Archivi giornalieri: 17 luglio 2013
Il Ministrello
Unicef
Unicef, preoccupa lavoro, governo investa su giovani
“Grande preoccupazione per i dati del nuovo rapporto Ocse sull’impiego, in particolare sulla situazione dei giovani in Italia” è stata espressa dal presidente di Unicef Italia.
“Come già l’Unicef aveva sottolineato nel Report Card 11 sul benessere dell’infanzia nei Paesi ricchi, l’Italia ha
un altissimo numero di ‘Neet’, cioè di giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. E’ necessario che il Governo investa nelle ultime generazioni – prosegue la nota – perché non riuscire a garantire i diritti dei giovani di oggi avrà conseguenze negative sul loro futuro di adulti. Il nostro Paese deve affrontare la questione delle diseguaglianze materiali, combinando politiche per il sostegno al reddito delle famiglie (incluse quelle di origine straniera), promuovendo la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e modalità di lavoro flessibili per entrambi i genitori, in modo da conciliare più facilmente le esigenze familiari con quelle lavorative, anche attraverso l’ampliamento della disponibilità di servizi di qualità per la prima
infanzia”.
“Altro fattore chiave sul quale è necessario investire è l’istruzione: gli istituti scolastici devono essere strutturalmente adeguati e dotati di congrue risorse umane, tecniche e finanziarie per assicurare un’educazione di qualità, prestando particolare attenzione alla valorizzazione dello status degli insegnanti e del personale che lavora a diretto contatto con gli alunni. Inoltre è importante intensificare le azioni di contrasto alla dispersione scolastica, estendendo e migliorando i programmi, a partire dalla prima infanzia; eliminando la disomogeneità nei risultati ottenuti, garantendo che i programmi siano accessibili, in particolare, ai minorenni con specifiche difficoltà d’apprendimento”.
Istat
Istat: aumentano i più poveri in Italia, record dal 2005
E’ povera o quasi povera una famiglia italiana su cinque. Esaminando i gruppi di famiglie sotto la soglia standard, rileva l’Istat, risultano ”sicuramente” povere, cioè’ quelle che hanno livelli di spesa mensile equivalente inferiori alla linea standard di oltre il 20%, circa 1 milione 318 mila famiglie, il 5,2% del totale delle famiglie residenti.
Il 7,5% delle famiglie residenti in Italia è ”appena” povero (ha una spesa inferiore alla linea di non oltre il 20%) e tra queste più della metà (cioè il 4,1% del totale delle famiglie) presenta livelli di spesa per consumi molto prossimi alla linea di povertà (inferiori di non oltre il 10%).
Anche tra le famiglie non povere esistono gruppi a rischio di povertà; si tratta delle famiglie con spesa per consumi equivalente superiore, ma molto prossima, alla linea di povertà: il 2,8% delle famiglie residenti presenta valori di spesa superiori alla linea di povertà di non oltre il 10%, quota che sale al 4,7% nel Mezzogiorno.
Le famiglie ”sicuramente” non povere, infine, sono l’81,7% del totale, con valori pari al 90,2% del Nord, all’88,5% del Centro e al 64,6% del Mezzogiorno.
Osservando il fenomeno con un maggior dettaglio territoriale, evidenzia l’Istat, la provincia di Trento (4,4%), l”Emilia Romagna (5,1%) e il Veneto (5,8%) presentano i valori più bassi dell’incidenza di povertà . Si collocano su valori dell”incidenza di povertà pari al 6% la Lombardia e Il Trentino Alto Adige.
Ad eccezione dell’Abruzzo (16,5%), dove il valore dell’incidenza di povertà non è statisticamente diverso dalla media nazionale, in tutte le altre regioni del Mezzogiorno la povertà è più diffusa rispetto al resto del Paese. Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Campania (25,8%), Calabria (27,4%), Puglia (28,2%) e Sicilia (29,6%) dove oltre un quarto delle famiglie sono povere.
Ma la povertà assoluta aumenta non solo tra le famiglie di operai (dal 7,5% al 9,4% in un anno), ma anche tra gli impiegati e i dirigenti (dall’1,3% al 2,6%) e tra le famiglie dove i redditi da lavoro si associano a redditi da pensione (dal 3,6% al 5,3).
Per quanto riguarda la povertà relativa, l’unico segnale di miglioramento si osserva per le persone anziane sole
(l’incidenza passa dal 10,1% all’8,6%), probabilmente anche perché – osserva l’istituto di statistica – hanno un reddito da pensione, per gli importi più bassi adeguato alla dinamica inflazionistica. La povertà relativa per gli anziani soli rimane invece stabile.
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