errate e strumentali sia nella loro sostanza che nella connessione che è stata artificiosamente costruita. Assumere posizioni politiche esplicite e diventare parte in confronto politico per una giornale è assolutamente e ovviamente legittimo. Come legittimo è rifiutare opinioni e informazioni che contrastino con le idee propagandate dalla redazione. Quello che non è, a nostro avviso, possibile e legittimo è disinformare e piegare la realtà ai propri fini, travisando, deformando e inventando notizie». Lo sforzo di tutta la Confederazione in questa delicata fase economica e sociale del Paese, conclude la Cgil, «non è certo quella di chiudersi in una polemica interna, ma di cercare di tutelare e, se possibile, promuovere il lavoro. Le vertenze aperte sono molte e i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro sono migliaia. La loro tutela deve essere il nostro compito prioritario». 

La diatriba nasce proprio dall’accordo sulle regole della rappresentanza in fabbrica siglato da Cgil-Cisl e Uil da una parte e Confindustria dall’altra. La Fiom aveva contestato l’intesa raggiunta, sostenendo la necessità di farla ratificare da un referendum tra gli iscritti. Per la Camusso, viveversa, era più che sufficiente l’assenso del direttivo. Lo scontro dunque è anche sul fronte delle procedure interne al sindacato, con la segretaria che ha chiesto al collegio statutario se sia possibile punire Landini. 

“Se la Cgil  fosse davvero pronta a denunciare la Fiom agli organi di  garanzia del sindacato sul tema dell’accordo sulla  rappresentanza, come riportano oggi alcune indiscrezioni di  stampa,  sarebbe un fatto gravissimo”, ha replicato il segretario  generale della Fiom, Maurizio Landini. Nelle ultime ore, infatti, sono circolate voci sull’intenzione della  Camusso di denunciare Landini agli organismi di garanzia per 

le affermazioni fatte nel direttivo che ha dato il via libera  all’accordo. ” Per quello  che mi riguarda – precisa Landini –  abbiamo chiesto alla Cgil di ottenere che i  lavoratori possano votare e decidere sugli accordi. Una  richiesta di democrazia minima – spiega il leader Fiom – e se  ad una richiesta simile ci fosse una risposta della Cgil di  questa natura attraverso gli organi di garanzia del  sindacato  sarebbe un fatto gravissimo. Quello che mi interessa – dice sempre Landini – è concentrarmi su Elexctrolux, su  Fiat, sui lavoratori in cassa integrazione, su chi è in  difficoltà e non ha un lavoro: dobbiamo concentrarci su  questi temi, mi concentro su questi temi”.

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Electrolux

Electrolux annuncia un nuovo piano industriale: «Porcia non chiude»

7 febbraio 2013Commenta

IN QUESTO ARTICOLO

 

(Ansa)(Ansa)

Dietrofront. Lo stabilimento friulano di Porcia non chiude. L’azienda svedese Electrolux ha scritto a sindacati e Governo annunciando «un nuovo piano industriale, con investimenti per Porcia, e miglioramenti al piano per Susegana». Lo spiega la Uilm che ha ricevuto la lettera: «Viene chiarito che lo schema di lavoro a 6 ore è da intendersi esclusivamente come modalità di utilizzo di ammortizzatori sociali».

Scongiurato il rischio chiusura di Porcìa 
È Gianluca Ficco, coordinatore nazionale del settore elettrodomestici della Uilm, a spiegare i contenuti della lettera appena arrivata ai sindacati nazionali dei metalmeccanici, ed indirizzata anche al Governo. Electrolux annuncia dunque la disponibilità a varare un nuovo piano industriale, e dà indicazioni rassicuranti sui punti più delicati della vertenza: dallo stabilimento di Porcìa, dove la previsione di investimenti scongiura il rischio di chiusura, ai tagli all’orario di lavoro (quindi dei salari) su cui arriva la garanzia di una copertura con ammortizzatori sociali. Electrolux sostiene poi «la proposta avanzata dai sindacati al governo di ripristinare la decontribuzione a favore delle imprese che ricorrono a contratti di solidarietà come mezzo per abbassare il costo del lavoro senza intaccare i salari»

 

Impegno per i 4 siti 
Electrolux assicura poi di essere «impegnata a trovare soluzioni» per tutti e quattro gli stabilimenti italiani. A spiegarlo l’azienda stessa, in una nota, in cui ha anche ricordato come si sia «impegnata ufficialmente a presentare un piano industriale con investimenti per lo stabilimento friulano nel prossimo incontro in sede istituzionale, grazie anche alle proposte e disponibilità che stanno giungendo da parte del Governo e dalle istituzioni per interventi di supporto alla riduzione del costo del prodotto, con particolare riferimento al settore delle lavabiancheria». 

Unindustria Pordenone: soddisfazione per nuovo piano 
Soddisfazione per l’impegno manifestato da Electrolux a presentare un piano industriale con investimenti è stata espressa, in una nota, da Unindustria Pordenone. «È una prima importante risposta – scrive l’organizzazione degli industriali – che premia gli sforzi di quanti si sono impegnati a produrre proposte concrete, tali da creare le condizioni per una nuova competitività del nostro territorio». Per Unindustria «è certamente l’inizio di un cammino, ma le prospettive che si aprono lasciano sperare in un buon esito del confronto».

Zanonato: bene cambio idea Porcia, ora piano rilancio 
Positivo anche il commento del ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, sul dietrofront dell’Electrolux. «Il Gruppo comincia a ragionare sul grande sito di Porcìa in modo diverso da come sembrava averla inizialmente impostata: l’idea cièé di chiudere il sito e di trasferire la produzione delle lavatrici in Polonia», dice Zanonato che aggiunge: «La direzione è quella del piano industriale che prevede il rilancio dell’elettrodomestico e che non immagini di utilizzare solo la variabile del costo del lavoro come l’unica leva per rendere il prodotto, la lavatrice in questo caso, competitiva nei mercati internazionali».

Tsipras al teatro Valle

IL Manifesto

Tsipras al teatro Valle riprende la lotta contro lo Stato-Nazione

—Roberto Ciccarelli, 7.2.2014

 

Movimenti. In un teatro stracolmo il leader della sinistra greca di Syriza ha spiegato il programma della lista che lo sosterrà alle europee: contro il neoliberismo, per la costituzione di un’Europa politica a partire da un fronte comune delle democrazie del Sud

↳ Alexis Tsipras al teatro Valle occupato

Al tea­tro Valle occu­pato è ini­ziata la cam­pa­gna elet­to­rale euro­pea. L’Europa è lo spa­zio di una bat­ta­glia comune, ha detto il lea­der della sini­stra greca di Syriza, Ale­xis Tsi­pras, davanti ad oltre set­te­cento per­sone (un migliaio sono rima­ste fuori), non la scena dove i lea­der nazio­nali con­ti­nuano le loro baruffe dome­sti­che in nome del bilan­cia­mento dell’austerità. «Dob­biamo rom­pere il muro di vetro dog­ma­tico del neo­li­be­ri­smo» ha detto Tsi­pras, prima in inglese e poi in greco con len­tezza e gra­vità sce­nica, tra­dotto dal nostro cor­ri­spon­dente da Atene Argi­ris Panagoupulos.

A dif­fe­renza del coe­ta­neo Mat­teo Renzi, il poli­tico tren­ta­no­venne sostiene che «non basta essere gio­vani per fare una poli­tica giu­sta», ma biso­gna tra­guar­dare i con­fini nazio­nali, anche per resti­tuire alla sini­stra ita­liana depressa, e ultra fram­men­tata, la pro­spet­tiva trans­na­zio­nale di un’Europa poli­tica e demo­cra­tica. A que­sto punto l’incontro romano è diven­tato una seduta di trai­ning moti­va­zio­nale. Per­ché, per ben due volte, dalla pla­tea è salito un moto di sfi­du­cia in se stessa. Quando poi Tsi­pras ha riba­dito che per l’esperimento vir­tuoso di Syriza (i son­daggi la danno al 28% in Gre­cia) è stato fon­da­men­tale il patri­mo­nio cul­tu­rale dei comu­ni­sti ita­liani (da Gram­sci a Ingrao e Ber­lin­guer) e forse, rite­niamo noi, anche la sini­stra No glo­bal più con­tem­po­ra­nea con­tro il neo­li­be­ri­smo e quella con­tro l’Impero, la pla­tea ha riba­dito l’incredulità. Risate isteriche.

A quel punto Pana­gou­pu­los è esploso chie­dendo: «Ma per­ché ridete? Guar­date che la sini­stra ita­liana è fon­da­men­tale. Noi non abbiamo mai vinto un refe­ren­dum sull’acqua pub­blica. In Gre­cia l’acqua viene pri­va­tiz­zata». E Tsi­pras, con sot­tile umo­ri­smo, ha ras­si­cu­rato: «Nes­suno è pro­feta in patria, ma invece di auto­fu­sti­garvi — ha detto — pren­dete le cose posi­tive, andate avanti. Pra­ti­chiamo l’“ottimismo della volontà» (dicendo di cri­ti­care ami­che­vol­mente Gram­sci, ma in realtà cogliendo la cita­zione). E poi ha pre­ci­sato: «Met­tiamo le dif­fe­renze da parte, fac­ciamo un passo indie­tro, per farne mol­tis­simi in avanti tutti insieme». Non è stata una catarsi, ma il mes­sag­gio è stato con­di­viso con applausi liberatori.

Ieri il Tea­tro Valle è stato eletto a sim­bolo di un euro­pei­smo fon­dato sulle lotte sociali e una demo­cra­zia dell’autogoverno. È stato Tsi­pras a volerci andare, rinun­ciando a sedi di par­tito e rifiu­tando l’idea di affit­tare una sala nella Capi­tale. Il Valle è ben cono­sciuto ad Atene, dov’è in con­tatto con il gemello tea­tro Embrios, occu­pato sei mesi dopo il Valle nel dicem­bre 2011. Gli atti­vi­sti del tea­tro viag­giano da anni in Europa, il loro modello di auto-governo e di nuova isti­tu­zione della demo­cra­zia radi­cale è ben cono­sciuto anche dai comi­tati di base ter­ri­to­riali che costi­tui­scono lo sche­le­tro sociale di Syriza. Più volte hanno incon­trato il respon­sa­bile comu­ni­ca­zione e quello dei gio­vani del par­tito greco. Alla luce di que­sti con­tatti, e delle reti che gli atti­vi­sti e gli arti­sti hanno creato, Tsi­pras ha scelto il Valle non come un con­te­ni­tore, ma come sog­getto politico.

Il lea­der greco ha scan­dito con chia­rezza l’atto di accusa con­tro il pac­tum sce­le­ris tra l’Europa con­ser­va­trice e quella social­de­mo­cra­tica in nome del neo­li­be­ri­smo e dell’austerità. Can­di­dato della sini­stra alla pre­si­denza dell’Unione Euro­pea, soste­nuto alle ele­zioni di mag­gio da una lista omo­nima («il nome sarà deciso da un refe­ren­dum online» — ha detto Guido Viale — sarà auto­fi­nan­ziata dai cit­ta­dini e non dai par­titi») Tsi­pras chiede un New Deal euro­peo, la rine­go­zia­zione radi­cale di tutti i trat­tati euro­pei, e del debito pub­blico, la libertà di movi­mento per i migranti e l’abolizione del trat­tato Dublino II, la tra­sfor­ma­zione eco­lo­gica della pro­du­zione e una lotta con­tro le dise­gua­glianze. Si schiera a fianco della Fiom di Lan­dini nella sua bat­ta­glia con­trola Fiat di Mar­chionne, chiede poli­ti­che di inclu­sione sociale. Crede che i pre­cari, i lavo­ra­tori dipen­denti e auto­nomi, gli agri­col­tori, gli inse­gnanti pos­sano ritro­varsi in una coa­li­zione sociale den­tro e fuori dagli stati di appar­te­nenza. L’obiettivo è un’alleanza tra le demo­cra­zie dell’Europa del Sud con­tro l’Europa «germanizzata».

«L’austerità è una guerra — ha detto — e la Gre­cia e i paesi dell’Europa del sud sono il fronte dove biso­gna com­bat­terla. Nes­sun popolo euro­peo deve vivere il nostro cal­va­rio. Unia­moci, per­ché noi siamo il nuovo che è già nato in que­sto continente».

Il totem pole­mico di Tsi­pras è la ten­ta­zione del ritorno allo Stato-Nazione. Nelle sue parole risuona il desi­de­rio di rivin­cita con­tro la sini­stra euro­pea, e in par­ti­co­lare dei socia­li­sti fran­cesi che nel 2004 affos­sa­rono con Fabius il refe­ren­dum sulla Costi­tu­zione euro­pea, in nome del pro­te­zio­ni­smo e del sovra­ni­smo. Dieci anni dopo, in uno sce­na­rio cam­biato dove in Ita­lia spicca Grillo (a cui Tsi­pras fa i com­pli­menti per avere inter­cet­tato il «mal­con­tento», ma rim­pro­vera la man­canza di un pro­getto poli­tico euro­peo), la bat­ta­glia è sem­pre con­tro le sini­stre neo-sovraniste e si è radi­ca­liz­zata in chiave anti-liberista (con­tro il colpo di stato gui­date dalle «grandi coa­li­zioni» in Ger­ma­nia o in Ita­lia) e anti-fascista (con­tro Alba Dorata o il Front National).

«Le destre, i popu­li­smi e i neo-fascismi euro­pei — ha detto — si pre­sen­tano come forze anti-sistema, ma in realtà lo raf­for­zano». «L’Europa oggi è lo spa­zio della lotta di classe, sociale ed eco­no­mica, è il campo pri­vi­le­giato dalla sini­stra per cam­biare gli equi­li­bri a favore di chi lavora, di chi è pre­ca­rio o disoccupato».

«La guerra che com­bat­tiamo non è tra gli Stati o tra i popoli — ha riba­dito — tor­nando alla sva­lu­ta­zione com­pe­ti­tiva delle monete nazio­nali. Oggi è con­tro i ban­chieri e il capi­tale finan­zia­rio. Per que­sto dob­biamo cam­biare la costi­tu­zione poli­tica e mate­riale dell’Europa». E poi, prima di salu­tare l’intero tea­tro in piedi: «Non sono il capo di un nuovo par­tito — ha con­cluso Tsi­pras — sono come voi e vi porto l’unità che ha por­tato Syriza ad un passo dal governo».

A garan­zia della lista ita­liana che por­terà anche il suo nome, Tsi­pras ha sot­to­scritto l’appello pro­mosso da Bar­bara Spi­nelli, Guido Viale, Marco Revelli, Luciano Gal­lino, Andrea Camil­leri. Un segno a garan­zia di un pro­getto a cui dovreb­bero ade­rire i movi­menti, la “società civile” e i par­titi della sini­stra (Rifon­da­zione e Sel) che con­ti­nuano a guar­darsi da lontano.

Elezioni Europee 2014

Elezioni Europee 2014 | Tsipras al Teatro Valle: “Ottimismo della ragione per vincere”

Elezioni Europee 2014Alexis Tsipras è arrivato a Roma per lanciare la lista italiana che lo sosterrà come presidente della Commissione europea.

Il leader di Syriza e di Sinistra Unita, appena giunto nel nostro paese, non si è sottratto alla stampa e ha dichiarato: “La cancellazione del debito perlomeno del 60% non è la soluzione ma è la precondizione che deve accompagnare le politiche di rilancio” (Via Ansa).
In queste parole c’è tutto il personaggio Tsipras. Riassumono bene il senso del suo programma politico, ovvero opposizione frontale alle politiche di austerity e allargamento dei diritti sociali e civili.

L’appuntamento più atteso, della giornata romana, era quello al Teatro Valle. Qui il politico ellenico non ha deluso le aspettative.

Hanno partecipato all’evento del Valle i promotori della Lista Tsipras, che presto cambierà il suo nome attraverso un referendum on-line. Inoltre, registriamo la presenza, in platea, di alcuni esponenti di Sel e del costituzionalista Stafano Rodotà.

Con un linguaggio diretto, ma allo stesso tempo molto evocativo, Tsipras ha saputo scaldare i cuori dei presenti. L’intervento si è chiuso con una citazione, “rovesciata”, di Gramsci e con lunghi applausi.

“Sono venuto per unire non per dividere”

Tsipras, nel suo lungo intervento, ha ribadito più volte che c’è bisogno di unità a sinistra. Il suo intento non è quello di fare il capo di un partito politico, ma quello di condividere l’esperienza di Syriza (primo partito in Grecia nei sondaggi) e dare inizio ad un nuovo progetto di Europa.

Questa lista non è una lista estranea è la vostra lista, quella dei movimenti sociali, del popolo italiano. Costruita con democrazia, è una lista della società civile

Dunque l’ obiettivo è quello di mettere insieme quei soggetti sociali, che il neoliberismo oggi vuole dividere in Europa.

No all’austerity. Si ad un New Deal europeo

Per Tsipras, la piattaforma sulla quale confrontarsi, sulla quale tutti i cittadini e i movimenti sono chiamati a dare il loro contributo, è la seguente: Indire subito un Vertice dei paesi membri dell’Unione sul debito; mettere in campo un New Deal europeo; sperimentare misure per una crescita sostenibile; porre fine all’austerity e al Fiscal Compact.

Riguardo al debito, ha domandato provocatoriamente alla platea: “Chi di voi può pensare di pagare 2mila 100 miliari di debito? Ci vuole un bilancio europeo comune“.

Ambiente e migranti

Il leader di Syriza ha espresso l’esigenza di elaborare nuove politiche che rispettino l’ambiente. Inoltre ha rimarcato l’importanza di investire in energie rinnovabile e di realizzare nuovi processi produttivi ecologici.

Sui migranti ha dichiarato: “Ci vuole un’Europa umanista, che deve rispettare i diritti umani. Per questo motivo bisogna riformare il quadro europeo della migrazione, il Regolamento Dublino II“. Inoltre, ha definito una vergogna quello che è accaduto a Lampedusa, frutto di una gestione dei processi migratori insostenibile dal punto di vista politico e morale.

Democrazia, euroscettici e neonazismo

Tsipras ha sottolineato l’esigenza di un ripensamento dei processi decisionali nel continente. Le scelte politiche della zona euro, a suo avviso, non possono essere decise in stanze segrete, da banchieri e politici proni alle esigenze del capitale finanziario. Bisogna rimettere al centro, dunque, la partecipazione attiva dei popoli alla cosa pubblica.

Euroscettici, populisti e neonazisti sono un fenomeno molto preoccupante per il leader di Sinistra Unita. Si presentano come alternativi al sistema, mentre eurofobia e razzismo finiscono solo per fare gli interessi del neoliberismo: “Rappresentano una minaccia per la democrazia“.

Berlusconi, Renzi e Grillo

Non ha rinunciato a qualche stoccata polemica nei confronti dei nostri leader nazionali. Di Silvio Berlusconi, ha rimarcato il suo anti-europeismo dell’ultima ora, mentre milita nella stessa formazione di Angela Merkel, colei che ha difeso l’operato della Troika senza se e senza ma.

Su Matteo Renzi si è limitato a dire: “Non basta solo essere giovane per fare qualcosa di positivo“.

Su Beppe Grillo ha espresso un parere più articolato: “Dobbiamo fare i nostri complimenti a Grillo per le sue percentuali. Ha espresso il malcontento degli italiani, però per cambiare il nostro quotidiano e il nostro futuro non basta solo dire di no, ma offrire una proposta alternativa. La soluzione non può esser una gara a chi svaluta di più le monete. L’alternativa passa solo attraverso l’unione delle forze del Sud Europa“.

L’Europa del sud e l’Italia

Tsipras afferma che in Europa si sta combattendo una guerra, che purtroppo ha le sue vittime(basta guardare ai dati sulla disoccupazione e a quante persone vivono sotto la soglia di povertà).

La sorte di ogni guerra dipende dal suo fronte. Il fronte di questa guerra è il sud Europa, se sapremo reagire vinceremo non solo noi popoli del sud, ma tutti i popoli d’Europa“.

Dopo aver ricordato il caso Fiat ed Electrolux, ci ha tenuto a ringraziare la Fiom per le sue battaglie. Infine, ha ricordato il ruolo chiave del nostro paese.

Per il leader greco, l’Italia è stata un grande laboratorio politico, da guardare con ammirazione. Nomi come quelli di Gramsci, Ingrao e Berlinguer hanno fatto parte della sua formazione culturale. Ora bisogna recuperare fiducia, mettere in campo proposte nuove senza buttare via un passato così importane.

Ha invitato, poi, la platea all’ottimismo, ricordando che Syriza è partito con percentuali basse in Grecia, ma attraverso il sostegno a lavoratori ed emarginati è riuscita a diventare la principale forza di opposizione.

Permettetemi di non essere d’accordo per una volta con Gramsci“- ha detto alla platea- “Anche se la situazione è molto grave, oggi forse non è necessario il pessimismo della ragione, ma l’ottimismo della ragione“. E ha aggiunto “Noi non siamo solo protesta, vogliamo andare al governo per rimetterlo nelle mani del popolo“.

Infine, ha ricordato la straordinaria campagna referendaria per l’acqua pubblica e l’ ha indicata come modello vincente.