Welfare

Welfare: crisi non ferma ricorso a colf e badanti straniere

Hanno un livello di istruzione elevato ma non hanno ricevuto una formazione specifica per il lavoro che svolgono; non sempre i loro diritti vengono tutelati, ma hanno una grande capacità di risparmio: sono gli immigrati che svolgono il lavoro di cura nelle nostre famiglie, puliscono le nostre case, assistono i nostri anziani e i bambini.

L’identikit degli assistenti familiari stranieri in Italia emerge da un’indagine promossa da Unicredit Foundation e realizzata dal Centro studi e ricerche Idos, presentata oggi a Roma. Sono oltre 750 mila i lavoratori stranieri censiti dall’Istat che si occupano, in forme diverse, di assistenza familiare. Un numero sicuramente inferiore a quello effettivo, per la forte presenza di persone che svolgono questa attività senza un contratto di lavoro regolare. La ricerca ha coinvolto 606 persone provenienti da vari Paesi, i più numerosi da Romania, Ucraina, Moldova, Filippine, Ecuador.

La tipologia delle persone da assistere vede in prima posizione gli anziani (53,1%, in più della metà dei casi un anziano solo). La grande maggioranza degli intervistati lavora tra le 20 e le 40 ore a settimana (55,6%), una quota consistente (26,2%) lavora tra le 41 e le 60 ore e addirittura non mancano i casi di oltre 60 ore di lavoro (4,0%), come vi è anche chi lavora meno di 20 ore (6,4%).   

Il livello di istruzione risulta mediamente elevato, con il 26,7% che ha conseguito il diploma e il 18,0% che ha frequentato l’università. Meno soddisfacente è la formazione specifica ricevuta per la cura delle persone (73,3% risposte negative e 24,7% risposte positive), ma solo una quota minoritaria sente la necessità di questa formazione (36%).

In tema di diritti e doveri, il 33,6% non fruisce pienamente dei giorni di riposo settimanali previsti dal contratto collettivo nazionale, il 56,5% non presenta la dichiarazione dei redditi (benché’ obbligatoria per i redditi da lavoro dipendente superiori a 8.000 euro). Il 61% trova lavoro attraverso il passaparola tra connazionali.

Questi lavoratori sono in grado di accantonare anche fino a 250 euro al mese; il denaro guadagnato viene poi in parte spedito, nella maggioranza dei casi, ai familiari nei Paesi d’origine. Anche perché tra gli intervistati, di tutte le età, prevale il desiderio di rimpatriare (78%). Un’aspettativa peraltro confermata dalla bassa propensione all’acquisto di una casa, tranne che per la fascia di intervistati con un’età
compresa tra i 20 e 30 anni. Il 73% ha figli e di loro uno su tre intende farli venire in Italia. Infine, il 62,4% riceve la retribuzione in contanti, anche quando supera la soglia dei mille euro oltre la quale la legge vieta il trasferimento di contante fra privati.

Welfareultima modifica: 2013-05-03T11:17:35+02:00da vitegabry
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